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lunedì 30 luglio 2012

La versione di Gorbaciov sulla sua carriera politica e sul suo ruolo attivo e determinante per il crollo definitivo dell'Unione Sovietica: è stato premio nobel per la Pace a Oslo nel 1990 (anche Adolf Hitler fu nominato uomo dell'anno dalla celebre rivista TIME nel 1938) ma il traditore del PCUS, dell'URSS e dei suoi stessi ideali, sempre in contraddizione con se stesso e con la sua ideologia, dovrebbe essere incriminato al tribunale dell'Aja per aver commesso e soprattutto istigato gravi crimini contro l'umanità! Perchè con il suo agire politico da doppio giochista prezzolato forse dalla CIA Americana di Ronald Regan e dal Governo Britannico della Leader di ferro Margaret Thatcher, ha causato la disfatta economica di mezzo mondo ed ha scatenato infinite guerre civili che hanno causato centinaia di miliaia di morti innocenti, Gorbaciov come il Dalai Lama, criminali politici a piede libero!


La versione di Gorbaciov


Successi e rimpianti dell'ultimo Presidente dell'Urss e padre della perestrojka, a ventuno anni dal crollo dell'Unione Sovietica, LEGGETE ATTENTAMENTE LE GRANDI MENZOGNE DI QUESTO CRIMINALE POLITICO CHE DOVREBBE ESSERE PROCESSATO AL TRIBUNALE DELL'AJA INSIEME AL SUO "EX - ALLEATO - AMICO RADOVAN KHARADZIC COME MLADIC O IL DEFUNTO MILOSEVIC IN SERBIA DA LUI SOSTENUTO ALLA FINE DEGLI ANNI '80": Ultimo Presidente dell’Urss, Nobel per la pace, leader dell’Unione dei socialdemocratici: è il cursus honorum di Mikhail Gorbaciov. Nel 1985 avvia la perestrojka. Contribuisce alla fine della Guerra Fredda e alla caduta del muro di Berlino. Annuncia la Glasnost e riabilita le vittime dello stalinismo. Poi il crollo dell’Urss, di cui, oggi, si pente. L’Occidente lo adora, in Russia è malvisto. Tutto il mondo lo chiama Gorby.
Se potesse tornare indietro cosa farebbe di diverso?
Torno spesso con la mente al marzo del 1985 quando fu accettata la proposta della mia nomina a segretario generale. Non potevo certo rinunciare. E Raissa (Raissa Maksimovna Gorbaciova, sua moglie) era contraria. Mi chiese: Ne hai bisogno?. Non provava simpatie per la politica, ma mi amava. Così dissi a me stesso: se sei una persona seria, non devi dire di no. Avevo ben chiara la situazione del Paese. Non caddi giù dalle nuvole. Ero nel Partito da quando avevo quindici anni. Ero pure il più giovane membro del Politburo. Probabilmente agirei nello stesso modo e la mia scelta sarebbe la stessa di ventisette anni fa. Di sicuro cercherei di evitare gli errori di calcolo e le previsioni sbagliate che ho fatto. 
Cosa è stato di intralcio nella realizzazione dei suoi progetti politici?
Stavamo andando nella giusta direzione. Eravamo però in ritardo con la riforma del Partito che da promotore della perestrojka si trasformò nel suo freno. A dire il vero anche la nomenklatura non ci aiutò. A un certo punto capì che se le fosse sfuggito il controllo del Paese, sarebbe stata la fine del monopolio. Il Pcus non superò la prova democratica. E anche dopo il 1989 nelle libere elezioni i comunisti ricevettero quasi l’85 per cento dei voti. Il popolo non era contro i comunisti, tra i quali figuravano persone serie e brillanti. Molto spesso tuttavia erano i carrieristi con la tessera del Partito a occupare i posti più importanti. Sicuramente rimanemmo indietro anche con la riforma dell’Unione. Non ci passava nemmeno per la testa che tutto sarebbe finito. Eravamo sicuri che l’Urss fosse una roccia.
Cosa sarebbe diventata l’Urss se si fossero attuate le riforme?
Sarebbe stato un Paese libero e democratico. Guardi, qualsiasi cosa abbia intenzione di fare il nuovo potere si sta chiarendo che il via di tutto fu dato durante la perestrojka. Questo significa che i processi iniziati allora continuano. Se avessi io la possibilità di occuparmene allora lo farei in modo coerente, graduale e non tutto in fretta e furia come è nella nostra tradizione. Accettare la perestrojka in un Paese come il nostro è in generale un grosso rischio. E prendersi la responsabilità per cambiamenti simili è un fardello fuori dalla portata di chiunque.
Quando si sarebbe potuta riformare l’Unione per non farla crollare? Negli anni Ottanta questo punto non era forse già stato superato e la dissoluzione era inevitabile?
Dopo 30 anni di governo di Stalin, dopo che si era insediato il suo rigido meccanismo e un sistema economico-amministrativo totalitario, uscirne come l’araba fenice dalle ceneri o ribellarsi a esso era impossibile. Krusciov ci provò e fece alcune cose affinché iniziassimo a pensare in quale Paese vivevamo, ma ne pagò il prezzo. Ci allontanavano dall’eredità staliniana a fatica. La gente semplice non capiva e non accettava tutte queste rivelazioni sul "culto della personalità". E tutto il periodo di Brezhnev fu a suo modo un neostalinismo: un regime totalitario senza repressioni.
Nella sua vita professionale e politica quale fu il momento di massima tensione? Cosa pensa della decisione che prese in quel frangente?
Dall’inizio alla fine, posso dire di aver dato tutto me stesso nel lavoro. E altrettanto ho ricevuto in cambio. Questo impegno mi è costato molto caro, da tanti punti di vista. Non giocavo a golf. Tutto quello che era rimasto a me e Raissa era la nostra passeggiata giornaliera di sei chilometri. In qualunque momento della giornata. Persino di notte se tornavo tardi. Uscivamo di casa e c’incamminavamo. Lo abbiamo fatto per quasi quarant’anni. Di una cosa mi rammarico: non aver portato avanti le riforme fino alla fine. E, comunque, attraverso compromessi, complicate manovre, decisioni flessibili siamo riusciti a portare la società fino al punto in cui ritornare a un passato totalitario e sovietico non era più possibile. Questo, alla fine, è ciò che conta.
Qual è secondo lei il suo successo più importante?
Negli anni della perestrojka siamo riusciti a metterci sul cammino della libertà. E questo percorso resta ancora da completare.
Ha un motto?
Uno che valesse per tutta la vita non ce l’avevo.  Quando però c’era la perestrojka, mi ripetevo spesso: risolvi i problemi in modo democratico, senza spargere sangue. Attraverso compromessi, manovre complicate e decisioni flessibili siamo riusciti a portare la società fino al punto in cui ritornare a un passato totalitario non era più possibile. Questo è ciò che conta.

Questa intervista è stata pubblicata per la prima volta sulla rivista "Snob"
L'intervento è stato pubblicato sull'edizione cartacea di Russia Oggi

domenica 8 gennaio 2012

M. S. GORBACÉV: "L'OBIETTIVO DELLA MIA VITA È’ STATO ANNIENTARE IL COMUNISMO!" ("E' dall'interno che le fortezze si espugnano facilmente!" J. Stalin)

MOSCA - (FEDERAZIONE RUSSA) - L'obiettivo della mia vita è stato annientare il comunismo, la sua insopportabile dittatura sulla gente. Mia moglie mi ha pienamente appoggiato; lei ha capito tutto prima di me. Per raggiungere tale finalità ho approfittato della mia posizione nel Partito e nel paese. Mia moglie, in particolare, mi ha spronato a raggiungere posizioni sempre più elevate. Quando ho visitato l'Occidente, ho compreso che non avrei potuto rinunciare al mio obiettivo. A questo scopo ho dovuto sostituire l'intera direzione del PCUS e dell'URSS, così come le direzioni di tutti i paesi socialisti. Il mio ideale erano i governi dei paesi socialdemocratici. L'economia pianificata non permetteva di sviluppare il potenziale dei popoli dell'area socialista. Solo la graduale adozione dell'economia di mercato avrebbe potuto offrire ai nostri paesi l'opportunità di svilupparsi dinamicamente.
Ho trovato altri compagni disposti a realizzare questi obiettivi; tra loro, in particolare, A. N. Jakovlev ed E. A. Shevardnadze, persone eccezionali.
Il mondo senza il comunismo sarà più luminoso. Dopo il 2000 si entrerà in una fase di prosperità generalizzata. Tuttavia, esiste ancora una forza in grado di frenare il nostro movimento verso la pace e la creatività. Mi riferisco alla Cina.
Ho visitato quel Paese nel periodo delle grandi manifestazioni studentesche, quando sembrava che il comunismo stesse per cadere. Mi ero preparato a parlare davanti ai manifestanti in quella grande piazza, a esprimere loro la mia simpatia e il mio appoggio e a spronarli a continuare la lotta per affermare anche nel loro paese la perestrojka. La dirigenza cinese non solo non ha appoggiato il movimento studentesco, ma, reprimendo tanto duramente le manifestazioni, ha commesso un grave errore. Se in Cina si fosse avviata la fine del comunismo, per il mondo sarebbe oggi più facile muoversi lungo il cammino della concordia e della giustizia.
Era mia intenzione mantenere intatti i confini dell'URSS, ma sotto un nuovo nome che riflettesse l'essenza delle trasformazioni avvenute. Non ci sono riuscito. Eltsin aspirava morbosamente al potere senza avere la benché minima idea di che cosa significasse uno Stato democratico. Lui, in particolare, ha sgretolato l'URSS, trascinandola nel caos politico e nelle conseguenti difficoltà in cui versano oggi i popoli delle ex repubbliche sovietiche.
La Russia non può essere una grande potenza senza l'Ucraina, il Kazakistan e le Repubbliche del Caucaso. Ma questi Stati se ne sono andati per la propria strada, e un'unione formale non avrebbe senso perché condurrebbe al caos costituzionale. Gli Stati indipendenti possono unirsi solo sulla base di un'idea politica comune sull'economia di mercato, sulla democrazia e sui diritti uguali per tutti i popoli.
Quando Eltsin ha distrutto l'URSS, ho lasciato il Cremino, e qualche giornalista ha immaginato che piangessi per questo. Ma non ho affatto pianto, perché sono stato io a farla finita con il comunismo in Europa. Però bisogna farla finita con il comunismo anche in Asia, perché è l'ostacolo fondamentale lungo il cammino dell'umanità verso gli ideali di pace e concordia globale.
La disintegrazione dell'URSS non ha portato alcun vantaggio agli Stati Uniti. Adesso loro non hanno più un partner di riferimento nel mondo, come sarebbe stata un'URSS democratica. Io non sono riuscito a tenere unito il mio Paese. In mancanza di un partner paritario, gli Stati uniti hanno avuto la tentazione naturale di assumere il ruolo di unico Paese leader mondiale, il che può andare contro gli interessi di altri Stati, specialmente quelli più piccoli. Questo comporta molti pericoli, sia per gli Stati Uniti sia per il resto del mondo.
Il cammino dei popoli verso la vera libertà è lungo e difficile, ma sarà certamente coronato dal successo. Per conseguire tale successo, il mondo dovrà liberarsi dal comunismo.


(Discorso tenuto in un seminario dell'università statunitense della Turchia)


Pubblicato da Sovetskaja Rossija il 19 agosto 2000. Traduzione tratta da: Aberto Granado, Un gitano sedentario, Sperling & Kupfer Editori, Milano 2004, Pagg. 216-218

sabato 17 settembre 2011

Russia - Agosto 1991 - 2011: 20 anni fa il golpe che affondò l'Urss e causò disastri politici ed economici in tutta l'Europa dell'Est ed in mezzo Mondo!



Il colpo di stato sovietico del 1991 fu il tentativo di colpo di stato da parte di alcuni membri del governo sovietico di deporre il presidente Mikhail Gorbačëv e prendere il controllo della nazione. Il suo fallimento, e i risvolti politici che ne seguirono, segnarono la dissoluzione dell'Unione Sovietica.

Gli eventi

Nell'agosto 1991, dopo una trattativa di notevole complessità, il presidente sovietico Mikhail Sergeevič Gorbačëv si apprestava a siglare il nuovo patto federativo dell'Unione Sovietica che, di lì a poco, avrebbe mutato la propria denominazione ufficiale da Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche in quella, presumibilmente, di Unione delle Repubbliche Sovietiche Sovrane.
Dodici dei paesi già facenti parte dell'URSS erano prossimi alla firma, la Federazione Russa, l'Ucraina, la Bielorussia, la Moldavia, la Georgia, l'Armenia, l'Azerbaijan, il Kazakistan, il Turkmenistan, il Kirghizistan, l'Uzbekistan ed il Tagikistan. Solo si esclusero le Repubbliche Baltiche, ovvero, Lituania, Lettonia ed Estonia, che finalmente, dopo più di cinquant'anni, ebbero l'attesa possibilità di liberarsi dall' occupazione sovietica e di riconquistare una totale indipendenza dall' Unione.
D'altronde, pochi mesi prima, oltre il 70% dei cittadini sovietici chiamati alle urne, aveva espresso il proprio sostegno ad una rinnovata Unione. Il Segretario del PCUS, nonché Presidente dell'Unione Sovietica, aveva deciso di prepararsi al gravoso impegno riposandosi nella dacia presidenziale in Crimea.
Era il 19 agosto quando, su ordine di alti gradi del Partito, timorosi delle incombenti novità, Gorbačëv veniva trattenuto contro la sua volontà in Crimea, non potendo quindi recarsi alla sigla del nuovo accordo federativo: era l'inizio del tentativo di colpo di stato che, a dispetto delle intenzioni tanto degli autori, quanto delle vittime, avrebbe condotto ad un risultato impensabile fino a poco tempo prima: la dissoluzione dell'Unione Sovietica.
I golpisti erano personaggi di spicco della politica sovietica: il capo del KGB Vladimir Krjučkov, il ministro degli Interni Boris Pugo, il ministro della Difesa Dmitry Yazov, il vice-presidente dell'Urss Gennadij Janaev, il primo ministro Valentin Pavlov, il capo della segreteria di Gorbačëv, Valerij Boldin. Il loro intento era chiaro: preservare l'Unione dall'insorgere delle nazionalità, impedire un alleggerimento del potere centrale, preservare il primato del PCUS.
Il vice presidente Gennadij Janaev prese potere della televisione e della radio immediatamente dopo l'annuncio con gli altri leader del colpo di stato e rilasciò una debole denuncia del regime precedente, portando immediatamente a credere che egli non fosse l'uomo adatto a portare l'ordine pubblico ricercato disperatamente dagli insorti. Grandi dimostrazioni pubbliche contro i leader del colpo di stato ebbero luogo a Mosca e a Leningrado e le lealtà divise degli organismi di difesa e sicurezza fecero sì che le forze armate non attaccassero i dimostranti.
Il presidente della RSSF russa Boris Eltsin guidò la resistenza dalla Casa Bianca, l'edificio del parlamento russo. Dopo l'annuncio di Janaev, Eltsin denunciò vigorosamente il colpo di stato. Ad un certo punto, durante la dimostrazione, salì su un carro armato e, con un megafono, condannò la "junta". La forte presa di posizione di Eltsin contrastava nettamente con il debole comunicato di Janaev. Questa immagine, trasmessa dai telegiornali di tutte le televisioni mondiali, divenne una delle più durevoli di tutto il colpo e rafforzò enormemente la posizione di Eltsin. Un assalto all'edificio del parlamento programmato dal Gruppo Alfa, le forze speciali del KGB, fu annullato quando le truppe si rifiutarono unanimemente di eseguire l'ordine. Un'unità di carri armati disertò dalle forze del governo e si pose in difesa del parlamento con le armi puntate verso l'esterno.
Ci furono confronti armati nelle strade vicine, incluso uno in cui tre dimostranti furono accidentalmente feriti a morte dai carri armati, ma comunque la violenza fu sorprendentemente limitata. Il 21 agosto la grande maggioranza delle truppe spedite a Mosca si schierò apertamente con la resistenza e tolse l'assedio. Il golpe rovinò su sé stesso e Gorbačëv ritornò a Mosca sotto la protezione delle forze di Eltsin.
Una volta tornato a Mosca, Gorbačëv agì come se avesse dimenticato i cambiamenti occorsi nei tre giorni precedenti. Tornato al potere Gorbačëv promise di espellere dal Partito Comunista dell'Unione Sovietica i rivoltosi.

Fine del PCUS

Il 24 agosto Mikhail Gorbachev si dimise da Segretario Generale del PCUS. Vladimir Ivashko divenne Segretario Generale del PCUS fino al 29 agosto, giorno in cui si dimetteva. Lo stesso giorno il Presidente Boris Yeltsin, con proprio decreto N.83 transferiva gli archivi del PCUS alle autorità dell'archivio di Stato. Il 25 agosto Boris Yeltsin con proprio Decreto N.90 nazionalizzava le proprietà del PCUS in Russia (che includeva non solo le sedi di comitati di partito ma anche istituzioni educative, hotel, ecc.).
Il 6 novembre Boris Yeltsin con proprio Decreto n.169, metteva fine e proibiva l'attività del PCUS in Russia.

Data 19 - 21 agosto 1991
Luogo bandiera URSS
Esito Dissoluzione dell'Unione Sovietica
Schieramenti
Bandiera dell'URSS Comitato Statale per lo Stato di Emergenza Red Army flag.svg Armata Rossa
Emblema del KGB.png KGB
Partito Liberal-Democratico dell'Unione Sovietica[1]

Repubbliche sovietiche in appoggio al colpo:
bandiera RSS Bielorussa[2]
bandiera RSS Azera[2]
bandiera Transnistria[3] Appoggio internazionale Bandiera della Palestina Palestina[4][5]
Bandiera dell'Iraq Iraq[5]
Bandiera della Jugoslavia Jugoslavia[4]
Bandiera della Libia Libia[4][5]
Bandiera del Sudan Sudan[5]
bandiera Russia Manifestanti anticomunisti

Repubbliche ostili al colpo:[2]
bandiera Estonia
bandiera Lettonia
bandiera Lituania
bandiera RSS Moldava Appoggio internazionale: bandiera Stati Uniti d'America[4] Bandiera dell'Unione europea Unione europea[4]
Comandanti
Bandiera dell'URSS Gennadij Janaev
Bandiera dell'URSS Dimitrij Jazov
Bandiera dell'URSS Vladimir Kryuchkov
Bandiera dell'URSS Alexander Burak
Bandiera della Russia Boris El'cin
Bandiera della Russia Aleksandr Ruckoj
Bandiera della Russia Konstantin Kobets

Fonte: http://it.wikipedia.org/

19-20-21 Agosto 1991 - 2011: Russia, 20 anni fa il fallito golpe che portò al crollo dell'Unione Sovietica!

Mosca, 19 Agosto 1991 (Adnkronos) - La mattina di un Lunedi' di 20 anni fa, il mondo si sveglio' con un golpe in Urss. Una "dichiarazione della leadership sovietica" era stata diramata fin dalle 07.00 del mattino dalla radio e televisione sovietica. Tank, reparti di fanteria motorizzaata e reparti paramilitari si erano posizionati in punti strategici di Mosca. Il presidente sovietico Mikhail Gorbaciov e sua moglie Raissa erano stati arrestati nella dacia dove stavano trascorrendo le vacanze a Foros in Crimea. 
Il golpe era stato organizzato da un gruppo di falchi del Pcus decisi a fermare il corso della perestroika e la glasnost di Gorbaciov, che a loro avviso avrebbe portato alla dissoluuzione dell'Urss sulla spinta dei movimenti indipendentisti che stavano formandosi nelle repubbliche dell'Unione. Ma paradossalmente furono proprio gli eventi innescati dal golpe a segnare la fine dell'Unione Sovietica. Anima del colpo di Stato era il capo dei servizi segreti del Kgb, Vladimir Kryuchkov, ma del complotto facevano parte anche il vice presidente dell'Urss Gennady Yanayev, il primo ministro Valentin Pavlov, il ministro della Difesa Dmitri Yazov, il ministro degli Affari Interni Boris Pugo e il capo del Consiglio di Difesa Oleg Balaklanov.
I golpisti non avevano pero' previsto la pronta reazione del presidente della Russia, Boris Eltsin. Arrivato alle 09.00 del mattino di quel 19 Agosto davanti al parlamento russo, la Casa Bianca, Eltsin dichiaro' che era in atto un colpo di stato reazionario e ordino' alle forze armate di non parteciparvi. Gli abitanti di Mosca risposero all'appello e una folla di di persone comincio' a radunarsi attorno alla Casa Bianca erigendo barricate. Il pomeriggio del 20 Agosto, Kryuchkov, Yazov e Pugo ordinarono l'attacco al parlamento russo. Ma un primo gruppo di fanteria motorizzata fu bloccato dalle barricate erette in un tunnel e i reparti speciali non obbedirono agli ordini. A questo punto Yazov ordino' il ritiro delle truppe da Mosca.
Una delegazione dei golpisti si reco' a Foros per trattare con Gorbaciov, ma questi rifiuto' ogni accordo. Quando tornarono tutti a Mosca in aereo, compresi Gorbaciov e la moglie, alle prime ore del 22 Agosto, i golpisti vennero arrestati. Gli eventi avevano pero' cambiato i rapporti di forza fra Gorbaciov ed Eltsin, la cui foto in piedi su un carro armato aveva fatto il giro del mondo. Il golpe di fatto accelero' il processo di disgregazione dell'Urss, che fu ufficialmente sciolta il 26 Dicembre di quello stesso anno.
 
Fonte: http://www.adnkronos.com/


 
 

 

ITALIA-CINA

ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!