PECHINO - (CINA) - Circa milleseicento (1600) alti dirigenti
conservatori del Partito comunista Cinese e alcuni intellettuali hanno
inviato una lettera al comitato centrale del partito in cui invitano il
premier cinese, Wen Jiabao, a dimettersi. Lo si apprende da fonti di
stampa locali. Secondo i più conservatori dell'ideologia comunista le
riforme economiche intraprese da Wen, che poi sono la continuazione di
quelle iniziate da Deng Xiaoping dopo la morte di Mao Zedong, hanno
scosso le fondamenta dell'economia socialista cinese. Occorre quindi,
secondo questa parte dell'establishment politico, fare qualcosa per
impedire alla Cina di diventare una nazione con un sistema
multi-partitico capitalista, che va in contrasto con i valori
fondamentali della Repubblica popolare cinese.
NELLA LETTERA: Il gruppo ha criticato la politica di Wen Jiabao di
incoraggiare le imprese private a scapito di quelle statali. L'unico
contributo che Wen ha dato alla Cina, si sostiene del documento, è
quello di aver creato una maggiore disparità tra ricchi e poveri.
Dimissioni o meno, il mandato di Wen è giunto al termine. L'attuale premier cederà in autunno lo scettro al suo sostituto, che sarà (pare ormai assodato) l'attuale vicepremier Li Keqiang, la cui amministrazione tuttavia prosegurà, con ogni probabilità, sulla strada già intrapresa da Wen e dal presidente uscente cinese Hu Jintao.
Dimissioni o meno, il mandato di Wen è giunto al termine. L'attuale premier cederà in autunno lo scettro al suo sostituto, che sarà (pare ormai assodato) l'attuale vicepremier Li Keqiang, la cui amministrazione tuttavia prosegurà, con ogni probabilità, sulla strada già intrapresa da Wen e dal presidente uscente cinese Hu Jintao.
Con buona pace dei comunisti ortodossi, poi, le due correnti
principali che si giocano la supremazia nella cerchia ristretta del
Comitato Permanente in Cina sono entrambe liberiste. I ‘tuanpai', che
contano tra i loro membri Hu Jintao e Wen Jiabao, si sono formati nella
Lega Giovanile del partito; a loro si oppone la ‘cricca di Shanghai' di
cui è stato leader indiscusso l'ex presidente cinese Jiang Zemin, e che è
più liberista in economia di Jiabao. Proprio Zemin nei giorni scorsi si
è reso protagonista di alcune apparizioni pubbliche che avevano dato
l'impressione che il grande vecchio della politica cinese fosse sceso di
nuovo nell'arena.
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