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sabato 9 ottobre 2010

Nobel a un dissidente, schiaffo alla Cina! L'ira di Pechino: «È un'oscenità!!!»

Sul manifesto a sinistra il dissidente Cinese Liu Xiaobo

Premio per la pace a Liu Xiaobo, che si trova in carcere. Polizia a casa sua, convocato l'ambasciatore Norvegese!

MILANO - Il premio Nobel per la pace va al dissidente cinese Liu Xiaobo. Confermate dunque le previsioni della vigilia, nonostante le pressioni di Pechino. Del resto, prima dell'annuncio ufficiale, lo stesso comitato norvegese aveva affermato che si sarebbe trattato di una «scelta da difendere». Secondo le motivazioni che hanno accompagnato la decisione, Liu rappresenta «il simbolo della campagna per il rispetto e l'applicazione dei diritti umani fondamentali» in Cina. Non si è fatta attendere la reazione di Pechino: la polizia si è subito recata nell'abitazione di Liu, per impedire alla moglie di rilasciare dichiarazioni alla stampa, e le trasmissioni della Bbc sull'annuncio del Nobel sono state interrotte. Poco dopo, è arrivato anche il commento ufficiale del governo, che parla di «oscenità». Secondo il ministero degli Esteri, Liu Xiaobo è «un criminale» che è stato condannato «dalla giustizia cinese». La decisione, prosegue la nota, è destinata a «nuocere alle relazioni tra la Cina e la Norvegia». Infatti l'ambasciatore norvegese a Pechino è stato convocato dal governo: «Hanno voluto esprimere ufficialmente la loro opinione, il loro disaccordo e la loro protesta» ha detto una portavoce del ministero degli Esteri norvegese, sottolineando che il governo norvegese non è responsabile per l'assegnazione del riconoscimento a Liu, stabilita da un comitato indipendente. Il presidente Usa Barack Obama, Nobel per la pace lo scorso anno, si è congratulato per la scelta di Liu Xiaobo e ha chiesto alle autorità cinesi la sua liberazione.

I COMMENTI - Tra le prime reazioni internazionali alla notizia c'è quella della Francia: il ministro degli Esteri, Bernard Kouchner, ha chiesto l'immediata liberazione del dissidente. Anche Berlino si «augura» che Liu Xiaobo sia rimesso in libertà e possa ricevere il premio Nobel per la pace assegnato. L'Unione europea si felicita per l'assegnazione del Nobel, ma non chiede esplicitamente la sua liberazione. Per il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, il riconoscimento a Liu Xiaobo è un premio a quanti nel mondo «lottano per la libertà e i diritti della persona». Significativa anche la dichiarazione del Dalai Lama: «Premiare con il Nobel per la pace Liu Xiaobo è il riconoscimento della comunità internazionale all'innalzamento della voce tra il popolo cinese per premere la Cina attraverso riforme politiche, legali e costituzionali».

LE MOTIVAZIONI - «Durante gli ultimi decenni - si legge nelle motivazioni del Comitato per il Nobel - la Cina ha fatto enormi progressi economici, forse unici al mondo, e molte persone sono state sollevate dalla povertà. Il Paese ha raggiunto un nuovo status che implica maggiore responsabilità nella scena internazionale, che riguarda anche i diritti politici. L'articolo 35 della Costituzione cinese stabilisce che i cittadini godono delle libertà di associazione, di assemblea, di manifestazione e di discorso, ma queste libertà in realtà non vengono messe in pratica». Per oltre due decenni, continua il Comitato del Nobel, «Liu è stato un grande difensore dell'applicazione di questi diritti, ha preso parte alla protesta di Tienanmen nell '89, è stato tra i firmatari e i creatori di Carta 08, manifesto per la democrazia in Cina (che si rifà a Carta 77, dichiarazione dei dissidenti cecoslovacchi contro il regime sovietico). Liu ha costantemente sottolineato questi diritti violati dalla Cina. La campagna per il rispetto e l'applicazione dei diritti umani fondamentali è stata portata avanti da tanti cinesi e Liu è diventato il simbolo principale di questa lotta».

LA POLIZIA - Dopo l'annuncio del Nobel, davanti all'abitazione di Liu si è subito radunata una folla di giornalisti e cameraman. Anche la polizia si è recata nell'abitazione del premio Nobel. Gli agenti avrebbero impedito a Liu Xa, la moglie del neo premio Nobel, di parlare con i giornalisti. La donna però è stata raggiunta telefonicamente dalla France Press: «Sono felicissima, non so che dire - ha dichairato - Voglio ringraziare tutti coloro che sostengono Liu Xiaobo. Voglio ringraziare il comitato del Nobel, Vaclav Havel, il Dalai Lama e tutti coloro che lo hanno appoggiato». «Chiedo con insistenza al governo cinese di liberarlo», ha aggiunto. Nella telefonata, la signora Liu ha reso noto che la polizia le ha detto che intende accompagnarla nella provincia di Liaoning, dove il marito è in carcere, così che possa dargli la notizia del premio. Come affermato anche dal Comitato per il Nobel, infatti, Liu Xiaobo non è stato ancora informato.

IL PROFILO - Liu Xiaobo sta scontando una condanna a undici anni di carcere per «istigazione alla sovversione». L'intellettuale, che già aveva trascorso lunghi periodi in galera, è stato accusato di essere tra i promotori di Carta08, il documento favorevole alla democrazia che è stato firmato da oltre 8 mila persone, tra le quali più di 2 mila cinesi. Liu era stato arrestato alla fine del 2008 ma la condanna gli fu inflitta nel giorno di Natale 2009, probabilmente nella speranza di ridurre la copertura dei mezzi d'informazione occidentali.

Redazione online, 08 ottobre 2010
PECHINO (CINA) - Decine di cinesi che volevano celebrare l' assegnazione del premio Nobel a Liu Xiaobo, il dissidente che sta scontando una condanna a 11 anni di prigione, sono stati fermati la notte scorsa e oggi dalla polizia. Lo ha detto all' ANSA Teng Biao, uno degli avvocati di Pechino impegnati nella difesa dei diritti umani. «Alcuni amici avevano organizzato una celebrazione nei pressi del Palazzo d' Estate - ha affermato Teng - e dalle 22 di ieri sera non riesco a contattarli». Altre fonti sostengono che alcuni «professori e blogger» che avevano espresso soddisfazione per il Nobel sono stati bloccati dagli agenti a Pechino e in altre città. «Per il governo è un grosso grattacapo - ha aggiunto l' avvocato - non vogliono che la gente dimostri soddisfazione». Oggi la stampa in cinese e la televisione di Stato ignorano la notizia mentre quelle dell' assegnazione degli altri premi Nobel erano state riportate con rilievo. Di Liu Xiaobo parlano solo il Quotidiano del Popolo, il giornale del Partito Comunista, nella sua edizione in inglese e il quotidiano Global Times - anch' esso nella versione in inglese - che dedica un lungo editoriale alla vicenda. Nell' editoriale Liu viene definito un «criminale detenuto». «La controversia in Occidente sulla condanna di Lu Xiaobo - prosegue l' editoriale - non è basata su preoccupazioni legali...stanno cercando di imporre alla Cina i valori occidentali». Liu, un professore di letteratura di 54 anni, è stato condannato per «istigazione alla sovversione» per il ruolo avuto nella stesura di Carta08, un documento favorevole all' instaurazione in Cina di un sistema democratico.

OBAMA AL GOVERNO CINESE: "ORA LIBERATELO!" - Barack Obama ne chiede la liberazione, la Francia e la Germania sottoscrivono, il mondo intero si congratula mentre Pechino grida all' «oscenità » e convoca l'ambasciatore norvegese in Cina. Il premio Nobel al dissidente Liu Xiaobo scuote i rapporti tra oriente e occidente ma crea disaccordi anche tra i suoi sostenitori che si dividono tra chi, come gli Usa, chiede a Pechino un gesto concreto in grado di dimostrare che al salto economico si possa affiancare un'inversione di rotta sul fronte dei diritti umani, e chi, come l'Europa, non trova la forza di una posizione unitaria e, ancora una volta, va in ordine sparso. E desta anche qualche preoccupazione, come dimostra la reazione del segretario generale dell'Onu Ban Ki-Moon che, soddisfatto per l'importante riconoscimento, esprime però la «sincera speranza» che il premio non rappresenti un ostacolo a futuri progressi nell'agenda cinese sul fronte dei diritti umani. La richiesta di liberare «al più presto» Liu, simbolo della lotta per i diritti umani che sta scontando una condanna a 11 anni di carcere, è arrivata dal premio Nobel dello scorso anno, il presidente americano Barack Obama, convinto che negli ultimi 30 anni la Cina abbia fatto «enormi progressi» nel campo delle riforme economiche, «migliorando la vita della sua popolazione», ma anche che la riforma politica non abbia «seguito lo stesso ritmo»e che i diritti umani debbano essere rispettati. Un gesto concreto, che chiedono anche Francia e Germania, mentre Bruxelles si limita alle felicitazioni, senza alcuna richiesta ufficiale. Come l'Italia, reduce dal vertice italo-cinese, che definisce il Nobel «un riconoscimento internazionale per tutti coloro che lottano per la libertà e i diritti della persona». Nessun commento arriva dal Vaticano, mentre i missionari «plaudono» alla decisione perchè, assicurano, è così «caduta la muraglia di omertà che l'occidente ha mantenuto in questi anni nei confronti di una situazione gravissima». Felicitazioni per il riconoscimento a Liu, arrivano dai nomi illustri che prima di lui hanno ottenuto il Nobel. Primo fra tutti un altro 'dissidentè, il Dalai Lama, la vera spina nel fianco del regime cinese. «È un riconoscimento della comunità internazionale - dice- all'innalzamento della voce del popolo cinese». Ma anche da Lech Walesa, premio Nobel nel 1983, che definisce il riconoscimento «una sfida per la Cina e il mondo intero». Parla di decisione «storica» Taiwan, mentre Amnesty International chiede a Pechino «la liberazione di tutti i prigionieri di coscienza». Una voce fuori dal coro arriva invece proprio dal 'padrè della dissidenza cinese Wei Jingsheng, convinto che l'intellettuale insignito del Nobel sia in realtà un moderato pronto a collaborare. E che per questo abbia ricevuto il premio.



(PRIMAPRESS) OSLO, Norvegia - Tutto come previsto per il Nobel per la Pace. Dopo l'assegnazione ieri del premio Nobel per la Letteratura allo scrittore peruviano Mario Vargas Llosa, c'era grande attesa per conoscere ilvvincitore del premio per la Pace. L'annuncio del vincitore è stato dato nel corso di una conferenza stampa al Nobel Institute di Oslo. Come ogni anno, alla vigilia dell'assegnazione del Nobel per la Pace, si moltiplicano le voci, più o meno affidabili, sulle probabilità di vittoria dei diversi candidati. Quest'anno l'incertezza era grande, ma su 237 candidati, il Nobel è toccato al dissidente cinese in carcere Liu Xiaobo: Liu era dato per vincente dai bookmaker e dalla televisione norvegese TV2, che l'anno scorso aveva pronosticato correttamente la vittoria a sorpresa del presidente americano Barack Obama.

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