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giovedì 31 agosto 2017

La morte di Diana Spencer: #LadyD moriva esattamente 20 anni fa a #Parigi in #Francia! (31 Agosto 1997 - 31 Agosto 2017)

PRINCIPESSA DIANA (LADY D)
PARIGI - (FRANCIA) - La morte di Diana Spencer (famosa nel mondo con il nome LADY D) avvenne nelle prime ore della notte del 31 agosto 1997, in un incidente stradale avvenuto nella galleria che passa sotto il Ponte de l'Alma a Parigi.
Insieme alla Spencer morì Dodi Al-Fayed. Sulle cause dell'incidente sono state fatte numerose ipotesi e sono state operate delle vere e proprie speculazioni mediatiche su di un vasto complotto che vedrebbe i mandanti in alcuni membri della famiglia reale e attuatori i servizi segreti britannici (Secret Intelligence Service), detto anche MI6.
Il 30 agosto 1997, un sabato, Diana lasciò la Sardegna a bordo di un jet privato e arrivò a Parigi insieme a Dodi. La coppia aveva trascorso gli ultimi nove giorni a bordo dello yacht Jonikal di proprietà del padre di Dodi, navigando lungo le coste dell'Italia e della Francia. I due dovevano rientrare a Londra ma decisero di fermarsi a Parigi per trascorrere lì una notte all'Hôtel Ritz, di proprietà della famiglia Fayed.
30 AGOSTO 1997 - DIANA E DODI IN HOTEL
Resisi conto di essere stati avvistati dai paparazzi e prevedendo un loro imminente arrivo in massa nell'albergo, la coppia decise di lasciare l'hotel e trasferirsi in un appartamento in Rue Arsène Houssaye, sempre di proprietà del padre di Dodi. Il capo della sicurezza dell'albergo Henri Paul decise di accompagnarli guidando personalmente l'auto. Un'auto esca venne fatta uscire dall'ingresso principale, dove già una nutrita schiera di giornalisti aspettava mentre Diana e Dodi uscirono da un ingresso secondario all'incirca alle 00.20 del 31 agosto. Con loro c'era anche Trevor Rees-Jones, membro della squadra di sicurezza privata della famiglia Fayed.
Dopo aver lasciato rue Cambon e attraversato Place de la Concorde l'auto si diresse lungo Cours la Reine e Cours Albert 1er per poi imboccare il tunnel di Place de l'Alma. Alle 00:23, all'ingresso del tunnel l'autista Henri Paul perse il controllo della vettura che sbandò e andò a sbattere contro il tredicesimo pilastro di sostegno del tunnel.
AGOSTO 1997 - LADY DIANA IN SARDEGNA
Mentre le vittime giacevano nell'auto incidentata i fotografi raggiunsero il luogo dello schianto, chiamando i soccorsi e cercando di aiutare le vittime, alcuni scattarono anche delle fotografie. In seguito all'arrivo dei soccorsi e delle forze dell'ordine i giornalisti furono allontanati.
I soccorritori constatarono subito che gli airbag della vettura avevano funzionato normalmente e che i passeggeri non indossavano le cinture di sicurezza. Dodi Al-Fayed, che sedeva nel sedile posteriore sinistro, sembrava morto al momento dell'impatto, così come Henri Paul. L'unico sopravvissuto, la guardia del corpo Rees-Jones, era ancora cosciente al momento dell'arrivo dei soccorsi, ma soffriva di gravissime lesioni al viso. Si poté constatare secondo le dichiarazioni dei fotografi che Diana era ancora viva, sebbene gravemente ferita, e mormorò diverse volte "Oh my God"; la trovarono distesa sul pavimento del veicolo, con la schiena rivolta verso terra, sanguinava dal naso e dalle orecchie. I presenti le dissero che i soccorsi stavano arrivando e di restare sveglia ma non ottennero risposta, solo battiti di ciglia.
I vigili del fuoco tentarono di rianimare Fayed ma alla fine fu dichiarato morto all'1:32 da un medico arrivato sulla scena. Paul e Fayed furono portati direttamente all'obitorio Institut Médico-Légal e non in ospedale. La causa del decesso fu individuata tramite autopsia e fu la medesima per entrambi: rottura dell'aorta e frattura della colonna vertebrale, nella zona cervicale per Fayed.
Diana fu rimossa dall'auto circa all'1:00, subendo un arresto cardiaco, in seguito alla rianimazione praticata sul posto il suo cuore riprese a battere; fu caricata all'1:18 su una ambulanza lasciando il luogo dell'incidente all'1:41 e arrivando all'ospedale Pitié-Salpêtrière alle 2:06. Nonostante i vari tentativi di salvarla le lesioni interne erano troppo estese, il cuore si era spostato nella parte destra del torace, danneggiando la vena polmonare e il pericardio. Fu dichiarata morta alle ore 4:00.
Anche Trevor Rees-Jones fu trasferito in ospedale, fu sottoposto a un intervento chirurgico di dieci ore e riuscì a sopravvivere, nonostante le gravi lesioni al viso.
LE VACANZE IN SARDEGNA DI LADY DIANA 1997
Il 30 maggio 2017, venne annunciato che la macchina su cui Diana Spencer stava viaggiando era da rottamare due anni prima dell'incidente, ma al posto di essere stata distrutta, fu riparata e, apparentemente, resa nuovamente utilizzabile. Ciononostante la macchina andò a schiantarsi.[1] L'inchiesta giudiziaria avviata dalla polizia francese ha respinto la volontà di Mohamed Al-Fayed sull'approfondimento di un possibile complotto e secondo alcuni è stata costretta alla costruzione di un'indagine superficiale[2], mentre un'indagine parallela della polizia metropolitana inglese, sotto il nome di operazione Paget, ha analizzato proprio l'argomentazione su possibili infiltrazioni nell'incidente[3]. Entrambe le inchieste hanno concluso che l'incidente fu scaturito dalla malevola condotta di Henri Paul, il guidatore, il quale sotto uso di alcolici e psicofarmaci fu la causa scatenante dello schianto mortale[4].
Secondo la versione ufficiale l'autista Henri Paul era ubriaco e nella fretta di seminare i paparazzi ha causato l'incidente. L'ingegner Mauro Balestra, esperto tecnico giudiziario svizzero, specializzato nella ricostruzione di incidenti stradali, utilizzando recenti e sofisticati programmi di calcolo, ha sgombrato il campo da alcune supposizioni avanzate dopo quella fatidica notte del 31 agosto[5].
La velocità della Mercedes S280 (di serie, non blindata) non poteva essere superiore a 150 km/h all'ingresso della curva dove la strada cambia pendenza e scende verso la galleria del Pont de l'Alma. Su questo concordano i calcoli del computer e l'esperienza diretta. Una velocità superiore infatti avrebbe impedito alla vettura d'imboccare la galleria, perché avrebbe sbandato prima, urtando il muro sulla destra. Secondo la ricostruzione al computer effettuata dall'ingegner Balestra, anzi, la vettura potrebbe essere arrivata sulla curva a una velocità prossima ai 110 km/h. Non sono poi così rari i parigini che tutti i giorni affrontano quel tratto di strada ad andature simili, anche se il limite in quel punto è di 70 km/h.
Un altro elemento è stato individuato con precisione: la S280 ha urtato il tredicesimo pilastro a 85–90 km/h. Non di più. È a questo punto che si delinea la prima, grave responsabilità di chi ha realizzato quelle infrastrutture stradali. Nonostante ogni giorno siano migliaia i parigini che percorrono quella galleria nei due sensi, i piloni non sono protetti né da guard rail, né da barriere di cemento. Non a caso, le tracce dell'incidente del 31 agosto si mescolano a quelle di tanti altri urti contro le pareti e i piloni da parte di meno famosi automobilisti.
All'origine della sbandata non controllata del guidatore (con elevato tasso alcolico nel sangue e tracce di psicofarmaci per la depressione riscontrati dagli esami medici[6]) c'è una Fiat Uno bianca proveniente dal controviale che confluisce nel corso Albert 1er, urtata di striscio dalla Mercedes. In quel tratto di strada la segnaletica è carente. Non indica alle vetture (come la Mercedes) che sopraggiungono veloci sulla strada a due corsie, che dalla destra s'immette una via con diritto di precedenza. Infatti in mancanza di altra indicazione, lo stretto controviale, immettendosi da destra, ha la precedenza.
Il fatto di non aver utilizzato la cintura di sicurezza (la guardia del corpo seduta accanto al guidatore era l'unico a indossarla e l'unico a essersi salvato) da parte dei due passeggeri dei sedili posteriori (Diana e Dodi) ha diminuito in maniera drastica le loro probabilità di salvezza. I due infatti erano seduti in una zona dell'abitacolo rimasta integra e l'impatto contro un ostacolo stretto come un pilastro ha sì causato ingenti deformazioni della vettura (pericolose, semmai, per chi sedeva davanti), ma ha anche limitato di molto le decelerazioni sui passeggeri posteriori. Tuttavia, queste illazioni si sono verificate infondate nel momento in cui è stato accertato che nessuno a bordo indossava le cinture di sicurezza, come confermato dalla guardia del corpo stessa.
Voci riguardanti un coinvolgimento dei Servizi Segreti Britannici nell'incidente sono incominciate a circolare dal 1998. Morti sospette susseguite nel tempo di persone più o meno collegate alla storia della morte di Lady D hanno dato credito a questa teoria, cui il più grande sostenitore è sempre stato Mohamed Al-Fayed, padre di Dodi[7].
Ulteriore prova di un loro serio coinvolgimento sono le dichiarazioni dell'agente dismesso presso i loro servizi, Richard Tomlinson, che per l'indagine Paget dichiarò che l'incidente fu eseguito da alcuni agenti del MI6 che utilizzarono un raggio laser per accecare l'autista e farlo sbandare, ciò va a confermare le testimonianze di chi affermava di aver visto un forte bagliore subito prima dello schianto[8]. La polizia francese eseguì un mandato di cattura per Tomlinson nel luglio 2006 per il suo diretto coinvolgimento nella morte di Diana[9].
Sull'onda della teoria che vede il MI6 complice dell'incidente, il mandante del progetto omicida sarebbe da ricercare nel principe Filippo di Edimburgo, personaggio di spicco in un complotto che lo vedrebbe artefice della tragedia e capo dei servizi segreti deviati[10]. Il ritrovamento di una lettera scritta da Diana in persona alcuni mesi antecedenti la morte, in cui si spiega timorosamente la paura di venire uccisa tramite incidente stradale orchestrato dal suo ex marito Carlo, principe di Galles.
I motivi che avrebbero spinto la famiglia reale a uccidere la donna sono da riscontrarsi nella sua relazione segreta con Dodi Al-Fayed, di cui Diana sarebbe rimasta incinta; un figlio di origini arabe, che quindi sarebbe diventato fratellastro dell'erede al trono, avrebbe creato una situazione molto scomoda.
La prima morte sospetta collegata alla storia della Principessa non è inerente a quelle collegate all'incidente, ma è tuttora irrisolta. Si tratta della guardia del corpo Barry Mannakee, con il quale Diana ebbe una relazione a Kensigton House. La guardia fu trasferita, e rimase successivamente vittima di un incidente in moto in Scozia nel maggio 1987[11].
Alla scomparsa di Diana Spencer seguono inoltre suicidi o incidenti di persone vicine alla defunta o al caso della sua morte: Il fotografo James Andanson viene trovato morto nel 2004 in un bosco, a seguito di un presunto suicidio, nelle campagne francesi di Montpellier[12]. Alla sua morte fa seguito quella di Frederic Dard, lo scrittore al quale Andanson confidava d'esser stato presente con la sua Fiat Uno nel Tunnel de l'Alma[2].
In una lettera scritta pochi mesi prima del decesso e consegnata all'ex maggiordomo, la principessa accusa Carlo di volerla uccidere simulando un incidente d'auto. La missiva, a lungo ignorata, è stata acquisita dall'inchiesta in corso nel Regno Unito sulle cause della sua morte[13]. Nonostante la prima scelta di un funerale privato, poiché Diana non era più un'Altezza Reale, l'improvvisa e inaspettata reazione del popolo britannico, sgomento e in lacrime per la perdita dell'amata principessa, spinse la casa reale ad accettare le pubbliche esequie. Elisabetta, che con tutta la famiglia era rimasta a Balmoral, in Scozia, indifferente al lutto pubblico, dopo i ripetuti attacchi da parte della stampa e del popolo, che la accusavano di non mostrare rimorso per la morte di Diana, acconsentì ad issare a mezz'asta la bandiera sul palazzo reale e a tornare immediatamente a Londra. Il 5 settembre apparve in una diretta televisiva dove rendeva omaggio alla nuora scomparsa, definendola "un essere umano straordinario", che "nei momenti felici come in quelli di sconforto, non aveva mai perso la capacità di sorridere, o di ispirare gli altri con il suo calore e la sua bontà".[111] 
Il giorno successivo, 6 settembre, giorno del funerale, per le strade di Londra si riversarono circa 3 milioni di persone. Il feretro di Diana fu posto su un affusto di cannone e da Kensington Palace, dove aveva trascorso la notte, attraversò Hyde Park fino a St. James's, dove il principe Carlo, insieme ai figli William ed Harry, il padre Filippo, il IX Conte Spencer, fratello di Diana, e 500 rappresentanti delle organizzazioni patrocinate dalla principessa si unirono al corteo dietro la bara.
Le migliaia di persone presenti al funerale, piangendo ed accalcandosi intorno alle transenne, gettarono fiori al passaggio del feretro e lungo tutto il percorso. Davanti a Buckingham Palace, la famiglia reale al completo aspettava, vestita a lutto, il passaggio della bara: di fronte al feretro, Elisabetta piegò il capo in segno di rispetto.[112]
Le esequie proseguirono nell'abbazia di Westminster: durante la cerimonia, Elton John cantò Candle in the Wind, una versione modificata per l'occasione della celebre canzone dedicata alla morte di Marilyn Monroe. Il fratello di Diana pronunciò il suo discorso, dicendo che "Diana era l'essenza stessa della compassione, del dovere, dello stile, della bellezza. In tutto il mondo era considerata simbolo di umanità ed altruismo, portabandiera dei diritti degli oppressi. Una ragazza tipicamente inglese, che trascendeva la nazionalità; una donna dalla nobiltà innata, che andava oltre le classi sociali, e che ha dimostrato negli ultimi anni di non aver bisogno di un titolo reale per continuare a generare il suo particolare tipo di magia".[113]
Il funerale venne trasmesso in diretta dalle televisioni di tutto il mondo e seguito da oltre due miliardi di persone,[114] rendendolo uno degli eventi televisivi più visti della storia. Diana venne tumulata nella proprietà di famiglia, ad Althorp, in Northamptonshire, su un'isola in mezzo ad un laghetto chiamata Round Oval. La cerimonia, in forma strettamente privata, ebbe luogo subito dopo il funerale e vi presero parte l'ex-marito Carlo, i figli, la madre e i fratelli di Diana. La principessa venne vestita da Jean Monseau, tanatoprattore di fama mondiale, con un abito nero a maniche lunghe, disegnato da Catherine Walker e acquistato solo alcune settimane prima dell'incidente. Tra le sue mani venne posto un rosario, un dono che Diana aveva ricevuto da Madre Teresa di Calcutta, morta pochi giorni dopo di lei.
  • L'intera vicenda è stata ripresa più volte in ambito cinematografico. Il primo film sul caso è di Francis Gillery, regista e scrittore, che ha girato Lady Died e curato un documentato libro.
  • Il caso è al centro anche del film del 2006 The Queen - La regina, diretto da Stephen Frears.
  • Sulla morte di Lady Diana, la band dei Cranberries ha composto la canzone Paparazzi on mopeds. La cantante del gruppo, Dolores O'Riordan, è stata molto colpita dalla morte della principessa che aveva conosciuto tempo prima, la quale si era anche congratulata con lei per il suo talento di musicista.
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    BIOGRAFIA DI LADY DIANA
     
    Diana Spencer, conosciuta anche come Lady Diana, Lady D (in Italia) e come Lady Di (nel Regno Unito) (Sandringham, 1º luglio 1961Parigi, 31 agosto 1997), è stata dal 1981 al 1996 consorte di Carlo, principe di Galles, erede al trono del Regno Unito.
    Dopo il divorzio dal coniuge, mantenne il titolo di Principessa di Galles, ma senza il trattamento di Altezza Reale[1], rimanendo membro ufficiale della famiglia reale come madre del futuro erede al trono, fatto verificatosi per la prima volta nella storia della famiglia reale britannica.
    Diana nacque nel tardo pomeriggio del 1º luglio 1961 a Sandringham, nel Norfolk,[2][3], quarta dei cinque figli del Visconte e della Viscontessa Althorp (nata Frances Roche, poi Shand Kydd).[2][3][4] Quella degli Spencer è una delle più antiche ed importanti famiglie britanniche, strettamente connessa con la Famiglia Reale da diverse generazioni.[5] Entrambi i genitori speravano in un figlio maschio che portasse avanti il nome della famiglia, per questo alla bambina non venne inizialmente dato un nome, fino a che, una settimana più tardi, non si decise per Diana Frances, in onore di un'antenata degli Spencer, Diana Russell, duchessa di Bedford, e della madre.[3] Diana fu battezzata nella Chiesa di Santa Maria Maddalena.[6]
    Diana aveva due sorelle e due fratelli: Sarah, Jane, John e Charles;[2][4] John morì dopo solo 10 ore dalla nascita.[3][4] La morte del bambino, e il desiderio di un ulteriore erede, sconvolse il matrimonio degli Spencer e Lady Althorp fu, secondo testimonianze, mandata nella clinica di Harley Street a Londra per determinare la causa del "problema".[3] L'esperienza è stata descritta come "umiliante" da Charles Spencer, l'attuale conte: "È stato un momento terribile per i miei genitori e, probabilmente, la radice del loro divorzio poiché non credo che se ne siano fatti una ragione".[6] 
    Diana crebbe a Park House, nei pressi della residenza reale di Sandringham, della quale la sua famiglia era abituale affittuaria.[2][4][7] La bambina aveva solo sette anni quando i suoi genitori si separarono.[8] Sua madre, Frances, aveva infatti una relazione con Peter Shand Kydd, e decise di lasciare il marito per seguire l'amante.[4] Nel libro di Andrew Morton, il giornalista descrisse il ricordo di Diana di quel momento: suo padre, Lord Althorp, che caricava diverse valigie in macchina, e lo scricchiolio della ghiaia del piazzale mentre Frances, a bordo dell'auto, oltrepassava i cancelli di Park House.[3] Durante la separazione dei genitori, Diana visse con la madre a Londra, ma qualche mese dopo, durante le vacanze di natale, Lord Althorp impedì alla ex-moglie di tornare in città con la figlia. L'uomo vinse infine la custodia di Diana con il supporto della suocera, Ruth Roche, baronessa Fermoy.[2] Nel 1973, Lord Althorp cominciò una relazione con Raine, contessa di Dartmouth, l'unica figlia femmina di Alexander McCorquodale e Barbara Cartland.[9] Il 9 giugno 1975, in seguito alla morte del nonno, Albert Spencer, Diana ricevette il titolo di Lady e suo padre ereditò quello di conte Spencer. Lord Spencer e Lady Dartmouth si sposarono quindi a Caxton Hall, a Londra, il 14 luglio 1976. Ora contessa Spencer, Raine era però mal sopportata dai figli del marito, che non le risparmiavano gli scherzi che per anni avevano inflitto alle governanti.[4]
    Diana fu prima educata a Riddlesworth Hall, nei pressi di Diss, nel Norfolk, e in seguito alla New School di West Heath,[2] a Sevenoaks, nel Kent. Durante l'infanzia era particolarmente nota per la sua timidezza, ma questo non le impedì di appassionarsi alla musica e alla danza, oltre che allo sport, soprattutto il nuoto. Aveva anche un grande amore per i bambini. Infatti, dopo aver frequentato l'Institut Alpin Videmanette, una scuola di perfezionamento situata in Svizzera, la giovane si trasferì a Londra e iniziò a lavorare come bambinaia, accettando infine il posto di assistente presso l'asilo nido Young England.[2] 
    Nel 1968, dopo aver frequentato la scuola pubblica, Diana venne iscritta al collegio Riddlesworth Hall.[10] Non era tuttavia particolarmente brillante nello studio, così si trasferì alla West Heath Girls' School (in seguito ribattezzata The New School at West Heath) a Sevenoaks, nel Kent, dove rimase però una studentessa mediocre, che tentò e fallì per ben due volte i suoi esami di maturità.[10] Dimostrò invece un talento particolare per la musica, soprattutto per il pianoforte,[11] e il suo spirito altruistico venne riconosciuto e premiato dalla scuola.
    Nel 1977 lasciò l'istituto e frequentò per tre mesi l'Institut Alpin Videmanette, una scuola di buone maniere a Rougrmont, in Svizzera, dove alle studentesse venivano impartite lezioni di etichetta e venivano fatte svolgere attività sociali quali gastronomia e galateo. Diana era inoltre un'ottima nuotatrice, la sua specialità erano i tuffi, e sognava di diventare una ballerina per il Royal Ballet. Studiò infatti danza classica, ma divenne troppo alta per poter realizzare il suo sogno.
    Diana fece ritorno a Londra nel 1978, andando a vivere nell'appartamento della madre, che trascorreva la maggior parte dell'anno in Scozia. In seguito, per il suo diciottesimo compleanno, le venne regalato dai genitori un appartamento a Coleherne Court, nell'Earls Court. Visse lì fino al 1981 con tre coinquiline sue amiche. Su suggerimento della madre, si iscrisse ad un corso avanzato di cucina, non diventando una cuoca provetta, e poi lavorò come insegnante di danza all'accademia di Madame Vacani, come guida per i bambini alle prime armi. Ma in seguito ad un incidente di sci, che le immobilizzò una caviglia per diversi mesi, fu costretta a lasciare il lavoro. Trovò un impiego part-time come assistente all'asilo Young England, a Knightsbridge, continuando però a fare la governante per la sorella Sarah e l'hostess alle feste. Per diverso tempo fece anche la tata per una famiglia americana che viveva a Londra.[12] 
    LADY DIANA SPOSA IL PRINCIPE CARLO 1981
    Nel 1977, ancora giovanissima, durante una battuta di caccia Diana conobbe Carlo, che allora frequentava sua sorella maggiore, Lady Sarah. L'erede al trono era quasi trentenne e già da tempo si trovava sotto pressione perché trovasse una giovane di buona famiglia e si sposasse. Nel febbraio del 1978, in seguito ad alcune indiscrezioni rilasciate da Sarah ai due giornalisti James Whittaker e Nigel Nelson, i due si lasciarono,[13] ma Carlo la invitò ugualmente, nel novembre dello stesso anno, per la festa dei suoi trent'anni a Buckingham Palace, e con lei le due sorelle. Diana e Sarah vennero successivamente invitate dalla Regina a una settimana di caccia a Sandringham, nel gennaio del 1979.
    Lady Diana incontrò nuovamente il principe nell'estate del 1980, ad una festa organizzata nella tenuta di campagna dall'amico Philip de Pass. Diana era tra il pubblico alla partita di polo di Carlo, e durante il barbecue che seguì cercò di consolarlo per la recente perdita dello zio, Lord Mountbatten, ucciso nell'agosto del 1979 dal gruppo terroristico dell'IRA. La sincera compassione di Diana colpì molto il principe che, qualche settimana più tardi, la invitò alla Royal Albert Hall per assistere al Requiem di Giuseppe Verdi. La nonna di Diana, Lady Fermoy, la accompagnò come chaperon.[14]
    Altri inviti seguirono quello a teatro: Diana fu ospite a bordo del panfilo reale Britannia, il più antico della marina inglese, per le regate della Settimana di Cowes, per poi essere invitata a Balmoral, la residenza scozzese della Famiglia Reale, qualche tempo dopo. La giovane venne accolta positivamente dalla Regina, dal Duca di Edimburgo e dalla Regina Madre. Durante il soggiorno, alcuni fotografi nascosti sulle rive del fiume Dee, ansiosi di scoprire la nuova fiamma del principe, fotografarono Carlo mentre pescava accompagnato da una misteriosa ragazza che, scorgendo i loro obbiettivi, si nascose. I giornalisti tuttavia non impiegarono molto tempo a scoprire la sua identità, e al suo ritorno a Londra, Diana si trovò letteralmente perseguitata dalla stampa.[14] Una sua fotografia, scattata durante l'orario di lavoro all'asilo Young England, che mostrava il profilo delle gambe attraverso il tessuto leggero della gonna, fece scalpore ma contribuì ad accrescere la sua popolarità.[15] 
    Intanto gli incontri con Carlo proseguivano, e nelle settimane a seguire Diana fu ospite della Famiglia Reale nelle diverse residenze sparse in tutta la Gran Bretagna. Con il passare dei mesi, la stampa e il popolo si convinsero sempre più che sarebbe stata lei la futura sposa del principe di Galles. Finalmente, il 6 febbraio 1981, Carlo invitò Diana al castello di Windsor e le chiese di sposarlo. Lei accettò immediatamente, ma la notizia venne mantenuta segreta per le successive quattro settimane.[12]
    Il 24 febbraio 1981 Buckingham Palace annunciò ufficialmente il loro fidanzamento. Dal catalogo della gioielleria Garrard, Lady Diana scelse un anello in oro bianco con 14 diamanti elegantemente disposti attorno ad un grosso zaffiro di 12 carati, molto simile all'anello di fidanzamento della madre.[16] Dal 2010 il gioiello è al dito della duchessa di Cambridge,[17] moglie del primogenito di Diana, il principe William.
    Dopo l'annuncio del fidanzamento, Diana volò in Australia insieme alla madre e al patrigno per una vacanza di 10 giorni, ben sapendo che sarebbe stato il suo ultimo periodo di pace. Tornata a Londra, abbandonò definitivamente il suo appartamento di Coleherne Court per trasferirsi in una suite all'interno di Buckingham Palace, dove studiò il protocollo reale - come parlare in pubblico, salutare e trattare con la servitù. Fu anche ospite a Clarence House, residenza della Regina Madre, che le insegnò il corretto comportamento richiesto ad un membro della Famiglia Reale.[18]
    Nonostante i rudimenti di protocollo che le vennero impartiti, Diana diede subito prova, seppur involontariamente, del suo anticonformismo il 9 marzo 1981, quando presenziò con Carlo ad un ricevimento alla Goldsmiths Hall di Londra indossando un provocante abito in chiffon nero.[19] Di due taglie più piccolo e scelto come ripiego, il vestito, oltre che per il colore funesto, scandalizzò per il taglio, più maturo rispetto alle precedenti mise della ragazza, ma soprattutto per la profonda e vertiginosa scollatura.[20] La principessa Grace di Monaco, ospite d'onore all'evento e alla cena che seguì a Buckingham Palace, prese da parte Lady Diana e la accompagnò alla toilette, dove la confortò per quel primo, banale errore.[20] Le diede anche alcuni consigli su come affrontare e sopportare l'enorme pressione mediatica, perché “sarebbe andata sempre peggio”.[20] 
    Il matrimonio si svolse mercoledì 29 luglio 1981 nella Cattedrale di San Paolo a Londra, scelta perché offriva più posti a sedere rispetto all'Abbazia di Westminster, tradizionalmente usata per i matrimoni reali. Alla cerimonia parteciparono infatti oltre 2.000 invitati tra cui esponenti delle famiglie reali straniere e numerosi politici e diplomatici. Le nozze, ribattezzate "da favola", furono trasmesse in mondovisione e seguite da oltre 750 milioni di persone, mentre furono 600 mila quelle che inondarono le strade di Londra per vedere la sposa nel percorso che l'avrebbe portata alla cattedrale.[16][21] Lady Diana indossava un abito in taffetà e seta color avorio, adornato da pizzi antichi e con uno strascico lungo ben sette metri.[22] All'altare, la giovane invertì per errore i primi due nomi di Carlo, pronunciando "Filippo Carlo" invece che "Carlo Filippo",[21] e non espresse voto di obbedienza al marito, una scelta voluta da entrambi.[23]
    Il principe e la nuova principessa di Galles trascorsero parte della loro luna di miele nella villa di proprietà della famiglia Mountbatten, situata a Broadlands, nell'Hampshire, prima di volare a Gibilterra e imbarcarsi sul panfilo reale Britannia per una crociera attraverso il mediterraneo. Visitarono l'Egitto, la Tunisia, la Sardegna e la Grecia e terminarono il viaggio di nozze con un soggiorno nella tenuta di Balmoral, insieme al resto della Famiglia Reale,[24] prima di trasferirsi definitivamente nel loro appartamento di Kensington Palace e nella proprietà di Carlo vicino Tetbury, Highgrove.
    Il 5 novembre 1981 venne ufficialmente annunciato che la principessa di Galles era in attesa del primo figlio.[25] Nel gennaio 1982, a Sandringham, dove la Famiglia Reale trascorreva abitualmente il Natale, Diana cadde dallo scalone principale, costringendo il ginecologo reale, George Pinker, ad accorrere da Londra per prestare soccorso alla principessa, incinta di 12 settimane. Nonostante diverse contusioni, il feto non aveva riportato danni.[26] La caduta, che inizialmente venne considerata accidentale, in realtà fu il primo, disperato tentativo di Diana di attirare l'attenzione del marito, che ancora una volta la lasciava sola per recarsi a caccia.[27]
    Il 21 giugno 1982, in un'ala riservata del St Mary's Hospital, nel quartiere di Paddington, a Londra, Diana diede alla luce l'erede al trono, William Arthur Philip Louis, con l'assistenza del dottor Pinker.[28] Il bambino, battezzato nella sala da musica di Buckingham Palace il 4 agosto,[29] fu il primo erede a nascere in un ospedale pubblico anziché a palazzo, com'era tradizione e come anche la Famiglia Reale pretendeva[30], ma Diana fu irremovibile al riguardo. Nel marzo 1983, nonostante il palazzo l'avesse nuovamente sconsigliata, la principessa decise di portare con sé il piccolo William, di appena 9 mesi, durante il tour ufficiale dell'Australia e della Nuova Zelanda. Una decisione suggeritale, come lei stessa ammise, dal primo ministro australiano Malcolm Fraser, che riscontrò però l'approvazione del pubblico.[31]
    Un secondo figlio, Harry Charles Albert David, nacque due anni dopo William, il 15 settembre 1984.[32] La principessa rivelò che durante la seconda gravidanza lei e Carlo erano molto uniti. Diana sapeva di aspettare un maschio sin dall'ecografia, ma non ne parlò con nessuno, nemmeno con il marito, che sperava invece in una bambina.[33]
    Anche i critici più accaniti concordano che la principessa di Galles fu una madre esemplare, devota e affettuosa.[34] Raramente chiedeva l'approvazione del principe o della Famiglia Reale, ed era spesso intransigente quando si trattava di figli. Scelse lei i loro nomi di battesimo, licenziò la governante reale e ne assunse una di sua scelta, si occupò di selezionare la scuola che avrebbero frequentato e il loro abbigliamento, nonché le uscite ufficiali. Li accompagnava a scuola, come una madre normale, ogni volta che i suoi impegni le permettevano di farlo, e spesso organizzava il suo programma di visite e apparizioni pubbliche in base alle esigenze dei bambini.[34] 
    Nonostante nel 1983 Diana avesse confidato all'allora primo ministro di Terranova e Labrador, Brian Peckford, “Trovo davvero difficile affrontare le pressioni dovute al mio ruolo di principessa di Galles, ma sto imparando come gestirle”,[59] a partire dalla metà degli anni ottanta la principessa di Galles divenne madrina di un numero sempre maggiore di enti di beneficenza. Come principessa di Galles, e secondo il protocollo reale, Diana era tenuta a fare regolari apparizioni pubbliche in ospedali, scuole e altre strutture, partecipando a innumerabili eventi per raccogliere fondi, ben 191 nel 1988 e 397 nel solo 1991.[60][61] La principessa sviluppò un forte interesse per alcune cause tradizionalmente ignorate dal resto della Famiglia Reale, tra cui l'AIDS e la lebbra.
    Fu un'instancabile operatrice benefica, visitando malati in tutto il mondo, appoggiando campagne per la difesa degli animali, sulla prevenzione dall'AIDS e contro l'uso di armi contro l'umanità.[62] Ricoprì il ruolo di madrina e portavoce per numerose associazioni benefiche che lavoravano con i senza tetto, i giovani, i tossicodipendenti e gli anziani, nonché presidente, dal 1989, del Great Ormond Street Hospital for Children di Londra.[63] Dal 1991 al 1996 fu rappresentante di Headway, un'associazione per il supporto alle vittime di danni cerebrali,[64] oltre che madrina del Museo di storia naturale di Londra e presidente della Royal Academy of Music. Dal 1984 al 1996 appoggiò l'associazione di carità Barnardo's, fondata dal dott. Thomas Barnardo nel 1986 per garantire aiuto ai giovani e ai minori, e partecipò ad oltre 110 dei loro eventi benefici, 16 dei quali in un solo anno e 3 in una sola settimana.[65] L'enfasi e la dedizione verso le associazioni che coinvolgevano i bambini, e sulle quali si era sin da subito concentrata, rimasero uno degli elementi più importanti del suo impegno sociale. Nel 1988 divenne madrina della sezione giovani della British Red Cross, estendendo il suo coinvolgimento alle stesse organizzazioni in Australia e Canada.[66] La Principessa di Galles era inoltre una sostenitrice della Chester Childbirth Appeal, uno dei primi enti di beneficenza del paese a sostenere i servizi di maternità negli ospedali del servizio sanitario nazionale (NHS).[67] L'ospedale generale venne inaugurato proprio da Diana nel 1984 e prese il nome de La Contessa di Chester, dal suo titolo come moglie del conte di Chester.[67] Diana divenne la madrina principale dell'associazione nel 1992, e da allora contribuì aiutando a raccogliere oltre 1 milione di sterline.[67]
    Tra gli enti benefici ai quali la principessa di Galles offriva appoggio c'erano anche Landmine Survivors Network, Help the Aged, il Trust for Sick Children in Wales, il National Hospital for Neurology and Neurosurgery, la British Lung Foundation, il National AIDS Trust, il museo Eureka!, la National Children's Orchestra of Great Britain, il Royal Brompton Hospital, Relate, il Guinness Trust, il Meningitis Trust, Dove House, il Malcolm Sargent Cancer Fund for Children, la Royal School for the Blind, la Welsh National Opera, la Pre-School Playgroups Association, il Variety Club of New Zealand, Birthright e la British Deaf Association, per la quale Diana imparò l'uso del linguaggio dei segni.[67][68][69][70][71]
    Nel febbraio 1992, la principessa visitò l'ospizio per i malati e i morenti di Madre Teresa a Calcutta, in India, e si intrattenne con ognuno dei 50 pazienti prossimi alla morte.[68] Qualche tempo dopo, prima a Roma e poi a Londra, Diana incontrò nuovamente Madre Teresa e le due instaurarono un forte legame personale: la piccola suora divenne la guida spirituale della principessa.[72]
    Nel giugno 1995, la principessa fece una breve visita a Mosca, dove visitò un ospedale per bambini che aveva in precedenza sostenuto attraverso il suo lavoro sociale, e al quale fornì nuove attrezzature mediche. Durante la sua permanenza nella capitale russa, Diana ricevette l'International Leonardo Prize, insignito alle persone e ai lavoratori più attivi nel campo delle arti, della medicina e dello sport.[62] Nel dicembre 1995, la principessa di Galles si unì in un albo d'onore insieme agli ex presidenti degli Stati Uniti, i governatori di New York ed altre figure di spicco, nel ricevere United Cerebral Palsy Humanitarian of the Year Award a New York direttamente dalle mani dall'ex segretario di Stato Henry Kissinger, in cambio del suo continuo sostegno a numerose organizzazioni filantropiche.[73][74] Durante l'evento, la Principessa condivise il palco con il generale Colin Powell, l'ex Capo dello stato maggiore congiunto.[74] Nell'ottobre 1996, Diana ricevette un premio umanitario per il suo impegno con gli anziani dal Centro Pio Manzù, un organismo in status consultivo generale con le Nazioni Unite che opera dal 1969 come Istituto di studi per l'approfondimento dei temi economici e scientifici di interesse cruciale per il futuro dell'umanità.[75][76][77] La medaglia d'oro venne assegnata alla principessa durante la conferenza Il nomos della salute, tenutasi presso il Centro Pio Manzù a Rimini, in Italia,[75] e consegnata dal vice presidente del centro, il professor Giandomenico Picco.[75] 
    Il giorno dopo il suo divorzio, Diana annunciò il ritiro da oltre 100 associazioni umanitarie per concentrare il suo supporto sulle restanti sei.[78] Rimase madrina di Centrepoint, dell'English National Ballet, della Leprosy Mission e del National AIDS Trust, oltre che presidente dell'Hospital for Sick Children, del Great Ormond Street Hospital e del Royal Marsden Hospital.[79]
    Durante il suo ultimo anno, Diana offrì un tangibile sostegno alla Campagna internazionale per il bando delle mine antiuomo, un sostegno che fu decisivo per l'approvazione della legislazione in proposito nel Regno Unito.[80] Su un invito della leader americana del movimento, Jody Williams, Diana si fece fotografare dalla stampa mentre ispezionava un campo minato della ex-Jugoslavia: le sue immagini, con elmetto e giubbotto protettivo, fecero il giro del mondo. La campagna vinse il premio Nobel per la pace nel 1997, pochi mesi dopo la sua morte.[81] La sua collaborazione terminò nel 1996, ma il suo appoggio alla Croce Rossa rimane ancora una delle cause più importanti del suo ultimo anno di vita.[82]
    Nel maggio 1997, la principessa inaugurò il Richard Attenborough Centre for Disability and the Arts a Leicester, volute dal suo amico Richard Attenborough.[83][84] A giugno, Diana partecipò, prima a Londra e poi a New York, alle anteprime dell'asta di Christie's che metteva in vendita numerosi degli abiti e dei completi indossati dal giorno del fidanzamento, e il cui ricavato andò completamente in beneficenza.[35] 
    Durante gli anni novanta, il matrimonio di Diana e Carlo si ruppe inevitabilmente: un evento prima smentito e poi ammesso ed ampiamente trattato dai mass media. Entrambi i principi di Galles rivelarono, attraverso amici intimi, diverse indiscrezioni alla stampa, accusandosi a vicenda del fallimento del matrimonio. I primi sintomi di una difficile convivenza tra i due risalgono al 1985.[85][86] La principessa di Galles iniziò una relazione con il suo istruttore di equitazione, il maggiore James Hewitt, e il principe tornò dalla sua vecchia e devota fiamma, Camilla Parker-Bowles. L'adulterio di Carlo, fino ad allora sconosciuto al pubblico, venne esposto nel maggio 1992 con la pubblicazione di Diana - La sua vera storia, di Andrew Morton. Il libro, che rivelava senza remore l'infelicità di Diana e i suoi disperati tentativi di suicidio a causa dell'indifferenza del marito, causò una vera tempesta mediatica. La sua pubblicazione fu seguita, durante il 1992 e il 1993, da registrazioni illegali delle conversazioni telefoniche tra i principi di Galles e i rispettivi amanti. Nell'agosto 1992, con il titolo Squidgygate, il Sun pubblicò le trascrizioni complete del colloquio intimo tra la principessa e James Gilbey, suo vecchio amico. Nel novembre dello stesso anno, seguirono sui giornali Today e Mirror stralci del Camillagate, lo scandaloso scambio di battute ad alto contenuto erotico tra il principe Carlo e Camilla. Sempre nel 1992 il produttore statunitense Martin Poll acquistò i diritti del libro di Andrew Morton e girò La vera storia di Lady D, con Serena Scott Thomas nel ruolo di Diana e David Threlfall in quello del principe Carlo. Trasmessa in tutto il mondo, la miniserie in due puntate registrò altissimi indici di ascolto, avvicinando ancora di più il pubblico a Diana.[87]
    Nel frattempo, iniziarono a circolare pettegolezzi sulla sua presunta relazione con James Hewitt, fino ad allora segreta, che culminarono nel 1994 con la pubblicazione del libro Princess in Love, di Anna Pasternak, a cui seguì nel 1996 il film di David Greene La principessa triste. Julie Cox venne scelta per interpretare la principessa di Galles, mentre Christopher Villiers era l'affascinante James Hewitt. [88]
    Il 9 dicembre 1992, il primo ministro britannico John Major annunciò alla Camera dei comuni che il principe e la principessa di Galles avevano deciso di comune accordo di separarsi.[89] Un mese dopo, nel gennaio 1993, venne pubblicato su giornali l'intero Camillagate, e il 3 dicembre dello stesso anno Diana annunciò il suo ritiro dalla scena pubblica.[90] Il principe di Galles cercò di riacquistare il consenso del pubblico, schierato con Diana, concedendo un'intervista televisiva a Jonathan Dimbleby il 29 giugno 1994. Nell'intervista, Carlo confessò il suo tradimento con Camilla Parker-Bowles, precisando però che la loro relazione era iniziata solamente nel 1986, quando il suo matrimonio con Diana era ormai "inevitabilmente naufragato".[91] La stessa sera dell'intervista, Diana si recò alla Serpentine Gallery per partecipare al party organizzato dalla rivista Vanity Fair: il cortissimo abito di seta nera che indossava, creato dalla stilista Christina Stambolian e in seguito ribattezzato "Revenge dress", le fece guadagnare le prime pagine di tutti i giornali, a discapito del marito.[92][93] L'abito venne in seguito venduto all'asta nel 1997 per 74,000 dollari.[94]
    Nonostante la principessa incolpasse dei suoi problemi coniugali la sola Camilla Parker-Bowles, a causa della sua precedente relazione con Carlo, Diana arrivò a pensare che il marito avesse relazioni anche con altre donne. Nell'ottobre 1993, scrisse ad un'amica rivelandole che credeva che Carlo fosse ora innamorato di Tiggy Legge-Bourke, la governante da lui stesso assunta per occuparsi dei figli, e volesse sposarla. La principessa era molto diffidente verso la donna, soprattutto per il rapporto che aveva con i due principini.[95] 
    Il 20 novembre 1995, ad oltre un anno dall'intervista di Carlo, la BBC trasmise, all'interno del programma d'attualità Panorama, l'intervista di Martin Bashir alla principessa di Galles.[96] Durante l'incontro, Diana rivelò la sua relazione con Hewitt dicendo: “Si, lo adoravo”. Riguardo a Camilla ribadì la sua posizione con la ormai storica frase “Eravamo in tre in questo matrimonio, un po' troppo affollato”. Pensando al suo futuro, invece, la principessa disse: “Mi piacerebbe essere la regina nei cuori delle persone”. E riguardo al futuro del principe di Galles come re, ammise: “Conoscendo il suo carattere, penso che la massima carica, come la chiamo io, gli porterebbe enormi limitazioni, e non so se saprebbe adattarsi”.[97]
    Il giorno successivo, il 21 novembre, l'intervista venne trasmessa in Italia in prima serata su Canale 5 all'interno dello speciale Diana - Scacco al Re, presentato da Cristina Parodi e da Paolo Filo Della Torre, allora corrispondente a Londra del quotidiano la Repubblica.[98] La voce di Lady Diana era della doppiatrice Emanuela Rossi, quella di Martin Bashir di Alberto Lori.
    Il 20 dicembre 1995, in seguito all'intervista di Diana su Panorama, Buckingham Palace annunciò pubblicamente che la Regina aveva spedito al principe e alla principessa di Galles una lettera dove esigeva il divorzio. La decisione della Regina venne presa in accordo con il primo ministro e il suo consiglio privato dopo, secondo la BBC, due settimane di discussioni.[99] Il principe Carlo accettò formalmente il divorzio attraverso una dichiarazione scritta diffusa poco dopo.[100] La principessa confermò la definitiva separazione, accettata dopo un incontro con il marito e i rappresentanti della Regina, nel febbraio 1996, scatenando un'onda di irritazione a Buckingham Palace quando emise un proprio annuncio sugli accordi e le condizioni del divorzio.[101]
    Il divorzio venne ufficializzato il 28 agosto 1996.[90] Diana ricevette una buonuscita di 17 milioni di sterline, con la clausola standard nei divorzi reali di non parlare con nessuno degli accordi presi.[102] Non essendo più legata al principe di Galles, in accordo con le lettere patenti che regolano i titoli reali dopo il divorzio, Diana perse il titolo di Altezza Reale assumendo invece quello di Diana, Principessa di Galles. Ma in quanto madre del secondo e terzo in linea di successione al trono, rimase un membro della Famiglia Reale, come ribadito da Buckingham Palace, continuando quindi a godere dei privilegi ottenuti con il matrimonio.[103] 
    Dopo il divorzio, Diana mantenne il suo appartamento nel lato nord di Kensington Palace, dove aveva vissuto con il principe di Galles sin dal primo anno di matrimonio, e che rimase sua dimora fino alla tragica scomparsa.
    Diana frequentò uno stimato cardiochirurgo di origine pakistana, Hasnat Khan, identificato da molti dei suoi amici più cari come "l'amore della sua vita",[104] per quasi due anni, prima che Khan mettesse bruscamente fine al rapporto.[105][106] Khan era molto riservato e la relazione con Diana venne mantenuta segreta, soprattutto con la stampa. Secondo la testimonianza rilasciata da Hasnat Khan durante l'inchiesta per la morte di Diana, fu Diana stessa a troncare la loro relazione nel giugno 1997, durante un incontro a Hyde Park, che confina con i giardini di Kensington Palace.
    Nel giro di un mese, Diana aveva iniziato a vedere Dodi Al-Fayed, figlio di Mohamed Al-Fayed, che aveva invitato la principessa a trascorrere l'estate con lui come sua ospite. Diana aveva progettato di trascorrere le vacanze con i figli a Long Island, New York, ma i funzionari di sicurezza l'avevano sconsigliata. Così, dopo aver annullato una visita in Thailandia, la principessa accettò l'invito di Al-Fayed e fu ospite, insieme ai figli, nella sua villa nel sud della Francia, protetta dal sistema di sicurezza privata dell'imprenditore egiziano. Mohamed Al-Fayed comprò per l'occasione uno yacht di 60 metri da diversi milioni di sterline, il Jonikal, su cui far divertire Diana e i suoi figli.
    Nel gennaio 1997, le immagini di Diana mentre percorreva un campo minato dell'Angola con un casco balistico e un giubbotto antiproiettile vennero trasmesse in tutto il mondo. Fu durante questa campagna antimine che alcuni l'accusarono di ingerenza politica chiamandola una 'mina vagante'.[107] Nel giugno 1997, la principessa tenne un discorso alla conferenza antimine alla Royal Geographical Society di Londra, seguito da un visita a Washington, negli Stati Uniti, il 17 e 18 giugno per promuovere la campagna della Croce Rossa Americana contro l'utilizzo delle mine. Diana approfittò del viaggio per incontrarsi con la sua guida spirituale, Madre Teresa, nel Bronx.[35]
    Nell'agosto 1997, pochi giorni prima della sua morte, visitò la Bosnia ed Erzegovina con Jerry Bianco e Ken Rutherford del Landmine Survivors Network. Il suo interesse per le mine era totalmente focalizzato sui danni che, dopo anni dal conflitto, queste ancora creavano, spesso su bambini innocenti. Si presume che con il suo impegno abbia influenzato e permesso, seppur dopo la sua morte, la firma del Trattato di Ottawa, che impone un divieto internazionale all'uso delle mine antiuomo.[108] Nel 1998, alla Camera dei comuni, il ministro degli esteri Robin Cook ha reso omaggio al lavoro di Diana nell'abolire le mine antiuomo:
    "Tutti i parlamentari sanno dell'immenso contributo di Diana, principessa di Galles, per mettere a conoscenza i nostri elettori dei costi umani reclamati dalle mine antiuomo. Il modo migliore in cui manifestare il nostro apprezzamento per il suo incredibile lavoro, e il lavoro delle ONG che si sono battute contro le mine, è quello di approvare un disegno di legge e spianare la strada ad un divieto globale all'utilizzo delle mine antiuomo".[109]
    Le Nazioni Unite hanno lanciato un appello ai paesi che hanno prodotto e accumulato il maggior numero di mine antiuomo (Stati Uniti, Cina, India, Corea del Nord, Pakistan e Russia) perché firmino il Trattato di Ottawa che vieta la produzione e l'uso di queste armi micidiali, contro le quali Diana ha fatto una campagna. Carol Bellamy, direttore esecutivo del Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia (UNICEF), ha detto che le mine sono ancora "un'attrazione letale per i bambini, spinti tra le braccia della morte dalla loro curiosità e ricerca di nuovi giochi".[110]

     
     
     
     

    mercoledì 30 agosto 2017

    평화로 인해 잃어버린 것은 없습니다. 전쟁은 모든 것을 파괴 할 수 있습니다. 진지하고 적극적인 협상은 선의와 상호 권리와 관련하여 매우 성공적 일 것입니다. - 没有什么会因和平而迷失。 战争可以毁灭一切。 认真积极的谈判在善意和相互的权利方面将会非常成功. - 需要跟朝鲜政府谈谈 - Nothing will be lost with peace. The war can destroy everything. Serious and positive negotiations will have great success in good will and mutual rights. - "RADIOMESSAGGIO DI SUA SANTITÀ PIO XII° RIVOLTO AI GOVERNANTI ED AI POPOLI NELL'IMMINENTE PERICOLO DELLA GUERRA!" (Giovedì, 24 Agosto 1939) - 경애하는 최고령도자 김정은동지께서 조선인민군 전략군의 중장거리전략탄도로케트발사훈련을 지도하시였다 - RADIOMESSESS OF HIS HOLINESS PIO XII° REVIVING TO GOVERNORS AND PEOPLE IN THE MINIMUM DANGER OF WAR - 북한 정부와의 대화 필요성...

    Martedì 29 Agosto 2017 - Corea del Nord
    North - Korea
    평화로 인해 잃어버린 것은 없습니다. 전쟁은 모든 것을 파괴 할 수 있습니다. 진지하고 적극적인 협상은 선의와 상호 권리와 관련하여 매우 성공적 일 것입니다. - 没有什么会因和平而迷失。 战争可以毁灭一切。 认真积极的谈判在善意和相互的权利方面将会非常成功. -  需要跟朝鲜政府谈谈 - Nothing will be lost with peace. The war can destroy everything. Serious and positive negotiations will have great success in good will and mutual rights.
     
    RADIOMESSAGGIO DI SUA SANTITÀ PIO XII°
    RIVOLTO AI GOVERNANTI ED AI POPOLI
    NELL'IMMINENTE PERICOLO DELLA GUERRA*
    Giovedì, 24 Agosto 1939
     
    A tutto il mondo.
    Un’ora grave suona nuovamente per la grande famiglia umana; ora di tremende deliberazioni, delle quali non può disinteressarsi il Nostro cuore, non deve disinteressarsi la Nostra Autorità spirituale, che da Dio Ci viene, per condurre gli animi sulle vie della giustizia e della pace.
    Ed eccoCi con voi tutti, che in questo momento portate il peso di tanta responsabilità, perché a traverso la Nostra ascoltiate la voce di quel Cristo da cui il mondo ebbe alta scuola di vita e nel quale milioni e milioni di anime ripongono la loro fiducia in un frangente in cui solo la sua parola può signoreggiare tutti i rumori della terra.
    EccoCi con voi, condottieri di popoli, uomini della politica e delle armi, scrittori, oratori della radio e della tribuna, e quanti altri avete autorità sul pensiero e l’azione dei fratelli, responsabilità delle loro sorti.
    Noi, non d’altro armati che della parola di Verità, al disopra delle pubbliche competizioni e passioni, vi parliamo nel nome di Dio, da cui ogni paternità in cielo ed in terra prende nome (Eph., III, 15), — di Gesù Cristo, Signore Nostro, che tutti gli uomini ha voluto fratelli, — dello Spirito Santo, dono di Dio altissimo, fonte inesausta di amore nei cuori.
    Oggi che, nonostante le Nostre ripetute esortazioni e il Nostro particolare interessamento, più assillanti si fanno i timori di un sanguinoso conflitto internazionale; oggi che la tensione degli spiriti sembra giunta a tal segno da far giudicare imminente lo scatenarsi del tremendo turbine della guerra, rivolgiamo con animo paterno un nuovo e più caldo appello ai Governanti e ai popoli: a quelli, perché, deposte le accuse, le minacce, le cause della reciproca diffidenza, tentino di risolvere le attuali divergenze coll’unico mezzo a ciò adatto, cioè con comuni e leali intese: a questi, perché, nella calma e nella serenità, senza incomposte agitazioni, incoraggino i tentativi pacifici di chi li governa.
    È con la forza della ragione, non con quella delle armi, che la Giustizia si fa strada. E gl’imperi non fondati sulla Giustizia non sono benedetti da Dio. La politica emancipata dalla morale tradisce quelli stessi che così la vogliono.
    Imminente è il pericolo, ma è ancora tempo.
    Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra. Ritornino gli uomini a comprendersi. Riprendano a trattare. Trattando con buona volontà e con rispetto dei reciproci diritti si accorgeranno che ai sinceri e fattivi negoziati non è mai precluso un onorevole successo.
    E si sentiranno grandi — della vera grandezza — se imponendo silenzio alle voci della passione, sia collettiva che privata, e lasciando alla ragione il suo impero, avranno risparmiato il sangue dei fratelli e alla patria rovine.
    Faccia l’Onnipotente che la voce di questo Padre della famiglia cristiana, di questo Servo dei servi, che di Gesù Cristo porta, indegnamente sì, ma realmente tra gli uomini, la persona, la parola, l’autorità, trovi nelle menti e nei cuori pronta e volenterosa accoglienza.
    Ci ascoltino i forti, per non diventar deboli nella ingiustizia. Ci ascoltino i potenti, se vogliono che la loro potenza sia non distruzione, ma sostegno per i popoli e tutela a tranquillità nell’ordine e nel lavoro.
    Noi li supplichiamo per il sangue di Cristo, la cui forza vincitrice del mondo fu la mansuetudine nella vita e nella morte. E supplicandoli, sappiamo e sentiamo di aver con Noi tutti i retti di cuore; tutti quelli che hanno fame e sete di Giustizia — tutti quelli che soffrono già, per i mali della vita, ogni dolore. Abbiamo con Noi il cuore delle madri, che batte col Nostro; i padri, che dovrebbero abbandonare le loro famiglie; gli umili, che lavorano e non sanno; gli innocenti, su cui pesa la tremenda minaccia; i giovani, cavalieri generosi dei più puri e nobili ideali. Ed è con Noi l’anima di questa vecchia Europa, che fu opera della fede e del genio cristiano. Con Noi l’umanità intera, che aspetta giustizia, pane, libertà, non ferro che uccide e distrugge. Con Noi quel Cristo, che dell’amore fraterno ha fatto il Suo comandamento, fondamentale, solenne; la sostanza della sua Religione, la promessa della salute per gli individui e per le Nazioni.
    Memori infine che le umane industrie a nulla valgono senza il divino aiuto, invitiamo tutti a volgere lo sguardo in Alto ed a chiedere con fervide preci al Signore che la sua grazia discenda abbondante su questo mondo sconvolto, plachi le ire, riconcilii gli animi e faccia risplendere l’alba di un più sereno avvenire. In questa attesa e con questa speranza impartiamo a tutti di cuore la Nostra paterna Benedizione.
     
    Benedictio Dei Omnipotentis Patris et Filii et Spiritus Sancti descendat super vos et maneat semper.

    *Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, I,
      Primo anno di Pontificato, 2 marzo 1939 - 1° marzo 1940, pp. 305-307
      Tipografia Poliglotta Vaticana.
    AAS 31 (1939), p.333-335.
     
    
    RADIOMESSESS OF HIS HOLINESS PIO XII °
    REVIVING TO GOVERNORS AND PEOPLE
    IN THE MINIMUM DANGER OF WAR *


    Thursday, August 24, 1939
     
    
    
    To all the world.

     
    An hour serious plays again for the great human family;
    Now of tremendous deliberations, of which we can not disinterested our heart, should not be disinterested in our spiritual authority, which comes from God to lead our spirits on the paths of justice and peace.

     
    And here I am with you all, who at this moment bear the burden of so much responsibility, for through Our, listen to the voice of that Christ from which the world had a high school of life, and in which millions and millions of souls put their trust in
    A slip where only his word can master all the noises of the earth.

     
    Here are you, peacekeepers, politicians and weaponsmen, writers, radio and forum speakers, and how many others have authority over the brothers thinking and action, the responsibility of their fates.

     
    We no longer arm that of the word of Truth, above public competitions and passions, we speak in the name of God, from which every paternity in heaven and earth takes its name (Eph., III, 15), - of
    Jesus Christ, our Lord, that all men have wanted brethren, - of the Holy Spirit, the gift of God the most High, an inexhaustible source of love in hearts.

     
    Today, despite our repeated exhortations and our particular interest, the most fussy are the fears of a bloody international conflict; Today that the tension of the spirits seems to have come to such an extent as to make imminent the forthcoming tremendous turbine of the war, we turn to the paternal spirit a new and warmer appeal to the Governers and the peoples: to those who, because of their accusations, the threats , The causes of mutual distrust, try to resolve the current divergences with the only means appropriate to it, namely by common and loyal intentions: to these, because in calm and serenity, without uncompromising agitation, encourage the peaceful attempts of those who
    It governs.

     
    It is with the strength of reason, not with that of weapons, that Justice will make way.
    And the non-founded emperors of God are not blessed by God. The politics emancipated by morality betrays the very ones who so want it.

     
    Imminent is the danger, but it is still time.

     
    Nothing is lost with peace. It can all be with the war. They bring people back to understand. They resume dealing.
    By treating with good will and with respect for mutual rights, we will realize that sincere and active negotiations are never a successful success.

     
    And they will feel great - of true grandeur - if silence imposing passionate voices, both collective and private, and leaving its empire right, will have spared the blood of the brothers and the homeland of the ruins.

     
    Do the Almighty that the voice of this Father of the Christian family, of this Servant of Servants, that of Jesus Christ wears unworthily yes, but really among men, the person, the word, the authority lies in the minds and in the
    Hearts willing and willing to welcome.

     
    We hear the strong, so that you do not become weak in injustice.
    They listen to the powerful, if they want their power to be non-destructive, but support for the peoples and keep them safe in order and work.

     
    We plead for the blood of Christ, whose world-winning power was mansuetudine in life and death. And supplicating them, we know and feel that we have all the righteous ones with us; All those who are hungry and thirsty for Justice - all those who already suffer, for the evils of life, every pain. We have with us the hearts of mothers, who beats with Our; The fathers, who should abandon their families; Humble, who work and do not know; The innocent, on whom the tremendous threat lies; The young, generous knights of the purest and noble ideals. And it is with us the soul of this old Europe, which was the work of Christian faith and genius. With us the whole humanity, waiting for justice, bread, freedom, not iron that kills and destroys. With us, that Christ, who made fraternal love his commandment, fundamental, solemn;
    The substance of his religion, the promise of health for individuals and for the nations.

     
    Remember that human industries are worth nothing without divine help, we invite all to turn their gaze to the High and ask with fervent precepts to the Lord that his grace abound in this upset world, plague the anger, reconcile souls and face Shine the dawn of a more serene future.
    In this expectation and with this hope, we give our Father our Blessing all heartily.Benedictio Dei Omnipotentis Patris et Filii et Spiritus Sancti descendat super vos et maneat semper.-------------------------------------------------- ------------------------------Speeches and Radiosessements of His Holiness Pius XII, I,
      
    First Year of Pontificate, March 2, 1939 - March 1, 1940, pp.
    305-307
      
    Vatican polyglyty typography.AAS 31 (1939)
     


    sabato 27 maggio 2017

    북한 국가의 텔레비전: 북한의 노동당의 중앙위원회가 지난 주에 새해의 최근 몇 달 동안의 위대한 업적의 미사일 시험 발사를 기리기 위해 큰 파티를 개최 ... 김정은의 정부는 평화와 안정에 원하는 ... 안정과 일본, 한국, 미국과의 외교 관계를 정상화하기 위해 중국 정부와 함께 작동!

    북한 국가의 텔레비전
    북한 국가의 텔레비전
     
    
    북한의 노동당의 중앙위원회가 지난 주에 새해의 최근 몇 달 동안의 위대한 업적의 미사일 시험 발사를 기리기 위해 큰 파티를 개최 ... 김정은의 정부는 평화와 안정에 원하는 ... 안정과 일본, 한국, 미국과의 외교 관계를 정상화하기 위해 중국 정부와 함께 작동!
     
     

    mercoledì 17 maggio 2017

    최 아들 후이 북한의 외무성 미국 담당 사무 총장, 그는 수잔 디마지오가 이끄는 미국 대표단을 만난 노르웨이, 그의 복귀했다. 개방 신호는 긴장과 상호 비난의 주 후에 온다! - Choe Son Hui, chief executive officer for US affairs at the Ministry of Foreign Affairs of North Korea, told him when he returned from Norway, where he met a US delegation led by Suzanne Di Maggio. The opening signal comes after weeks of mutual accusations and tension! - 對於朝鮮外務省美國事務總經理崔慧的兒子,他對他來自挪威,在那裡他遇到了蘇珊娜·迪馬喬率領的美國代表團回報說。開幕信號來緊張和相互指責的週!

    Choe Son Hui
    Choe Son Hui, direttore generale per gli affari americani del ministero degli Esteri della Corea del Nord, lo ha detto al ritorno dalla Norvegia, dove ha incontrato una delegazione statunitense guidata da Suzanne Di Maggio. Il segnale di apertura arriva dopo settimane di accuse reciproche e tensione!
     
    Pyongyang (Corea del Nord) - Intavolare un dialogo con gli Stati Uniti? “Se ci saranno le giuste condizioni“. Il segnale di apertura arriva da Choe Son Hui, direttore generale per gli affari americani del ministero degli Esteri della Corea del Nord. La funzionaria di Pyongyang ha parlato intervistata dall’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap, in una tappa a Pechino di ritorno dalla Norvegia. La diplomatica ha guidato, riporta ancora Yonhap, la delegazione che ha incontrato di recente a Oslo un gruppo di esperti americani con a capo Suzanne DiMaggio, direttore del think-tank New America.
    DiMaggio è nota come specialista in questioni iraniane e attiva nei negoziati dell’amministrazione Obama con Teheran. Thomas Pickering, ex ambasciatore americano all’Onu, e Robert Einhorn, speciale advisor del Dipartimento di Stato per la non proliferazione e il controllo delle armi, hanno fatto parte del gruppo di esperti Usa in Norvegia. Choe, di ritorno in patria, ha risposto a un’esplicita domanda, di aver “incontrato Pickering. Ne discuterò quando ne avrò l’occasione in futuro”. In merito al nuovo presidente sudcoreano Moon Jae-in e alla richiesta di chiarimenti su eventuali preparativi per il dialogo, Choe ha affermato che “noi osserveremo la situazione”.
    Il governo Usa ha detto di non aver dato alcun rilievo e peso particolare agli incontri avvenuti a Oslo, denominati “Track two” e basati sul modello di confronto tra di delegazioni fatte a vario titolo da indipendenti e funzionari a vario titolo collegati all’amministrazione americana. Secondo gli osservatori, visto anche il delicato momento dopo l’aspro braccio di ferro Pyongyang-Washington su nucleare e missili del Nord, l’appuntamento in Norvegia può aver dato l’occasione di un “contatto esplorativo”.
    La dichiarazione della Sun Hui ricalca quella di Donald Trump che all’inizio di maggio, in un’intervista a Bloomberg News, si era detto disponibile a incontrare il leader nordcoreano nelle giuste circostanze. Forse un primo segnale di distensione dopo settimane di accuse incrociate. Pyongyang aveva minacciato “gli imperialisti americani“, colpevoli di aver sorvolato il territorio nordcoreano; il capo della Casa Bianca aveva annunciato di aver inviato la portaerei Carl Vinson, e l’inizio di esercitazioni congiunte con la Corea del Sud e il Giappone in risposta alle “provocazioni” nordcoreane, come il lancio di missili balistici a medio raggio avvenuto alla fine di aprile. Il braccio di ferro era culminato con le accuse di un complotto ordito dall’intelligence statunitense e da quella sudcoreana per eliminare Kim Jong-un, a cui era seguita la minaccia di un “doppio attacco anti-terroristico” ai danni dei due Paesi.
    Ora i due Paesi potrebbero avere un faccia a faccia a Pechino il 14 e 15 maggio, in occasione del Belt and Road Forum for International Cooperation, evento fortemente voluto dalla Cina per rilanciare “la nuova via della seta”.
     
     
     
    Choe Son Hui
    Pyongyang (North Korea) - Do you have a dialogue with the United States? "If there are the right conditions." The opening signal comes from Choe Son Hui, General Director for North American Affairs of the United States of America. Pyongyang's official spoke interviewed by South Korean news agency Yonhap, on a stage in Beijing returning from Norway. The diplomat has led, reports Yonhap, the delegation that met a group of American experts recently in Oslo with head Suzanne DiMaggio, director of the think tank New America.DiMaggio is known as a specialist in Iranian issues and active in the Obama administration negotiations with Tehran. Thomas Pickering, former US ambassador to the UN, and Robert Einhorn, Special Advisor to the State Department for Non-Proliferation and Weapon Control, were part of the US Experts Group in Norway. Choe, returning home, responded to an explicit question of having met Pickering. I will discuss it when I will have the opportunity in the future. " Regarding the new South Korean President Moon Jae-in and asking for clarification on any preparations for the dialogue, Choe said that "we will look at the situation."The US government said it had not given any particular weight and weight to the meetings in Oslo, called "Track two", and based on the comparison model between delegations made by independent officials and various officials linked to the US administration . According to observers, given the delicate moment after the sordid Pyongyang-Washington nuclear arm and northern missiles, the appointment in Norway may have given the opportunity for an "exploratory contact".Sun Hui's statement follows Donald Trump's statement that in early May, in an interview with Bloomberg News, he had been available to meet the North Korean leader in the right circumstances. Maybe a first distress signal after weeks of cross-accusations. Pyongyang had threatened "American imperialists," guilty of overwhelming North Korean territory; The White House chief had announced that he had sent the caravan Carl Vinson and the launch of joint exercises with South Korea and Japan in response to North Korean "provocations," such as the launch of medium-range ballistic missiles at the end In April. The iron arm was culminating in charges of a US and South Korean conspiracy conspiracy to eliminate Kim Jong-un, which was followed by the threat of a "double anti-terrorist attack" to the damage of the two countries.Now the two countries may face face to face in Beijing on May 14 and 15, at the Belt and Road Forum for International Cooperation event, which China strongly wanted to raise the "new way of silk".
     
    Choe Son Hui
    平壤(朝鮮) - 與美國進行對話? “如果我們有合適的條件。”開幕信號來自崔慧的兒子,總幹事朝鮮外務省美國事務。在平壤機構的正式採訪談到韓國聯合通訊社消息,來自挪威北京返回停止。外交開車,還是韓聯社報導,最近在奧斯陸會見了一組由蘇珊娜·迪馬喬,智囊團新美國的廠長為首美國專家代表團。迪馬吉奧被稱為伊朗事務的專家,活躍在奧巴馬政府與伊朗談判。托馬斯·皮克林,前美國駐聯合國大使,和羅伯特·艾因霍恩,特別顧問,國務院防擴散和軍備控制,是該集團在挪威美國專家的一部分。崔,回到自己的祖國,他回應說,他“遇到皮克林明確的需求。當我在今後的機會,我將討論“。關於新的韓國總統文在寅,並澄清任何籌備對話的請求,崔說,“我們將觀察情況。”美國政府表示,它沒有給任何重要性,特別是重量在奧斯陸會議上,被稱為“第二軌道”的基礎上由獨立於有關美國政府的各種能力,以各種方式做出代表團和官員之間的對比模型據觀察家,考慮到敏感的時刻,平壤和華盛頓的核和導彈北銳拉鋸戰之後,挪威的事件可能給一個“試探性接觸”的機會。孫輝的聲明類似於唐納德·特朗普的是,在五月初,在接受彭博社採訪時表示,他願意以滿足在正常情況下朝鮮領導人。跨指責週後的改善也許是第一個跡象。平壤曾揚言“美帝國主義”,犯已經飛過朝鮮境內​​;白宮的頭宣布,它已派出航空母艦卡爾文森號,並與韓國和日本聯合演習開始為了應對“挑釁”,朝鮮為發射中程彈道導彈末發生四月。對峙與情報美國和韓國影線,以消除金正恩的陰謀,誰曾跟隨“雙反恐怖襲擊”針對這兩個國家的威脅的指控高潮。現在,這兩個國家可以有一個面對面的北京14日和15日,在帶和路經濟國際合作論壇,由中國事件的強力支持重振“新絲綢之路”之際。
     
    Choe Son Hui
    평양 (북한) - 미국과의 대화를? "경우 우리는 적절한 조건이있다." 개방 신호는 북한 외무성의 미국 담당 최 아들 후이, 사무 총장에서 온다. 평양 기관의 관계자는 한국의 연합 뉴스, 노르웨이 베이징 대가 정지에 대해 이야기를 인터뷰했다. 외교는 연합은 최근 오슬로에서 수잔 디마지오의 싱크 탱크 뉴 아메리카 감독이 이끄는 미국의 전문가 그룹을 만난 위임을보고 아직도 몰았다.디마지오는이란과 오바마 행정부의 협상에서이란 문제에 전문가 및 활성으로 알려져있다. 토마스 피커링, 유엔 전 미국 대사, 로버트 아인 혼 비확산 및 군축에 대한 국무부 특별 고문, 노르웨이에서 미국 전문가 그룹의 일부였다. 최는 자신의 고향으로 돌아 그는 "피커링을 충족 명시 적 요구에 반응했다. 나는 미래의 기회를 얻을 때 나는 논의 할 것이다. " 새로운 한국의 대통령 문재인에 관해서, 그리고 대화에 대한 준비의 설명에 대한 요청과 함께, 최는 "우리는 상황을 관찰 할 것이다."고 말했다미국 정부는 "트랙 두"라고 오슬로 회의에 대한 중요성과 특정 무게를 부여하고, 미국의 관리와 관련된 다양한 용량으로 독립하여 다양한 방법으로 만든 대표단과 공무원 사이의 비교 모델을 기반으로하지했다 . 핵과 미사일 북한의 평양 - 워싱턴의 날카로운 예인선 후 민감한 시간이 주어진 관찰자에 따르면, 노르웨이의 이벤트는 "탐구 접촉"의 기회를 제공했을 수 있습니다.일 후이의 선언은 월 초에, 블룸버그와의 인터뷰에서, 그는 오른쪽 상황에서 북한 지도자를 충족 기꺼이 말했다 도널드 트럼프의 그것과 유사하다. 상호 비난의 주 후에 개선 아마도 첫 징후. 북한은 유죄 북한 영토 비행 한의 "미제를"위협했다; 백악관의 머리는 "도발"북한이 중거리 탄도 미사일의 발사로 마지막에 일어났다하는 것이 응답 항공 모함 칼 빈슨, 그리고 한국과 일본과의 공동 연습의 시작을 보냈다 발표 4월. 스탠드 오프는 두 나라에 대한 "더블 안티 - 테러 공격"의 위협을 따랐다 김정은을 제거하는 지능 미국과 한국에서 부화 음모의 혐의로 남중했다.이제 두 나라는 강하게 "새로운 실크로드를"다시 시작하는 중국 이벤트 바탕으로 국제 협력을위한 벨트 및 도로 포럼에 즈음하여, 14, 15 일에 베이징에서 얼굴과 얼굴을 가질 수있다.
     
    Пхеньян (Северная Корея)
    Пхеньян (Северная Корея) - диалог с Соединенными Штатами? «Если у нас есть правильные условия.» Сигнал открытия происходит от Чхве Сон Хи, генеральный директор по американским делам МИД Северной Кореи. Чиновник агентство Пхеньяна Опрошенного говорил о новостях Yonhap Южной Кореи, остановка в Пекине возвращении из Норвегии. Дипломатический поехал, еще Yonhap сообщило, делегацию, которая недавно состоялась в Осло группа американских экспертов во главе с Сьюзан Димаггио, директор аналитического центра New America.DiMaggio известен как специалист в Иране и активное участие в переговорах администрации Обамы с Тегераном. Томас Пикеринг, бывший посол США в ООН, и Роберт Эйнхорн, специальный советник Государственного департамента по вопросам нераспространения и контроля над вооружениями, были частью группы американских экспертов в Норвегии. Чхве, вернуться на свою родину, он ответил на явный спрос, что он «встретил Pickering. Я буду обсуждать, когда я получу шанс в будущем ". Что касается нового президента Южной Кореи Мун Чжэ-ин, а также просьбу о разъяснении каких-либо подготовки к диалогу, Чхве сказал, что «мы будем наблюдать за ситуацией.»Правительство США заявило, что не дали никакого значения и особый вес для встреч в Осло, под названием «Track Two» и на основе модели сравнения между делегациями из различных способов по независимому и должностным лицам в различных должностях, связанных с американской администрацией , По мнению наблюдателей, учитывая чувствительное время после резкого буксира Пхеньяна и Вашингтона по ядерной и ракетной Севера, события в Норвегии может быть предоставлена ​​возможность в «разведочного контакт».Декларация Сун Хи похож на Дональда Трампа, что в начале мая, в интервью Bloomberg News, заявил, что готов встретиться с лидером Северной Кореи при правильных обстоятельствах. Пожалуй, первый признак улучшения после нескольких недель перекрестных обвинений. Пхеньян пригрозил «американских империалистов», виновный пролетев над территорией Северной Кореи; глава Белого дома объявил, что он послал авианосец Карл Винсон, и начало совместных учений с Южной Кореей и Японией в ответ на «провокации» Северная Корея, как запуск баллистических ракет средней дальности имело место в конце апрель. Противостояние было Кульминацией утверждений о заговора по разведке США и Южной Кореи, чтобы устранить Ким Чен Уна, который последовал за угрозы «двойной анти-террористической атаки» против двух стран.Теперь обе страны могли бы лицом к лицу в Пекине 14 и 15 мая, по случаю пояса и дорожного Форума по вопросам международного сотрудничества, решительно поддержке Китая событием для возобновления «Новый Шелковый путь».
     
     
     
     
     
     
     
    

    ITALIA-CINA

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    PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!