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giovedì 13 dicembre 2007

Delusione Rudy: "Non ho visto bene l'assassino di Meredith!"

Sette ore di interrogatorio, pochissime risposte!
PERUGIA-Forse sarà il tempo la carta vincente degli investigatori e degli inquirenti per risolvere il giallo di Perugia. Rudy Hermann Guede ieri ha sprecato la sua prima «occasione», come in queste settimane le hanno sprecate Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Rudy «il baro» ha fatto dietrofront, ha ripetuto il copione attentamente studiato nei giorni della «villeggiatura» tedesca, dove in carcere ha potuto incontrare i suoi avvocati, non ha aggiunto nulla e soprattutto ha dichiarato di non essere in grado di riconoscere l’assassino. «Non l’ho visto in faccia, non saprei riconoscerlo perché ero occupato a schivare il coltello. Lo brandiva con la mano sinistra». Rudy «il baro», però, non è stato in grado neppure di descrivere il coltello, la lunghezza e la forma della lama. Nulla, vago, generico. Si era talmente preparato a ripetere la sua «verità», che quando il gip gli ha contestato le contraddizioni e le lacune del racconto, Rudy non è riuscito a essere credibile. Per esempio, quando il gip Claudia Matteini gli ha chiesto cosa avesse fatto una volta fuggito dal sangue, da quel corpo senza vita che gli aveva sussurrato «..af...», lui ha risposto di aver vagato per la città. Doveva essere sconvolto. Ma quando il gip gli ha contestato le testimonianze di due ragazze spagnole, che lo avevano visto ballare in una discoteca fino alle quattro di notte, Rudy il «baro» non ha potuto negare: «E’ vero, sono andato al "Domus"...». Così generico nel rispondere alle contestazioni, nel ricostruire orari e movimenti, nell’indicare le persone che aveva frequentato nei giorni precedenti, nel ricordare i particolari delle sue visite nell’altro appartamento di via della Pergola 7 - abitato da quattro ragazzi italiani fuori sede - quanto preciso nel ripetere il suo copione, nell’arricchirlo di particolari insignificanti. Francamente inverosimile la sua versione sull’incontro con Meredith fissato la sera prima, la notte di Halloween, l’approccio di coccole e null’altro perché non aveva il preservativo, il suo dover andare di corsa in bagno, dove si è infilato le cuffie dell’iPod per ascoltare le sue canzoni preferite. E poi l’arrivo dell’angelo sterminatore, dell’assassino italiano, le grida e lui che non riesce neppure a stringersi la cintura del pantalone, a tirare lo sciacquone. E poi l’incontro con l’italiano, la colluttazione, gli otto taglietti al palmo della mano destra che l’assassino gli ha inflitto prima di scappare. E lei, la povera Meredith, agonizzante in un bagno di sangue. Rudy non ha retto al panico ed è fuggito, non senza aver sentito un vociare, aver intravisto un gruppo di persone di fronte a via della Pergola 7 (ma non è stato in grado di identificarle e di quantificarne il numero). Il gip Claudia Matteini ha contestato questa sua ricostruzione. Ha ricordato che l’amica di Meredith, Sophie, aveva raccontato di averla lasciata a poche centinaia di metri da casa, certa che fosse stanca per la serata (Halloween) precedente. Rudy il « baro» ha ripetuto che si erano incontrati la sera precedente e si erano dati appuntamento per la sera dopo. Sarà perché ormai questa storia, il giallo di Perugia, è vissuta nell’immaginario collettivo come un film dalla sceneggiatura noir - e magari, come se non bastassero quelli che già ci sono stati, tutti si aspettano nuovi colpi di scena - che i protagonisti reali di quella notte dei «morti» è come se fossero anche loro contagiati da questa rappresentazione fantastica, e dunque Amanda, Raffaele e Rudy vivono questo noir come se non ne fossero coinvolti direttamente. Insomma, per loro alla fine è solo un brutto incubo da cui prima o dopo uscire. Ed è per questo che il tempo potrà rivelarsi l’arma vincente degli investigatori e degli inquirenti, che sperano che la detenzione spingerà, prima o dopo, qualcuno dei protagonisti a raccontare finalmente la verità. Rudy il «baro», ieri, non ha collocato Amanda sulla scena del crimine. Ha detto di non averla incontrata. In una pausa dell’interrogatorio, il pm Mignini è andato in Procura a prendere il suo computer. E ha mostrato il video dell’appartamento per farsi indicare da Rudy tutti i suoi movimenti. Allo stato attuale delle indagini, è sicuramente lui l’indagato che ha i maggiori indizi che lo inchiodano al delitto: il cromosoma y nella vagina della vittima, l’impronta palmare insanguinata sul cuscino di Meredith, la sua presenza sul water del bagno utilizzato dalle altre due coinquiline italiane. Nelle sue motivazioni, il Riesame si è spinto a ipotizzare che Amanda e Rudy fossero insieme, tanto che la luciferina Amanda è andata nel suo bagno, come dimostrano le macchie di sangue sul rubinetto del lavandino e le tracce di sangue sue e di Meredith nel bidet, Rudy nell’altro. E Raffaele che si ostina a collocarsi a casa sua? Torniamo al punto di partenza di questa storia, del giallo di Perugia. Alle 12,35 arriva la pattuglia della Polizia Postale, Amanda e Raffaele sono all’ingresso che aspettano. Alle 12,51 e 12,54 chiamano il 112, per dire di mandare una gazzella che forse qualche ladro è entrato in casa.

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ITALIA-CINA

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