Visualizzazioni totali delle visite sul blog "Mitrokhin" dalla sua nascita: 08 Novembre 2007

Classifica settimanale delle news piu' lette sul blog Mitrokhin...

Cerca nel blog

Vota il mio blog...

siti migliori

Translator (Translate blog entries in your language!)

Post in evidenza

"I MIEI BRANI" 🎸🎶💞 TUTTI I VIDEO UFFICIALI DI TORRI CRISTIANO CANTAUTORE DI CARRARA (MS) - TOSCANA

TORRI CRISTIANO CANTAUTORE CANALE YOUTUBE DI CRISTIANO TORRI CANALE UFFICIALE DI TORRI CRISTIANO SU SPOTIFY PROFILO FACEBOOK DI TORRI CRISTI...

Visualizzazione post con etichetta Giulio Andreotti. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Giulio Andreotti. Mostra tutti i post

martedì 7 maggio 2013

Dalla sparatoria davanti a Palazzo Chigi al nuovo Governo "farsa" targato Pd-Pdl, dalla morte di uno dei diretti responsabili del tracollo della Prima Repubblica e del fallimento dello Stato Italiano, come Giulio Andreotti, alle "pagliacciate" dei Parlamentari Grillini, veri e propri dilettanti allo sbaraglio, dalla "vergognosa" rielezione dell'ex "spia-doppiogiochista" in quota al KGB durante gli anni di piombo del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ai disastri sociali ereditati dal Governo di Mario Monti...mai come nell'ultimo anno e mai come negli ultimi tre mesi, la Repubblica "delle banane" Italiana aveva così toccato drammaticamente il fondo...e ci mancava pure la Ministra Africana appoggiata dal calciatore "nero" Mario Balotelli, redivivo moralista che vuole riconoscere da subito la cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia, ma che lui stesso nega da sempre la paternità della figlia concepita con la sua ex-compagna, modella-velina Raffaela Fico...l'Italia è ai minimi storici del suo fallimento politico, sociale ed ideologico di tutti i tempi!!!

LUIGI PREITI, L'ATTENTATORE "DISPERATO"
ITALIA - Luigi Preiti, il Calabrese che doveva sparare ad un importante uomo politico il giorno del giuramento del nuovo governo "farsa" di questa Repubblica delle Banane è a suo modo, un eroe, un eroe seppur negativo ma nella sua negatività contraddittoriamente "reale"  e nella sua drammaticità attuale, non tanto perchè ha sparato purtroppo ad un povero ed innocente Carabiniere, che come un operaio o un impiegato qualunque della pubblica amministrazione, lavorava per portare a casa la "pagnotta" di una miseria equivalente forse a 1.200-1.300 € al mese, centesimo piu' centesimo meno, ma perchè con il suo "elementare" piano "diabolico" ha riportato per qualche giorno il mondo della politica nella vera "realtà" ed ha riportato l'attenzione sui veri e piu' gravi problemi sociali che affliggono da anni il paese.
E se fosse stato l'ex-premier Mario Monti il vero obbiettivo di Luigi Preiti? Mario Monti è il diretto responsabile di un disastro economico di una nazione che ha dato i suoi 4 (QUATTRO) MILIONI di euro (€) ricavati dall'iniqua tassa IMU, pari pari, per salvare dal tracollo finanziario la Banca Monte dei Paschi di Siena; tassa IMU per cui la maggior parte degli affitti privati  in Italia sono aumentati vertiginosamente e per colpa del suo rigore e della sua politica di austerity decine di operai, imprenditori, semplici cittadini e "poveri" cristi si sono suicidati o dati fuoco davanti agli uffici di Equitalia e dell'Agenzia delle Entrate.

GLI STIPENDI DEI DIPENDENTI DELLO STATO E QUELLO DEI GOVERNANTI
La pallottola mortale avrebbe dovuto colpire quell'imbalsamato di "ghiaccio" in doppio petto, fautore delle devastanti politiche economiche che hanno impoverito le classi sociali piu' deboli dell'Italia, già di per sè messa in difficoltà dalle direttive dell'Unione Europea che con la sua Banca Centrale ha contribuito a raddoppiare il costo della vita e dimezzare il potere d'acquisto del popolo Italiano stesso.
Disoccupati e cassintegrati che con 800 € al mese si ritrovano a mantenere moglie e figli pagando affitti di 500 - 600 € al mese o peggio, "sfrattati" dalle Banche che pignorano le prime case acquistate con mutui a tasso d'usura dagli stessi poveri operai che con mille sacrifici e stritolati da un Governo iniquo, hanno cercato di migliorare per quanto gli era possibile, il proprio tenore di vita.
Luigi Preiti ha sbagliato obbiettivo dunque: avrebbe dovuto uccidere Mario Monti, Massone al servizio delle Banche e dei Banchieri, uomo al servizio dei poteri occulti, uomo "falso bigotto" al servizio da sempre della Goldam Sash e del Bilderberg Group che di tutto se ne frega (ambiente, salute, natura, sviluppo, povera gente), tranne che del proprio profitto e del proprio egoismo, arricchirsi sulle masse povere e ignoranti, sfruttare le risorse del terzo mondo e dei paesi piu' poveri per detenere il potere finanziario e politico, sopra ogni cosa, perchè il "Dio" denaro è sovrano a discapito dei popoli del Terzo Mondo che muoiono di fame, di sete, di malaria, di guerre e di ogni miseria umana.
Il proiettile di Luigi Preiti avrebbe dovuto colpire al fetido cuore di quell'omuncolo morigerato, dall'espressione di ghiaccio, vestito sempre di grigio, "finto" buon Cattolico che come era solito fare il suo ex-collega neo-defunto Giulio Andeotti, si reca alla Santa Messa ogni giorno a prendere la Comunione, magari senza confessarsi, con la complicità di ambigui Cardinali e Vescovi che si sono "venduti" l'anima al "Dio Denaro-Potere-Privilegi" e che con questi contribuiscono al fallimento intero di una Nazione stanca e villipesa.
Mario Monti si meritava una, forse due, forse l'intero caricatore di pallottole? Non di certo se lo meritava il povero Carabiniere ferito gravemente da Luigi Preiti.
Cecile Kyenge
E questo Governo "farsa" nato con il "segreto" benestare di un Movimento Cinque Stelle costituito da dilettanti allo sbaraglio, questo Governo che dall'unione ideal-politica di Pd-Pdl ha generato inquietanti personalità politiche prima sconosciute, in primis il Ministro Italo-Africano Cecile Kyenge che, pari pari è stata messa là dal suo capo "fallimentare" Pierluigi Bersani, di cui ricopia il suo inutile programma elettorale per cui ogni figlio di coppia di immigrati, nato in Italia, siano i suoi genitori stranieri clandestini o regolari, a quest'ultimo gli si debba concedere per legge e per diritto la piena Cittadinanza Italiana.
Con tanto di plauso del campione di calcio Mario Balotelli (Africano naturalizzato Italiano), questo NO, non è ACCETTABILE! Intanto suggeriamo a Mario Balotelli, che con i suoi miliardi di euro si diverte nelle movide VIP fa la bella vita e se ne va fiero con la sue auto fiammanti, di riconoscere e dare la paternità con il suo cognome a sua figlia, concepita insieme alla Velina-Modella Raffaella Fico e disconosciuta ancora quando questa doveva nascere: VERGOGNA e SILENZIO!!! 

Alexander Mitrokhin

domenica 13 gennaio 2008

Adriano Monti, uno dei pochi "capi" Golpisti ancora in vita, racconta alcuni retroscena dell'Operazione "Tora-Tora"!

Il mancato ministro degli Esteri del governo golpista si chiama Adriano Monti, fa il medico a Rieti, ed è un distinto signore sulla settantina. Quasi trentacinque anni dopo il fallimento che gli cambiò la vita, ha deciso di parlare. Ha detto molte cose interessanti. Per esempio, il nome di quello che, se il piano fosse andato in porto, sarebbe stato il capo del governo militare: Giulio Andreotti.
Ad indicarlo, secondo il testimone, fu la Cia, il servizio segreto americano. La scontata smentita di Andreotti, assieme a tutto il resto, è andata in onda, in seconda serata su Raitre alle 23,40 in una puntata de "La storia siamo noi", stagione televisiva targata anno 2005, di Giovanni Minoli, dedicata al "golpe Borghese", (dal nome del suo ideatore, il principe Junio Valerio Borghese) o anche "golpe dell'Immacolata" (i fatti si svolsero la notte tra il 7 e l'8 dicembre del 1970).
Definizioni che appartengono a una convenzione giornalistica e storiografica. Per la giustizia italiana, infatti, non si trattò d'un tentativo di colpo di Stato ma di «un conciliabolo di quattro o cinque sessantenni»: il 27 novembre del 1984, la corte d'assise d'appello di Roma mandò assolti un'ottantina di imputati tra generali, colonnelli e neofascisti, e mise la pietra tombale sul più pericoloso tra i tentativi d'annientare la democrazia italiana.
Se Adriano Monti avesse detto allora anche solo la metà di ciò che ha raccontato a Marco Marra, l'autore dell'inchiesta, le cose sarebbero andate diversamente. «Ero un tramite con certi ambienti internazionali - ha spiegato - e avevo l'incarico di verificare se questa nuova aura di presidenzialismo era gradita a certi ambienti». La "nuova aura di presidenzialismo" non era altro che il golpe. Gli "ambienti" erano gli Stati Uniti di Richard Nixon. A rappresentarli in Italia era Ugo Fenwich, un giovane manager industriale. Monti riuscì a diventarne amico e lo informò del progetto golpista che fu subito portato a conoscenza dell'ambasciata Usa e del dipartimento di Stato a Washington. Vicenda interamente documentata lo scorso anno da "Repubblica" con una serie di informative provenienti dagli archivi segreti americani.Il racconto di Monti, non solo conferma che "gli americani sapevano" ma rivela che, per ottenere il loro appoggio, il principe Junio Valerio Borghese utilizzò tutte le sue conoscenze e amicizie, anche quelle maturate dopo l'8 settembre del 1943 quando, con la sua Decima Mas, si era schierato accanto ai nazisti. Così il giovane medico reatino, che ambiva all'incarico di ministro degli Esteri del futuro governo golpista, fu inviato a Madrid e si incontrò nientemeno che con Otto Skorzeny, l'austriaco che, su incarico di Hitler, il 12 settembre del 1943 aveva liberato Benito Mussolini. Dopo quella spericolata operazione, Skorzeny era stato dichiarato "l'uomo pericoloso d'Europa". Ma, finita la guerra, al pari di tanti altri ex nazisti, era stato reclutato dai servizi americani come combattente anticomunista. Dunque, quando nel 1970 Monti lo incontrò in Spagna, era un agente della Cia.
«Gli chiesi - racconta il testimone - se poteva dare la conferma che da parte di certi ambienti dell'intelligence americana, si guardava con rispetto a un'iniziativa del genere. Dopo un ponderato pomeriggio d'attesa, la risposta fu "sì". A condizione che ci fosse un personaggio da loro indicato, un nome della politica italiana che doveva dare la garanzia. Avrebbe dovuto essere praticamente un presidente in pectore di questa specie di governo militare o paramilitare».
«Chi era?», domanda l'intervistatore. «Giulio Andreotti», risponde Monti.
«Strano... non immaginavo nemmeno queste forme insurrezionali... sono negato concettualmente. Mi sono sempre trovato bene nel sistema democratico». Un altro istante, ed ecco di nuovo Monti, che precisa: «Se lui fosse d'accordo, non lo so».
Quel che accadde la notte dell'Immacolata del 1970 è noto da tempo. Gli uomini del Fronte nazionale di Junio Valerio Borghese occuparono il Viminale e ne saccheggiarono l'armeria mentre circa duecento forestali sostavano a poche centinaia di metri dalla Rai di Via Teulada in attesa dell'ordine d'attacco. Era pronto anche il proclama alla nazione. Poi accadde un evento ancora misterioso. Qualcuno, mai si è saputo chi fosse, telefonò ai golpisti e ordinò la ritirata. Proprio un attimo prima che accadesse l'irreparabile: il sequestro del capo dello Stato, Giuseppe Saragat, e l'omicidio del capo della polizia, per compiere il quale erano giunti della Sicilia dei killer di Cosa Nostra. Ma questa circostanza emerse solo nel 1991, assieme al coinvolgimento di Licio Gelli. Si scoprì pure che solo una piccola parte del dossier di Maletti era stata mandata alla procura di Roma e che i nomi di alcuni alti ufficiali erano stati cancellati. Troppo tardi. Uno di loro, Giovanni Torrisi, aveva fatto a tempo a diventare capo di Stato maggiore della Difesa prima d'essere scoperto, assieme a molti altri golpisti dell'Immacolata, nelle liste della P2.
Comunque, l'8 dicembre del 1970 l'Italia si svegliò democratica e ignara. La prima notizia del tentato golpe fu data, circa tre mesi dopo, da "Paese Sera". Partì l'inchiesta giudiziaria. Il capo del servizio segreto, Vito Miceli, comunicò alla magistratura che le Forze Armate erano estranee alla vicenda. Ma, quattro anni, dopo proprio Andreotti inviò alla procura di Roma un dossier elaborato da un altro dei nostri spioni storici, Gian Adelio Maletti, dal quale emergeva che lo stesso Miceli era coinvolto nel piano. Scoppiò lo scandalo che si può immaginare. Nell'ottobre del 1974 Miceli fu arrestato, una ventina di alti ufficiali cambiarono incarico. Anche Adriano Monti finì in carcere e ci rimase fino alla primavera del 1975. Scarcerato per motivi di salute, lasciò l'Italia. E benché assolto per insufficienza di prove fin dal primo grado, per rientrare attese la Cassazione: dieci anni di volontario esilio. Poi altri venti di silenzio.



Il Senatore a vita Giulio Andreotti sarebbe dovuto stare a capo della nuova giunta militare dei Golpisti di Borghese?

A seguito della decisioni, nel 1999 e nel 2000, dell'allora presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, di desecretare documenti, fino a quel momento inaccessibili, custoditi dalla Central Intelligence Agency, meglio nota come Cia, e dal suo predecessore, l'Oss (Office of strategic services), alcune pagine della storia italiana, in questo dopoguerra, dovranno necessariamente essere riscritte.
Fra queste, anche il tentato colpo di Stato, nella notte fra il 7 e l'8 dicembre del 1970, organizzato dal "principe nero" Junio Valerio Borghese, al centro anche di una approfondita inchiesta nella trasmissione di RaiTre, "La storia siamo noi" condotta da Giovanni Minoli in una puntata della stagione televisiva del 2005.
In questa puntata, di particolare interesse, le confessioni di uno dei partecipanti al golpe, l'ormai settantenne Adriano Monti, ex medico di Rieti, in predicato di essere nominato, dai congiurati, nientemeno che ministro degli Esteri. Dal suo racconto, 35 anni dopo, squarci di luce su un avvenimento, che in Italia si cercò di far passare come il delirio inoffensivo di qualche ufficiale in pensione.
Un "colpo da operetta", si disse.
Spunto, non a caso, qualche anno dopo, anche di un divertente film, "Vogliamo i colonnelli", interpretato da Ugo Tognazzi.
Il consenso Americano: Ricostruendo i lunghi preparativi della notte di "Tora-Tora", così chiamata in codice dai golpisti, Adriano Monti, non solo ha testimoniato del consenso dato dagli americani al progetto, ma anche la condizione, da loro posta per aderirvi, e cioè la nomina a capo della giunta militare di Giulio Andreotti. Una rivelazione clamorosa, ma non così infondata.
Fu, infatti, proprio Giulio Andreotti nel 1974, in veste di ministro della Difesa, ad impegnarsi nella cancellazione dai dossier informativi, approntati dai Sid per la magistratura, i nomi degli alti ufficiali piduisti coinvolti nei piani eversivi di quella notte, tra gli altri, di Giovanni Torrisi, successivamente nominato capo di Stato maggiore della Difesa, ma anche dello stesso Licio Gelli, il cui incarico, si scoprì, consisteva nel rapimento, alla guida di un gruppo di armati, del presidente della Repubblica Giuseppe Saragat.
Nelle parole di Adriano Monti anche la storia degli incontri in Spagna con Otto Skorzeny, passato alla storia come il "liberatore" al Gran Sasso di Benito Mussolini, il 12 settembre del 1943, ma soprattutto uno degli organizzatori di "Odessa", la rete di salvataggio approntata nel dopoguerra dai criminali nazisti. Venne reclutato, ci dice Monti, dalla Cia come molti altri.
Non fu dunque un caso che al centro del tentato colpo di Stato, nella notte tra il 7 e l'8 dicembre, si trovasse una figura del calibro di Junio Valerio Borghese.Come ormai risulta dagli stessi documenti americani, l'ex- comandante della "Decima Mas", fu reclutato dagli Stati Uniti, ancor prima della fine della guerra, e successivamente utilizzato, insieme ad ex-appartenenti alle formazioni militari della RSI e agenti dell'Ovra, per operazioni "coperte".
La prima fu a Portella della Ginestra , il 1° maggio del 1947, dove squadre di ex-fascisti, unitamente a gruppi di mafiosi e ai banditi di Salvatore Giuliano, spararono, su una folla di contadini, uccidendo 11 persone e ferendone altre 57.
Dopo una lunga militanza nel Msi, dove ricoprì, negli anni '50, anche l'incarico di presidente del partito, la sua ultima creatura fu nel 1968 il Fronte Nazionale, in realtà un coordinamento delle principali organizzazioni della destra extraparlamentare, da Ordine Nuovo a Avanguardia Nazionale, in funzione del colpo di Stato.
Finanziato da alcuni non trascurabili settori imprenditoriali, soprattutto liguri, il Fronte Nazionale puntò, nel meridione, ad alimentare la rivolta di Reggio Calabria, dando vita, in particolare attraverso Avanguardia Nazionale, ad una campagna di attentati. Intensi anche i rapporti con la mafia siciliana e la 'ndrangheta calabrese, di cui si tentò anche un coinvolgimento nei piani golpisti. In anni recenti pentiti di queste organizzazioni criminali hanno anche svelato retroscena importanti, come la partecipazione il 22 luglio 1970 al deragliamento della "Freccia del Sud" (6 morti e 54 feriti), poco dopo l'inizio della rivolta di Reggio Calabria.
Tornando al golpe, secondo il rapporto della Questura di Roma, nella notte tra il 7 e l'8 dicembre 1970: «Alcune centinaia di individui erano stati concentrati nella palestra di Via Eleniana, nelle sedi del Fronte Nazionale, di Avanguardia Nazionale, di Ordine Nuovo, del movimento politico Europa Civiltà, in prossimità dell'abitazione di Reitano Antonio, esponente dell'associazione universitaria di destra Fronte Delta, nello studio commerciale di Rosa Mario (dove si trovava il "comando politico", ndr), nell'ufficio di Orlandini Remo, a Montesacro (dove si trovava il "centro operativo", ndr)».
L'operazione rientrò all'ultimo momento, quando già il Viminale era stato occupato dagli uomini di Alleanza Nazionale ed erano in marcia le colonne dei cospiratori, non solo a Roma, ma anche nel Lazio, oltre che in Liguria, Umbria e Veneto.
Diverse migliaia di persone, tra civili e militari.
Uno scenario ben diverso dal quel «conciliabolo di 4-5 sessantenni» che si cercò di accreditare anni dopo.
La Corte d'Assise di Roma ricostruì la vicenda in modo assai riduttivo, grazie soprattutto al ruolo svolto dal pm Claudio Vitalone. Si escluse che il piano avesse carattere nazionale.
Il golpe venne definito come un atto «iscritto in un disegno lucido» ma «velleitario», nonostante esponenti di Avanguardia Nazionale fossero penetrati, con il consenso dei Carabinieri, fin dentro il ministero degli Interni, impossessandosi di ben 200 mitra. Si evitò di collegare fra loro i diversi progetti eversivi, si pensi alla "Rosa dei Venti", e, soprattutto, si lasciò nel buio più completo il ruolo giocato dai servizi segreti ed i rapporti con le Forze Armate.
Inutile dire che, dopo aver fatto cadere il delitto di insurrezione armata contro lo Stato, le assoluzioni riguardarono la maggior parte degli imputati e le poche condanne comminate (per cospirazione politica e associazione a delinquere) furono assai miti.
La Corte d'Assise d'Appello nel novembre 1984 assolse comunque definitivamente tutti da ogni accusa. Il 24 marzo 1986 la Cassazione confermò definitivamente l'assoluzione generale.
Per la giustizia, il golpe Borghese non era mai avvenuto.
Il "principe nero" non venne mai processato, fuggito in Spagna nel marzo del 1971, quando in seguito all'inchiesta giudiziaria esplose la notizia del tentato golpe, morì nel 1974 in circostanze mai chiarite. Si parlò anche di un suo possibile avvelenamento.



ITALIA-CINA

ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!