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mercoledì 29 novembre 2023

Ecco le parole del 21enne Filippo Turetta: di fronte alla gip. si è avvalso della facoltà di non rispondere ma ha reso dichiarazioni spontanee...

Filippo Turetta: “Sono affranto per la tragedia che ho causato. Voglio pagare quello che sarà giusto per aver ucciso la mia ex fidanzata!”

FILIPPO TURETTA (22 ANNI)

VERONA - “Sono affranto, dispiaciuto per la tragedia che ho causato. Non voglio sottrarmi alle mie responsabilità, voglio pagare quello che sarà giusto per aver ucciso la mia ex fidanzata. Sto cercando di ricostruire nella mia memoria le emozioni e quello che è scattato in me quella sera. Fin da subito era mia intenzione consegnarmi e farmi arrestare. Questa era la mia intenzione. Ora sono molto stanco e non mi sento di aggiungere altro!”  - Gli occhi lucidi, la voce bassa. Sono le parole che Filippo Turetta, 22 anni a dicembre, ha detto davanti alla gip questa mattina, 28 novembre, per l’interrogatorio di garanzia nel carcere di Montorio a Verona. Un'udienza-lampo: alle 10 i magistrati (c’era anche il pm titolare dell’inchiesta, Andrea Petroni) sono entrati nell’istituto penitenziario, mezz’ora dopo sono usciti perché l’indagato per il femminicidio di Giulia Cecchettin, difeso dall’avvocato Giovanni Caruso, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ma ha scelto di fare queste poche dichiarazioni spontanee.

Fonte: https://www.repubblica.it/cronaca/2023/11/28/news/filippo_turetta_dichiarazioni_carcere_ultime_notizie-421465210/

sabato 25 novembre 2023

Filippo Turetta rientra in Italia: da Francoforte, il volo sul Falcon 900 dell'Aeronautica Militare che è partito alle ore 10.45 - Femminicidio di #GiuliaCecchettin

L'ex fidanzato Filippo Turetta, accusato di averla uccisa, è stato trovato in Germania dopo una settimana di fuga...

La sorella e il padre di Giulia Cecchettin
Domenica è stato arrestato in Germania Filippo Turetta, lo studente 22enne veneto accusato di aver ucciso l’ex fidanzata Giulia Cecchettin, anche lei di 22 anni e veneta. Turetta è stato fermato dalla polizia tedesca dopo una settimana di fuga con la sua auto. Il giorno prima, sabato, era stato trovato il corpo di Cecchettin nella zona tra il lago di Barcis e Piancavallo, in provincia di Pordenone. Turetta era indagato per l’omicidio da venerdì, dopo che la procura aveva trovato un video in cui lo si vedeva aggredire, ferire e caricare forzatamente in macchina Cecchettin. Il video era dell’11 novembre, giorno a partire dal quale non si avevano notizie dei due ragazzi. Il caso sta ricevendo grandi attenzioni da giorni: tutte le informazioni disponibili fanno pensare che quello di Cecchettin sia stato un femminicidio, cioè un omicidio conseguenza di violenze (fisiche ma anche psicologiche) che derivano da una dinamica di potere e controllo alimentata da stereotipi e aspettative di genere, e che sono esercitate sulle donne da uomini a loro vicini o che pensano di esserlo. Sarebbe l’ennesimo: secondo gli ultimi dati del ministero dell’Interno, dall’inizio dell’anno al 13 novembre in Italia sono state uccise 102 donne, 82 delle quali in ambito familiare e affettivo. 53 sono state uccise dal partner o dall’ex partner. Anche per il fatto che si sta parlando moltissimo di questa storia e dei temi che la riguardano, sembra che il governo stia lavorando a un piano per introdurre nelle scuole superiori alcune ore di lezione in cui i ragazzi vengano educati alle “relazioni”. Cecchettin viveva a Vigonovo, in provincia di Venezia, ed era studentessa di Ingegneria biomedica all’università di Padova, dove si sarebbe dovuta laureare la scorsa settimana. Turetta è iscritto alla stessa facoltà ed è di Torreglia, in provincia di Padova. I due avevano avuto una relazione, che poi Cecchettin aveva deciso di interrompere, ma secondo le informazioni fornite dai familiari avevano continuato a frequentarsi e a studiare insieme. La sera di sabato 11 novembre Turetta era andato a prendere in macchina Cecchettin per passare qualche ora insieme. L’ultimo messaggio di Cecchettin era stato inviato alla sorella poco prima delle 23 di quel giorno, poi non si erano più avute notizie di entrambi. Un testimone però aveva detto che intorno alle 23:15 aveva visto dal balcone della propria casa un uomo e una donna litigare in un parcheggio a Vigonovo, non distante dalla casa di Cecchettin. Stando a quella testimonianza la donna aveva chiesto aiuto ma era stata poi convinta o forzata a rientrare in macchina. Il testimone aveva chiamato il numero di emergenza, ma nel frattempo la macchina era partita. Nei giorni successivi erano cominciate le ricerche dei due ragazzi, condotte soprattutto cercando di ricostruire i movimenti dell’auto di Turetta. Inizialmente si cercava tra Veneto, Friuli Venezia Giulia e Alto Adige, poi il passaggio dell’auto di Turetta, una Fiat Grande Punto nera, era stato rilevato in Austria, paese da cui poi sarebbe entrato in Germania. La procura di Venezia aveva aperto un’inchiesta per scomparsa di persona, poi venerdì, dopo la scoperta del video in cui si vedeva l’aggressione, Turetta era diventato indagato per tentato omicidio. Il video non è stato reso pubblico, ma il contenuto è stato descritto da diversi giornali e agenzie di stampa sulla base delle informazioni ricevute da fonti investigative: sembra che si veda Turetta colpire Cecchettin più volte con le mani, poi inseguirla quando lei cerca di scappare e dopo averla raggiunta colpirla ancora fino a farla cadere a terra. Nelle immagini si vedrebbe poi Cecchettin sanguinante che viene caricata a forza da Turetta sull’auto. Il giorno dopo, sabato 18, la procura di Venezia aveva annunciato di aver trovato il corpo di una ragazza che era stata immediatamente identificata come Cecchettin. Era stato trovato coperto da alcuni sacchi neri ai piedi di una scarpata della val Caltea nella zona del comune di Barcis, in Friuli. Secondo le informazioni raccolte dall’agenzia Ansa, a un esame esterno del corpo della ragazza da parte del medico legale risulterebbero ferite compatibili con almeno 20 coltellate. Non ci sono ancora i risultati dell’autopsia, ma viene dato per certo che la ragazza fosse già morta quando il suo corpo è stato abbandonato. Dopo un giorno Turetta è stato arrestato a pochi chilometri dalla cittadina di Bad Dürremberg, vicino a Lipsia, nella Germania orientale. È stato trovato dopo una settimana dall’inizio della sua fuga, a circa mille chilometri da dove era iniziata, a lato di un’autostrada: sembra che l’auto fosse senza benzina e che lui non avesse più soldi per fare rifornimento. Il lato autostradale in cui è stato trovato era quello in direzione sud, cosa che ha fatto ipotizzare che si fosse spinto anche oltre e che stesse tornando indietro. Al momento non ci sono però abbastanza informazioni per confermare questa ipotesi. Le accuse a suo carico nel frattempo sono di nuovo cambiate: ora Turetta è indagato per omicidio volontario aggravato dal vincolo affettivo. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha detto che il ragazzo non si è opposto all’estradizione, che dovrebbe avvenire nei prossimi giorni. Al momento è detenuto in Germania. A Fossò, il luogo dell’aggressione, è stato trovato un coltello con la lama spezzata: deve ancora essere analizzato per capire se possa essere stato usato per uccidere Cecchettin.

                                              Fonte: https://www.ilpost.it/2023/11/20/omicidio-giulia-cecchettin/


FILIPPO TURETTA E GIULIA CECCHETTIN





giovedì 9 novembre 2023

Mostro di Firenze, chi è: la storia, le vittime e le verità nascoste... #mostrodifirenze


Firenze - (Toscana/Italia) - Nel 1968 in Italia si consumava il primo di una lunga serie di omicidi che terrorizzò l’intero Paese. Vicino Firenze, a Signa, vennero esplosi ben otto colpi di una calibro 22 Long Rifle, la stessa che verrà impiegata in altri 7 duplici omicidi. Quello fu solo il primo delitto del “maniaco delle coppiette” meglio conosciuto come il “mostro di Firenze”. Quello del “mostro di Firenze” fu il primo caso riconosciuto di omicidi seriali in Italia. La sua storia è tutt’oggi intricata e confusa e non è ancora stata del tutto chiarita, il caso rimane aperto. Molte furono le piste e i depistaggi. Da Pietro Pacciani, il più noto tra le persone indiziate, alla condanna dei suoi “compagni di merende”, fino alle ipotesi di possibili mandanti, di sette sataniche e tantissime altre ipotesi. Tutt’oggi l’inchiesta rimane aperta. Ecco tutto quello che c’è da sapere sul caso del “mostro!”
Il #MostrodiFirenze è il nome con cui i media italiani indicarono il “maniaco delle coppiette”, autore di sette duplici omicidi tra il 1974 e il 1985 nella provincia di Firenze. A lui fu collegato un ottavo delitto, forse il primo, ma di attribuzione incerta, commesso nel 1968. Tutti gli otto omicidi attribuiti al “mostro di Firenze” vedevamo come vittime giovani coppie appartatesi nelle campagne fiorentine. Oltre alla tipologia della vittima, gli omicidi avevano come comune denominatore l’arma: una Beretta calibro. 22 Long Rifle caricata con munizioni Winchester marcate con la lettera “H” sul fondello del bossolo. Tutte le coppie, a parte l’ultima, si trovavano in auto. Le vittime sono state spesso rivenute con ferite d’arma bianca, e in diversi casi il killer si è accanito con ferocia sul corpo delle donne, asportandone il pube. In soli due casi le donne uccise sono state mutilate del seno sinistro. Scene macabre e raccapriccianti, che terrorizzarono e perseguitarono l’Italia. I luoghi degli 8 duplici delitti portarono gli inquirenti a ipotizzare che il killer conoscesse bene il territorio e che, almeno in alcuni casi, avesse pedinato le persone che poi avrebbe ucciso. La vicenda comportò un cambiamento nelle abitudini della popolazione vicino Firenze: le coppie evitarono di appartarsi, e si aprì un dibattito se concedere o meno ai giovani di vivere la propria intimità in casa. Otto duplici omicidi, violenti e sanguinosi, segnarono profondamente Firenze e il resto d’Italia. Il primo, ricondotto solo in un secondo momento al mostro di Firenze, avvenne diversi anni prima, nel 1968, rispetto ai successivi 7, avvenuti tra il 1974-1985. Barbara Locci e Antonio Lo Bianco furono, come sospettano gli inquirenti, le prime vittime del mostro di Firenze. Il 21 agosto del 1968, intorno a mezzanotte, furono uccisi da ben 8 colpi di pistola. Si trovavano dentro un’auto, appartati in una strada vicino al cimitero di Signa, in provincia di Firenze. Entrambi sposati, lei era maritata al sardo Stefano Mele. In macchina con loro si trovava il figlio della Locci, Natalino Mele, di appena 6 anni. Il bimbo si salvò e alle due di notte busso alla porta di Francesco De Felice, chiedendo soccorso. Il primo indiziato fu il marito di lei, Mele, il quale risultò totalmente incapace di maneggiare un’arma. Cambiò versione più volte fino ad accusare altri amanti sardi della moglie, tra cui Salvatore e Francesco Vinci, per cui si parlò di “pista sarda”. Alla fine lo stesso Mele confessò e fu condannato. Eppure 15 anni dopo il caso fu riaperto e collegato ai successivi delitti compiuti dal “mostro”. Seconda coppia di vittime: Pasquale Gentilcore, 19 anni, e Stefania Pettini, 18 anni. furono uccisi il 14 settembre del 1974 a Sagginale, una frazione di Mugello. Lui fu colpito tre volte, lei cinque, e ancora viva fu accoltellata decine di volte. Nella vagina le fu infilato un tralcio di vite e le furono asportati il seno sinistro e il pube. Dalle indagini emerse che la ragazza si era confidata con un’amica di aver fatto l’incontro di una strana e insolita persona. Giovanni Foggi e Carmela De Nuccio e Stefano Baldi e Susanna Cambi: Dopo 7 anni, nel 1981 furono due i duplici omicidi. Il primo a Scandicci Giovanni Foggi, 30 anni, e la fidanzata Carmela De Nuccio, 21 anni. Furono uccisi e lai fu mutilata al pube. Fu arrestato un uomo ma fu rilasciato perché mentre era in carcere fu commesso un altro duplice omicidio: Stefano Baldi, 26 anni, e Susanna Cambi, 24 anni. Anche questa volta la ragazza fu mutilata. Anche lei aveva confessato alla madre di essere pedinata. Paolo Mainardi e Antonella Migliorini furono la quarta coppia assassinata nel giugno del 1982, a Baccaiano, frazione di Montespertoli. Horst Wilhelm Meyer e Jens-Uwe Rüsch: La quinta coppia furono due turisti tedeschi assassinati nel 1983. Entrambi maschi, uno aveva i capelli lunghi e fu preso per una donna. Claudio Stefanacci e Pia Gilda Rontini: I due fidanzati vennero uccisi nel luglio del 1984, si trovavano in auto vicino a Vicchio. Il corpo della ragazza fu accoltellato e mutilato del pube e del seno sinistro.


8 NOVEMBRE 2007 - 8 NOVEMBRE 2023: IL BLOG MITROKHIN COMPIE OGGI 16 ANNI DI ATTIVITA' DALLA SUA CREAZIONE! #HAPPYBIRTHDAY #BUONCOMPLEANNO #BLOGMITROKHIN

 

IL BLOG MITROKHIN COMPIE 16 ANNI

8 NOVEMBRE 2007 - 8 NOVEMBRE 2023: IL BLOG MITROKHIN COMPIE OGGI 16 ANNI DI ATTIVITA' DALLA SUA CREAZIONE! BUON COMPLEANNO! HAPPY BIRTHDAY...

#HAPPYBIRTHDAY #BUONCOMPLEANNO #BLOGMITROKHIN

venerdì 27 ottobre 2023

ACCADEVA ESATTAMENTE 16 ANNI FA: L'OMICIDIO DELLA GIOVANE STUDENTESSA INGLESE MEREDITH KERCHER A PERUGIA IL 1° NOVEMBRE 2007 - #MEREDITHKERCHER - #OMICIDIODIPERUGIA - #AMANDAKNOX - #RAFFAELESOLLECITO - #RUDYGUEDE - #1NOVEMBRE2007

L'omicidio di Meredith Kercher, noto anche come delitto di Perugia o delitto di Via della Pergola, è un omicidio commesso a Perugia la sera del 1º Novembre 2007 - Festa di #OGNISANTI 

Meredith Kercher era una studentessa inglese che si trovava in Italia nell'ambito del progetto Erasmus presso l'Università di Perugia; venne ritrovata priva di vita con la gola tagliata nella propria camera da letto, all'interno della casa che condivideva con altri studenti. La causa della morte fu un'emorragia a seguito di una ferita al collo provocata da un oggetto acuminato usato come arma. Per omicidio è stato condannato in via definitiva con rito abbreviato il cittadino ivoriano Rudy Guede.


OMICIDIO DI PERUGIA - MEREDITH KERCHER

Il processo ha avuto un iter giudiziario particolarmente travagliato. In primo grado, come concorrenti nell'omicidio, furono condannati dalla Corte d'assise di Perugia nel 2009 anche la statunitense Amanda Knox e l'italiano Raffaele Sollecito. I presunti coautori del delitto furono successivamente assolti e scarcerati dalla Corte d'assise d'appello nel 2011 per non avere commesso il fatto (relativamente all'omicidio), mentre per Amanda Knox fu confermata la condanna a tre anni per calunnia nei confronti di Patrick Lumumba (da lei accusato dell'omicidio e risultato estraneo ai fatti). Decisive furono le perizie che escludevano la certezza della presenza sulla scena del crimine dei due imputati. La Corte di cassazione, accogliendo il ricorso della Procura Generale di Perugia, il 26 marzo 2013 annullò la sentenza assolutoria d'appello e rinviò gli atti alla Corte d'Assise d'Appello di Firenze.

Per il procuratore generale di Perugia Giovanni Galati, la sentenza di assoluzione era "da cassare" poiché minata da "tantissime omissioni", "errori" e, quindi, da "inconsistenza delle motivazioni". Il 30 gennaio 2014 la Corte d'assise d'appello di Firenze sancisce nuovamente la colpevolezza degli imputati condannando Amanda Knox a 28 anni e 6 mesi di reclusione e Raffaele Sollecito a 25 anni di reclusione e applicando a quest'ultimo la misura cautelare del divieto di espatrio con ritiro del passaporto. Il 27 marzo 2015 la quinta sezione penale della Corte di cassazione, presieduta dal consigliere Gennaro Marasca, annulla senza rinvio le condanne a Raffaele Sollecito e Amanda Knox, assolvendoli per non aver commesso il fatto, affermando la mancanza di prove certe e la presenza di numerosi errori nelle indagini, e ponendo così fine al caso giudiziario. Il giudice rilevò in particolare l'assenza di tracce dei due imputati nella stanza dell'omicidio, affermando anche la presenza di Knox nella casa al momento del delitto (da lei in seguito negata), ma decretandone la non punibilità come connivente di Guede, perché non partecipe dell'azione omicidiaria e versante in stato di necessità. Per quest'ultimo motivo fu assolta dal reato di calunnia nei confronti della polizia.

Il caso è finito anche davanti alla Corte europea dei diritti dell'uomo ed è ricordato anche a livello internazionale per la grande risonanza mediatica nel mondo anglosassone (in particolare per la nazionalità di Meredith Kercher e Amanda Knox).

Meredith Kercher è sepolta nel cimitero di Croydon, alla periferia sud di Londra. L'Università per stranieri di Perugia ha istituito nel 2012 una borsa di studio alla memoria della studentessa. Il padre della vittima, John Kercher, ha dichiarato la volontà di costituire una fondazione. Il 1º febbraio 2020 anche John Kercher è morto in circostanze violente, dopo alcuni giorni di agonia, per essere stato trascinato da un'auto pirata nel quartiere di Croydon, forse per uno scippo.

Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Omicidio_di_Meredith_Kercher


Meredith Kercher, Rudy Guede, Raffaele Sollecito, Amanda Knox

Amanda Knox e Meredith Kercher

La casa in Via della Pergola,
luogo dell'omicidio,
Perugia (Umbria)




sabato 23 settembre 2023

VENERDI' 22 SETTEMBRE 2023, ALLE ORE 19:45, MUORE A ROMA GIORGIO NAPOLITANO, PRESIDENTE EMERITO DELLA REPUBBLICA ITALIANA, AVEVA 98 ANNI...

PRESIDENTE EMERITO DELLA REPUBBLICA ITALIANA

Addio a #Napolitano, presidente due volte: segnò la storia della #RepubblicaItaliana. Camera ardente al Senato!

L'ex presidente è morto alle 19.45 di Venerdì #22Settembre 2023, è stato il primo nella storia della Repubblica Italiana ad essere #presidente due volte.


ROMA (Lazio - Italia) 22 Settembre 2023 - si è spento a #Roma, all'età di 98 anni, nella Clinica Salvator Mundi, al Gianicolo, il Presidente emerito della Repubblica, #GiorgioNapolitano. L'ex Capo di Stato era ricoverato da 4 mesi. Accanto a lui, la famiglia e il consulente per la comunicazione, amico di una vita, Giovanni Matteoli. Al senatore a vita avevano staccato le macchine, che ne garantivano anche la respirazione, all'inizio della settimana, ma il suo cuore ha continuato a battere per giorni prima di fermarsi. La Camera ardente per il Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano sarà allestita a Palazzo Madama, come annunciato da Ignazio La Russa. Il sottosegretario di Stato Alfredo Mantovano ha disposto che si celebrino le esequie di Stato. Non sarà così necessario convocare un Cdm straordinario. "A seguito del decesso del Presidente emerito della Repubblica senatore di diritto e a vita Giorgio Napolitano - si legge nel provvedimento - si dispone, dal 22 settembre 2023 fino al giorno della celebrazione delle esequie di Stato, l'esposizione a mezz'asta delle bandiere nazionale ed europea sugli edifici pubblici dell'intero territorio nazionale e sulle sedi delle rappresentanze diplomatiche e consolari italiane all'estero. Il giorno delle celebrazioni delle esequie di Stato sarà dichiarato lutto nazionale". Cronisti e cameramen avevano affollato gli ingressi della casa di cura in attesa di notizie. Ma senza grandi risultati, visto che l'ingresso nell'edificio per loro era stato reso sempre off limits su espressa richiesta della famiglia e per disposizione della direzione della clinica. Numerosi agenti delle forze dell'ordine, con tanto di auto parcheggiate a Largo Berchet, davanti all'entrata di quello che è il primo ospedale internazionale privato, vigilavano sugli ingressi. I due figli Giulio e Giovanni, insieme alla moglie Clio Maria Bittoni, 89 anni, sono andati a trovarlo quasi ogni giorno.

Era già da qualche anno che il Presidente emerito della Repubblica aveva problemi di salute. Era stato operato una prima volta all'addome all'ospedale Spallanzani di Roma il 21 maggio del 2022 e l'intervento era stato eseguito dall'equipe del professor Giuseppe Maria Ettorre. Un secondo intervento lo aveva subito subito dopo aver lasciato il Quirinale, all'inizio del 2015, dopo due anni dall'inizio del suo secondo mandato. Il 24 aprile del 2018, nove giorni dopo aver parlato con il nuovo Presidente delle Repubblica, Sergio Mattarella, durante le consultazioni avviate dopo le elezioni, era stato ricoverato al San Camillo per un improvviso malore. E qui era stato sottoposto ad un altro complicato intervento all'aorta eseguito dal professor Francesco Musumeci. È stato l'uomo delle riforme a tutti i costi, napoletano di gran classe, elegante e 'pignolo', come egli stesso si è definito. Giorgio Napolitano, morto alle 19.45 di ieri è stato il primo nella storia della Repubblica ad essere presidente due volte: rieletto al Quirinale nel 2013 dopo la prima volta del 2006. Attento ad ogni dettaglio, lavoratore instancabile, profondo conoscitore della vita parlamentare e delle dinamiche politiche dell'intera storia repubblicana. Sempre accompagnato con discrezione dalla moglie Clio, ha iniziato il primo settennato, nel 2006, gioendo per la vittoria dell'Italia ai mondiali di calcio di Berlino e ha concluso i quasi due anni del secondo mandato con qualche rimpianto per non essere riuscito a vedere del tutto compiuti quei cambiamenti istituzionali per i quali tanto si è speso. Ma soprattutto 're Giorgio' ha dovuto affrontare quello che in molti considerano il periodo più buio degli ultimi 50 anni, navigando a vista tra gli scogli di una durissima crisi economica. E lo ha fatto con una convinzione incrollabile: che l'Italia avesse bisogno di stabilità politica. In nome di questo principio ha cercato sempre di evitare scioglimenti anticipati della legislatura. Certamente il momento peggiore - che ha coniugato amarezza personale e preoccupazione istituzionale - è stato il suo coinvolgimento indiretto nel processo sulla presunta trattativa Stato-mafia con l'eccezionale deposizione alla Corte di Palermo salita in trasferta al Quirinale. Quella di Napolitano non è stata infatti una presidenza leggera né facile. Ma ha mantenuto sempre l'impegno preso il 15 maggio del 2006 quando promise solennemente davanti alle Camere che non sarebbe mai stato il capo dello Stato della maggioranza che lo aveva eletto, ma che avrebbe sempre guardato all'interesse generale del Paese. E così è stato, visto che dopo essere salito sul Colle più alto della politica italiana con i soli voti del centrosinistra, ha chiuso il primo settennato con l'aperto sostengo del centrodestra. Un sostegno che si è via via raffreddato durante lo storico bis nel 2013 al Quirinale che ha visto Silvio Berlusconi condannato e spesso i suoi all'attacco politico del presidente. L'elezione del 2006 non era per niente scontata. La sua provenienza dal Pci lo faceva guardare con sospetto dal centrodestra berlusconiano. Ma il fatto di essere il primo dirigente comunista a diventare presidente della Repubblica non ha impedito al Cavaliere di riservargli, dopo poco, pubbliche lodi. Fino alla richiesta di far restare lui al Quirinale per superare quella turbolenta fase politica. Un Parlamento annichilito, dopo aver bruciato nel segreto dell'urna calibri come Franco Marini e Romano Prodi gli consegnò di nuovo lo scettro del Colle, inondandolo di applausi mentre Napolitano teneva nell'aula di Montecitorio un discorso durissimo nei confronti di un'intera classe politica. Le sue capacità di tenuta psicologica e mediazione gli sono state unanimemente riconosciute negli anni. Persino la Lega ha dovuto inizialmente riconoscergli l'impegno sul fronte del federalismo, nonostante più volte il capo dello Stato abbia redarguito il Carroccio sul tema dell'Unita nazionale. Lasciata con dispiacere l'amatissima casa nel rione Monti, ha dedicato grande attenzione alle relazioni internazionali. Indubitabile è stata infatti la stima che ha goduto all'estero: Washington, ad esempio, lo ha sempre considerato uno fra gli interlocutori più autorevoli e affidabili. Europeista convinto, Napolitano ha sempre sostenuto l'indispensabilità dell'Unione europea convincendosi via via che, così come in Italia, solo decise riforme dell'euroburocrazia potevano frenare il distacco dei cittadini e raffreddare il populismo crescente. Affabile e cortese, dai toni sempre misurati, si è trovato a dover affrontare un muro contro muro solo con Grillo e il suo movimento, visto dal capo dello Stato, almeno nelle sue componenti più estreme, come il germe dell'antipolitica. Uno degli elementi caratterizzanti della sua presidenza è' stato il tentativo di parlare all'Italia intera, di sedare lo scontro fra le correnti (a partire da quelle del Pd), di promuovere il dialogo fra le forze politiche nell'interesse del Paese. Compito non facile durante gli anni turbolenti dei suoi mandati. I primi due dei quali li passa monitorando le fibrillazioni che tengono il governo Prodi costantemente sul filo del rasoio. Fino alla caduta e al ritorno del Cavaliere a palazzo Chigi. I successivi tre anni scorrono nello sforzo di arginare l'attivismo di Berlusconi, evitando che le furiose polemiche sulle leggi ad personam prima e sugli scandali sessuali poi minassero la saldezza delle istituzioni. Tentando di non fare sconti al centrodestra, ma preferendo l'arma della moral suasion a quella, ben più dirompente, del rinvio dei provvedimenti alle Camere. Ma il passaggio che lo consegnerà alla storia come 're Giorgio' (così lo incoronò il New York Times) è quello che nel novembre 2011 porta Mario Monti a palazzo Chigi. I critici parleranno di Repubblica presidenziale, di interpretazione estensiva delle sue prerogative. Evitato il default, l'Italia non riesce però a schivare la recessione. L'immagine del governo tecnico del presidente risulta danneggiata. I risultati elettorali che non diedero una maggioranza chiara, i veti incrociati dei partiti spinsero quindi Napolitano a nominare Enrico Letta sulla base di una larga intesa. Poi l'ascesa irrefrenabile di Renzi con il quale, nonostante la differenza di età, ha saputo costruire un rapporto sincero e pragmatico. Napolitano ha rassegnato le dimissioni il 14 gennaio 2015. È divenuto poi senatore di diritto a vita quale presidente emerito della Repubblica.

martedì 19 settembre 2023

"Clandestino" #LIVE - #francescogabbani - #9Settembre2023 - #marinadicarrara - #carrarafiereventi - #carrara - #massacarrara - #toscana

SABATO 9 SETTEMBRE 2023 - MARINA DI CARRARA
SABATO 9 SETTEMBRE 2023 - MARINA DI CARRARA

PER IL GIORNO DEL SUO 41° #COMPLEANNO #FRANCESCOGABBANI HA CHIUSO IL SUO TOUR ESTIVO #CIVUOLEUNFIORE NELLA SUA CITTA' NATALE: #CARRARA #CAPITALEMONDIALEDELMARMO, NEL PIAZZALE DEL COMPLESSO FIERISTICO #CARRARAFIEREEVENTI DOVE HA ACCOLTO 10MILA FAN! #CONCERTO STREPITOSO, DALLE 21:30 FINO AD OLTRE LE 23:30 HA CANTATO E SUONATO TUTTI I SUOI MAGGIORI SUCCESSI ODIERNI E DEL PASSATO, DELIZIANDO IL PUBBLICO CON LE SUE #CANZONI DEGLI ESORDI, DI QUANDO #GABBANI NON ERA NESSUNO, ERA CONOSCIUTO SOLO DAI SUOI CONCITTADINI E DA POCHI ALTRI #FAN! IN QUESTO #VIDEO #LIVE PROPRIO IL #9SETTEMBRE2023 RIPERCORRE I SUOI 10 ANNI (2013 - 2023) CON IL SUO PRIMO SUCCESSO #CLANDESTINO, ALL'EPOCA LO PROPONEVA NEI VARI #PUB, #DISCOPUB ED ALTRI LOCALI PRIVATI, POCHE CENTINAIA DI PERSONE TRA IL PUBBLICO, ADESSO 10MILA PERSONE DAL VIVO ED ALTRETTANTE CENTINAIA DI MIGLIAIA, FORSE QUALCHE MILIONE, ALLA #TV SULLA DIRETTA CHE #RTL HA VOLUTO DEDICARE COME REGALO AL GRANDE FRANCESCO GABBANI!!! Francesco Gabbani (Carrara, #9Settembre 1982) è un cantautore e polistrumentista italiano. Nel corso della sua carriera ha vinto per due volte il #FestivaldiSanremo, rispettivamente nel 2016 nella categoria "Nuove Proposte" con il brano #Amen (ottenendo anche il Premio "Emanuele Luzzati", il Premio della Critica "Mia Martini" e il Premio "Sergio Bardotti" per il miglior testo) e nel 2017 nella categoria "Big" con il brano #OccidentalisKarma (ottenendo anche il Premio #TIMmusic), diventando il primo cantante nella storia del Festival di Sanremo ad aver vinto nelle due principali categorie della manifestazione canora in due edizioni consecutive. Nel 2017 è stato scelto come rappresentante dell'Italia all'#EurovisionSongContest 2017, dove si è piazzato al sesto posto. Si è poi classificato al secondo posto al Festival di Sanremo 2020 con il brano Viceversa, ottenendo il Premio TIM Music 2020. Nato a Carrara il 9 settembre 1982 in una famiglia proprietaria di un negozio di strumenti musicali, ha modo di avvicinarsi alla musica già in tenera età. A quattro anni, infatti, inizia con la batteria e a 9 anni con la chitarra. Suona anche il pianoforte e il basso e ha lavorato come fonico e tecnico di palco. Inizia il suo percorso artistico come musicista suonando blues, funk e jazz. Prima di completare gli studi presso il Liceo Classico "E. Repetti" di Carrara, a diciotto anni firma il suo primo contratto discografico e registra con il progetto #Trikobalto un album prodotto da Alex Neri e Marco Baroni dei #PlanetFunk. I video dei due singoli estratti entrano in rotazione sulle principali emittenti televisive musicali e permettono ai Trikobalto di esibirsi nei principali festival italiani, tra i quali l'Heineken Jammin' Festival, di partecipare alle serate targate #RockTV e di aprire al BlueNote di Milano, l'unica data italiana degli #Oasis. Nel 2010, sulla scia del successo del primo disco, arriva per i Trikobalto l'uscita del secondo album, "Necessità primarie", prodotto da Marco Patrignani. Segue un tour in Francia e la realizzazione del video di "Preghiera maledetta". I Trikobalto sono scelti come supporter dell'unica data italiana degli #Stereophonics e sono tra gli ospiti al Palafiori di #Sanremo durante l'edizione 2010 del #Festival. In primavera Gabbani lascia la band e firma un nuovo contratto discografico per la realizzazione del suo primo progetto solista. Nel corso del 2011 Gabbani pubblica quattro singoli: Italia 21, Un anno in più, Estate e Maledetto amore, quest'ultimo tratto dalla colonna sonora del film L'amore fa male di Mirca Viola. Nel 2014 esce il suo primo album in studio da solista, Greitist Iz, dal quale è stato estratto il singolo I dischi non si suonano. Nel 2015 inizia a collaborare con BMG Rights Management in qualità di autore e firma un contratto di esclusiva. Nell'autunno 2015 si presenta a Sanremo Giovani con il brano Amen, composto dal cantautore stesso su testo del paroliere #FabioIlacqua, superando il concorso canoro che gli consente l'ammissione di diritto al 66º Festival di Sanremo nella categoria "Nuove Proposte". Inizialmente eliminato dalla competizione, dopo aver perso una sfida contro la cantante Miele, è riammesso in gara poiché una verifica rileva che la votazione è stata falsata da un problema tecnico nella sala stampa. La ripetizione delle operazioni di voto capovolge il risultato precedente, permettendo così a Gabbani di superare l'eliminatoria. Ammesso alla finale del 12 febbraio, il cantautore si classifica al 1º posto, trionfando nella categoria "Nuove Proposte". In questa occasione gli vengono anche assegnati il Premio della Critica "Mia Martini", il Premio "Sergio Bardotti" per il miglior testo e il Premio "Emanuele Luzzati". Nei mesi successivi alla vittoria il singolo sanremese riscosse un buon successo commerciale, raggiungendo la quattordicesima posizione della classifica.

Per approfondimenti:

venerdì 8 settembre 2023

ACCADDE OGGI ESATTAMENTE 40 ANNI FA: IL 9 SETTEMBRE 1983 IL SESTO DELITTO DEL MOSTRO DI FIRENZE CHE UCCISE I DUE RAGAZZI TEDESCHI IN VACANZA, RUSCH E MAYER!

 

LA PIAZZOLA DI VIA DEI GIOGOLI

 

VILLA "LA SFACCIATA" IN VIA DEI GIOGOLI

                                                9 Settembre 1983, Giogoli: 

il fiume, l’abbandono e il mostro che uccide ancora...

VIA DEI GIOGOLI - VILLA "LA SFACCIATA"
FIRENZE (TOSCANA) - A Giogoli, a meno di un chilometro in linea d’aria dalla piazzola dove la sera del 9 Settembre 1983 due ragazzi tedeschi decisero di parcheggiare il loro pulmino Volkswagen, nasce il torrente Vingone, testimone del primo duplice omicidio collegato al mostro di Firenze. Il corso d’acqua, dopo aver bagnato per circa 13 chilometri la campagna fiorentina, attraversa Signa, scorrendo sotto a Via di Castelletti, per poi sfociare nell’Arno. E’ proprio in Via del Vingone che la signora Laura, quel venerdì 9 settembre, dall’interno della sua autovettura, nota un individuo scendere a piedi, verosimilmente da Via di Giogoli. L’uomo ha tra i 40 ed i 45 anni di età, è alto circa un metro e settanta e indossa una maglietta celeste con delle strisce rosse orizzontali, pantaloni scuri, ha capelli folti, lisci e tirati indietro. Non è la prima volta che nominiamo una maglietta a strisce. Avevamo posto l’attenzione su questo particolare anche in occasione della prima parte relativa al delitto di Baccaiano quando, Bruno e Carlo Alberto, verso le ore 22,45 del 19 giugno 1982, in concomitanza con l’ora del duplice delitto Mainardi – Migliorini, nel percorrere a bordo di una Vespa la strada provinciale, all’uscita di una curva, a circa un centinaio di metri dal luogo del delitto, si ritrovarono improvvisamente davanti ad un uomo, alto circa un metro e settanta, capelli scuri, con pantaloni chiari e con maglietta per metà a strisce scure e chiara fino al petto, che al suono del clacson, si lasciò scivolare nella cunetta laterale alla carreggiata. Ancora un uomo che cammina nella notte, ancora un cielo senza luna, ancora un torrente, ancora un abbandono, ancora un mezzo fermo in mezzo alla campagna fiorentina. Si tratta di un furgone, un camper che era arrivato a Giogoli il pomeriggio del 9 settembre 1983 dopo aver provato a fermarsi in altre piazzole, tra cui una in via degli Scopeti, ma che in più delle occasioni era stato fatto allontanare perché zone con divieto di lunga sosta. E’ una notte senza luna e due giovani tedeschi residenti a Monaco, Uwe Rush e Horst Mayer, in vacanza sulle colline fiorentine, stanno chiacchierando oppure sono sul punto di addormentarsi all’interno del veicolo, quando vengono raggiunti da almeno sette colpi di arma da fuoco. Mayer verrà ucciso sul colpo da due proiettili, uno in regione occipitale e l’altro addominale che trapassa fegato, cuore e polmone sinistro. Il terzo colpo non mortale nella regione glutea sinistra. Il corpo del ragazzo ventiquattrenne verrà rinvenuto sulla brandina da notte assolutamente composto e senza minimo segno di auto difesa. Rusch invece verrà raggiunto da quattro colpi complessivi di cui uno mortale in regione zigomatica sinistra con coinvolgimento della zona occipitale. Gli altri tre colpi non mortali sono alla mano, alla coscia ed al labbro superiore e dimostrano una volontà di difesa nei confronti dell’aggressore; il corpo del ragazzo verrà ritrovato sul fondo del camper evidenziando un tentativo di ricerca di riparo da quei colpi improvvisi che provenivano dall’esterno del furgone. E’ probabile che l’assassino abbia sparato il primo colpo mortale nei confronti di Mayer dalla fiancata destra del camper per poi spostarsi sul lato sinistro del veicolo sparando ancora due colpi su Mayer ormai deceduto. Un colpo ancora dal lato sinistro ferisce solamente Rusch ed ecco che l’aggressore si sposta ancora sul lato destro mentre il ragazzo ancora in vita cerca riparo sul fondo del camper. Spara ancora un colpo ferendo nuovamente Rusch, ma non con esito mortale. E’ questo che costringe l’assassino a salire a bordo del furgone per finire il ragazzo e poi darsi alla fuga, accompagnato dalla musica dell’autoradio rimasta accesa e che via via si fa sempre più lontana. Sarà Rolf Reinecke, un abitante di una delle dependance di Villa La Sfacciata, a scoprire i cadaveri dei due ragazzi, il giorno successivo e a quasi 24 ore dal momento della morte. Sul posto arrivano i Carabinieri che evidenziano due fori da proiettile all’altezza dei vetri della fiancata destra , due su quelli di sinistra ed uno, che ha trapassato la parte in lamiera della carrozzeria del lato sinistro. Tuti i colpi sono in entrata. I bossoli recuperati sono solamente quattro: uno all’esterno nei pressi della ruota posteriore sinistra, uno all’altezza del lato destro della cabina anteriore e due all’interno della cabina posteriore. Tutti hanno la lettera H impressa sul fondello e sono stati sparati da una calibro 22 l.r. I due sportelli della cabina di guida sono chiusi, il portellone di ingresso alla cabina posteriore semiaperto o accostato. Sul retro, all’altezza della marmitta, un’evidente macchia ematica macchia il terreno. A poca distanza dal furgone, pagine strappate dalla rivista pornografica Golden Gay, a carattere omo/bisessuale, lasciate con ogni probabilità da pochi giorni visto lo stato di conservazione non ancora alterato né dalla vegetazione né dall’umidità di settembre. Il duplice omicidio di due ragazzi entrambi di sesso maschile non rientra nelle sue abitudini, ma la firma lasciata dalla pistola e dai proiettili non lascia dubbi, il mostro di Firenze è tornato a colpire. Una domanda deve essere posta a questo punto al lettore: perché di venerdì, perché, non come di consuetudine, in un giorno prefestivo? Chiaro che la risposta non può essere certezza, ma proviamo a ragionare. Sappiamo che il giorno 8 settembre Mayer e Rusch vengono avvistati sulla piazzola degli Scopeti (combinazione eclatante per noi che sappiamo ciò che avverrà nella stessa piazzola l’8 settembre di due anni più tardi sempre ad altri due stranieri accampati), probabilmente vengono fatti allontanare da qualcuno e arrivano nella giornata del 9 a Giogoli. Qui, la testimonianza del signor Pratesi: prima dell’arrivo dei due tedeschi un uomo alto circa 170 cm, con capelli scuri tirati all’indietro ed una maglietta a strisce bianche e blu, sostava in piedi sulla piazzola, con la schiena ricurva in atteggiamento da osservatore e con lo sguardo rivolto verso il campo che collega Via di Giogoli a Via del Vingone. Durante il sopralluogo eseguito dopo il ritrovamento dei cadaveri, gli investigatori noteranno come un’altra anomalia contraddistingua questo delitto. L’assassino per la prima volta utilizza due differenti tipi di munizioni, a piombo nudo e ramati, per commettere lo stesso omicidio. I proiettili ramati, posti con ogni probabilità in cima alla pila del caricatore, vengono utilizzati qualora si voglia penetrare materiali più solidi o a maggiore distanza mentre quelli a piombo nudo sono più adatti per colpi prossimi e diretti con basse penetrazioni all’interno del materiale da raggiungere. Verranno repertate, inoltre, alcune pagine volutamente sfrangiate con una lama, della rivista Golden Gay ritrovate in ottimo stato di conservazione della carta, a pochi metri dal luogo del delitto. Ma di cosa parla in generale Golden Gay? Un tribunale segreto dichiara e riconosce alcune persone come colpevoli di pregiudizio nei confronti degli omosessuali e delega ad un gruppo di agenti segreti, i Golden Gay, di rendere giustizia alle innocenti vittime di omofobia. “I super eroi” puniscono tutti coloro che in qualche maniera si rendono colpevoli di discriminazione e al tempo stesso rivalutano la personalità delle loro vittime. Nello specifico quel numero ritrovato a Giogoli trattava di un’ingiusta persecuzione di un omosessuale accusato di omicidio. Fatto questo ragionamento e provando a tentare un’interpretazione dei fatti, tutto il materiale in nostro possesso ci porta a credere che non sia molto perseguibile la strada ufficiale che vorrebbe il mostro in errore di valutazione. Non crediamo che avesse scambiato uno dei due ragazzi per una donna, non crediamo che la rivista Golden Gay testimoni solamente la presenza abituale di guardoni, non valutiamo casuale la caratteristica delle munizioni ed il posizionamento del furgone nella piazzola degli Scopeti il giorno 8 settembre. Molto più semplice, per noi, considerare Giogoli come un atto rappresentante una sfumatura umana dell’assassino che deve e vuole colpire per riappropriarsi del proprio ruolo. Il mostro uccide e lascia una piccola confessione della sua personalità; lo fa di venerdì, non può aspettare il sabato, non può farsi sfuggire nuovamente quel furgone Volkswagen, non vuol perdere di vista quei due ragazzi stranieri. Perizie successive al delitto cercheranno ancora una volta di disegnare fisicamente un identikit del mostro basandosi su certezze, a nostro avviso, alquanto azzardate. Visto il livello da terra dei finestrini del furgone, si stabilisce che l’assassino non può avere un’altezza inferiore al metro e ottanta centimetri. Non si considera la condizione del terreno della piazzola, non si considera la distanza di eventuali alberi dal furgone, non si considerano le capacità di un uomo che sa muoversi perfettamente nei boschi e nel buio. Al di là di questo, per capire cosa accadde nei mesi successivi al duplice omicidio di Giogoli, vi consigliamo nuovamente di ritornare al racconto di Signa  ed al racconto di Villacidro. Facciamo comunque un breve riepilogo: I due ragazzi tedeschi sono morti da due giorni ed una chiamata anonima avverte i carabinieri che Antonio Vinci, figlio di Salvatore Vinci e nipote di Francesco, detiene presso la propria abitazione una gran quantità di armi. Scatta la perquisizione che non porta a nulla se non a raccogliere e verificare gli alibi del giovane Vinci per la notte in cui è stato commesso il duplice omicidio di Giogoli. Sempre l’11 settembre ricevettero una visita da parte dei carabinieri anche Salvatore e Giovanni Vinci. Alla richiesta di alibi Salvatore dichiarerà: “…Nel pomeriggio e nella serata di venerdì 9 corrente sono stato sempre in casa ad eccezione di un’uscita che ho fatto per un intervento in Via della Chiesa, 42, ciò verso le ore 16:00. (Salvatore Vinci è titolare della ditta Pronto Intervento Casa ed esegue prestazioni di vario genere presso i titolari delle abitazioni che lo contattano telefonicamente. Si tratta di manutenzioni ordinarie e straordinarie di piccola entità, n.d.a) Successivamente alle ore 19:30/20:00 ho accompagnato a Prato la signora Antonietta, la quale esegue le pulizie a casa. Da Prato sono tornato verso le 21:00 e quindi non sono più uscito. Ieri, 10 corrente, sono uscito di casa alle ore 8:00 e sono andato a prendere Antonietta…” Da verifiche effettuate successivamente si appurò che Salvatore aveva fornito come alibi quello di una prostituta di nome Luisa Meoni di cui torneremo a parlare più nel dettaglio quando arriveremo cronologicamente agli ultimi mesi del 1984. Facile è comprendere come le indagine girino attorno alla famiglia Vinci e come il duplice omicidio del 1968 venga considerato la chiave di volta dell’intera inchiesta. Francesco Vinci continua a rimanere in carcere pur essendo evidente la sua estraneità ai fatti collegati all’omicidio dei due tedeschi e di fronte all’ennesimo confronto con il giudice istruttore Rotella, che cercava di capire se esistessero legami di parentela tali da indurre qualcun altro a commettere un nuovo duplice omicidio pur di vederlo scarcerato, continua a dichiararsi innocente non capendo perché Stefano Mele insista con le proprie dichiarazioni. Nel frattempo Della Monica e Vigna firmano un mandato di cattura per Antonio Vinci che, pur essendo uscito incolume da una perquisizione domiciliare, si sarebbe fatto cogliere in flagranza di reato mentre trasportava una valigia piena di armi non denunciate. Il giovane Vinci si giustificherà dicendo che le armi non erano di sua proprietà, ma che le aveva solamente trovate casualmente ed aveva deciso di farci un po’ di soldi nel rivenderle; giustificazione accettata dalla corte che settimane più tardi lo processerà dichiarandolo estraneo ai fatti. Ma non è questo il punto, la cosa importante sta nel fatto che la procura si muove sulla pista sarda e vuol vedere le differenti reazioni dei vari protagonisti una volta reclusi in carcere; ciò che interessava agli inquirenti era mantenere agli arresti Francesco e contestualmente trovare un motivo per arrestare anche il nipote Antonio. Mentre Francesco e l’amato nipote Antonio sono entrambi reclusi, con la speranza che prima o poi cedano raccontando qualche verità, Stefano Mele, altro elemento chiave della vicenda, viene nuovamente convocato dagli inquirenti nel mese di gennaio del 1984. E’ in uno di questi confronti che Stefano Mele in buona sostanza ritratterà su Francesco Vinci ammettendo di non ricordare più nulla di quella sera del 1968. A questo punto gli inquirenti provano a cambiare strada e interrogano il fratello di Stefano Mele, Giovanni. L’interrogatorio scatta a seguito di alcune segnalazioni relative a strani comportamenti tenuti da Giovanni con alcune donne, in particolare con una tal Jolanda che riferisce ai carabinieri di come il Mele ami fare l’amore in auto nei pressi di un cimitero abbandonato, di sapere che è in possesso di un grosso coltello e di come si vanti delle grandi dimensioni del proprio pene. Il 24 gennaio fu eseguita una perquisizione a casa di Giovanni Mele, che dalla morte della sorella Antonietta condivideva con il cognato Piero Mucciarini. Furono trovate corde, riviste pornografiche, lame di varie dimensioni tra cui due bisturi e piantine delle colline fiorentine con zone contrassegnate e appunti del tipo “1 dicembre, luna piena, giorno favorevole”. Contestualmente fu sequestrato al fratello Stefano un biglietto stropicciato da lui conservato nel portafoglio con la scritta: “RIFERIMENTO DI NATALE RiguaRDO LO ZIO PIETO Che avesti FATO il nome doppo SCONTATA LA PENA come RisuLTA DA ESAME Ballistico dei colpi sparati”. Fu chiesto a Stefano Mele chi avesse scritto quel biglietto. “Il biglietto l’ha scritto mio fratello….quella notte con me erano tutti e due, mio fratello Giovanni e Piero…..E’ vero che il bambino vide il Mucciarini sul luogo del delitto….Dopo il delitto gli altri due se ne tornarono con la macchina, io invece accompagnai il bambino…” Il 25 gennaio 1984, in sede di conferenza stampa, gli inquirenti annunciarono l’imminente scarcerazione di Francesco Vinci (imminente, ma non immediata) ed il mandato di cattura per Giovanni Mele e per il senese Piero Mucciarini accusati di essere gli autori del duplice omicidio del 1968 e sospettati di tutti gli altri duplici omicidi attribuiti al mostro di Firenze. Sono in ordine il quarto e quinto “mostro” ad essere sbattuti in prima pagina e mentre il giudice Rotella dichiarava che i fiorentini avrebbero potuto dormire sonni tranquilli, dal secondo piano del tribunale di Piazza San Firenze il Procuratore Carabba lo smentiva con un invito ai giovani a stare attenti a non prendersi colpi di fresco la sera in campagna. La spaccatura tra gli uffici del Giudice Istruttore e quelli dei Sostituti Procuratori stava mostrando i primi segni di scarsa reciproca tolleranza. Le prime rotture si sarebbero trasformate in faglie non risanabili negli anni a seguire e quelle stesse crepe sarebbero divenute voragini dove far precipitare, senza alcun motivo, tutto l’impianto investigativo sulla pista sarda. Sospendiamo il racconto che è pieno inverno e con tre persone, legate al delitto del 1968, in carcere. Nella prossima puntata vi racconteremo di alcune strane morti che colpirono Firenze proprio tra il 1983 ed il 1984. Nel frattempo ci apprestiamo a fare l’ennesimo spostamento tra le colline fiorentine. Torniamo nel Mugello, dopo la prima sosta del 1974, con un viaggio lungo 10 mesi , 52 chilometri e la sensazione di essere in procinto di raccontare il momento più orrendo di tutta questa vicenda, l’apice di una follia ormai inarrestabile.

Andrea Ceccherini

(ANDREA CECCHERINI NON E' IL PERSONAGGIO DEL VIDEO)

Fonte: https://www.sienanews.it/in-evidenza/9-settembre-1983-giogoli-il-fiume-labbandono-il-mostro-che-uccide-ancora/ 

RUSCH E MAYER

IL FURGONE VOLKSWAGEN DI RUSCH-E-MAYER

LA PIAZZOLA DI VIA DEI GIOGOLI LUOGO DEL DELITTO

ITALIA-CINA

ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!