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lunedì 20 luglio 2009

L'INDIA SULLA LUNA...

RAZZO SPAZIALE INDIANO
L'India è entrata oggi nella storia dell'esplorazione spaziale con la sua prima missione lunare, la 68ª nel mondo che abbia come destinazione il nostro satellite. Alle 6.22 ora locale (le 2.22 in Italia), dalla base costiera di Srihakot, nello Stato meridionale dell'Andra Pradesh, è partito il razzo Pslv-C11, interamente indiano, 44 metri di altezza per 316 tonnellate, trasporta la sonda Chandrayaan 1, che è anche il nome della missione. Il satellite orbiterà per due anni intorno alla Luna trasmettendo immagini, dati e inviandovi un modulo che ne analizzerà la superficie.
«Il nostro bambino è sulla strada della Luna» ha detto poco dopo la partenza Mylswamy Annadurai, direttore del progetto. All'annuncio del successo del lancio, gli oltre 1.000 scienziati presenti nella sala di controllo si sono dati a manifestazioni di giubilo, riprese da tutte le tv indiane. «Orgoglio» è la parola più usata per commentare la missione, sia dai cronisti che degli scienziati, ma soprattutto dai politici e dai cittadini comuni. La missione Chandrayaan 1 (Chandra in hindi significa Luna) non poteva però prescindere dalla religiosità e dalle tradizioni nazionali. Prima del lancio, gli scienziati avevano visitato un tempio induista per chiedere l'aiuto divino in vista di quello che da tutti viene definito un momento storico per il paese.

venerdì 25 aprile 2008

Mahatma Gandhi...in breve chi era il grande mistico che ha liberato l'India dalla colonizzazione Inglese!

Mohandas Karamchard Gandhi, detto il Mahatma (in sanscrito significa Grande Anima, soprannome datogli dal poeta indiano R. Tagore), è il fondatore della nonviolenza e il padre dell'indipendenza indiana. Il nome Gandhi in lingua indiana significa 'droghiere': la sua famiglia dovette esercitare per un breve periodo un piccolo commercio di spezie. Nato il 2 ottobre 1869 a Portbandar in India, dopo aver studiato nelle università di Ahmrdabad e Londra ed essersi laureato in giurisprudenza, esercita brevemente l'avvocatura a Bombay. Di origini benestanti, nelle ultime generazioni la sua famiglia ricoprì alcune cariche importanti nelle corti del Kathiawar, tanto che il padre Mohandas Kaba Gandhi era stato primo ministro del principe Rajkot. I Gandhi tradizionalmente erano di religione Vaishnava; appartenevano cioè ad una setta Hindù con particolare devozione per Vishnù. Nel 1893 si reca in Sud Africa con l'incarico di consulente legale per una ditta indiana: vi rimarrà per ventuno anni. Qui si scontra con una realtà terribile, in cui migliaia di immigrati indiani sono vittime della segregazione razziale. L'indignazione per le discriminazioni razziali subite dai suoi connazionali (e da lui stesso) da parte delle autorità britanniche, lo spingono alla lotta politica. Il Mahatma si batte per il riconoscimento dei diritti dei suoi compatrioti e dal 1906 lancia, a livello di massa, il suo metodo di lotta basato sulla resistenza nonviolenta, denominato anche Satyagraha: una forma di non-collaborazione radicale con il governo britannico, concepita come mezzo di pressione di massa. Gandhi giunge all'uguaglianza sociale e politica tramite le ribellioni pacifiche e le marce. Alla fine il governo sudafricano attua importanti riforme a favore dei lavoratori indiani: eliminazione di parte delle vecchie leggi discriminatorie, riconoscimento ai nuovi immigrati della parità dei diritti e validità dei matrimoni religiosi. Nel 1915 Gandhi torna in India dove circolano già da tempo fermenti di ribellione contro l'arroganza del dominio britannico, in particolare per la nuova legislazione agraria, che prevedeva il sequestro delle terre ai contadini in caso di scarso o mancato raccolto, e per la crisi dell'artigianato. Diventa il leader del Partito del Congresso, partito che si batte per la liberazione dal colonialismo britannico. Nel 1919 prende il via la prima grande campagna satyagraha di disobbedienza civile, che prevede il boicottaggio delle merci inglesi e il non-pagamento delle imposte. Il Mahatma subisce un processo ed è arrestato. Viene tenuto in carcere pochi mesi, ma una volta uscito riprende la sua battaglia con altri satyagraha. Nuovamente incarcerato e poi rilasciato, Gandhi partecipa alla Conferenza di Londra sul problema indiano, chiedendo l'indipendenza del suo paese. Del 1930 è la terza campagna di resistenza. Organizza la marcia del sale: disobbedienza contro la tassa sul sale, la più iniqua perché colpiva soprattutto le classi povere. La campagna si allarga con il boicottaggio dei tessuti provenienti dall'estero. Gli inglesi arrestano Gandhi, sua moglie e altre 50.000 persone. Spesso incarcerato anche negli anni successivi, la "Grande Anima" risponde agli arresti con lunghissimi scioperi della fame (importante è quello che egli intraprende per richiamare l'attenzione sul problema della condizione degli intoccabili, la casta più bassa della società indiana). All'inizio della Seconda Guerra Mondiale Gandhi decide di non sostenere l'Inghilterra se questa non garantirà all'India l'indipendenza. Il governo britannico reagisce con l'arresto di oltre 60.000 oppositori e dello stesso Mahatma, che è rilasciato dopo due anni. Il 15 agosto 1947 l'India conquista l'indipendenza. Gandhi vive questo momento con dolore, pregando e digiunando. Il subcontinente indiano è diviso in due stati, India e Pakistan, la cui creazione sancisce la separazione fra indù e musulmani e culmina in una violenta guerra civile che costa, alla fine del 1947, quasi un milione di morti e sei milioni di profughi. L'atteggiamento moderato di Gandhi sul problema della divisione del paese suscita l'odio di un fanatico indù che lo uccide il 30 gennaio 1948, durante un incontro di preghiera.


domenica 16 marzo 2008

Tibet ancora nel disordine sociale...


La polizia cinese ha represso una manifestazione nella provincia del Sichuan. Ma i politici italiani sono contro il boicottaggio delle olimpiadi...


TIBET (CINA) - Altri morti tra i monaci tibetani negli scontri con la polizia cinese. Altre sette persone sarebbero rimaste uccise a Ngaba, nella provincia del Sichuan. Tra di loro dovrebbero esserci alcuni monaci, almeno secondo alcune fonti provenienti da siti internet. Intanto la città di Lhasa - capitale del Tibet sconvolta negli ultimi giorni dalle violenze nelle quali sono morte decine di persone - appare semideserta e lo speaker della televisione giapponese ha affermato che gli agenti stanno cercando le persone che ritengono abbiano partecipato ai moti anticinesi dei giorni scorsi. In precedenza il giornalista giapponese aveva detto che mezzi della polizia con altoparlanti avevano invitato i cittadini a restare nelle loro case. Il Dalai Lama, in un’intervista televisiva, ha denunciato che in Tibet è in corso un ''genocidio culturale'' e che al momento in Tibet c'è uno ''stato di terrore''ed é ''impossibile l'armonia nella zona''. ''Noi vogliamo autonomia, non separazione'', ha aggiunto il Dalai Lama. ''L'autonomia puo' preservare sia l'ambiente che la cultura in Tibet'' e ha aggiunto che i tibetani sono un ''capro espiatorio'' e sono trattati ''come cittadini di seconda classe''. Il leader spirituale dei buddhisti tibetani, nella stessa intervista, ha chiesto che venga avviata un'inchiesta internazionale sui fatti di Lhasa. Il Dalai Lama ha rifiutato di lanciare un appello per il boicottaggio dei giochi olimpici che si terranno in Cina in estate e che da più parti è stato auspicato dopo la repressione delle manifestazioni in Tibet.Da fonti vicine agli attivisti tibetani si è appreso che la polizia cinese ha sciolto usando bastoni e gas lacrimogeni una manifestazione di ''migliaia'' di monaci buddhisti nel monastero di Amdo Ngaba Kirti, in una zona a popolazione tibetana della provincia cinese del Sichuan. Durante la manifestazione i monaci hanno gridato slogan come ''lunga vita al Dalai Lama'', il leader tibetano che vive in esilio in India, e ''vittoria al Tibet''. Altri due monasteri del Sichuan, quello di Bumying e quello di Ompo, sarebbero stati circondati dalle forza di sicurezza cinesi.
BOICOTTAGGIO OLIMPIADI: Intanto i politici italiani sembrano quasi tutti contrari all'annullamento dei giochi previsti per l'estste prossima: "La repressione cinese in Tibet è intollerabile - ha detto Gianfraco Fini - ma non credo che questo debba autorizzare a chiedere il boicottaggio delle Olimpiadi. Anche perchè proprio i giochi olimpici rappresentano un'occasione che può aiutare il popolo cinese a scoprire i valori della libertà". Fausto Bertinotti dice più o meno le stesse cose: "Non boicottare le Olimpiadi perchè sono un incontro tra tutti i popoli del mondo, ma essere severissimi con la Cina per la repressione intollerabile in Tibet". Cauto D'Alema: "Il boicottaggio delle Olimpiadi è un argomento che non fa parte della campagna elettorale, ma deve essere esaminato a livello di Unione Europea".

mercoledì 2 gennaio 2008

Pakistan, attesa per nuova data elezioni dopo morte Bhutto!!!

ISLAMABAD - Il Pakistan dovrebbe fissare oggi una nuova data per le elezioni dopo che l'assassinio del leader dell'opposizione Benazir Bhutto ha provocato violenti scontri e dure polemiche contro il governo del presidente Pervez Musharraf.
La Commissione elettorale dovrebbe riunirsi alle 7,30 ora italiana a Islamabad, e successivamente dovrebbe dare l'annuncio della nuova data.
Secondo gli analisti, il voto previsto inizialmente per l'8 gennaio, verrà rinviato alla metà di febbraio o all'inizio di marzo in una decisione che potrebbe avere come esito nuove violenze.
La Commissione ha fatto sapere che molti dei suoi uffici nella provincia di Sindh, zona natale di Bhutto, sono stati dati alle fiamme nelle rivolte seguite all'assassinio della leader e che una gran quantità di materiale elettorale è andato distrutto.
Circa 60 persone sono rimaste uccise negli scontri seguiti alla morte di Bhutto e mentre la situazione pare ora più tranquilla i mercati appaiono influenzati dalla dipartita di capitali stranieri se la situazione dovesse peggiorare in un Paese dotato di bomba atomica.
L'indice di riferimento della borsa di Karachi (KSE) alle 7,40 ora italiana guadagnava lo 0,4% ma ha perso il 7% dopo l'assassinio di Bhutto.

martedì 1 gennaio 2008

Pakistan: Il figlio di Benazir Bhutto è il nuovo Capo del Partito della madre assassinata!!!

Bilawal ha 19 anni, il padre lo affianchera' nel nuovo ruolo!
ISLAMABAD, 30 DICEMBRE 2007 - Bilawal, 19 anni, figlio dell'assassinata ex premier Benazir Bhutto e' il nuovo presidente del Partito Popolare Pakistano (Ppp). Lo hanno reso noto fonti dello stesso partito. "E' stato deciso - ha dichiarato un esponente del partito - che Bilawal sara' il presidente e (suo padre) Asif Ali Zardari sara' co-presidente!" L'assemblea che ha preso la decisione si tiene a Naudero, nel Pakistan meridionale.
Intanto Bilawal Bhutto Zardari ha lasciato il Pakistan per Dubai. Il figlio dell'ex premier assassinata Benazir Bhutto, il diciannovenne neo presidente del Partito del popolo pachistano (PPP) e' partito dall'aeroporto di Sukkur, nella provincia del Sindh, insieme con le due sorelle Bakhtawar e Aseefa. Bilawal aveva annunciato di voler finire gli studi a Oxford prima di assumere pienamente la guida del partito. Fino a quel momento le redini del PPP saranno tenute dal vedovo della Bhutto e padre di Bilawal, Asif Ali Zardari.

martedì 18 dicembre 2007

ITALIA-CINA

ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!