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domenica 20 aprile 2008

Re Vittorio Emanuele III...chi era in breve il Sovrano che guidò l'Italia negli anni del Fascismo Mussoliniano!

Il terzo Re d'Italia Vittorio Emanuele III di Savoia nasce a Napoli il giorno 11 novembre 1869. Figlio di Umberto I di Savoia e di Margherita di Savoia, regnerà sovrano in Italia dal 1900 al 1946, imperatore d'Etiopia dal 1936 al 1943 e Re di Albania dal 1939 al 1943. Battezzato Vittorio Emanuele Ferdinando Maria Gennaro, sarà noto come "Re soldato" e "Re di Peschiera" per la sua costante e assidua presenza al fronte durante la prima guerra mondiale; viene chiamato anche "Sciaboletta" per la sua bassa statura (153 cm), per la quale si sarebbe reso necessario forgiare una sciabola particolarmente corta, che evitasse di strisciare in terra. Grazie a molti viaggi e soggiorni all'estero ha modo di completare la propria educazione approfendendo materie giuridiche, politiche, amministrative e statistiche. Studiando i problemi del settore fonda a Roma l'Istituto Internazionale d'Agricoltura. I campi che predilige sono però quello storico, la paleografia e la diplomazia. Vittorio Emanuele III sarà anche un grande collezionista e studioso numismatico: il "Corpus Nummorum Italicorum" (1914-1943), è una monumentale opera in venti volumi sulle zecche italiane, di cui egli stesso è autore (lascerà l'opera incompiuta in dono allo Stato italiano). Il 24 ottobre 1896 a Roma, sposa la principessa Elena, figlia di Re Nicola del Montenegro da cui avrà cinque figli: Iolanda, Mafalda, Giovanna, Maria ed Umberto. Vittorio Emanuele III sala al trono dopo l'assassinio del padre Umberto I (29 luglio 1900). Appoggia l'iniziativa coloniale intrapresa da Giolitti con lo sbarco in Libia (29 settembre 1911) e l'annessione delle isole egee del Dodecaneso (maggio 1912, durante la Guerra Italo-Turca). Con la pace di Losanna (18 ottobre 1912) l'Impero Ottomano riconosce all'Italia il possesso della Tripolitania e della Cirenaica. Nella prima guerra mondiale il Re sostiene la posizione inizialmente neutrale dell'Italia. E' molto meno favorevole rispetto al padre per ciò che riguarda la Triplice Alleanza (l'Italia ne faceva parte con Germania ed Impero Austro-Ungarico) ed è ostile all'Austria; promuove inoltre la causa dell'irredentismo del Trentino e della Venezia Giulia. Le vantaggiose offerte che giungono dall'Intesa (Francia, Gran Bretagna e Russia), formalizzate nel Patto di Londra, inducono Vittorio Emanuele ad abbandonare la Triplice Alleanza. Le ostilità sul fronte italiano iniziano il 24 maggio 1915, data dalla quale Re Vittorio Emanuele III è costantemente presente e impegnato al fronte. Durante le operazioni affida la Luogotenenza del Regno allo zio Tommaso Duca di Genova. Invece di stabilirsi nella sede del Quartier Generale di Udine, il Re alloggia nel vicino paese di Torreano di Martignacco, presso Villa Linussa (da allora chiamata Villa Italia). Pare che ogni mattina il Re visitasse in macchina il fronte o le retrovie. La sera, quando tornava, un ufficiale di Stato Maggiore lo ragguagliava sulla situazione; il Re esprimeva i suoi pareri, senza mai scavalcare i compiti del Comando Supremo. Dopo la disfatta di Caporetto (combattuta fra il 23 e il 24 ottobre 1917, la sconfitta fu tanto pesante che il termine Caporetto è entrato nella lingua italiana come sinonimo di disfatta), il Re destituisce Luigi Cadorna, al suo posto pone Armando Diaz. L'8 novembre 1917, al Convegno di Peschiera, convince gli scettici Primi Ministri Alleati - specialmente Lloyd George di Gran Bretagna - che la volontà dell'Italia è quella di resistere, e che lo Stato Maggiore Italiano è determinato a fermare l'avanzata nemica sul Piave: getta di fatto le basi per la vittoria di Vittorio Veneto del novembre successivo. La vittoria italiana porta al ricongiungimento con l'Italia del Trentino e di Trieste, ed all'annessione dell'Alto Adige, dell'Istria, di Zara e di alcune isole della Dalmazia, come Lagosta. Dopo la guerra l'Italia entra in una crisi economica e politica con conseguenti agitazioni sociali che i deboli governi liberali dell'epoca non sono in grado di controllare. Vi è il diffuso timore di una rivoluzione comunista simile a quella in corso in Russia; nel contempo la nobiltà teme di essere travolta dalle idee liberali e socialiste. Queste condizioni porteranno all'affermarsi di ideologie autoritarie e illiberali che, sostenute poi dalla monarchia, consentiranno l'ascesa del fascismo. Nel 1922 dopo le dimissioni del presidente del consiglio Luigi Facta, Vittorio Emanuele affida a Benito Mussolini l'incarico di formare un nuovo governo. Nel mese d'aprile del 1924 vengono indette nuove elezioni, che si svolgono tra gravi irregolarità. Il deputato socialista Giacomo Matteotti denuncia queste irregolarità: viene ucciso il 10 giugno 1924. Il 3 gennaio 1925 Mussolini rivendica la responsabilità dell'accaduto, dando inizio di fatto alla dittatura fascista. Il Re, che fino ad allora aveva conservato il controllo dell'esercito, non fece nulla per opporsi. Il 3 ottobre 1935 le truppe italiane in Eritrea e Somalia invadono l'Etiopia. Entrati in Addis Abeba il 5 maggio 1936, il 9 maggio viene proclamato l'impero dell'Africa Orientale Italiana: Vittorio Emanuele III assume quindi il titolo di Imperatore d'Etiopia. Nel 1938 il Re firma le leggi razziali del governo fascista che introducono pesanti discriminazioni persecutorie nei confronti degli Ebrei. Nell'aprile 1939 viene conquistata l'Albania: Vittorio Emanuele III, scettico sull'opportunità dell'impresa, viene proclamato Re. Prima che Mussolini dichiari guerra a Francia e Gran Bretagna, schierandosi a fianco di Hitler nella seconda guerra mondiale, il Re, conscio dell'impreparazione militare Italiana, aveva espresso - insieme a gran parte del regime - il proprio parere contrario alla guerra. Durante una visita in Albania nel 1941, Vittorio Emanuele sfugge ad un attentato. Il Re osserva con sempre maggior preoccupazione l'evolversi della situazione militare ed il progressivo asservimento delle forze italiane agli interessi tedeschi. Fra l'autunno del 1940 e la primavera del 1941 sopraggiungono diversi disastri militari. La sconfitta nella seconda battaglia di El Alamein del 4 novembre 1942 porta nel giro di pochi mesi all'abbandono totale dell'Africa. Il Gran Consiglio del Fascismo, il 25 luglio 1943, vota contro il supporto alla politica di Mussolini. Vittorio Emanuele lo fa arrestare nominando in sua vece Pietro Badoglio, che il 3 settembre firma un armistizio con gli Alleati (reso noto l'8 settembre). L'esercito si ritrova allo sbando sotto i colpi delle numerose unità tedesche, inviate in Italia all'indomani della caduta di Mussolini. Il Re fugge da Roma, imbarcandosi per Brindisi, dove viene fissata la sede del governo. Vittorio Emanuele si assicura la protezione dell'esercito americano e il 13 ottobre dichiara guerra alla Germania. Senza abdicare, affida al figlio Umberto il compito di governare la parte della nazione che si trova sotto il controllo alleato. L'11 settembre 1943 i tedeschi liberano Mussolini, che pochi giorni dopo a Salò proclama la Repubblica Sociale Italiana, dividendo formalmente l'Italia in due parti. Il 25 aprile 1945 un'offensiva alleata e l'insurrezione generale proclamata dal Comitato di Liberazione Nazionale, portano le truppe nazifasciste alla resa. Screditato per l'appoggio fornito alla dittatura fascista, il 9 maggio 1946 Vittorio Emanuele III abdica in favore del figlio Umberto II di Savoia. Meno di un mese dopo, il 2 giugno 1946, un referendum istituzionale porrà fine alla monarchia a favore della forma repubblicana dello Stato italiano. Vittorio Emanuele, con il titolo di «Conte di Pollenzo», si ritira in esilio ad Alessandria d'Egitto. Qui muore il 28 dicembre 1947.




Władysław Gomułka...chi era l'uomo forte del Comunismo Polacco del dopo-guerra!

Władysław Gomułka (6 febbraio 19051° settembre 1982) è stato un politico polacco.
È stato il capo del governo e segretario del Partito Comunista polacco ed occupava nel 1948 la carica di segretario generale del partito, quando cadde in disgrazia agli occhi di Stalin: fu allora destituito sotto l'accusa di deviazionismo nazionalistico di destra e più tardi arrestato. Riabilitato dopo la pubblicazione del rapporto Khruščёv, fu nominato nuovamente segretario generale del P.C. polacco nel corso di una drammatica riunione del politburo nell'ottobre 1956, malgrado le diffide di Krusciov e Molotov. Con il ritorno al potere di Gomułka, la Polonia si avviò verso una forma ibrida di comunismo nazionale, fortemente condizionata tuttavia dalla presenza di truppe sovietiche in territorio polacco.
Gomułka sopravvisse alla Grande Purga del 1938, nella quale molti membri del KPP perirono per mano del regime di Stalin. Egli divenne uno dei più importanti comunisti polacchi. Nel 1943 convinse Stalin che doveva essere ripristinata una qualche forma di partito comunista polacco e prese parte alla creazione del Partito dei Lavoratori Polacchi (Polska Partia Robotnicza). Fu vice primo ministro nel Governo provvisorio della Repubblica di Polonia (Rząd Tymczasowy Rzeczypospolitej Polskiej) dal gennaio al giugno 1945, e nel Governo provvisorio di unità nazionale (Tymczasowy Rząd Jedności Narodowej), dal giugno 1945 al 1947. Fu una figura importante del governo comunista dell'epoca, e aiutò i comunisti a manipolare il risultato del referendum 3xTAK del 1946 e le elezioni legislative polacche del 1947 e divenne, come lui stesso disse, "l'egemone di Polonia".
Comunque, nel periodo 19511954, a causa di schermaglie tra le varie fazioni del partito, venne condannato come "di destra" e "reazionario" e imprigionato, oltre che espulso dal Partito dei Lavoratori. Nel 1956, dopo la morte di Bierut e l'inizio della destalinizzazione, venne riabilitato e eletto capo del Partito. Inizialmente molto popolare per le sue riforme e la ricerca di una "via polacca al socialismo", ammorbidì gradualmente la sua opposizione alle pressioni sovietiche.
Negli anni '60 appoggiò la persecuzione della Chiesa Cattolica e di alcuni intellettuali di partito (ad esempio, Kołakowski). Ebbe parte nell'intervento del Patto di Varsavia in Cecoslovacchia nel 1968. All'epoca fu anche responsabile della persecuzione di studenti e intellighenzia oltre che di un indurimento della censura sui media. Nel 1968 incitò, anche se in seguito sostenne di non averlo fatto deliberatamente, la campagna di propaganda antiebraica che fu una delle conseguenze della posizione del Blocco Sovietico dopo la Guerra dei sei giorni.
Nel dicembre 1970, uno scontro sanguinoso con gli operai dei cantieri navali, nel quale dozzine di lavoratori vennero uccisi dalle forze dell'ordine, ne provocò le dimissioni. Un uomo più giovane e dinamico, Edward Gierek, prese la guida del partito. Gomułka venne costretto a ritirarsi. Dopo la sua morte nel 1982, la sua immagine negativa nella propaganda comunista venne modificata e vennero riconosciuti alcuni dei suoi contributi costruttivi. Le sue memorie vennero pubblicate per la prima volta nel 1994.


Gabriele D'Annunzio...in breve chi era il "Vate" d'Italia! L'uomo d'azione!

Amando definire «inimitabile» la sua vita, Gabriele D'Annunzio costruisce intorno a sé il mito di una vita come un'opera d'arte.
Gabriele D'Annunzio nasce a Pescara il 12 marzo 1863 da famiglia borghese, che vive grazie alla ricca eredità dello zio Antonio D'Annunzio. Compie gli studi liceali nel collegio Cicognini di Prato, distinguendosi sia per la sua condotta indisciplinata che per il suo accanimento nello studio unito ad una forte smania di primeggiare. Già negli anni di collegio, con la sua prima raccolta poetica Primo vere, pubblicata a spese del padre, ottiene un precoce successo, in seguito al quale inizia a collaborare ai giornali letterari dell'epoca. Nel 1881, iscrittosi alla facoltà di Lettere, si trasferisce a Roma, dove, senza portare a termine gli studi universitari, conduce una vita sontuosa, ricca di amori e avventure. In breve tempo, collaborando a diversi periodici, sfruttando il mercato librario e giornalistico e orchestrando intorno alle sue opere spettacolari iniziative pubblicitarie, il giovane D'Annunzio diviene figura di primo piano della vita culturale e mondana romana.
Dopo il successo di Canto novo e di Terra vergine (1882), nel 1883 hanno grande risonanza la fuga e il matrimonio con la duchessina Maria Hardouin di Gallese, unione da cui nasceranno tre figli, ma che, a causa dei suoi continui tradimenti, durerà solo fino al 1890. Compone i versi l'Intermezzo di rime ('83), la cui «inverecondia» scatena un'accesa polemica; mentre nel 1886 esce la raccolta Isaotta Guttadàuro ed altre poesie, poi divisa in due parti L'Isottèo e La Chimera (1890).
Ricco di risvolti autobiografici è il suo primo romanzo Il piacere (1889), che si colloca al vertice di questa mondana ed estetizzante giovinezza romana. Nel 1891 assediato dai creditori si allontana da Roma e si trasferisce insieme all'amico pittore Francesco Paolo Michetti a Napoli, dove, collaborando ai giornali locali trascorre due anni di «splendida miseria». La principessa Maria Gravina Cruyllas abbandona il marito e va a vivere con il poeta, dal quale ha una figlia. Alla fine del 1893 D'Annunzio è costretto a lasciare, a causa delle difficoltà economiche, anche Napoli.
Ritorna, con la Gravina e la figlioletta, in Abruzzo, ospite ancora del Michetti. Nel 1894 pubblica, dopo le raccolte poetiche Le elegie romane ('92) e Il poema paradisiaco ('93) e dopo i romanzi Giovanni Episcopo ('91) e L'innocente ('92), il suo nuovo romanzo Il trionfo della morte. I suoi testi inoltre cominciano a circolare anche fuori dall'Italia.
Nel 1895 esce La vergine delle rocce, il romanzo in cui si affaccia la teoria del superuomo e che dominerà tutta la sua produzione successiva. Inizia una relazione con l'attrice Eleonora Duse, descritta successivamente nel romanzo «veneziano» Il Fuoco (1900); e avvia una fitta produzione teatrale: Sogno d'un mattino di primavera ('97), Sogno d'un tramonto d'autunno, La città morta ('98), La Gioconda ('99), Francesca da Rimini (1901), La figlia di Jorio (1903).
Nel '97 viene eletto deputato, ma nel 1900, opponendosi al ministero Pelloux, abbandona la destra e si unisce all'estrema sinistra (in seguito non verrà più rieletto). Nel '98 mette fine al suo legame con la Gravina, da cui ha avuto un altro figlio. Si stabilisce a Settignano, nei pressi di Firenze, nella villa detta La Capponcina, dove vive lussuosamente prima assieme alla Duse, poi con il suo nuovo amore Alessandra di Rudinì. Intanto escono Le novelle della Pescara (1902) e i primi tre libri delle Laudi: Maia, Elettra, Alcyone (1903).
Il 1906 è l'anno dell'amore per la contessa Giuseppina Mancini. Nel 1910 pubblica il romanzo Forse che sì, forse che no, e per sfuggire ai creditori, convinto dalla nuova amante Nathalie de Goloubeff, si rifugia in Francia.
Vive allora tra Parigi e una villa nelle Lande, ad Arcachon, partecipando alla vita mondana della belle époque internazionale. Compone opere in francese; al «Corriere della Sera» fa pervenire le prose Le faville del maglio; scrive la tragedia lirica La Parisina, musicata da Mascagni, e anche sceneggiature cinematografiche, come quella per il film Cabiria (1914).
Nel 1912, a celebrazione della guerra in Libia, esce il quarto libro delle Laudi (Merope. il quinto, Asterope, sarà completato nel 1918 e i restanti due, sebbene annunciati, non usciranno mai). Nel 1915, nell'imminenza dello scoppio della prima guerra mondiale, torna in Italia. Riacquista un ruolo di primo piano, tenendo accesi discorsi interventistici e, traducendo nella realtà il mito letterario di una vita inimitabile, partecipa a varie e ardite imprese belliche, ampiamente autocelebrate. Durante un incidente aereo viene ferito ad un occhio. A Venezia, costretto a una lunga convalescenza, scrive il Notturno, edito nel 1921.
Nonostante la perdita dell'occhio destro, diviene eroe nazionale partecipando a celebri imprese, quali la beffa di Buccari e il volo nel cielo di Vienna. Alla fine della guerra, conducendo una violenta battaglia per l'annessione all'Italia dell'Istria e della Dalmazia, alla testa di un gruppo di legionari nel 1919 marcia su Fiume e occupa la città, instaurandovi una singolare repubblica, la Reggenza italiana del Carnaro, che il governo Giolitti farà cadere nel 1920. Negli anni dell'avvento del Fascismo, nutrendo una certa diffidenza verso Mussolini e il suo partito, si ritira, celebrato come eroe nazionale, presso Gardone, sul lago di Garda, nella villa di Cargnacco, trasformato poi nel museo-mausoleo del Vittoriale degli Italiani. Qui, pressoché in solitudine, nonostante gli onori tributatigli dal regime, raccogliendo le reliquie della sua gloriosa vita, il vecchio esteta trascorre una malinconica vecchiaia sino alla morte avvenuta il primo marzo 1938.




Lenin...chi era in breve il fondatore dell'Unione Sovietica e del Comunismo Russo!

Lenin (pseudonimo di Vladimir Ilic Uianov) nasce nel 1870 a Simbirsk (oggi Uianovks). Gli anni di studio e di adolescenza coincisero con uno dei periodi più travagliati della storia sociale e politica della Russia, con il governo zarista che, dopo l'uccisione dello zar Alessandro II nel 1881 da parte dei populisti, si affretta ad annullare quelle limitate riforme che erano state introdotte durante il decennio precedente. Studia giurisprudenza presso la facoltà di Kazan', ma dopo poco tempo viene espulso dall'università a causa di manifestazioni studentesche; decide allora di continuare i suoi studi a San Pietroburgo, dove, nel 1883, fonda il primo nucleo operaio russo. Si avvicina allo studio del marxismo, e in particolare al "Capitale" di Marx, poi nel 1893 si trasferisce a Pietroburgo entrando in contatto con il movimento fondato da Plechanov, "Emancipazione nel lavoro". Movimento che confluisce nel 1898 al Congresso di Minsk, nel partito operaio socialdemocratico di Russia (POSDR). Lenin sempre sotto stretta sorveglianza politica, viene alla fine arrestato e condannato a tre anni con la deportazione in Siberia. E' qui che nel 1899, porta a compimento il suo primo saggio: "Lo sviluppo del capitalismo in Russia", che rappresenta l'ennesima polemica contro i populisti, iniziata nel 1894 con l'articolo " Che cosa sono "Gli amici del Popolo" e come lottano contro i socialdemocratici ". Il nocciolo della questione era che i populisti ritenevano che la Russia sarebbe passata dal feudalesimo al socialismo (senza in pratica attraversare la fase dello sviluppo capitalistico), mentre Lenin era del parere che l'agricoltura russa fosse di fatto già entrata nella fase del suo sviluppo capitalistico. Senza contare che per Lenin la Russia faceva parte dell'Europa (contrariamente a quanto pensavano altri intellettuali), ed era quindi sottilmente intrisa di capitalismo. Questo, in altri termini, significava che fosse già presente nel tessuto sociale quella classe operaia indispensabile per guidare la rivoluzione, spinta che non sarebbe mai potuta venire, a detta del teorico russo, dalla sola classe contadina, esaltata da larghe frange rivoluzionarie. Gli operai, insomma, sono per Lenin indispensabili per scatenare una reazione al capitalismo, soprattutto attraverso un lavoro effettuato da intellettuali "organici" che fossero in grado di rendere consapevole questa classe circa le sue reali condizioni di sfruttamento. E' questa, in sostanza, l'opzione rivoluzionaria che prenderà il nome di "bolscevismo". Al successivo congresso del partito socialdemocratico russo, tenutosi a Londra nel 1903, il partito si spaccò in due fazioni; quella maggioritaria (bolscevica) capeggiata da Lenin e quella minoritaria (menscevica) capeggiata da Plechanov e altri. Intanto, nel 1901, Lenin emigra in Svizzera, dove fonda un periodico intitolato "Iskra" ("La scintilla"): lo scopo è quello di guidare e organizzare all'estero le lotte e le agitazioni degli operai russi. Lenin intendeva creare l'organizzazione del partito con una struttura fortemente centralizzata alla quale dovevano essere ammessi solo i "rivoluzionari di professione" e non le masse popolari. La divisione interna si approfondì in occasione della rivoluzione del 1905, scoppiata a seguito alla sconfitta inflitta dai Giapponesi ai Russi. I menscevichi intendevano lasciare la guida della rivoluzione alle forze della borghesia liberale russa, mentre Lenin pur riconoscendo il carattere democratico-borghese della rivoluzione, sosteneva che essa dovesse essere capeggiata dalla classe operaia e dai contadini, giudicando che la borghesia russa, per la sua debolezza, sarebbe stata incapace di portare la rivoluzione sino all'abbattimento dello zarismo e avrebbe sempre ripiegato su un compromesso con la monarchia e con l'aristocrazia terriera. Dopo il fallimento della rivoluzione del 1905 (conclusasi in un bagno di sangue), le polemiche fra bolscevichi e menscevichi si inasprirono sempre di più, con questi ultimi sempre più propensi ad identificarsi ed aderire ai movimenti di "revisione" del marxismo rivoluzionario. La rottura definitiva giunge a compimento nella II Internazionale, in concomitanza con lo scoppio della prima guerra mondiale. Lenin, infatti, punta a trasformare quella che interpreta come "guerra imperialista" in una "guerra civile", vedendo in questo uno degli aspetti positivi della guerra in sè e per sè. In buona sostanza insomma, per Lenin quella poteva essere un'occasione propizia per mettere finalmente in pratica le sue idee rivoluzionarie, cercando di trasformare la guerra in rivoluzione. I moti russi del '17 possono considerarsi il successo annunciato di questa precisa prospettiva. Ad ogni modo, quando scoppia la Rivoluzione in Russia, nel febbraio del 1917 appunto, Lenin era ancora esule in Svizzera. Rientrato a Pietroburgo traccia il programma per l'abbattimento del governo liberal-democratico nel frattempo salito al potere e per il passaggio della rivoluzione alla sua fase socialista. Nei successivi mesi compone la famosa opera "Stato e Rivoluzione", poi guida l'insurrezione di Ottobre che si conclude con la formazione del primo governo sovietico da lui capeggiato. Gli anni successivi sono quelli della costruzione del nuovo stato comunista e dei forti contrasti con Stalin, che Lenin non può più avversare ma di cui ha già presagito la pericolosità (celebre è lo scritto "Quello Stalin è pericoloso"). Gravemente ammalato muore il 21 gennaio del 1924, all'età di 54 anni.


Fonte: http://biografie.studenti.it per ulteriori approfondimenti andare su http://it.wikipedia.org/wiki/Lenin

Francisco Franco...in breve chi era l'uomo forte della Spagna Fascista!

Francisco Franco Bahamonde nasce il 4 dicembre 1892 a El Ferrol, città portuale della Spagna nordoccidentale (nella regione della Galizia) non lontano da La Coruña. La famiglia, di classe media, è tradizionalmente legata alla marina. La sua infanzia non è fortunata: i genitori si separano e Francisco non sembra nutrire grande affetto per il padre, che descriverà come introverso e timido. Francisco Franco entra all'Accademia Militare di Toledo all'età di 14 anni: è uno dei cadetti più giovani e di più bassa statura. Cinque anni più tardi diviene ufficiale e chiede di essere inserito nell'esercito d'Africa. La sua esperienza africana inizia nel 1912 e avrà notevole influenza nella formazione del suo carattere e delle sue capacità professionali. Franco è un ufficiale valoroso. Viene ferito varie volte e anche in modo grave. Grazie al suo valore e al suo impegno il suo nome diviene presto noto e la sua figura rilevante nell'ambiente militare. Nel 1920 entra nei ranghi della Legione, élite militare di volontari il cui prototipo umano è l'avventuriero. Si distingue per la sua preoccupazione per le necessità dei soldati ma anche per la sua durezza e il principio della disciplina. Diviene col tempo un maestro nella guerra africana per la dimestichezza nelle piccole manovre avvolgenti su terreni accidentati. Il suo carisma è quello di un ferreo difensore dell'autorità morale dell'esercito. La carriera militare è fulminea e brillante: nel 1923 è tenente colonnello, due anni dopo colonnello e nel 1926, a soli 34 anni, generale di brigata. Durante la dittatura del generale Primo de Rivera ha con lui contrasti sulla politica africana e viene nominato direttore dell'Accademia Militare di Saragozza, dove molti dei professori erano militari africanisti. Della dittatura di Primo de Rivera Franco critica la provvisorietà, tuttavia alcuni dei suoi collaboratori saranno i pilastri basilari del suo futuro regime. Accoglie senza alcun entusiasmo la proclamazione della seconda Repubblica e disapprova lo scioglimento della Accademia di Saragoza da parte del Governo Repubblicano, i cui vertici considerano Franco l'unico generale veramente pericoloso per l'esperienza socialista-repubblicana. Nonostante ciò, nel secondo biennio il Ministro Radicale Hidalgo lo nomina Capo di Stato Maggiore: la sua prima preoccupazione è quella di dare vigore allo spirito militare attraverso i Tribunali dell'Onore e il miglioramento delle condizioni materiali dell'esercito. Francisco Franco collabora inoltre nella direzione militare della repressione della Rivoluzione delle Asturie del 1934. Prima della guerra civile tiene una posizione politica molto defilata. E' un professionista dell'esercito e la sua figura si identifica con idee conservatrici ma moderate. Come gli altri militari di guarnigione in Marocco, detesta la professiona del politico, che considera la causa dei mali della Spagna. Già a quel tempo la sua mentalità è antiliberale benché non sia un estremista. Giudica i politici "disprezzabili fantocci" e già in uno dei suoi primi proclami del luglio 1936 afferma che gli spagnoli sono "stufi di loro". Le idee basilari della linea di Franco prima della guerra civile sono il nazionalismo ad oltranza e l'anticomunismo. In realtà la sua ideologia si cristallizza negli anni tra il 1933 e il 1939: in questo periodo inizia a manifestare la sua religiosità e la sua semplicistica interpretazione del passato storico della Spagna, concepito come lotta perenne tra alcune forze tradizionali, religiose e patriottiche e altre antinazionali e legate alla massoneria. La sua decisione di intervenire nella guerra civile (1936-1939) è tardiva ma risulta inequivocabile e sin dal principio aspira a esercitare la suprema responsabilità politica. Francisco Franco non assomiglia a nessun altro personaggio storico dell'epoca contemporanea che ha esercitato il potere in prima persona. Veniva da ambienti umani ed ideologici molto differenti da quelli di Hitler o Mussolini, e la capacità oratoria di questi non si può comparare con la pochezza tanto di gesti quanto di parola che fu del dittatore spagnolo. Incontra Hitler a Hendaya nel 1940 e Mussolini a Bordighera nel 1941. Nonostante le pressioni di Germania e Italia, Franco schiera la Spagna in una posizione di neutralità. Nel 1950 sposa Carmen Polo, di distinta famiglia asturiana. Insediatosi definitivamente a Madrid nel palazzo del Pardo, Franco si atteggia sempre più come re della nuova Spagna. E con lui la moglie Carmen, elevata durante le cerimonie al rango di regina. Franco pretende che alla consorte, così come accadeva per le dame dell'aristocrazia, ci si rivolga con l'appellativo di señora. Durante le celebrazioni ufficiali, all'apparizione della señora viene suonata la marcia reale. Come un monarca assoluto, durante il suo lungo regno Franco accumulerà diciotto tenute, doni per quattro milioni di pesetas e centinaia di medaglie d'oro commemorative donate da città ed enti. La moglie farà fondere queste ultime in lingotti. L'esercito è per Franco l'istituzione più sacra ed importante e considera le virtù militari come le migliori. Amante della disciplina, la pratica e la pretende nella politica, che considera come un compimento del proprio dovere. Altri aspetti del suo carattere sono la serenità e la tranquillità che includono la sua nota freddezza, cha si pone in netto contrasto con gli impeti e gli entusiasmi di molti protagonisti della vita pubblica. Il modo di agire di Franco consiste quasi sempre nel non affrettare le cose. A fronte dell'azione brillante, contraddittoria e spesso confusa che aveva caratterizzato la dittatura di Primo de Rivera, Franco applica ai problemi il metodo di tergiversare e di lasciare che il passare del tempo li risolva. Ciò contribuisce a spiegare la lunga durata del suo potere che durerà fino alla sua morte, avvenuta il 20 novembre 1975 a Madrid.


MAO TSE TUNG...chi era in breve l'uomo forte della Repubblica Popolare Cinese!

MAO TSE-TUNG nasce il 26 dicembre 1893 nel villaggio di Shaosha, nel 1911 entra nell'esercito repubblicano e intanto intraprende gli studi magistrali.
Nel 1918 ottiene il diploma magistrale e insegna in una scuola serale. Nel 1921 entra a far parte del PCC (il Partito Comunista cinese) ,nel settembre del 1922 Mao e Liu Shaoqi organizzano lo sciopero dei minatori di Anyuan. Per questo nel 1923 Zhao Hengti ordina l'arresto di Mao, che abbandona il Hunan, continua ad appoggiare il movimento contadino, organizzando "l'insurrezione del Raccolto d'Autunno " e attirandosi l'odio dei latifondisti locali. Nel 1928 organizza un esercito partigiano che ben presto costituirà la IV Armata Rossa , l'Armata inizia ad invadere il Jiangxi e nell'Ottobre del 1934 Mao da avvio alla lunga marcia. Nel 1949 il progetto di Mao giunge a conclusione: viene fondata la Repubblica Popolare Cinese.
Mao viene nominato presidente e da inizio alla rivoluzione agricola. In primo luogo Mao promosse la riforma agraria attraverso una ridistribuzione delle terre, ma l'opposizione dei latifondisti alimentò il malcontento anche tra le masse, Mao diede vita allora al periodo dei "Cento Fiori": "Che cento fiori sboccino, che cento scuole gareggino,soltanto col metodo della discussione e del ragionamento si possono sviluppare le idee giuste" .
Il programma di liberalizzazione non andò avanti a lungo poichè come sottolineò lo stesso Mao :insieme ai fiori erano cresciute troppe erbe velenose , Mao diede avvio al "Grande balzo in avanti" che portò a un imponente sviluppo dell'industria cinese. Nel 1966 in contrasto con la linea politica-economica del presidente Liu Shao-Chi e di Deng Xiaoping Mao promuove la
"Rivoluzione Culturale"mobilitando le folle giovanili contro l'apparato del partito. Il pensiero di Mao, condensato in un opuscolo, con la copertina rossa, divenne il vademecum del rivoluzionario:fu diffuso in milioni e milioni di copie, non solo in Cina ma anche all'estero. Questa offensiva ideologica che si chiamò Rivoluzione Culturale tendeva ad annientare quegli elementi provvisti di autorità che imboccavano la via del capitalismo
Nel 1976 Mao muore a Pechino. Con la morte del padre della patria si aprì un processo revisionista e venne abbandonata la linea della rivoluzione culturale sebbene almeno in parte il problema storico del riformismo cinese, cioè il rapporto terra-contadino ,almeno in parte era stato risolto.Il successore di Mao Deng Xiaoping si allontanò dalla politica del suo predecessore dando avvio a un regime basato su due pilastri:esercito e burocrazia.Il 13 Maggio 1989 gli studenti cinesi, memori delle gesta di Mao, danno inizio con un Manifesto alla Madre Cina allo sciopero della fame in piazza Tienanmen sfidando il regime corrotto e oppressivo di Xiaoping e Li Peng. Gli studenti Universitari, già protagonisti in passato quando appoggiavano Mao agitando il Libretto Rosso, questa volta sono insorti ispirati da un'esigenza etico-civile di libertà. Il Manifesto è molto bello, le sue parole sono più spirituali che politiche: "è insieme una preghiera e una sfida dolorosa ma convinta e decisa alla morte per amore della libertà".Eccone uno stralcio:
La Democrazia è un'ideale della vita umana come la libertà e il diritto. Ora per ottenerli dobbiamo sacrificare le nostre giovani vite. Lo sciopero della fame è la scelta di chi non ha scelta. Stiamo combattendo per la vita con il coraggio di morire. Caro padre, cara madre non siate tristi, che non vi si spezzi il cuore mentre diciamo addio alla vita. Abbiamo una sola speranza che questo permetta a tutti di vivere in modo migliore. Abbiamo una sola preghiera: non dimenticate che non è assolutamente la morte quello per cui stiamo lottando. La democrazia non è un affare che riguarda poche persone. La battaglia democratica non può essere vinta da una sola generazione..."
Lin Piao esalta con le parole seguenti il compagno e amico Mao:
Il Compagno Mao Tse-tung è il più grande marxista-leninista della nostra epoca. Egli ha ereditato, difeso e sviluppato il marxismo-leninismo in modo geniale, creativo e integrale, elevandolo a uno stadio completamente nuovo. Il pensiero di Mao Tse-tung è il marxismo-leninismo dell'epoca in cui l'imperialismo va incontro alla disfatta totale e il socialismo avanza verso la vittoria in tutto il mondo. E' una potente arma ideologica nella lotta contro l'imperialismo, contro il revisionismo e il dogmatismo. Il pensiero di Mao Tse-tung è il principio guida per tutto il lavoro del Partito, dell'Esercito Popolare e del Paese. Perciò, il compito fondamentale del nostro Partito nel lavoro politico e ideologico è tenere sempre alta la grande bandiera rossa del pensiero di Mao Tse-tung, armare il popolo di tutto il paese con questo pensiero e porre risolutamente il pensiero di Mao Tse-tung al posto di comando in ogni campo di attività.
Per esaltare la grandezza di Mao, più che parlarne, basta leggere le sue parole:
"Un comunista deve essere di ampie vedute, sincero, leale e attivo, deve mettere gli interessi della rivoluzione al di sopra della sua stessa vita e subordinare gli interessi personali a quelli della rivoluzione; sempre ed ovunque, deve essere fedele ai principi giusti e condurre una lotta instancabile contro ogni idea e azione errata ; deve pensare più al Partito e alle masse che agli individui, più agli altri che a se stesso . Solo così può essere considerato un comunista.Noi comunisti siamo come i semi e il popolo è come la terra. Ovunque andiamo, dobbiamo unirci al popolo, mettere radici e fiorire in mezzo al popolo!"


Adolf Hitler...in breve chi era l'uomo forte del Terzo Reich Tedesco!

Figlio di un padre autoritario e repressivo, Adolf Hitler nasce nella piccola cittadina austriaca di Braunau am Inn nel 1889. La precoce morte della madre (a cui era estremamente legato), inoltre, lascia profonde ferite nel suo animo. Iscrittosi alla scuola Reale di Linz, è un allievo problematico e dal rendimento non certo brillante. Fatica ad integrarsi, a studiare e ad avere un rapporto armonico con studenti e professori. Il risultato di questo disastroso "iter" scolastico è che di lì a qualche anno abbandona l'istituto. Si trasferisce allora a Vienna cercando di entrare all'Accademia di Belle Arti, spinto da certe velleitarie tendenze artistiche (testimoniate anche da numerosi quadri). L'Accademia però lo respinge per ben due anni consecutivi, generando in lui notevole frustrazione, alimentata anche dal fatto che, non possedendo una licenza superiore, è impossibilitato a iscriversi alla facoltà di Architettura, possibile nobile ripiego alle bocciature in Accademia. Il suo quadro psicologico, così, tende a farsi preoccupante. Sono anni bui, segnati fra l'altro da episodi di vagabondaggio e di isolamento sociale (senza contare il grave decadimento fisico a cui questo stile di vita lo stava conducendo). Si racconta che girasse, ironia della sorte, nei ghetti ebraici come un fantasma, vestito di un soprabito nero e sformato (donatogli da un occasionale amico ebreo) ed estremamente trascurato nell'aspetto. Negli anni di Vienna, comincia a sviluppare il suo odioso e ossessivo antisemitismo. Per campare, deve rassegnarsi a fare l'impiegato, mentre nel tempo libero discute di politica con amici e conoscenti, con una veemenza tale da lasciare spesso esterrefatti gli interlocutori. I suoi discorsi, spesso fluviali e monologanti, sono contrassegnati da estrema decisione, punti di vista privi di sfumature e da un'esaltazione della violenza come soluzione per i problemi che affliggono la società. In particolare, contesta ferocemente le teorie marxiste e bolsceviche, soprattutto per il loro rifiuto dei valori borghesi e capitalistici. Il solo sentir parlare di comunismo gli provoca crisi isteriche. A odio si aggiunge odio quando scopre che tra i principali fautori e divulgatori di tali idee si cela gran parte dell'intellighentia ebraica. Nel suo delirio, comincia ad addossare agli ebrei le colpe più assurde. Di essere internazionalisti e materialisti (quindi contro la supremazia dello stato nazionale), di arricchirsi a scapito dei cittadini di altre religioni, di minare la supremazia della razza tedesca nell'Impero, ecc. Nel 1913 decide di partire per Monaco e nel 1914, dinanzi al Consiglio di revisione a Salisburgo, viene riformato per cattive condizioni di salute. Quando, il 1° agosto 1914, c'è la dichiarazione di guerra, Hitler è addirittura felice e non vede l'ora di partecipare all'"impresa". Scoppiata quindi la prima guerra mondiale si distingue sul campo guadagnandosi numerosi riconoscimenti militari. Nel 1918 però la Germania viene sconfitta e la cosa lo getta nello sconforto. Naufragavano quell'Impero e quella vittoria, per i quali aveva appassionatamente combattuto per quattro anni. Bisogna rilevare, per una comprensione maggiore della cause che porteranno la Germania a scatenare il successivo conflitto e per capire fino a che punto egli fosse in grado di intercettare gli umori dei suoi connazionali, che questo senso di frustrazione e di umiliazione per la sconfitta era comune a tutti i tedeschi del tempo. Successivamente, sempre a Monaco (siamo nel 1919), inizia la sua attività politica vera a propria costituendo l'anno seguente il Partito Nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi (NSDAP). Gli esordi sono burrascosi, tanto che in seguito alle sue attività di agitatore viene arrestato. Durante la prigionia scrive il "Mein Kampf" orrendo manifesto della sua ideologia, infarcita di nazionalismo, razzismo, convinzioni circa la superiorità di una presunta "razza ariana", odio contro ebrei, marxisti e liberali. Scarcerato dopo soli 9 mesi, torna alla guida del NSDAP. La grande crisi economica del 1929 permette a Hitler e al suo movimento di far leva sul malcontento di alcune frange della popolazione esasperate da disoccupazione e tensioni sociali. Alle elezioni del 1930 il suo partito cresce di molto guadagnando oltre un centinaio di seggi in parlamento. Intanto Hitler impiega le sue camicie brune, una vera e propria organizzazione paramilitare, negli scontri di piazza. L'ascesa del nazismo è iniziata. Nel 1932 Hitler perde le elezioni per pochissimi voti ma l'anno seguente il partito nazista è già il primo partito della Germania. Il consolidamento del potere di Hitler avviene con l'eliminazione degli avversari all'interno e all'esterno del partito. Come primo provvedimento dichiara fuorilegge il partito comunista arrestandone i leader principali, poi scioglie tutti i partiti tranne il NSDAP. Nel 1934, nella celebre quanto sanguinaria e terrificante "notte dei lunghi coltelli" fa eliminare con un massacro oltre un centinaio di camicie brune, divenute scomode e di difficile controllo. L'anno seguente ottiene il potere assoluto proclamandosi Fuhrer (capo supremo del Terzo Reich), e istituendo un apparato militare di controllo e repressione di burocratica ferocia. A capo di questo apparato vi sono le famigerate SS che, insieme alla Gestapo (polizia di Stato con pieni poteri), istituirono il sistema dei campi di concentramento per eliminare gli oppositori. Le persecuzioni cominciano a colpire con virulenza gli ebrei espulsi in massa dai loro incarichi lavorativi e, con le leggi antirazziali del 1935, privati della cittadinanza tedesca e in seguito deportati nei campi di sterminio. Sul piano della politica estera il programma prevedeva l'unione di tutte le popolazioni germaniche in un'unica grande nazione con il compito di colonizzare l'Europa e distruggere i sistemi comunisti. Alla luce di questo progetto imperialista, nonostante i patti internazionali, Hitler comincia una corsa al riarmo, mentre in contemporanea stringe un Patto d'Acciaio prima con Mussolini e in seguito con il Giappone. Nel 1939 si annette l'Austria con un colpo di mano ancora in qualche modo "politico" (ossia con il consenso sostanziale degli stessi austriaci) mentre Francia e Inghilterra, quasi stordite, rimangono a guardare. Senza più freni inibitori e in preda ad un delirio di onnipotenza, invade la Polonia, malgrado avesse stipulato un patto di non aggressione poco prima, poi la Cecoslovacchia. A quel punto, le potenze europee, conscie dell'enorme pericolo che si andava profilando, dichiarano finalmente guerra alla Germania, ormai però preparatissima alla guerra, suo reale e nient'affatto recondito scopo. Scoppia dunque la cosiddetta seconda guerra mondiale. In un primo momento, fra l'altro, stringe paradossalmente alleanza con la Russia di Stalin (il celebre patto Molotov-Ribbentrop), patria degli odiati bolscevichi. Nel 1940 invade la Francia mentre De Gaulle si rifugia in Inghilterra per organizzare la resistenza, poi l'Africa del Nord. L'avanzata della Germania a questo punto sembra inarrestabile. Solo l'Inghilterra, forte di un "alleato" naturale come la Manica, che tante volte l'ha protetta anche in passato, ancora resiste e anzi sconfigge un primo tentativo di invasione di Hitler. Nel 1941, in preda alle sue mire espansionistiche e nonostante i patti che aveva stipulato con l'URSS decide di invadere anche la Russia. Sul fronte europeo la Germania è impegnata anche nella difficile e logorante guerra con l'Inghilterra, un vero osso duro, ma stranamente Hitler trascura e relega in secondo piano questo conflitto. Inizialmente poi, la campagna di Russia sembra a lui favorevole e l'avanzata tedesca vittoriosa e inarrestabile. I contadini russi attuano però una strategia difensiva di grande intelligenza, bruciando ogni cosa dietro di sè in attesa dell'arrivo del grande inverno russo, sapendo che è quest'ultimo il vero, importante alleato. Intanto, inaspettatamente gli USA entrano in guerra in difesa dei Russi. La Germania si trova dunque ad essere attaccata su due fronti, ad Est dai Sovietici e a Ovest dagli Alleati. Nel 1943 avviene la disastrosa ritirata dalla Russia, poi la perdita dei territori africani; gli alleati sbarcavano poi in Normandia e liberavano la Francia (1944). Il Giappone veniva bombardato con le armi atomiche e costretto in questo modo alla resa. Nel 1945 il cerchio di fuoco si chiude intorno a Berlino. Nel 1945 Hitler, sconfitto ed isolato nel bunker della Cancelleria dove tenta ancora una strenua difesa, si toglie la vita dopo aver sposato la sua amante, Eva Braun (suicida anch'essa insieme a lui), e redatto le sue ultime volontà. I loro cadaveri, frettolosamente bruciati dopo essere stati cosparsi di benzina, saranno rinvenuti dalle truppe sovietiche.


Fonte: http://biografie.studenti.it per approfondire l'argomento andare su http://it.wikipedia.org/wiki/Adolf_Hitler

Alessandra Mussolini in quota PDL...la "nipotina" del Duce!

La nipotina del Duce...oggi in quota PDL come l'avevamo vista nella Primavera del 2006 in TV!

Stalin...in breve chi era l'uomo forte dell'Unione Sovietica!

(Iozif Vissarionoviec Dezugaesvili, Gari 1879 - Mosca 1953). Detto STALIN, politico sovietico. Da giovane frequentò il seminario teologico di Tbilisi, da cui venne espulso nel 1899 per aver partecipato all'attività di un gruppo socialista georgiano. Entrato nel Partito operaio socialdemocratico russo, si schierò con la frazione dell'"Iskra", guidata da Lenin. Nel 1901 venne eletto membro del comitato socialdemocratico clandestino a Tbilisi e successivamente dirigente dell'intero Caucaso. Arrestato nell'aprile 1902 e deportato in Siberia, fuggì dopo qualche mese. Dopo la rottura del partito tra bolscevichi e menscevichi si schierò con i primi. Durante la rivoluzione del 1905 non ebbe un ruolo importante, ma organizzò rapine ed espropri per raccogliere denaro per il partito. Partecipò ai congressi bolscevichi di Stoccolma (1906) e Londra (1907) e divenne leader del partito a Baku. Più volte arrestato e deportato, riuscì sempre a fuggire. Nel 1912 entrò a far parte del comitato centrale del partito bolscevico e l'anno successivo divenne direttore della "Pravda". Si recò poi in Austria dove scrisse la sua unica opera di rilievo teorico, Il marxismo e la questione nazionale, a favore dell'autodeterminazione dei popoli oppressi. Tornato in Russia, fu arrestato ed esiliato in Siberia dove rimase fino allo scoppio della rivoluzione nel febbraio 1917. Tra il febbraio e l'ottobre fu nuovamente condirettore della "Pravda" ed ebbe una posizione rilevante nell'organizzazione del VI congresso del partito. Durante l'insurrezione di ottobre non ebbe alcun ruolo militare. Nel primo governo bolscevico ricoprì la carica di commissario alle nazionalità, che tenne per cinque anni. Durante la guerra civile organizzò la difesa di Tsaritsyn e fu commissario politico della cavalleria di Budënnij. Alla fine della guerra civile favorì l'invasione della Georgia. Nel 1919 fu nominato commissario all'Ispettorato operaio e contadino, un organismo di controllo e supervisione della nuova amministrazione statale sovietica. Nel 1922 venne eletto segretario generale del Pcus, una carica organizzativa che permetteva di controllare l'intero apparato del partito e, attraverso di esso, del governo. Durante la malattia di Lenin formò un "triumvirato" con Zinov'ev e Kamenev per contrastare Lev Trockij col quale era già entrato in contrasto durante la guerra civile. Dopo la morte di Lenin il "triumvirato" tenne nascosto il testamento del capo del partito in cui si suggeriva di rimuovere Stalin dalla carica di segretario del Pcus, in precedenza meramente esecutiva ma cui egli riuscì a conferire un immenso potere. Nel 1924 espose la teoria del "socialismo in un paese solo" che segnò l'abbandono dell'internazionalismo a favore di un nazionalismo che crebbe negli anni. Tra il 1925 e il 1927 sconfisse l'opposizione di Trockij cui si erano uniti Zinov'ev e Kamenev, espellendoli dal partito. Nel 1928-1929 fu la volta del gruppo guidato da Bucharin, Tomskij, Rikov. Nel 1929 dette il via all'' industrializzazione forzata dell'Urss e alla collettivizzazione forzata delle campagne. A partire dal 1936 organizzò le grandi epurazioni attraverso cui eliminò completamente la vecchia guardia bolscevica. Dette sempre maggiori poteri alla polizia politica, creando un sistema dittatoriale (vedi stalinismo) e imprigionando milioni di persone nel Gulag. Durante la seconda guerra mondiale riuscì a coagulare la volontà di resistenza dei popoli sovietici anche facendo appello alla "grande guerra patriottica" e fu, assieme a W. Churchill e F.D. Roosevelt, uno dei "tre grandi" che sconfissero il nazismo. Dopo la guerra impose il sistema socialista ai paesi dell'Europa orientale, accentuando il carattere dispotico del suo dominio. Morì per un attacco di emorragia cerebrale.


Fonte: http://www.pbmstoria.it per ulteriori approfondimenti andare su http://en.wikipedia.org/wiki/Joseph_Stalin

ITALIA-CINA

ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!