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domenica 2 dicembre 2007

Esodo verso "La-Destra", AN resta senza donne!!!


«Siamo il nuovo motore propulsore della destra milanese. E, finalmente, siamo fuori da An, partito che relega le donne a ruoli di bassa manovalanza». Firmato Daniela Santanché, Carla De Albertis e, attenzione, Barbara Ciabò. New entry, quest’ultima, al movimento La Destra di Francesco Storace. Abbandono «con convinzione» di Alleanza nazionale che il consigliere comunale Ciabò motiva così: «Con An ho fatto politica fin da piccola ma, ormai, in quel partito da tempo si fanno scelte incomprensibili che non potevo né volevo più subire». Uscita dal gruppo consiliare di An decisa, dunque, con «dolore» ma «senza rimpianti» e, perché no, pure accompagnata da «telefonate», «pressioni» e pure «minacce» dai vertici e dagli ex colleghi del partito. Quelli che, giusto per intenderci, sostiene Barbara Ciabò, «sottovalutano il contributo delle donne alla politica, che è indice di miopia». Già, aggiunge Daniela Santanchè, portavoce nazionale del movimento, «c’è un motivo se in An non ci sono più donne ed è perché è un partito che non ci tiene in alcuna considerazione». Insomma, sostiene il portavoce, «il cuore oltre il cervello di An sta passando a La Destra». E con Barbara Ciabò lasciano An anche altre venti personalità della politica e della società civile: da Carla Spagnoli - «vogliamo che alle prossime elezioni rivinca il centrodestra con Silvio Berlusconi» - all’avvocato Nicolò Bastianini Carneluti a Lucrezia Iannuzzelli passando per i consiglieri comunali di Carate Brianza e l’assessore alla Cultura di Parabiago. E, ancora, l’imprenditricie Diana Trucco e sei consiglieri circoscrizionali di Milano. Tutti protagonisti di «uno tsunami politico»: quello di chi «con orgoglio rivendica - annota Carla De Albertis - di essere destra di sviluppo». Destra sia chiaro, precisa il portavoce nazionale, «leale e fedele all’alleanza con Berlusconi»: «Ribadiamo l’impegno per riportarlo a Palazzo Chigi. Siamo alla destra di Berlusconi, crediamo nei valori della destra non più difesi all’interno di An».E «sostegno» è confermato pure al sindaco Letizia Moratti: «Ma vogliamo anche la stessa legittimità e la stessa dignità degli altri alleati». Come dire: «Pretendiamo l’apertura di un tavolo politico». In soldoni rivendicano un assessorato, «vogliamo essere trattati come Lega e Udc, che hanno entrambi un consigliere e un assessore». Il sindaco prima di nominare un assessore di An deve, quindi, «sentire noi» perché «An è passata da sei a cinque consiglieri». Questione di peso politico che An così valutata: «Ciabò era stata eletta con 940 voti. Il partito ne ha ottenuti 52mila con un totale di sei seggi, ognuno costato 8.689 voti. Coerenza vorrebbe che l’eletto con i voti del partito lasciasse libero il posto» afferma Massimo Corsaro, coordinatore regionale. Invito alle dimissioni sottoscritto anche da Carlo Fidanza, capogruppo a Palazzo Marino, che sventola le cronache dove Ciabò «si dichiarava entusiasta della politica di Gianfranco Fini», mentre Ignazio La Russa invoca «l’espulsione per indegnità morale per chi lascia il partito per opportunismo». Valutazioni che per Francesco Storace sono segni di «una crisi isterica»: «Accusano Ciabò di essere stata sostenitrice di Fini. Anche lei come molti poi delusi. Attacchi da chi come Fidanza era un anti-Fini o di Corsaro che criticava il líder máximo prima di essere ricollocato sulla sua poltrona».

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ITALIA-CINA

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