Visualizzazioni totali delle visite sul blog "Mitrokhin" dalla sua nascita: 08 Novembre 2007

Classifica settimanale delle news piu' lette sul blog Mitrokhin...

Cerca nel blog

Vota il mio blog...

siti migliori

Translator (Translate blog entries in your language!)

Post in evidenza

"I MIEI BRANI" 🎸🎶💞 TUTTI I VIDEO UFFICIALI DI TORRI CRISTIANO CANTAUTORE DI CARRARA (MS) - TOSCANA

TORRI CRISTIANO CANTAUTORE CANALE YOUTUBE DI CRISTIANO TORRI CANALE UFFICIALE DI TORRI CRISTIANO SU SPOTIFY PROFILO FACEBOOK DI TORRI CRISTI...

giovedì 5 settembre 2013

8 SETTEMBRE 1943 - 8 SETTEMBRE 2013: ACCADEVA 70 ANNI FA, IL TRADIMENTO DEL MARESCIALLO BADOGLIO VERSO IL P.N.F., LA FUGA VILE DEL RE E DEL GOVERNO ITALIANO DA ROMA VERSO IL SUD ITALIA, LA SCELLERATA E FRETTOLOSA DECISIONE DELL'ARMISTIZIO CHE SPINSE L'ITALIA INTERA VERSO UNA SANGUINOSISSIMA GUERRA CIVILE! DOPO L'8 SETTEMBRE INIZIARONO I GENOCIDI DELLE POPOLAZIONI ITALICHE DA PARTE DELLE TRUPPE TEDESCHE PRESENTI SUL TERRITORIO, GLI ULTIMI 2 ANNI DI GUERRA (1943 - 1945) FECERO PIÙ VITTIME CIVILI IN ITALIA DI TUTTI GLI ANNI DALL'INIZIO DEL CONFLITTO MONDIALE... (1939 IN POLONIA - 1940 L'INIZIO PER L'ITALIA)

Proclama Badoglio dell'8 Settembre 1943

Il tradimento del Maresciallo Badoglio

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Pietro Badoglio, capo del governo italiano che concluse l'armistizio di Cassibile
Il proclama Badoglio dell'8 settembre 1943, che fece seguito a quello del generale Dwight D. Eisenhower delle 18.30,[1] trasmesso dai microfoni di radio Algeri, fu il discorso letto alle 19.42 dai microfoni dell'EIAR da parte del Capo del Governo, maresciallo d'Italia Pietro Badoglio con il quale si annunciava l'entrata in vigore dell'armistizio di Cassibile firmato con gli anglo-americani il giorno 3 dello stesso mese.

Il proclama letto alla radio

« Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell'intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta.
Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo.
Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza. »

Le conseguenze del proclama Badoglio

La fuga dalla Capitale dei vertici militari, del Capo del Governo Pietro Badoglio, del Re Vittorio Emanuele III, e di suo figlio Umberto dapprima verso Pescara, poi verso Brindisi, e la confusione, provocata soprattutto dall'utilizzo di una forma che non faceva comprendere il reale senso delle clausole armistiziali e che fu dai più invece erroneamente interpretata per la seconda volta come la fine della guerra, generarono ulteriore confusione presso tutte le forze armate italiane in tutti i vari fronti sui quali ancora combattevano, e che, lasciate senza precisi ordini, si sbandarono.[2] Oltre 600.000 soldati italiani vennero catturati dall'esercito germanico, e destinati a diversi Lager con la qualifica di I.M.I. (internati militari italiani) nelle settimane immediatamente successive.
Più della metà dei soldati in servizio abbandonarono le armi e tornarono alle loro case in abiti civili. La ritorsione da parte degli ormai ex-alleati nazisti, i cui alti comandi, come quelli italiani[3] avevano appreso la notizia dalle intercettazioni del messaggio radio di Eisenhower, non si fece attendere tanto che fu immediatamente attuata "l'operazione Achse" (asse), ovvero l'occupazione militare di tutta la penisola italiana; il 9 settembre l'affondamento della Corazzata Roma alla quale nella notte precedente era stato ordinato, assieme a tutta la flotta della Regia Marina, di far rotta verso Malta in ottemperanza alle clausole armistiziali anziché, come precedentemente stabilito, attaccare gli alleati impegnati nello sbarco di Salerno.
Nelle stesse ore una parte delle forze armate rimase fedele al Re Vittorio Emanuele III come la Divisione Acqui sull'isola di Cefalonia che fu annientata; una parte si diede alla macchia dando vita alle prime formazioni partigiane come la Brigata Maiella. Altri reparti, soprattutto al nord, come la Xª Flottiglia MAS e la MVSN, decisero di rimanere fedeli al suo vecchio alleato e al fascismo. Nonostante il proclama di Badoglio, gli alleati ostacolarono una massiccia e immediata scarcerazione dei prigionieri di guerra italiani.

Note

  1. ^ Le 17.30 di Algeri [1]
  2. ^ P. Pieri, dal Dizionario biografico degli Italiani, Ist. Treccani. URL consultato in data 03-09-2010.
  3. ^ L’eroica fine della corazzata Roma

Filmografia

Scritta antibadogliana riapparsa a Verbania-Pallanza (piazza del Municipio) allo sbiadire di una mano di calce data per cancellarla. Testo: "Abbasso Badoglio, abbasso i traditori del PNF.

Bibliografia

  • Elena Aga-Rossi, Una nazione allo sbando. L'armistizio italiano del settembre 1943 e le sue conseguenze. Bologna, Il Mulino, 2003
  • Silvio Bertoldi, Apocalisse italiana. Otto settembre 1943. Fine di una nazione. Milano, Rizzoli, 1998.
  • Davide Lajolo, Il voltagabbana. 1963
  • Oreste Lizzadri, Il regno di Badoglio. Milano, Edizioni Avanti!, 1963
  • Luigi Longo, Un popolo alla macchia. Milano, Mondadori, 1952
  • Paolo Monelli, Roma 1943. Torino, Einaudi, 1993
  • Ruggero Zangrandi, 1943: 25 luglio-8 settembre. Milano, Feltrinelli, 1964
  • Ruggero Zangrandi, Il lungo viaggio attraverso il fascismo. Milano, FelTrinelli, 1976
  • Ruggero Zangrandi, L'Italia tradita. 8 settembre 1943. Milano,

Voci correlate

Armistizio di Cassibile

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Armistizio di Cassibile
Il generale Castellano (in borghese) ed il generale Eisenhower si stringono la mano dopo la firma dell'armistizio a Cassibile, il 3 settembre 1943
Il generale Castellano (in borghese) ed il generale Eisenhower si stringono la mano dopo la firma dell'armistizio a Cassibile, il 3 settembre 1943

Data 3 settembre 1943
Luogo Cassibile, Siracusa
Esito Cessazione delle ostilità dell'Italia contro le Forze Alleate
Parti contraenti
voci di trattati presenti su Wikipedia
L'armistizio di Cassibile (detto anche armistizio corto), fu un armistizio siglato segretamente, nella cittadina di Cassibile, il 3 settembre del 1943, e l'atto con il quale il Regno d'Italia cessò le ostilità contro le forze Anglo-Americane Alleate, nell'ambito della seconda guerra mondiale. In realtà non si trattava affatto di un armistizio, ma di una vera e propria resa senza condizioni.
Poiché tale atto stabiliva la sua entrata in vigore dal momento del suo annuncio pubblico, esso è comunemente citato come "8 settembre", data in cui, alle 18:30,[1] fu reso noto prima dai microfoni di Radio Algeri da parte del generale Dwight Eisenhower e, poco più di un'ora dopo, alle 19:42, confermato dal proclama del maresciallo Pietro Badoglio trasmesso dai microfoni dell'EIAR.[2]

Antefatti

Nella prima metà del 1943, in una situazione generale di grave preoccupazione, indotta dall'opinione, sempre più condivisa, che la guerra fosse ormai perduta e che stesse apportando insopportabili e gravissimi danni al Paese, Benito Mussolini, capo del fascismo, operò una serie di avvicendamenti, che investirono alcuni dei più significativi centri di potere, e delle alte cariche dello Stato,[3] rimuovendo, tra l'altro, alcuni personaggi che reputava ostili alla prosecuzione del conflitto accanto alla Germania, o comunque più fedeli al Re che non al regime. Secondo alcuni studiosi, fu a seguito di tali sostituzioni, finalizzate a rafforzare il regime in crisi di consenso, se non apertamente ostili al Quirinale (dal quale giungevano da tempo segnali critici occulti nei confronti del governo[4]), che Vittorio Emanuele avrebbe rotto gli indugi ed iniziato a progettare in via esecutiva un piano che consentisse la destituzione del duce.
Per questo fu avvicinato Dino Grandi, uno dei gerarchi più intelligenti e prestigiosi dell'élite di comando, che in gioventù si era evidenziato come il solo vero potenziale antagonista di Mussolini all'interno del Partito Nazionale Fascista, e del quale si aveva motivo di sospettare che avesse di molto rivisto le sue idee sul regime. A Grandi, attraverso garbati e fidati mediatori fra i quali il Conte d'Acquarone, ministro della Real Casa, e lo stesso Pietro Badoglio, si prospettò l'opportunità di avvicendare il dittatore e si convenne che la stagione del fascismo originale, quello dell'"idea pura" dei fasci di Combattimento, era finita ed il regime si era irrimediabilmente annacquato in un qualunque sistema di gestione del potere, avendo perso ogni speranza di sopravvivere a se stesso.
Grandi riuscì a coinvolgere nella fronda sia Giuseppe Bottai, altro importantissimo gerarca che sosteneva l'idea originaria e "sociale" del fascismo operando sui campi della cultura, sia Galeazzo Ciano, che oltre che ministro ed altissimo gerarca anch'egli, era pure genero del Duce. Con essi diede vita all'Ordine del Giorno che avrebbe presentato alla riunione del Gran Consiglio del Fascismo il 25 luglio 1943 e che conteneva l'invito rivolto al re a riprendere le redini della situazione politica. Mussolini fu arrestato e sostituito da Badoglio, anziché, come era stato sempre detto a Grandi, da Enrico Caviglia, generale di più stimate qualità personali e professionali.
La nomina di Badoglio, che aveva aperto la strada ad un istintivo entusiasmo popolare durato poche ore, non significava la fine della guerra, che continuava "a fianco dell'alleato germanico", sebbene fosse un tassello della manovra sabauda per giungere alla pace. Attraverso canali dei più disparati, si cercò un produttivo contatto con le potenze alleate, cercando di ricostruire quei passaggi delle trattative (sempre indicate come spontanee ed indipendenti) già intessute da Maria José, consorte di Umberto II di Savoia, che potevano stavolta meritare l'avallo del re.

Verso la firma

Fu a Lisbona che si decise di agire, e fu qui che il 16 agosto fu inviato il generale Giuseppe Castellano, per prendere contatti con i rappresentanti delle potenze avversarie. Furono inviati in Portogallo (o vi si presentarono per loro conto), separatamente fra loro, anche altri due generali, ufficialmente latori delle stesse aperture; gli alleati faticarono a comprendere quale dovesse essere il loro interlocutore, e misero a confronto i tre generali, che si abbandonarono a una singolare lunga contesa circa le rispettive pretese di superiorità di grado.[senza fonte] Identificato in Giuseppe Castellano il "vero" inviato, l'ambasciatore britannico Ronald Campbell e i due generali inviati nella capitale portoghese dal generale Dwight David Eisenhower, lo statunitense Walter Bedell Smith e il britannico Kenneth Strong, ricevettero la disponibilità di Roma alla resa.
La proposta di resa, in realtà non era considerata con grande euforia da parte alleata, in quanto le sorti della guerra erano già evidentemente segnate verso una probabile prossima sconfitta delle armate italiane. Comunque la resa avrebbe significato un'accelerazione del corso della guerra verso la sconfitta tedesca, anche se poteva limitare in parte i vantaggi che le forze alleate intendevano trarre dalla vittoria militare.[5]
Da autorevoli commenti successivi, e anche dalla vasta memorialistica prodotta nel dopo-guerra dai soggetti coinvolti (uno dei quali era proprio Eisenhower), si è dedotto che comunque fu l'incertezza nei rapporti fra le potenze alleate, e l'intento di evitare, a guerra ancora aperta, pericolose frizioni di interesse fra loro, che spinse gli alleati ad accettare di parlarne con concreta attenzione. Se l'Italia fosse stata conquistata, ad esempio, dagli statunitensi (già in posizione di supremazia militare nell'alleanza), l'Inghilterra e l'URSS avrebbero ovviamente distinto le loro posizioni per garantirsi equilibri che ne pareggiassero la strategica acquisizione, e avrebbero combattuto per loro conto, forse - eventualmente - anche contro gli stessi statunitensi. In più, in un'eventuale spartizione, era assolutamente da evitare (secondo gli altri) che l'Italia cadesse in mano britannica, giacché Londra avrebbe potuto monopolizzare il traffico commerciale, coloniale e soprattutto petrolifero del Mediterraneo. Se ancora Jalta non era alla vista, se ne cominciava ad avvertire l'incombere.[5]
Accettare la resa (rinunciando a conquistare militarmente l'Italia), divenne dunque la scelta più utile, per la quale spendere molte energie diplomatiche, sia da parte americana che degli altri alleati.
Il 30 agosto, Badoglio convocò Castellano, rientrato il 27 da Lisbona con qualche prospettiva. Il generale comunicò la richiesta di un incontro in Sicilia, che era già stata conquistata. La proposta fu avanzata dagli Alleati per il tramite dell'ambasciatore britannico in Vaticano, D'Arcy Osborne che collaborava a stretto contatto con il collega statunitense Myron Charles Taylor. Si è congetturato che la scelta proprio di quel diplomatico non fosse stata casuale, a significare che il Vaticano, già attraverso monsignor Montini ben immerso in trattative diplomatiche per il futuro post-bellico, e sospettato dal Quirinale di aver osteggiato la pace in trattative precedenti, stavolta avallasse, o almeno non intendesse ostacolare, il perseguimento di un simile obiettivo.

Scelta delle condizioni

Badoglio, ritenendo per suo conto che vi fossero anche gli spazi per una trattativa nella quale contrattare e "vendere" la resa a buon prezzo, quantunque si trattasse in realtà di una richiesta di cessazione delle ostilità, chiese a Castellano di farsi portavoce di alcune proposte presso gli Alleati: in particolare Castellano avrebbe dovuto insistere sul fatto che l'Italia avrebbe accettato l'armistizio solo a condizione che prima si effettuasse un massiccio sbarco alleato nella penisola. Badoglio si spinse anche a chiedere agli alleati di conoscere quali fossero i loro programmi militari, sebbene la guerra fosse ancora in corso.
Tra le tante altre condizioni che furono richieste agli alleati, solo quella di inviare 2.000 unità paracadutate su Roma per la difesa della Capitale fu accolta, anche perché in parte già prevista dai piani alleati (ma sarebbe stata poi snobbata dagli stessi comandi italiani).[senza fonte]
Il 31 agosto il generale Castellano arrivò in aereo a Termini Imerese e fu quindi trasferito a Cassibile, nei pressi di Siracusa. Nello staff di Castellano si insinuò in qualche modo, e senza apparente ragione, né successiva spiegazione, anche un avvocato siciliano, Vito Guarrasi, all'epoca ufficiale di collegamento, il cui nome sarebbe poi emerso in correlazione con molti altri oscuri eventi regionali successivi.[senza fonte]
I colloqui comunque videro le parti relativamente distanti: Castellano chiese garanzie agli Alleati rispetto alla inevitabile reazione tedesca contro l'Italia alla notizia della firma dell'armistizio e, in particolare, uno sbarco alleato a nord di Roma precedente all'annuncio dell'armistizio; da parte alleata si ribatté che uno sbarco in forze e l'azione di una divisione di paracadutisti sulla capitale (un'altra richiesta su cui Castellano insistette) sarebbero stati in ogni caso contemporanei e non precedenti alla proclamazione dell'armistizio. In serata Castellano rientrò a Roma per riferire.
Il giorno successivo Castellano fu ricevuto da Badoglio; all'incontro parteciparono il ministro degli esteri Raffaele Guariglia e i generali Vittorio Ambrosio e Giacomo Carboni. Emersero posizioni non coincidenti: Guariglia e Ambrosio ritenevano che le condizioni alleate non potessero a quel punto che essere accettate; Carboni dichiarò invece che il Corpo d'armata da lui dipendente, schierato a difesa di Roma, non avrebbe potuto difendere la città dai tedeschi per mancanza di munizioni e carburante. Badoglio, che nella riunione non si pronunciò, fu ricevuto nel pomeriggio dal re Vittorio Emanuele III, che decise di accettare le condizioni dell'armistizio.

L'arrivo di Castellano a Cassibile

Un telegramma di conferma fu inviato agli Alleati; in esso si preannunciava anche l'imminente invio del generale Castellano. Il telegramma fu intercettato dalle forze tedesche in Italia che, già in sospetto di una simile possibile soluzione, presero a mettere sotto pressione, attraverso il comandante della piazza di Roma, Badoglio: questi enfaticamente spese molte volte la propria parola d'onore per smentire[senza fonte] qualsiasi rapporto con gli americani, ma in Germania cominciarono ad organizzare delle contromisure.
Il 2 settembre Castellano ripartì per Cassibile, per dichiarare l'accettazione da parte italiana del testo dell'armistizio; non aveva tuttavia con sé alcuna autorizzazione scritta a firmare. Badoglio, che non gradiva che il suo nome fosse in qualche modo legato alla sconfitta[senza fonte], cercava di apparire il meno possibile e non gli aveva fornito deleghe per la firma, auspicando evidentemente che gli Alleati non pretendessero altri impegni scritti oltre al telegramma spedito il giorno precedente.
Castellano sottoscrisse il testo di un telegramma da inviare a Roma, redatto dal generale Bedell Smith, in cui si richiedevano le credenziali del generale, cioè l'autorizzazione a firmare l'armistizio per conto di Badoglio, che non avrebbe più potuto evitare il coinvolgimento del suo nome; si precisò che, senza tale firma, si sarebbe prodotta l'immediata rottura delle trattative. Ciò, naturalmente, perché in assenza di un accredito ufficiale, la firma di Castellano avrebbe impegnato solo lo stesso generale, certo non il governo italiano. Nessuna risposta pervenne tuttavia da Roma.
Al che, nella prima mattinata del 3 settembre, per sollecitare la delega, Castellano inviò un secondo telegramma a Badoglio, che questa volta rispose quasi subito con un radiogramma in cui chiariva che il testo del telegramma del 1º settembre era già un'implicita accettazione delle condizioni di armistizio poste dagli Alleati.
Ma di fatto continuava comunque a mancare una delega a firmare e si dovette attendere un ulteriore telegramma di Badoglio, pervenuto solo alle 16,30: oltre all'esplicita autorizzazione a firmare l'armistizio per conto di Badoglio, il telegramma informava che la dichiarazione di autorizzazione era stata depositata presso l'ambasciatore britannico in Vaticano D'Arcy Osborne.
A quel punto si procedette alla firma del testo dell'armistizio 'breve'.

Le firme

Il generale Giuseppe Castellano firma l'armistizio a Cassibile per conto di Badoglio. In piedi Walter Bedell Smith (a destra) ed il funzionario del ministero degli esteri Franco Montanari (a sinistra)
L'operazione ebbe inizio intorno alle 17: apposero la loro firma Castellano, a nome di Badoglio, e Walter Bedell Smith (futuro direttore della CIA) a nome di Eisenhower. Alle 17,30 il testo risultava firmato. Fu allora bloccata in extremis dal generale Eisenhower la partenza di cinquecento aerei già in procinto di decollare per una missione di bombardamento su Roma, minaccia che aveva corroborato lo sveltimento dei dubbi di Badoglio e che probabilmente sarebbe stata attuata se la firma fosse saltata.
Harold Macmillan, il ministro britannico distaccato presso il quartier generale di Eisenhower, informò subito Churchill che l'armistizio era stato firmato "[...] senza emendamenti di alcun genere".
A Castellano furono solo allora sottoposte le clausole contenute nel testo dell'armistizio 'lungo', già presentate invece a suo tempo dall'ambasciatore Campbell al generale Giacomo Zanussi, anch'egli presente a Cassibile già dal 31 agosto, che tuttavia, per ragioni non chiare, aveva omesso di informarne il collega. Bedell Smith sottolineò che le clausole aggiuntive contenute nel testo dell'armistizio "lungo" avevano tuttavia un valore dipendente dalla effettiva collaborazione italiana alla guerra contro i tedeschi.
Nel pomeriggio dello stesso 3 settembre Badoglio si riunì con i ministri della Marina, De Courten, dell'Aeronautica, Sandalli, della Guerra, Sorice, presenti il generale Ambrosio e il ministro della Real Casa Acquarone: non fece cenno alla firma dell'armistizio, riferendosi semplicemente a trattative in corso.
Fornì invece indicazioni sulle operazioni previste dagli Alleati; in particolare, nel corso di tale riunione, avrebbe fatto cenno allo sbarco in Calabria, ad uno sbarco di ben maggiore rilievo atteso nei pressi di Napoli ed all'azione di una divisione di paracadutisti alleati a Roma, che sarebbe stata supportata dalle divisioni italiane in città perché ormai l'Italia avrebbe agevolato gli alleati.
Intanto Hitler, il 7 settembre, aveva chiesto al suo comando di formalizzare in un ultimatum le pressanti richieste che i comandi militari tedeschi facevano al comando supremo italiano.[6] Le richieste comprendevano la libertà di movimento delle truppe tedesche in ogni parte del territorio italiano, in particolare le installazioni della marina militare, il ritiro delle truppe italiane dalle zone di confine con il reich, la sottomissione di tutte le truppe italiane presenti nella valle del Po alle direttive del Heeresgruppe B, creazione di un grande contingente di truppe italiane per la difesa dell'Italia del sud dall'invasione alleata e modifica della catena di comando in favore di un controllo tedesco delle forze armate italiane. L'ultimatum doveva essere firmato da Hitler il 9 settembre, ma l'annuncio dell'armistizio lo rese inutile.[6]

L'otto settembre

Nelle prime ore del mattino, dopo un bombardamento aeronavale alleato delle coste calabresi, ebbe inizio fra Villa San Giovanni e Reggio Calabria lo sbarco di soldati della 1ª Divisione canadese e di reparti britannici; si trattò di un imponente diversivo per concentrare l'attenzione dei tedeschi molto a sud di Salerno, dove avrebbe avuto invece luogo lo sbarco principale.
Due americani, il generale di brigata Maxwell D. Taylor e il colonnello William T. Gardiner, furono inviati in segreto a Roma per verificare le reali intenzioni degli italiani e la loro effettiva capacità di supporto per i paracadutisti americani. La sera del 7 settembre incontrarono il generale Giacomo Carboni, responsabile delle forze a difesa di Roma. Carboni manifestò l'impossibilità delle forze italiane di supportare i paracadutisti americani e la necessità di rinviare l'annuncio dell'armistizio. Gli americani chiesero di vedere Badoglio, il quale confermò l'impossibilità di un immediato armistizio. Eisenhower, avvisato dei fatti, fece annullare l'azione dei paracadutisti, che avevano già parzialmente preso il decollo dalla Sicilia, e decise di rendere pubblico l'armistizio. Alle 18:30 dell' 8 settembre gli alleati annunciarono l'armistizio dai microfoni di Radio Algeri. Alle 18:45 un bollettino della Reuters raggiunge Vittorio Emanuele e Badoglio al Quirinale; il re decise di confermare l'annuncio degli americani.[7]
L'armistizio fu reso pubblico alle 19:45 dell'8 settembre dai microfoni dell'EIAR che interruppero le trasmissioni per trasmettere l'annuncio (precedentemente registrato) della voce di Badoglio che annunciava l'armistizio alla nazione.

Conseguenze dell'armistizio di Cassibile

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Consegna della flotta italiana agli Alleati e Internati Militari Italiani.
L'annuncio dell'armistizio da parte degli alleati colse del tutto impreparate e lasciò quasi prive di direttive le forze armate italiane che si trovavano impegnate nei fronti all'estero, e quelle all'interno della madrepatria: non vi erano ordini né piani, né ve ne sarebbero stati nei giorni a seguire.
Il mattino successivo, di fronte alle prime notizie di un'avanzata di truppe tedesche dalla costa tirrenica verso Roma, il re, la regina, il principe ereditario, Badoglio, due ministri del Governo e alcuni generali dello stato maggiore fuggirono da Roma dirigendosi verso il sud Italia per mettersi in salvo dal pericolo di una cattura da parte tedesca. La fuga si arrestò a Brindisi che divenne per qualche mese la nuova capitale del Regno. Il progetto iniziale era stato quello di trasferire con il re anche gli stati maggiori al completo delle tre forze armate, ma solo pochi ufficiali raggiunsero Brindisi.
Tristemente noto è l'episodio dell'imbarco nel porto di Ortona: poiché non c'era posto per tutti i componenti del numeroso seguito, molti di loro, pur essendo alti ufficiali delle Forze Armate, si gettarono inutilmente all'assalto della piccola corvetta "Baionetta", ed una volta respinti a terra, colti dal panico, vestirono abiti borghesi e, abbandonando bagagli ed uniformi per terra nel porto, si diedero alla macchia[8].
Così, mentre avveniva il totale sbandamento delle forze armate, le armate tedesche della Wehrmacht e delle SS presenti in tutta la penisola poterono far scattare l'Operazione Achse (secondo i piani già predisposti sin dal 25 luglio dopo la destituzione di Mussolini) occupando tutti i centri nevralgici del territorio nell'Italia settentrionale e centrale, fino a Roma, sbaragliando quasi ovunque l'esercito italiano: la maggior parte delle truppe fu fatta prigioniera e venne mandata nei campi di internamento in Germania, mentre il resto andava allo sbando e tentava di rientrare al proprio domicilio. Di questi ultimi, chi per motivi ideologici, o per opportunità, si diede alla macchia oppure andò a costituire i primi nuclei del movimento partigiano della resistenza italiana.
Nonostante alcuni straordinari episodi di valore in patria e su fronti esteri da parte del regio esercito italiano (tra i più celebri si ricordano quelli che si conclusero con l'eccidio di Cefalonia e con l'eccidio di Coo, avvenuto dopo la Battaglia di Coo), quasi tutta la penisola cadde sotto la pronta occupazione tedesca e l'esercito venne disarmato, mentre l'intera impalcatura dello Stato cadde in sfacelo. Le Forze Armate italiane riuscirono a sconfiggere e mettere in fuga il nemico tedesco solo a Bari, in Sardegna e in Corsica (che era stata occupata dall'Italia). A Napoli, invece, fu la popolazione a mettere in fuga le truppe nazifasciste dopo una battaglia durata 4 giorni (episodio che sarebbe poi passato alla storia come le cosiddette quattro giornate di Napoli. Una questione a parte si originò circa la mancata difesa di Roma, che poté essere facilmente espugnata dai tedeschi.
La Regia Marina, che era ancorata nei porti da circa un anno per penuria di carburante, dovette consegnarsi nelle mani degli Alleati a Malta come prescritto nelle condizioni di armistizio. Successivamente, dopo la consegna, le navi maggiori furono internate nei laghi amari mentre il naviglio minore si unì alle flotte alleate per combattere contro il nuovo nemico. In seguito buona parte della flotta, in ottemperanza del trattato di Parigi del 1946, venne ceduta alle potenze vincitrici o demolita.
La sera dell'8 settembre, quando il ministro della Marina De Courten annunciò alle basi di La Spezia e di Taranto l'armistizio e l'ordine del re di salpare con tutte le navi per Malta, tra gli equipaggi si rischiò la rivolta ed in quelle concitate ore c'era chi proponeva di lanciarsi in un ultimo disperato combattimento, chi di autoaffondarsi.[senza fonte]
De Courten nel pomeriggio telefonò a La Spezia all'ammiraglio Bergamini, ammettendo che l'armistizio era ormai imminente[9]; dovendo però andare al Quirinale, lasciò al suo vice, ammiraglio Sansonetti, ex compagno di corso di Bergamini, il compito di convincerlo. Bergamini, con riluttanza, accettò formalmente gli ordini lasciando gli ormeggi, ma De Courten nascose la clausola del disarmo che pure era tra le condizioni dell'armistizio così come alcune clausole del Promemoria Dick,[10] allegato all'armistizio.
Tale documento prevedeva, fra l'altro, di innalzare un pennello nero o blu scuro sull'albero di maestra e di porre in coperta grandi dischi neri[9]; questi segnali saranno innalzati dall'ammiraglio Oliva solo alle ore 7 del 10 settembre dopo comunicazione della Supermarina,[9] mentre Bergamini innalzò il gran pavese navigando verso Malta, la sua navigazione si concluse il pomeriggio del giorno seguente, quando la corazzata Roma venne sventrata da una bomba teleguidata Fritz-X lanciata da un Dornier Do 217 tedesco.
Il naviglio della Regia Marina perso a causa dell'armistizio, sia per autoaffondamento sia per cattura da parte dei tedeschi fu di 294.363 tonnellate per 392 unità già operative, e di 505.343 tonnellate per 591 unità se si aggiungono le unità in costruzione, questo dislocamento rappresentava il 70% del dislocamento di tutte le navi della Regia Marina all'inizio della guerra, ed era nettamente superiore al dislocamento del naviglio perso nei precedenti 39 mesi di guerra (334.757 tonnellate)[11]

martedì 3 settembre 2013

방송모임] 《장군님은 위대한 사랑의 화신입니다》중에서 - 조선외무성 대변인 인도주의대화분위기를 미국이 망쳐놓았다고 주장




 방송모임] 《장군님은 위대한 사랑의 화신입니다》중에서 



조선외무성 대변인 인도주의대화분위기를 미국이 망쳐놓았다고 주장

(평양 8월 31일발 조선중앙통신)
조선민주주의인민공화국 외무성대변인은 미국측이 우리가 타당한 리유도 없이 미국무성 인권 및 인도주의협조문제특사의 방문을 갑자기 불허한듯이 여론을 오도하고있는것과 관련하여 31일 조선중앙통신사 기자가 제기한 질문에 다음과 같이 대답하였다.
우리는 인도주의적견지에서 출발하여 미국측이 제기한 국무성특사의 방문을 수락하고 우리 나라에서 교화중인 미국인문제를 진지하게 론의하려고 하였다.
알려진바와 같이 최근 우리는 미국과 남조선이 우리를 반대하는 대규모합동군사연습을 벌려놓았지만 어떻게 하나 긴장격화의 악순환을 막기 위하여 최대한의 자제력을 발휘하여왔다.
그럼에도 불구하고 미국은 우리의 아량과 인내성있는 노력에 화답은 못할망정 오히려 전례없이 련속적으로 《B-52H》전략폭격기를 조선반도상공에 들이밀어 핵폭격훈련을 벌리는 엄중한 군사적도발을 감행하였다.
지난 4월 전쟁접경에 이르렀던 정세가 보여주듯이 전략폭격기의 조선반도상공진입은 우리에 대한 가장 명백한 핵공갈이며 합동군사연습의 공격성과 침략성을 가장 뚜렷이 드러내는 군사적위협행위이다.
이로써 미국은 모처럼 마련되였던 인도주의대화분위기를 한순간에 망쳐놓았다.
우리가 이에 대해 뉴욕접촉통로를 통하여 미국측에 명백히 통보하였음에도 불구하고 미국이 《놀랐다.》고 딴전을 피우는 자체가 놀라운 일이다.

경애하는 김정은원수님께서
조선인민내무군협주단의 음악무용종합공연을 관람하시였다
 
조선로동당 제1비서이시며 조선민주주의인민공화국 국방위원회 제1위원장이시며 조선인민군 최고사령관이신 경애하는 김정은원수님께서는 리설주동지와 함께 조선인민내무군협주단의 음악무용종합공연 《선군의 나의 조국》을 관람하시였다.
박봉주동지, 장성택동지, 김경희동지, 김기남동지, 김양건동지, 최부일동지와 인민보안원들, 조선인민내무군 장병들이 공연을 함께 보았다.
경애하는 김정은원수님을 모시고 공연을 보게 된 관람자들의 가슴은 끝없는 감격과 환희로 세차게 설레이고있었다.
경애하는 김정은원수님께서 극장관람석에 나오시자 폭풍같은 《만세!》의 환호가 터져올라 장내를 진감하였다.
전체 관람자들은 위대한 대원수님들의 불멸의 선군혁명사상과 업적을 만대에 길이 빛내이시며 우리 군대와 인민을 백승의 한길로 이끌어주시는 경애하는 원수님께 가장 뜨거운 감사의 인사를 드리였다.
경애하는 원수님께서는 관람자들의 열광적인 환호에 따뜻한 답례를 보내시였다.
공연무대에는 남성독창과 합창 《선군의 나의 조국아》, 합창 《조선의 장군》, 남성2중창과 합창 《승리자들》, 무용 《승리의 행진》, 양금과 녀성독창 《선군의 그 길을 생각할수록》, 어은금병창 《감사의 노래》, 녀성3중창 《먼저 찾아요》, 바얀2중주 《축배를 들자》, 혼성2중창 《우리 마을 우리 초소》, 손풍금과 색스폰3중주 《멋있는 사람》, 녀성기타병창 《보람찬 병사시절》, 남성고음3중창 《그보다 정다운 품 나는 몰라라》, 퉁소와 하모니카중주 《정말 좋은 세상이야》, 혼성4중창과 소합창 《공격전이다》, 녀성독창과 소합창 《래일을 믿으라》, 남성기타4병창 《오늘도 그날처럼》, 무용 《내가 지켜선 초소》, 녀성독창 《어느 사단 출신인가요》, 남성독창 《대렬훈련나날에 병사는 자랐네》, 남성독창과 방창 《뿌리가 되자》, 전자드람을 위한 경음악 《이 땅의 주인들은 말하네》, 설화시 《선군의 나의 조국》, 합창 《복받은 인민의 노래》, 《김정은장군 목숨으로 사수하리라》의 종목들이 올랐다.
공연을 통하여 출연자들은 한평생 선군혁명령도의 길에 계시며 조국과 인민의 무궁번영과 행복의 만년터전을 마련해주신 위대한 대원수님들의 영원불멸할 업적을 관람자들의 가슴마다에 뜨겁게 새겨주었다.
출연자들은 경애하는 원수님과 사상도 숨결도 운명도 함께 하며 당과 제도, 인민을 결사보위할 인민보안원들과 내무군장병들의 철석의 신념과 의지를 격조높이 구가하였다.
사회주의제도보위의 관문을 지켜선 인민보안원들과 내무군장병들의 불타는 충정과 고상한 정신세계, 전투적기백이 흘러넘치는 공연은 관람자들의 가슴을 세차게 울려주었다.
공연이 끝나자 또다시 폭풍같은 《만세!》의 환호성이 터져올랐다.
경애하는 김정은원수님께서는 열광의 환호를 올리는 출연자들과 관람자들에게 따뜻이 손저어주시며 공연성과를 축하하시였다.
경애하는 원수님께서는 출연자들이 자기 단체의 얼굴이 있고 특색이 있는 공연을 진행한데 대하여 커다란 만족을 표시하시였다.
경애하는 원수님께서는 공연무대를 다채롭고 다양하게 한것이 좋다고, 공연을 정말 잘 보았다고 하시면서 새것을 지향하는 참신하고 진취적인 내무군협주단 창작가, 예술인들의 창작, 창조기풍을 높이 평가하시였다.
경애하는 원수님께서는 제국주의자들의 사상문화적침투책동이 그 어느때보다 악랄해지고있는 오늘 사상교양사업을 순간도 멈추어서는 안된다고 하시면서 사상을 양보하면 사회주의를 지킬수 없다고 말씀하시였다.
경애하는 원수님께서는 오늘공연을 보면서 협주단예술인들의 맹세만이 아니라 혁명의 붉은 검을 억세게 틀어쥐고 우리의 사회주의제도를 수호해가려는 내무군장병들의 심장의 목소리를 들었다고, 공연이 자신께 큰 힘을 주었다고 말씀하시였다.
경애하는 원수님께서는 내무군협주단에서 공화국창건 65돐 경축공연준비를 잘할데 대한 과업을 주시였다.
경애하는 김정은원수님께서는 조선인민내무군협주단의 창작가, 예술인들이 당의 의도에 맞게 예술창조와 공연활동을 힘있게 벌림으로써 인민보안원들과 내무군장병들, 인민들을 혁명적으로 교양하고 그들의 투쟁을 적극 고무추동하리라는 기대와 확신을 표명하시였다.

본사정치보도반

공동선언리행은 북남관계개선의 근본열쇠

닫긴 문을 열자면 열쇠가 있어야 하듯이 불신과 대결로 꽁꽁 닫겨졌던 북남관계의 대문을 열자면 그 어느 일방에게도 치우치지 않고 우리 민족 누구에게나 접수될수 있는 합리적이고 공명정대한 열쇠가 있어야 한다.
그 열쇠가 바로 지난시기 실체험을 통하여, 또 오늘의 현 북남관계의 상황이 보여준바와 같이 6.15공동선언과 10.4선언을 존중하고 리행하는데 있다.
이전에도 그러하였지만 북남공동선언들을 철저히 리행하여 하루빨리 조국통일의 민족사적위업을 이룩하려는것은 우리의 시종일관한 립장이며 변함없는 의지이다.
지금 북과 남, 해외의 온 겨레는 우리의 성의있는 노력과 북남관계개선의지에 대해 적극적인 지지성원을 보내면서 모처럼 마련된 화해, 협력의 분위기가 고조되여 자주적평화통일과 민족공동의 번영의 길이 열리게 되기를 간절히 바라고있다.
경애하는 김정은동지께서는 다음과 같이 말씀하시였다.
《북남공동선언을 존중하고 리행하는것은 북남관계를 전진시키고 통일을 앞당기기 위한 근본전제입니다.》
조국통일은 우리 민족에게 있어서 더이상 미룰수 없는 지상의 과업이다.
만난을 무릅쓰고 조국을 통일하여 민족분렬의 비극의 력사, 치욕의 력사를 끝장내야 할 절박한 임무가 우리 세대에 지워져있다. 나라의 통일을 자주적으로, 평화적으로, 민족대단결의 원칙에서 이룩하는 최선의 방도는 력사적인 6. 15공동선언과 10. 4선언을 철저히 존중하고 리행해나가는데 있다.
북남수뇌상봉들을 통하여 채택된 민족공동의 통일대강이며 평화번영의 리정표인 북남공동선언들은 북과 남이 화해와 협력을 실현하고 관계를 발전시켜나가는데서 의거해야 할 유일한 지침이다.
6. 15시대는 력사적인 북남공동선언들이야말로 사상과 리념이 서로 다른 북과 남의 우리 민족에게 공감될수 있는 유일무이한 민족공동의 통일강령이며 어떤 정세하에서도 변함없이 높이 들고나가야 할 조국통일의 기치라는것을 뚜렷이 실증해주었다.
우리 공화국은 지금껏 모든 노력을 북남공동선언들을 리행하기 위한데로 지향시켜왔다.
6. 15공동선언과 10. 4선언은 북과 남이 합의하고 온 세상에 공표한 민족공동의 통일대강으로서 그 리행은 곧 조국통일이다. 북남선언들의 정당성과 생활력은 6. 15통일시대의 활력있는 전진과정에 뚜렷이 확증되였다.
북과 남이 불신과 대결, 말싸움으로 일관해오던 대화가 서로의 신뢰와 리해를 두터이하고 민족적단합을 강화하기 위한 대화로 전환된것은 선언들의 정신에 따라 북과 남이 각 분야에 걸쳐 대화와 협력을 확대해나갈 때 북남관계를 개선하고 조선반도의 공고한 평화와 자주통일을 이룩할수 있다는것을 보여주었다. 선언리행에 따라 북남사이에 막혔던 하늘길, 땅길, 배길도 새롭게 열리고 래왕과 협력도 활발히 이루어졌으며 평양과 서울, 백두산과 제주도, 금강산과 부산 등 온 삼천리강토가 겨레의 통일의지를 시위하는 6.15시대의 새로운 통일현장으로 되였다.
오늘날 온 겨레가 6.15통일시대를 잊지 못해하고 경각에 처하였던 개성공업지구가 정상화의 길을 걷게 된데 이어 흩어진 가족, 친척상봉을 위한 북남회담이 이루어진것에 대해 그토록 기뻐하며 하루빨리 북남선언들을 존중하고 리행할것을 강력히 요구하고있는것은 결코 우연한것이 아니다. 뿐만아니라 광범한 국제사회계도 북남관계개선과 관련한 우리의 조치들을 적극 지지환영하면서 조선반도에서 대화와 협력의 국면이 활짝 열리기를 기대하고있다.
현실은 력사적인 6. 15공동선언과 그 실천강령인 10. 4선언은 북남관계개선의 근본열쇠라는것을 똑똑히 보여주고있다.
북남공동선언을 리행해나가면 막혔던 문도 모두 열리게 되며 그 활로를 따라 외세를 배격하고 우리 민족모두가 손잡고 힘과 지혜를 합쳐 나아간다면 근 70년간 그토록 바라고 바라던 자주통일, 평화번영의 새 력사가 펼쳐지게 될것이다.
우리는 지난 시기와 마찬가지로 앞으로도 북남선언들의 기치를 높이 들고 민족의 화해와 단합을 실현하며 나라의 자주적평화통일을 이룩하기 위하여 적극 노력할것이다.
북과 남, 해외의 온 민족은 조국통일에 대한 락관과 확고한 신심을 안고 6. 15공동선언과 10. 4선언을 리행하여 자주통일, 평화번영을 이룩하기 위한 애국투쟁에 더욱 힘차게 떨쳐나서야 할것이다.

본사기자


그림0


흐지부지된 《국정조사》, 더욱 고조되는 초불투쟁

지금 남조선에서 《정보원대선개입사건》의 진상규명을 요구하는 각계층의 투쟁이 더욱 고조되고있다.
알려진바와 같이 지난 7월 2일부터 50여일간에 걸쳐 남조선《국회》에서 진행된 《정보원대선개입사건》의 진상규명을 위한 《국정조사》가 8월 21일 3차《청문회》를 마치면서 사실상 마무리되였다.
알고있는것처럼 《국정조사》에서는 민주당의 요구에 따라 정보원의 《대선》개입의혹과 경찰의 수사은페 및 축소문제 등을 조사하기로 되여있었다. 그러나 《새누리당》을 비롯한 보수세력의 집요하고 로골적인 방해책동으로 이와 관련한 사실들을 명백히 밝히지 못하였을뿐만아니라 법기관에 넘기기로 되여있는 《조사결과보고서》도 작성하지 못한채 지금에 이르고있다.
남조선 각계의 항의에 못 이겨 마지못해 《국정조사》에 응해나선 《새누리당》은 조사 전기간 조사범위설정과 증인채택문제 등을 비롯하여 제기되는 모든 문제들에 대해 사사건건 물고늘어지면서 방해하였으며 회의들에 참가하지 않거나 집단퇴장하여 《국정조사》를 할수 없게 하였다.
뿐만아니라 사건의 주모자들인 전 정보원장 원세훈과 전 서울지방경찰청장 김용판이 《증인선서》를 거부하도록 부추기고 경찰의 수사은페를 폭로한 증인들에게 로골적으로 압력을 가하는가 하면 3차《청문회》때에는 보이코트까지 하였다. 여기에 정보원과 경찰들이 기자회견을 벌려놓고 야당을 공격하였으며 《조선일보》, 《동아일보》, 《MBC》를 비롯한 보수언론들도 《국정조사》정형을 외곡보도하거나 아예 취급하지도 않는 등 각방으로 훼방을 놓았다.
결국 《새누리당》과 보수세력의 끈질긴 방해책동으로 《정보원대선개입사건》의 진상규명을 위한 《국정조사》가 흐지부지되고말았다. 남조선 각계층에서는 이번 《국정조사》를 통하여 《새누리당》의 파렴치성이 다시한번 확인되였다는 목소리가 날로 높아지고있다.
3차《청문회》가 끝난 후 민주당은 청와대를 방문하여 《현 집권자가 침묵을 깨고 국민과 력사앞에 책임져야 한다.》는 내용의 공개서한을 발표하고 거리투쟁, 단식투쟁, 민주당소속 《국회의원》 전원총사퇴 등 강력한 투쟁을 벌리겠다고 선언하였다. 한편 남조선 각계층에서는 《정보원대선개입사건》진상규명과 책임자처벌, 《국정원 해체》, 《현 집권자의 사과》 등을 요구하는 항거의 초불이 더욱 세차게 타번지고있다.
8일 서울의 서초구, 도봉구, 금천구, 영등포구, 동작구, 강북구 등지에서 정보원규탄 초불집회와 함께 주민서명운동이 개최되고 금천구주민들은 6번째로 초불집회를 열었다. 도봉구주민들도 《정보원을 해체하라!》는 구호를 웨치며 정보원을 규탄하는 초불집회와 다양한 활동을 벌리였으며 25일 서울 종로구 청계광장에서는 《정보원대선개입사건》을 규탄하는 9차 범국민대회와 초불집회가 열리였다.
정보원의 《대선》개입을 규탄하는 수많은 시민사회단체들을 망라하여 조직된 한 단체는 기자회견을 열고 대규모초불투쟁을 계속 벌려나갈 의지를 표명하면서 《민중이 추겨든 항거의 초불에는 중단이라는것이 있을수 없다.》고 강조하였다.
《정보원대선개입사건》의 진상을 규명하고 민주화된 새 세상을 안아오려는 남조선인민들의 대중적투쟁은 시간이 흐를수록 더욱 고조되고있다.

본사기자  김 광 영

sabato 31 agosto 2013

Siria - La verità negata dai media occidentali sulla guerra in Siria è ormai evidente e solo grazie ai Satelliti Russi è stato possibile scoprire, che l'uso delle armi chimiche contro i civili sono state usate dai "mercenari-terroristi" fondamentalisti Islamici che combattono nelle file dei sedicenti "ribelli" contro il legittimo Governo di Assad...lo scopo è il medesimo: sconvolgere l'opinione pubblica mondiale e convincere i Governi Occidentali ad entrare in guerra contro Assad così come successe negli anni scorsi in Iraq e in Libia...le multinazionali e le industrie belliche legate alla fabbricazione ed al commercio delle armi ne trarrebbero ovviamente dei benefici ed una nuova guerra per il "petrolio" permetterebbe all'America di consolidare il suo potere e la sua influenza politica nell'area, depredando e sfruttando tutte le ricche risorse naturali che si trovano in quelle zone del pianeta terra!


Le immagini contenute in questi video sono esplicite e raffigurano scene di guerra in Siria. E’ sconsigliata la visione ad un pubblico non adulto e facilmente impressionabile. Nel video ci sono persone che hanno delle siringhe in mano e con queste passano sopra i cadaveri ad uno ad uno, chinandosi e iniettandovi nei corpi che cosa? Perchè queste persone hanno in mano delle siringhe ben visibili anche adagiate sopra i cadaveri stessi? Osservate attentamente il video!
 SONO I RIBELLI AD USARE ARMI CHIMICHE
  I TELEGIORNALI OCCIDENTALI MENTONO
GUERRA IN SIRIA, I RIBELLI SONO TERRORISTI
 I RIBELLI SONO MERCENARI DI AL QAEDA


Per avere un quadro completo della situazione siriana è importante anche conoscere quello che è successo nei mesi precedenti.
05/05/2013
Secondo il magistrato Svizzero Carla Del Ponte, ex procuratore del Tribunale Penale Internazionale per la ex Jugoslavia dal 1999 al 2007, il gas Sarin è stato usato dai ribelli contro Assad nella guerra civile in Siria nel 2013. Lo ha dichiarato ai microfoni della RSI (Radio della Svizzera Italiana). Del Ponte, membro della Commissione ONU che indaga sui crimini di guerra commessi in Siria ha detto: “Stando alle testimonianze che abbiamo raccolto i ribelli hanno usato armi chimiche, facendo ricorso al gas Sarin”, aggiungendo però che: “le indagini sono ben lungi dall’essere concluse”.
Giugno 2013
Gli esperti russi hanno accertato che erano stati i ribelli a usare il gas Sarin, impiegando per questo degli ordigni “fatti in casa”. Il ministro degli Esteri della Russia, Sergej Lavrov, l’ha dichiarato ancora nel mese di giugno 2013. Esaminando i campioni prelevati in loco, i nostri esperti sono giunti alla conclusione che l’ordigno e il gas Sarin erano di tipo “fatto in casa”. Conclusioni nette e inequivocabili dimostrano che le caratteristiche dell’ordigno in questione e dello stesso gas Sarin non corrispondono agli standard che si applicano per la produzione industriale.
15/06/2013
Più che sconvolgenti, le dichiarazioni del Ex Ministro degli esteri Francese, la guerra in Siria è stata preparata dall’Inghilterra.

Morti SiriaUna guerra assurda, resa più assurda dalla falsità dei media internazionali.
- Angelo Iervolino - 22 Agosto 2013 –  Ormai i paesi occidentali come è stato fatto con l’Iraq ed altri paesi, stanno cercando in tutti i modi di trovare una scusa per giustificare un intervento militare in Siria usando prove artefatte per portarci tutti in guerra. I paesi europei coprono Israele e gli Stati Uniti d’America, e forniscono armi ai ribelli in maggioranza terroristi islamici. Israele bombarda le città siriane uccidendo migliaia di civili. Gli Stati Uniti d’America oltre a finanziare i terroristi islamici e fornire armi, fanno anche finta di voler aiutare il popolo siriano stanziando finanziamenti per i profughi: prima aiutano i ribelli ed Israele a massacrare i civili e poi aiutano i profughi per fare vedere al mondo di essere i “buoni”. Ormai la storia e soprattutto la guerra in Iraq hanno dimostrato come le informazioni possono essere manipolate per uno scopo e come sia facile portare tutta la Nato in guerra. Questa volta non ci sono solo i civili ed un esercito scarsamente equipaggiato ad aspettare la Nato, ma i paesi occidentali si troveranno contro la Russia, quindi il lavoro sporco da fare non sarà tanto facile come in passato. L’utilizzo da parte di Assad di armi chimiche sulla regione della Ghouta, vicino a Damasco non ha una logica, visto che l’esercito siriano controlla la maggior parte del paese. Gli unici a trarre vantaggio dall’impiego di agenti chimici sono i terroristi che in tal modo possono aumentare la letalità dei loro abituali attacchi a civili e soprattutto cercare di fomentare un intervento militare straniero nella disperata speranza di poter ribaltare le sorti del conflitto. Infatti, ad oggi, le uniche prove reali e documentate dell’impiego di tali sostanze indiziano solo le brigate islamiste (clamoroso il sequestro, risalente a qualche mese fa, di 281 fusti contenenti vari agenti chimici). “Le informazioni sull’utilizzo di armi chimiche a Ghouta sono completamente false”, hanno detto le fonti governative citate dall’agenzia SANA. Il governo siriano ha quindi denunciato la “complicità delle emittenti satellitari al Jazeera e al Arabiya nello spargimento di sangue siriano e nel sostegno al terrorismo, con la diffusione di informazioni infondate”. Forti dubbi anche dalle prove arrivate alla nostra redazione, foto e video impressionanti. Dalla foto e dal video emergono cadaveri legati e con siringhe. Uno dei farmaci che viene somministrato in questo modo è la Calciparina un anticoagulante. Perché usare un farmaco del genere su cadaveri gasati? Come mai il personale credo medico tratta degli ipotetici morti gasati senza alcuna protezione alle mani? Perché alcuni morti hanno le mani legate? Da osservare con attenzione, se i corpi dei bambini sono senza vita a cosa servono le iniezioni, forse stanno tentando di animarli, o stanno mettendo sostanze chimiche nel sangue? Si presume che i terroristi stanno iniettando nei corpi il Sarin o altro, per poi incolpare Assad, è difficile immaginare che i soldati siriani possano aver iniziato a bombardare con sostanze chimiche la propria capitale. A detta dell’analista della Scuola superiore di economia, Leonid Isaev, “è significativo che queste notizie siano comparse nel momento in cui gli esperti dell’ONU cominciavano a lavorare a Damasco e Aleppo”. Gli esperti sono giunti in Siria il 18 agosto con lo scopo di verificare tutti i fatti relativi ai presunti casi di uso delle armi chimiche. Veniamin Popov, docente presso l’Università delle relazioni internazionali (MGIMO), concorda: tutto ciò davvero sembra una vasta provocazione.

Siria – Putin Smaschera il Piano del NWO. I satelliti Russi forniscono la prova definitiva all’ONU sull’innocenza di Assad e le responsabilità di USA e Arabia Saudita!
Damasco, Mosca, New York – Vladimir Putin ancora una volta fa centro, e sbugiarda i signori del Nuovo Ordine Mondiale: la strage in Siria? Non è stato Assad, ma i ribelli Salafiti, appoggiati dal governo Saudita e dagli USA con i suoi alleati. La prova “finale” è stata fornita nelle ultime ore dal Cremlino al Palazzo di Vetro dell’ONU. Si tratta di video e foto che illustrano come i satelliti russi abbiano fatto luce sul fatto che i razzi che hanno causato l’ultima strage in Siria (1300 morti) non sono partiti da Damasco o dalla Siria, ma da territori di pertinenza di gruppi Salafiti: ovvero dei cosiddetti “ribelli-mercenari” al soldo di Arabia Saudita e USA.
Washington? Non poteva non sapere!
Secondo Mosca, Washington non poteva non sapere, visto che i satelliti USA sono efficienti quanto quelli russi. E allora perchè tutte queste menzogne? Beh, dinnanzi a quest’ennesima prova regina, l’ONU e lo stesso Ban-Ki Moon dovranno prendere atto della situazione e smentire, zittire, tutti i media di regime che da giorni danno adito a queste diaboliche falsità! Ma con che faccia – ci chiediamo – andranno in giro per la penisola italiana i vari direttori dei TG di regime? Con che faccia si guarderanno allo specchio? per non parlare dei “politici”, ovviamente! politici impegnati a parlare del caso “Berlusconi”, come se il resto fossero bazzecole. Ma i maestri della distrazione di massa, si sa, sono sempre all’opera!
Obiettivo? Guerra Mondiale per un Nuovo Ordine
Tra i dati più palesi, sicuramente il fatto che le milizie ribelli in Siria – ora è ufficiale – sono armate e manovrate da Arabia Saudita ed alleati, che mirano ad innescare una nuova Guerra Mondiale. Tali prove, tra l’altro coincidono perfettamente con le testimonianze raccontate in questi mesi, e con l’ultima drammatica testimonianza di Padre Daniel Maes, cui passaggi più delicati vi riproponiamo di seguito:
Damasco – La testimonianza di Padre Maes
“Qualche anno fa, quando siamo venuti qui in Siria, non abbiamo incontrato una società politica perfetta, ma abbiamo incontrato una società prospera e sicura e abbiamo anche esperimentato l’uguaglianza tra tutti i gruppi religiosi. C’era anche la libertà di religione, l’ospitalità e c’era anche una sana vita di famiglia. Nella vita pubblica, discriminazione, furto e criminalità non erano noti. All’improvviso sono apparse le più orribili atrocità. Si massacrava, si saccheggiava e c’erano attentati in tutto il Paese. La società abbastanza armonica si trasformava in un incubo.
Lo Zampino dei Signori del Male e le Rivelazioni del Generale Clark
La “primavera” diventava un “caos”. La stampa informava che c’era una rivolta spontanea di un popolo da tanto tempo oppresso. Chi aveva una profondità più spirituale, aveva già notato dall’inizio che questa era una menzogna. I nemici avevano già da qualche tempo seminato questa zizzania, che adesso si manifestava chiaramente. Wesley Clark, un generale Americano, ha ammesso che la guerra in Siria era già stata progettata– insieme con quattro altri paesi – subito dopo gli attentati alle ”Twin Towers” a New York. Nel frattempo hanno distrutto l’Iraq sotto il motto di “Libertà per Iraq”! E’ uno dei più grandi crimini contro l’umanità nella storia recente. Rimarranno ancora cristiani in Iraq, a fronte dei 1,3 milioni di cristiani nel 2003? Una cosa simile è successa anche in Libia, che oggi fa pure parte della “collezione primaverile araba ” dell’Occidente. E che pensate dei cristiani in Egitto, Afghanistan e Siria?

sabato 10 agosto 2013

I tablet arrivano anche in Corea del Nord: c'è Angry Birds, ma niente connettività Wi-Fi considerata ancora troppo rischiosa dal regime...

I tablet arrivano anche in Corea del Nord: c'è Angry Birds, no la connettività Wi-Fi (Android)


di Rosario Grasso, pubblicata il 05 Agosto 2013, alle 08:31

“Anche in Corea del Nord, come nel resto del mondo, i tablet incontrano i favori del pubblico. Nell'ultimo anno tre modelli di tablet sono stati introdotti nel mercato locale.”
La Corea del Nord è senz'altro più conosciuta per il suo "originale" approccio alle relazioni diplomatiche internazionali che per la produzione di dispositivi tecnologici. Però, nel corso dell'ultimo anno, il governo locale ha iniziato a consentire la vendita dei tablet all'interno del territorio nazionale: tre dispositivi di questa categoria possono, infatti, essere acquistati da coloro che risiedono in Corea del Nord.
Samjiyon
Uno dei produttori che ha il permesso di commercializzare i tablet è Samjiyon, che ha recentemente messo in vendita un nuovo modello, acquistabile anche dai turisti. Uno di questi, un certo Michael, ne ha fatto una recensione, subito ripresa dai più importanti siti di news tecnologiche, perché è interessante capire come un dispositivo tecnologico moderno venga configurato e limitato in una nazione "particolare" come la Corea del Nord.
Il tablet venduto dalla Samjyon è costruito da Korea Computer Center ed è il primo dispositivo commercializzabile in Corea del Nord in grado di diffondere trasmissioni televisive.
Stando alla recensione di Michael, il tablet è "sorprendentemente" impressionante. Tuttavia, non c'è alcun modo per abilitare la connettività tramite rete Wi-Fi. Naturalmente non offre neanche la possibilità di connettersi a internet, visto che chi risiede nella Corea del Nord può unicamente connettersi alla Intranet nazionale.
Samjiyon
Anche se il tablet non consente di utilizzare applicazioni ufficiali come Gmail o Google Play, si possono trovare alcuni videogiochi, tra cui addirittura Angry Birds Rio. Secondo Michael, si tratta di una versione piratata dell'app, come probabilmente lo sono tutte le app installate sul dispositivo.
Ma la cosa più sbalorditiva riguarda la presenza, fra le app installate, del libro sulla teoria Juche, formulata dal Presidente Eterno Kim-Il Sung, secondo la quale "l'uomo è il padrone di tutto (da cui la parola composta ju-ché) e decide tutto", perciò è "padrone del mondo" e "della storia".
Se siete interessati ad altri dettagli della recensione di Michael, e a vedere un filmato sul dispositivo, andate su North Korea Tech.

giovedì 25 luglio 2013

Accadeva 70 anni fa: con la "congiura" di gran parte dei membri del Gran Consiglio, orchestrata dal Re Vittorio Emanuele III° il popolo ha creduto che fosse stata la cosa più giusta da fare al momento, invece fu la cosa più nefasta che potevano fare all'Italia che poche settimane dopo si spaccò in due, iniziò da lì l'inizio della Resistenza Partigiana e l'inizio di una guerra civile cruenta che portò i Tedeschi presenti sul territorio Italiano a diventare da forza alleata a forza militare di occupazione, da lì iniziarono le trucidazioni, i massacri degli innocenti e le rappresaglie da parte dei Tedeschi sulle popolazioni Italiche; è stato riscontrato che gli ultimi 2 anni di conflitto (1943-1945) ha causato più disastri e più morti di tutti i primi 3 anni di conflitto (1940-1943) in definitiva, forse sarebbe stato meglio che la seduta del Gran Consiglio del 25 Luglio 1943 non fosse mai avvenuta!!!


25 LUGLIO 1943 - PALAZZO VENEZIA (ROMA)

Ordine del giorno Grandi

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
L'ordine del giorno Grandi - talvolta indicato come mozione Grandi - fu uno dei tre ordini del giorno (O.d.G.) presentati[1] alla seduta segreta del Gran Consiglio del Fascismo convocata per sabato 24 luglio 1943[2], che sarebbe stata anche l'ultima.
L'O.d.G. fu approvato e provocò, il giorno successivo, il 25 luglio 1943, la caduta del ventennale regime fascista presieduto da Benito Mussolini, con il conseguente arresto del Duce, per ordine del re Vittorio Emanuele III.

Le premesse [modifica]

L'operazione aveva preso forma con l'udienza data da Vittorio Emanuele III a Dino Grandi il 4 giugno 1943. [3] In questa occasione il re suggerì a Grandi che solo un voto del parlamento o del Gran Consiglio gli avrebbero dato le basi costituzionali per deporre Mussolini. [3] Come si poteva deporre legalmente il Duce? Il Duce poteva essere esautorato solo dal Re. Ma il monarca non ne aveva più il potere, avendolo consegnato tutto al Duce, sia quello di governo sia quello delle Forze armate. Quindi occorreva come prima cosa che fossero ripristinati i poteri costituzionali del Re; il quale poi avrebbe tolto le deleghe del comando militare a Mussolini e le avrebbe assegnate ad altri.
 
Una settimana prima della riunione del Gran Consiglio, e due giorni prima dell'incontro di Feltre fra Mussolini e Hitler, Heinrich Himmler riceveva un'informativa che anticipava le manovre in corso per deporre il Duce e sostituirlo con Pietro Badoglio. Il documento fa ripetuto riferimento al re Vittorio Emanuele III ed alla massoneria.
Come fare per "restituire" i poteri costituzionali al Re? I gerarchi si sarebbero rivolti formalmente al monarca, chiedendogli di applicare l'articolo 5 dello Statuto Fondamentale del Regno (meglio noto come Statuto Albertino). Era questo l'articolo che attribuiva al Re il Comando Supremo delle Forze Armate, che aveva delegato a Mussolini, e attribuiva al Capo dello Stato ogni decisione di vertice[4]. Lo strumento del Gran Consiglio serviva precisamente allo scopo.
Il compito di parlare a nome dei gerarchi davanti a Mussolini fu assolto da Dino Grandi, sia perché era presidente della Camera, ma anche perché godeva di un grandissimo prestigio tanto che molti lo indicavano come probabile successore di Mussolini. Il piano rappresentava peraltro una mano tesa a Mussolini, cui si forniva una via di uscita che lo sollevava dal pagare per la responsabilità di aver condotto il Paese vicino alla rovina.
« Ebbene, convocherò il Gran Consiglio. Si dirà in campo nemico che si è radunato per discutere la capitolazione. Ma l'adunerò. »
(Con questa frase Mussolini accettò di convocare il Gran Consiglio il 24 luglio 1943)
La riunione del Gran Consiglio, che non si teneva dal 1939, non fu ovviamente chiesta esplicitamente per deporre il Duce, bensì per esaminare la conduzione militare del conflitto; pare a taluni studiosi assai inverosimile che il Duce, accorto conoscitore e della politica e dei suoi gerarchi, non sospettasse subito l'argomento e non si rendesse conto che il Gran Consiglio aveva in mente di destituirlo, perciò è stata avanzata l'ipotesi (forse confortabile a posteriori dalla condotta dell'interessato durante la riunione) che Mussolini intendesse effettivamente rimettersi alle loro decisioni[5].
Chiesta una prima volta il 13 luglio, Mussolini la respinse. Una nuova richiesta venne fatta il 16. Tre giorni dopo, Mussolini, di ritorno dall'incontro con Hitler presso Feltre (BL), la concesse appunto per la sera del 24. Dal fronte giungevano intanto notizie sempre più allarmanti: il 22 luglio gli anglo-americani avevano completato la conquista della Sicilia e si apprestavano a risalire la penisola.

La seduta [modifica]

I lavori ebbero inizio poco dopo le 17. I consiglieri erano tutti in uniforme fascista con sahariana nera. Il segretario del partito fascista, Carlo Scorza chiamò l'appello, ma per il resto della seduta l'attività di segreteria fu svolta dal personale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni al seguito di Dino Grandi, presidente di quel ramo del Parlamento[6].
Mussolini riassunse la situazione bellica poi trasse le sue conclusioni:
« Ora il problema si pone. Guerra o pace? Resa a discrezione o resistenza a oltranza?...Dichiaro nettamente che l'Inghilterra non fa la guerra al fascismo, ma all'Italia. L'Inghilterra vuole un secolo innanzi a sé, per assicurarsi i suoi cinque pasti. Vuole occupare l'Italia, tenerla occupata. E poi noi siamo legati ai patti. Pacta sunt servanda. »
(Mussolini al termine del discorso introduttivo nella seduta del Gran Consiglio)
Esito della votazione nominativa e riassuntiva dell'Ordine del Giorno Grandi
Poi Grandi illustrò il suo O.d.G. In sostanza chiedeva il ripristino "di tutte le funzioni statali" e invitava il Duce a restituire il Comando delle Forze armate al Re.
Presero la parola alcuni gerarchi, ma non per affrontare gli argomenti degli O.d.G., bensì per fare chiarimenti o precisazioni. Si attendeva un intervento incisivo del capo del governo. Mussolini, invece, affermò impassibile di non avere nessuna intenzione di rinunciare al comando militare. Si avviò il dibattito che si protrasse fino alle undici di sera. Grandi diede un saggio delle sue grandi capacità oratorie: dissimulando abilmente lo scopo reale del suo O.d.G., si produsse in un elogio sia di Mussolini che del Re.
Anche lo stesso Ciano prese parola per difendere l'O.d.G. contestando le parole di Mussolini:
« Pacta sunt servanda? Si, certamente: però, quando vi sia un minimo di lealtà anche dall'altra parte. Ed invece, noi italiani abbiam sempre osservato i patti, i tedeschi mai. Insomma, la nostra lealtà non fu mai contraccambiata. Noi non saremmo, in ogni caso, dei traditori ma dei traditi. »
(Galeazzo Ciano in difesa dell'O.d.G.)
A questo punto anche Roberto Farinacci presentò un analogo Ordine del giorno.
Successivamente Carlo Scorza diede lettura di due missive indirizzate a Mussolini in cui il segretario del partito chiedeva al Duce di lasciare la direzione dei ministeri militari. I presenti rimasero molto colpiti, sia dal contenuto, sia dal fatto stesso che Mussolini avesse autorizzato Scorza a leggerle in quella sede. Quando si era arrivati ben oltre le undici di sera, la seduta venne sospesa momentaneamente e Grandi ne approfittò per raccogliere firme a favore dell'O.d.G.. Alla ripresa anche Bottai si espresse a favore dell'O.d.G. Grandi. Poi prese la parola Carlo Scorza, che invece invitò i consiglieri a non votarlo e presentò un proprio O.d.G. a favore di Mussolini.
Alcuni presenti valutarono nell'O.d.G. Grandi solamente il fatto che Mussolini veniva "sgravato dalle responsabilità militari" e, al contempo, la monarchia veniva chiamata all'azione, "traendola dall'imboscamento" (come dirà a posteriori Tullio Cianetti). Non si rendevano conto di quali enormi conseguenze avrebbe avuto un loro eventuale voto favorevole sull'assetto del regime. Alla fine del dibattito, i consiglieri si aspettavano un cenno di Mussolini.
Di solito egli riassumeva la discussione e i presenti si limitavano a prendere atto di quello che aveva detto. In quest'occasione, invece il Capo del governo non espresse alcun parere e, adottando un atteggiamento passivo, decise di passare subito alla votazione degli O.d.G. Inoltre, anziché cominciare da quello di Scorza, fece iniziare da quello di Grandi. Questa decisione di "disimpegno" fu fondamentale ed impresse una svolta decisiva all'esito della riunione.

La votazione [modifica]

I 28 componenti del Gran Consiglio furono chiamati a votare per appello nominale. La votazione sull'ordine del giorno Grandi si concluse con:
Dopo l'approvazione dell'O.d.G. Grandi, Mussolini ritenne inutile porre in votazione le altre mozioni e tolse la seduta. Alle 2,40 i presenti lasciarono la sala.

Le conseguenze [modifica]


L'indomani, 25 luglio, Mussolini si recò a Villa Savoia per un colloquio con il Re, che aveva fatto sapere che lo avrebbe ricevuto alle 16; vi si recò accompagnato dal segretario De Cesare, con sotto braccio una cartella che conteneva l'ordine del giorno Grandi, varie carte, e la legge di istituzione del Gran Consiglio, secondo cui l'organismo aveva solo carattere consultivo[7]. Il Re gli comunicò la sua sostituzione con il Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio e infine lo fece arrestare all'uscita di Villa Savoia e lo fece allontanare in un'autoambulanza militare per proteggerlo da una reazione popolare che avrebbe potuto porre in pericolo la sua vita.
Mussolini fu quindi nascosto e tenuto prigioniero presso la caserma della Scuola allievi carabinieri di Roma.

Per tutta la giornata venne mantenuto uno strettissimo riserbo su quanto accaduto. Solo alle 22,45 fu data la notizia. La radio interruppe le trasmissioni per diffondere il seguente comunicato:
« Sua Maestà il Re e Imperatore ha accettato le dimissioni dalla carica di Capo del Governo, Primo ministro e Segretario di Stato, presentate da S.E. il Cavaliere Benito Mussolini, e ha nominato Capo del Governo, Primo ministro e Segretario di Stato, S.E. il Cavaliere Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio. »
Badoglio, per non destare sospetti nei confronti dei tedeschi, pronunciò, in un discorso radiofonico alla nazione, queste parole:
« […] La guerra continua a fianco dell'alleato germanico. L'Italia mantiene fede alla parola data, gelosa custode delle sue millenarie tradizioni […]. »
L'indomani (lunedì 26 luglio) la notizia aprì le prime pagine dei quotidiani. Tutti la pubblicarono con caratteri cubitali. Nessun giornale, però, sapeva che cosa ne era stato di Mussolini. L'intera giornata del 26 trascorse senza avvenimenti di rilievo. Solo la mattina del 27, martedì, la stampa diede notizia che il Gran Consiglio, nella notte tra il 24 e il 25, aveva votato l'ordine del giorno di Dino Grandi con la conseguente assunzione dei poteri da parte del Re [8].
Badoglio instaurò un governo tipicamente militare. Dietro suo ordine il 26 luglio il capo di stato maggiore, gen. Mario Roatta diramava una circolare telegrafica alle forze dell'ordine ed ai distaccamenti militari la quale disponeva che chiunque, anche isolatamente, avesse compiuto atti di violenza o ribellione contro le forze armate e di polizia, o avesse proferito insulti contro le stesse e le istituzioni fosse passato immediatamente per le armi. La circolare ordinava inoltre che ogni militare impiegato in servizio ordine pubblico che avesse compiuto il minimo gesto di solidarietà con i perturbatori dell'ordine, o avesse disobbedito agli ordini, o avesse anche minimamente vilipeso i superiori o le istituzioni fosse immediatamente fucilato. Gli assembramenti di più di tre persone andavano parimenti dispersi facendo ricorso alle armi e senza intimazioni preventive o preavvisi di alcun genere.
Il 28 luglio a Reggio Emilia i soldati spararono sugli operai delle officine Reggiane facendo 9 morti. Nello stesso giorno a Bari si contarono 9 morti e 40 feriti. In totale nei soli 5 giorni seguenti al 25 luglio i morti in seguito ad interventi di polizia ed esercito furono 83, i feriti 308, gli arrestati 1.500[9].
Nei giorni seguenti il nuovo esecutivo iniziò a prendere contatti con gli alleati per trattare la resa. Poche settimane dopo, il 3 settembre, il governo firmò con gli Alleati l'armistizio di Cassibile, che venne reso noto l'8 settembre.
Costituita la Repubblica Sociale Italiana il 28 settembre 1943 ad opera di Mussolini liberato dai paracadutisti tedeschi del Fallschirmjäger-Lehrbataillon, i membri del Gran Consiglio che avevano votato a favore dell'ordine del giorno Grandi furono condannati a morte come traditori nel processo di Verona, tenutosi dall'8 al 10 gennaio 1944; Cianetti, grazie alla sua ritrattazione, scampò alla pena capitale e venne condannato a 30 anni di reclusione. Tuttavia i fascisti repubblicani riuscirono ad arrestare solo 5 dei condannati a morte (Ciano, De Bono, Marinelli, Pareschi e Gottardi) che furono giustiziati mediante fucilazione l'11 gennaio 1944.

mercoledì 17 luglio 2013

I HATE LOLA - Carrara (MS) - Lola, la scultura “blasfema” coperta con un telo al Marble Weeks! La sera di Marted' 2 Luglio 2013 l'ex-Consigliere di Circoscrizione di Alleanza Nazioanale e de La Destra ha compiuto un incursione dentro la Chiesa della Madonna delle Lacrime, dove espone Donia Maaoui, per contestare l'opera messa davanti all'altare maggiore e al tabernacolo, di una Chiesa che comunque ad oggi è ancora consacrata nonostante sia stata chiusa al culto da 20 anni per motivi di sicurezza della struttura interna, tentando forse anche di danneggiare la statua in gesso e ferro, considerata dall'ex-Consigliere un oltraggio al rispetto della Religione Cristiana e Cattolica...

  MARBLE WEEKS - CARRARA (MS)
CARRARA  (MASSA) - Una statua con le gambe divaricate è stata coperta perché “blasfema”. La “censura”, se così potrebbe essere definita, arriva da Carrara, dove la scultura stilizzata è situata, nella sconveniente posa, proprio davanti al crocifisso della Chiesa delle Lacrime. Il 3 luglio la scultura dell’artista Donia Maaoui era stata esposta a Carrara nell’ambito della mostra, ma dopo le proteste di “blasfemia” lanciate dall’ex consigliere comunale Alessandro Bruzzi, de La Destra, l’artista ha deciso di coprire la sua opera.
La scultura ha le gambe divaricate e per questo, è la motivazione della protesta, non èconsona con l’ambiente che la ospita. E’ stata la stessa  autrice Donia Maaoui, nel pomeriggio del 5 luglio, con un grosso quadrato di stoffa a coprire la statua davanti all’altare. Maaoui è arrivata prima dell’apertura della chiesa accompagnata dal marito, il designer Michel Boucquillon, e dalle due figlie.
Poi, aiutata da uno dei curatori di Marble weeks, Paolo Armenise, ha coperto la sua Lola, riconsegnandola così simbolicamente al buio dal quale la stessa autrice la voleva far fuggire. La Maaoui ha detto: “Sono sinceramente dispiaciuta per quanto è successo, quando ho scelto le sculture per l’installazione, ho pensato a rispettare la chiesa e il suo spazio, credo che sia un vero onore potervi esporre. Il mio tema è la liberazione della donna maltrattata nel mondo. Davanti all’altare Lola è molto felice di essere nella chiesa delle Lacrime e guarda in alto verso Dio e si offre al cielo. Ora l’ho coperta con un velo quadrato bianco. Bianco perché simbolo di speranza, quadrato perché Lola si sta adeguando alle regole della società nella quale vive”.

I HATE LOLA

LOLA - Donia Maaoui

LOLA - Donia Maaoui
MARBLE WEEKS - CARRARA (MS) - Il mio tema è la liberazione della donna maltrattata nel mondo. Dopo essere fuggita dal oppressione del suo paese di origine, Lola, la mia protagonista, vive una totale liberazione in occidente poi piano piano vive un altra oppressione, più virtuale, quella della società occidentale, con le sue regole, con i suoi usi, ma anche le sue deviazioni ed eccessi come quelle di corrispondere ad un perfetto “canone della bellezza” attraverso la chirurgia estetica.
La mia protagonista “ Lola” passa da una gabbia verso un'altra gabbia. 
Lola cerca il benessere in lei. La scultura oggetto della polemica è alla ricerca della spiritualità, quella che le corrisponde. E molto felice di essere nel ambito della Chiesa delle Lacrime di Carrara per vivere un esperienza di grande spiritualità. Guarda in alto verso Dio e si offre al cielo.

Donia Maaoui

martedì 16 luglio 2013

M.A.R.M.O. è una poesia scritta da un giovane libertario Carrarese contro l'ipocrisia del potere politico ed economico locale e contro i bei lustrini di apparenza che si possono scorgere dietro la manifestazione culturale di Marble Weeks in corso a Carrara...


  • L'IPOCRISIA AL POTERE
    M.A.R.M.O.
    M onti …
    A ffannati …..
    R espirano …
    M iti ….
    O rizzonti
    immobili appaiono dal piano ,
    dimenticati dal voler
    esserne lontano
    lontano dal tuono
    di un tonfo veloce
    di chi abbandona il suono
    …..e di colpo non ha voce.
    M onito....
    A ntico.......
    R imasto …...
    M iserabile
    O mbelico
    di chi rivolge ancora
    cinico lo sguardo ,
    e fa riferimento
    alla cima come traguardo.
    M iope ….
    A ustera ...
    R icchezza ….
    M aledetta …...
    O stinatezza........
     di Riccardo Solari

ITALIA-CINA

ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!