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sabato 26 aprile 2008

Muammar Gheddafi...chi è l'uomo forte che governa la Libia da oltre 30 anni!

Mu‘ammar Abū Minyar al-Qadhdhāfī (arabo: معمر القذافي, Mu‘ammar al-Qadhdhāfī, meglio noto in Italia con la grafia Muammar Gheddafi; Sirte, settembre 1942) è un politico libico, di fatto il capo di Stato (con il titolo ufficiale di presidente) della Libia e la guida ideologica della rivoluzione (che alcuni descrivono come un colpo di Stato militare) che il 1° settembre 1969 portò alla caduta della monarchia del re Idris.
Nato in una famiglia islamica a Sirte quando allora faceva parte della provincia italiana di Misurata, all'età di sei anni perse due suoi cugini, uccisi da una granata italiana. Tra il 1956 e il 1961 frequentò la scuola coranica di Sirte, in cui conobbe le idee panarabe di Gamal Abd el-Nasser, cui aderì con entusiasmo. Nel 1968 si iscrisse all'Accademia Militare di Bengasi. Concluse il corso con molto successo e dopo un breve periodo di specializzazione in Gran Bretagna, fu nominato capitano dell'esercito all'età di 27 anni.
Insoddisfatto del governo guidato dal re Idris I, giudicato da Gheddafi e da numerosi ufficiali troppo servile nei confronti di U.S.A. e Francia, il 26 agosto del 1969 guidò una rivolta contro il sovrano, che portò l'1 settembre dello stesso anno alla proclamazione della Repubblica, guidata da un Consiglio del Comando della Rivoluzione composto da 12 militari di tendenze panarabe filo-nasseriane. Gheddafi, che nel frattempo era stato nominato colonnello, si mise a capo del Consiglio instaurando un regime autocratico in Libia.
Fece approvare dal Consiglio una nuova Costituzione, da lui definita araba, libera e democratica. In nome del nazionalismo arabo, egli nazionalizzò la maggior parte delle proprietà petrolifere straniere, espulse la comunità italiana residente nel paese e chiuse le basi militari statunitensi e britanniche, in special modo la base "Wheelus", rinominata "ʿOqba bin Nāfiʿ", dal nome del primo conquistatore musulmano delle aree nordafricane.
La politica della prima parte del governo Gheddafi può essere definita come una "terza via" tra comunismo e capitalismo nella quale egli cercò di coniugare i principi del panarabismo con quelli della socialdemocrazia. Espose, in maniera più organica, i suoi principi politici e filosofici nel Libro verde, pubblicato nel 1976. Il titolo prendeva spunto dal colore della bandiera libica, che infatti è completamente verde, e che richiama la religione mussulmana, dato che verde era il colore preferito di Maometto ed il colore del suo mantello.
Tra le riforme effettuate da Gheddafi in questo periodo, ricordiamo l'innalzamento del salario minimo, la possibilità per gli operai di partecipare alla gestione della loro azienda, la soppressione dell'alcool (di per sé già vietato come precetto islamico), la chiusura dei locali notturni, la restaurazione della Sharīʿa (la legge religiosa che deriva direttamente dal Corano e dalla Sunna). Inoltre, per cercare di ridurre al minimo le spese, egli rifiutò inizialmente il lusso, dormendo sempre (anche per motivi di sicurezza personale) in una base militare di Tripoli.
In politica estera, egli finanziò l'OLP di Yasser Arafat nella sua lotta contro Israele. Inoltre, propose spesso un'unione politica tra i tanti Stati islamici dell'Africa e, in particolare, caldeggiò un'unione politica con la Tunisia ai primi degli anni Settanta ma la risposta negativa del presidente tunisino Bourguiba fece tramontare questa ipotesi. Sempre in questo periodo, e per molti anni, Gheddafi fu uno dei pochi leader internazionali che continuarono a sostenere i dittatori Idi Amin Dada e Bokassa (quest'ultimo però soltanto nel periodo in cui si dichiarò islamico).
Dal 16 gennaio 1970 al 16 luglio 1972 fu anche, ad interim, primo ministro della Libia prima di lasciare il posto a ‘Abd al-Salām Jallūd. Nel 1977, grazie ai maggiori introiti derivanti dal petrolio, Gheddafi poté dotare la sua nazione di nuove strade, ospedali, acquedotti ed industrie. Sull'onda della popolarità, nel 1979 rinunciò a ogni carica politica, pur rimanendo l'indiscusso leader del paese con l'appellativo onorifico di "guida della rivoluzione".
Gheddafi ebbe una svolta politica negli anni Ottanta: la sua indole anti-israeliana e anti-americana lo portò a sostenere gruppi affini al terrorismo internazionale, quali per esempio l'irlandese IRA ed il palestinese Settembre Nero. Fu anche accusato dall'intelligence statunitense, ma egli si dichiarò sempre innocente, di aver organizzato degli attentati in Sicilia, Scozia e Francia. Divenuto il nemico numero uno degli Stati Uniti d'America, egli fu progressivamente emarginato dalla NATO. Inoltre, nel 1986, Gheddafi fu attaccato militarmente per volere del presidente statunitense Ronald Reagan: il massiccio bombardamento ferì mortalmente la figlia di Gheddafi, ma lasciò indenne il colonnello.
Il 21 dicembre del 1988 esplodeva un aereo passeggeri sopra la cittadina scozzese di Lockerbie: perirono 270 persone e prima dell'11 settembre 2001 è stato l'attacco terroristico più grave. L'ONU diede alla Libia la responsabilità di questo disastro aereo e chiese al governo di Tripoli l'arresto di due cittadini accusati di essere direttamente coinvolti nell'attentato. Al netto ed insindacabile rifiuto di Gheddafi, le Nazioni Unite approvarono la Risoluzione 748, che sanciva un pesante embargo economico contro la Libia, la cui economia era già in fase calante.
Recentemente Gheddafi ha cambiato registro per ciò che concerne la politica estera: condannò l'invasione dell'Iraq ai danni del Kuwait del 1990 e successivamente sostenne le trattative di pace tra Etiopia ed Eritrea. Quando anche Nelson Mandela fece appello alla "Comunità Internazionale", a fronte della disponibilità libica di far sottoporre a giudizio gli imputati libici della strage di Lockerbie, l'ONU decise di ritirare l'embargo alla Libia (primavera del 1999).
Nei primi anni del primo decennio del 2000, gli ultimi sviluppi della politica libica di Gheddafi hanno portato ad un riavvicinamento agli USA ed alle democrazie europee, con un parallelo allontanamento dall'integralismo islamico. Grazie a questi passi il presidente statunitense George W. Bush ha deciso di togliere la Libia dalla lista degli Stati Canaglia (in cui rimangono invece l'Iran, la Siria e la Corea del Nord) portando al ristabilimento di pieni rapporti diplomatici tra Libia e Stati Uniti.
In ogni caso, la Libia (chiamata per volere di Gheddafi Jamāhīriyya, neologismo coniato per l'occasione e forgiato a partire dal termine arabo "jamāhīr", che vuol dire "masse") non si può certo definire una democrazia nel senso occidentale, perché non sono ancora concesse tutte le libertà politiche (per esempio il multipartitismo) e perché vige ancora il culto della personalità di Gheddafi, che però si è molto attenuato nel corso degli anni malgrado il regime rimanga tendenzialmente dinastico.
Il figlio secondogenito del colonnello, ovvero Sayf al-Islam Gheddafi, è stato designato come erede alla presidenza nel 1995. Il terzo figlio maschio, Al-Sa'adi Gheddafi sembra invece avere altri interessi quali il calcio - (ha giocato anche in serie A con il Perugia, esordendo in un incontro contro la Juventus, ed attualmente milita sempre in serie A con la Sampdoria) - e la mondanità.
Ci sono 37 modi diversi (non tutti accettabili, malgrado le diversità dialettali tipiche dell'arabo parlato) di pronunciare o di scrivere il nome "Mu'ammar Gheddafi" che, in base alla grafia classica della lingua araba, è Mu‘ammar al-Qadhdhāfī. Tra queste varianti alcune non hanno alcuna legittimazione, specialmente quando il fonema qaf (che rende una pronuncia gutturale della lettera latina "kappa") viene inteso come una q italiana cui debba per forza seguire una vocale u. Senza pretesa di esaustività si ricordano:

Al-Gathafi, Muammar
al-Qadhafi, Muammar
Al Qathafi, Mu'ammar
Al Qathafi, Muammar
El Gaddafi, Moamar
El Kadhafi, Moammar
El Kazzafi, Moamer
El Qathafi, Mu'Ammar
Gadafi, Muammar
Gaddafi, Moamar
Gadhafi, Mo'ammar
Gathafi, Muammar
Ghadafi, Muammar
Ghaddafi, Muammar
Ghaddafy, Muammar
Gheddafi, Muammar
Gheddafi, Muhammar
Kadaffi, Momar
Kad'afi, Mu`amar al-
Kaddafi, Muamar
Kaddafi, Muammar
Kadhafi, Moammar
Kadhafi, Mouammar
Kazzafi, Moammar
Khadafy, Moammar
Khaddafi, Muammar
Moamar al-Gaddafi
Moamar el Gaddafi
Moamar El Kadhafi
Moamar Gaddafi
Moamer El Kazzafi
Mo'ammar el-Gadhafi
Moammar El Kadhafi
Mo'ammar Gadhafi
Moammar Kadhafi
Moammar Khadafy
Moammar Qudhafi
Mu`amar al-Kad'afi
Mu'amar al-Kadafi
Muamar Al-Kaddafi
Muamar Kaddafi
Muamer Gadafi
Muammar Al-Gathafi
Muammar al-Khaddafi
Mu'ammar al-Qadafi
Mu'ammar al-Qaddafi
Muammar al-Qadhafi
Mu'ammar al-Qadhdhafi
Mu`ammar al-Qadhdhāfī
Mu'ammar Al Qathafi
Muammar Al Qathafi
Muammar Gadafi
Muammar Gaddafi
Muammar Ghadafi
Muammar Ghaddafi
Muammar Ghaddafy
Muammar Gheddafi
Muammar Kaddafi
Muammar Khaddafi
Mu'ammar Qadafi
Muammar Qaddafi
Muammar Qadhafi
Mu'ammar Qadhdhafi
Muammar Quathafi
Mulazim Awwal Mu'ammar Muhammad Abu Minyar al-Qadhafi
Qadafi, Mu'ammar
Qadhafi, Muammar
Qadhdhāfī, Mu`ammar
Qathafi, Mu'Ammar el
Quathafi, Muammar
Qudhafi, Moammar


OPERE del LEADER:


Gheddafi Muhammar, Fuga all'inferno e altre storie, 2005, Manifestolibri
Gheddafi Muhammar, Il libro verde, 1975.




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ITALIA-CINA

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