Gu Kailai condannata a morte
PECHINO - (CINA) - La moglie dell'ex segretario del partito di Chongqing Bo
Xilai, Gu Kailai, è stata condannata alla pena di morte con sospensione
di due anni per l'uccisione di un cittadino britannico. La sentenza sarà
con ogni probabilità commutata nel carcere a vita, ha annunciato oggi
un avvocato dell'accusa. "Rispettiamo questa decisione", ha aggiunto He
Zhengsheng. Secondo quanto si è appreso, Gu Kailai ha annunciato che non
farà ricorso contro la sentenza. Con Gu Kailai sono stati condannati
anche quattro dirigenti della polizia cinese, accusati di avere
garantito protezione alla donna. La moglie di Bo Xilai è stata
riconosciuta colpevole dell'omicidio dell'uomo d'affari britannico Neil
Heywood: alla donna sono state riconosciute alcune attenuanti, tra cui
quella di avere agito per difendere il figlio Bo Guagua, minacciato
dalla vittima.
BIRMANIA - Mezzo secolo di censura preventiva sui media si è concluso oggi con
un annuncio ufficiale. «La censura su tutte le pubblicazioni locali è
revocata a partire dal 20 agosto 2012», si legge in un comunicato
pubblicato sul sito del ministero dell'informazione. Nella "nuova
Birmania" post-dittatura militare, è l'ennesima riforma, e
potenzialmente tra quelle più significative, introdotta dal governo
civile dell'ex generale Thein Sein nell'ultimo anno. Ma nonostante il
passo avanti, le autorità dispongono di potenti mezzi - da leggi
speciali fino a un'autocensura frutto dell'abitudine - per tenere in
riga la stampa nazionale.
«Qualsiasi pubblicazione nel Paese non dovrà più ottenere da noi
un'autorizzazione precedente la pubblicazione, con effetto immediato»,
ha detto Tint Swe, responsabile della commissione per la censura presso
il ministero dell'Informazione, dopo aver illustrato le nuove norme a
editori e direttori nell'ex capitale Rangoon. La decisione era attesa da
mesi, ma per motivi non precisati era stata più volte rimandata.
La difficile libertà di stampa: La legislazione sulla censura era stata progressivamente allentata
dall'estate scorsa: se una volta un'autorizzazione era necessaria anche
per libri e canzoni, nell'ultimo anno l'obbligo rimaneva in vigore solo
per le riviste di tema politico e religioso, alle quali veniva comunque
garantita maggiore libertà di azione rispetto al passato.
Le fotografie o le menzioni della neo-deputata Aung San Suu Kyi, tabù
quando il premio Nobel per la Pace era ancora agli arresti domiciliari,
non costituivano più un problema. E anche le restrizioni a internet
sono state rimosse.
Tali aperture hanno contribuito al fiorire di decine di giornali che hanno testato con maggiore vigore i limiti della libertà di stampa. Limiti non scritti, ma ben presenti nelle redazioni: la corruzione nel governo, la repressione della "rivoluzione di zafferano" del 2007 o gli abusi dell'esercito nella guerra alle milizie etniche costituiscono tuttora esempi di temi "non pubblicabili", pena conseguenze.
Tali aperture hanno contribuito al fiorire di decine di giornali che hanno testato con maggiore vigore i limiti della libertà di stampa. Limiti non scritti, ma ben presenti nelle redazioni: la corruzione nel governo, la repressione della "rivoluzione di zafferano" del 2007 o gli abusi dell'esercito nella guerra alle milizie etniche costituiscono tuttora esempi di temi "non pubblicabili", pena conseguenze.
La politica del governo resta un tabù: Solo tre settimane fa, due riviste sono state sospese per 15 giorni -
una misura revocata in seguito a proteste di piazza dei reporter - per i
loro retroscena su un rimpasto di governo.
È probabile che tali argomenti continueranno a rimanere estremamente sensibili, anche perché la commissione per la censura continuerà ad esistere, mantenendo il potere di comminare sospensioni o revocare licenze in caso di contenuti non graditi. Rimangono ancora in vigore (dal golpe del 1962) norme a tutela della sicurezza nazionale, ampiamente interpretabili in senso restrittivo alla divulgazione di informazioni. Così come non è stata ancora toccata una legge che impedisce l'esistenza di quotidiani non statali, costringendo gli organi di stampa privati a una pubblicazione almeno settimanale.
È probabile che tali argomenti continueranno a rimanere estremamente sensibili, anche perché la commissione per la censura continuerà ad esistere, mantenendo il potere di comminare sospensioni o revocare licenze in caso di contenuti non graditi. Rimangono ancora in vigore (dal golpe del 1962) norme a tutela della sicurezza nazionale, ampiamente interpretabili in senso restrittivo alla divulgazione di informazioni. Così come non è stata ancora toccata una legge che impedisce l'esistenza di quotidiani non statali, costringendo gli organi di stampa privati a una pubblicazione almeno settimanale.
Verso una legge quadro: Il settore della stampa dovrebbe comunque essere riformato con una
nuova legge quadro, attesa nei prossimi mesi. La strada da fare verso
una completa libertà di espressione è comunque lunga: nell'apposita
graduatoria compilata da "Reporters sans Friontières", la Birmania
rimane al 169esimo posto. Dopo decenni di stagnazione e un isolamento
auto-imposto, almeno, nell'ultimo anno ha bruciato le tappe. Un'apertura
di cui sta iniziando a beneficiare anche l'economia, di cui gli esperti
si attendono una crescita annuale di almeno il 6 per cento per i
prossimi anni.
L'ambasciatore Usa: progressi fragili: I progressi registrati nell'ultimo anno in Birmania rimangono
fragili, a fronte delle ripetute violazioni dei diritti umani e dei
possibili legami militari con la Corea del nord. È quanto ha
sottolineato il nuovo ambasciatore americano in Birmania, Derek
Mitchell, in un'intervista al wall Street Journal.
«Crediamo ancora che ci sia una maggioranza di persone nel Paese e nel governo impegnata a far progredire il Paese, ma non credo che nessuno si faccia illusioni sul fatto che ci saranno molte difficoltà, molte battute di arresto e non un chiaro cammino verso il progresso», ha detto il diplomatico.
«Crediamo ancora che ci sia una maggioranza di persone nel Paese e nel governo impegnata a far progredire il Paese, ma non credo che nessuno si faccia illusioni sul fatto che ci saranno molte difficoltà, molte battute di arresto e non un chiaro cammino verso il progresso», ha detto il diplomatico.
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Fonte: http://www.ilsole24ore.com
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