Visualizzazioni totali delle visite sul blog "Mitrokhin" dalla sua nascita: 08 Novembre 2007

Classifica settimanale delle news piu' lette sul blog Mitrokhin...

Cerca nel blog

Vota il mio blog...

siti migliori

Translator (Translate blog entries in your language!)

Post in evidenza

"I MIEI BRANI" 🎸🎶💞 TUTTI I VIDEO UFFICIALI DI TORRI CRISTIANO CANTAUTORE DI CARRARA (MS) - TOSCANA

TORRI CRISTIANO CANTAUTORE CANALE YOUTUBE DI CRISTIANO TORRI CANALE UFFICIALE DI TORRI CRISTIANO SU SPOTIFY PROFILO FACEBOOK DI TORRI CRISTI...

Visualizzazione post con etichetta Comunisti. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Comunisti. Mostra tutti i post

venerdì 8 aprile 2022

Soviet Army Parade 67 Anniversary Of October Revolution (07-11-84) Unione Sovietica: 11 Novembre 1984 - 67esimo anniversario della Rivoluzione Russa del 1917


 Documento storico Originale della TV SOVIETICA datato 1984 
(67esimo anniversario Rivoluzione Russa)
 

La rivoluzione russa (in russo: Великая русская революция, Velíkaja rússkaja revoljúcija, "Grande rivoluzione russa") è stato un evento sociopolitico, avvenuto in Russia nel 1917, che portò al rovesciamento dell'Impero russo e alla formazione inizialmente della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa e, nel 1922, in seguito alla guerra civile russa, dell'Unione Sovietica; fu un tentativo di applicazione delle teorie sociali ed economiche di Karl Marx e Friedrich Engels.

All'inizio del 1917 l'Impero russo, che da tre anni combatteva nella prima guerra mondiale come membro della Triplice intesa, era stremato: le perdite ammontavano a più di sei milioni tra morti, feriti e prigionieri e tranne alcune vittorie sul fronte austriaco, ormai vanificate dagli eventi, la Russia aveva subìto una grave serie di sconfitte che avevano comportato la perdita della Polonia, di una parte di Paesi baltici e dell'Ucraina, portando così il fronte all'interno dei suoi stessi confini, mentre le condizioni del popolo si aggravavano fortemente.

Il regime zarista, chiuso a riccio nella difesa del principio dell'autocrazia, aveva ormai perso del tutto il contatto con la realtà della Russia, al punto che anche molti degli elementi conservatori delle classi tradizionalmente alleate del regime stavano prendendo coscienza che solo un'uscita di scena dello zar Nicola II avrebbe permesso loro di mantenere il controllo dello Stato. A Pietrogrado scoppiò la rivolta con la rivoluzione di febbraio e il 2 marzo (calendario giuliano) Duma e soviet di operai e soldati si accordarono per la deposizione dello zar, e l'istituzione di un governo provvisorio formato da cadetti, menscevichi e socialisti rivoluzionari.

Si formò il governo provvisorio di Georgij Evgen'evič L'vov, che indusse Nicola II ad abdicare. Mentre lo zar e la sua famiglia venivano arrestati, nel Paese si formarono due poteri: quello del governo provvisorio, e quello dei Soviet, formato da delegati eletti compresi i bolscevichi. Contemporaneamente si diffuse in tutto il paese il disfattismo nazionale, segno della crescente stanchezza verso la guerra. Il leader bolscevico Lenin, tornato dall'esilio sostenne la necessità di trasformare la rivoluzione borghese di febbraio in Rivoluzione Proletaria, guidata dai Soviet e che mirava alla instaurazione di una società comunista. Nell'ottobre i bolscevichi occuparono i punti nevralgici della capitale dando vita alla rivoluzione d'ottobre.

La vittoria dei bolscevichi portò al rovesciamento del Governo provvisorio russo e alla nascita della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa, governata dal Consiglio dei commissari del popolo. Dal 1917 al 1921 esplose la guerra civile russa che avrebbe visto la vittoria dell'Armata Rossa (bolscevichi) sull'Armata Bianca (contro-rivoluzionari) e ciò portò nel 1922 all'istituzione dell'Unione Sovietica.

All'inizio del 1917, la Russia era un paese in preda ad una forte tensione sociale, causata dall'andamento della guerra.

Al fronte, infatti, le pesanti sconfitte, la perdita di milioni di uomini ed un sistema precario di rifornimenti avevano sostanzialmente depresso il morale dell'esercito, composto in gran parte da contadini che non desideravano null'altro se non tornare al proprio villaggio[6].

Oltre che per i soldati al fronte, le condizioni di vita erano difficili anche per la popolazione civile, in quanto la mobilitazione di grandi masse di contadini aveva drasticamente ridotto il numero di persone addette ai lavori agricoli e ciò aveva causato un crollo verticale della produzione cerealicola mentre nelle città, anche a causa dello stato disastroso in cui versava il sistema ferroviario, mancavano viveri e combustibile.

Le difficili situazioni economiche erano esacerbate dal collasso del potere esecutivo: con la partenza dello zar, Nicola II, che aveva l'obiettivo di condurre personalmente le campagne militari dal fronte, il governo, minato all'interno da continue lotte di potere, che avevano portato ad un continuo cambio di ministri, aveva perso ogni compattezza e la capacità di controllare il paese reale; ormai gran parte della gestione dei rifornimenti e della produzione era caduta sostanzialmente nelle mani di cooperative e sindacati[7].

Una prima scintilla fu l'anniversario della domenica di sangue del 1905, quando ancora una volta la polizia sparò sulla folla a San Pietroburgo, uccidendo diversi manifestanti[8]. Nonostante la riapertura della Duma, il 14 febbraio, dal 18 febbraio cominciarono scioperi nelle principali fabbriche della capitale Pietrogrado.

Nei giorni successivi al 23 febbraio venne proclamato uno sciopero generale, mentre le file dei manifestanti erano sempre più folte[9]. Nicola II sciolse la Duma ed ordinò di reprimere queste manifestazioni, opponendosi a qualsiasi concessione ai rivoltosi[10].

Arresto di alcuni poliziotti 
in abiti civili

Nei giorni seguenti la situazione precipitò: gran parte della guarnigione di Pietrogrado si unì agli scioperanti, distribuendo loro armi; la Duma, le cui sedute erano state sospese dallo zar, formò un comitato, che si riunì nel palazzo di Tauride, per cercare di costituire un governo maggiormente rappresentativo, mentre operai e soldati diedero vita al soviet[11]. Mentre a Pietrogrado i rivoltosi occupavano i principali luoghi di controllo, a Mosca scoppiò la rivolta, che portò in breve la città a cadere in mano agli insorti.

A questo punto la situazione era sostanzialmente decisa e compromessa per l'autocrazia: Nicola II fece un tentativo di concedere riforme, ma il 2 marzo il Comitato ed i soviet si accordarono per la deposizione dello zar e l'istituzione di un governo provvisorio, formato da rappresentanti dei cadetti, menscevichi e socialisti rivoluzionari, avente il seguente programma di governo: amnistia per i reati politici e religiosi; libertà di parola, di stampa, di associazione, di riunione e di sciopero; eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge senza limitazioni di condizione, di religione e di nazionalità; abolizione della polizia, sostituita dalla milizia popolare; convocazione di un'Assemblea costituente ed elezioni delle amministrazioni locali per voto universale, diretto, eguale e segreto; permanenza nella capitale delle guarnigioni rivoluzionarie; diritti civili garantiti ai militari compatibilmente con il servizio[12].

La notte successiva, Nicola II abdicò in favore del fratello, il granduca Michail, il quale, constatata l'impopolarità raggiunta dalla famiglia imperiale, rinunciò a salire sul trono, secondo un manifesto del governo provvisorio[13]. L'intera famiglia imperiale venne tratta in arresto, ponendo fine al regno della dinastia Romanov

I bolscevichi non avevano avuto un ruolo da protagonisti nella rivoluzione di febbraio; infatti, il partito, praticamente clandestino, benché avesse cinque rappresentanti alla Duma, era privo dei suoi dirigenti migliori, tutti rifugiati all'estero o prigionieri in Siberia. Anche nei soviet che si andavano ricostituendo in tutta la Russia, dopo l'esperienza del 1905, la maggioranza era quasi sempre costituita da menscevichi e socialisti rivoluzionari.

Non appena appreso dei fatti di febbraio, Lenin, capo del partito, che da alcuni anni si trovava in Svizzera, decise di tornare in Russia. Sia la Francia che il Regno Unito rifiutarono di concedergli il visto di transito per raggiungere la Svezia e di lì, attraverso la Finlandia, San Pietroburgo (Russia). Le potenze dell'Intesa sapevano infatti che uno degli obiettivi dei bolscevichi era l'immediata apertura di trattative con la Germania per giungere alla pace, mentre era loro interesse che la Russia continuasse ad impegnare sul fronte orientale parte dell'esercito tedesco.

Per gli stessi motivi la Germania concesse invece il permesso di transito. Lenin era perfettamente conscio che il tornare in patria attraverso la Germania lo avrebbe esposto all'accusa di essere un agente del nemico, ma, insieme a trenta altri esuli russi, decise comunque di tornare con il cosiddetto vagone piombato, ossia su una carrozza ferroviaria che aveva tre porte su quattro sigillate e il divieto di avere qualsiasi contatto con l'esterno.

Il 3 aprile Lenin arrivò alla stazione di Pietrogrado: ad attenderlo vi era una folla enorme, a riprova della rilevanza che le tesi dei bolscevichi cominciavano ad avere all'interno del movimento rivoluzionario. 

La rivoluzione d'ottobre è la fase finale e decisiva della Rivoluzione russa iniziata in Russia nel febbraio 1917 del calendario giuliano, che segnò dapprima il crollo dell'Impero russo e poi l'instaurazione della Russia sovietica.

Dopo il rovesciamento della monarchia, per alcuni mesi la Russia fu sconvolta da conflitti tra i partiti politici e dalla crescente disgregazione militare ed economica, e il Partito Operaio Socialdemocratico Russo (bolscevico) guidato da Lenin e Lev Trockij decise l'azione armata contro il debole governo provvisorio di Aleksandr Fëdorovič Kerenskij per assumere tutto il potere a nome dei Soviet degli operai, dei soldati e dei contadini.

L'insurrezione, avviata nella notte tra il 6 e il 7 novembre dell'odierno calendario gregoriano (24 e 25 ottobre del calendario giuliano) 1917 a Pietrogrado, si concluse con successo; i bolscevichi formarono un governo rivoluzionario presieduto da Lenin e furono in grado di estendere progressivamente il loro potere su gran parte dei territori del vecchio Impero zarista. La reazione armata delle forze controrivoluzionarie e l'intervento delle potenze straniere provocò l'inizio di una cruenta guerra civile che si concluse con la vittoria bolscevica tra il 1921 e il 1922.

La Rivoluzione d'ottobre diede quindi inizio alla difficile e contrastata costruzione del primo stato socialista della storia e segnò in modo determinante tutto il ventesimo secolo; l'esperimento di socialismo ugualitario e di comunismo nella tradizione teorica di Karl Marx e Lenin, in contrapposizione al modello di sviluppo sociale ed economico capitalistico, si è concluso con la dissoluzione dell'Unione Sovietica nel 1991 e il ritorno del capitalismo negli stati successori dello stato sovietico[1]

Fin da settembre Lenin e Trockij ritenevano indispensabile non perdere l'occasione rivoluzionaria che si era venuta a creare e insistettero per la sollevazione armata. Già decisa in linea teorica dal VI Congresso del partito a luglio, essa fu deliberata in concreto il 10 ottobre (23 del calendario gregoriano) dal Comitato centrale, con una votazione di 10 a 2 e con la ferma contrarietà di Lev Kamenev e Grigorij Zinov'ev.[16][17] La posizione di questi ultimi si fondava su una scarsa fiducia nella possibilità del successo e sul timore che tale azione avrebbe compromesso l'intera rivoluzione; essi ritenevano pertanto più opportuna una lunga opposizione nei Soviet e nella futura Assemblea costituente. La maggioranza replicava invece che le masse stesse si sarebbero rivolte contro i bolscevichi se questi avessero temporeggiato, e allo stesso tempo esprimevano la convinzione che la rivoluzione si sarebbe estesa a livello europeo garantendo il necessario sostegno all'insurrezione in Russia.[18]

Il 24 ottobre del calendario giuliano, mentre a Pietrogrado arrivavano i delegati del II Congresso dei Soviet, si attivarono i soldati, gli operai, che a differenza di febbraio erano armati e costituivano le cosiddette "Guardie rosse", i marinai della Flotta del Baltico.[19] Tra la notte seguente e il mattino del giorno 25[20] vennero occupati i punti chiave della città,[21][22] e fu conseguito un agevole successo militare.[19] Alle ore 10 Lenin, che con Trockij aveva avuto il ruolo principale nella direzione degli eventi, poté proclamare il rovesciamento del Governo e il passaggio del potere al Comitato militare rivoluzionario,[19] che due settimane prima era stato costituito in seno al Soviet di Pietrogrado per coordinare l'azione delle guarnigioni.[23] La sera gli insorti occuparono il Palazzo d'Inverno e arrestarono i ministri, mentre Kerenskij era già riuscito a lasciare la città.[24]

Lenin

Contemporaneamente si insediò presso l'Istituto Smol'nyj il Congresso dei Soviet, cui fu formalmente consegnato il potere conquistato con la rivoluzione. L'assemblea, dove siedevano 338 delegati bolscevichi su 648 complessivi, ratificò l'acquisizione del potere con una maggioranza dei tre quarti dei voti e fu così instaurato il nuovo Stato sovietico.[24] I lavori del Congresso furono abbandonati dalla maggioranza dei menscevichi e dei socialrivoluzionari, che tuttavia subirono la scissione della propria ala sinistra; essa continuò a partecipare ai lavori e vide propri rappresentanti entrare a far parte del nuovo Comitato esecutivo centrale panrusso, presieduto prima da Kamenev e poi da Sverdlov, ma non del Consiglio dei commissari del popolo (Sovnarkom), eletto la sera del 26 ottobre e composto di soli bolscevichi[25] guidati da Lenin.[26] Lo stesso giorno il Congresso aveva promulgato il decreto sulla terra e quello sulla pace:[27] il primo proclamava la confisca delle terre dei possidenti e la loro consegna ai comitati locali per la loro redistribuzione tra i contadini, mentre il secondo costituiva un appello a tutti i popoli belligeranti per una pace senza annessioni né indennità.[28]

La Rivoluzione si estese subito dopo a gran parte dei territori dell'ex Impero russo: i bolscevichi presero il controllo della maggioranza delle città della Russia europea in modo pacifico, mentre in alcune zone si ebbero accesi scontri con gli oppositori durati alcuni giorni, come a Mosca, o mesi, come in aree periferiche o in quelle abitate da minoranze nazionali quali i Cosacchi del Don e quelli del Kuban'.[29][30]

Fra i primi provvedimenti del nuovo governo ci furono la distribuzione della terra ai contadini, le restrizioni al commercio, il controllo operaio sulle industrie durato circa sei mesi, l'istituzione della Čeka e dei tribunali rivoluzionari[31]. Nei mesi successivi venne introdotto l'obbligo della consegna dei raccolti alle autorità, che determinò numerose rivolte[32]. La mancata estensione della rivoluzione ai Paesi europei complicò le trattative per l'uscita dalla guerra, che si conclusero nel marzo 1918 con la sottoscrizione della Pace di Brest-Litovsk con la Germania.[33][34] Le condizioni sfavorevoli a cui era stata costretta la Russia causarono l'abbandono del governo da parte dei socialrivoluzionari di sinistra,[35] che erano entrati a far parte del Sovnarkom in dicembre.[36][37]

In estate, mentre veniva ratificata dal V Congresso panrusso dei Soviet la Costituzione della RSFS Russa,[38] si ebbe proprio per mano dei socialrivoluzionari una serie di attentati terroristici, in uno dei quali venne gravemente ferito Lenin, cui il governo rispose con la proclamazione del cosiddetto "Terrore rosso"[39][40] e l'uccisione di un numero considerevole di oppositori politici di destra e di sinistra.[41] Intanto, con l'intervento delle potenze straniere in supporto delle realtà che internamente si opponevano al potere sovietico, già dalla primavera si era riacceso lo scontro militare.[42][43]

Mentre iniziava a divampare la guerra civile, che avrebbe provocato un grandissimo numero di morti, i bolscevichi vararono una serie di misure sociali ed economiche, come la nazionalizzazione su larga scala dell'industria e le requisizioni di grano dalle campagne, che sarebbero state definite "comunismo di guerra".[44][45] Fra il 1920 e il 1921, quando l'Armata Bianca veniva definitivamente sopravanzata, si concludeva la Guerra sovietico-polacca e venivano recuperate dai bolscevichi vaste zone dell'Asia Centrale, dell'Estremo Oriente e del Caucaso,[46] il Paese fu investito da una drammatica crisi economica e da gravi carestie che causarono circa 5 milioni di morti[47] e determinarono una serie di rivolte contro le politiche del comunismo di guerra;[48] tra queste, assunsero particolare rilievo quella della provincia di Tambov, dove per tutto il 1921 l'Armata Rossa fronteggiò migliaia di insorti, e quella di Kronštadt.[49]

Tale situazione portò, a partire dal 1921, alla revoca del comunismo di guerra e al lancio della Nuova Politica Economica (NEP), che avrebbe garantito il superamento della crisi e l'allentamento della tensione sociale.[50] Inoltre, il pericolo che il proletariato, provato dai grandi sforzi degli anni precedenti, soccombesse di fronte al ritorno delle forze capitaliste portò alla messa al bando delle altre organizzazioni politiche e al divieto di frazionismo nel partito bolscevico,[51][52] che limitò quella che fino ad allora era stata una vita interna intensamente democratica.[53][54]

In questo contesto vennero condotte le trattative per l'unificazione delle Repubbliche sovietiche Russa, Ucraina, Bielorussa e Transacaucasica e la creazione dell'Unione Sovietica, che venne ratificata il 30 dicembre 1922 dall'assemblea del I Congresso dei Soviet dell'URSS, riunitosi a Mosca.[55]

Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Rivoluzione_russa e https://it.wikipedia.org/wiki/Rivoluzione_d%27ottobre

 

 

 

lunedì 30 luglio 2012

La versione di Gorbaciov sulla sua carriera politica e sul suo ruolo attivo e determinante per il crollo definitivo dell'Unione Sovietica: è stato premio nobel per la Pace a Oslo nel 1990 (anche Adolf Hitler fu nominato uomo dell'anno dalla celebre rivista TIME nel 1938) ma il traditore del PCUS, dell'URSS e dei suoi stessi ideali, sempre in contraddizione con se stesso e con la sua ideologia, dovrebbe essere incriminato al tribunale dell'Aja per aver commesso e soprattutto istigato gravi crimini contro l'umanità! Perchè con il suo agire politico da doppio giochista prezzolato forse dalla CIA Americana di Ronald Regan e dal Governo Britannico della Leader di ferro Margaret Thatcher, ha causato la disfatta economica di mezzo mondo ed ha scatenato infinite guerre civili che hanno causato centinaia di miliaia di morti innocenti, Gorbaciov come il Dalai Lama, criminali politici a piede libero!


La versione di Gorbaciov


Successi e rimpianti dell'ultimo Presidente dell'Urss e padre della perestrojka, a ventuno anni dal crollo dell'Unione Sovietica, LEGGETE ATTENTAMENTE LE GRANDI MENZOGNE DI QUESTO CRIMINALE POLITICO CHE DOVREBBE ESSERE PROCESSATO AL TRIBUNALE DELL'AJA INSIEME AL SUO "EX - ALLEATO - AMICO RADOVAN KHARADZIC COME MLADIC O IL DEFUNTO MILOSEVIC IN SERBIA DA LUI SOSTENUTO ALLA FINE DEGLI ANNI '80": Ultimo Presidente dell’Urss, Nobel per la pace, leader dell’Unione dei socialdemocratici: è il cursus honorum di Mikhail Gorbaciov. Nel 1985 avvia la perestrojka. Contribuisce alla fine della Guerra Fredda e alla caduta del muro di Berlino. Annuncia la Glasnost e riabilita le vittime dello stalinismo. Poi il crollo dell’Urss, di cui, oggi, si pente. L’Occidente lo adora, in Russia è malvisto. Tutto il mondo lo chiama Gorby.
Se potesse tornare indietro cosa farebbe di diverso?
Torno spesso con la mente al marzo del 1985 quando fu accettata la proposta della mia nomina a segretario generale. Non potevo certo rinunciare. E Raissa (Raissa Maksimovna Gorbaciova, sua moglie) era contraria. Mi chiese: Ne hai bisogno?. Non provava simpatie per la politica, ma mi amava. Così dissi a me stesso: se sei una persona seria, non devi dire di no. Avevo ben chiara la situazione del Paese. Non caddi giù dalle nuvole. Ero nel Partito da quando avevo quindici anni. Ero pure il più giovane membro del Politburo. Probabilmente agirei nello stesso modo e la mia scelta sarebbe la stessa di ventisette anni fa. Di sicuro cercherei di evitare gli errori di calcolo e le previsioni sbagliate che ho fatto. 
Cosa è stato di intralcio nella realizzazione dei suoi progetti politici?
Stavamo andando nella giusta direzione. Eravamo però in ritardo con la riforma del Partito che da promotore della perestrojka si trasformò nel suo freno. A dire il vero anche la nomenklatura non ci aiutò. A un certo punto capì che se le fosse sfuggito il controllo del Paese, sarebbe stata la fine del monopolio. Il Pcus non superò la prova democratica. E anche dopo il 1989 nelle libere elezioni i comunisti ricevettero quasi l’85 per cento dei voti. Il popolo non era contro i comunisti, tra i quali figuravano persone serie e brillanti. Molto spesso tuttavia erano i carrieristi con la tessera del Partito a occupare i posti più importanti. Sicuramente rimanemmo indietro anche con la riforma dell’Unione. Non ci passava nemmeno per la testa che tutto sarebbe finito. Eravamo sicuri che l’Urss fosse una roccia.
Cosa sarebbe diventata l’Urss se si fossero attuate le riforme?
Sarebbe stato un Paese libero e democratico. Guardi, qualsiasi cosa abbia intenzione di fare il nuovo potere si sta chiarendo che il via di tutto fu dato durante la perestrojka. Questo significa che i processi iniziati allora continuano. Se avessi io la possibilità di occuparmene allora lo farei in modo coerente, graduale e non tutto in fretta e furia come è nella nostra tradizione. Accettare la perestrojka in un Paese come il nostro è in generale un grosso rischio. E prendersi la responsabilità per cambiamenti simili è un fardello fuori dalla portata di chiunque.
Quando si sarebbe potuta riformare l’Unione per non farla crollare? Negli anni Ottanta questo punto non era forse già stato superato e la dissoluzione era inevitabile?
Dopo 30 anni di governo di Stalin, dopo che si era insediato il suo rigido meccanismo e un sistema economico-amministrativo totalitario, uscirne come l’araba fenice dalle ceneri o ribellarsi a esso era impossibile. Krusciov ci provò e fece alcune cose affinché iniziassimo a pensare in quale Paese vivevamo, ma ne pagò il prezzo. Ci allontanavano dall’eredità staliniana a fatica. La gente semplice non capiva e non accettava tutte queste rivelazioni sul "culto della personalità". E tutto il periodo di Brezhnev fu a suo modo un neostalinismo: un regime totalitario senza repressioni.
Nella sua vita professionale e politica quale fu il momento di massima tensione? Cosa pensa della decisione che prese in quel frangente?
Dall’inizio alla fine, posso dire di aver dato tutto me stesso nel lavoro. E altrettanto ho ricevuto in cambio. Questo impegno mi è costato molto caro, da tanti punti di vista. Non giocavo a golf. Tutto quello che era rimasto a me e Raissa era la nostra passeggiata giornaliera di sei chilometri. In qualunque momento della giornata. Persino di notte se tornavo tardi. Uscivamo di casa e c’incamminavamo. Lo abbiamo fatto per quasi quarant’anni. Di una cosa mi rammarico: non aver portato avanti le riforme fino alla fine. E, comunque, attraverso compromessi, complicate manovre, decisioni flessibili siamo riusciti a portare la società fino al punto in cui ritornare a un passato totalitario e sovietico non era più possibile. Questo, alla fine, è ciò che conta.
Qual è secondo lei il suo successo più importante?
Negli anni della perestrojka siamo riusciti a metterci sul cammino della libertà. E questo percorso resta ancora da completare.
Ha un motto?
Uno che valesse per tutta la vita non ce l’avevo.  Quando però c’era la perestrojka, mi ripetevo spesso: risolvi i problemi in modo democratico, senza spargere sangue. Attraverso compromessi, manovre complicate e decisioni flessibili siamo riusciti a portare la società fino al punto in cui ritornare a un passato totalitario non era più possibile. Questo è ciò che conta.

Questa intervista è stata pubblicata per la prima volta sulla rivista "Snob"
L'intervento è stato pubblicato sull'edizione cartacea di Russia Oggi

sabato 20 giugno 2009

Il trasformismo e l'opportunismo politico del Partito Democratico ex Ulivo ex D.S. ex P.D.S. ex Partito Comunista Italiano (P.C.I.) ora P.D.

Sopra, Walter Veltroni ai giorni nostri,
ex-Leader del Partito Democratico,
nuovo elemento politico
riciclato trà le fila degli
ex-Diessini ed ex-Democristiani...
Fotografia d'archivio:
a sinistra Walter Veltroni e Achille Ochetto,
all'epoca potenti politici del P.C.I.
che dopo il 1989 decreteranno ufficialmente
la "morte" del Comunismo Italiano
distruggendo il loro stesso Partito per
costituirne uno nuovo "trasformato" e adattato
alle nuove esigenze di "Potere"!
Fotografia d'archivio:
Walter Veltroni quando era
un emergente e potente politico
del Partito Comunista Italiano (P.C.I.)
D'Alema e Veltroni ai giorni nostri:
Comunismo, Socialismo e Collettivismo
sono stati abbandonati in favore
del neo-Capitalismo e
del consociativismo politico...
Fotografia d'archivio:
Massimo D'Alema prima del 1989
e prima del crollo del Muro di Berlino,
quando ancora era un fervente Comunista
e quì sopra lo vediamo ripreso
con il Leader Maximo Cubano Fidel Castro...




domenica 8 giugno 2008

Dopo il Re arriva Mao - Grandi riforme sociali. Accordi con i capitalisti stranieri. Per creare un nuovo tipo di Comunismo. Parla il leader Nepalese!

KATHMANDU (NEPAL) - Il D-day è stato fissato. Il 28 maggio, a Kathmandu, si è riunita per la prima volta l'Assemblea costituente uscita dalle elezioni del 10 aprile scorso, vinte dagli ex guerriglieri maoisti. Da quella data è finita la secolare monarchia nepalese e il detestato re Gyanendra, salito al trono nel 2001 dopo l'omicidio del fratello, è stato formalmente destituito. Così, dopo dieci anni di guerra civile, un colpo di Stato, una rivoluzione di piazza e una difficilissima transizione verso la democrazia, il Nepal siè sbarazzato della sua testa coronata e diventando di fatto una Repubblica. Primo presidente del nuovo Stato, secondo quanto emerso dalle elezioni, è stato indicato nella figura di Pushpa Kamal Dahal detto Prachanda ('il fiero'), 54 anni, l'uomo che nel 1996 ha dato il via alla ribellione contadina, ha 'liberato' gradualmente i territori montuosi e rurali del Paese fino a costringere il re ad accettare libere elezioni. Che Prachanda ha poi vinto, conquistando la maggioranza dei seggi e preparandosi ora a costruire "il nuovo Nepal socialista". I ritratti di Prachanda, fino a due anni fa 'primula rossa' e super ricercato, ora sono appesi su tutti i muri del Paese. 'L'espresso' lo ha intervistato nella sua casa del quartiere Naia Bazar, a Kathmandu.
È davvero finita la monarchia in Nepal? I maoisti hanno vinto la loro guerra?
"Direi proprio di sì. è possibile che Gyanendra tenti qualche mossa disperata, ma ormai ha perso l'appoggio di Usa e India. Le elezioni hanno mostrato a tutti qual è la vera volontà popolare!"
La vostra vittoria ha sorpreso il mondo...
"Ha sorpreso solo quelli che non conoscevano le dinamiche sociali del Nepal. Noi ce l'aspettavamo. Gli analisti americani dicevano che non avremmo preso più del 15 per cento, ma avevano una visione molto superficiale di questo Paese. Ora sono serviti!"
Che ne sarà del re?
"Potrà vivere da libero cittadino in Nepal, se non tenterà alcun colpo di mano e non cercherà di fare politica. è un businessman, continuerà a farsi i suoi affari!"
E in Nepal che cosa succederà?
"Vorrei che la Costituente riuscisse a scrivere la nuova Carta entro un anno, trasformando il Nepal in una Repubblica federale e presidenziale!"
Di cui lei sarà a capo...
"Questo è quanto vuole il popolo, come è emerso dalle elezioni. Ma dovremo mediare anche con gli altri partiti: non abbiamo la maggioranza assoluta e ci avviamo verso un governo di coalizione!"
Il Nepal diventerà comunista?
"Sarà un Nepal democratico e multipartitico, che rispetterà ogni forma di libertà di stampa e di associazione. Cercheremo di costruire un nuovo modello di socialismo, molto diverso da quelli che hanno attraversato il XX secolo!"
Può descrivere questo nuovo modello?
"Delle libertà civili le ho già detto. Da un punto di vista economico puntiamo verso un sistema misto Stato-privati, in cui ogni forma di investimento e d'impresa sarà finalizzata al bene comune, non all'arricchimento industriale o finanziario dei privati. Faremo una graduale ma imponente riforma agraria. Svilupperemo il nostro grande potenziale idroelettrico. Collaboreremo con le imprese straniere che vorranno investire qui!"
Sembra semplicemente un programma socialdemocratico...
"Sbaglia. Le socialdemocrazie del XX secolo hanno finito per essere una versione soft del capitalismo, e non è questo che noi vogliamo. Noi stiamo facendo un esperimento pionieristico, non stiamo rimasticando le vecchie ideologie del XX secolo!"
In ogni caso ora avete accettato il sistema elettorale e parlamentare proprio delle democrazie occidentali....
"Crediamo nel multipartitismo, ma non pensiamo che la democrazia borghese sia un totem non migliorabile. Il parlamentarismo può essere utilmente intrecciato con altre forme di democrazia, anche mutuate dalle esperienze dei paesi socialisti del XX secolo. Il tutto per creare qualcosa di inedito, che vada oltre sia la dittatura del proletariato sia la democrazia borghese!"
E che cosa ci fanno i ritratti di Marx, di Lenin, di Mao e addirittura di Stalin nei vostri cortei?
"Il marxismo ci ha dato gli strumenti per capire le dinamiche socioeconomiche. Lenin e Mao sono i grandi rivoluzionari in cui affondiamo la nostra storia. Stalin ha sconfitto il nazifascismo. Ma sappiamo bene che questi riferimenti appartengono al passato, mentre oggi servono nuove analisi che interpretino la realtà planetaria del XXI secolo!"
C'è chi dice che pensate a un modello autoritario di 'capitalismo controllato dallo Stato' di tipo cinese...
"No, non vogliamo copiare nessuno. Abbiamo la pretesa di creare qualcosa di nuovo e di unico. Pensiamo che nel XXI secolo in tutto il mondo le forze di sinistra abbiano il compito di elaborare nuove analisi e prassi che si adattino alle realtà specifiche locali e ai grandi cambiamenti creati dal processo di globalizzazione!"
Ma nei paesi più ricchi, come quelli europei, la sinistra è quasi ovunque sconfitta, semiscomparsa o annacquata...
"Sì, ed è un processo molto interessante. In Sudamerica e in Asia meridionale le forze socialiste sono in crescita, mentre in Europa perdono. Il motivo è molto semplice: nei paesi più ricchi le contraddizioni del capitalismo sono come congelate, o almeno rallentate nei loro effetti, mentre nei paesi in via di sviluppo la globalizzazione ha portato a un'esplosione di queste contraddizioni. Ma sarebbe sbagliato pensare che le rivoluzioni socialiste siano rimaste un'esclusiva dei paesi più poveri. Al contrario, quando i paesi del Terzo mondo si saranno sviluppati - magari scegliendo forme legate a modelli socialisti - una nuova ondata di contraddizioni economiche investirà anche i paesi più ricchi provocando sommovimenti sociali oggi non immaginabili!"
Non pensa che, al contrario, il liberismo globalizzato finisca per investire anche l'Asia meridionale mandando in soffitta pure qui il socialismo?
"La globalizzazione è l'oggetto principale delle nostre analisi e dei nostri studi. Vede, il capitalismo nell'era di Internet non può avere le stesse risposte, da parte dei proletari e dei socialisti, che ha avuto il capitalismo industriale del XX scolo. Per questo dico che i comunisti, cioè coloro che credono nella possibilità di una società in cui non ci sia sfruttamento, devono evitare di commettere due errori uguali e contrari: da un lato riproporre modelli di socialismo vecchi, dall'altro arrendersi alla presunta ineluttabilità del liberismo. Chi crede nel socialismo oggi deve elaborare nuove risposte!"
Quali sono state le reazioni Usa alla vostra vittoria elettorale?
"Sono rimasti molto sorpresi, ma devono accettare il risultato delle urne. Non siamo più nel Cile del 1973. Per prima cosa, dovrebbero togliere il nostro partito dalla lista internazionale dei movimenti terroristici, cosa che non hanno ancora fatto. Comunque ho incontrato l'ambasciatrice Usa e stiamo parlandone!"
Stringerebbe la mano a George W. Bush?
"In un contesto diplomatico sì. Ma non mancherei certo di esporgli tutti i suoi sbagli!"
Fra poco in America cambierà presidente. Per chi fa il tifo?
"Non credo che ci saranno grandi cambiamenti, ma penso che avremmo più comprensione da parte di un presidente democratico!"
Obama o Hillary?
"Personalmente preferisco la Clinton. Forse perché noi comunisti nepalesi abbiamo lottato tanto per la crescita delle donne in politica e mi piacerebbe vedere una donna anche alla Casa Bianca!"
Prachanda, come vorrebbe essere ricordato dai posteri e dalla storia?
"Come un neocomunista non dogmatico che ha cercato di capire i cambiamenti del mondo per creare un nuovo e inedito modello di socialismo per il XXI secolo!"
Di Alessandro Gilioli
(Da l'Espresso)

sabato 26 aprile 2008

Pol Pot...chi era in breve l'uomo forte del Comunismo Camboggiano...il "massacratore" dei Camboggiani!

"La Repubblica.it"


In Italia non se ne sa molto, e può sembrare una provocazione - a chi non si rassegna a fare i conti con la storia - ricordare gli orrori delle degenerazioni del giacobinismo rivoluzionario in salsa comunista.
Anche per questo, vale forse la pena di un promemoria, appena accennato: anche per le pagine nere della sinistra vale il "non dimenticare".



(16 aprile 1998)




Prima intervista dopo 18 anni dell'ex leader cambogiano: "I morti sono stati solo poche centinaia di migliaia!"




Nell'incontro con il giornalista americano Nate Thayer ha riconosciuto "qualche errore". Ma ha anche giustificatoi massacri dei Khmer Rossi: "Non avevamo altra scelta!"



di ANTONIO SCUTERI




Quanto pesano sulla coscienza di un uomo due milioni di morti? Niente, se la coscienza è quella di Pol Pot. Almeno a dar retta a quanto lui stesso dichiara nella prima intervista rilasciata da 18 anni a questa parte. L'ex dittatore non è pentito, non avverte alcun rimorso per il genocidio ordinato durante il regime comunista dei Khmer Rossi da lui guidato tra il '75 e il '79."Io ero venuto per portare a compimento la lotta, non per uccidere la gente. Anche adesso, può vederlo. Sono forse una persona selvaggia? La mia coscienza è pulita", ha detto Pol Pot al giornalista statunitense Nate Thayer, corrispondente della "Far Eastern Economic Review" di Hong Kong, che lo ha incontrato as Anlong Veng, ultima roccaforte dei Khmer nel nord del paese asiatico.L'ex leader maoista, 69 anni, è "molto malato, forse prossimo alla morte", scrive Thayer, che già in luglio assieme al cameraman David McKaige era stato il primo straniero a vedere Pol Pot dopo la sua fuga nel '79 a seguito dell'invasione vietnamita della Cambogia.Inseguendo il disegno di trasformare il Paese in un paradiso agrario comunista "il nostro movimento ha commesso errori", ha riconosciuto Pol Pol, ma ha subito aggiunto: "Non avevamo altra scelta. Naturalmente dovevamo difenderci. I vietnamiti volevano assassinarmi perché sapevano che senza di me avrebbero potuto facilmente fagocitare la Cambogia".
L'ex comandante dei Khmer Rossi contesta le cifre dei massacri consumati nei campi di sterminio durante il suo governo. "Dire che milioni di persone morirono è troppo. Gran parte dei cambogiani di cui si attribuisce la morte a me sono stati in realtà uccisi dai vietnamiti", ha dichiarato Pol Pot. Il generale Ta Mok, sopranominato "il macellaio" per la ferocia dimostrata nella repressione durante il regime e pochi mesi fa ribellatosi contro Pol Pot, pure intervistato da Thayer ha concordato con il vecchio capo e ha sostenuto che le vittime non furono due milioni ma "centinaia di migliaia".Nell'intervista, Pol Pot parla anche dell'ultima feroce strage da lui ordinata, quella del suo parente ed ex ministro della Difesa dei Khmer rossi, Son Sen, accusato di tradimento e trucidato il 10 giugno scorso con i suoi 14 familiari, compresi i bambini. Ed è qui che l'anziano ex leader cambogiano ha mostrato l'unico segno di rimorso: "Non avevo dato l'ordine di uccidere quella gente, i bambini, i giovani. Per Son Sen e la sua famiglia, sì, sono addolorato. E' stato un errore mettere in atto quel piano", ha detto al microfono di Thayer.Pol Pot era rimasto alla guida dei Khmer rossi, che nel folto della giungla hanno continuato la guerriglia contro il governo, ma dopo l'eccidio di Son Sen e la sua famiglia è stato deposto da Ta Mok, arrestato, processato e condannato all'ergastolo. Vive in una capanna, con la moglie e una figlia di 12 anni. I Khmer rossi avevano avviato un trattativa con le autorità per consegnare Pol Pot in cambio di un'amnistia generale, ma l'accordo che pareva quasi fatto è finito nel nulla a causa del colpo di Stato con cui il 5 luglio il primo ministro ex comunista Hun Sen ha rovesciato l'altro premier, il monarchico Norodom Ranariddh, figlio di re Sihanouk. Dopo il golpe, i guerriglieri Khmer rossi si sono schierati a fianco delle milizie fedeli a Ranariddh, raggruppatesi nel nord del Paese sotto la pressione militare delle più numerose e armate truppe di Hun Sen.



(22 ottobre 1997)




Pol Pot Pseudonimo di Saloth Sar (provincia di Kompong Thom 1925 - confine con la Thailandia 1998), uomo politico cambogiano. Fondatore del Partito comunista cambogiano, nel 1963 organizzò le formazioni guerrigliere dei Khmer Rossi, per opporsi in seguito al governo filoamericano instaurato da Lon Nol (1970). Deposto Lon Nol nel 1975 e divenuto primo ministro, avviò un progetto di "rieducazione" della popolazione cambogiana, che prevedeva la sua deportazione in massa nelle campagne e il lavoro forzato nei campi. Nei tre anni successivi, il suo regime dittatoriale provocò la morte di quasi quattro milioni di persone, sfinite da un lavoro massacrante, dalle malattie e dalla fame, o uccise durante le repressioni .
Deposto nel gennaio 1979 dai vietnamiti che avevano invaso la Cambogia, Pol Pot riuscì a mantenere il controllo di alcune regioni del paese e a condurre sanguinose azioni di guerriglia contro il regime. Lasciato ufficialmente il comando dei Khmer Rossi nel 1985, continuò a vivere in clandestinità facendo perdere le sue tracce. Nel 1996 alcune fonti annunciarono la sua morte, ma il dittatore fece la sua ricomparsa nel 1997, quando venne usato dai guerriglieri khmer come merce di scambio con il nuovo regime, da essi ora appoggiato. Ricercato per essere sottoposto al giudizio di un tribunale internazionale per crimini contro l'umanità, nell'aprile del 1998 fonti cambogiane diedero notizia della sua morte, avvenuta in una località della giungla ai confini con la Thailandia, dove Pol Pot era tenuto prigioniero dai suoi ex seguaci.
Khmer Rossi Movimento rivoluzionario fondato in Cambogia nel 1963 da Pol Pot, inizialmente in opposizione al governo del principe regnante Norodom Sihanouk. I contendenti si allearono nel 1970, quando un colpo di stato portò al potere il governo filostatunitense di Lon Nol. Deposto Lon Nol nel 1975, Pol Pot venne nominato primo ministro (1976), dando vita a un regime di terrore inteso a rifondare l'intera società cambogiana su base comunista e contadina: le popolazioni delle città furono deportate nelle campagne, furono abolite la moneta e la proprietà, vietata la libera circolazione delle persone, soppressa l'educazione scolastica, se non quella impartita nei "campi di rieducazione" dove circa quattro milioni di persone (il 25% della popolazione) persero la vita.
Il crescere dei contrasti con il vicino Vietnam riunito sfociò nell'invasione della Cambogia nel 1977 da parte delle forze vietnamite, con i khmer rossi costretti a rifugiarsi nella regione di confine con la Thailandia. Il ritiro degli occupanti dieci anni dopo non riportò la pace, poiché Pol Pot, rifiutando di riconoscere i governi di ricostruzione nazionale allora formatisi, continuò con i suoi uomini a praticare una guerriglia finalizzata alla piena riconquista del potere.
Nemmeno gli sforzi delle forze di pace statunitensi inviate in Cambogia per tentare un inserimento dei khmer nel sistema politico cambogiano in occasione delle elezioni del 1993 ebbero successo, e i guerriglieri continuarono a combattere il governo legittimo, mantenendo sotto il proprio controllo il 10% del territorio nazionale, sebbene a partire dal 1994 fossero avviate trattative per una pacificazione che culminarono con l'amnistia concessa dal re nel settembre del 1996. Vari gruppi khmer già nel corso del 1997 accettarono di uscire dalla clandestinità per prendere parte attiva alla realtà politica del paese, rinnegando l'autorità di Pol Pot.




domenica 13 aprile 2008

La Democrazia dei Comunisti...

"GLI UOMINI COMINCIANO AD INVOCARE LA DEMOCRAZIA QUANDO NON S'INTENDONO FRA LORO SULLE QUESTIONI DI PRINCIPIO. QUANDO ESSI SONO D'ACCORDO SU TUTTA LA LINEA, NON SENTONO LA NECESSITA' DELLA DEMOCRAZIA, QUESTO E' OVVIO!" L.TROTZKY

In questo topic potrete leggere una delle massime di Trotzky sulla questione democratica del Comunismo e di questa sua massima lui stesso ne sarà vittima...in tutti i sensi!!! Il Comunismo ha sempre preteso l'unanimità plenaria dai propri "compagni" delle sue scelte, delle sue attività, della sua politica...sufficiente un minimo dissenso critico e subito il "compagno" viene emarginato, cacciato e bollato di alto tradimento alla causa!!! Così è stato per Trotzky, Kamenev, Zinovev, Kaganovic e tutti i vecchi bolscevichi che avevano contribuito alla costituzione dell'URSS e del PCUS...così è stato anche nel vecchio PCI Italiano, così è stato tra le fila delle BR, Lotta Continua, Potere Operaio e di tutti i movimenti dell'estrema sinistra comunista!!! E così è tutt'oggi tra i vari movimentini d'ispirazione comunista...compresi i loro forum dove addirittura si bannano tra "compagni" stessi solo per un diverbio su qualche concetto politico!!! La Democrazia Comunista in poche, semplici parole è: "O LA PENSI COME NOI...O NON LA PENSI COME NOI!!! SE NON LA PENSI COME NOI SEI FUORI...SEI NOSTRO NEMICO!!!" Concetto che vale anche per gli stessi Comunisti...dove nei loro partiti politici non si ammettono nemmeno le critiche costruttive!!! Questo è il loro vero concetto di Democrazia...
Alexander Mitrokhin

mercoledì 20 febbraio 2008

Dedicato a tutti gli ex-camerati di Alleanza Nazionale ed affini che per arrivismo ed affarismo hanno cambiato bandiera, hanno svenduto gli ideali!!!

LA BALLATA DEL COMPAGNO
"Compagni tutti uniti facciamo un girotondo mostriamo un po' alla gente com'è che state al mondo. Dei vostri casi strani qui vado a raccontare anche se do per certo di farvi un po' arrabbiare. Compagno proletario con cinque figli e moglie trent'anni fa ti dissero racconta le tue voglie Adesso che gli USA ci han dato le poltrone vedrai che presto o tardi diventerai il padrone Trent'anni son passati e qualcosa è andato storto e invece della casa ti regalano l'aborto e nella tua baracca tu resta a meditare a cosa ti è servito per quelli la votare. Compagno che ministro ti han fatto diventare perché a cambiar bandiera più degli altri ci sai fare per meglio ringraziare chi ti ha dato quel posto hai pensato ben di vendere la Patria sotto costo Sull'altipiano carsica l'Italia ha dato un fiore ma la democrazia gli ha tolto il Tricolore. Compagno ragazzino che urli in assemblea credendo di esser quello che pensa, che ha un'idea Di idee come le tue ne fabbrican milioni tanto san che ne trovano poi sempre gli strilloni. Sai vengon da lontano e per chi non le ha accettate rimangon solamente delle croci congelate. Compagno professore che leggi il Corrierone e ti tieni sotto l'ala gli amanti del bastone ci bastano le nonne per raccontar le fiabe ad inventar la storia proprio tu non sei capace. Se la bandiera rossa l'hai data anche agli Ittiti ti sei dimenticato di darla ora ai partiti. Compagna ragazzina che giochi alla guerriglia ma in fondo speri solo di metter su famiglia e se in mezzo al corteo tu inneggi al proletario tu speri di trovarlo bello, biondo e milionario, perché la cinquecento di un capo tornitore ti sembra che non valga la Ferrari del dottore E se per strada urli viva il lavoratore ti sembra poco fine abbracciare un muratore. Compagno cristianuccio che non perdi una messa non hai ancora scelto il paradiso che ti spetta non sai se è meglio quello creato dal Signore o quello che promise delle foibe il fondatore Perciò per non sbagliare ti sei fatto ciellino e ti tieni ben in caldo Gesù Cristo e l'assassino. Compagna signorina che fai la femminista e sputi in faccia agli uomini il tuo punto di vista non ti si può dar torto se fai un po' la pu**ana puoi forse così illuderti di avere chi ti ama; le donne quelle vere dal mondo stan sparendo però in compenso queste si stanno già imponendo. Compagno miliardario che fai l'intellettuale e nella tua piscina canti l'internazionale non le tue nuove idee ma solo il capitale han conquistato i capi del marxismo nazionale. Compagno sacerdote che sposi l'invertito sta attendo presto o tardi a non lasciarci un dito le fiamme dell'inferno non son così lontane potresti abbruciacchiarti un pochino le sottane. Compagno Gesù Cristo ti han fatto leninista per far veder che è sacro il vangelo comunista ma Tu ti prego torna e con mano sicura il tempio ripulisci da questa spazzatura. Compagno nella vita, compagno nel lavoro compagno dentro al letto, compagno al concistoro sei nato per servire, non c'è ormai più speranza bisogna che tu impari almeno un poco di creanza perché comunque vada la vostra madre storia vedrete vi faremo calare un po' la boria!"
Fonte: Gruppo musicale di Destra "Gli amici del vento!"

domenica 10 febbraio 2008

FOIBE CARSICHE: 10 FEBBRAIO, LA GIORNATA DEL RICORDO!!!


NON DIMENTICHIAMO LE TANTE VITTIME ITALIANE CHE DURANTE E DOPO LA SECONDA GUERRA MONDIALE SONO STATE OGGETTO DEI SOPPRUSI, DELLE ANGHERIE E DELLA CRUDELE PULIZIA ETNICA MESSA IN ATTO DAI PARTIGIANI COMUNISTI DEL MARESCIALLO TITO...CRIMINI COMMESSI ALL'OMBRA DELLA FALCE E MARTELLO, DELLE STELLE E DELLE BANDIERE ROSSE YUGOSLAVE...E' RISAPUTO CHE ALL'ORRENDO MASSACRO PARTECIPARONO DIVERSI COMBATTENTI ITALIANI APPARTENENTI ALLE BRIGATE PARTIGIANE COMUNISTE CHE MILITAVANO SULLE MONTAGNE DEL NORD-EST ITALIA AI CONFINI CON LA SLOVENIA, CERTO NON TUTTI I PARTIGIANI ITALIANI FURONO COMPLICI DELLA BARBARIE, MA TANTI SI MACCHIARONO DELL'ORRENDO DELITTO DEL FRATRICIDIO!!! COLLABORARONO CON I SOLDATI TITINI SOGNANDO LA RIVOLUZIONE BOLSCEVICA IN ITALIA PER IL DOPO-GUERRA AD IMITAZIONE DELL'ALLORA UNIONE SOVIETICA STALINIANA!!! PACE E SERENITA' ALLE ANIME DEI POVERI DEFUNTI MASSACRATI, MARTIRI DELL'ITALIA DISASTRATA DEL 1943...ONORE AI CAMERATI DI OGGI, PORTATORI DEL SANO IDEALE DI AMOR DI PATRIA!!! W L'ITALIA...W LA LIBERTA'...W LA-DESTRA...

LA GIORNATA DEL RICORDO: LE FOIBE CARSICHE!!!

Foiba di Basovizza e Monrupino (Trieste) - Oggi monumenti nazionali. Diverse centinaia sono gli infoibati in esse precipitati. [leggi]Foiba di Scadaicina sulla strada di Fiume.Foiba di Podubbo - Non è stato possibile, per difficoltà, il recupero.Il Piccolo del 5.12.1945 riferisce che coloro che si sono calati nella profondità di 190 metri, hanno individuato cinque corpi - tra cui quello di una donna completamente nuda – non identificabili a causa della decomposizione.Foiba di Drenchia - Secondo Diego De Castro vi sarebbero cadaveri di donne, ragazze e partigiani dell’Osoppo.Abisso di Semich – "…Un'ispezione del 1944 accertò che i partigiani di Tito, nel settembre precedente, avevano precipitato nell'abisso di Semich (presso Lanischie), profondo 190 metri, un centinaio di sventurati: soldati italiani e civili, uomini e donne, quasi tutti prima seviziati e ancor vivi. Impossibile sapere il numero di quelli che furono gettati a guerra finita, durante l'orrendo 1945 e dopo. Questa è stata fina delle tante Foibe carsiche trovate adatte, con approvazione dei superiori, dai cosiddetti tribunali popolari, per consumare varie nefandezze. La Foiba ingoiò indistintamente chiunque avesse sentimenti italiani, avesse sostenuto cariche o fosse semplicemente oggetto di sospetti e di rancori. Per giorni e giorni la gente aveva sentito urla strazianti provenire dall’abisso, le grida dei rimasti in vita, sia perché trattenuti dagli spuntoni di roccia, sia perché resi folli dalladisperazione. Prolungavano l’atroce agonia con sollievo dell’acqua stillante. Il prato conservò per mesi le impronte degli autocarri arrivati qua, grevi del loro carico umano, imbarcato senza ritorno…" (Testimonianza di Mons. Parentin - da La Voce Giuliana del 16.12.1980).Foibe di Opicina, di Campagna e di Corgnale – "Vennero infoibate circa duecento persone e tra queste figurano una donna ed un bambino, rei di essere moglie e figlio di un carabiniere …"(G. Holzer 1946).Foibe di Sesana e Orle - Nel 1946 sono stati recuperati corpi infoibati.Foiba di Casserova sulla strada di Fiume, tra Obrovo e Golazzo. Ci sono stati precipitati tedeschi, uomini e donne italiani, sloveni, molti ancora vivi, poi, dopo aver gettato benzina e bombe a mano, l’imboccatura veniva fatta saltare. Difficilissimi i recuperi.Abisso di Semez - Il 7 maggio 1944 vengono individuati resti umani corrispondenti a ottanta - cento persone. Nel 1945 fu ancora "usato".Foiba di Gropada - Sono recuperate cinque salme. " Il 12 maggio 1945 furono fatte precipitare nel bosco di Gropada trentaquattro persone, previa svestizione e colpo di rivoltella "alla nuca". Tra le ultime: Dora Ciok, Rodolfo Zuliani, Alberto Marega, Angelo Bisazzi, Luigi Zerial e Domenico Mari"Foiba di Vifia Orizi - Nel mese di maggio del 1945, gli abitanti del circondario videro lunghe file di prigionieri, alcuni dei quali recitavano il Padre Nostro, scortati da partigiani armati di mitra, essere condotte verso la voragine. Le testimonianze sono concordi nell'indicare in circa duecento i prigionieri eliminati.Foiba di Cernovizza (Pisino) - Secondo voci degli abitanti del circondario le vittime sarebbero un centinaio. L'imboccatura della Foiba, nell'autunno del 1945, è stata fatta franare.Foiba di Obrovo (Fiume) – È luogo di sepoltura di tanti fiumani, deportati senza ritorno.Foiba di Raspo - Usata come luogo di genocidio di italiani sia nel 1943 che nel 1945. Imprecisato il numero delle vittime.Foiba di Brestovizza - Così narra la vicenda di una infoibata il "Giornale di Trieste" in data 14.08.1947. "Gli assassini l'avevano brutalmente malmenata, spezzandole le braccia prima di scaraventarla viva nella Foiba. Per tre giorni, dicono i contadini, si sono sentite le urla della misera che giaceva ferita, in preda al terrore, sul fondo della grotta."Foiba di Zavni (Foresta di Tarnova) - Luogo di martirio dei carabinieri di Gorizia [leggi] e di altre centinaia di sloveni oppositori del regime di Tito.Foiba di Gargaro o Podgomila (Gorizia) - Vi furono gettate circa ottanta persone.Capodistria - Le Foibe - Dichiarazioni rese da Leander Cunja, responsabile della Commissione di indagine sulle Foibe del capodistriano, nominata dal Consiglio esecutivo dell'Assemblea comunale di Capodistria: "Nel capodistriano vi sono centosedici cavità, delle ottantuno cavità con entrata verticale abbiamo verificato che diciannove contenevano resti umani. Da dieci cavità sono stati tratti cinquantacinque corpi umani che sono stati inviati all’Istituto di medicina legale di Lubiana. Nella zona si dice che sono finiti in Foiba, provenienti dalla zona di S. Servolo, circa centoventi persone di etnia italiana e slovena, tra cui il parroco di S. Servolo, Placido Sansi. I civili infoibati provenivano dalla terra di S. Dorligo della Valle. I capodistriani, infatti, venivano condotti, per essere deportati ed uccisi, nell'interno, verso Pinguente. Le Foibe del capodistriano sono state usate nel dopoguerra come discariche di varie industrie, tra le quali un salumificio della zona"Foiba di Vines - Recuperate dal Maresciallo Harzarich dal 16.10.1943 al 25.10.1943 cinquantuno salme riconosciute. In questa Foiba, sul cui fondo scorre dell'acqua, gli assassinati dopo essere stati torturati, finirono precipitati con una pietra legata con un filo di ferro alle mani. Furono poi lanciate delle bombe a mano nell'interno. Unico superstite, Giovanni Radeticchio, ha raccontato il fatto. [leggi]Cava di Bauxite di Gallignana - Recuperate dal 31 novembre 1943 all'8 dicembre 1943 ventitré salme di cui sei riconosciute. Don Angelo Tarticchio nato nel 1907 a Gallesano d’Istria, parroco di Villa di Rovigno. Il 16 settembre 1943 - aveva trentasei anni - fu arrestato dai partigiani comunisti, malmenato ed ingiuriato insieme ad altri trenta dei suoi parrocchiani, e, dopo orribili sevizie, fu buttato nella foiba di Gallignana. Quando fu riesumato lo trovarono completamente nudo, con una corona di spine conficcata sulla testa, i genitali tagliati e messi in bocca.Foiba di Terli - Recuperate nel novembre del 1943 ventiquattro salme, riconosciute.Foiba di Treghelizza - Recuperate nel novembre del 1943 due salme, riconosciute.Foiba di Pucicchi - Recuperate nel novembre del 1943 undici salme di cui quattro riconosciute.Foiba di Surani - Recuperate nel novembre del 1943 ventisei salme di cui ventuno riconosciute.Foiba di Cregli - Recuperate nel dicembre del 1943 otto salme, riconosciute.Foiba di Cernizza - Recuperate nel dicembre del 1943 due salme, riconosciute.Foiba di Vescovado - Scoperte sei salme di cui una identificata.
Altre foibe da cui non fu possibile eseguire recupero nel periodo 1943 - 1945: Semi - Jurani - Gimino - Barbana - Abisso Bertarelli - Rozzo - Iadruichi.Foiba di Cocevie a 70 chilometri a sud-ovest da LubianaFoiba di San Salvaro.Foiba Bertarelli (Pinguente) - Qui gli abitanti vedevano ogni sera passare colonne di prigionieri ma non ne vedevano mai il ritorno.Foiba di Gropada.Foiba di San Lorenzo di Basovizza.Foiba di Odolina - Vicino Bacia, stilla strada per Matteria, nel fondo dei Marenzi.Foiba di Beca - Nei pressi di Cosina.Foibe di Castelnuovo d'Istria – "Sono state poi riadoperate - continua il rapporto del Cln - le foibe istriane, già usate nell'ottobre del 1943".Cava di bauxite di LindaroFoiba di Sepec (Rozzo)...

lunedì 26 novembre 2007

SINISTRA INCOERENTE: RIFLESSIONE DI GIANNI MUSETTI...

Una volta i comunisti scendevano in piazza per difendere i lavoratori e i precari, le donne e le famiglie disagiate, il lavoro e la giustizia sociale, oggi invece i compagni si sono rifatti il look e sono diventati borghesi, tanto borghesi che si infervorano solo quando rimangono senza poltrone o posti in consigli d’amministrazione da spartirsi.L’esempio che ci ha dato Martina Nardi, presidente di Rifondazione, nelle pagine dei giornali in questi giorni, ne è la dimostrazione.Nella sinistra non si litiga più per concetti ideologici ma solo perchè qualcuno ci ha rimesso il posto nei comodi scranni delle municipalizzate o nelle SPA del comune.Insomma non è più una questione politica, ma una cosa d’affari lontana mille miglia dai cittadini e dai problemi della città. Mentre ci sono persone senza un tetto sopra la testa o famiglie intere che non hanno i soldi per comprare i libri scolastici ai figli e un tasso di disoccupazione allarmante, anche i comunisti non riescono a sottrarsi dalla tentazione di strappare qualche posto in più per mettere a busta paga della collettività un ennesimo nullafacente politico di corteLa Nardi farebbe bene ad infervorarsi quando si svendono gli agri marmiferi ai soliti noti, farebbe bene a fare di queste “scenate siciliane” quando persone vengono escluse dalle graduatorie delle case popolari o quando una Omya fa affari con il nostro marmo depredando la città, oppure quando le amministrazioni privatizzano gli acquedotti. Di una cosa possiamo essere sicuri, appena che gli amministratori citati dalla Nardi, cioè i sindaci Zubbani Neri e Angeli, si preoccuperanno di ridare la fetta di torta ai compagni, di queste scene da “Trombata politica” non ne vedremo più, e chi pensava che rifondazione era una forza sociale di popolo si renderà conto invece che rifondazione dal popolo vuole i voti e dalla politica i posti retribuiti.
*Gianni Musetti è consigliere comunale de "La Destra" a Carrara.

ITALIA-CINA

ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!