Oltre 40MILA persone hanno partecipato al V2-DAY organizzato da Beppe Grillo a Torino...in questo video la puntata dedicata a lui de "L'Infedele" di Gad Lerner! Il primo V-DAY era stato organizzato l'anno passato contro la "casta" dei Politici, oggi viene presa di mira la "casta" dei giornalisti e dell'informazione Italiana!!!
"La Politica è una cosa difficile, talvolta terribile, ma tuttavia umana! Anche nella Politica ci deve essere il disgusto, la pulizia! Non ci si può sporcare di fango, nemmeno per un'idea alta!" (Boris Eltsin - "Il diario del Presidente")
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sabato 26 aprile 2008
V2-DAY a Torino...oltre 40MILA persone per Beppe Grillo!
Torino - Nel giorno della festa della Liberazione, il comico genovese Beppe Grillo ha attirato decine di migliaia di persone in piazza a Torino e in altre città italiane per il suo secondo V-day, contro il sistema di informazione italiano.Secondo stime degli organizzatori, oltre 45.000 persone hanno gremito nel pomeriggio piazza San Carlo a Torino, città simbolo della resistenza, dove Grillo ha parlato di giustizia, politica, basi Nato e attaccato la legge Gasparri sulle frequenze tv.
Le immagini della manifestazione, che si conclude alle 22, sono state trasmesse in diretta su Internet, dove il comico genovese ha la sua "base", dalla tv online C6 che nel primo pomeriggio segnalava 10.000 contatti simultanei.
"Non sono venuti giornalisti, non è venuta gente importante ... perché se vengono qua si giocano il posto di lavoro, ma non ci mancate", ha detto Grillo dal palco torinese.
Il comico ha trasmesso, tra gli altri, i messaggi di Adriano Celentano e del magistrato Luigi De Magistris.
In occasione dell'evento sono stati allestiti banchetti in tutta Italia per la raccolta di firme a sostegno dei referendum che il comico genovese ha depositato in Cassazione per l'abolizione dell'ordine dei giornalisti, dei finanziamenti pubblici all'editoria e della legge Gasparri.
A Milano, in largo Cairoli, anche il ministro uscente Antonio Di Pietro ha firmato i tre referendum promossi da Grillo e dai suoi gruppi, i Meetup.
"I giornalisti sono una casta privilegiata, i privilegi che hanno discendono dal potere politico per cui invece di esercitare una funzione di informazione, controllo e denuncia ne sono voce e cassa di risonanza", si legge in una nota diffusa dagli organizzatori.
La scelta di tenere la manifestazione -- battezzata V2-day -- nel giorno dell'anniversario della liberazione dal nazifascismo, dicono gli organizzatori, è stata fatta appositamente da Grillo per simboleggiare il bisogno di liberare l'informazione dai vincoli politici da cui è appesantita in Italia.
Anche il primo V-day, contro il sistema politico del paese, si era tenuto in una data simbolica: l'8 settembre, giorno della firma dell'armistizio fra l'Italia e gli Alleati.
Le immagini della manifestazione, che si conclude alle 22, sono state trasmesse in diretta su Internet, dove il comico genovese ha la sua "base", dalla tv online C6 che nel primo pomeriggio segnalava 10.000 contatti simultanei.
"Non sono venuti giornalisti, non è venuta gente importante ... perché se vengono qua si giocano il posto di lavoro, ma non ci mancate", ha detto Grillo dal palco torinese.
Il comico ha trasmesso, tra gli altri, i messaggi di Adriano Celentano e del magistrato Luigi De Magistris.
In occasione dell'evento sono stati allestiti banchetti in tutta Italia per la raccolta di firme a sostegno dei referendum che il comico genovese ha depositato in Cassazione per l'abolizione dell'ordine dei giornalisti, dei finanziamenti pubblici all'editoria e della legge Gasparri.
A Milano, in largo Cairoli, anche il ministro uscente Antonio Di Pietro ha firmato i tre referendum promossi da Grillo e dai suoi gruppi, i Meetup.
"I giornalisti sono una casta privilegiata, i privilegi che hanno discendono dal potere politico per cui invece di esercitare una funzione di informazione, controllo e denuncia ne sono voce e cassa di risonanza", si legge in una nota diffusa dagli organizzatori.
La scelta di tenere la manifestazione -- battezzata V2-day -- nel giorno dell'anniversario della liberazione dal nazifascismo, dicono gli organizzatori, è stata fatta appositamente da Grillo per simboleggiare il bisogno di liberare l'informazione dai vincoli politici da cui è appesantita in Italia.
Anche il primo V-day, contro il sistema politico del paese, si era tenuto in una data simbolica: l'8 settembre, giorno della firma dell'armistizio fra l'Italia e gli Alleati.
Fonte: http://it.notizie.yahoo.com
Muammar Gheddafi...chi è l'uomo forte che governa la Libia da oltre 30 anni!
Mu‘ammar Abū Minyar al-Qadhdhāfī (arabo: معمر القذافي, Mu‘ammar al-Qadhdhāfī, meglio noto in Italia con la grafia Muammar Gheddafi; Sirte, settembre 1942) è un politico libico, di fatto il capo di Stato (con il titolo ufficiale di presidente) della Libia e la guida ideologica della rivoluzione (che alcuni descrivono come un colpo di Stato militare) che il 1° settembre 1969 portò alla caduta della monarchia del re Idris.Nato in una famiglia islamica a Sirte quando allora faceva parte della provincia italiana di Misurata, all'età di sei anni perse due suoi cugini, uccisi da una granata italiana. Tra il 1956 e il 1961 frequentò la scuola coranica di Sirte, in cui conobbe le idee panarabe di Gamal Abd el-Nasser, cui aderì con entusiasmo. Nel 1968 si iscrisse all'Accademia Militare di Bengasi. Concluse il corso con molto successo e dopo un breve periodo di specializzazione in Gran Bretagna, fu nominato capitano dell'esercito all'età di 27 anni.
Insoddisfatto del governo guidato dal re Idris I, giudicato da Gheddafi e da numerosi ufficiali troppo servile nei confronti di U.S.A. e Francia, il 26 agosto del 1969 guidò una rivolta contro il sovrano, che portò l'1 settembre dello stesso anno alla proclamazione della Repubblica, guidata da un Consiglio del Comando della Rivoluzione composto da 12 militari di tendenze panarabe filo-nasseriane. Gheddafi, che nel frattempo era stato nominato colonnello, si mise a capo del Consiglio instaurando un regime autocratico in Libia.
Insoddisfatto del governo guidato dal re Idris I, giudicato da Gheddafi e da numerosi ufficiali troppo servile nei confronti di U.S.A. e Francia, il 26 agosto del 1969 guidò una rivolta contro il sovrano, che portò l'1 settembre dello stesso anno alla proclamazione della Repubblica, guidata da un Consiglio del Comando della Rivoluzione composto da 12 militari di tendenze panarabe filo-nasseriane. Gheddafi, che nel frattempo era stato nominato colonnello, si mise a capo del Consiglio instaurando un regime autocratico in Libia.
Fece approvare dal Consiglio una nuova Costituzione, da lui definita araba, libera e democratica. In nome del nazionalismo arabo, egli nazionalizzò la maggior parte delle proprietà petrolifere straniere, espulse la comunità italiana residente nel paese e chiuse le basi militari statunitensi e britanniche, in special modo la base "Wheelus", rinominata "ʿOqba bin Nāfiʿ", dal nome del primo conquistatore musulmano delle aree nordafricane.
La politica della prima parte del governo Gheddafi può essere definita come una "terza via" tra comunismo e capitalismo nella quale egli cercò di coniugare i principi del panarabismo con quelli della socialdemocrazia. Espose, in maniera più organica, i suoi principi politici e filosofici nel Libro verde, pubblicato nel 1976. Il titolo prendeva spunto dal colore della bandiera libica, che infatti è completamente verde, e che richiama la religione mussulmana, dato che verde era il colore preferito di Maometto ed il colore del suo mantello.
Tra le riforme effettuate da Gheddafi in questo periodo, ricordiamo l'innalzamento del salario minimo, la possibilità per gli operai di partecipare alla gestione della loro azienda, la soppressione dell'alcool (di per sé già vietato come precetto islamico), la chiusura dei locali notturni, la restaurazione della Sharīʿa (la legge religiosa che deriva direttamente dal Corano e dalla Sunna). Inoltre, per cercare di ridurre al minimo le spese, egli rifiutò inizialmente il lusso, dormendo sempre (anche per motivi di sicurezza personale) in una base militare di Tripoli.
In politica estera, egli finanziò l'OLP di Yasser Arafat nella sua lotta contro Israele. Inoltre, propose spesso un'unione politica tra i tanti Stati islamici dell'Africa e, in particolare, caldeggiò un'unione politica con la Tunisia ai primi degli anni Settanta ma la risposta negativa del presidente tunisino Bourguiba fece tramontare questa ipotesi. Sempre in questo periodo, e per molti anni, Gheddafi fu uno dei pochi leader internazionali che continuarono a sostenere i dittatori Idi Amin Dada e Bokassa (quest'ultimo però soltanto nel periodo in cui si dichiarò islamico).
Dal 16 gennaio 1970 al 16 luglio 1972 fu anche, ad interim, primo ministro della Libia prima di lasciare il posto a ‘Abd al-Salām Jallūd. Nel 1977, grazie ai maggiori introiti derivanti dal petrolio, Gheddafi poté dotare la sua nazione di nuove strade, ospedali, acquedotti ed industrie. Sull'onda della popolarità, nel 1979 rinunciò a ogni carica politica, pur rimanendo l'indiscusso leader del paese con l'appellativo onorifico di "guida della rivoluzione".
Gheddafi ebbe una svolta politica negli anni Ottanta: la sua indole anti-israeliana e anti-americana lo portò a sostenere gruppi affini al terrorismo internazionale, quali per esempio l'irlandese IRA ed il palestinese Settembre Nero. Fu anche accusato dall'intelligence statunitense, ma egli si dichiarò sempre innocente, di aver organizzato degli attentati in Sicilia, Scozia e Francia. Divenuto il nemico numero uno degli Stati Uniti d'America, egli fu progressivamente emarginato dalla NATO. Inoltre, nel 1986, Gheddafi fu attaccato militarmente per volere del presidente statunitense Ronald Reagan: il massiccio bombardamento ferì mortalmente la figlia di Gheddafi, ma lasciò indenne il colonnello.
Il 21 dicembre del 1988 esplodeva un aereo passeggeri sopra la cittadina scozzese di Lockerbie: perirono 270 persone e prima dell'11 settembre 2001 è stato l'attacco terroristico più grave. L'ONU diede alla Libia la responsabilità di questo disastro aereo e chiese al governo di Tripoli l'arresto di due cittadini accusati di essere direttamente coinvolti nell'attentato. Al netto ed insindacabile rifiuto di Gheddafi, le Nazioni Unite approvarono la Risoluzione 748, che sanciva un pesante embargo economico contro la Libia, la cui economia era già in fase calante.
La politica della prima parte del governo Gheddafi può essere definita come una "terza via" tra comunismo e capitalismo nella quale egli cercò di coniugare i principi del panarabismo con quelli della socialdemocrazia. Espose, in maniera più organica, i suoi principi politici e filosofici nel Libro verde, pubblicato nel 1976. Il titolo prendeva spunto dal colore della bandiera libica, che infatti è completamente verde, e che richiama la religione mussulmana, dato che verde era il colore preferito di Maometto ed il colore del suo mantello.
Tra le riforme effettuate da Gheddafi in questo periodo, ricordiamo l'innalzamento del salario minimo, la possibilità per gli operai di partecipare alla gestione della loro azienda, la soppressione dell'alcool (di per sé già vietato come precetto islamico), la chiusura dei locali notturni, la restaurazione della Sharīʿa (la legge religiosa che deriva direttamente dal Corano e dalla Sunna). Inoltre, per cercare di ridurre al minimo le spese, egli rifiutò inizialmente il lusso, dormendo sempre (anche per motivi di sicurezza personale) in una base militare di Tripoli.
In politica estera, egli finanziò l'OLP di Yasser Arafat nella sua lotta contro Israele. Inoltre, propose spesso un'unione politica tra i tanti Stati islamici dell'Africa e, in particolare, caldeggiò un'unione politica con la Tunisia ai primi degli anni Settanta ma la risposta negativa del presidente tunisino Bourguiba fece tramontare questa ipotesi. Sempre in questo periodo, e per molti anni, Gheddafi fu uno dei pochi leader internazionali che continuarono a sostenere i dittatori Idi Amin Dada e Bokassa (quest'ultimo però soltanto nel periodo in cui si dichiarò islamico).
Dal 16 gennaio 1970 al 16 luglio 1972 fu anche, ad interim, primo ministro della Libia prima di lasciare il posto a ‘Abd al-Salām Jallūd. Nel 1977, grazie ai maggiori introiti derivanti dal petrolio, Gheddafi poté dotare la sua nazione di nuove strade, ospedali, acquedotti ed industrie. Sull'onda della popolarità, nel 1979 rinunciò a ogni carica politica, pur rimanendo l'indiscusso leader del paese con l'appellativo onorifico di "guida della rivoluzione".
Gheddafi ebbe una svolta politica negli anni Ottanta: la sua indole anti-israeliana e anti-americana lo portò a sostenere gruppi affini al terrorismo internazionale, quali per esempio l'irlandese IRA ed il palestinese Settembre Nero. Fu anche accusato dall'intelligence statunitense, ma egli si dichiarò sempre innocente, di aver organizzato degli attentati in Sicilia, Scozia e Francia. Divenuto il nemico numero uno degli Stati Uniti d'America, egli fu progressivamente emarginato dalla NATO. Inoltre, nel 1986, Gheddafi fu attaccato militarmente per volere del presidente statunitense Ronald Reagan: il massiccio bombardamento ferì mortalmente la figlia di Gheddafi, ma lasciò indenne il colonnello.
Il 21 dicembre del 1988 esplodeva un aereo passeggeri sopra la cittadina scozzese di Lockerbie: perirono 270 persone e prima dell'11 settembre 2001 è stato l'attacco terroristico più grave. L'ONU diede alla Libia la responsabilità di questo disastro aereo e chiese al governo di Tripoli l'arresto di due cittadini accusati di essere direttamente coinvolti nell'attentato. Al netto ed insindacabile rifiuto di Gheddafi, le Nazioni Unite approvarono la Risoluzione 748, che sanciva un pesante embargo economico contro la Libia, la cui economia era già in fase calante.
Recentemente Gheddafi ha cambiato registro per ciò che concerne la politica estera: condannò l'invasione dell'Iraq ai danni del Kuwait del 1990 e successivamente sostenne le trattative di pace tra Etiopia ed Eritrea. Quando anche Nelson Mandela fece appello alla "Comunità Internazionale", a fronte della disponibilità libica di far sottoporre a giudizio gli imputati libici della strage di Lockerbie, l'ONU decise di ritirare l'embargo alla Libia (primavera del 1999).
Nei primi anni del primo decennio del 2000, gli ultimi sviluppi della politica libica di Gheddafi hanno portato ad un riavvicinamento agli USA ed alle democrazie europee, con un parallelo allontanamento dall'integralismo islamico. Grazie a questi passi il presidente statunitense George W. Bush ha deciso di togliere la Libia dalla lista degli Stati Canaglia (in cui rimangono invece l'Iran, la Siria e la Corea del Nord) portando al ristabilimento di pieni rapporti diplomatici tra Libia e Stati Uniti.
In ogni caso, la Libia (chiamata per volere di Gheddafi Jamāhīriyya, neologismo coniato per l'occasione e forgiato a partire dal termine arabo "jamāhīr", che vuol dire "masse") non si può certo definire una democrazia nel senso occidentale, perché non sono ancora concesse tutte le libertà politiche (per esempio il multipartitismo) e perché vige ancora il culto della personalità di Gheddafi, che però si è molto attenuato nel corso degli anni malgrado il regime rimanga tendenzialmente dinastico.
Il figlio secondogenito del colonnello, ovvero Sayf al-Islam Gheddafi, è stato designato come erede alla presidenza nel 1995. Il terzo figlio maschio, Al-Sa'adi Gheddafi sembra invece avere altri interessi quali il calcio - (ha giocato anche in serie A con il Perugia, esordendo in un incontro contro la Juventus, ed attualmente milita sempre in serie A con la Sampdoria) - e la mondanità.
Nei primi anni del primo decennio del 2000, gli ultimi sviluppi della politica libica di Gheddafi hanno portato ad un riavvicinamento agli USA ed alle democrazie europee, con un parallelo allontanamento dall'integralismo islamico. Grazie a questi passi il presidente statunitense George W. Bush ha deciso di togliere la Libia dalla lista degli Stati Canaglia (in cui rimangono invece l'Iran, la Siria e la Corea del Nord) portando al ristabilimento di pieni rapporti diplomatici tra Libia e Stati Uniti.
In ogni caso, la Libia (chiamata per volere di Gheddafi Jamāhīriyya, neologismo coniato per l'occasione e forgiato a partire dal termine arabo "jamāhīr", che vuol dire "masse") non si può certo definire una democrazia nel senso occidentale, perché non sono ancora concesse tutte le libertà politiche (per esempio il multipartitismo) e perché vige ancora il culto della personalità di Gheddafi, che però si è molto attenuato nel corso degli anni malgrado il regime rimanga tendenzialmente dinastico.
Il figlio secondogenito del colonnello, ovvero Sayf al-Islam Gheddafi, è stato designato come erede alla presidenza nel 1995. Il terzo figlio maschio, Al-Sa'adi Gheddafi sembra invece avere altri interessi quali il calcio - (ha giocato anche in serie A con il Perugia, esordendo in un incontro contro la Juventus, ed attualmente milita sempre in serie A con la Sampdoria) - e la mondanità.
Ci sono 37 modi diversi (non tutti accettabili, malgrado le diversità dialettali tipiche dell'arabo parlato) di pronunciare o di scrivere il nome "Mu'ammar Gheddafi" che, in base alla grafia classica della lingua araba, è Mu‘ammar al-Qadhdhāfī. Tra queste varianti alcune non hanno alcuna legittimazione, specialmente quando il fonema qaf (che rende una pronuncia gutturale della lettera latina "kappa") viene inteso come una q italiana cui debba per forza seguire una vocale u. Senza pretesa di esaustività si ricordano:
Al-Gathafi, Muammar
al-Qadhafi, Muammar
Al Qathafi, Mu'ammar
Al Qathafi, Muammar
El Gaddafi, Moamar
El Kadhafi, Moammar
El Kazzafi, Moamer
El Qathafi, Mu'Ammar
Gadafi, Muammar
Gaddafi, Moamar
Gadhafi, Mo'ammar
Gathafi, Muammar
Ghadafi, Muammar
Ghaddafi, Muammar
Ghaddafy, Muammar
Gheddafi, Muammar
Gheddafi, Muhammar
Kadaffi, Momar
Kad'afi, Mu`amar al-
Kaddafi, Muamar
Kaddafi, Muammar
Kadhafi, Moammar
Kadhafi, Mouammar
Kazzafi, Moammar
Khadafy, Moammar
Khaddafi, Muammar
Moamar al-Gaddafi
Moamar el Gaddafi
Moamar El Kadhafi
Moamar Gaddafi
Moamer El Kazzafi
Mo'ammar el-Gadhafi
Moammar El Kadhafi
Mo'ammar Gadhafi
Moammar Kadhafi
Moammar Khadafy
Moammar Qudhafi
Mu`amar al-Kad'afi
Mu'amar al-Kadafi
Muamar Al-Kaddafi
Muamar Kaddafi
Muamer Gadafi
Muammar Al-Gathafi
Muammar al-Khaddafi
Mu'ammar al-Qadafi
Mu'ammar al-Qaddafi
Muammar al-Qadhafi
Mu'ammar al-Qadhdhafi
Mu`ammar al-Qadhdhāfī
Mu'ammar Al Qathafi
Muammar Al Qathafi
Muammar Gadafi
Muammar Gaddafi
Muammar Ghadafi
Muammar Ghaddafi
Muammar Ghaddafy
Muammar Gheddafi
Muammar Kaddafi
Muammar Khaddafi
Mu'ammar Qadafi
Muammar Qaddafi
Muammar Qadhafi
Mu'ammar Qadhdhafi
Muammar Quathafi
Mulazim Awwal Mu'ammar Muhammad Abu Minyar al-Qadhafi
Qadafi, Mu'ammar
Qadhafi, Muammar
Qadhdhāfī, Mu`ammar
Qathafi, Mu'Ammar el
Quathafi, Muammar
Qudhafi, Moammar
OPERE del LEADER:
Gheddafi Muhammar, Fuga all'inferno e altre storie, 2005, Manifestolibri
Gheddafi Muhammar, Il libro verde, 1975.
Gheddafi Muhammar, Il libro verde, 1975.
venerdì 25 aprile 2008
La riforma della scuola...
Il nuovo Governo Berlusconi riamodernerà la scuola Italiana??? Tanti, soprattutto gli studenti, gli insegnanti precari ed i genitori degli alunni lo sperano...
"Liberazione": "parole pompose" e "tristi realtà!"
Roma - A leggermi qualcuno potrebbe pensare che io sia acriticamente ed aprioristicamente schierato. E che le mie parole siano scritte al solo scopo di esaltare la mia parte, svillaneggiando la parte avversaria. Niente di più falso. Io, difatti, chiamo "fratelli" sia i "repubblichini" sia i "resistenti". E che altro potevano fare gli Italiani negli anni 1943/45? Con il "Duce", arrestato dal Re e liberato dai Tedeschi; con il Re e il Governo Badoglio che scappavano a porsi sotto la protezione degli Alleati, senza aver dato uno straccio di ordine e di direttiva? Ciascuno ha scelto secondo le proprie idee, spesso secondo il caso.
No, il problema non sta nel dare "giudizi taglienti" sugli uomini e sui fatti del 1943/45. Perché in entrambi gli schieramenti ci furono "eroi", "martiri" e "carnefici". Il problema sta nell’uso che i "vincitori" fecero della "vittoria". E, allora, non si può non concludere che, grazie alla "liberazione del 25 aprile 1945", siamo diventati una "colonia" amministrata da molti "papponi". Papponi senza intelligenza, senza dignità, senza onore e senza pudore. Parole in libertà? E, allora, leggiamoci i "fatterelli" di questa "Italya liberata". E cominciamo dal fatto che oggi, 25 aprile 2008, i nostri politici sono in piazza a celebrare la "data fatidica". E che, nel celebrare, non ci sono distinzioni di sorta. Sono tutti lì, a recitare parole solenni.
Nel frattempo…. Nel frattempo in Italia ci stanno 113 basi militari USA. Sapete dirmi da chi ci difendono? Nel frattempo 10.000 soldati italiani stanno all’estero. A combattere le guerre americane. Oppure volete dirmi che noi avevamo un qualche interesse al fatto che gli USA costruissero una grandiosa base militare in Kossovo e che la UNOCAL costruisca i suoi oleodotti in Afganistan? Nel frattempo la situazione nel Vicino Oriente si fa, di giorno in giorno, più incandescente. Perché, mentre gli Europei siamo rassegnati a comprarci le materie prime, gli USA sono abituati a rapinare le materie prime altrui.
Potremmo trarcene fuori, dicendo che noi seguiamo "la via della pace" e che, se loro "cercano la guerra", se la facciano da soli. Potremmo farlo se il partito americano e sionista non fosse accampato tra di noi e su di noi. E se noi, immemori dell’insegnamento di Dante ("Uomini siate e non pecore matte, sì che il giudeo di voi, tra voi, non rida"), non ci illudessimo che siamo "liberati". E non ci lasciassimo portare al macello come tante pecore belanti. Inneggiando alla "liberazione dal nazifascismo".
***
Succede, dunque, che mentre i nostri "politici/papponi" si esibiscono a celebrare la resistenza, l’ambasciatore libico all’ONU propone di condannare Israele perché "Gaza è un lager". Protestano gli ambasciatori francese, americano e inglese. E il nostro ambasciatore propone che si sospenda la seduta (1). "Gaza come un campo di concentramento nazista"? Io non so dire, si potrebbe indire una gara internazionale per cercare di individuare le "somiglianze" e le "differenze". Ma protestare per il confronto a me pare un eccesso. Non la pensa come me Pierluigi Battista che, sulle colonne del "Corriere", ci spiega che è "intollerabile" che gli "Israeliani" vengano confrontati ai "nazisti". Perché, avendo i nazisti perso la guerra ed avendola gli Ebrei vinta, un simile confronto è blasfemo. Non fu forse detto "non bestemmiare il Signore Dio tuo"? E allora noi, liberati il 25 aprile 1945, prendiamo posizione: nessun dibattito che, facendo raffronti tra "Gaza" ed "Auschwitz", metta in dubbio la "pietas judaica". Blasfemo chi dice il contrario. E, se la realtà di Gaza brucia gli occhi, meglio chiudere gli occhi che dubitare degli Ebrei.
Si dibatte negli USA sul fatto che gli Israeliani hanno bombardato la località di Al Kibar in Siria. E tutti a dire "quanto sono cattivi questi Siriani che volevano costruire una centrale atomica" e "quanto sono cattivi questi nordcoreani che fornivano i macchinari e i tecnici". Giustamente nessuno condanna gli Israeliani autori del bombardamento che poteva scatenare una guerra. Gli Israeliani sono amici degli USA e, pertanto, "benedetti da Jahvé". Chi oserà criticarli? Non gli USA "liberatori", non gli "Italyani liberati". E giustamente il "Corriere" ci pubblica su un articolo tutto zucchero e miele (3).
Per fortuna il bello deve ancora venire. Su questo ci informa il "Corriere" (4). Pare, dunque, che sul problema "sanzioni all’Iran" il centrosinistra tenesse un "profilo defilato": stavano in seconda fila e, pur annuendo, bofonchiavano. Ora che subentra il centrodestra e che al Ministero degli Esteri va Frattini (sionista.doc) prenderemo "parte attiva" e saremo "più decisivi". Perché se taluni del centrosinistra, per compiacere gli Ebrei, si erano fatti "circoncidere"; pare che tali altri del centrodestra, pur di risultare graditi agli Ebrei, oltre che "circoncidere" si siano anche fatti "sodomizzare". Insomma, ne vedremo delle belle. Anche perché gli Iraniani (sono "ariani" e, come se questo non bastasse, sono anche dei "fanatici mussulmani") sono un osso molto duro da mandare giù. E, dunque, che Padre Giove ce la mandi buona.
Né mi sono di conforto alcuno le ciance che lo scrittore ebreo/israeliano Abraham Yehoushua ci ammannisce in questa data fatidica (5). Perché lo scrittore guarda al passato. Se, invece, guardasse al futuro, vedrebbe nero anche lui. Solo che fu detto: "Dio acceca coloro che vuol perdere". E, allora, il buon Abraham sproloquia. Sproloquia ma non vede oltre il suo naso.
***
Concludendo. Io guarderei con un certo rispetto agli uomini ed ai fatti accaduti negli anni 1943/45. Ma oggi, guardando ai "papponi" che ci stanno portando al macello, salmeria di USA/Israel, il mio intelletto si ribella. E il mio cuore esprime una ripulsa senza "se" e senza "ma". E’ necessario liberarci da questa canaglia che si imbandiera a festa. Per nascondere le loro ruberie e la nostra schiavitù.
No, il problema non sta nel dare "giudizi taglienti" sugli uomini e sui fatti del 1943/45. Perché in entrambi gli schieramenti ci furono "eroi", "martiri" e "carnefici". Il problema sta nell’uso che i "vincitori" fecero della "vittoria". E, allora, non si può non concludere che, grazie alla "liberazione del 25 aprile 1945", siamo diventati una "colonia" amministrata da molti "papponi". Papponi senza intelligenza, senza dignità, senza onore e senza pudore. Parole in libertà? E, allora, leggiamoci i "fatterelli" di questa "Italya liberata". E cominciamo dal fatto che oggi, 25 aprile 2008, i nostri politici sono in piazza a celebrare la "data fatidica". E che, nel celebrare, non ci sono distinzioni di sorta. Sono tutti lì, a recitare parole solenni.
Nel frattempo…. Nel frattempo in Italia ci stanno 113 basi militari USA. Sapete dirmi da chi ci difendono? Nel frattempo 10.000 soldati italiani stanno all’estero. A combattere le guerre americane. Oppure volete dirmi che noi avevamo un qualche interesse al fatto che gli USA costruissero una grandiosa base militare in Kossovo e che la UNOCAL costruisca i suoi oleodotti in Afganistan? Nel frattempo la situazione nel Vicino Oriente si fa, di giorno in giorno, più incandescente. Perché, mentre gli Europei siamo rassegnati a comprarci le materie prime, gli USA sono abituati a rapinare le materie prime altrui.
Potremmo trarcene fuori, dicendo che noi seguiamo "la via della pace" e che, se loro "cercano la guerra", se la facciano da soli. Potremmo farlo se il partito americano e sionista non fosse accampato tra di noi e su di noi. E se noi, immemori dell’insegnamento di Dante ("Uomini siate e non pecore matte, sì che il giudeo di voi, tra voi, non rida"), non ci illudessimo che siamo "liberati". E non ci lasciassimo portare al macello come tante pecore belanti. Inneggiando alla "liberazione dal nazifascismo".
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Succede, dunque, che mentre i nostri "politici/papponi" si esibiscono a celebrare la resistenza, l’ambasciatore libico all’ONU propone di condannare Israele perché "Gaza è un lager". Protestano gli ambasciatori francese, americano e inglese. E il nostro ambasciatore propone che si sospenda la seduta (1). "Gaza come un campo di concentramento nazista"? Io non so dire, si potrebbe indire una gara internazionale per cercare di individuare le "somiglianze" e le "differenze". Ma protestare per il confronto a me pare un eccesso. Non la pensa come me Pierluigi Battista che, sulle colonne del "Corriere", ci spiega che è "intollerabile" che gli "Israeliani" vengano confrontati ai "nazisti". Perché, avendo i nazisti perso la guerra ed avendola gli Ebrei vinta, un simile confronto è blasfemo. Non fu forse detto "non bestemmiare il Signore Dio tuo"? E allora noi, liberati il 25 aprile 1945, prendiamo posizione: nessun dibattito che, facendo raffronti tra "Gaza" ed "Auschwitz", metta in dubbio la "pietas judaica". Blasfemo chi dice il contrario. E, se la realtà di Gaza brucia gli occhi, meglio chiudere gli occhi che dubitare degli Ebrei.
Si dibatte negli USA sul fatto che gli Israeliani hanno bombardato la località di Al Kibar in Siria. E tutti a dire "quanto sono cattivi questi Siriani che volevano costruire una centrale atomica" e "quanto sono cattivi questi nordcoreani che fornivano i macchinari e i tecnici". Giustamente nessuno condanna gli Israeliani autori del bombardamento che poteva scatenare una guerra. Gli Israeliani sono amici degli USA e, pertanto, "benedetti da Jahvé". Chi oserà criticarli? Non gli USA "liberatori", non gli "Italyani liberati". E giustamente il "Corriere" ci pubblica su un articolo tutto zucchero e miele (3).
Per fortuna il bello deve ancora venire. Su questo ci informa il "Corriere" (4). Pare, dunque, che sul problema "sanzioni all’Iran" il centrosinistra tenesse un "profilo defilato": stavano in seconda fila e, pur annuendo, bofonchiavano. Ora che subentra il centrodestra e che al Ministero degli Esteri va Frattini (sionista.doc) prenderemo "parte attiva" e saremo "più decisivi". Perché se taluni del centrosinistra, per compiacere gli Ebrei, si erano fatti "circoncidere"; pare che tali altri del centrodestra, pur di risultare graditi agli Ebrei, oltre che "circoncidere" si siano anche fatti "sodomizzare". Insomma, ne vedremo delle belle. Anche perché gli Iraniani (sono "ariani" e, come se questo non bastasse, sono anche dei "fanatici mussulmani") sono un osso molto duro da mandare giù. E, dunque, che Padre Giove ce la mandi buona.
Né mi sono di conforto alcuno le ciance che lo scrittore ebreo/israeliano Abraham Yehoushua ci ammannisce in questa data fatidica (5). Perché lo scrittore guarda al passato. Se, invece, guardasse al futuro, vedrebbe nero anche lui. Solo che fu detto: "Dio acceca coloro che vuol perdere". E, allora, il buon Abraham sproloquia. Sproloquia ma non vede oltre il suo naso.
***
Concludendo. Io guarderei con un certo rispetto agli uomini ed ai fatti accaduti negli anni 1943/45. Ma oggi, guardando ai "papponi" che ci stanno portando al macello, salmeria di USA/Israel, il mio intelletto si ribella. E il mio cuore esprime una ripulsa senza "se" e senza "ma". E’ necessario liberarci da questa canaglia che si imbandiera a festa. Per nascondere le loro ruberie e la nostra schiavitù.
Antonino Amato
Liberiamoci dei liberatori!
Noi Italiani abbiamo 113 motivi per festeggiare la "liberazione". 113 sono le basi militari USA dislocate in Italia. A nostre spese.Noi Italiani abbiamo 10.000 motivi per festeggiare la "liberazione". 10.000 sono i soldati italiani mandati all’estero a combattere le guerre americane. A nostre spese.
Noi Italiani abbiamo 400.000 motivi per festeggiare la "liberazione". 400.000 sono i ladroni che, dal 1945, ci amministrano per conto degli USA. Rubando alle nostre spalle.
Liberiamoci dei liberatori!!!
Ciaoeuropa
Benedetto XVI sprizza "amore" da tutti gli "artigli!"
Roma - Leggo sul "Corriere della Sera": "Benedetto XVI si raccoglie in preghiera a Ground Zero, dove sorgevano le Twin Towers abbattute dai terroristi l’11 settembre 2001, e chiede al "Dio della Pace" di convertire "coloro che hanno il cuore e la mente consumati dall’odio" (1). Ed io mi confermo nell’idea che, se bisogna fare "santo subito" Giovanni Paolo II°, bisogna fare "santo immediatamente" Ratzinger. Mentre è ancora vivente e senza aspettare che raggiunga il suo "Creatore". Il quale creatore, di Benedetto XVI, non è il "Buon Dio padre di tutti gli uomini", ma Jahvé, il "dio nazionale dei giudeocristiani". Che, essendo giudeocristiani, stanno nella grazia di Dio, quali che siano i loro crimini e i loro delitti. E giustamente Benedetto XVI non prega per coloro che bombardano ed uccidono in Afganistan e in Iraq né per coloro che vessano e massacrano in Palestina.
Il "Buon Papa" prega per coloro che, bombardati, uccisi e costretti all’esilio dai giudeocristiani, dovessero nutrire verso costoro sentimenti di odio. Anch’io prego il Buon Dio: "Signore, confondi l’impostura e gli impostori. Chiama davanti a te Benedetto XVI".
Ovviamente, quello che il "Buon Papa" predica a New York "vale zero a Roma", culla della Cristianità. E, difatti, quando a Roma risuonano parole di odio per fatti accaduti negli anni 1943/1945, Benedetto XVI corre a nascondersi nell’armadio della sacrestia. Perché "gli Ebrei hanno diritto di odiare nei millenni chi ha fatto loro del male"; gli altri, invece, devono "perdonare" coloro che li massacrano e continuano allegramente a massacrarli. Un modo invero singolare (perfido?) di interpretare i Vangeli.
Il "Buon Papa" prega per coloro che, bombardati, uccisi e costretti all’esilio dai giudeocristiani, dovessero nutrire verso costoro sentimenti di odio. Anch’io prego il Buon Dio: "Signore, confondi l’impostura e gli impostori. Chiama davanti a te Benedetto XVI".
Ovviamente, quello che il "Buon Papa" predica a New York "vale zero a Roma", culla della Cristianità. E, difatti, quando a Roma risuonano parole di odio per fatti accaduti negli anni 1943/1945, Benedetto XVI corre a nascondersi nell’armadio della sacrestia. Perché "gli Ebrei hanno diritto di odiare nei millenni chi ha fatto loro del male"; gli altri, invece, devono "perdonare" coloro che li massacrano e continuano allegramente a massacrarli. Un modo invero singolare (perfido?) di interpretare i Vangeli.
Antonino Amato
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E i Fascisti chiesero scusa ai Palestinesi per il razzismo vigente in Israele!
Roma - "EUROPA Informazioni" informa della riunione che il Consiglio Nazionale di "RIFONDAZIONE FASCISTA" tenne, presso il Lupercale, la mattina del 24 aprile 2008.
Si cominciò con la lettura del "Corriere della Sera" (1) e subito gli animi si scaldarono. E tutti a commentare negativamente il teatrino messo su da Pacifici, Presidente della Comunità ebraica romana. E tutti a dire che il tirare in ballo i lutti subiti dagli Ebrei negli anni 1943/45 per decidere se Sindaco di Roma dovesse essere Alemanno (PdL) oppure Rutelli (PD) era una sconcezza. E che, se questo squallido teatrino era fatto per lucrare qualche appalto dal "politico amico", sarebbe stato meglio parlare di "politica" piuttosto che di "morti". Intervenne "Lupo Nero" che osservò: "che volete farci? Gli Ebrei tirano in ballo il genocidio in tutte le occasioni e in tutte le circostanze. C’è chi campa vendendo tappeti, loro campano vendendoci continuamente il genocidio. E pazienza se, per guadagnarci, gonfiano i fatti".
I presenti, davanti alle sagge parole di "Lupo Nero", si erano acquietati. Ma subito tornarono ad agitarsi. Fu quando "Lupo ribelle" lesse ad alta voce: "Io non posso dimenticare chi fu a spedirmi all’inferno e loro ne sono gli eredi. Purtroppo oggi ci sono molti che sono nati "dopo" e non sono stati sufficientemente educati nelle loro famiglie e non conoscono il fascismo" (1). E tutti a dire: "passi che costui ci racconti qualche "impostura", gonfiando i fatti. Ma non è possibile che costui esprima concetti così schifosamente razzisti. "Eredi"? "Nati dopo"? E che cazzo vuole dire? Che noi ci dovremmo sorbire in eterno questa lagna? Non sa costui che, presso i popoli civili, le colpe dei delitti, veri o falsi che siano, non si trasmettono agli eredi e a chi è nato dopo? Ma da quale fogna esce costui?".
Intervenne "Lupo Grigio" a sedare gli animi: "camerati, non scordatevi che gli ebrei romani vivono in una condizione schizofrenica. Sono "italiani" ma sono anche "israeliani". Nessuna meraviglia se vorrebbero applicare in Italia le leggi razziali vigenti in Israele. In quel luogo malefico, difatti, 800.000 Palestinesi sono stati cacciati dai paesi natali e spogliati di tutto. Non erano colpevoli di alcun delitto, salvo essere Palestinesi che da sempre abitavano quella terra".
Gli animi si rasserenarono. E i Fascisti decisero ad unanimità di chiedere scusa ai Palestinesi vittime delle leggi razziali vigenti in Israele. E pazienza se gli ebrei romani, tutti presi a rammentare i torti subiti negli anni 1943/45, tacciono sui delitti che quotidianamente Israele commette in Palestina.
Si cominciò con la lettura del "Corriere della Sera" (1) e subito gli animi si scaldarono. E tutti a commentare negativamente il teatrino messo su da Pacifici, Presidente della Comunità ebraica romana. E tutti a dire che il tirare in ballo i lutti subiti dagli Ebrei negli anni 1943/45 per decidere se Sindaco di Roma dovesse essere Alemanno (PdL) oppure Rutelli (PD) era una sconcezza. E che, se questo squallido teatrino era fatto per lucrare qualche appalto dal "politico amico", sarebbe stato meglio parlare di "politica" piuttosto che di "morti". Intervenne "Lupo Nero" che osservò: "che volete farci? Gli Ebrei tirano in ballo il genocidio in tutte le occasioni e in tutte le circostanze. C’è chi campa vendendo tappeti, loro campano vendendoci continuamente il genocidio. E pazienza se, per guadagnarci, gonfiano i fatti".
I presenti, davanti alle sagge parole di "Lupo Nero", si erano acquietati. Ma subito tornarono ad agitarsi. Fu quando "Lupo ribelle" lesse ad alta voce: "Io non posso dimenticare chi fu a spedirmi all’inferno e loro ne sono gli eredi. Purtroppo oggi ci sono molti che sono nati "dopo" e non sono stati sufficientemente educati nelle loro famiglie e non conoscono il fascismo" (1). E tutti a dire: "passi che costui ci racconti qualche "impostura", gonfiando i fatti. Ma non è possibile che costui esprima concetti così schifosamente razzisti. "Eredi"? "Nati dopo"? E che cazzo vuole dire? Che noi ci dovremmo sorbire in eterno questa lagna? Non sa costui che, presso i popoli civili, le colpe dei delitti, veri o falsi che siano, non si trasmettono agli eredi e a chi è nato dopo? Ma da quale fogna esce costui?".
Intervenne "Lupo Grigio" a sedare gli animi: "camerati, non scordatevi che gli ebrei romani vivono in una condizione schizofrenica. Sono "italiani" ma sono anche "israeliani". Nessuna meraviglia se vorrebbero applicare in Italia le leggi razziali vigenti in Israele. In quel luogo malefico, difatti, 800.000 Palestinesi sono stati cacciati dai paesi natali e spogliati di tutto. Non erano colpevoli di alcun delitto, salvo essere Palestinesi che da sempre abitavano quella terra".
Gli animi si rasserenarono. E i Fascisti decisero ad unanimità di chiedere scusa ai Palestinesi vittime delle leggi razziali vigenti in Israele. E pazienza se gli ebrei romani, tutti presi a rammentare i torti subiti negli anni 1943/45, tacciono sui delitti che quotidianamente Israele commette in Palestina.
Ciaoeuropa
"GUARDARE AVANTI"! Si, ma "AVANTI DOVE?"
Roma - Finalmente le elezioni nazionali sono finite. Ed anche il chiacchiericcio, più o meno futile, si va attenuando. Del resto, i risultati sono incontrovertibili: il PdL (Berlusconi) ha vinto sul PD (Veltroni). La UDC si colloca tra "vittoria" e "sconfitta": ha superato il quorum del 4% alla Camera; ma, per il Senato, ha superato il quorum solo in Sicilia, grazie al controverso Cuffaro.
Gli altri, invece, hanno perso più o meno clamorosamente. Ed è sugli altri, che hanno perso, che conviene soffermare l’analisi. Va notato, intanto, una caratteristica particolare di questa campagna elettorale: i due partiti maggiori (PdL e PD) hanno invocato il "voto utile" mentre i partiti minori hanno fatto appello alla "identità". Ed è nella logica delle cose che i dirigenti dei partiti che hanno perso si dimettano e si chiedano perché "hanno perso il contatto con l’opinione pubblica".
Unica eccezione viene dalla "Destra". Non ha raggiunto alcun risultato tangibile non avendo superato lo sbarramento del 4%. Cionondimeno i suoi dirigenti sostengono di aver vinto. Aggrappandosi ad argomentazioni più o meno pretestuose:
Noi non abbiamo vinto, ma la "sinistra radicale" ha perso. Argomentazione ridicola. Vorrebbe dire che la "Destra" non ha un suo programma da portare avanti ma si limita alla solita falsa e vuota "litania anticomunista".
La seconda argomentazione ha una qualche consistenza: siamo nati solo 4 mesi fa. Ma nega la logica: nuovi alla politica Buontempo, Storace e la Santanché? Mah!
Io penso, invece, che i "fuorusciti da AN" hanno intercettato pochi consensi. E, pertanto queste argomentazioni servono solo a confermare la "inamovibilità" dei dirigenti e le loro "identità fondanti". Che gli altri, aderendo alla "Destra", dovrebbero accettare come "grazia che piove dall’alto". Ma su questo tornerò in prosieguo di tempo. Qui è sufficiente dire che anche la "Destra" dovrebbe porsi il problema della "identità".
***
Una "sinistra cretinamente antifascista" contro una "destra cretinamente anticomunista"?
In molti, di questi tempi, si interrogano sulla loro "identità". E questo va visto come un fatto positivo. Il problema si pone, invece, se, cercando la propria identità, volgono lo sguardo "avanti" oppure "indietro". Voglio dire: "comunismo" e "fascismo" sono due "categorie storiche". E, pertanto, vanno affidate alla storia. Su questo conviene essere chiari. Le idee e i programmi passano, ma i popoli restano. E, pertanto, se nello sviluppo degli accadimenti storici è successo che "comunisti" e "fascisti" se le suonassero di santa lena, questo non vuol dire che si deve continuare all’infinito. Anzi continuare su questa strada, e in assenza del "nemico fascista" o del "nemico comunista" sarebbe un modo di sragionare. Utile magari a chi gestisce il "potere", ma inutile a chi conta di ripresentarsi alla opinione pubblica con un qualche programma credibile.
Conviene, dunque, che sia "a destra" che "a sinistra" si guardi alla situazione contingente. E, quali che siano le motivazioni ideali, non potranno non convenire che oggi siamo "sudditi degli USA". Per via delle 113 basi militari USA istallate in Italia e per via dei 10.000 soldati italiani, inviati fuori dai confini nazionali a combattere le guerre americane.
E questo, la sudditanza verso gli USA, è un vulnus alla "indipendenza" e alla "sovranità" nazionale. Questo vulnus costituisce anche un notevole aggravio economico che grava sulle nostre spalle e ci impedisce un normale sviluppo economico e sociale. Si aggiunga che, di questi tempi, mentre ai cittadini comuni si impongono vincoli giuridici ed amministrativi a non finire, l’alta finanza spadroneggia e detta legge a dei politici ridotti al rango di "camerieri".
Ci sarebbero, dunque, mille motivi reali, motivi reali e concreti, perché nasca dal basso un sentimento di rivolta nazionale e sociale contro coloro che, "liberandoci" nel 1945, si sono istallati in Italia da "padroni". E non se ne vogliono andare. E non se ne andranno se noi non li cacceremo. Solo mi chiedo: a destra e a sinistra saranno capaci di togliersi i paraocchi e di fare una analisi disincantata della "realtà che ci circonda"? Io non so, ma ci spero.
Gli altri, invece, hanno perso più o meno clamorosamente. Ed è sugli altri, che hanno perso, che conviene soffermare l’analisi. Va notato, intanto, una caratteristica particolare di questa campagna elettorale: i due partiti maggiori (PdL e PD) hanno invocato il "voto utile" mentre i partiti minori hanno fatto appello alla "identità". Ed è nella logica delle cose che i dirigenti dei partiti che hanno perso si dimettano e si chiedano perché "hanno perso il contatto con l’opinione pubblica".
Unica eccezione viene dalla "Destra". Non ha raggiunto alcun risultato tangibile non avendo superato lo sbarramento del 4%. Cionondimeno i suoi dirigenti sostengono di aver vinto. Aggrappandosi ad argomentazioni più o meno pretestuose:
Noi non abbiamo vinto, ma la "sinistra radicale" ha perso. Argomentazione ridicola. Vorrebbe dire che la "Destra" non ha un suo programma da portare avanti ma si limita alla solita falsa e vuota "litania anticomunista".
La seconda argomentazione ha una qualche consistenza: siamo nati solo 4 mesi fa. Ma nega la logica: nuovi alla politica Buontempo, Storace e la Santanché? Mah!
Io penso, invece, che i "fuorusciti da AN" hanno intercettato pochi consensi. E, pertanto queste argomentazioni servono solo a confermare la "inamovibilità" dei dirigenti e le loro "identità fondanti". Che gli altri, aderendo alla "Destra", dovrebbero accettare come "grazia che piove dall’alto". Ma su questo tornerò in prosieguo di tempo. Qui è sufficiente dire che anche la "Destra" dovrebbe porsi il problema della "identità".
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Una "sinistra cretinamente antifascista" contro una "destra cretinamente anticomunista"?
In molti, di questi tempi, si interrogano sulla loro "identità". E questo va visto come un fatto positivo. Il problema si pone, invece, se, cercando la propria identità, volgono lo sguardo "avanti" oppure "indietro". Voglio dire: "comunismo" e "fascismo" sono due "categorie storiche". E, pertanto, vanno affidate alla storia. Su questo conviene essere chiari. Le idee e i programmi passano, ma i popoli restano. E, pertanto, se nello sviluppo degli accadimenti storici è successo che "comunisti" e "fascisti" se le suonassero di santa lena, questo non vuol dire che si deve continuare all’infinito. Anzi continuare su questa strada, e in assenza del "nemico fascista" o del "nemico comunista" sarebbe un modo di sragionare. Utile magari a chi gestisce il "potere", ma inutile a chi conta di ripresentarsi alla opinione pubblica con un qualche programma credibile.
Conviene, dunque, che sia "a destra" che "a sinistra" si guardi alla situazione contingente. E, quali che siano le motivazioni ideali, non potranno non convenire che oggi siamo "sudditi degli USA". Per via delle 113 basi militari USA istallate in Italia e per via dei 10.000 soldati italiani, inviati fuori dai confini nazionali a combattere le guerre americane.
E questo, la sudditanza verso gli USA, è un vulnus alla "indipendenza" e alla "sovranità" nazionale. Questo vulnus costituisce anche un notevole aggravio economico che grava sulle nostre spalle e ci impedisce un normale sviluppo economico e sociale. Si aggiunga che, di questi tempi, mentre ai cittadini comuni si impongono vincoli giuridici ed amministrativi a non finire, l’alta finanza spadroneggia e detta legge a dei politici ridotti al rango di "camerieri".
Ci sarebbero, dunque, mille motivi reali, motivi reali e concreti, perché nasca dal basso un sentimento di rivolta nazionale e sociale contro coloro che, "liberandoci" nel 1945, si sono istallati in Italia da "padroni". E non se ne vogliono andare. E non se ne andranno se noi non li cacceremo. Solo mi chiedo: a destra e a sinistra saranno capaci di togliersi i paraocchi e di fare una analisi disincantata della "realtà che ci circonda"? Io non so, ma ci spero.
Antonino Amato
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