
Foto di Osama bin Laden durante un'intervista del 1997
Osāma bin Muhammad bin ʿAwaḍ bin Lāden, più noto come
Osāma bin Lāden o
Bin Lāden (in
arabo:
أسامة بن محمد بن عوض بن لادن,
Usāma b. Muhammad b. Awāḍ b. Lādin;
Riyad,
10 marzo 1957 –
Abbottabad,
2 maggio 2011), è stato un
terrorista saudita,
fondamentalista islamico sunnita, fondatore e
leader di
al-Qāʿida, la più nota organizzazione
terroristica internazionale, attiva a partire dalla fine del XX secolo, di stampo jihadista, responsabile degli attentati dell'
11 settembre contro gli Stati Uniti e numerosi altri attacchi con "vittime di massa" contro obiettivi civili e militari.
[1][2][3]
Dopo essere stato inserito dall'FBI nella lista Most Wanted, Bin Laden rimase in latitanza durante tre amministrazioni presidenziali statunitensi. Il 2 Maggio 2011 Bin Laden è stato ucciso in un
conflitto a fuoco all'interno di un complesso residenziale ad
Abbottabad, in
Pakistan, dai
Navy SEAL statunitensi e da agenti
CIA nel corso di un'operazione segreta ordinata dal presidente degli Stati Uniti
Barack Obama. Poco dopo la sua morte, il corpo di Bin Laden è stato sepolto in mare.
[9] Al-Qāʿida ha confermato la sua morte il 6 maggio 2011, promettendo vendetta.
[10]
Varianti del nome "bin Laden" [modifica]
Il nome
Osāma –
traslitterazione fonetica di Usāma
bin Lāden - secondo la pronuncia saudita - o Ibn Lādin, secondo la pronuncia "classica") - è quello maggiormente citato nei rapporti dell'FBI e dai
mass media di lingua anglosassone. Altre traslitterazioni meno corrette sono: Ussamah Bin Ladin, Oussama Ben Laden, come pure Binladen. Letteralmente la dicitura "Bin Lāden" non è un cognome ma un semplice
nasab (
patronimico) che significa "figlio di Lāden", equivalente nella sua realtà fonetica al grafico Ibn Lādin.
Osāma è stato abbinato a parecchi alias, quali "il Principe", "Il Principe del terrore", "lo Sceicco del terrore", "l'Emiro", "Abu Abd Allah", "Mujahid Shaykh" e "Hajji".
Origini e adolescenza [modifica]
Mohammed bin Laden divorziò da Hamida poco dopo la nascita di Osama bin Laden. Mohammed raccomandò quindi Hamida a Mohammed al-Attas, un socio. Al-Attas la sposò alla fine degli anni 1950 o i primi del 1960, e sono tuttora insieme.
[13] Osama visse con la madre e il suo nuovo marito Muhammad al-Attas. Con al-Attas la madre ebbe altri tre figli e una figlia
[11]. La famiglia bin Laden incassò 5 miliardi nel settore delle costruzioni, di cui Osama poi ne ha ereditato circa 25-30 milioni di dollari.
[14]
Cresciuto nell'insegnamento della cultura e della
religione musulmana fedele alla
Sharīʿa (
Allāh era spesso invocato da Osāma nelle sue interviste), Osāma faceva riferimento alla corrente dell'Islam
wahhabita[15], dal nome dal suo fondatore
Muhammad b. ʿAbd al-Wahhāb, che predica un ritorno alla religione delle origini con la cancellazione di tutte le innovazioni apportate dallo svolgersi del tempo.
Ancora adolescente viene mandato a studiare nell'
Università Re ʿAbd al-ʿAzīz di
Gedda e si laurea in
Economia in vista di un suo inserimento professionale nell'azienda paterna (il
Saudi Binladin Group), specializzata nell'edilizia e nell'esecuzione di grandi lavori infrastrutturali. Nel
1979 consegue anche un diploma in
ingegneria civile, nella stessa università di Gedda. Nel
1971, quando aveva quattordici anni, visita insieme a due fratelli la
Oxford University. All'università, il principale interesse di Bin Laden era la religione, dove era impegnato sia nell'interpretazione del Corano e del
jihād sia in attività di beneficenza.
[16] Altri interessi includevano la composizione di poesie;
[17] la lettura, affermando che i lavori di Field Marshal Bernard Montgomery e
Charles de Gaulle erano tra i suoi preferiti; cavalli neri; e il calcio, in cui si divertiva a giocare come centravanti e seguiva le vicende dell'Arsenal F.C.
[18] Il periodo trascorso in
Gran Bretagna del giovane Osāma è documentato da alcune istantanee pubblicate dopo i fatti dell'
11 settembre dalla stampa occidentale.
Nel 1974, all'età di 17 anni, Bin Laden sposò
Najwa Ghanem a
Latakia, in
Syria;
[19] divorziarono prima dell'11 settembre 2001. Altre mogli note di Bin Laden erano Khadīja Sharīf (sposata nel 1983, divorziata negli anni '90), Khayriyya Sabar (sposata nel 1985), Siham Sabar (sposata nel 1987), e Amal al-Sadah (sposata nel 2000). Alcune fonti includono una sesta moglie di denominazione sconosciuta, il cui matrimonio è stato annullato poco dopo la cerimonia.
[20] Bin Laden fu padre all'incirca di 20-26 bambini avuti dalle sue mogli.
[21][22] Molti dei figli di Bin Laden fuggirono in Iran dopo gli attentati dell'11 settembre e dal 2010 le autorità iraniane continuano, in base a quanto riportato, a monitorare i loro spostamenti.
[23]
Il padre di Bin Laden morì nel 1967 in un incidente aereo in Arabia Saudita quando il suo pilota americano mancò un atterraggio.
[24] Il fratellastro maggiore di Bin Laden,
Salem bin Laden, il susseguente capo della famiglia Bin Laden, rimase ucciso nel 1988 nei pressi di
San Antonio, in
Texas, Stati Uniti, quando si schiantò, accidentalmente, con un aereo contro le linee elettriche.
[25]
L'FBI descrisse Osama bin Laden da adulto come alto e snello, tra i 193–198 cm e 75 kg di peso, caratterizzato da una carnagione olivastra. Era solito indossare un
turbante bianco ed aveva smesso di portare il tradizionale copricapo maschile saudita (la
kefia).
[26] Bin Laden era anche conosciuto per il pacato modo di parlare che lo contraddistingueva nel mondo arabo e per i modi gentili che caratterizzavano il suo carattere.
[27][28]
Fede e ideologia [modifica]
Secondo l'ex analista della
CIA Michael Scheuer, che ha diretto la caccia ad Osama bin Laden da parte della CIA, il
leader di al-Qāʿida era motivato dalla convinzione secondo cui la politica estera statunitense aveva oppresso, ucciso, o comunque danneggiato i musulmani in Medio Oriente,
[29] condensata nella frase "Loro ci odiano per quello che facciamo, non per ciò che siamo."
Bin Laden affermò inoltre che solo il ripristino della
Sharīʿa avrebbe "rimesso le cose a posto" nel mondo musulmano, e che le alternative come il "
panarabismo, il socialismo, il comunismo, la democrazia" dovevano essere contrastate.
[30] Questo credo, in concomitanza con una jihad violenta, è stato talvolta chiamato
Qutbismo, essendo stato promosso da
Sayyid Qutb, personalità
islamica cui Osama bin Laden faceva spesso riferimento, compreso nel suo ultimo messaggio alla
Umma musulmana nei primi mesi del 2011.
[31] Bin Laden riteneva che l'Afghanistan, sotto il governo dei
talebani del
Mullah Omar, era "l'unico paese islamico" nel mondo musulmano.
[32] Bin Laden in modo coerente sottolineò la necessità di un jihad violento per rimediare a ciò che credeva fossero ingiustizie perpetrate contro i musulmani dagli Stati Uniti e, talvolta, da altri Stati non-musulmani,
[33] la necessità di eliminare lo Stato di
Israele e la necessità di costringere gli Stati Uniti a ritirarsi dal Medio Oriente. Egli invitò anche gli americani a "rigettare gli atti immorali di
fornicazione, omosessualità, gli inebrianti, il gioco d'azzardo e l'usura", in un comunicato dell'ottobre 2002.
L'ideologia di Bin Laden includeva l'idea che i civili, comprese donne e bambini, fossero obiettivi legittimi della jihad.
[34][35] Bin Laden era
antiisraelita, e inviò avvertimenti contro presunti complotti ebraici: "Questi giudei sono maestri dell'usura e capi nel tradimento. Non vi lascieranno nulla, né in questo mondo né nel prossimo".
[36] I musulmani
sciiti sono stati elencati insieme agli "eretici, [...] all'America e ad Israele", come i quattro principali "nemici dell'Islam" nelle lezioni ideologiche dell'organizzazione al-Qa'ida di Bin Laden.
[37]
Bin Laden era contrario alla musica per motivi religiosi,
[38] e il suo atteggiamento verso la tecnologia era diverso. Da un lato era interessato a "macchine movimento terra e all'
ingegneria genetica delle piante", ma dall'altro respingeva i "sistemi per l'acqua refrigerata".
I suoi punti di vista e i metodi per raggiungerli lo avevano portato ad essere designato come terrorista da parte degli studiosi,
[39][40] dai giornalisti del
New York Times,
[41][42] dalla BBC,
[43] dall'emittente televisiva del Qatar
Al Jazeera,
[44] da analisti indipendenti come Peter Bergen,
[45] Michael Scheuer,
[46] Marc Sageman,
[47] e Bruce Hoffman,
[48][49] ed è stato accusato di terrorismo da parte delle forze dell'ordine di
Madrid, di New York, e di
Tripoli.
[50]
Nel complesso, la strategia di Bin Laden contro i nemici molto più grandi, come l'
Unione Sovietica e gli Stati Uniti, era quella di indurle a una lunga
guerra di logoramento sul suolo di paesi musulmani, attirando in questo modo un gran numero di jihadisti che non si sarebbero mai arresi. Egli riteneva che ciò avrebbe portato al collasso economico della nazione nemica.
[51] I manuali di al-Qāʿida delineano con chiarezza questa strategia. In un nastro del 2004 trasmesso da al-Jazeera, Bin Laden parlò di "insanguinare l'America fino al punto della bancarotta".
[52]
Attività militante [modifica]
Guerrigliero in Afghanistan [modifica]
Dopo aver lasciato gli studi nel
1979, ventiduenne, Bin Laden andò in Pakistan, si unì ad
ʿAbd Allāh al-ʿAzzām e utilizzò soldi e macchinari della propria impresa di costruzioni proprio per aiutare la resistenza dei
mujaheddin nella
guerra sovietica in Afghanistan.
[53][54] In seguito disse ad un giornalista: "Mi sentito offeso dal fatto che un'ingiustizia fosse stata commessa contro il popolo dell'Afghanistan".
[55]
La CIA venne a conoscenza delle attività di Bin Laden solo sul finire degli
anni '80, senza mai entrarvi in contatto o finanziarlo direttamente.
[56] Lo stesso Consigliere per la Sicurezza Nazionale del presidente degli Stati Uniti
Jimmy Carter,
Zbigniew Brzezinski, ha affermato che sotto l'
operazione Cyclone, dal 1979 al 1989, i guerriglieri afgani beneficiarono della fornitura di armi (inclusi i missili contraerei "da spalla"
Stinger) e del finanziamento (indiretto) statunitense,
[57] attraverso l'
Inter-Services Intelligence (ISI) del Pakistan. Dichiarazione che va certamente in contrasto con ciò che affermò Bin Laden nell'intervista ad al-Jazeera nel 1998, quando disse che, qualsiasi ipotesi secondo cui gli USA e la CIA avessero sostenuto lui e i suoi combattenti nella guerra santa dei mujahideen contro l'Unione Sovietica in
Afghanistan negli anni '80, fosse "un'alterazione da parte degli americani".
[58]
Bin Laden incontrò e strinse contatti con
Hamid Gul, che era il generale a tre stelle dell'esercito
pakistano e capo dell'agenzia dell'ISI. Anche se gli Stati Uniti avessero fornito denaro ed armi per un certo periodo, la formazione dei gruppi militanti è stato interamente compito delle forze armate pakistane e dell'Isi.
Nel 1984 Osama bin Laden e ʿAzzam fondano il
Maktab al-Khidamat, con il compito di convogliare denaro, armi e combattenti provenienti da tutto il mondo arabo in Afghanistan. Attraverso al-Khadamat, il patrimonio di famiglia ereditato da Bin Laden
[59] servì per pagare biglietti aerei e alloggi, per pagare le pratiche con le autorità pakistane e per fornire altri servizi simili ai combattenti jihadisti. Bin Laden stabilì campi all'interno di
Khyber Pakhtunkhwa in Pakistan e addestrò volontari provenienti da tutto il mondo musulmano per combattere contro il fantoccio regime sovietico, denominato
Repubblica Democratica dell'Afghanistan. Fu durante questo periodo che divenne idolatrato da molti arabi.
[60]
Nascita di al-Qāʿida [modifica]

Bin Laden lancia un videomessaggio dal suo rifugio in Pakistan
Nel 1988, quando Bin Laden lasciò il Maktab al-Khidamat, molti dei suoi militanti lo seguirono. Mentre ʿAzzam fungeva da supporto per i combattenti afghani, Bin Laden voleva un ruolo sempre più militare. Uno dei principali punti, che portano alla scissione e alla creazione di
al-Qāʿida, fu l'insistenza di Azzam di far integrare i combattenti arabi tra i gruppi combattenti afghani, invece di formare una forza combattente separata.
[61] Appunti di una riunione di Bin Laden ed altri, del 20 agosto 1988, indicano che al-Qāʿida era un gruppo formale in quel momento: "Fondamentalmente una fazione islamica organizzata, il suo obiettivo è quello di sollevare la parola di Dio, per rendere la sua religione vittoriosa." Un elenco di requisiti per l'adesione riporta quanto segue: capacità di ascolto, buone maniere, obbedienza, e giuramento (in arabo
bayʿat, letteralmente "prendere la mano", in segno di sottomissione e riconoscimento della superiorità altrui) di seguire i propri superiori.
[62]
Secondo Wright, il nome reale del gruppo non venne utilizzato nelle dichiarazioni pubbliche perché "la sua esistenza era ancora un segreto ben tenuto".
[63] Le sue indagini suggeriscono che al-Qāʿida è stata formata l'11 agosto 1988, in un incontro tra "eminenti comandanti" della
Jihad islamica egiziana,
ʿAbd Allāh al-ʿAzzām, e Bin Laden, in cui fu concordato di unificare i capitali di Bin Laden con l'esperienza dell'organizzazione
Jihad Islamica, e di sostenere altrove la causa jihadista non appena i sovietici si sarebbero ritirati dall'Afghanistan.
[64] In seguito al ritiro dell'Unione Sovietica dall'Afghanistan nel febbraio 1989, Osama bin Laden torna in
Arabia Saudita nel 1990 e viene accolto come eroe della jihad, osannato perché insieme alla sua legione araba "aveva rovesciato la superpotenza" dell'Unione Sovietica.
[65] Nonostante ciò, egli era infuriato per lo scoppio di lotte intestine e di violenze tribali tra gli stessi afghani.
[66]
L'
invasione irachena del Kuwait sotto
Saddam Hussein il 2 agosto 1990, mette il regno saudita e il
casato dei Saʿūd a rischio, con le forze irachene al confine saudita e l'appello di Saddam al pan-arabismo che potenzialmente incitano dissenso interno. Bin Laden incontrò immediatamente il
Re Fahd, e il
Principe Sulṭān quale ministro della Difesa saudita, incoraggiandoli a non dipendere dal supporto non-musulmano offerto dagli Stati Uniti e da altri, offrendosi di aiutare e di difendere l'Arabia Saudita con la sua legione araba. L'offerta di Bin Laden venne respinta, e la monarchia saudita invitò il dispiegamento delle forze Usa in territorio saudita.
[67] Bin Laden denunciò pubblicamente la completa dipendenza militare saudita nei confronti degli
Stati Uniti, sostenendo che i due luoghi più sacri dell'Islam,
La Mecca e
Medina, le città in cui il
Profeta Mohammed ricevette e recitò il messaggio di Dio, avrebbero dovuto essere difese dai musulmani. Resterà impressa, nell'opinione generale e in particolare del mondo arabo, la commozione con cui Bin Laden reciterà in un filmato, che lo vedrà di fronte i suoi militanti, diversi versi del
Corano e
Ḥadīth del Profeta dell'Islam, nel quale paragonerà Saddam Hussein ai governanti arabi sauditi, alludendo al loro essere
ṭawāghīt (governanti apostati), seppur non affermandolo esplicitamente. Non mancò di definire i governanti sauditi innovatori e lontani dalla metodologia di
Muhammad, per aver abbandonato la terra santa in mano alla gestione statunitense, scegliendo come alleata la
Casa Bianca piuttosto che i musulmani, sottoponendoli a embargo per mano dei "crociati", andando in questo modo a violare i precetti più importanti di una costituzione che si definiva fondata sulla
Sharia. Da qui in avanti si rivolgerà all'Arabia Saudita con l'appellativo di
La Terra delle Due Sacre Moschee (con l'espressione
al-Ḥaramayn ci si riferisce alla
Ka'ba di
Mecca e alla
Moschea del Profeta di
Medina), non intendendo più riconoscere la
famiglia reale Āl Saʿūd, che ha dato il suo nome all'
Arabia, come legittima autorità del Paese.
[68][69] La critica di Bin Laden verso la
monarchia saudita li ha portati a tentare di farlo tacere. L'
82nd Airborne Division (82ª Divisione aviotrasportata) dell'esercito degli Stati Uniti sbarcò nel nord-est della città saudita di
Dhahran e cominciò a schierarsi nel deserto ad appena 400 chilometri da Medina.
[66]
Nel frattempo, l'8 novembre 1990, l'FBI fa
irruzione nella casa di
New Jersey di
El Sayyid Nosair, un associato del doppio-agente
Ali Mohamed, sequestrando numerose prove di complotti terroristici, compresi piani per far saltare grattacieli di New York. Ciò ha segnato la prima conoscitiva dei piani terroristici di al-Qāʿida al di fuori dei paesi musulmani.
[70] Nosair alla fine è stato condannato in relazione all'
attentato del 1993 al World Trade Center, e più tardi confesserà l'omicidio del rabbino
Meir Kahane a New York il 5 novembre 1990.
Bin Laden intanto continuava a rilasciare pubblicamente dichiarazioni contro il governo saudita. Seguì un'incrinatura dei rapporti, ed una rottura definitiva, con la monarchia saudita che gli tolse la cittandinanza. Andò a vivere in esilio in Sudan, nel 1992, grazie ad un accordo mediato da Ali Mohamed.
[71]
Esilio in Sudan e ritorno in Afghanistan [modifica]
Nello stesso anno decise di fissare in
Sudan la propria base operativa ad al-
Khartum. Comprò una casa in via al-Mashtal nel ricco quartiere di al-Riyāḍ, e un ritiro spirituale sul
Nilo Azzurro a
Soba.
[72][73] Durante la sua permanenza in Sudan, investì molto nelle infrastrutture, nel settore agricolo e nelle imprese. Costruì strade usando le stesse ruspe che aveva impiegato per costruire sentieri di montagna in Afghanistan. Molti dei suoi operai erano gli stessi combattenti che erano stati suoi compagni nella guerra contro l'Unione Sovietica. Era generoso verso i poveri e popolare tra la gente.
[74][75] Continuava a criticare il Re Fahd dell'Arabia Saudita, e in risposta, nel 1994, Fahd spogliò Bin Laden della sua cittadinanza saudita e convinse la sua famiglia a privarlo del suo stipendio annuale pari a 7 milioni di dollari.
[76] A questo punto Osama bin Laden veniva associato alla Jihad islamica egiziana (EIJ), che costituiva il nucleo di al-Qāʿida. Nel 1995 la EIJ tentò di assassinare il presidente egiziano
Hosni Mubarak. Il tentativo fallì, e la EIJ venne espulsa dal Sudan.
Il fatto che il regime sudanese avesse garantito il suo appoggio a Saddam Hussein nel 1991 e che il suo presidente
al-Bashir insieme al braccio destro del regime
Hassan Al-Turabi, ideologo del fondamentalismo nazional-sudanese, si tenessero così stretto il ricchissimo uomo d'affari saudita Osama bin Laden, non piacque alla Casa Bianca, in special modo dopo l'incoronazione dello
Sceicco in una manifestazione pubblica a lui dedicata.
[77][78] Il
Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America accusò il Sudan di essere uno 'sponsor del terrorismo internazionale' e Bin Laden stesso di gestire 'campi di addestramento per terroristi' nel deserto sudanese. Il progressivo isolamento internazionale di Kharṭūm si tradusse presto anche in vere e proprie sanzioni, unilateralmente imposte sia da Washington che dall’ONU. Se da un lato le sanzioni accettate internazionalmente, che si limitavano a bannare i voli della compagnia aerea di bandiera Sudan Airways, non sono mai state completamente applicate, quelle decise dal governo americano del presidente
Bush senior non solo furono messe seriamente in atto, ma furono rafforzate durante il primo mandato del presidente
Clinton (1996-2000). Vennero sottoposti a embargo gli scambi commerciali tra Sudan e Stati Uniti, gli investimenti americani nel paese, nonché il nascente settore petrolifero sudanese e, molte società petrolifere americane che avevano già ottenuto concessioni per lo sfruttamente del petrolio, furono costrette a rinunciare.
[79]
Verso la fine del 1995, quando Bin Laden era ancora in Sudan, il Dipartimento di Stato e la Central Intelligence Agency (CIA) appresero che i funzionari sudanesi stavano discutendo con il governo saudita sulla possibilità di espellere Bin Laden. Il paramilitare della CIA Billy Waugh rintracciò Bin Laden in Sudan e preparò un'operazione per arrestarlo, ma venne negata l'autorizzazione.[80] L'ambasciatore degli Stati Uniti Timothy Carney incoraggiò il sudanese di continuare su questa pista. I sauditi, però, non volevano Bin Laden, giustificandosi con la revoca della sua cittadinanza. Il ministro della Difesa del Sudan, Fatih Erwa, affermò che il Sudan si offrì di consegnare Bin Laden agli Stati Uniti. La Commissione non ha riscontrato alcuna prova credibile che fosse andata così. L'ambasciatore Carney ebbe solo istruzioni di far pressione sui sudanesi affinché espellessero Bin Laden. L'ambasciatore Carney non aveva alcuna base giuridica per chiedere di più al Sudan in quanto, allo stato dei fatti, non vi era alcuna accusa rilevante contro Bin Laden in qualsiasi paese.
Nel febbraio 1996, i funzionari sudanesi iniziarono a trattare con i funzionari degli Stati Uniti e di altri governi, chiedendo quali azioni da parte loro avrebbero potuto ridurre la pressione esercitata dall'estero. Negli incontri segreti con i funzionari sauditi, il Sudan offrì l'espulsione di Bin Laden in Arabia Saudita e chiese ai sauditi di perdonarlo. Funzionari statunitensi vennero a conoscenza di queste discussioni segrete, sicuramente prima di marzo. I funzionari sauditi a quanto pare volevano che Bin Laden fosse espulso dal Sudan. Avevano già revocato la sua cittadinanza, peraltro, e non gradivano la sua presenza nel loro paese. Anche Bin Laden potrebbe non essersi più sentito al sicuro in Sudan, dove era già sfuggito ad almeno un tentativo di assassinio che egli riteneva fosse stato opera del regime egiziano o saudita, e pagati per conto della CIA.
Nel maggio 1996, a causa della crescente pressione esercitata sul Sudan, da parte dell'Arabia Saudita, dell'
Egitto e degli Stati Uniti, fu permesso a Bin Laden di partire per un paese di sua scelta. Egli scelse di tornare a
Jalalabad, in
Afghanistan a bordo di un
volo charter, e lì forgiò un rapporto stretto con il
Mullah Mohammed Omar.
[81][82] Nonostante le sue ambizioni e capacità organizzative, quando Bin Laden lasciò il Sudan, lui e la sua organizzazione risultarono significativamente indeboliti.
[83]
Nell'agosto del 1996, Bin Laden dichiarò guerra agli Stati Uniti. Nonostante la promessa del Presidente
George H. W. Bush a
Re Fahd nel 1990, che tutte le forze statunitensi con base in Arabia Saudita sarebbero state ritirate una volta che la minaccia irachena fosse stata sistemata, nel 1996 gli americani stazionavano ancora lì, con riferimento alla sopravvivenza del regime di Saddam (che Bush aveva deciso di non distruggere). L'opinione di Bin Laden era che "i 'mali' del Medio Oriente sono stati causati dal tentativo da parte dell'America di impadronirsi della regione e dal suo appoggio a Israele. L' Arabia Saudita è stata trasformata in una
colonia americana."
[84] La
fatwā venne pubblicata per prima su
al-Quds al-ʿArab, un quotidiano londinese in lingua araba. Era intitolata "Dichiarazione di guerra contro gli americani che occupano la Terra dei Due Luoghi Santi»."
[85] L'
Arabia Saudita è talvolta chiamata "La Terra delle Due Sacre Moschee" in riferimento alla Mecca e Medina, i due luoghi più sacri dell'Islam. Il riferimento a 'occupazione' nella fatwa fa riferimento alle forze statunitensi con base in Arabia Saudita atte a controllare lo spazio aereo in Iraq, nota come
Operazione Southern Watch.
In Afghanistan, Bin Laden e al-Qāʿida raccoglievano fondi grazie a "finanziatori dei tempi della jihad sovietica", e grazie all'Inter-Services Intelligence (ISI) del Pakistan con lo scopo di instaurare più campi di addestramento per i combattenti mujaheddin.
[86] Bin Laden prese validamente il controllo dell'
Ariana Afghan Airlines, che traghettò militanti islamici, armi, denaro e oppio attraverso gli Emirati Arabi Uniti e il Pakistan, così come fornì falsi documenti d'identità ai membri della rete terroristica di Bin Laden.
[87] Viktor Bout contribuì a gestire la compagnia aerea, curando la manutenzione aerea e occupandosi del caricamento merci. Michael Scheuer, capo dell'unità Bin Laden della CIA, ha concluso che l'Ariana venne utilizzata come un "servizio taxi terroristico".
[88]
Nel
1999 la CIA si occupò di addestrare ed equipaggiare segretamente un commando di circa 60 uomini dei servizi segreti pakistani con l'obiettivo di farli entrare in Afghanistan per catturare o uccidere Osama bin Laden.
[91]
Primi attentati e supporto agli attentati [modifica]

Il giornalista
pakistano Hamid Mir mentre intervistava Osama bin Laden in Afghanistan nel 1997
Si ritiene che il primo attentato terroristico diretto da Bin Laden avvenne il 29 dicembre 1992 contro il Gold Hotel Mihor ad
Aden in cui vennero uccise due persone.
[92]
Si ritiene che solo dopo questo attentato al-Qāʿida svilupperà la propria giustificazione per quanto concerne l'uccisione di persone innocenti. Secondo una fatwa emessa da
Mamdouh Mahmud Salim, l'uccisione di qualcuno in piedi vicino al nemico è giustificata per il fatto che tutti gli astanti innocenti troveranno la loro giusta ricompensa morendo, andando nella
Jannah (Paradiso) se erano stati buoni musulmani e nel
Jahannam (inferno), se erano stati pessimi musulmani o non credenti.
[93] La
fatwa venne emessa esclusivamente ai membri di al-Qāʿida, ma non al grande pubblico.
Negli anni '90, l'organizzazione al-Qāʿida di Bin Laden fornì assistenza finanziaria ai jihadisti e, talvolta, militare in Algeria, Egitto ed Afghanistan. Nel 1992 o 1993 Bin Laden inviò in Algeria un emissario, Qari al-Saʿīd, con 40,000 dollari per dare aiuto agli islamisti ed esortare la guerra, piuttosto che promuovere un negoziato con il governo. Il loro consiglio venne ascoltato, ma la guerra che ne seguì uccise 150.000-200.000 algerini e si concluse con la resa islamica al governo.
Bin Laden finanziò il
massacro di Luxor del 17 novembre 1997,
[94][95][96] che uccise 62 civili, ma indignò non poco l'opinione pubblica egiziana. A metà del 1997, l'
Alleanza del Nord minacciò di invadere Jalalabad, portando Bin Laden a dover abbandonare il suo compound, sito nelle vicinanze, denominato
Najim Jihad e a spostare la sua base operativa nel sud in un campo vicino
Kandahar, noto come
Tarnak Farms.
[97]
Un altro attentato riuscito venne condotto nella città di
Mazar-i Sharif in Afghanistan. Bin Laden riuscì a consolidare la sua alleanza con i talebani inviando loro centinaia di combattenti arabi afghani per aiutare i talebani impegnati ad uccidere tra i cinque e seimila
hazara che popolavano la città.
[98]
Gli
attentati alle ambasciate statunitensi del 1998 sono stati una serie di attacchi coordinati che si verificarono il 7 agosto 1998, nelle quali furono uccise centinaia di persone attraverso esplosioni simultanee di
autobomba nelle ambasciate statunitensi delle maggiori città dell'Africa orientale, a Dar es Salaam in Tanzania e a Nairobi in Kenya. La data degli attentati era la ricorrenza dell'arrivo delle truppe americane sul suolo saudita durante la
prima guerra del Golfo. Gli attacchi vennero attribuiti ai membri locali della Jihad islamica egiziana, portarono, per la prima volta, Osama bin Laden e Ayman al-Zawahiri all'attenzione pubblica degli Stati Uniti, e come conseguenza la US Federal Bureau of Investigation schedò Bin Laden nella sua
Ten Most Wanted.
Nel dicembre 1998 il Direttore del Centro Antiterrorismo della
CIA riferì al presidente
Bill Clinton che al-Qāʿida stesse preparando attentati negli Stati Uniti d'America, nonché stesse provvedendo all'addestramento del personale al fine di dirottare aerei.
[105]
Guerre jugoslave [modifica]
Un ex funzionario del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti nell'ottobre del 2001 descrisse la
Bosnia-Erzegovina come un rifugio sicuro per i terroristi, dopo che gruppi militanti stessi del vecchio governo di Sarajevo rivendicarono di proteggere diversi estremisti, alcuni dei quali avevano forti legami con Osama bin Laden.
[107]
Il primo attacco di Bin Lāden contro gli Stati Uniti avvenne contro un gruppo di soldati alloggiati in un albergo nello
Yemen: i militari erano però partiti due giorni prima per la
Somalia. Nel bombardamento dell'hotel morirono due turisti austriaci.
[108]
Il
23 febbraio 1998, Osāma fu uno dei cinque firmatari (fra cui l'emiro
Ayman al-Zawāhirī, fondatore della
Jihad islamica egiziana) di una
fatwa (parere giuridico religioso) diretta a nome del Fronte islamico mondiale contro "ebrei e crociati".
[111] In essa si sosteneva testualmente che «uccidere gli americani ed i loro alleati, civili e militari, è un dovere individuale per ogni musulmano che possa farlo in ogni paese ove sia possibile, per giungere alla liberazione della
moschea al Aqsā di
Gerusalemme e della Sacra
Moschea della
Mecca (che circonda la
Kaʿba) e scacciare le loro armate dalle terre dell'Islam». Tutto ciò – proseguiva la
fatwa – «secondo le parole dell'onnipotente Allāh: combattete i pagani tutti insieme come essi combattono voi tutti insieme, combatteteli fino a quando non ci saranno più tumulti od oppressioni e fintanto che non prevalga la giustizia e la fede in Allah».
[112]
Il presidente americano
Bill Clinton ordinò il congelamento di ogni bene di Bin Lāden in America, ma data la tardiva decisione nulla fu trovato. Contestualmente autorizzò la sua cattura e, se necessario, la sua uccisione, come nel caso del fallito lancio di
missili da crociera contro la sua presunta base nell'agosto
1998.
[113] Posta sul capo di bin Lāden una taglia di 25 milioni di dollari, per chiunque avesse fornito informazioni utili alla sua cattura, gli Stati Uniti convinsero nel
1999 le
Nazioni Unite a imporre sanzioni contro l'
Afghanistan nel tentativo di forzare il
regime talebano a estradarlo.
Attentati terroristici contro gli Stati Uniti dell'11 settembre 2001 [modifica]
| « "Dio lo sa che non ci è passato per la mente di attaccare le Torri, ma dopoché la situazione è divenuta insostenibile—e abbiamo assistito all'ingiustizia e alla tirannia dell'alleanza israelo-americana contro la nostra gente in Palestina e in Libano—ci ho pensato. E gli eventi che mi hanno colpito direttamente sono stati quello del 1982 e quelli che seguirono—quando l'America permise agli israeliani di invadere il Libano, aiutati dalla Sesta Flotta U.S. Mentre osservavo le torri distrutte in Libano,[114] mi venne in mente di punire l'ingiusto allo stesso modo: distruggere le torri in America in modo che essa avrebbe assaggiato ciò che stiamo assaggiando e avrebbe smesso di uccidere le nostre donne e i nostri bambini." » |
|
|
Dopo aver negato,
[117][118] Bin Lāden ha ammesso il suo diretto coinvolgimento negli
atti terroristici contro gli
Stati Uniti dell'
11 settembre 2001 poco dopo gli episodi
[119] e più esplicitamente il
29 ottobre 2004 con un video trasmesso dall'emittente del
Qatar,
Al Jazeera,
[120][121][122] pochi giorni prima delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti. In precedenza non aveva comunque mancato di definire più volte gli Stati Uniti un paese ostile all'
Islam e un nemico dichiarato da combattere "con ogni mezzo" in nome del
Jihād. Fra le registrazioni video, effettuate presumibilmente in
Afghanistan e diffuse nei giorni immediatamente successivi all'11 settembre dall'emittente Al Jazeera, una in particolare aveva mostrato lo stesso Osāma parlare dell'attentato in termini che – secondo gli analisti dei servizi segreti statunitensi – lasciavano pochi dubbi su una sua partecipazione al piano d'attacco.
Gli attentati compresero il dirottamento di quattro aerei di linea
[123], la conseguente distruzione di questi aerei e del
World Trade Center a New York, ingenti danni al
Pentagono sito nella
Contea di Arlington[124], e la morte di 2973 persone
[125] e dei
diciannove dirottatori.
[126] In risposta agli attentati, gli Stati Uniti lanciarono una guerra al terrore per deporre il regime talebano in Afghanistan e catturare gli agenti di al-Qaeda, e diversi paesi rafforzarono le proprie leggi anti-terrorismo per impedire attentati futuri. Venne affidata alla
Divisione Attività Speciali della CIA un ruolo guida nel rintracciare e uccidere o catturare Bin Laden.
[127]
La Federal Bureau of Investigation ha precisato che la documentazione confidenziale
[128] che associa al-Qaeda e Bin Laden agli attentati dell'11 settembre è chiara e inconfutabile.
[129] Il Governo britannico raggiunse una simile conclusione riguardante la responsabilità di al-Qaeda e di Osama bin Laden in merito agli attentati dell'11 settembre.
[130]
Bin Laden negò inizialmente il proprio coinvolgimento negli attentati, e ciò secondo molti analisti per prendersi del tempo e per una scelta comune da parte del direttivo dell'organizzazione. Il 16 settembre 2001, Bin Laden legge un comunicato più tardi trasmesso dalla rete televisiva del
Qatar,
Al Jazeera, negando la propria responsabilità riguardo gli attentati.
[131]
Il 7 ottobre dello stesso anno, poco dopo che le forze Usa iniziarono gli attacchi di rappresaglia contro il regime talebano in Afghanistan, la rete televisiva al-Jazeera trasmette un comunicato, registrato e successivamente inviato, di Bin Laden insieme ai più alti agenti di al-Qaeda, fra cui il suo "luogotenente"
Ayman al-Zawahiri, il capo militare
Mohammed Atef e il portavoce
Sulaiman Abu Ghaith, in cui discutono dell'attentato; il messaggio sembra essere registrato nei giorni precedenti visto che non cita l'invasione statunitense sul suolo afghano. L'ultimo a parlare è proprio Bin Laden che nel mezzo della sua dichiarazione lancia affermazioni a prima vista fuori tema ma che agli occhi degli esperti sono messaggi cifrati intenzionalmente inviati ai suoi affiliati in Spagna e altrove, come il riferimento all'
Andalusia, una zona nel sud della Spagna con una storia di guerra tra musulmani e "Vandali" del Nord (l'Andalucia o Vandalia prende il nome da questi vandali); da qui la scelta del governo americano di censurare i futuri comunicati del
leader di al-Qaeda al grande pubblico, mostrando in futuro solo brevi spezzoni.
[132] Concludendo il suo discorso si rivolge direttamente all'America e al suo popolo giurando che "solo quando la Palestina vivrà sicurezza il popolo americano potrà vivere in tranquillità"; questa frase racchiude uno degli obiettivi di Bin Laden e la citerà in diverse circostanze negli anni a seguire.
[133]
La rete di Bin Laden in quel momento era attiva in 34 paesi.
[134]
Procedimenti penali [modifica]
Il 16 marzo 1998 la
Libia emise il primo mandato ufficiale di cattura internazionale, tramite l'
Interpol, nei confronti di Osama bin Laden e altre tre persone. I tre erano accusati dell'assassinio di Silvan Becker, agente dei servizi segreti interni tedeschi (
Ufficio federale per la protezione della Costituzione) nel Dipartimento Antiterrorismo, e di sua moglie in Libia il 10 marzo 1994.
[50][141] Bin Laden era ancora ricercato dal governo libico al momento della morte.
[142][143] Osama bin Laden venne per la prima volta incriminato da un
grand jury degli Stati Uniti l'8 giugno 1998 con l'accusa di aver uccisso cinque americani e due indiani il 14 novembre 1995, quando un'autobomba distrusse l'edificio della Guardia nazionale saudita di Riyadh dove lavoravano consiglieri statunitensi: sette morti (cinque americani) e oltre 60 feriti. Lo sceicco Osama Bin Laden rivendicò a pochi giorni l'attacco.
[144] [145] Bin Laden venne accusato di "associazione per delinquere al fine di attaccare i servizi di difesa degli Stati Uniti", e i pubblici ministeri accusarono inoltre Bin Laden di essere la testa dell'organizzazione terroristica al-Qaeda e di essere un rilevante finanziatore dei combattenti islamici in tutto il mondo.
[144]
Localizzazione di Bin Laden [modifica]
L'ultima localizzazione di Bin Lāden risaliva al
2001 nella zona di
Kandahar,
Afghanistan. Dopo l'attacco dell'11 settembre gli Stati Uniti chiesero al governo dei
Talebani l'estradizione di Bin Lāden, senza ottenerla. Questo rifiuto fu uno dei motivi riportati dalle fonti statunitensi per il successivo attacco militare all'Afghanistan in cui lo stesso governo talebano fu rovesciato.
Stando alle indagini dell'FBI, Bin Lāden fu responsabile anche degli attentati compiuti contro le ambasciate degli Stati Uniti a
Dar es Salaam (
Tanzania) e
Nairobi (
Kenya) che causarono la morte di oltre duecento persone,
[146] e di altri attacchi terroristici in varie parti del mondo.
Alla vigilia del sesto anniversario dell'attacco agli Stati Uniti dell'11 settembre 2001, la CIA rivelò di aver ricevuto un nuovo video di Osāma bin Lāden.
[147] Bin Laden nel video cita Sarkozy. Nel video Bin Lāden sarebbe ritratto sullo sfondo e leggerebbe il testamento di uno dei terroristi delle Twin Towers, Walīd al-Shehri.
Nel
settembre 2006, dopo che alcuni giornali francesi diffusero la notizia della sua morte per
febbre tifoide (poi smentita),
[148] fu ipotizzato un cattivo stato di salute di Bin Lāden, che sarebbe perdurato per alcuni anni.
Del
20 settembre 2007 è il messaggio audio da parte di Osama bin Laden rivolto al popolo del
Pakistan, "Venite alla Jihad", in cui il
leader di
al-Qāʿida esorta i Musulmani in generale a perseguire la Jihad, ma in particolare ai pakistani affinché rovescino il loro presidente Pervez Musharraf come vendetta per l'assedio alla Moschea Rossa del luglio precedente.
[149][150][151]
Il
22 ottobre 2007 bin Laden si rivolge al popolo iracheno invitando tutti i gruppi iracheni insorti a fare rete tra di loro. In questa occasione bin Laden lamenta una certa disunione e un cattivo uso delle risorse. Ammette che Qāʿida ha commesso degli errori, e che tutti gli arabi sunniti devono unirsi per sconfiggere gli stranieri e i musulmani sciiti. Il tono del messaggio e gli argomenti trattati, secondo gli analisti, suggeriscono una parziale ammissione, da parte di Bin Laden, della sua sconfitta in Iraq.
[152][153]
Il
28 aprile 2009 comparve la notizia, poi smentita, secondo cui il presidente pachistano
Asif Ali Zardari dichiarava che l'intelligence del suo Paese riteneva morto il
leader di al-Qāʿida, pur non avendo prove certe della stessa
[155].
Il
3 giugno 2009 il canale televisivo
Al Jazeera trasmise un messaggio di Bin Laden che metteva in guardia i musulmani e il mondo intero da ciò che è per lui l'"imbroglio
Obama", accusando il Presidente degli Stati Uniti di disprezzare, come il suo predecessore
George W. Bush, l'
Islam[156].
Il
24 gennaio 2010 rivendicò, in un messaggio audio, un fallito attentato a un aereo negli
Stati Uniti il 25 dicembre 2009, chiamando "eroe" l'attentatore; inoltre intimò al presidente Obama di annullare la stretta alleanza statunitense con
Israele, esprimendo compassione per le sofferenze che la popolazione subisce nella
Striscia di Gaza, perché solo con la fine di questa alleanza e la pace in
Palestina, afferma
al-Qāʿida, potrà far cessare gli attentati
[159].
Il
29 gennaio 2010 Bin Laden rilasciò dichiarazioni su argomenti differenti rispetto ai precedenti messaggi, tra cui i cambiamenti climatici. Accusò gli Stati Uniti di non aver rispettato il
protocollo di Kyoto, diventando così, insieme agli altri paesi industrializzati, i maggiori responsabili dell'
effetto serra. Inoltre parlò di economia; affrontò l'argomento della grave
crisi economica del 2009, attribuendone la colpa all'economia statunitense, ed invitò il mondo al boicottaggio dei prodotti statunitensi e del
dollaro[160].
Il
25 marzo 2010 Bin Laden ritornò all'uso di un linguaggio duro e minaccioso, in un audiomessaggio diffuso da
Al Jazeera, nel quale minacciava, dopo essersi lamentato col popolo americano del proseguimento della
Guerra in Afghanistan, di far uccidere qualunque ostaggio statunitense catturato dai suoi affiliati se fossero stati condannati a morte coloro che erano stati le menti degli
attentati dell'11 settembre 2001 ed i loro compagni detenuti a
Guantanamo.
In data
1 ottobre 2010 fece comparire un messaggio audio sul web dove parlava dei rischi connessi ai cambiamenti climatici e della povertà. Dava inoltre consigli agli agricoltori del
Sudan riguardo ai problemi comportati dalla desertificazione, ed espresse il suo cordoglio alle vittime dell'
alluvione del 2010 in Pakistan, chiedendo un'azione più incisiva dei governi e criticando la scelta del
Pakistan di destinare solo l'1% dei suoi bilanci ai poveri. Ha fatto gli auguri ai musulmani per la fine del
Ramadan[161].
Del
18 gennaio 2011 è l'ultimo messaggio audio di Bin Laden; messaggio postumo rilasciato 16 giorni dopo la sua morte attraverso il tradizionale metodo usato dal dipartimento per la propaganda di Qāʿida
al-Sahab. Bin Laden si rivolgeva alla comunità musulmana elogiando la primavera araba e incoraggiando i rivoltosi, non facendo comunque riferimento alla situazione libica.
[162][163]. Secondo il giornalista
Tayseer Allouni, famoso per aver intervistato Osama bin Laden un mese dopo gli
attentati dell'11 settembre 2001, lo Sceicco saudita era risoluto a perseguire una trega o comunque una militanza in linea con la primavera araba.
[164][165]
L'ultimo messaggio video di Osama bin Laden viene rilasciato da Qāʿida il giorno successivo al 10º anniversario degli
attentati dell'11 settembre 2001. L'ex
leader dell'organizzazione si rivolgeva al popolo americano avvertendelo dal rischio "capitalismo" e del complesso militare-industriale.
[166].

Modello del rifugio dove si nascondeva Osama bin Laden
Alle 00:05 del
2 maggio 2011,
[167] nei primi minuti dopo mezzanotte, data ed ora del fuso orario del
Pakistan, un'unità dei
Navy SEAL (le forze speciali della marina statunitense)
[168] ha condotto un'azione ad
Abbottabad, vicino ad
Islamabad, presso il rifugio del
leader di al-Qāʿida, individuato grazie ad un'operazione di intelligence condotta fin dall'agosto dell'anno precedente e lo ha ucciso in un conflitto a fuoco. Nella stessa notte del
1º maggio 2011 (fuso orario di
Washington, dove non era ancora passata la mezzanotte), il Presidente degli
Stati Uniti d'America, che aveva seguito l'intera operazione attraverso microcamere poste sugli elmetti dei militari, ne ha annunciato la morte.
[169]
Nell'azione sarebbero morti altri membri del gruppo di comando di bin Laden, o della sua famiglia.
[170]
La scelta di utilizzare l'azione mirata portata in loco dal commando, in luogo del lancio di una bomba convenzionale aviolanciata e guidata, ad altissimo potenziale, sarebbe stata presa per limitare morti e distruzioni (nel fabbricato dove era alloggiato bin Laden risiedevano almeno 20 persone, fra cui alcune donne e bambini), e - non secondariamente - anche per avere l'assoluta certezza del decesso di bin Laden.
[170]
Le modalità di conduzione dell'operazione hanno tuttavia suscitato alcune critiche.
[171] Tra gli altri: l'ex-
cancelliere tedesco
Helmut Schmidt, che ha evidenziato «una chiara violazione delle leggi internazionali»;
[172] il Ministro svizzero
Ueli Maurer,
[173] che ha accusato Obama di «elevare il terrorista al suo stesso livello».
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