I giornalisti in Libia hanno più paura dei servizi segreti e dei mercenari assoldati dai paesi della NATO che dei soldati di Gheddafi. Questa è la guerra delle falsità mediatiche!
I Leader mondiali mettono a disposizione miliardi di dollari per la ricostruzione, Muammar Gheddafi incita ancora una volta i suoi sostenitori a lottare. “Non riuscirete a estrarre il petrolio per la vostra popolazione. Non permetteremo che questo avvenga. Noi siamo il leoni del nostro deserto, voi non riuscirete ad avere i nostri giacimenti e i nostri porti petroliferi!" – Ha detto Gheddafi parlando da una località segreta in un messaggio diffuso da una tv satellitare.
Messaggio che il Colonnello ha rivolto a chi cerca di accaparrarsi la leadership energetica in Libia, per la quale si sta giocando una partita importante, in particolare tra Total ed Eni, che è stato il primo operatore petrolifero straniero presente in Libia fino allo scoppio del conflitto.
Il rinvio di una settimana dell’ultimatum per la resa delle truppe asserragliate a Sirte è il segno che i nuovi governanti della Libia intendono evitare il più possibile il riaccendersi del conflitto armato e favorire il ritorno alla normalità.
Con lo sblocco di oltre 10 miliardi di euro del vecchio regime, stabilito giovedì dalla Conferenza di Parigi, ora il Consiglio nazionale di transizione non ha più scuse per iniziare a governare, secondo quanto affermato, in privato, da un dirigente dello stesso Cnt.
Il Consiglio ha annunciato la formazione di un’assemblea costituente entro otto mesi e lo svolgimento di elezioni presidenziali e legislative nella primavera del 2013.
Essenziale per il ritorno alla normalità anche delle attività economiche del Paese è la ripresa a pieno regime della filiera petrolifera. Almeno 5 compagnie internazionali hanno inviato dirigenti e tecnici per rilanciare la produzione di idrocarburi. Tra queste compagnie c‘è l’italiana Eni, il cui amministratore delegato Paolo Scaroni si è recato questa settimana a Bengasi.
Protagonista della battaglia di Tripoli, nemico storico di Muammar Gheddafi, il comandante Abdel Hakim Belhaj inquieta e intriga per il passato oscuro e in odore di Jihad. Incerta persino la sua età, sui 45 anni.
Oggi salito ai vertici del Consiglio nazionale di transizione, ieri co-fondatore del Gruppo islamico combattente in Libia che tentò di rovesciare il colonnello e instaurare uno stato islamico.
A fine anni novanta è nei campi di addestramento in Afghanistan, dove partecipa alla guerra contro i sovietici.
Arrestato in Asia dalla Cia, è estradato in Libia: finisce in carcere dove nel 2009 rinuncia alla violenza.
Ma tra gli esuli libici c‘è chi lo accusa di legami con al-Quaeda che, dicono, controlla le armi dei ribelli, a dare peso alla tesi lanciata per primo dal rais e corpo alle paure dell’occidente.
‘Continuate a combattere anche se non sentite la mia voce. Non ci arrenderemo mai, non siamo donne’. Gheddafi incita a combattere quei pochi che gli sono rimasti fedeli.
Non si sa dove sia nascosto il Colonnello. Il Consiglio nazionale di transazione libico (Cnt) dice che il suo nuovo rifugio è a Bani Walid (sudest di Tripoli). E giù bombe e attacchi a Bani Walid.
L’altro giorno si diceva che Gheddafi fosse a Sirte. E giù bombe e attacchi a sirte. Intanto Gheddafi avrebbe cercato rifugio in Algeria insieme ai suoi familiari, ma avrebbe trovato le porte chiuse. Lo riferiscono fonti vicine alla presidenza di Algeri, citate dal quotidiano al-Watan. ‘Gheddafi ha provato a contattare per telefono il presidente Abdelaziz Bouteflika, ma egli ha rifiutato di parlargli’.
Anche l’Algeria, nonostante il Cnt l’abbia accusata di aver ospitato sul suo territorio il leader libico Gheddafi e la sua famiglia, è pronta a riconoscere il consiglio nazionale non appena verrà formato un governo. ‘Il Cnt annuncia un nuovo governo rappresentativo di tutte le regioni del paese. Una volta che l’avrà fatto, lo riconosceremo‘, ha dichiarato il Ministro degli Esteri algerino Mourad Medelci.
Insomma, sono ormai più di cinquanta gli stati che hanno riconosciuto la legittimità del consiglio nazionale transitorio libico.
Per evitare altri massacri da ambo le parti, il Consiglio nazionale transitorio degli insorti ha invitato alla resa i cosiddetti Lealisti, cioè i fedelissimi di Gheddafi: ‘Abbiamo dato un termine fino a sabato a Sirte e alle altre città fedeli a Gheddafi perchè si arrendano’. Così ha detto il presidente del CNT, Mustafa Abdel Jalil nel corso di una conferenza stampa a Bengasi.
La posizione dell’Algeria è a questo punto ambigua: Gheddafi potrebbe cadere da un momento all’altro e l’aiuto fornito dall’Algeria alla famiglia del rais potrebbe causare un incidente diplomatico col nuovo governo libico. Anche perché dopo la guerra ci sarà quasi certamente un processo e la famiglia Gheddafi sarà chiamata alla sbarra, o da un tribunale libico o da un tribunale internazionale. L’Algeria lascerà andare la famiglia Gheddafi che ufficialmente ha accolto per ‘motivi umanitari’?
‘Continuate a combattere anche se non sentite la mia voce. Non ci arrenderemo mai, non siamo donne’. Gheddafi incita a combattere quei pochi che gli sono rimasti fedeli.
Non si sa dove sia nascosto il Colonnello. Il Consiglio nazionale di transazione libico (Cnt) dice che il suo nuovo rifugio è a Bani Walid (sudest di Tripoli). E giù bombe e attacchi a Bani Walid.
L’altro giorno si diceva che Gheddafi fosse a Sirte. E giù bombe e attacchi a sirte. Intanto Gheddafi avrebbe cercato rifugio in Algeria insieme ai suoi familiari, ma avrebbe trovato le porte chiuse. Lo riferiscono fonti vicine alla presidenza di Algeri, citate dal quotidiano al-Watan. ‘Gheddafi ha provato a contattare per telefono il presidente Abdelaziz Bouteflika, ma egli ha rifiutato di parlargli’.
1 Settembre 2011 – Anche Russia e Algeria riconoscono il Consiglio Nazionale Transitorio!
Quando manca poco all’inizio dell’apertura della Conferenza Internazionale degli Amici della Libia a Parigi, anche la Russia ha deciso di riconoscere il Cnt, il Consiglio nazionale transitorio, ossia il governo dei ribelli che, ad oggi, è la sola autorità politica legittima e operativa in Libia. Mosca, inoltre, ha anche espresso la speranza che gli accordi bilaterali con il paese nord africano stipulati in precedenza restino in vigore. Anche l’Algeria, nonostante il Cnt l’abbia accusata di aver ospitato sul suo territorio il leader libico Gheddafi e la sua famiglia, è pronta a riconoscere il consiglio nazionale non appena verrà formato un governo. ‘Il Cnt annuncia un nuovo governo rappresentativo di tutte le regioni del paese. Una volta che l’avrà fatto, lo riconosceremo‘, ha dichiarato il Ministro degli Esteri algerino Mourad Medelci.
Insomma, sono ormai più di cinquanta gli stati che hanno riconosciuto la legittimità del consiglio nazionale transitorio libico.
31 Agosto 2011 – Sono 50 mila i morti dall’inizio della guerra!
La guerra civile in Libia, pare, è arrivata agli sgoccioli. E allora si iniziano a tirare le somme di questo bagno di sangue. In 6 mesi di conflitto le vittime sono state circa 50 mila.Per evitare altri massacri da ambo le parti, il Consiglio nazionale transitorio degli insorti ha invitato alla resa i cosiddetti Lealisti, cioè i fedelissimi di Gheddafi: ‘Abbiamo dato un termine fino a sabato a Sirte e alle altre città fedeli a Gheddafi perchè si arrendano’. Così ha detto il presidente del CNT, Mustafa Abdel Jalil nel corso di una conferenza stampa a Bengasi.
La famiglia Gheddafi in Algeria
Ieri Aisha Gheddafi, unica figlia del Colonnello, ha partorito una bambina in Algeria. Quasi tutta la famiglia Gheddafi si trova in Algeria da qualche giorno.La posizione dell’Algeria è a questo punto ambigua: Gheddafi potrebbe cadere da un momento all’altro e l’aiuto fornito dall’Algeria alla famiglia del rais potrebbe causare un incidente diplomatico col nuovo governo libico. Anche perché dopo la guerra ci sarà quasi certamente un processo e la famiglia Gheddafi sarà chiamata alla sbarra, o da un tribunale libico o da un tribunale internazionale. L’Algeria lascerà andare la famiglia Gheddafi che ufficialmente ha accolto per ‘motivi umanitari’?
Reazioni in Africa
Il resto dell’Africa come reagirà alla caduta di Gheddafi? La Libia è stata finora una sorta di benefattrice nell’ambito dell’Unione Africana. La Libia da sola versava il 15% del totale delle entrate dell’Unione, un’enormità paragonato a quanto versavano gli altri stati membri. E sempre il petrolio libico ha salvato dalla bancarotta diversi stati africani, creando così alleanze politiche di ferro. Come cambieranno glie equilibri ora che Gheddafi è stretto in un angolo e il suo tempo è agli sgoccioli?
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