Ma quali ribelli! Gheddafi fu ucciso da un agente segreto francese. Il mito della primavera araba, il ruolo di Assad e il fantasma di Musa Sadr...
La rivolta libica non è mai esistita. Parigi sognava un'operazione stile Suez 1956, ma i "ribelli" hanno messo nel sacco gli stessi francesi. Il risultato è la morte di Chris Stevens e la trasformazione della Libia in una Somalia Mediterranea. Lo squallido patto mafioso tra Nicolas Sarkozy e Assad. Trentatre anni dopo la vendetta è stata fatta!
MISURATA - (LIBIA) - Una mano straniera dietro la morte di Gheddafi. A sparare il colpo di
pistola alla testa che avrebbe ucciso il Colonnello lo scorso 20 ottobre
dell’anno scorso alla periferia di Sirte sarebbero stati i servizi
inviati da Parigi e non le brigate rivoluzionarie libiche. Lo rende noto
il giornalista del Corriere della Sera Lorenzo Cremonesi che riporta
l’intervista a Mahmoud Jibril, ex premier del governo transitorio. Il
leader libico intervistato due giorni fa dall’emittente egiziana “Sogno
Tv” al Cairo ha così rilanciato la versione del complotto ordito da un
servizio segreto estero. Sul perchè la pista più battuta sia quella
francesce è facile dirlo. Gheddafi aveva minacciato di rivelare
particolari sulle relazioni tra la Libia e l’allora presidente francese
Sarkozy, il principale sostenitore dell’intervento Nato in Libia.
Sarebbero stati rivelati i finanziamenti utili per la candidatura a
presidente nel 2007. Un motivo che avrebbe spinto gli 007 francesi a
intervenire per eliminarlo. I servizi di Parigi ottennero informazioni
utili dal governo siriano. Stando a quello che riferisce Cremonesi
sarebbe stato lo stesso rais Assad a rivelare il numero del satellitare
di Gheddafi. Una mossa del dittatore di Damasco per strappare alla
Francia la promessa di alleggerire la pressione sulla Siria.
DAMASCO - (SIRIA) - Assassinare Muhammar Gheddafi, per evitare che – una volta catturato – potesse svelare dettagli imbarazzanti sul sostegno libico nell’elezione di Nicolas Sarkozy. A sparare il colpo di pistola che ha ucciso Gheddafi il 20 ottobre 2011 alle porte della sua roccaforte, Sirte, sarebbe stato un agente straniero francese, aiutato dai siriani in cambio dell’alleggerimento delle pressioni internazionali su Damasco. Il dubbio che la morte del colonnello non sia avvenuta per mano di un guerrigliero locale, ma per l’intervento diretto di un commando-killer della Nato circola da tempo, in
Libia. La conferma viene ora da uno dei politici-chiave del cambio di regime in
Libia, Mahmoud Jibril, già a capo del Cnt, il Consiglio Nazionale di Transizione. Riprendendo l’intervista di Jibril, rilasciata il 29 settembre 2012 al Cairo, il “Corriere della Sera” riporta nuovi particolari che confermano in parte quanto rivelato appena pochi giorni dopo la morte di Gheddafi da un altro quotidiano italiano, “
Il Giornale”.
A Lorenzo Cremonesi, inviato del “Corriere” a Tripoli, l’ex responsabile libico per i rapporti con le agenzie di informazioni straniere, Rami El Obeidi, racconta che dietro la localizzazione del raìs, in fuga da settimane, ci sarebbe addirittura il presidente siriano Bashar Assad. Sarebbe infatti stato il numero uno di Damasco, secondo la fonte libica, a fornire agli 007 francesi il numero del telefono satellitare “Iridium” di Gheddafi per l’intercettazione del segnale e la localizzazione del fuggiasco. In cambio della “cooperazione”, sempre secondo El Obeidi, la
Francia avrebbe promesso di limitare le pressioni sul regime di Assad impegnato nella repressione della
rivolta siriana, degenerata in
guerra civile e assistita da forze arabe e occidentali con l’appoggio della Turchia. La
Francia, scrive il “Giornale”, era stata uno dei pochi paesi ad aver dichiarato apertamente la possibilità di un intervento militare in Siria, motivato con la necessità di assicurare zone franche ai civili.
Sempre sul “Giornale”, già il 23 ottobre 2011 Fausto Biloslavo rivelava una pista siriana: «La fine di Gheddafi forse è arrivata con una telefonata a Damasco, dal suo apparecchio satellitare, intercettato dalla Nato a Sirte». Un anno dopo, torna l’ombra di un intervento francese: ne parla anche il “Corriere”, citando ambienti diplomatici internazionali. Nella ricostruzione degli ultimi minuti di vita del Colonnello, compaiono «due caccia francesi» che avrebbero colpito per primi il convoglio su cui viaggiava Gheddafi, obbligando il raìs e i suoi compagni a trovare rifugio nei tubi di cemento in cui saranno poi stanati da un primo gruppo di insorti. Soltanto dopo sarebbe intervenuto un secondo gruppo, un commando di professionisti. L’impressione, racconta una fonte libica, è che il commando incaricato di assassinare Gheddafi «sapesse esattamente cosa fare e avesse ordini precisi di eliminare i prigionieri».
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M. Jibril, ex premier libico: "Gheddafi custodiva molti segreti e documenti e aveva buoni rapporti con strutture di intelligence estere!"
PARIGI - (FRANCIA) - E' stato un agente segreto Francese che avrebbe premuto il grilletto: un colpo alla tempia sinistra di Muammar Gheddafi, che pensava di essersi messo al sicuro su un’ambulanza diretta all’ospedale di Misurata. Era il 20 ottobre dell’anno scorso.
La ricostruzione è di Rami al-Obeidi, ex responsabile dei rapporti con le intelligence straniere per il Consiglio nazionale transitorio, il parlamentino della rivoluzione libica. L’ex premier libico Mahmoud Jibril aveva anticipato la notizia alla tv egiziana Dream, chiamando in causa «un’ intelligence straniera».
OBEIDI ha rivelato che da Sirte il Rais, con un telefono satellitare ‘Iridium’, si mise in contatto con alcuni fedelissimi fuggiti in Siria. Secondo Obeidi, fu il presidente siriano Bashar al-Assad a passare il numero dell’Iridium agli 007 francesi, permettendo loro di localizzare il raìs: Assad voleva convincere Parigi ad allentare la pressione sul proprio regime, contestato dal 15 marzo con grandi manifestazioni di piazza. Il secondogenito di Gheddafi, Seif, ha più volte minacciato rivelazioni scottanti sui milioni di dollari versati dal padre per contribuire all’ elezione di Nicolas Sarkozy nel 2007.
In Libia ieri sono state raccolte armi a Tripoli e a Bengasi. Un uomo ha offerto addirittura un tank. A Bengasi i cittadini hanno consegnato duecento pezzi, fra fucili e mitra. Circa 200 persone sono scese in piazza per manifestare il loro sostegno ai salafiti della Brigata Ansar al-Sharia, sciolta la scorsa settimana dopo che migliaia di cittadini hanno preso d’assalto il suo quartier generale.
L’ex premier del governo transitorio libico Mahmoud Jibril sostiene che Gheddafi venne ucciso dai francesi con la complicità del siriano Assad...
Non furono i ribelli libici, ma una “intelligence straniera” a decidere l’uccisione lo scorso anno di Muammar Gheddafi. E’ quanto sostiene l’ex premier del governo transitorio libico, Mahmoud Jibril. Partecipando a un programma della tv egiziana Dream, Jibril ha detto che l’uccisione potrebbe aver fatto seguito a una «richiesta di alcune parti internazionali che non volevano che Gheddafi parlasse di certe questioni compromettenti». L’ex leader, ha ricordato Jibril, «aveva infatti rapporti con alcuni leader internazionali, che potevano avere interesse ad azzittirlo per sempre».
Il riferimento all’ex presidente francese Nicolas Sarkozy è abbastanza evidente, e noto in tutte le cancellerie occidentali. Gheddafi avrebbe versato milioni di dollari per la campagna elettorale dell’ex capo dello Stato.
La notizia rimbalza in questi giorni su tutti i siti arabi, che riportano con enfasi le dichiarazioni di Jibril. L’ex premier ha ricordato che Ghaddafi «custodiva molti segreti e documenti e manteneva buoni rapporti con alcuni apparati internazionali di intelligence». Fu proprio Jibril, a ottobre dello scorso anno, ad annunciare la morte del colonnello.
Ora l’ex premier ad interim si chiede: «Se fossero stati i ribelli a decidere di uccidere Gheddafi, perché non ucciderlo al momento della cattura?».
Interrogato sulla nazionalità dei mandanti dell’uccisione, Jibril è stato cauto, affermando: «
Non sono certo di chi ha ucciso Gheddafi, né del modo in cui è stato ucciso». Secondo la versione ufficiale dei fatti, il 20 ottobre 2011 aerei militari francesi attaccarono il convoglio in cui Gheddafi tentava la fuga da Sirte, dove si era asserragliato. Raggiunto dai ribelli, fu
catturato vivo, ferito alle gambe e
linciato. Secondo il rapporto del medico legale, l’ex rais fu poi ucciso da un colpo di pistola alla testa.
Secondo il
Corriere della Sera, sarebbe stato il presidente siriano Bashar al Assad a rivelare ai francesi dove si nascondeva il raìs. In cambio del numero del satellitare di Gheddafi, Assad avrebbe fatto promettere a Parigi di limitare le pressioni internazionali sulla Siria.
LIBIA - Cominciano a spuntare gli altarini. Negli ultimi due anni siamo stati bombardati dalla propaganda sulla “primavera araba”, locuzione che è servita a palliare le ambizioni neo-coloniali di ex potenze ormai fuori dal giro della storia e di monarchie medievali che in quel giro vogliono entrare costi quel che costi. Oggi diventa sempre più chiaro che la narrazione ufficiale delle rivolte arabe ha descritto una realtà che esisteva solo nell’immaginario di Parigi, Doha e delle altre capitali governate da apprendisti stregoni assai più pericolosi dei tanti vituperati tiranni.
La rivolta libica non è mai esistita. Si è trattato, semmai, di un complotto contro Gheddafi ordito dai servizi segreti francesi su ordine del leader peggiore che abbia calcato i palcoscenici europei nel dopoguerra. La stessa stampa francese non ha mai nascosto che il decollo dei Rafale alla volta dei cieli di Tripoli, Bengasi e Sirte incarnasse un’operazione post-coloniale modellata su quella di Suez 1956 (inutile ricordare come andò a finire allora e quanto poco gli europei, e soprattutto i francesi, abbiano imparato dalle disfatte del passato).
I retroscena sulla morte di Gheddafi emersi nelle ultime ore confermano quanto già si sapeva da mesi. Il complotto contro l’anziano leader libico fallì perché i “ribelli”, cioè gli ex fedelissimi del rais passati armi e bagagli sotto l’ala protettrice delle potenze neo-coloniali, sfruttarono l’onda delle rivolte tunisina ed egiziana per trasformare un’operazione segreta che avrebbe dovuto estromettere Gheddafi in modo il più possibile indolore in una guerra civile che ha costretto europei ed arabi ad armare gli jihadisti della peggior specie. Il risultato è stato l’assassinio dell’ambasciatore Chris Stevens e la trasformazione della Libia in una Somalia mediterranea a rischio implosione.
Il modo in cui si è arrivati a uccidere Gheddafi è poi sintomatico dello squallido moralismo dell’Occidente. Chi consentì ai servizi segreti francesi di individuare il rais e poi ammazzarlo – negli ambienti diplomatici del Vecchio Continente non c’è dubbio sul fatto che l’agente di cui ha parlato il libico Jalili sia un francese – fu infatti il presidente siriano Bashar al-Assad, uno che come si è scritto più volte su questo sito ha fatto sempre piuttosto comodo a europei e americani.
Insomma, mentre da un lato si accusa il presidente siriano delle peggiori nefandezze e si minaccia chissachè contro il suo impresentabile regime, dall’altro pare che nel salotto buono europeo non ci si faccia poi troppi problemi a scendere a patti dal sapore mafioso con il Diavolo: tu mi dici dov’è Gheddafi e io ti lascio libero di compiere le tue stragi. Chapeau!
P.S. Chi la fa l’aspetti! Il 31 agosto 1978 Muhammar Gheddafi fece sparire l’imam Musa Sadr, autore di una fatwa che legittimò il regime di Hafez al-Assad, padre di Bashar, stabilendo che gli alauiti erano da considerare a tutti gli effetti sciiti duodecimani. Quando si dice le vendette della storia…
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