Attentati dell'11 Settembre 2001
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Attentati dell'11 settembre 2001 | |
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Le Torri del World Trade Center bruciano poco dopo l'impatto del volo United Airlines 175 contro la Torre meridionale, sulla destra. A sinistra la Torre settentrionale colpita precedentemente dal volo American Airlines 11, dalla quale esce ancora fumo.
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Stato | Stati Uniti d'America |
Luogo | New York, Arlington (Virginia) |
Obiettivo | World Trade Center, Pentagono, Campidoglio (Washington D.C.) |
Data | 11 settembre 2001 08:46 – 10:28 (UTC-4) |
Tipo | attacco suicida, dirottamento aereo |
Morti | 2 974 (più i 19 terroristi) e 24 dispersi |
Feriti | migliaia |
Responsabili | terroristi legati ad al-Qāʿida |
Motivazione | Ostilità di al-Qāʿida nei confronti degli Stati Uniti d'America, considerati fonte di iniquità e di ingiustizia per tutto il mondo islamico. |
Gli attentati dell'11 settembre 2001 sono stati quattro attacchi suicidi da parte di terroristi di al-Qāʿida contro obiettivi civili e militari nel territorio degli Stati Uniti d'America.
La mattina dell'11 settembre 2001, 19 affiliati all'organizzazione terroristica di matrice islamica al-Qāʿida dirottarono quattro voli civili commerciali.[1][2] I dirottatori fecero intenzionalmente schiantare due degli aerei sulle torri 1 e 2 del World Trade Center di New York,
causando poco dopo il collasso di entrambi i grattacieli e conseguenti
gravi danni agli edifici vicini. Il terzo aereo di linea fu fatto
schiantare dai dirottatori contro il Pentagono. Il quarto aereo, diretto contro il Campidoglio o la Casa Bianca a Washington,[3] si schiantò in un campo vicino Shanksville, nella Contea di Somerset (Pennsylvania), dopo che i passeggeri e i membri dell'equipaggio tentarono, senza riuscirci, di riprendere il controllo del velivolo.
Gli attacchi terroristici dell'11 settembre causarono circa 3 000 vittime.[4] Nell'attacco alle torri gemelle morirono 2 752 persone, tra queste 343 vigili del fuoco e 60 poliziotti.[5] La maggior parte delle vittime erano civili di 70 diverse nazionalità.[6]
Gli attacchi ebbero grandi conseguenze a livello mondiale: gli Stati Uniti d'America risposero dichiarando la "Guerra al terrorismo" e attaccando l'Afghanistan controllato dai Talebani, accusati di aver volontariamente ospitato i terroristi. Il parlamento statunitense approvò lo USA PATRIOT Act
mentre altri stati rafforzarono la loro legislazione anti-terroristica,
incrementando i poteri di polizia. Le borse rimasero chiuse quasi per
una settimana, registrando enormi perdite subito dopo la riapertura, con
quelle maggiori fatte registrare dalle compagnie aeree e di
assicurazioni. L'economia della Lower Manhattan si fermò per via della distruzione di uffici del valore di miliardi di dollari.
I danni subiti dal Pentagono furono riparati dopo un anno e un
piccolo monumento commemorativo fu costruito sul luogo. La ricostruzione
del World Trade Center è invece stata più problematica, a seguito di
controversie sorte riguardo ai possibili progetti e sui tempi necessari
al loro completamento. La scelta della Freedom Tower per la ricostruzione del sito ha subito ampie critiche, conducendo all'abbandono di alcune parti del progetto originario.
Indice |
Attacchi
Per approfondire, vedi la voce Cronologia degli attentati dell'11 settembre 2001. |
Il mattino dell'11 settembre 2001, diciannove terroristi dirottarono quattro aerei di linea passeggeri in viaggio verso la California dagli aeroporti Logan (di Boston), Washington Dulles (di Dulles, ma utilizzato per voli da Washington) e Newark (in New Jersey ma che serve anche New York).[1] I dirottatori condussero due aeroplani modello Boeing 767, il volo American Airlines 11 e il volo United Airlines 175, a schiantarsi contro le Torri nord e sud del World Trade Center.[7] Un altro gruppo di dirottatori condusse il volo American Airlines 77 a schiantarsi contro il Pentagono, mentre un quarto volo, lo United Airlines 93, col quale i terroristi intendevano colpire il Campidoglio o la Casa Bianca a Washington,[3] precipitò al suolo nei pressi di Shanksville, in Pennsylvania.[8][9]
Nel corso del dirottamento, alcuni passeggeri e membri
dell'equipaggio furono in grado di effettuare chiamate con l'apparecchio
radiotelefonico aria-superficie della GTE e con i telefoni cellulari;[10][11]
affermarono che diversi dirottatori erano a bordo di ciascun aeroplano e
che i terroristi avevano preso il controllo dei velivoli usando
coltelli e taglierini per uccidere alcuni assistenti di volo e almeno un pilota o un passeggero, tra cui il comandante del volo 11, John Ogonowski;[12] la Commissione d'indagine sugli attentati dell'11 settembre 2001 stabilì che due dei dirottatori avevano recentemente acquistato attrezzi multifunzione di marca Leatherman.[13] Qualche tipo di spray nocivo, come gas lacrimogeno o spray al peperoncino, sarebbe stato utilizzato sui voli American 11 e United 175 per tenere i passeggeri fuori dalla cabina di prima classe.[14]
Un assistente di volo dell'American Airlines 11, un passeggero del volo
175 e alcuni passeggeri del volo 93 riferirono che i dirottatori
avevano delle bombe, ma uno dei passeggeri disse anche di ritenere che
si trattasse di ordigni inerti. Nessuna traccia di esplosivi fu trovata
sui luoghi degli impatti. Il Rapporto della Commissione sull'11 settembre afferma che le bombe erano probabilmente false.[12]
Sul volo United Airlines 93 le registrazioni della scatola nera
hanno rivelato che l'equipaggio e i passeggeri tentarono di sottrarre
il controllo dell'aereo ai dirottatori dopo aver saputo, per via
telefonica, che altri aerei dirottati erano stati mandati a schiantare
contro degli edifici, quella mattina.[15][16] Secondo la trascrizione della registrazione, uno dei dirottatori diede l'ordine di virare il velivolo quando fu chiaro che ne avrebbero perso il controllo a causa dei passeggeri.[17] Poco dopo, l'aeroplano si schiantò in un campo vicino Stonycreek, nella contea di Somerset (Pennsylvania), alle ore 10:03:11 ora locale (14:03:11 UTC). In una intervista rilasciata al giornalista di al Jazeera Yosri Foda, Khalid Shaykh Muhammad, dirigente di al-Qā‘ida, affermò che l'obiettivo del volo 93 era il Campidoglio di Washington, il cui nome in codice era «la facoltà di Legge».[18]
Tre edifici del complesso del World Trade Center collassarono a causa di danni strutturali, quel giorno.[19] La torre meridionale (denominata WTC 2) crollò alle 9:59 circa, dopo un incendio di 56 minuti causato dall'impatto del volo United Airlines 175; la torre settentrionale(WTC 1) collassò alle 10:28, dopo un incendio di circa 102 minuti.[19] La caduta di WTC 1 produsse dei detriti che danneggiarono la vicina 7 World Trade Center
(WTC 7), la cui integrità strutturale fu ulteriormente compromessa
dagli incendi, che portarono al crollo della penthouse est alle 17:20
ora locale di quello stesso giorno; l'intero edificio collassò
completamente alle 17:21 ora locale.[20]
Il National Institute of Standards and Technology
promosse delle investigazioni sulle cause del collasso dei tre edifici,
successivamente allargando le indagini sulle misure per la prevenzione
del collasso progressivo, chiedendosi ad esempio se la progettazione
aveva previsto la resistenza agli incendi e se era stato effettuato un
rafforzamento delle strutture in acciaio. Il rapporto riguardo WTC 1 e WTC 2 fu terminato nell'ottobre 2005, mentre l'indagine sul WTC 7 è stata pubblicata il 21 agosto 2008:
il crollo dell'edificio è stato causato dalla dilatazione termica,
prodotta dagli incendi incontrollati per ore, dell'acciaio della colonna
primaria, la numero 79, il cui cedimento ha dato inizio ad un collasso
progressivo delle strutture portanti vicine.[21]
Gli attacchi crearono grande confusione tra le agenzie di notizie e i controllori del traffico aereo
in tutti gli Stati Uniti; a tutto il traffico aereo civile
internazionale fu proibito di atterrare su terreno statunitense per tre
giorni.[22] Gli aerei già in volo furono respinti o indirizzati agli aeroporti in Canada o Messico.
Radio e televisioni diffusero notizie non confermate e spesso
contraddittorie per tutto il giorno; una delle ricostruzioni più diffuse
raccontava di una autobomba esplosa nella Segreteria di Stato degli Stati Uniti a Washington.[23]
Poco dopo aver annunciato per la prima volta l'incidente del Pentagono, la CNN e altre emittenti raccontarono anche che un incendio era scoppiato al National Mall di Washington.[24] Un altro rapporto fu diffuso dalla Associated Press, secondo il quale un Boeing 767 della Delta Air Lines,
il volo 1989, era stato dirottato: anche questa notizia si rivelò poi
un errore, in quanto si era effettivamente pensato che vi fosse quel
pericolo, ma l'aereo rispose ai comandi dei controllori di volo e
atterrò a Cleveland, Ohio.[25]
Vittime
Le vittime degli attentati furono 2 974, esclusi i diciannove
dirottatori: 246 su quattro aeroplani (88 sul volo American Airlines 11,[26] 59 sul volo United Airlines 175,[27] 59 sull'American Airlines 77[28] e 40 sul volo United 93;[29] non ci fu alcun superstite), 2 603 a New York e 125 al Pentagono.[30][31] Altre 24 persone sono ancora elencate tra i dispersi.[32] Tutte le vittime erano civili a parte 55 militari uccisi al Pentagono.[33] Furono più di 90 i paesi che persero cittadini negli attacchi al World Trade Center.[34]
Il NIST ha stimato che circa 17 400 civili erano presenti nel complesso del World Trade Center al momento degli attacchi, mentre i dati sui turisti elaborati dalla Port Authority of New York and New Jersey
(l'"Autorità portuale di New York e del New Jersey") suggeriscono una
presenza media di 14 154 persone sulle Torri Gemelle alle 8:45 del
mattino.[35][36]
La gran parte delle persone al di sotto delle zone di impatto evacuò in
sicurezza gli edifici, come pure 18 persone che si trovavano nella zona
di impatto della torre meridionale;[37] Al contrario, 1 366 delle vittime si trovavano nella zona di impatto o nei piani superiori della torre settentrionale;[38]
secondo il Rapporto della Commissione, centinaia furono le vittime
causate dall'impatto, mentre le restanti rimasero intrappolate e
morirono a seguito del collasso della torre.[39] Quasi 600 persone furono invece uccise dall'impatto o morirono intrappolate ai piani superiori nella torre meridionale.[38]
Almeno 200 persone saltarono dalle torri in fiamme e morirono, come raffigurato nella emblematica foto The Falling Man ("L'uomo che cade"), precipitando su strade e tetti degli edifici vicini, centinaia di metri più in basso.[40]
Alcune persone che si trovavano nelle torri al di sopra dei punti di
impatto salirono fino ai tetti degli edifici sperando di essere salvati
dagli elicotteri, ma le porte di accesso ai tetti erano chiuse; inoltre,
non vi era alcun piano di salvataggio con elicotteri e, quella mattina
dell'11 settembre, il fumo denso e l'elevato calore degli incendi
avrebbe impedito agli elicotteri di effettuare manovre di soccorso.[41]
Le vittime tra i soccorritori furono 411. Il New York City Fire Department (i vigili del fuoco di New York) perse 341 vigili del fuoco e 2 paramedici;[42] il New York City Police Department (la polizia di New York) perse 23 agenti,[43] il Port Authority Police Department (la polizia portuale) 37.[44] I servizi di emergenza medica privata persero altri 8 tecnici e paramedici.[45][46]
La Cantor Fitzgerald L.P.,
una banca di investimenti i cui uffici si trovavano ai piani 101-105
del WTC 1, perse 658 impiegati, più di qualunque altra azienda.[47] La Marsh Inc., i cui uffici si trovavano immediatamente sotto quelli della Cantor Fitzgerald ai piani 93-101 (dove avvenne l'impatto del volo 11), perse 295 impiegati, mentre 175 furono le vittime tra i dipendenti della Aon Corporation.[48] Dopo New York, lo stato che ebbe più vittime fu il New Jersey, con la città di Hoboken a registrare il maggior numero di morti.[49]
È stato possibile identificare i resti di sole 1 600 delle vittime
del World Trade Center; gli uffici medici raccolsero anche «circa 10 000
frammenti di ossa e tessuti non identificati, che non possono essere
collegati alla lista dei decessi».[50] Altri resti di ossa furono trovati ancora nel 2006, mentre gli operai approntavano il Deutsche Bank Building per la demolizione.
La morte per malattie ai polmoni di alcune altre persone è stata
fatta risalire alla respirazione delle polveri contenenti centinaia di
composti tossici (quali amianto, mercurio, piombo, ecc.) causate dal
collasso del World Trade Center. La gravità dell'inquinamento ambientale
derivante da tali polveri - che investirono tutta la punta sud
dell'isola di Manhattan - fu resa nota al grande pubblico solo a
distanza di circa quattro anni dall'evento: sino ad allora le agenzie
governative statunitensi avevano sottovalutato o nascosto il rischio
ambientale, forse allo scopo di non causare ulteriore panico e di
rendere più spediti i soccorsi, lo sgombero delle macerie, il ripristino
delle normali attività della città così gravemente ferita.[51][52][53]
Danni
Oltre alle Torri gemelle, i due grattacieli da 110 piani, numerosi altri edifici del World Trade Center furono distrutti o gravemente danneggiati, inclusi il 7 World Trade Center, il 6 World Trade Center, il 5 World Trade Center, il 4 World Trade Center, il Marriott World Trade Center e la chiesa greco ortodossa di St Nicholas.[54] Il Deutsche Bank Building, situato al di là della Liberty Street
rispetto al complesso del World Trade Center, è attualmente in
demolizione, in quanto l'ambiente all'interno dell'edificio è tossico e
inabitabile.[55][56] La Fiterman Hall del Borough of Manhattan Community College, situato al 30 West Broadway, ricevette gravi ed estesi danni durante gli attacchi e la sua demolizione è stata programmata.[57] Altri edifici limitrofi, come il 90 West Street e il Verizon Building, subirono gravi danni, ma sono stati riparati.[58] Gli edifici del World Financial Center, la One Liberty Plaza, il Millenium Hilton, e 90 Church Street riportarono danni moderati.[59] Anche gli impianti di telecomunicazioni situati sulla torre settentrionale
andarono distrutti, incluse le antenne di trasmissione radio e
televisive e i ponti radio, ma le stazioni degli organi di informazioni
re-instradarono rapidamente i segnali e ripresero le trasmissioni.[54][60]
Nella contea di Arlington,
una porzione del Pentagono fu gravemente danneggiata dall'impatto e dal
successivo incendio, e una sezione dell'edificio crollò.[61]
Operazioni di salvataggio e soccorso
Successivamente agli attacchi alle Torri gemelle, il New York City Fire Department
inviò rapidamente sul sito 200 unità, pari a metà dell'organico del
dipartimento, che furono aiutati da numerosi pompieri fuori-servizio e
da personale dei pronto soccorso.[62][63][64] Il New York City Police Department inviò delle unità speciali dette "Emergency Service Units" e altro personale.[65]
Durante i soccorsi, i comandanti dei vigili del fuoco, della polizia e
dell'Autorità portuale ebbero difficoltà a condividere le informazioni e
a coordinare i loro sforzi,[62] tanto che vi furono duplicazioni nelle ricerche dei civili dispersi invece che ricerche coordinate.[66]
Con la situazione che peggiorava, il dipartimento di polizia, che
riceveva informazioni degli elicotteri in volo, fu in grado di
diffondere l'ordine di evacuazione che permise a molti dei suoi agenti
di allontanarsi prima del crollo degli edifici;[65][66]
tuttavia, poiché i sistemi di comunicazione radio dei dipartimenti di
polizia e di vigili del fuoco erano incompatibili, questa informazione
non fu inoltrata ai comandi dei vigili del fuoco. Dopo il collasso della
prima torre, i comandanti dei vigili del fuoco trovarono difficoltà a
inviare gli ordini di evacuazione ai pompieri all'interno della torre, a
causa del malfunzionamento dei sistemi di trasmissione all'interno del World Trade Center. Persino le chiamate al 911 (il servizio di emergenza) non furono correttamente inoltrate.[63] Una enorme operazione di ricerca e salvataggio fu lanciata dopo poche ore dagli attacchi; le operazioni cessarono alcuni mesi dopo.[67]
Attentatori e loro moventi
Per approfondire, vedi le voci Dirottatori degli attentati dell'11 settembre 2001 e Ventesimo dirottatore. |
Gli attacchi dell'11 settembre sono il risultato degli obiettivi dichiarati da al-Qa'ida, così come furono formulati nella fatwa[68] emessa da Osama bin Laden, Ayman al-Zawahiri, Abū Yāsir Rifāʿī Ahmad Tāhā, Mir Hamzah, e Fazlur Rahman, la quale dichiarava che fosse «dovere di ogni musulmano [...] uccidere gli americani in qualunque luogo».[69][70][71]
Al-Qa'ida
Per approfondire, vedi la voce al-Qāʿida. |
L'origine di al-Qa'ida risale al 1979, anno dell'invasione sovietica dell'Afghanistan; poco dopo l'invasione, Osama bin Laden si recò in Afghanistan per collaborare con l'organizzazione dei mujaheddin arabi e alla creazione di Maktab al-Khidamat, una formazione il cui scopo era quello di raccogliere fondi e assoldare mujaheddin stranieri per resistere all'Unione Sovietica. Nel 1989,
con il ritiro delle forze sovietiche dal conflitto afghano, il Maktab
al-Khidamat si trasformò in una "forza di intervento rapido" del jihad contro i governi del mondo islamico.[72]
Sotto l'influenza di Ayman al-Zawahiri, bin Laden assunse posizioni più radicali.[73] Nel 1996, bin Laden promulgò la prima fatwa,[74] con la quale intendeva allontanare i soldati statunitensi dall'Arabia Saudita.[75] In una seconda fatwa diffusa nel 1998, bin Laden avanzò obiezioni sulla politica estera statunitense nei riguardi di Israele, come pure sulla presenza di truppe statunitensi in Arabia Saudita anche dopo la fine della guerra del Golfo.[76] Bin Laden ha citato testi dell'Islam
per esortare ad azioni di forza contro soldati e civili statunitensi
fin quando i problemi sollevati non saranno risolti, notando che
«durante tutta la storia dei popoli islamici, gli ulema hanno unanimemente affermato che il jihad è un dovere individuale se il nemico devasta i paesi musulmani».[76]
Organizzazione degli attacchi
L'idea degli attacchi dell'11 settembre fu formulata da Khalid Shaykh Muhammad, che per primo la presentò a Osama bin Laden nel 1996.[77] In quel momento bin Laden e al-Qāʿida vivevano un periodo di transizione, in quanto erano appena tornati in Afghanistan dal Sudan.[78] Gli attentati alle ambasciate statunitensi del 1998 segnarono un punto di svolta, in quanto con essi bin Laden attaccava direttamente gli Stati Uniti.[78] Alla fine del 1998 o all'inizio del 1999, bin Laden diede il proprio consenso a Mohammed per l'organizzazione dell'attentato.[78] Una serie di incontri ebbero luogo nella primavera del 1999 tra Khalid Shaykh Muhammad, bin Laden e il suo rappresentante Mohammed Atef: bin Laden approvò la scelta dei capi dell'azione e garantì il sostegno finanziario;[78] fu anche coinvolto nella scelta dei partecipanti all'attacco, tanto che fu lui a scegliere Mohamed Atta come il capo dei dirottatori.[79] Mohammed fornì il supporto operazionale, selezionando gli obiettivi e organizzando i viaggi per dirottatori[78]
(quasi 27 membri di al-Qāʿida tentarono di entrare negli Stati Uniti
d'America per prendere parte agli attacchi dell'11 settembre);[12] bin Laden modificò alcune decisioni di Mohammed, respingendo alcuni potenziali obiettivi come la U.S. Bank Tower di Los Angeles.[80]
La National Commission on Terrorist Attacks upon the United States ("Commissione nazionale sugli attacchi terroristici contro gli Stati Uniti") fu formata dal governo degli Stati Uniti ed è comunemente nota come 9/11 Commission; il 22 luglio 2004
la commissione rilasciò un rapporto nel quale concludeva che gli
attacchi erano stati progettati e messi in atto da membri di al-Qāʿida.
La commissione affermò che «gli organizzatori dell'attentato dell'11
settembre spesero in totale tra 400 000 e 500 000 dollari per progettare
e mettere in atto il loro attacco, ma che la precisa origine dei fondi
utilizzati per eseguire gli attacchi è rimasta sconosciuta».[81]
Dirottatori
Quindici dirottatori provenivano dall'Arabia Saudita, due dagli Emirati Arabi Uniti, uno dall'Egitto e uno dal Libano.[82]
In contrasto con il consueto profilo degli attentatori suicidi, i
dirottatori erano adulti maturi e ben istruiti, le cui visioni del mondo
erano ben formate.[83] Dopo alcune ore dagli attacchi, l'FBI fu in grado di determinare i nomi e, in molti casi, i dettagli personali dei sospetti piloti e dirottatori.[84][85] Il bagaglio di Mohamed Atta, che non fu trasbordato dal suo volo da Portland
sul volo 11, conteneva documenti che rivelarono l'identità di tutti i
19 dirottatori e altri importanti indizi sui loro piani, sulle loro
intenzioni e sui loro precedenti.[86] Il giorno degli attacchi, la National Security Agency intercettò delle comunicazioni che portavano a Osama bin Laden, come avevano fatto i servizi segreti tedeschi.[87][88]
Il 27 settembre
2001, l'FBI rese pubbliche le foto dei 19 dirottatori, assieme alle
informazioni sulle possibili nazionalità e nomi falsi di molti.[89]
Le indagini dell'FBI sugli attacchi, l'operazione "PENTTBOM", furono le
più vaste e complesse nella storia dell'FBI, coinvolgendo più di 7 000
agenti speciali.[90] Il governo degli Stati Uniti determinò che al-Qāʿida,
diretta da Osama bin Laden, era responsabile per gli attacchi, con
l'FBI che afferma che «le prove che mettono in relazione al-Qāʿida e bin
Laden agli attacchi dell'11 settembre sono chiare e irrefutabili»;[91] Il governo del Regno Unito raggiunse la stessa conclusione.[92]
La dichiarazione di una guerra santa contro gli Stati Uniti d'America e la fatwa firmata da Osama bin Laden
e altri nel 1996, in cui si chiedeva l'uccisione di civili
statunitensi, sono viste come indizi del suo movente negli attacchi
dell'11 settembre da parte degli investigatori.[93] Inizialmente bin Laden negò il proprio coinvolgimento negli attacchi, per poi ammetterlo.[94][95] Il 16 settembre 2001, bin Laden negò ogni coinvolgimento negli attacchi leggendo una dichiarazione trasmessa dal canale satellitare del Qatar Al Jazeera: «Sottolineo che non ho attuato questo gesto, che sembra essere stato portato avanti da individui con motivazioni proprie»;[96]
questa smentita fu trasmessa dalle testate giornalistiche statunitensi e
mondiali. Nel novembre 2001 forze statunitensi recuperarono una
registrazione in una casa distrutta a Jalalabad, in Afghanistan, in cui bin Laden parla a Khaled al-Harbi: nella videoregistrazione bin Laden ammette di aver saputo in anticipo degli attacchi.[97] La registrazione fu trasmessa da varie emittenti giornalistiche a partire dal 13 dicembre 2001; la distorsione delle immagini è stata attribuita ad artefatti causati dalla copia del nastro.[98] Il 27 dicembre
2001 fu pubblicato un secondo video di bin Laden, in cui affermava che
«il terrorismo contro gli Stati Uniti merita di essere lodato perché fu
una risposta ad una ingiustizia, avente lo scopo di forzare gli Stati
Uniti a interrompere il suo sostegno ad Israele, che uccide la nostra gente», senza però ammettere la responsabilità degli attacchi.[99] Poco prima delle elezioni presidenziali statunitensi del 2004,
bin Laden rivendicò pubblicamente con una registrazione video il
coinvolgimento di al-Qāʿida negli attacchi agli Stati Uniti, ammettendo
il proprio legame diretto con gli attentati; affermò che gli attacchi
erano stati portati perché «siamo liberi [...] e vogliamo riottenere
libertà per la nostra nazione. Così come voi indebolite la nostra
sicurezza noi indeboliamo la vostra».[100] Osama bin Laden afferma di aver personalmente diretto i 19 dirottatori:[101]
nel video afferma che «concordammo assieme al comandante Muhammad Atta,
che Allah abbia pietà di lui, che tutte le operazioni avrebbero dovuto
essere completate in 20 minuti, prima che Bush e la sua amministrazione
se ne accorgessero».[95] Un altro video ottenuto da Al Jazeera nel settembre 2006 mostra Osama bin Laden con Ramzi bin al-Shibh (il più delle volte scritto Ramzi Binelshibh) e due dirottatori, Hamza al-Ghamdi e Wa'il al-Shehri, mentre preparano gli attacchi.[102]
In una intervista del 2002 con il giornalista di al Jazeera Yosri Foda, Khalid Shaykh Muhammad ammise il proprio coinvolgimento nella "operazione del santo Martedì", assieme a Ramzi bin al-Shibh.[103] Il Rapporto della Commissione sull'11 settembre
ha determinato che l'animosità di Khalid Shaykh Mohammed, il
«principale architetto» degli attacchi dell'11 settembre, verso gli
Stati Uniti ebbe origine «non dalla sua esperienza di studente fatta lì,
ma piuttosto dalla sua violenta opposizione alla politica estera
statunitense in favore di Israele».[78]
Mohammed Atta condivideva le stesse motivazioni di Khalid Shaykh
Muhammad. Ralph Bodenstein, un ex-compagno di classe di Atta, lo
descrisse come «molto imbevuto, veramente, [di idee] sulla difesa, da
parte degli Stati Uniti, di queste politiche israeliane nella regione»[104] Abd al-Aziz al-Umari,
dirottatore del volo 11 assieme a Mohamed Atta, affermò nel suo
testamento video: «il mio gesto è un messaggio per coloro che mi hanno
ascoltato e per coloro che mi hanno visto e, allo stesso tempo, è un
messaggio agli infedeli, che lasciate la penisola arabica sconfitti e che smettiate di dare una mano ai codardi ebrei in Palestina».[105] Khalid Shaykh Muhammad fu arrestato il 1º marzo 2003 a Rawalpindi, in Pakistan,[106] per poi essere detenuto definitivamente nel campo di detenzione di Guantanamo Bay, a Cuba.
Durante le udienze condotte dagli Stati Uniti nel marzo 2007, che sono
state «ampiamente criticate da avvocati e gruppi per i diritti umani in
quanto tribunali falsi»,[107]
Muhammad confessò nuovamente la propria responsabilità per gli
attacchi: «ero il responsabile dell'operazione dell'11 settembre, dalla A
alla Z».[107][108]
Nel "Sostituto di testimonianza di Khalid Shaykh Muhammad" del processo a Zakariya Musawi,
cinque persone sono identificate come quelle che conoscevano tutti i
dettagli dell'operazione: Osama bin Laden, Khalid Shaykh Muhammad, Ramzi bin al-Shibh, Abu Turab al-Urdunni e Mohammed Atef.[109]
Fino al 2008, solo le figure di contorno sono state processate o
condannate in relazione agli attacchi; bin Laden non è stato ancora
formalmente accusato degli attentati.[110] Il 26 settembre 2005, la Audiencia Nacional de España (la corte nazionale spagnola), diretta dal giudice Baltasar Garzón, condannò Abu Dahdah a 27 anni di prigione per cospirazione
riguardo agli attentati dell'11 settembre e in qualità di membro
dell'organizzazione terroristica al-Qāʿida. Allo stesso tempo, altri 17
membri di al-Qa'ida ricevettero condanne tra i sei e gli undici anni.[111][112] Il 16 febbraio 2006, la corte suprema spagnola ridusse la pena di Abu Dahdah a 12 anni, in quanto considerò non provata la sua partecipazione alla cospirazione.[113]
Moventi
Molte conclusioni della commissione dell'11 settembre sui moventi
degli attacchi sono state condivise da altri esperti. L'esperto di
anti-terrorismo Richard Clarke ha spiegato, nel suo libro Against All Enemies,
che le scelte di politica estera degli Stati Uniti, inclusi «il
confronto con Mosca in Afghanistan, l'invio delle forze armate
statunitensi nel Golfo persico» e «il rafforzamento di Israele come base
per un fianco meridionale contro i sovietici», contribuirono a formare
le motivazioni di al-Qāʿida.[114] Altri, come il corrispondente dall'estero dell'Observer
Jason Burke, sottolineano l'aspetto politico dei moventi, affermando
che «bin Laden è un attivista con un'idea molto chiara di ciò che vuole e
di come spera di ottenerlo. Questi mezzi possono essere molto distanti
dalla normale attività politica [...] ma la sua agenda è
fondamentalmente politica».[115]
Molti studi si sono concentrati anche sull'insieme della strategia di
bin Laden per individuare il movente degli attentati. Per esempio, il
corrispondente Peter Bergen afferma che gli attacchi erano parte di un
piano volto a far incrementare la presenza militare e culturale degli
Stati Uniti nel Vicino Oriente,
forzando in questo modo i musulmani a confrontarsi con le "malefatte"
di un governo non-musulmano e a stabilire governi islamici conservatori
nella regione.[116] Michael Scott Doran, corrispondente di Foreign Affairs,
enfatizza l'uso "mitico" del termine "spettacolare" nella risposta di
bin Laden agli attacchi, spiegando che si trattava di un tentativo di
provocare una reazione viscerale nel Vicino Oriente e di assicurarsi che
i cittadini musulmani reagissero il più violentemente possibile a un
aumento dell'impegno statunitense nella regione.[117]
Conseguenze
Risposta degli Stati Uniti d'America e guerra al terrorismo
Per approfondire, vedi la voce Guerra al terrorismo. |
Gli attacchi dell'11 settembre ebbero un immediato e travolgente
effetto sulla popolazione degli Stati Uniti d'America. Molti agenti di
polizia e soccorritori di altre parti del paese presero dei permessi dal
lavoro per recarsi a New York ad assistere i propri colleghi nel
recupero dei corpi dalle macerie delle Torri gemelle.[119] Le donazioni di sangue ebbero un incremento nella settimana successiva agli attacchi in tutti gli Stati Uniti.[120][121]
Per la prima volta nella storia, tutti i velivoli civili degli Stati
Uniti e di altri paesi (come il Canada), che non effettuavano servizi di
emergenza, furono immediatamente fatti atterrare, recando grossi disagi
a decine di migliaia di passeggeri in tutto il mondo.[122] La Federal Aviation Administration
chiuse i cieli statunitensi a tutti i voli internazionali, obbligando
gli aerei a dirigersi su aeroporti di altri paesi; il Canada fu uno dei
paesi maggiormente toccati da questo fenomeno e lanciò l'Operazione Nastro Giallo per gestire l'enorme numero di aerei a terra e di passeggeri bloccati negli aeroporti.[123]
Il consiglio della Nato
dichiarò che gli attacchi agli Stati Uniti erano considerati un attacco
a tutti i paesi della Nato e che, in quanto tali, soddisfacevano
l'Articolo 5 del trattato NATO.[124] Subito dopo gli attacchi, l'amministrazione Bush dichiarò la "Guerra al terrorismo", con l'obiettivo dichiarato di portare Osama bin Laden e al-Qa'ida
davanti alla giustizia e di prevenire la costituzione di altre reti
terroristiche. I mezzi previsti per perseguire questi obiettivi
includevano sanzioni economiche e interventi militari contro gli stati
che avessero dato l'impressione di ospitare terroristi, aumenti
dell'attività di sorveglianza su scala globale e condivisione delle
informazioni ottenute dai servizi segreti. L'invasione statunitense dell'Afghanistan (2001) e il rovesciamento del governo dei Talebani
da parte di una coalizione guidata dagli Stati Uniti fu la seconda
operazione della guerra effettuata al di fuori dei confini statunitensi
in ordine di grandezza, la più vasta tra quelle direttamente collegate
al terrorismo. Gli Stati Uniti non furono l'unica nazione ad aumentare
la propria preparazione militare: stati come le Filippine e l'Indonesia dovevano infatti affrontare le minacce portate dal terrorismo islamista interno.[125][126] Subito dopo, alcuni esponenti dell'amministrazione statunitense specularono sul coinvolgimento di Saddam Hussein, il presidente iracheno, con al-Qa'ida.[127] Questi sospetti si rivelarono successivamente infondati, ma questa associazione contribuì a far accettare all'opinione pubblica l'invasione dell'Iraq del 2003.[127]
Reazioni dell'opinione pubblica statunitense
A seguito degli attacchi, l'indice di gradimento del presidente Bush salì fino all'86%.[128] Il 20 settembre 2001, il Presidente degli Stati Uniti parlò alla nazione e ad una seduta congiunta del Congresso,
esponendo gli eventi del giorno degli attacchi, i successivi nove
giorni di sforzi di salvataggio e ricostruzione e la sua risposta agli
eventi. Anche il sindaco di New York Rudolph Giuliani ottenne un notevole gradimento a livello locale e nazionale in virtù del ruolo svolto.[129]
Molti fondi furono immediatamente aperti per assistere finanziariamente
i sopravvissuti e le famiglie delle vittime degli attacchi; al termine
ultimo per la compensazione delle vittime, l'11 settembre 2003, erano
state ricevute 2 833 richieste dalle famiglie delle vittime.[130] Subito dopo gli attacchi furono messi in atto i piani di emergenza per l'evacuazione dei governanti e per la continuità del governo (la serie di atti necessari a garantire la prosecuzione delle funzioni governative in caso di attacco nucleare o simile).[122]
Il fatto che gli Stati Uniti fossero in una condizione di continuità
del governo fu però comunicato al Congresso solo nel febbraio 2002.[131] Il Congresso passò l'Homeland Security Act del 2002, che istituì il Department of Homeland Security, la maggiore ristrutturazione dell'amministrazione statunitense nella storia contemporanea. Il congresso passò anche lo USA PATRIOT Act,
affermando che sarebbe stato utile a individuare e perseguire il
terrorismo e altri crimini; i gruppi per le libertà civili hanno però
criticato il PATRIOT Act, affermando che permette agli organi di polizia
di invadere la vita privata dei cittadini e che elimina il controllo da
parte della magistratura della polizia e dai servizi segreti interni.[132][133][134] L'amministrazione Bush indicò gli attacchi dell'11 settembre per giustificare l'inizio di una operazione segreta della National Security Agency volta a «intercettare comunicazioni via telefono e e-mail tra gli Stati Uniti e persone all'estero senza mandato».[135]
Furono riportati numerosi incidenti di molestie e crimini d'odio contro mediorientali e persone "dall'aspetto mediorientale"; furono coinvolti particolarmente Sikh,
in quanto gli uomini sikh vestono un turbante, elemento essenziale
dello stereotipo del musulmano negli Stati Uniti. Vi furono abusi
verbali, attacchi a moschee e altre costruzioni religiose (tra cui un
tempio induista) e aggressioni, tra cui un omicidio: Balbir Singh Sodhi, un Sikh, fu ucciso il 15 settembre, dopo essere stato scambiato per un musulmano.[136] Le principali organizzazioni statunitensi di musulmani[137]
furono immediate nella condanna degli attacchi e si appellarono
affinché «i musulmani statunitensi si facciano avanti con le loro
capacità e le loro risorse per aiutare ad alleviare le sofferenze delle
persone coinvolte e delle loro famiglie». Oltre a notevoli donazioni di
denaro, molte organizzazioni islamiche organizzarono raccolte di sangue e
fornirono assistenza medica, cibo e alloggio alle vittime
dell'attentato.[138] A seguito degli attacchi, 80 000 arabi e immigrati musulmani furono registrati e le loro impronte digitali schedate in base all'Alien Registration Act del 1940. Ottomila arabi e musulmani furono interrogati e cinquemila stranieri furono detenuti secondo la Joint Congressional Resolution 107-40,
che autorizzava l'uso delle forze armate «per scoraggiare e prevenire
atti di terrorismo internazionale contro gli Stati Uniti».[139]
Risposta internazionale
Gli attacchi furono condannati da governi di tutto il mondo, e molte nazioni offrirono aiuti e solidarietà.[140] I governanti della maggior parte dei paesi del Medio Oriente, incluso l'Afghanistan, condannarono gli attacchi. L'Iraq fece eccezione, in quanto diffuse immediatamente una dichiarazione in cui si affermava che «i cowboys americani stanno cogliendo il frutto dei loro crimini contro l'umanità».[141] Un'altra eccezione molto evidenziata dai mass media furono i festeggiamenti da parte di alcuni Palestinesi.[142] Circa un mese dopo gli attacchi, gli Stati Uniti d'America guidarono una vasta coalizione nell'invasione dell'Afghanistan, allo scopo di rovesciare il governo dei Talebani, accusati di ospitare al-Qa'ida.[143] Le autorità del Pakistan
si schierarono nettamente al fianco degli Stati Uniti contro i Talebani
e al-Qāʿida: i pakistani misero a disposizione degli Stati Uniti
diversi aeroporti militari e basi per gli attacchi contro il governo
talebano e arrestarono più di 600 presunti membri di al-Qāʿida, che poi
cedettero agli statunitensi.[144] Diversi paesi - tra cui Regno Unito, India, Australia, Francia, Germania, Indonesia, Cina, Canada, Russia, Pakistan, Giordania, Mauritius, Uganda e Zimbabwe
- promulgarono legislazioni "antiterroristiche" e congelarono i conti
in banca di persone che sospettavano avessero legami con al-Qāʿida.[145][146] I servizi segreti e le forze di polizia di alcuni paesi - tra cui Italia, Malesia, Indonesia e Filippine
- arrestarono persone che indicavano come sospetti terroristi con lo
scopo dichiarato di distruggere le cellule terroristiche in tutto il
mondo.[147][148]
Negli Stati Uniti questi fatti generarono alcune controversie; critici come il Bill of Rights Defense Committee
affermarono che le tradizionali limitazioni sul potere di sorveglianza
federale (come il controllo degli assembramenti pubblici del COINTELPRO) erano stati "smantellati" dallo USA PATRIOT Act.[149] Organizzazioni per le libertà civili come la American Civil Liberties Union e il gruppo di pressione Liberty affermarono che anche alcune protezioni dei diritti civili erano state aggirate.[150][151] Gli Stati Uniti aprirono un centro di detenzione a Guantanamo Bay, a Cuba,
per detenervi quelli che definirono "combattenti nemici illegittimi".
La legittimità di tali detenzioni è stata messa in discussione dall'Unione Europea, dall'Organizzazione degli Stati Americani e da Amnesty International, tra gli altri.[152][153][154]
Indagini
"9/11 Commission"
Per approfondire, vedi la voce Commissione d'indagine sugli attentati dell'11 settembre 2001. |
La Commissione d'indagine sugli attentati dell'11 settembre 2001, anche nota come "9/11 Commission" e diretta dall'ex-governatore del New Jersey Thomas Kean,
fu istituita nel tardo 2002 per preparare una ricostruzione completa
dei fatti riguardanti l'attacco, analizzando anche lo stato di
preparazione e l'immediata reazione ad essi. Il 22 luglio 2004, la 9/11 Commission pubblicò il Rapporto della Commissione sull'11 settembre. La Commissione e il suo rapporto hanno ricevuto diverse critiche.[155][156]
Collasso del World Trade Center
Una indagine federale sulle caratteristiche tecniche e di resistenza
agli incendi connesse con il collasso delle Torri gemelle e del WTC 7 fu
condotta dal National Institute of Standards and Technology (NIST) dello United States Department of Commerce.
Questa indagine aveva il compito di trovare il motivo del collasso
degli edifici, il numero di morti e feriti causati, oltre che le
procedure collegate alla progettazione e alla gestione del World Trade
Center.[157]
Il rapporto concluse che i rivestimenti anti-incendio delle infrastrutture in acciaio
furono spazzati via dagli impatti degli aerei e che, se questo non
fosse accaduto, le torri sarebbero probabilmente rimaste in piedi.[158]
Gene Corley,
direttore dell'indagine originale, commentò che «le torri si
comportarono in maniera impressionante. Non furono gli aerei dei
terroristi ad abbattere gli edifici; fu l'incendio successivo. Fu
dimostrato che era possibile abbattere due terzi delle colonne di una
torre e l'edificio sarebbe restato in piedi».[159]
Il fuoco indebolì le travature di sostegno dei piani, facendole piegare
verso il basso, tirando così le colonne in acciaio esterne che si
piegarono verso l'interno. Con le colonne portanti danneggiate, le
colonne esterne piegate non furono più in grado di sostenere gli
edifici, causandone il collasso. Il rapporto afferma inoltre che le
trombe delle scale non erano adeguatamente rinforzate per funzionare da
via di fuga per le persone al di sopra della zona di impatto.[160][161] Questo fu confermato da uno studio indipendente della Purdue University.[162]
I risultati dell'indagine del NIST sul WTC 7 sono stati pubblicati il
21 agosto 2008: il crollo dell'edificio è stato causato dalla
dilatazione termica prodotta dagli incendi che divamparono incontrollati
per ore, e che hanno in particolare interessato l'acciaio della colonna
primaria numero 79, il cui cedimento ha dato inizio ad un collasso
progressivo delle strutture portanti vicine.[21]
Indagine interna della CIA
L'Ispettore Generale della CIA condusse una indagine interna sulle
prestazioni della CIA prima dell'11 settembre e fu estremamente critico
nei confronti dei funzionari anziani della CIA per non aver fatto tutto
ciò che era possibile contro il terrorismo, in particolare per non
essere riusciti a fermare due dei dirottatori dell'11 settembre, Nawaf
al-Hazmi e Khalid al-Mihdhar, al loro ingresso negli Stati Uniti, e per
non aver condiviso le informazioni su di loro con l'FBI.[163]
Nel maggio 2007, senatori appartenenti sia al Partito Democratico che a quello Repubblicano
hanno sostenuto una proposta di legge che avrebbe reso pubblica un
rapporto d'indagine interno alla CIA. Il rapporto investiga sulle
responsabilità del personale CIA prima e dopo gli attacchi: completato
nel 2005, i suoi dettagli non sono mai stati resi pubblici.[164]
Effetti a lungo termine
Conseguenze economiche
Gli attacchi ebbero un significativo impatto sui mercati finanziari degli Stati Uniti e mondiali. La borsa di New York (New York Stock Exchange, NYSE), l'American Stock Exchange e il NASDAQ non aprirono l'11 settembre e rimasero chiusi fino al 17 settembre. Quando i mercati riaprirono, l'indice Dow Jones precipitò di 684 punti, pari al 7.1%, fino a 8 921, la maggiore flessione mai avuta in un solo giorno.[165]
Alla fine della settimana, l'indice Dow Jones era precipitato a 1 369,7
punti (14,3%), la maggiore caduta settimanale della sua storia.[166] Le azioni statunitensi persero 1 400 miliardi di dollari di valore in quella settimana.[166]
A New York si contarono circa 430 000 posti di lavoro e 2,8 miliardi di
dollari di stipendi persi nei tre mesi seguenti agli attacchi; gli
effetti economici si concentrarono sui settori economici dell'export della città.[167] Si stima che la perdita in termini di prodotto interno lordo
sperimentata dall'economia newyorkese negli ultimi tre mesi del 2001 e
per tutto il 2002 ammonti a 27,3 miliardi di dollari. Il governo
federale concesse immediatamente 11,2 miliardi di dollari al governo
cittadino nel settembre 2001 e 10,5 miliardi di dollari all'inizio del
2002, per incentivare lo sviluppo economico e la ricostruzione delle
infrastrutture.[168]
Gli attacchi ebbero un grosso impatto anche sulle piccole imprese di Lower Manhattan, poste nelle vicinanze del World Trade Center;
circa 18 000 di queste imprese furono distrutte o trasferite dopo gli
attacchi. L'agenzia federale che gestisce i fondi per le piccole
imprese, la Small Business Administration, fornì dei prestiti mentre il governo federale diede assistenza alle piccole imprese danneggiate dagli attacchi tramite il Community Development Block Grants e l'Economic Injury Disaster Loans.[168] Quasi tre milioni di metri quadri di uffici a Lower Manhattan furono danneggiati o distrutti.[169]
Gli studi economici sugli effetti degli attacchi hanno confermato che
il loro impatto sul mercato degli uffici di Manhattan e su quello dei
lavori da ufficio è stato inferiore a quanto previsto, a causa della
necessità di una interazione faccia a faccia nell'ambito dei servizi
finanziari.[170][171]
Lo spazio aereo nordamericano fu chiuso per diversi giorni dopo gli attacchi e i voli di linea
sperimentarono un calo dopo la sua riapertura. Gli attacchi causarono
un taglio di circa il 20% della capacità di viaggi aerei, esacerbando i
problemi delle compagnie aeree statunitensi.[172]
Effetti sulla salute
Migliaia di tonnellate di detriti tossici risultanti dal collasso
delle Torri gemelle contenevano più di 2 500 contaminanti, tra cui
alcuni elementi noti per essere cancerogeni.[173][174]
Sono testimoniate diversi casi di malattie debilitanti tra coloro che
si occuparono dei soccorsi e dei lavori di rimozione delle macerie,
malattie ritenute collegate direttamente all'esposizione ai detriti.[175][176]
Alcune di queste conseguenze sanitarie hanno toccato anche alcuni
residenti, studenti e impiegati della Lower Manhattan e della vicina Chinatown.[177] Molti decessi sono stati collegati alla polvere tossica causata dal collasso del World Trade Center e i nomi delle vittime saranno incluse nel memoriale del WTC.[178]
Esistono alcuni studi scientifici che suggeriscono che l'esposizione a
diversi prodotti tossici dispersi nell'aria potrebbe avere effetti
negativi sullo sviluppo del feto: per questo motivo, un centro studi per
la salute ambientale dei bambini sta studiando i figli delle donne
incinte all'epoca degli attacchi e che vivevano o lavoravano in
prossimità delle torri del WTC.[179]
Sono tuttora in atto procedimenti legali per il rimborso dei costi
delle cure per le malattie connesse agli attacchi. Il 17 ottobre 2006,
il giudice federale Alvin Hellerstein annullò il rifiuto della
municipalità di New York di pagare i costi dell'assistenza sanitaria ai
soccorritori, permettendo così numerosi processi contro
l'amministrazione cittadina.[180]
Ufficiali governativi sono stati censurati per aver spinto le persone a
tornare a Lower Manhattan nelle settimane successive agli attacchi;
l'amministratrice della Environmental Protection Agency
("Agenzia per la protezione dell'ambiente", EPA) nel periodo
immediatamente successivo agli attacchi, Christine Todd Whitman, fu
pesantemente criticata per aver affermato scorrettamente che l'area era
sicura dal punto di vista ambientale.[181]
Il presidente Bush fu anche criticato per aver interferito con le
interpretazioni e i pareri dell'EPA riguardo alla qualità dell'aria
successivamente agli attacchi.[182]
Inoltre, il sindaco Giuliani fu criticato per aver sollecitato il
personale del settore finanziario a tornare rapidamente nell'area vasta
attorno a Wall Street.[183]
Ricostruzioni
Il giorno degli attacchi, Giuliani affermò: «Ricostruiremo. Ne
usciremo più forti di prima, politicamente più forti, economicamente più
forti. La skyline tornerà ad essere nuovamente completa».[184] La rimozione dei detriti terminò ufficialmente nel maggio 2002.[185] La Lower Manhattan Development Corporation, incaricata della ricostruzione del sito del World Trade Center, è stata criticata per aver compiuto poco con i notevoli fondi destinati alla ricostruzione.[186][187] Uno degli edifici completamente distrutti, il 7 World Trade Center, ha una nuova torre uffici, completata nel 2006; la Freedom Tower
è attualmente (2012) in costruzione e, al suo completamento, sarà uno
degli edifici più alti dell'America settentrionale con una altezza di
541 m. Si prevede il completamento di altre tre torri entro il 2014,
poste un isolato a oriente rispetto a quelle originali.
La sezione danneggiata del Pentagono fu ricostruita e rioccupata entro un anno dagli attacchi.[188]
Monumenti
Nei giorni immediatamente successivi agli attacchi, si tennero molte commemorazioni e veglie in tutto il mondo;[189][190][191] mentre ovunque a Ground Zero furono affisse immagini delle vittime.[192] Una delle prime commemorazioni fu il Tribute in Light,
una installazione di 88 fari da ricerca posti nelle fondamenta delle
Torri che proiettavano due colonne di luce verticalmente verso il cielo.[193] A New York fu istituita una competizione per decidere il progetto di un monumento da erigere sul luogo di Ground Zero; il progetto vincente, Reflecting Absence,
selezionato nell'agosto 2006, consiste in una coppia di piscine
riflettenti sul luogo delle fondamenta delle Torri, circondate da un
monumento sotterraneo in cui sono iscritti i nomi delle vittime.[194] I progetti di creazione di un museo sul sito sono stati sospesi dopo che l'International Freedom Center è stato abbandonato per le critiche delle famiglie delle vittime.[195]
Il monumento del Pentagono
è correntemente in costruzione fuori dall'edificio: si tratta di un
parco con 184 panchine (pari ai 125 morti che ci sono stati tra gli
occupanti dell'edificio più i 59 del volo AA 77) che fronteggiano il Pentagono.[196]
Quando il Pentagono fu ricostruito, nel 2001-2002, furono costruiti
anche una cappella privata e un monumento interno, posti nel luogo dove
il Volo 77 si schiantò nell'edificio.[197]
Un monumento del Volo 93 da costruire a Shanksville è in fase di
progetto: includerà un groviglio di alberi scolpiti che forma un circolo
intorno al sito dell'impatto, tagliato dal percorso dell'aereo, mentre
delle campane a vento porteranno i nomi delle vittime.[198] Un monumento temporaneo si trova a 450 m dal sito dell'impatto del Volo 93 a Shanksville.[199]
Molti altri monumenti permanenti sono in costruzione in tutto il mondo e
la loro lista è aggiornata man mano che sono completati.[200]
Oltre a monumenti veri e propri, anche borse di studio e programmi
caritatevoli sono stati istituiti dai parenti delle vittime, come pure
da altre organizzazioni e privati.[201]
Teorie del complotto
Per approfondire, vedi le voci Teorie del complotto sull'attentato al World Trade Center dell'11 settembre 2001 e Teorie del complotto sull'attentato al Pentagono dell'11 settembre 2001. |
A seguito degli attacchi, negli Stati Uniti e nel mondo sono stati
sollevati diversi dubbi circa il reale svolgimento dei fatti e sono
state formulate numerose teorie difformi da quelle comunemente
accettate, generalmente configurabili come teorie del complotto.
Tali dubbi e teorie hanno dato luogo ad innumerevoli dispute e
controversie circa la natura, l'origine e i responsabili degli
attentati, contestando il contenuto dei resoconti ufficiali circa
l'accaduto e suggerendo, tra l'altro, che persone con incarichi di
responsabilità negli Stati Uniti
fossero a conoscenza del pericolo e che deliberatamente avrebbero
deciso di non prevenirli, o che individui estranei ad al-Qāʿida
avrebbero partecipato alla pianificazione o all'esecuzione degli
attacchi.[202]. Una delle più diffuse teorie pone in dubbio che gli edifici colpiti a New York siano crollati per conseguenza del solo impatto degli aerei e degli incendi che ne sono seguiti. Tuttavia, la comunità degli ingegneri civili
concorda con la versione che vuole il collasso delle Torri gemelle
provocato dagli impatti ad alta velocità degli aviogetti e dai
conseguenti incendi, piuttosto che da una demolizione controllata[203] della quale non è mai stata fornita alcuna prova.
Filmografia
Decine e decine di film e documentari sono stati girati sugli attentati; i principali sono:
- 2002 - 11 settembre 2001 di undici registi internazionali
- 2004 - Fahrenheit 9/11 di Michael Moore
- 2004 - The Power of Nightmares di Adam Curtis
- 2006 - World Trade Center di Oliver Stone
- 2006 - United 93 di Paul Greengrass
Mentre il primo episodio della serie The Lone Gunmen (messo in onda per la prima volta sei mesi prima dell'attentato) parla di una storia simile, anche se incentrata sulla Teoria del complotto.
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Bibliografia
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Voci correlate
- Attentati dell'11 marzo 2004 a Madrid
- Attentati del 7 luglio 2005 a Londra
- Attentati del 23 luglio 2005 a Sharm el-Sheikh
- Attentati di Mumbai
- Commissione d'indagine sugli attentati dell'11 settembre 2001
- Guerra al terrorismo
- al-Qāʿida
- World Trade Center (film)
- 11 settembre 2001 (film)
- Fahrenheit 9/11
- The Power of Nightmares
- United 93
- Q33 NY
- Teorie del complotto sull'attentato al World Trade Center dell'11 settembre 2001
- Operazione Nastro Giallo
Altri progetti
- Commons contiene file multimediali sugli attentati dell'11 settembre 2001
- Wikiquote contiene citazioni sugli attentati dell'11 settembre 2001
Collegamenti esterni
- (EN) 911Dataset Project: Archivio da più di 3 TB di documenti sull'11 settembre (risultato di una Freedom of Information Act al NIST che permette il possesso del materiale ma non la pubblicazione in spregio alle norme di copyright)
- (EN) Archivio di 5TB di documenti sull'11 settembre (unico sito a possedere il copyright per la pubblicazione del materiale nel web)
- (EN) National Commission on Terrorist Attacks Upon the United States
- (EN) September 11 Digital Archive: Saving the Histories of September 11, 2001
- (EN) September 11, 2001 Newspaper Articles Archive - Più di 15.000 articoli di giornale collegati agli attacchi
- Racconto per immagini - Sito commemorativo
- (EN) Archivio delle schermate di 250 siti Internet sull'11 settembre
- (EN) CNN.com - Raccolta di video dell'attentato, inclusi gli impatti degli aerei
- (FR) L'11 settembre raccontato da al-Qaida. Canal+ - documentario con le interviste a terroristi di Al-Qaida sugli attentati e sull'organizzazione
- (EN) Enciclopedia sugli attacchi alle torri
- (EN) Archivio Trasmissioni principali emittenti televisive americane sull'attacco alle torri
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