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mercoledì 11 febbraio 2009

Achille Ratti , Arcivescovo di Milano per 6 mesi...

Immagini rare della vita di Achille Ratti, Arcivescovo per 6 mesi, divenuto Papa con il nome di Pio XI.
Nato a Desio nel 1857 e proveniente da umile famiglia, dopo aver compiuto gli studi sacerdotali, Achille Ratti divenne prefetto della Biblioteca Ambrosiana (1907-1911), poi della Vaticana (1914-1918); in seguito ebbe incarichi diplomatici nei territori dei crollati Imperi Centrali, in particolare per contribuire alla riunificazione della Polonia. Dal 1921, Achille Ratti, inizia la sua esperienza milanese come Arcivescovo di Milano, divenendo poi Cardinale e Papa (1922-1939). Il suo pontificato fu caratterizzato da alcuni eventi di notevole spessore: ad esempio in quegli stessi anni furono firmati i Patti Lateranensi, fra il Regno d'Italia e il Vaticano. Nonostante la fugacità della parentesi milanese di Pio XI, durata solo pochi mesi, la diocesi ambrosiana conserva intatti alcuni segni della sua presenza. Salendo lo scalone d'onore ed entrando nella sala riunioni del primo piano della Curia Arcivescovile, non si può fare a meno di notare una poltrona in velluto rosso sulla quale troneggia uno stemma con il relativo motto episcopale "raptim transit": si tratta dell'insegna del cardinale Achille Ratti, che prima di salire al trono di Pietro con il nome di Pio XI, era stato - esattamente ottant'anni fa - Arcivescovo di Milano. Chiamato, infatti, da papa Benedetto XV come successore del beato cardinale Carlo Andrea Ferrari alla guida della diocesi di Milano, Achille Ratti ne prendeva solenne possesso l'8 settembre 1921, festa della Natività di Maria, titolare del duomo. Ma questo nuovo incarico pastorale, non era destinato a durare a lungo; raggiunta Roma per partecipare al Conclave, il 6 febbraio 1922 ne usciva papa con il nome di Pio XI.

Fonte: http://www.youtube.com/user/itleditore

Stato Italiano e Chiesa Cattolica - I Patti Lateranensi (1929)

I Patti Lateranensi firmati nel 1929 da Mussolini e il Cardinale Gasparri. Grazie al regime Fascista, lo Stato Italiano finanzia la Chiesa Cattolica e il Cattolicesimo diventa Religione di Stato.
(Canale Ateosofia)

Fonte: http://www.youtube.com/user/giovannisoriano

Morte Eluana: niente funerale, solo benedizione...Berlusconi: ''Peccato, non ce l'abbiamo fatta!''

LECCO - Non ci sara' funerale per Eluana Englaro, ma solo una benedizione al cimitero di Paluzza, in provincia di Udine. Lo ha affermato la curatrice speciale, Franca Alessio, secondo la quale il padre Beppino ha intenzione di far cremare la figlia. (Agr)
Roma, 10 feb. (Adnkronos) - ''Peccato, peccato, non ce l'abbiamo fatta''. Cosi' il premier Silvio Berlusconi, in un colloquio con ''Il Messaggero'', esprime il ''profondo dolore'' per la morte di Eluana Englaro. ''Non siamo arrivati in tempo'', aggiunge il presidente del Consiglio, secondo cui e' stata ''buttata in politica'' una decisione del governo nata ''su principi morali'. In Consiglio i ministri hanno assunto una provvedimento ''che risponde alla nostra coscienza'', sottolinea il premier, assicurando che non e' mai esistito un progetto ''per attaccare chicchesia''. Dunque, nessun attacco alla Costituzione. Piuttosto, secondo il ragionamento di Berlusconi, una messinscena della sinistra per 'depistare' e distogliere l'attenzione dal vero oggetto: la morte di una povera ragazza, ''unico cittadino condannato a morte, in attesa di una legge che il Parlamento si accinge a votare''. CASO ENGLARO: FINOCCHIARO, DAL PDL BIECO SCIACALLAGGIO POLITICO "Rabbia cieca e irresponsabile" da parte della maggioranza. "Ma sopra tutti, in primis, c'e' la rabbia del presidente del Consiglio, che questo bieco sciacallaggio politico alimenta in pieno". Lo dice, a 'Repubblica', Anna Finocchiaro a proposito delle polemiche scoppiate in Senato dopo l'annuncio della morte di Eluana Englaro. "Sentono che va per aria il piano che avavano in testa. Un'operazione politica, devastante, che cosi' poco aveva a che fare con i sentimenti per Eluana. La riduzione dei poteri del capo dello Stato. La decretazione d'urgenza senza freni", dice la Finocchiaro. "Ma non passeranno: noi difenderemo la nostra carta e il presidente della Repubblica", dice ancora la presidente dei senatori del Pd. CASO ENGLARO: BOSSI, CAPISCO RAGIONI PADRE MA NESSUNO PUO' MORIRE DI FAME E DI SETE Il punto vero "e' che non si poteva far morire di fame e di sete una persona. Questo e' il nocciolo della questione. Io ho ascoltato tutti, ma nessuno e' riuscito a convincermi che quella sarebbe stata la soluzione giusta. Occorreva una legge". Lo dichiara il ministro per le Riforme, Umberto Bossi, in un'intervista a 'La Repubblica'. "Ogni volta che ho pensato ad Eluana - continua Bossi - e l'ho fatto spesso e tanto piu' adesso, non ho potuto non pensare al padre. Il suo e' stato un grande dramma. Penso ai miei figli e lo capisco. Guardo a lui con grande rispetto, credo sia una persona seria, mossa da motivazioni serie. Quasi chiedeva l'elemosina in giro per farla morire. C'e' una cosa che credo non abbia mai detto. Sua moglie e' malata. E si sara' chiesto: se io muoio, che ne sara' di mia figlia in questa situazione? E chi si sarebbe potuto occupare di lei in maniera dignitosa? Questo secondo me e' stato il suo pensiero". "Io mi sono ribellato a una morte per sete e per fame - sottolinea il ministro leghista - Se ci fosse stata una legge che avesse consentito l'iniezione con il curaro, non voglio dire che sarebbe stato meglio, ma forse piu' umano si'. Il problema e' che la gente potrebbe cominciare ad avere paura, potrebbe cominciare a temere che negli ospedali si possa morire per fame". CASO ENGLARO: CASINI, RISPETTO E SENSO DELLA MISURA "Siamo tutti noi sconfitti", ma "sono sconfitti anche coloro che avevano idee diverse". Lo dice il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini, in una intervista al 'Messaggero' sul caso Englaro. "Si e' preferito pensare che non fosse un'emergenza, invece era un problema reale", dice Casini a proposito delle lentezze del Parlamento, "adesso bisogna recuperare il senso della misura". Il leader Udc sottolinea come bisogna affermarte "con piu' forza il diritto alla vita e lasciare meno sole associazioni come il Movimento per la vita che in questi anni hanno fatto da sole testimonianza davanti alla nostra indifferenza". Per Casini, "il Parlamento deve legiferare nei tempi previsti", "i temi eticamente sensibili riguardano la vita e la morte delle persone e vengono prima delle nostre convenienze politiche''.CASO ENGLARO: 'LA STAMPA', NIENTE FUNERALI PER ELUANA SARA' CREMATA "Adesso e' finita e tutto rientrera' nella sfera piu' umana e privata". Queste le parole di Beppino Englaro, papa' di Eluana morta ieri sera dopo 17 anni di coma vegetativo nella clinica di Udine 'La Quiete' in un colloquio con 'La Stampa'. Il quotidiano riferisce che la donna verra' cremata e non ci saranno funerali. "Cerchero' ancora di proteggerla, e da chiunque - dice Beppino Englaro - anche da tutti quelli che cercano di guadagnarci sopra". Beppino Englaro racconta dell'ultimo film che aveva visto con la figlia. Si intitolava 'L'Orso', la storia di un animale che protegge i suoi cuccioli con i denti e con la vita e quando uscirono dal cinema le disse: "Io sarei come quell'orso, se ce ne fosse bisogno". Vuole stare solo papa' Beppino: "Sono fatto cosi' - dice - spero che mi rispettino tutti. Ho fatto tutto da solo e da solo voglio restare". E poi spiega che "nei momenti piu' difficili ho pensato ai campi di concentramento. Quando Eluana ha avuto l'incidente, tutto il nostro mondo, mio e di mia moglie, e' cambiato. Giorno per giorno abbiamo affrontato una realta' nuova e molto, molto complessa. E cosi', in qualche momento ho pensato ai lager. Ho pensato agli internati, se quella povera gente ha stretto i denti e ha resistito, ha sopportato atrocita' inenarrabili, forse potevo farcela anch'io. Ho trovato conforto nel paragone: lo so che era ingiustificato, ma mi ha dato la forza di non cedere". CASO ENGLARO: PRESTIGIACOMO, NON MI PENTO DEL VOTO IN CDM La decisione di votare il decreto in Consiglio dei ministri sul caso Englaro "certo e' costata. Ma e' il prezzo che la politica paga quando e' chiamata a decidere su qualcosa che non e' il disbrigo amministrativo ma un pezzo di vita che attende una scelta". Lo dice il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo al 'Giornale'. "In una situazione del genere io non avrei chiesto l'interruzione dell'alimentazione e dell'idratazione. Ma io non ho visto mia figlia in stato vegetatitvo per 17 anni", spiega il ministro che, a proposito di una legge, spiega: "Dobbiamo evitare che i giudici si sostituiscano al legislatore". CASO ENGLARO: MONS. BARRAGAN, SE MORTA PER INTERVENTO UMANO DELITTO GRAVISSIMO "Se e' morta per intervento umano, e' un gravissimo delitto". E' quanto dichiara il cardinale Javier Lozano Barragan, ministro vaticano della Sanita', in un'intervista a 'La Stampa' in merito alla morte di Eluana Englaro avvenuta ieri sera nella clinica di Udine 'La Quiete'. Secondo il cardinale dunque e' necessario capire "se il decesso si deve alla sospensione dell'alimentazione o ad altre cause". Per mons. Barragan "la dignita' della vita non e' negoziabile" e, sul tema, "Eluana deve diventare un caso-simbolo per risvegliare le coscienze". Sulla mancata firma del presidente della Repubblica sul decreto per salvare Eluana, mons. Barragan commenta: "Non e' il momento di inviduare i colpevoli ma sicuramente i passi dei giorni scorsi sono stati fatti verso la morte, in direzione opposta alla vita". "A Beppino Englaro -aggiunge il ministro vaticano della Sanita'- non ho piu' niente da dire. Ho gia' avuto scambi con lui e non voglio averne altri". CASO ENGLARO: 'AVVENIRE', ELUANA UCCISA ORA VOGLIAMO SAPERE COME "Eluana e' stata uccisa". 'Avvenire' , nell'editoriale di prima pagina, e' netto sulla morte della Englaro. "Che non ci sia piu' un altro caso cosi', che Eluana non sia morta invano, ci sia una legge, che la politica ci dia subito una legge", chiede il quotidiano dei vescovi. "Ma che si faccia, ora, davvero giustizia. Che si indaghi fino in fondo, adesso che il 'protocollo' e' compiuto e il mistero di questa fine mortalmente c'inquieta. Non ci si risparmi nessuna domanda, signori giudici", si legge ancora su 'Avvenire', "si risponda totalmente. Come e' stata uccisa Eluana?". CASO ENGLARO: DIRETTORE 'OSSERVATORE ROMANO', C'E' STATO UN ECCESSO DI IDEOLOGIA "Continuare lo scontro ideologico, questa divisione a priori, le strumentalizzazioni da ogni parte. Bisognerebbe che questa morte richiamasse anzitutto al rispetto della morte stessa". Lo afferma Giovanni Maria Vian, direttore dell'Osservatore Romano in un'intervista al 'Corriere della Sera' in merito alla morte di Eluana Englaro, avvenuta ieri sera, dopo 17 anni di coma vegetativo, nella clinica di Udine 'La Quiete' dove era stata ricoverata venerdi' scorso. "Sembrano i giorni del sequestro Moro - prosegue Vian - la morte temuta arriva ma non te l'aspetti. Si pubblicavano sinossi atroci, lo scorrere dei giorni di discussione della legge e l'evoluzione prevista verso la fine. Un pensiero che viene ad ogni credente e' quello di raccomandare Eluana a quel Cristo medico di cui ha parlato Benedetto XVI domenica scorsa". CASO ENGLARO: MONSIGNOR POLETTO, HA VINTO IL NO ALL'ALIMENTAZIONE E' il momento di un "onesto esame di coscienza", "hanno prevalso coloro che volevano sospendere l'alimentazione", cosi' monsignor Poletto, cardinale di Torino, ha commentato a caldo la morte di Eluana Englaro, in un colloquio su 'La Repubblica'. CASO ENGLARO: L'AMICA DI ELUANA, SPERO CHE SIA IN UN MONDO MIGLIORE "Spero che sia in un posto migliore di questo e che sia serena". Sono le parole di Laura Portalupi, una delle amiche piu' care di Eluana, in un'intervista a 'Il Giornale'. "Provo un dolore incredibile -ha aggiunto- ora i miei pensieri sono soltanto per lei, per Eluana. Spero sia serena". Il momento del trasferimento nella clinica di Udine, per il suo 'ultimo viaggio', "e' stata una ferita enorme che si e' riaperta. Per me - spiega la Portalupi - e' stato come tornare indietro a diciassette anni fa, a quel giorno in cui ho perso la mia migliore amica".

Eluana, per la Procura la morte è in linea con il protocollo medico...

La causa della morte di Eluana Englaro è «uno scompenso cardiorespiratorio» compatibile con il protocollo previsto per l'interruzione di alimentazione e idratazione. Lo ha detto il Procuratore Generale di Trieste, Beniamino Deidda, parlando con i giornalisti a Trieste dopo un incontro con il Procuratore della Repubblica di Udine, Antonio Biancardi.Secondo i primi risultati dell'autopsia, la morte di Eluana sarebbe avvenuta per arresto cardiocircolatorio dopo una crisi conseguente a disidratazione. Oggi si attende il nulla osta del procuratore della Repubblica, Antonio Biancardi, per il trasferimento del corpo di Eluana dall'obitorio dell'ospedale, dove è rimasto per tutta la notte, sorvegliato da guardie private, fino a Paluzza, il paese della Carnia di cui è originaria la famiglia Englaro e dove sarà sepolta Eluana. Proprio a Paluzza, Beppino Englaro, che ieri ha abbracciato per l'ultima volta sua figlia nella cappella dell'ospedale di Udine, ha trascorso la notte, insieme alla moglie Saturna e al fratello Armando, che vive tuttora nella casa di famiglia in paese. «Lasciate che io viva il mio dolore da solo. So benissimo che la vicenda è pubblica, però, arrivati a questo punto desidero proprio che, visto l'epilogo, rientri il più possibile nella dimensione privata», ha chiesto papà Beppino. Per Eluana funerali religiosi I funerali di Eluana Englaro si svolgeranno domani o al massimo venerdì mattina con una cerimonia religiosa a Paluzza, della quale si stanno occupando il parroco del paese, don Tarcisio Puntel, e lo zio di Eluana, Armando, secondo il quale «Eluana non sarà cremata». Alle esequie, però, nè il padre Beppino nè la madre Saturna, gravemente malata, saranno presenti. Ci saranno invece due amiche di Eluana, ex compagne di scuola, che le porgeranno l'ultimo saluto.Intanto l'Ordine dei medici di Udine ha avviato la procedura istruttoria per un procedimento disciplinare nei confronti dei medici che hanno assistito Eluana. Il presidente dell'ordine Luigi Conte ha convocato l'anestesista Amato De Monte che sarà ascoltato giovedì prossimo. «Un atto - spiega Conte - in qualche modo dovuto perché siamo venuti a conoscenza di un fatto che può essere sensibile dal punto di vista deontologico, e a tutela anche dello stesso De Monte, per una valutazione del suo comportamento».Dopo De Monte il presidente dell'ordine dei medici di Udine ascolterà tutti i medici che hanno assistito la donna, poi, terminata la prima fase istruttoria, porterà la pratica alla Commissione dei medici, che è il collegio giudicante. A questo punto ci sarà un dibattimento al termine del quale la Commissione dei medici deciderà se archiviare il procedimento o attivare un vero e proprio procedimento disciplinare. Oggi, invece, riprenderà alla commissione Sanità di Palazzo Madama la discussione generale sul ddl Calabrò che disciplina le dichiarazioni anticipate di trattamento.

Eluana può essere sepolta...ma forse i genitori non ci saranno?

Il Procuratore della Repubblica di Udine, Antonio Biancardi, ha concesso il nulla osta per la sepoltura di Eluana Englaro. L’Ordine dei Medici di Bergamo valuterà la convocazione dell neurologo di Eluana, Carlo Alberto Defanti. Lo specialista ha detto che l’anestesista Amato De Monte si riserva di raccontare la ‘sua’ verità. I genitori della ragazza non parteciperanno al rito funebre, previsto, forse, venerdì.
L'Ordine dei Medici di Bergamo valuterà in una seduta fissata per il 5 marzo la vicenda di Eluana e soltanto dopo sarà deciso se invitare o meno il dottor Defanti 'ad informare il presidente’ sul decorso che ha portato la donna alla morte. Lo ha precisato lo stesso presidente dell'Ordine dei Medici bergamasco, Elimio Pozzi, smentendo di aver convocato il neurologo che ha avuto in cura Eluana Englaro per tanti anni. "Il Consiglio non ha ancora assunto alcuna decisione", ha detto Pozzi. DEFANTI, "SERENO". Defanti si è comunque detto "sereno. Non sono preoccupato - ha commentato - perché quello che abbiamo fatto era scritto e previsto in un protocollo medico depositato presso l'avvocato Campeis e ora acquisito dall'autorità giudiziaria". "Il protocollo - ha proseguito Defanti - è stato rispettato e tutto si è svolto nella legalità. Penso - ha concluso Defanti - che ciò che abbiamo fatto andasse fatto". DE MONTE AMAREGGIATO. L'anestesista Amato De Monte, che ha guidato l'equipe medica per la sospensione della nutrizione artificiale ad Eluana Englaro, "è profondamente amareggiato per gli attacchi" ma "si riserva di parlare in seguito per dire la ‘sua 'verità". Lo ha detto il neurologo Carlo Alberto Defanti, che ha avuto in cura Eluana Englaro, morta lunedì scorso a Udine, fin dall' inizio del suo stato vegetativo persistente. "Il professor De Monte - ha aggiunto Defanti, interpellato dall'ANSA - è profondamente amareggiato dagli attacchi che ha ricevuto. Tuttavia preferisce per ora non parlare e aspettare che siano esaurite le varie procedure in atto". Successivamente, ha aggiunto il neurologo, "il prof. De Monte si riserva di parlare per esporre la propria posizione e dire la sua 'verita" in merito alla vicenda di Eluana Englaro.FUNERALI SENZA I GENITORI. Papà Beppino e mamma Saturna non parteciperanno al rito funebre per Eluana Englaro a Paluzza (Udine). Lo ha riferito lo zio di Eluana, Armando, spiegando che la decisione di non partecipare al rito funebre è stata presa per evitare l'assedio mediatico già in atto nel piccolo paese della Carnia. "Per organizzare il rito - ha detto Aldo Maieron, sindaco di Paluzza - abbiamo bisogna della giornata di domani. Per questo - ha concluso - ritengo che si possa svolgere venerdì!”

Che cosa sono i Patti Lateranensi del 1929?

I Patti lateranensi presero il nome del palazzo di San Giovanni in Laterano in cui avvenne la firma degli accordi che furono negoziati tra il cardinale Segretario di Stato Pietro Gasparri per conto della Santa Sede e Benito Mussolini, capo del Fascismo, come primo ministro italiano. Sottoscritti l'11 febbraio 1929 stabilirono il mutuo riconoscimento tra il Regno d'Italia e lo Stato della Città del Vaticano. Il rapporto tra Stato e Chiesa era precedentemente disciplinato dalla cosiddetta legge delle Guarentigie approvata dal Parlamento italiano il 13 maggio 1871 dopo la presa di Roma. La legge delle Guarentigie non venne mai riconosciuta dai vari Pontefici, da Pio IX in poi, e la somma stanziata anno per anno dal governo italiano venne conservata in un apposito conto, in attesa che la Santa Sede si decidesse ad accettarla.
Il contenuto dei Patti [modifica]
I Patti lateranensi constavano di due distinti documenti:
il Trattato che riconosceva l'indipendenza e la sovranità della Santa Sede e fondava lo Stato della Città del Vaticano; con diversi allegati, fra cui, importante, la Convenzione Finanziaria; e il Concordato che definiva le relazioni civili e religiose in Italia tra la Chiesa ed il Governo (prima d'allora, cioè dalla nascita del Regno d'Italia, sintetizzate nel motto: «libera Chiesa in libero Stato»). La Convenzione Finanziaria regolava le questioni sorte dopo le spoliazioni degli enti ecclesiastici a causa delle leggi eversive. È stata poi prevista l'esenzione, al nuovo Stato denominato «Città del Vaticano», dalle tasse e dai dazi sulle merci importate ed il risarcimento di «750 milioni di lire (pari a circa 3 miliardi di €uro attuali) e di ulteriori titoli di Stato consolidate al 5 per cento al portatore, per un valore nominale di un miliardo di lire (pari a circa 4 miliardi di €uro attuali)»[1] per i danni finanziari subiti dallo Stato pontificio in seguito alla fine del potere temporale.
Attraverso il concordato il Papa acconsentì di sottoporre i candidati vescovi ed arcivescovi al governo italiano per richiedere ai vescovi di giurare fedeltà allo stato italiano prima di essere nominati [senza fonte], e di proibire al clero di prendere parte alla politica [senza fonte]. Nel precedente Concordato, nel quale ancora vigeva la norma del giuramento dei nuovi vescovi al Governo italiano, l'unico vescovo che non era obbligato a giurare fedeltà all'Italia era colui che fa le veci del Pontefice nella sua qualità di vescovo di Roma, cioè il cardinale vicario. Questa eccezione alla regola, che appariva nel Concordato, era stata prevista proprio in segno di rispetto dell'indipendenza del Papa da parte dell'Italia. Il suo vicario non dev'essere sottoposto al giuramento, perché rappresenta il vescovo effettivo della città di Roma, cioè il Papa.
Il governo italiano acconsentì di rendere le sue leggi sul matrimonio ed il divorzio conformi a quelle della Chiesa cattolica di Roma e di rendere il clero esente dal servizio militare.
I Patti garantirono alla Chiesa il riconoscimento di religione di Stato in Italia, con importanti conseguenze sul sistema scolastico pubblico, come l'istituzione dell'insegnamento della religione cattolica, già presente dal '23 e tuttora esistente seppure con modalità diverse.
Cenni storici [modifica]
I Patti lateranensi non furono gli unici accordi stipulati negli anni successivi alla Prima guerra mondiale tra il Vaticano e stati esteri, nell'ottica di rendere libera la professione della religione cattolica e di ridare un ruolo diplomatico di primo piano al papato. Tra gli altri vi furono accordi con la Lettonia (stipulato nel 1922), con la Baviera (1924), con la Polonia (1925) con la Lituania e con la Romania (entrambi stipulati nel 1927), con la Prussia (stipulato nel 1929), con il Baden (1932) e con la Germania nazista (nel 1933).[2]
Cenni storici [modifica]
I Patti lateranensi non furono gli unici accordi stipulati negli anni successivi alla Prima guerra mondiale tra il Vaticano e stati esteri, nell'ottica di rendere libera la professione della religione cattolica e di ridare un ruolo diplomatico di primo piano al papato. Tra gli altri vi furono accordi con la Lettonia (stipulato nel 1922), con la Baviera (1924), con la Polonia (1925) con la Lituania e con la Romania (entrambi stipulati nel 1927), con la Prussia (stipulato nel 1929), con il Baden (1932) e con la Germania nazista (nel 1933).[2]
Gli accordi politici [modifica]
I Patti Lateranensi (la «Conciliazione») tra Stato e Chiesa nel 1929 per la risoluzione della "Questione romana" si conclusero in maniera soddisfacente per le parti in causa. L'inizio di trattative segrete avvenne grazie all'iniziativa di tre zelanti sacerdoti: padre Giovanni Genocchi dei Missionari del Sacro Cuore, di don Giovanni Minozzi fondatore con padre Giovanni Semeria dell'O.N.M.I.. Quest'ultimo riferì che proprio in casa di suoi parenti i tre si riunirono per discutere e studiare la possibilità di trovare una via di uscita per riallacciare le relazioni tra Stato e Chiesa.
Le discussioni e i lavori durarono tre giorni al termine dei quali padre Genocchi si incaricò di portare all'allora segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Gasparri, il risultato del loro lavoro.
L'alto prelato della Curia romana rimase "trasecolato" per tale iniziativa personale dei tre sacerdoti. Finalmente il 26 agosto 1926 furono designati ufficiosamente e informalmente due incaricati: uno dal governo Mussolini e l'altro da parte di papa Pio XI. Per la prima volta figura l'avvocato concistoriale Francesco Pacelli quale plenipotenziario per il Vaticano, fratello di Eugenio Pacelli, futuro segretario di Stato prima e papa Pio XII poi. Da parte italiana fu scelto Domenico Barone.
L'11 febbraio ricorreva l'anniversario dell'apparizione di Nostra Signora di Lourdes; la scelta di firmare il concordato in quell'occasione intendeva rimarcare la soddisfazione da parte vaticana per i nuovi patti e poteva avere altri significati politici.
Il 13 febbraio 1929, Pio XI, tenne un discorso a Milano ad un'udienza concessa a professori e studenti dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, che passò alla storia per un passaggio in cui Benito Mussolini è indicato come «l'uomo che la Provvidenza Ci ha fatto incontrare»:
« Le condizioni dunque della religione in Italia non si potevano regolare senza un previo accordo dei due poteri, previo accordo a cui si opponeva la condizione della Chiesa in Italia. Dunque per far luogo al Trattato dovevano risanarsi le condizioni, mentre per risanare le condizioni stesse occorreva il Concordato. E allora? La soluzione non era facile, ma dobbiamo ringraziare il Signore di averCela fatta vedere e di aver potuto farla vedere anche agli altri. La soluzione era di far camminare le due cose di pari passo. E così, insieme al Trattato, si è studiato un Concordato propriamente detto e si è potuto rivedere e rimaneggiare e, fino ai limiti del possibile, riordinare e regolare tutta quella immensa farragine di leggi tutte direttamente o indirettamente contrarie ai diritti e alle prerogative della Chiesa, delle persone e delle cose della Chiesa; tutto un viluppo di cose, una massa veramente così vasta, così complicata, così difficile, da dare qualche volta addirittura le vertigini. E qualche volta siamo stati tentati di pensare, come lo diciamo con lieta confidenza a voi, sì buoni figliuoli, che forse a risolvere la questione ci voleva proprio un Papa alpinista, un alpinista immune da vertigini ed abituato ad affrontare le ascensioni più ardue; come qualche volta abbiamo pensato che forse ci voleva pure un Papa bibliotecario, abituato ad andare in fondo alle ricerche storiche e documentarie, perché di libri e documenti, è evidente, si è dovuto consultarne molti. Dobbiamo dire che siamo stati anche dall’altra parte nobilmente assecondati. E forse ci voleva anche un uomo come quello che la Provvidenza Ci ha fatto incontrare; un uomo che non avesse le preoccupazioni della scuola liberale, per gli uomini della quale tutte quelle leggi, tutti quegli ordinamenti, o piuttosto disordinamenti, tutte quelle leggi, diciamo, e tutti quei regolamenti erano altrettanti feticci e, proprio come i feticci, tanto più intangibili e venerandi quanto più brutti e deformi. E con la grazia di Dio, con molta pazienza, con molto lavoro, con l’incontro di molti e nobili assecondamenti, siamo riusciti « tamquam per medium profundam eundo » a conchiudere un Concordato che, se non è il migliore di quanti se ne possono fare, è certo tra i migliori che si sono fin qua fatti; ed è con profonda compiacenza che crediamo di avere con esso ridato Dio all’Italia e l’Italia a Dio. »
Il 23 aprile 1929 iniziò il dibattito in Senato per la ratifica dei Patti Lateranensi, dibattito concluso il 25 maggio con un voto a favore, al termine di vivaci discussioni e polemiche anche all'esterno del Senato stesso. Sei senatori votarono contro l'approvazione: fra essi Benedetto Croce. Anche la Camera dei deputati votò l'approvazione dei Patti, ma vi furono due dissenzienti, anche se la Camera era formata completamente da elementi del Partito fascista.
Lo scambio delle ratifiche avvenne con una solenne cerimonia in una saletta dei Palazzi apostolici, con Mussolini, che vestiva l'uniforme diplomatica con la feluca, ricevuto con tutti gli onori.
Era il 7 giugno 1929.
Dopo un'ora dalla partenza del Duce dal Vaticano, alle dodici in punto, entrarono in vigore i Patti, e nacque lo Stato della Città del Vaticano. Con lo scambio delle consegne da parte dei Carabinieri, che subito dopo lasciarono l'ex territorio italiano passato al Vaticano, e le Guardie Svizzere in alta uniforme. Il clima era di grande cordialità e di amicizia. Alle ore zero dell'indomani, 8 giugno, entrarono in vigore le sei leggi principali del nuovo Stato, promulgate dal Pontefice subito dopo il mezzogiorno del giorno 7. Fra cui la Legge Fondamentale, che all'art. 1 prevede che il Sommo Pontefice è sovrano dello Stato della Città del Vaticano.
L'inserimento nella Costituzione [modifica]
Nel 1948 i Patti furono riconosciuti costituzionalmente nell'articolo 7, con la conseguenza che lo Stato non può denunciarli unilateralmente come nel caso di qualsiasi altro trattato internazionale, senza aver prima modificato la Costituzione. Qualsiasi modifica dei Patti deve inoltre avvenire di mutuo accordo tra lo Stato e la Santa Sede. L'articolo 7 non ha comunque inteso parificare il contenuto dei Patti alle norme costituzionali, ma soltanto costituzionalizzare il principio concordatario, con la conseguenza che essi, per il tramite della legge di esecuzione, avrebbero dovuto ritenersi soggetti al giudizio di compatibilità con i principi supremi dell'ordinamento da parte della Corte costituzionale. Con la sentenza 24 febbraio-1 marzo del 1971, i Patti lateranensi vennero posti tra le fonti atipiche dell'ordinamento italiano, vale a dire che le disposizioni dell'atto non hanno la stessa natura delle norme costituzionali, ma hanno un grado di resistenza maggiore rispetto alle fonti ordinarie. Pertanto, a meno che non contrastino con i principi supremi dell'ordinamento, le disposizioni dei Patti lateranensi devono essere modificate col procedimento ordinario nel caso ci sia mutuo consenso fra Stato e Chiesa, con il procedimento aggravato proprio delle leggi costituzionali nel caso sia lo Stato unilateralmente a modificare il testo dell'atto.
Si ricordi comunque che, se gli articoli 7 e 8 della Costituzione prevedono un sistema differenziato di disciplina dei rapporti tra lo Stato e le varie confessioni religiose, altre disposizioni (si vedano gli articoli 19 e 20 della Costituzione) prevedono invece un regime di tutela uniforme per ciò che attiene all'esercizio del culto da parte dei fedeli.
La revisione del 1984 [modifica]
Per approfondire, vedi la voce accordo di Villa Madama.
Il Concordato (ma non il Trattato) fu rivisto, dopo lunghissime e difficili trattative, nel 1984, fondamentalmente per rimuovere la clausola riguardante la religione di Stato della Chiesa cattolica in Italia. La revisione che portò al nuovo Concordato venne firmata a Villa Madama, a Roma, il 18 febbraio dall'allora presidente del Consiglio Bettino Craxi, per lo Stato italiano, e dal cardinale Agostino Casaroli, in rappresentanza della Santa Sede. Il nuovo Concordato stabilì che il clero cattolico venisse finanziato da una frazione del gettito totale IRPEF, attraverso il meccanismo noto come otto per mille e che la nomina dei vescovi non richiedesse più l'approvazione del governo italiano. Inoltre, per quanto riguarda la celebrazione del matrimonio, si stabilirono le clausole da rispettare perché un matrimonio celebrato secondo il rito cattolico possa essere trascritto dall'ufficiale di stato civile e produrre gli effetti riconosciuti dall'ordinamento giuridico italiano oltre a porre delle limitazioni al riconoscimento in Italia delle sentenze di nullità matrimoniale pronunciate dai tribunali della Chiesa che prima avveniva in modo automatico. Fu anche stabilito che l'ora di religione cattolica nelle scuole diventasse da obbligatoria a facoltativa.
Il dibattito politico sul Concordato [modifica]
Nel 2006, il concordato è stato messo in discussione da alcune forze politiche, largamente minoritarie, in particolare dal partito della Rosa nel Pugno. Secondo queste critiche i rapporti tra Stato italiano e Chiesa cattolica dovrebbero essere nuovamente rivisitati in diversi punti in modo da renderli ulteriormente liberi.
Non può essere proposto un referendum per l'abolizione o la modifica del Trattato, del Concordato o delle leggi collegate ad esso perché non sono ammessi, nel nostro ordinamento, referendum riguardanti i trattati internazionali. Anche una proposta di legge popolare per l'abolizione del Concordato è ugualmente inammissibile perché la legge ricade in una dei casi previsti dall'articolo 80 della Costituzione.[4]

Note [modifica]
^ Art. 1 dell' Allegato IV. Convenzione Finanziaria del Trattato (Legge n.810 del 27 maggio 1929 - pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 5 giugno 1929 n. 130 - S. O.) Riportato l'8 novembre 2006.
^ Grignola Antonella e Ceccoli Paolo, Nel nome di Dio, Demetra Edizioni, ISBN 88 440 2288 1, pagina 231
^ http://www.vatican.va/holy_father/pius_xi/speeches/documents/hf_p-xi_spe_19290213_vogliamo-anzitutto_it.html
^ «Le Camere autorizzano con legge la ratifica dei trattati internazionali che sono di natura politica, o prevedono arbitrati o regolamenti giudiziari, o importano variazioni del territorio od oneri alle finanze o modificazioni di leggi.» Costituzione Italiana, articolo 80.

Voci correlate [modifica]
Accordo di villa Madama
Assegno di congrua
Concordato
Chiesa cattolica
Città del Vaticano
Donazione di Costantino
Idea cristiana di laicità e rapporto con le altre fedi
Potere temporale
Presa di Roma
Santa Sede
Stato Pontificio
Zone extraterritoriali della Santa Sede in Italia

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Collegamenti esterni [modifica]
Testi quasi integrali delle varie versioni del Concordato Lateranense - 1929 e 1984
Articolo sui Patti pubblicato da Clubdellastoria.it




DIRITTI DEI CITTADINI - RELIGIONE - 11 FEBBRAIO ANNIVERSARIO PATTI LATERANENSI - VATICANO: "1929-2009: 80 ANNI DI LIBERTA!'"

Ricorre l’11 febbraio l’ottantesimo anniversario della firma di Patti Lateranensi, del Concordato, cioè, tra lo Stato italiano e la Santa Sede. Nel 1929 lo Stato italiano esisteva da meno di sessanta anni, mentre il popolo cattolico da oltre venti secoli, e la Chiesa godeva di riconoscimento pubblico ed autonomia giuridica dall’Editto di Milano del 313, quindi da oltre diciassette secoli, pertanto, sia come corpo sociale sia come figura giuridica, si deve riconoscere che essa ha avuto nella storia italiana un ruolo unico.
Sulla questione interviene con un articolo l'Agenzia Vaticana FIDES con alcune riflessioni
"Dal punto di vista storico, per evitare talune inopportune strumentalizzazioni tendenti a delegittimare il valore del Concordato, partendo dal fatto che esso sia stato firmato nel 1929, sotto il governo di Benito Mussolini, è necessario ricordare che, quell’accordo, altro non fu se non la tappa finale di un lungo cammino storico, iniziato con la presa di Roma e con la conseguente “questione romana” e che vide vari tentativi, sia dei Pontefici sia dei governi precedenti, di trovare una soluzione condivisibile ed accettabile da entrambe le parti.
Se da un lato il nascente Stato italiano, l’origine del quale è ampiamente documentata anche nelle controverse matrici ideologiche che ne hanno determinato l’impostazione anti-cattolica, aveva l’esigenza di ricomporre l’unità reale tra se stesso e la società, dall’altro la Santa Sede aveva l’esigenza imprescindibile di vedere riconosciuta la propria assoluta ed incondizionata sovranità ed indipendenza, indispensabile all’esercizio della propria missione di annunciare il Vangelo a tutte le genti, non dovendo, in questo, dipendere da nessun altro potere di questo mondo.
In tal senso, sottolinea la nota, il Concordato rappresenta un importante passo di libertà per la Chiesa, quella libertà che le è connaturale e nella quale il Signore stesso l’ha costituita. Il Concordato, è bene ricordarlo, non è una “concessione” di libertà da parte dello Stato, ma il riconoscimento di una libertà che pre-esiste: nessuno stato “crea” la libertà, gli uomini nascono liberi, anche i cattolici! Lo Stato ha il dovere di riconoscere tale naturale situazione personale e sociale e di creare le condizioni per un reale esercizio della libertà.
Senza ripercorrere in questa sede i passaggi storici che hanno portato all’attuale regime concordatario, pare, tuttavia, fondamentale evidenziare che sia nel Concordato del 1929 sia negli accordi di Villa Madama del 1984, che ne sono l’aggiornamento, non è presente, nel rapporto tra Stato italiano e Santa Sede, né “concessione” alcuna né “riconoscimento” con valore giuridico costitutivo. Ma, come dice lo stesso testo degli accordi nell’Art. 1:
“La Repubblica italiana e la Santa Sede riaffermano che lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani, impegnandosi al pieno rispetto di tale principio nei loro rapporti ed alla reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene del paese”.
Il reciproco riconoscimento tra Chiesa cattolica e Stato italiano si colloca, all’interno del riconoscimento della libertà religiosa da un lato e della sana laicità dello Stato. Lo Stato non concede alcuna libertà religiosa alla Chiesa cattolica poiché non ne ha la facoltà in quanto non La concepisce né potrebbe farlo, come “sua parte” ma, al contrario, La riconosce come proprio interlocutore in maniera totalmente indipendente e sovrana.
In tal senso il dialogo con un interlocutore paritetico costituisce, da parte dello Stato, il massimo riconoscimento possibile, fondato sul principio giuridico della Libertas Ecclesiae, libertà della Chiesa.
Tale Libertas si traduce, dal punto di vista positivo, nella affermazione di “indipendenza” e “sovranità” nel proprio ordine, impedendo qualunque forma di limitazione dell’esercizio della libertà religiosa e rifiutando nel contempo qualunque concezione di laicità tendente a sminuire la portata del fatto religioso.
Pur nella consapevolezza della grande differenza epistemologica e quindi ermeneutica tra i documenti di un Concilio della Chiesa e la Costituzione italiana, sia in ordine all’origine dei testi sia rispetto all’orizzonte radicalmente differente di riferimento cui essi si rivolgono (i primi alla Chiesa diffusa in tutto il mondo, la seconda ad una determinata nazione), pare opportuno mettere in evidenza che la questione dell’autonomia, la quale in questo contesto giuridico è sinonimo di indipendenza, viene ricordata anche dal Concilio Ecumenico Vaticano II nella Costituzione Gaudium et Spes § 76, dove si legge:
“La comunità politica e la Chiesa sono indipendenti e autonome l’una dall’altra nel proprio campo. Tutte e due, anche se a titolo diverso, sono al servizio della vocazione personale e sociale delle stesse persone umane. Esse svolgeranno questo loro servizio a vantaggio di tutti, in maniera tanto più efficace quanto meglio coltivano una sana collaborazione tra di loro, secondo modalità adatte alle circostanze di luogo e di tempo”.
Anche la Costituzione italiana, cronologicamente precedente la Gaudium et Spes, si muove nello stesso orizzonte semantico quando all'Articolo 7 afferma:
“Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale”.
Come adoperata nei contesti citati, l’autonomia si riferirebbe specificamente alla Chiesa Cattolica, che, unica, gode di un assetto istituzionale di diritto divino, e quindi della Libertas Ecclesiae, che va ben oltre la libertà religiosa.
Ordinariamente quando ci si riferisce alla libertà religiosa si intende che i diritti collettivi degli aderenti ad una determinata religione (come ad esempio quello all'autogoverno) sono derivati dal diritto del singolo essere umano, in ragione della natura essenzialmente sociale dell'uomo. In una tale concezione possono richiedere di essere "mediati" dallo Stato nel loro esercizio, come, per esempio, da leggi che consentano la formazione di persone giuridiche private, associazioni e simili, a determinate condizioni, quali la supervisione dello Stato in materia fiscale e di gestione, similmente alle altre associazioni no-profit.
Al contrario la Libertas Ecclesiae è inerente alla Chiesa quale società sovrana (societas perfecta si diceva un tempo) per diritto divino, cioè istituita, con la Sua propria sovranità, direttamente da Dio.
Nella pratica però, fatta eccezione per l'Italia e per pochi altri casi, la Chiesa Cattolica non gode di tale riconoscimento in Occidente e rivendica le libertà necessarie all’esercizio della propria missione in forza del diritto umano alla libertà religiosa.
A tale questione fa ancora riferimento il Concilio Vaticano II anche nella Dichiarazione Dignitatis Humanae al § 13 che afferma:
“Fra le cose che appartengono al bene della Chiesa, anzi al bene della stessa città terrena, e che vanno ovunque e sempre conservate e difese da ogni ingiuria, è certamente di altissimo valore la seguente: che la Chiesa nell'agire goda di tanta libertà quanta le è necessaria per provvedere alla salvezza degli esseri umani. È questa, infatti, la libertà sacra, di cui l'unigenito Figlio di Dio ha arricchito la Chiesa acquistata con il suo sangue. Ed è propria della Chiesa, tanto che quanti l'impugnano agiscono contro la volontà di Dio. La libertà della Chiesa è principio fondamentale nelle relazioni fra la Chiesa e i poteri pubblici e tutto l'ordinamento giuridico della società Civile. Nella società umana e dinanzi a qualsivoglia pubblico potere, la Chiesa rivendica a sé la libertà come autorità spirituale, fondata da Cristo Signore, alla quale per mandato divino incombe l'obbligo di andare nel mondo universo a predicare il Vangelo ad ogni creatura. Parimenti, la Chiesa rivendica a sé la libertà in quanto è una comunità di esseri umani che hanno il diritto di vivere nella società civile secondo i precetti della fede cristiana.
Ora, se vige un regime di libertà religiosa non solo proclamato a parole né solo sancito nelle leggi, ma con sincerità tradotto realmente nella vita, in tal caso la Chiesa, di diritto e di fatto, usufruisce di una condizione stabile per l'indipendenza necessaria all'adempimento della sua divina missione: indipendenza nella società, che le autorità ecclesiastiche hanno sempre più vigorosamente rivendicato. Nello stesso tempo i cristiani, come gli altri uomini godono del diritto civile di non essere impediti di vivere secondo la propria coscienza. Vi è quindi concordia fra la libertà della Chiesa e la libertà religiosa che deve essere riconosciuta come un diritto a tutti gli esseri umani e a tutte le comunità e che deve essere sancita nell'ordinamento giuridico delle società civili ”.
Appare evidente, in effetti, come per la Chiesa la libertà derivante dai diritti dei singoli cittadini sia solo subordinatamente positiva rispetto alla Libertas Ecclesiae in se stessa; anche se, nel caso concreto, Essa può “accontentarsi” del riconoscimento da parte del potere civile della libertà religiosa dei cittadini, come singoli e come comunità.
Nel citato Articolo 1 degli Accordi di Villa Madama non di meno appare rilevante l’«impegno […] alla reciproca collaborazione» tra Repubblica italiana e Santa Sede: non si tratta di un auspicio né di un desiderio, ma, appunto, di un impegno il quale, dunque, obbliga i due interlocutori al riconoscimento reciproco, al reciproco ascolto ed alla collaborazione.
Da tutto quanto su esposto si può facilmente dedurre come in Italia, sia in forza della Costituzione della Repubblica italiana sia in forza del Concordato Lateranense e dell’accordo di revisione del medesimo del 1984, sia giuridicamente salvaguardata la più ampia libertà religiosa. Essa è garantita ai cittadini in forza del diritto naturale ed alla Chiesa cattolica, riconosciuta come interlocutore paritetico dello Stato, in forza del Suo diritto proprio (che è diritto divino).
Rispetto alla laicità dello Stato, è possibile affermare che questa è tutta contenuta e giustamente riconosciuta nella formulazione: «nel proprio ordine», la quale indica la giusta distinzione di differenti ruoli e competenze tra Stato e Chiesa cattolica, esclude sia la contrapposizione sia il tentativo di limitare il libero esercizio delle proprie competenze, riconosce “ordini” differenti soggetti a potestà differenti, le quali, addirittura, sono impegnate, come detto, nella reciproca collaborazione.
Ricordare gli ottanta anni dalla Firma del Concordato del 1929 significa, allora, ricordare “ottanta anni di libertà” per la missione della Chiesa,conclude l'articolo della CEI, sia in Italia sia, per l’esercizio del Primato Petrino, nel mondo. (10/2/2009-ITL/ITNET)

Fonte: www.italiannetwork.it

La condanna e l'esecuzione di Eluana Englaro...

Nel giorno 9/2/2009 (sommate le cifre, fanno 11 e 11, due volte "il trionfo della giustizia" secondo la Cabala) viene giustiziata Eluana Englaro, cui vengono negate per sentenza della magistratura l'alimentazione e l'idratazione.
Il tutto in barba alle leggi italiane, che non consentono l'eutanasia, e in nome di un forzato pietismo.
In attesa dell'autopsia (la rapidità della morte mi puzza un po', tra l'altro...), teniamo d'occhio i lavori in corso in Parlamento, che tiene in cantiere il cosiddetto "testamento biologico", per introdurre l'eutanasia in Italia....ecco la ragione di tanto casino sul caso Englaro, visto anche il "flop" di Welby.
Nel frattempo, tenevo a riportare una breve dichiarazione del grande Maestro Jannacci, vero medico, fedele al giuramento di Ippocrate e dunque difensore della VITA!
Anche se l'Enzino è sempre un po' farfugliante, sia quando canta che quando parla, mi interessa molto mettere in evidenza il suo intervento, perchè il clamore mediatico di questa vicenda ha per lo più messo in risalto gli interventi a favore della vita ad opera di personaggi mooolto equivoci, come Berlusconi, o comunque molto contestati in questa Italia "laica", come i preti (che spesso stinchi di santo non sono neanche loro...)...e poi diciamoci la verità: non ci piace prendere lezioni di morale da uno come Berlusconi, nè tantomeno dal clero, di cui sentiamo ancora forte l'influenza ed il potere...
Ovviamente non condivido questo atteggiamento prevenuto, perchè la causa per la difesa di una vita era certamente giusta, indipendentemente da chi la sostenesse.
Dopo il silenzio-assenso, che già dava potere allo Stato sui nostri organi vitali, ancora ci avviciniamo sempre più, e per volontà popolare, verso uno Stato che "gestisce" la vita dei suoi cittadini/sudditi a livelli di eugenetica nazista.
Ma poi certe volte mi chiedo se tutto ciò sia davvero ingiusto: in fondo, che diritti dovrebbe avere la generazione futura, ovvero stronzetti col suv, fan del Grande Fratello o dell'Isola..., che ingannano la loro noia nella coca, nella bestialità primordiale della musica house o nel vandalismo? Per individui simili sarebbe forse un sollievo l'eutanasia, un vero atto di pietà.
Auguri, Italia! Ne hai proprio bisogno.

Fonte: http://www.youtube.com/user/unfiltered77

Eluana Englaro è morta di fame, di sete ed è morta sola: è l' inizio della barbarie?

Eluana é morta lunedì 9 febbraio 2009 alle 19,35, secondo l'atto ufficiale.

Arcivescovo Bruno Forte: l'amore è più forte della morte...

Il caso di Eluana apre un buco nero nella nostra convivenza civile...

ROMA, lunedì, 9 febbraio 2009 (ZENIT.org).-
Se una sentenza può decidere di togliere acqua e cibo
a qualcuno per farlo morire, stabilendo che questo
è legale, mi sembra che una voragine si apra davanti
a noi, un buco nero nella nostra convivenza civile,
ha scritto mons. Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto,
in un articolo pubblicato il 4 febbraio su Il Messaggero.

Chi vincerà se Eluana morirà così?, si domandava
il presule alcuni giorni fa, quando Eluana Englaro
era ancora in vita. Non certo la dignità della persona umana,
di qualunque persona umana, quale che sia
la sua condizione fisica o mentale, economica o sociale,
la nazionalità, il colore, la storia.

La dignità di tante persone diversamente abili,
con gradi a volte altissimi di disabilità, come
di tanti pazienti in stato vegetativo, il valore della
vita personale, di ogni vita personale, è qui fortemente
messo in questione, è anzi perfino minacciato,
affermava mons. Forte.

Dicendosi cosciente della profonda sofferenza patita
da Beppino Englaro, lArcivescovo affermava tuttavia:
Non comprenderò mai una Legge che consenta
a un medico di porre fine alla vita di Eluana.

Per chi crede, quella vita viene da Dio e spetta a Lui
solo chiamarla a sé proseguiva . Per chi non crede,
quella persona viva e vitale, anche se priva di ogni
apparente coscienza, è un fratello, una sorella in umanità.

E questo dovrebbe bastare per riconoscere che la sua
vita è un assoluto davanti a cui è necessario arrestarsi
con rispetto, cura e attenzione damore, sottolineava
con forza.

Lamore comunica dove altrimenti non cè che
solitudine e rinuncia scriveva : lamore intesse
dialoghi non verbali, fatti anche soltanto del contatto
di una mano sullaltra, di una prossimità attenta
e discreta, di un essere accanto con la tenerezza infinita
che si ha verso la creatura amata, anche quando questa
vive in uno stato solo vegetativo.

Lamore ti fa sentire la musica che le orecchie non odono,
e dire le parole che le labbra non sanno pronunciare.
Forte come la morte è lamore, dice Shir ha-Shirim,
il Cantico dei Cantici (8,7), continuava il presule.

E la via del dialogo attraverso cui far vincere la vita
sulla morte osservava poi , non sono le parole,
ma la prossimità: Mettimi come sigillo sul tuo cuore,
come sigillo sul tuo braccio.
__________________________________

Debbo anche dire che non si può accusare
la Chiesa di ingerenza a corrente alterna:
un giorno lo diciamo e il giorno dopo, siccome
ci sono prospettive che sono più favorevoli
ad unaltra parte politica, allora non cè ingerenza,
ha osservato monsignor Fisichella.

Vede, fin dagli inizi della Chiesa, quando
San Pietro scriveva ai primi cristiani e diceva loro:
'Siate sempre pronti a dare ragione della speranza
che cè in voi', aggiungeva subito: 'Questo sia fatto
con mitezza, con retta coscienza e con rispetto'.

Sono tre condizioni che sono fondamentali nel nostro
essere presenti nel mondo ha concluso
Noi siamo nella condizione di dover dare la nostra
testimonianza di speranza e di amore, ma lo vogliamo
fare non gridando: perché non è mai detto che chi grida
di più abbia ragione.

Fonte: http://www.youtube.com/user/gioiafelice

ITALIA-CINA

ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!