"La Politica è una cosa difficile, talvolta terribile, ma tuttavia umana! Anche nella Politica ci deve essere il disgusto, la pulizia! Non ci si può sporcare di fango, nemmeno per un'idea alta!"
(Boris Eltsin - "Il diario del Presidente")
Visualizzazioni totali delle visite sul blog "Mitrokhin" dalla sua nascita: 08 Novembre 2007
Classifica settimanale delle news piu' lette sul blog Mitrokhin...
"Dovete essere determinati, lavorare duro, non perdere la speranza, solo
questo vi aiuterà a costruire una nuova casa e a tornare a guardare al
futuro". Così il Dalai Lama ha esortato la folla che lo ha accolto nella
sua visita a Mirandola, uno dei centri più colpiti dal sisma in Emilia. "Ho
visto case e industrie distrutte arrivando qui. E' un disastro. Ho
pregato per voi da quando ho saputo del terremoto e mi trovavo a Udine",
ha poi detto rivolgendosi agli sfollati del 'campo Friuli'. "Appena ho
avuto l'occasione sono venuto qui. Vedendo questa distruzione - ha
aggiunto - ho provato profondo dispiacere. In passato ho visitato altri
posti dove ci sono stati disastri naturali e ho sempre convinto le
persone a pensare al futuro". "Non è giusto venire a mani vuote in
un posto colpito da questo disastro. Per questo motivo donerò altri
50.000 dollari a queste popolazioni" ha detto ancora il Dalai Lama. Già
al momento dell'annuncio della visita a Mirandola, lo staff del Dalai
Lama aveva reso nota una prima donazione di 50.000 dollari alla Croce
Rossa dell'Emilia-Romagna per le operazioni di soccorso. Il Dalai
Lama, nel corso della sua visita in Italia, sarà a Milano il 26 e 27
giugno. Nell'occasione interverrà nel Consiglio comunale del capoluogo
lombardo, ma non riceverà la cittadinanza onoraria. La votazione sull'onorificenza è infatti saltata dopo le proteste della Cina,
che ha fatto sapere che avrebbe interpretato l'iniziativa del Comune
come un gesto di inimicizia nei confronti del popolo cinese.
Successi e rimpianti dell'ultimo Presidente dell'Urss e padre della perestrojka, a ventuno anni dal crollo dell'Unione Sovietica, LEGGETE ATTENTAMENTE LE GRANDI MENZOGNE DI QUESTO CRIMINALE POLITICO CHE DOVREBBE ESSERE PROCESSATO AL TRIBUNALE DELL'AJA INSIEME AL SUO "EX - ALLEATO - AMICO RADOVAN KHARADZIC COME MLADIC O IL DEFUNTO MILOSEVIC IN SERBIA DA LUI SOSTENUTO ALLA FINE DEGLI ANNI '80":Ultimo Presidente dell’Urss, Nobel
per la pace, leader dell’Unione dei socialdemocratici: è il cursus
honorum di Mikhail Gorbaciov. Nel 1985 avvia la perestrojka. Contribuisce
alla fine della Guerra Fredda e alla caduta del muro di Berlino.
Annuncia la Glasnost e riabilita le vittime dello stalinismo. Poi il
crollo dell’Urss, di cui, oggi, si pente. L’Occidente lo adora,
in Russia è malvisto. Tutto il mondo lo chiama Gorby.
Se potesse tornare indietro cosa
farebbe di diverso? Torno spesso con la mente al marzo del
1985 quando fu accettata la proposta della mia nomina a segretario
generale. Non potevo certo rinunciare. E Raissa (Raissa Maksimovna
Gorbaciova, sua moglie) era contraria. Mi chiese: Ne hai bisogno?.
Non provava simpatie per la politica, ma mi amava. Così dissi a me
stesso: se sei una persona seria, non devi dire di no. Avevo ben
chiara la situazione del Paese. Non caddi giù dalle nuvole. Ero nel
Partito da quando avevo quindici anni. Ero pure il più giovane
membro del Politburo. Probabilmente agirei nello stesso modo
e la mia scelta sarebbe la stessa di ventisette anni fa. Di sicuro
cercherei di evitare gli errori di calcolo e le previsioni sbagliate
che ho fatto. Cosa è stato di intralcio nella
realizzazione dei suoi progetti politici? Stavamo andando
nella giusta direzione. Eravamo però in ritardo con la riforma del
Partito che da promotore della perestrojka si trasformò nel suo
freno. A dire il vero anche la nomenklatura non ci aiutò. A un certo
punto capì che se le fosse sfuggito il controllo del Paese, sarebbe
stata la fine del monopolio. Il Pcus non superò la prova
democratica. E anche dopo il 1989 nelle libere elezioni i comunisti
ricevettero quasi l’85 per cento dei voti. Il popolo non era contro
i comunisti, tra i quali figuravano persone serie e brillanti. Molto
spesso tuttavia erano i carrieristi con la tessera del Partito a
occupare i posti più importanti. Sicuramente rimanemmo indietro
anche con la riforma dell’Unione. Non ci passava nemmeno per la
testa che tutto sarebbe finito. Eravamo sicuri che l’Urss fosse una
roccia. Cosa sarebbe diventata l’Urss
se si fossero attuate le riforme? Sarebbe stato un Paese
libero e democratico. Guardi, qualsiasi cosa abbia intenzione di fare
il nuovo potere si sta chiarendo che il via di tutto fu dato durante
la perestrojka. Questo significa che i processi iniziati allora
continuano. Se avessi io la possibilità di occuparmene allora lo
farei in modo coerente, graduale e non tutto in fretta e furia come è
nella nostra tradizione. Accettare la perestrojka in un Paese come il
nostro è in generale un grosso rischio. E prendersi la
responsabilità per cambiamenti simili è un fardello fuori dalla
portata di chiunque. Quando si sarebbe potuta
riformare l’Unione per non farla crollare? Negli anni Ottanta
questo punto non era forse già stato superato e la dissoluzione era
inevitabile? Dopo 30 anni di governo di Stalin, dopo che si
era insediato il suo rigido meccanismo e un sistema
economico-amministrativo totalitario, uscirne come l’araba fenice
dalle ceneri o ribellarsi a esso era impossibile. Krusciov ci provò
e fece alcune cose affinché iniziassimo a pensare in quale Paese
vivevamo, ma ne pagò il prezzo. Ci allontanavano dall’eredità
staliniana a fatica. La gente semplice non capiva e non accettava
tutte queste rivelazioni sul "culto della personalità". E tutto il
periodo di Brezhnev fu a suo modo un neostalinismo: un regime
totalitario senza repressioni. Nella sua vita professionale e
politica quale fu il momento di massima tensione? Cosa pensa della
decisione che prese in quel frangente? Dall’inizio alla fine, posso dire di aver dato tutto me stesso nel lavoro. E altrettanto
ho ricevuto in cambio. Questo impegno mi è costato molto caro, da
tanti punti di vista. Non giocavo a golf. Tutto quello che era
rimasto a me e Raissa era la nostra passeggiata giornaliera di sei
chilometri. In qualunque momento della giornata. Persino di notte se
tornavo tardi. Uscivamo di casa e c’incamminavamo. Lo abbiamo fatto
per quasi quarant’anni. Di una cosa mi rammarico: non aver portato
avanti le riforme fino alla fine. E, comunque, attraverso
compromessi, complicate manovre, decisioni flessibili siamo riusciti
a portare la società fino al punto in cui ritornare a un passato
totalitario e sovietico non era più possibile. Questo, alla fine, è
ciò che conta. Qual è secondo lei il suo
successo più importante? Negli anni della perestrojka siamo
riusciti a metterci sul cammino della libertà. E questo percorso
resta ancora da completare. Ha un motto? Uno che
valesse per tutta la vita non ce l’avevo. Quando però c’era
la perestrojka, mi ripetevo spesso: risolvi i problemi in modo
democratico, senza spargere sangue. Attraverso compromessi, manovre
complicate e decisioni flessibili siamo riusciti a portare la società
fino al punto in cui ritornare a un passato totalitario non era più
possibile. Questo è ciò che conta.
Questa intervista è stata pubblicata per la prima volta sulla rivista "Snob"
L'intervento è stato pubblicato sull'edizione cartacea di Russia Oggi
Incontro con Madre Agnes-Mariam de la Croix, testimone della tragedia siriana. Roma, 25 luglio, ore 18. ALLA SALA METODISTA, VIA FIRENZE... 38
La Rete No War ROMA, a sostegno dell'iniziativa siriana MUSSALAHA
(Riconciliazione dal basso), sta organizzando per il 25 luglio, la
visita a Roma di madre Agnès-Mariam de la Croix, religiosa palestinese
che vive con religiosi di dieci paesi nel monastero Deir Mar Yacoub a
Qara (governatorato di Homs) e da mesi aiuta le vittime civili del
conflitto e la causa del negoziato e della pace. Ha anche fondato
nell'ambito della diocesi di Homs un centro di informazione, Vox
Clamantis. Adesso sembrano parlare solo le armi, degli uni e degli altri.
La Madre vorrebbe chiedere all'Italia - popolazione e governo - di
aiutare questo sforzo siriano di riconciliazione anziché appiattirsi
sulle posizioni statunitensi che mirano ad obiettivi geostrategici e non
alla vera pace.
La Madre, che organizzò la visita a Homs del
giornalista Gilles Jacquier, ucciso poi da un obice dell'opposizione
(come da indagine del governo francese), si è recata più volte in luoghi
oggetto di scontri e combattimenti. E' una testimone di prima mano.
Gruppi islamisti radicali, nelle file dei rivoluzionari, seminano il terrore fra i civili a Damasco A
farne le spese sono tutti coloro che sono considerati “lealisti”,
fedeli al regime di Bashar al Assad. Fra le vittime, riferiscono fonti
di Fides a Damasco, vi sono anche dei cristiani del sobborgo di Bab
Touma e i profughi iracheni che occupavano i sobborghi di Oujaira e Sada
Zanaim. Il gruppo ribelle islamista “Liwa al-Islam” (“La Brigata
dell’Islam”), che nei giorni scorsi ha rivendicato l’uccisione di alti
generali del governo Assad, questa mattina ha ucciso una intera famiglia
cristiana a Bab Touma. Fra i fedeli locali, racconta un fonte di Fides,
c’è costernazione e sdegno per l’assalto ai civili indifesi. I
militanti di “Liwa al-Islam” hanno bloccato l'auto di un cristiano,
Nabil Zoreb, pubblico ufficiale civile, hanno fatto scendere dall’auto
lui, sua moglie Violet e due figli, George e Jimmy, uccidendoli tutti a
bruciapelo. I militanti del gruppo sono molto attivi soprattutto nella
regione di Duma e in altre zone a Est di Damasco, dove hanno compiuto
altri atti criminali. Inoltre nel Sudest di Damasco, combattenti
islamisti del gruppo “Jehad al nosra”, vicini alla Fratellanza
musulmana, hanno attaccato le case dei profughi iracheni,
saccheggiandole, bruciandole e costringendo i loro occupanti a fuggire.
L’assalto è stato riportata anche dai mass media occidentali, come la
BBC. Secondo i profughi iracheni, “bande di terroristi musulmani ci
hanno attaccato e inseguito”. La maggior parte delle bande che operano
nel Sudest di Damasco sono considerate vicine alla Fratellanza
musulmana, mentre i membri del gruppo “Liwa al Islam” sono di ideologia
wahhabita.(Agenzia Fides 23/7/2012) http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=39578&lan=ita
I cristiani, epicentro della solidarietà per gli sfollati interni di Damasco!
Sono le comunità cristiane e i comitati locali del movimento
interreligioso “Mussalaha” (“Riconciliazione”) l’epicentro delle
iniziative di solidarietà in una Damasco dove la popolazione vive
terrorizzata, perché ha visto “la guerra arrivare sotto casa”. Secondo
fonti attendibili di Fides, sono circa 200mila gli sfollati interni di
Damasco, che si sono spostati da un quartiere all’altro della città o
nei diversi sobborghi, per sfuggire ai combattimenti. I gruppi
rivoluzionari, infatti, stanno prendendo posizione in quartieri,
edifici, abitazioni dei civili che si ritrovano, dunque, in mezzo al
fuoco incrociato. In questo immane spostamento di famiglie, donne
anziani e bambini, i quartieri in prevalenza cristiani di Jaramana,
Qassaa e Bab Touma sono divenuti oasi di accoglienza e solidarietà,
senza distinzione di etnia, comunità o religione. I giovani cristiani
coordinano l’accoglienza dei nuovi sfollati dirottandoli in posti
disponibili come scuole, chiese, moschee, edifici pubblici. I primi
aiuti umanitari arrivano grazie a una rete di organizzazioni cristiane
come la Caritas Siria, il “Middle East Council of Churches”, il
Patriarcato Greco-ortodosso, la Comunità di Sant’Egidio. I giovani
stanno anche provvedendo a servizi pubblici basilari, in una città
paralizzata: ad esempio, data la temperatura di oltre 42 gradi, i cumuli
di immondizia per le strade costituiscono un grave pericolo per la
salute pubblica, così alla loro raccolta stanno provvedendo i volontari.
Con loro vi sono i rappresentati dei Comitati locali del movimento
interreligioso “Mussalaha”, che promuove non violenza e riconciliazione.
Il Movimento ha tenuto nei giorni scorsi un incontro a Damasco,
ribadendo che lealisti o ribelli possono entrare a far parte del
movimento, con l’unica condizione di rinunciare alle armi. La
riconciliazione, si afferma, si può costruire a partire delle famiglie,
dalle tribù, dai clan, dalle comunità che si incontrano e si riconoscono
reciprocamente.
Fonte: http://oraprosiria.blogspot.it/
Una suora di Damasco: “Preghiamo che tutto finisca, non abbiamo fiducia nella rivoluzione!”
I profughi continuano a bussare alla porta del Santuario di Tabbaleh,
dedicato alla Conversione di San Paolo, a Damasco. I frati francescani
della Custodia di Terrasanta e le Suore Francescane Missionarie del
Cuore Immacolato di Maria, che gestiscono la Chiesa, hanno accolto
stabilmente otto famiglie e provvedono al sostentamento di altre 45
famiglie, cristiane e musulmane. Sono i rifugiati di Damasco, i civili
vittime degli scontri fra forze dell’esercito regolare e gruppi
rivoluzionari che negli ultimi giorni hanno messo a ferro e fuoco la
città. “Camminiamo con speranza e cerchiamo di consolare tutti, in
queste ore tragiche”, dice a Fides p. Romualdo Fernandez OFM, Rettore
del Santuario, informando che una folla di persone viene ogni giorno a
pregare nella Chiesa, e si formano spontanei cenacoli di cristiani e
musulmani che pregano insieme per la pace e chiedono la protezione a Dio
e alla Vergine Maria. Suor Yola, siriana, una delle religiose
francescane che ogni giorno aiutano le famiglie dei profughi, racconta a
Fides: “Stiamo facendo del nostro meglio per aiutare la famiglie di
sfollati. La gente piange e spera in tempi migliori. Il costo della vita
è altissimo, non si trovano medicinali, l’impatto dell’embargo che
subiamo è tutto sulla popolazione civile e sui più poveri. Speriamo e
preghiamo perché questa sofferenza finisca presto. Non abbiamo alcuna
fiducia in questi cosiddetti ‘rivoluzionari”. Quali sono i rivoluzionari
che fanno del male al popolo? Hanno danneggiato tutti, cristiani e
musulmani, tante famiglie che hanno perso tutto”. “In queste azioni
armate e in questa sofferenza – prosegue la suora – la religione non
c’entra. Con i musulmani abbiamo sempre vissuto fianco a fianco e
continueremo a farlo. Il governo siriano finora è stato laico, ha
garantito alla Siria sicurezza e stabilità. Oggi abbiamo solo disordine,
insicurezza, caos, sofferenza. E cosa sarà domani? Ma sappiamo, come
cristiani, che Dio ci protegge e la nostra speranza è viva. E, come
cristiani, abbiamo una certezza: non abbandoneremo mai la Siria”.
Fonte: http://oraprosiria.blogspot.it/
La Chiesa cattolica continua a denunciare
l'interferenza di elementi stranieri!
L’urgenza del dialogo. Come
conferma al Sir una fonte della Chiesa locale, che ha chiesto l’anonimato
per motivi di sicurezza: “Ci sono focolai di scontri tra esercito siriano e
terroristi in atto in alcune zone periferiche della capitale. Si tratta di
centinaia di militanti islamici, alcuni di Al Qaeda, entrati in Siria per
fomentare disordini da Paesi come Kuwait, Iraq, Libano, Arabia Saudita e Qatar.
I loro corpi vengono bruciati dai loro compagni una volta colpiti dalle forze
fedeli ad Assad, per non fornire prove al regime siriano. La gran parte della
popolazione è con il regime e non ne vuole sapere di questi combattenti
integralisti, i musulmani siriani non conoscono fanatismi. Se il popolo fosse
stato tutto contro Assad lo avrebbe spazzato via in pochi giorni, come accaduto
in altre nazioni. Questo non vuol dire, però, che tutto vada bene. La Siria non
è una democrazia perfetta. La Siria ha bisogno di riforme e non di armi, ha
bisogno di dialogo e non di scontri a fuoco”. Si punta l’indice contro la
comunità internazionale e i media che “distorcono la realtà”. “Vogliono togliere
la Siria ai siriani per consegnarla ai Fratelli musulmani come accaduto in altri
Paesi mediorientali. Il nostro resta l’unico baluardo all’Islam integralista e
questo non piace ad altri Paesi della regione. I cristiani non soffrono
persecuzioni ma in quanto minoranza sono tra i più vulnerabili specie davanti a
questi terroristi stranieri che s’infiltrano nei quartieri anche cristiani,
seminando violenze e morte”. Ne è una prova il movimento “Mussalaha”
(Riconciliazione), nato dalla società civile, interreligioso, che punta al
dialogo fra le diverse componenti della società siriana e che tante vite umane
sta salvando in queste settimane. Ad Homs un Comitato della “Mussalaha” ha
mediato un accordo fra le forze governative e i rivoluzionari armati consentendo
l’evacuazione di oltre 60 civili, in maggioranza cristiani.
ROMA (ITALIA) - Una settimana fa la notizia che ha shockato l'intero vertice del PDL, cioè la ridiscesa in campo del Cavaliere che ha annunciato la sua candidatura a Premier tornando alla guida di quello che rimane, cioè di un progetto politico fallito da tempo, da quando Gianfranco Fini se ne andò sbattendo la porta da un PDL ingessato dal Berlusconismo di ferro.
L'imprenditore vincente, il padre-padrone che dal 1994 ha guidato da leader indiscusso tutta la politica del Centro-Destra Italiano, investito da mille inchieste giudiziarie che spaziano dall'accusa di favoreggiamento della criminalità organizzata al favoreggiamento della prostituzione minorile, passando dalle accuse di corruzione, estorsione e concussione, oggi sembra aver perso qualsiasi base di credibilità, diventando la caricatura di se stesso.
La sua ventilata sesta candidatura alla carica di Presidente del Consiglio però, oggi "puzza" di pesce marcio, anzi vi dirò di piu' io penso e temo che dietro questa "imprevista e improbabile" manovra politica ci sia la seria possibilità dell'esistenza di un tacito accordo sotto-banco con le Sinistre guidate dal PD di Pier Luigi Bersani.
E' vero che da molte inchieste giudiziarie Silvio Berlusconi è stato assolto, in altre i reati a lui contestati sono caduti in prescrizione secondo i termini di legge, tuttavia altre inchieste giudiziarie piu' o meno rognose e pesanti sono oggi in corso e pendono sulla sua testa come la spada di Damocle. Dunque a 76 anni suonati, il Cavaliere oramai inviso e odiato da mezza popolazione Italiana, conscio e consapevole di una sua probabile e possibile sconfitta elettorale, per agevolare l'ascesa del Centro-Sinistra al Governo, la sua mente "diabolica" potrebbe avere escogitato una raffinata strategia politica segreta contrattando con le Sinistre una "tregua giudiziaria" in primis, ma ancora meglio contrattando un'ipoteca sulla poltrona del Quirinale che ora è occupata dal Presidente della Reppubblica Italiana Giorgio Napolitano.
In parole povere, Silvio Berlusconi guardando negli occhi Pier Luigi Bersani, potrebbe avergli detto: "Se il PDL candida Angelino Alfano, coalizzando tutta l'ala moderata e l'ala dei cattolici che guardano al Centro-Destra con favore, voi potreste perdere di sicuro un'altra possibilità di salire a Palazzo Chigi e di governare l'Italia! Dal Governo mancate da 4 anni e rimarrete all'opposizione per altri 5 anni nella peggiore delle ipotesi per voi; ma se mi candido io come Premier al posto di Alfano, voi con il Centro-Sinistra conquisterete il Governo Italiano con un ampio margine, sapete perchè? Sono e siete prima di tutto voi a Sinistra ben consapevoli che la mia figura politica è in declino ed in discesa già da qualche anno, sono antipatico se non odiato da almeno mezzo popolo Italiano che non può piu' vedermi, metà degli Italiani non mi sopportano piu'! Ci sarà un considerevole spostamento di voti verso le vostre liste elettorali e verso i vostri candidati pur di non farmi vincere di nuovo le elezioni, oltre tutto anche mezza Unione Europea con in testa la Francia e la Germania, non mi sopporta piu'!"
Dialogo da fanta-politica e da sindrome complottista ma...io credo che sotto sotto un qualche "tranello" e accordo sotto banco ci sia stato, un compromesso che giustifica questa ridiscesa in campo suicida; come dicevo prima, il primo punto ci sta per una "tregua giudiziaria" nei suoi confronti, un secondo punto è il Quirinale perchè a 76 anni il Cavaliere sogna di chiudere definitivamente la sua carriera politica con la carica che ancora gli manca all'appello nel suo lunghissimo curriculum vitae: la Presidenza della Repubblica Italiana!
Per questi due motivi io penso, che Silvio Berlusconi abbia oggi "ufficiosamente" consegnato in largo anticipo nelle mani del Centro-Sinistra e del PD, il prossimo Governo Italiano del dopo Monti.
Silvio Berlusconi è stato imputato in oltre venti procedimenti giudiziari, nessuno dei quali si è concluso con una sentenza definitiva di condanna, per via di assoluzioni, depenalizzazione dei reati contestati e prescrizioni.
È il primogenito di una famiglia della piccola borghesia milanese. Il padre Luigi[6] (Saronno, 1908 – Milano, 1989) era impiegato alla Banca Rasini, della quale nel 1957 divenne procuratore generale; la madre Rosa Bossi detta Rosella (Milano, 1911 – 2008) era casalinga, e in precedenza aveva lavorato come segretaria alla Pirelli. Dal loro matrimonio, oltre a Silvio, nacquero Maria Antonietta (Milano, 1943 – 2009), ex ballerina[7], e Paolo (Milano, 1949), anch'egli imprenditore.
Cresciuto nel quartiere Isola, in via Volturno, nel 1954 conseguì la maturità classica al liceosalesiano Sant'Ambrogio di Milano. Si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza presso l'Università Statale dove, nel 1961, si laureò con lode, discutendo una tesi in diritto commerciale con relatore il professor Remo Franceschelli. La tesi, intitolata Il contratto di pubblicità per inserzione, fu premiata con due milioni di lire dall'agenzia pubblicitaria Manzoni di Milano.[8] Dopo la laurea, non svolse il servizio militare.[9]
Nel 1964 conobbe Carla Elvira Lucia Dall'Oglio (La Spezia, 1940), che sposò il 6 marzo1965 e dalla quale ebbe in seguito i figli: Maria Elvira detta Marina (Milano, 10 agosto1966[10]) e Pier Silvio (Milano, 28 aprile1969).[11] Nel 1980, al Teatro Manzoni di Milano conobbe l'attrice Veronica Lario, nome d'arte di Miriam Bartolini (Bologna, 1956), intraprendendo subito con lei una relazione extraconiugale, facendola trasferire a vivere insieme alla madre di lei nella sede operativa della Fininvest, presso villa Borletti di via Rovani a Milano.[8] Nel 1985 Berlusconi divorziò da Carla Dall'Oglio e ufficializzò la relazione con Veronica, che sposò con rito civile nel 1990, dopo la nascita dei figli: Barbara (1984), Eleonora (1986) e Luigi (1988). Il 2 maggio2009 Veronica Lario ha annunciato di voler chiedere la separazione.[12]
Attività imprenditoriale
Edilizia
Dopo le prime saltuarie esperienze lavorative giovanili come cantante e intrattenitore sulle navi da crociera insieme all'amico Fedele Confalonieri[13] e come venditore porta a porta di scope elettriche insieme all'amico Guido Possa[14], iniziò l'attività di agente immobiliare[15] e, nel 1961, fondò la Cantieri Riuniti Milanesi Srl insieme al costruttore Pietro Canali. Il primo acquisto immobiliare fu un terreno in via Alciati a Milano, per 190 milioni di lire, grazie alla fideiussione del banchiere Carlo Rasini (titolare e cofondatore della Banca Rasini, nella quale lavorava il padre di Silvio).[16]
Nel 1963 fonda la Edilnord Sas, in cui è socio d'opera accomandatario, mentre Carlo Rasini e il commercialista svizzeroCarlo Rezzonico sono soci accomandanti. In quest'azienda, Carlo Rezzonico fornisce i capitali attraverso la finanziaria Finanzierungsgesellschaft für Residenzen AG di Lugano[17][18]. Gli anonimi capitali della finanziaria svizzera vengono in parte depositati presso l'International Bank di Zurigo e pervengono alla Edilnord attraverso la Banca Rasini.[senza fonte]
Nel 1964, l'azienda di Berlusconi apre un cantiere a Brugherio per edificare una città modello da 4.000 abitanti. I primi condomini sono pronti già nel 1965, ma non si vendono con facilità.[19]
Nel 1968 nasce la Edilnord Sas di Lidia Borsani e C. (la Borsani è cugina di Berlusconi), generalmente chiamata Edilnord 2, che acquista 712 000 m² di terreni nel comune di Segrate, dove sorgerà Milano Due, a seguito alla dichiarazione del 1971 con cui il consiglio dei Lavori Pubblici dichiara ufficialmente residenziale il suolo ed a seguito della concessione delle licenze edilizie da parte del comune di Segrate. La vicenda con cui ottenne a Roma il cambio di talune rotte aeree dell'aeroporto di Linate - le cui intollerabili onde sonore, superiori a 100 decibel, rendevano arrischiato l'investimento e difficoltosa la vendita degli appartamenti - fu ricostruita da Camilla Cederna come frutto di un'intensa attività di lobbying presso i Ministeri competenti.[20]
Nel 1972 viene liquidata la Edilnord e creata la Edilnord Centri Residenziali Sas di Lidia Borsani, quest'ultima socia accomandante, con i finanziamenti della Aktiengesellschaft für Immobilienlagen in Residenzzentren AG di Lugano.[senza fonte]
Nel 1973 viene fondata la Italcantieri Srl, trasformata poi in SpA nel 1975, con Silvio Berlusconi quale presidente. I capitali sono di due fiduciarie svizzere e precisamente della Cofigen[senza fonte][21], legata al finanziere Tito Tettamanti e alla Banca della Svizzera Italiana[senza fonte][22]e della Eti AG Holding di Chiasso[senza fonte][23] il cui amministratore delegato è Ercole Doninelli[24]. Nello stesso anno, tramite l'avvocato Cesare Previti, Berlusconi acquista ad Arcorevilla San Martino e alcuni terreni contigui[25]. La proprietà gli è venduta per una cifra irrisoria, 500 milioni di lire,[26] da Annamaria Casati Stampa di Soncino, figlia minorenne ed ereditiera dello scomparso marchese Camillo, la quale era in difficoltà finanziarie a causa di debiti con il fisco e aveva Previti per tutore legale[25].
Nel 1974 viene costituita a Roma l'Immobiliare San Martino, amministrata da Marcello Dell'Utri (amico di Berlusconi fin dagli anni universitari), con il finanziamento di due fiduciarie della Banca Nazionale del Lavoro, la Servizio Italia Fiduciaria Spa e la Società Azionaria Fiduciaria.[27]
Nel gennaio 1978, viene liquidata la Edilnord per dare vita alla Milano 2 Spa, costituita a Segrate dalla fusione con l'Immobiliare San Martino Spa.
Aspetti controversi dell'attività edilizia: i finanziamenti di origine ignota
Per avviare la sua attività imprenditoriale nel 1961 nel campo dell'edilizia Berlusconi ottenne una fideiussione dalla Banca Rasini, indicata da Michele Sindona e in diversi documenti della magistratura come la principale banca usata dalla mafia nel nord Italia per il riciclaggio di denaro sporco e fra i cui clienti si potevano elencare Totò Riina, Bernardo Provenzano e Pippo Calò[28]. Nella società fondata da lui e Pietro Canali impegnò 30 milioni di lire, provenienti, secondo quando da lui affermato, dalla liquidazione anticipata di suo padre Luigi, procuratore della Banca Rasini. Il resto venne da una fideiussione fornita dalla stessa banca.[29]
Riguardo invece all'origine di alcuni finanziamenti, provenienti da conti svizzeri alla Fininvest negli anni 1975-1978, dalla fondazione all'articolazione in 22 holding (i quali ammontavano a 93,9 miliardi di lire dell'epoca)[30] Berlusconi, interrogato in sede giudiziaria dal pubblico ministeroAntonio Ingroia, si avvalse della facoltà di non rispondere[31]; così, anche a causa delle leggi svizzere sul segreto bancario, non è stato possibile accedere alle identità dei possessori dei conti cifrati inerenti al flusso di capitali transitato all'epoca e in piena disponibilità della Fininvest.[32]
In particolare alcune delle "piogge di liquidità" contestate a Berlusconi, dal quotidiano la Padania, sono:
Il 26 settembre1968, la Edilnord Sas acquistò dal conte Bonzi l'intera area dove Berlusconi avrebbe edificato Milano 2. Berlusconi pagò il terreno 4.250 lire al metro quadro, per un totale di oltre tre miliardi di lire; inoltre nei mesi successivi l'imprenditore edificò un cantiere che costava circa 500 milioni al giorno. All'epoca Berlusconi aveva 32 anni e nessun patrimonio a disposizione sua o della famiglia da cui attingere questa liquidità.[33]
Il 2 febbraio1973, Berlusconi fondò la Italcantieri Srl. Il 18 luglio1975 questa piccola impresa diventò una Spa con un aumento di capitale fino a 500 milioni di lire. In seguito, questa cifra aumentò fino a due miliardi e la società emise un prestito obbligazionario per altri due miliardi.[33]
Il 22 maggio1974, la Edilnord Centri Residenziali Sas aumentò il capitale sociale a 600 milioni di lire. Il 22 luglio1975, la medesima società eseguì un altro aumento di capitale, passando a due miliardi di lire.[33]
Nel 1974, Berlusconi acquisì il controllo dell'Immobiliare Romana Paltano, una società con 12 milioni di capitale. L'anno successivo, cambiata la ragione sociale in Cantieri Riuniti Milanesi Spa, il capitale di tale società venne aumentato a 500 milioni e nel 1977 ad un miliardo.[33]
Il 15 settembre1977, la società Edilnord Sas cedette alla neo-costituita Milano2 Spa tutto il costruito di Milano 2 più alcune aree ancora da edificare. In pochi giorni il capitale della Milano2 Spa passò da un milione a 500 milioni, per arrivare il 19 luglio1978 a due miliardi.[33]
La holding capogruppo Fininvest nacque in due tappe. Il 21 marzo1975, a Roma, Berlusconi diede vita alla Fininvest Srl con 20 milioni di capitale; l'11 novembre dello stesso anno i 20 milioni divennero 2 miliardi. L'8 giugno1978 Berlusconi fondò la Finanziaria di Investimento Srl, ancora con 20 milioni di capitale iniziale, ma già il 30 giugno1978 (solo 22 giorni dopo la fondazione) quei 20 milioni aumentarono a 50 e il 7 dicembre raggiunsero quota 18 miliardi. In seguito le due società si fusero.[33]
Il 4 maggio1977, a Roma, Berlusconi fondò l'Immobiliare Idra con capitale di un milione di lire. L'anno successivo la società aumentò il capitale sociale a 900 milioni di lire.[33]
Al tempo in cui Luigi Berlusconi era procuratore generale della Banca Rasini, questa entrò in rapporti d'affari con la Cisalpina Overseas Nassau Bank, nel cui consiglio d'amministrazione figuravano Roberto Calvi, Licio Gelli, Michele Sindona e monsignor Paul Marcinkus, presidente dello IOR), di fatto la banca dello Stato della Città del Vaticano. Tutti questi personaggi hanno poi avuto un grosso rilievo nella cronaca giudiziaria. Secondo Sindona e alcuni collaboratori di giustizia, la Banca Rasini era coinvolta nel riciclaggio di denaro di provenienza mafiosa (il che spiegherebbe la grossa presenza di finanziatori svizzeri nei primi anni di attività di Berlusconi).[34]
Nel 1999 Francesco Giuffrida, vicedirettore della Banca d'Italia a Palermo, durante il processo Dell'Utri, sostenne (in una consulenza da lui eseguita per conto della Procura di Palermo riguardante la ricostruzione degli apporti finanziari intervenuti alle origini del gruppo Fininvest tra gli anni 1975-1984) che non era possibile identificare la provenienza di alcuni fondi Fininvest del valore di 113 miliardi di lire dell'epoca, in contanti e assegni circolari (corrispondenti a circa trecento milioni di euro odierni).[35] La questione riguardava i sospetti di presunti contributi di capitali mafiosi all'origine della Fininvest.
Querelato per diffamazione da Mediaset, nel 2007 Giuffrida giunse a un accordo transattivo con i legali di questa, per il quale il consulente della Procura ha riconosciuto i limiti delle conclusioni rassegnate nel proprio elaborato e delle dichiarazioni fornite durante il processo (definite incomplete e parziali a causa della scadenza dei termini di indagine, che non gli avevano permesso di approfondire a sufficienza l'origine di otto transazioni dubbie) e la dichiarazione conseguente che le «operazioni oggetto del suo esame consulenziale erano tutte ricostruibili e tali da escludere l'apporto di capitali di provenienza esterna al gruppo Fininvest».[36]
I legali di Giuffrida nel processo per diffamazione hanno comunque rilasciato una dichiarazione, riportata dall'ANSA,[senza fonte] in cui sostengono di essere stati avvertiti solo pochi giorni prima (il 18 luglio) del fatto che i legali Mediaset avevano proposto una transazione al loro assistito, di non condividere né quel primo documento ("una bozza di accordo che gli stessi non hanno condiviso, ritenendo che quanto affermato nel documento non corrispondesse alle reali acquisizioni processuali"), né la versione definitiva leggermente corretta ("non sottoscriveranno non condividendo la ricostruzione dei fatti e le affermazioni in esso contenute").
La perizia di Giuffrida era stata ritenuta dai giudici già al tempo basata su "una parziale documentazione", ma era stata ritenuta valida anche in virtù del fatto che non aveva "trovato smentita dal consulente della difesa Dell'Utri", in quanto lo stesso professor Paolo Iovenitti (perito della difesa), davanti alle conclusioni di Giuffrida, aveva ammesso che alcune operazioni erano "potenzialmente non trasparenti" e non aveva "fatto chiarezza sulla vicenda in esame, pur avendo il consulente della difesa la disponibilità di tutta la documentazione esistente presso gli archivi della Fininvest".[36][37]
Tale ritrattazione, contenuta nell'accordo transattivo raggiunto dai legali Mediaset ed il professor Giuffrida a composizione della controversia instaurata dalla Mediaset stessa per diffamazione, non consente comunque di fare chiarezza sulla provenienza dei capitali del gruppo societario facente capo a Silvio Berlusconi.
Berlusconi, essendo iscritto alla loggia massonicaPropaganda 2[38] di Licio Gelli[39] aveva accesso a finanziamenti altrimenti inottenibili: la Commissione parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2[40], infatti, affermò, nella relazione di maggioranza firmata da Tina Anselmi, che alcuni operatori appartenenti alla Loggia (tra cui Genghini, Fabbri e Berlusconi), trovarono appoggi e finanziamenti presso le banche ai cui vertici risultavano essere personaggi inclusi nelle liste P2 "al di là di ogni merito creditizio".[41]
Il 1º febbraio2010Massimo Ciancimino ha raccontato, basandosi su informazioni ricevute direttamente dal padre e su appunti dello stesso ritenuti autentici dalla Polizia scientifica, che il generale dei carabinieri Mario Mori e il colonnello Mauro Obinu, tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta, tramite Marcello Dell'Utri e i costruttori Antonino Buscemi e Franco Bonura aveva investito soldi in Milano 2.[42][43][44] Il 18 settembreIl Fatto Quotidiano ha pubblicato un appunto di Vito Ciancimino con su scritto: "In piena coscienza oggi posso affermare che sia io, che Marcello Dell'Utri ed anche indirettamente Silvio Berlusconi siamo figli dello stesso sistema ma abbiamo subito trattamenti diversi soltanto ed unicamente per motivi geografici".[45]
Giovanni Scilabra, ex-direttore generale della Banca Popolare di Palermo, in un'intervista ha affermato che Vito Ciancimino e Marcello Dell'Utri nel 1986 gli chiesero un finanziamento di circa 20 miliardi di lire per Berlusconi.[46]
La difesa
Le ipotesi di riciclaggio non hanno mai trovato conferma, anche a causa del segreto bancario vigente in Svizzera.
Stando alle dichiarazioni dello stesso Silvio Berlusconi, fu la liquidazione del padre Luigi Berlusconi, divenuto poi collaboratore del figlio all'Edilnord e in molti altri momenti cruciali della sua vita imprenditoriale, che servì a finanziare gli inizi della sua attività imprenditoriale e a costituire la metà del capitale dei Cantieri Riuniti Milanesi.
Silvio Berlusconi si definisce un "uomo che si è fatto da solo" perché il suo successo - stando a queste dichiarazioni - si basa sulle sue "capacità imprenditoriali", sul suo "fiuto per gli affari", sul suo "lavoro indefesso" e su una serie di "fortuite circostanze", che gli avevano garantito la fiducia dei vari finanziatori.[47]
Televisioni
Questa voce o sezione sull'argomento televisione non cita alcuna fonte o le fonti presenti sono insufficienti.
Silvio Berlusconi e Il Re del QuizMike Bongiorno, dal 1979 al 2009 conduttore sulle televisioni commerciali dell'imprenditore.
Dopo l'esperienza in campo edilizio Berlusconi allarga il proprio raggio d'affari anche al settore della comunicazione e dei media. Nel 1976, infatti, la sentenza n. 202 della Corte costituzionale apre la strada all'esercizio dell'editoria televisiva, fino ad allora appannaggio esclusivo dello Stato, anche ad emittenti locali.
Nel 1978, Berlusconi rileva Telemilano dal fondatore Giacomo Properzj. Si tratta di una televisione via cavo, operante dall'autunno del 1974 nella zona residenziale di Milano 2. A tale società due anni dopo viene dato il nome di Canale 5 ed assume la forma di rete televisiva a livello nazionale, comprendente più emittenti. Sempre nel 1978, Berlusconi fonda Fininvest, una holding che coordina tutte le varie attività dell'imprenditore.
Il canale nel 1981 trasmette il Mundialito, un torneo di calcio fra nazionali sudamericane ed europee, compresa quella italiana. Per tale evento, nonostante gli iniziali pareri sfavorevoli da parte di ministri del governo Forlani, ottiene dalla RAI l'uso del satellite e la diretta per la trasmissione in Lombardia, mentre nel resto d'Italia l'evento viene trasmesso in differita.
A partire dal 1981, Berlusconi inizia ad utilizzare la propria rete di emittenti locali come se fosse un'unica emittente nazionale: si registra con un giorno d'anticipo il palinsesto e le pubblicità e li si trasmette il giorno seguente in contemporanea in tutta Italia.
Nel 1984 i pretori di Torino, Pescara e Roma oscurano le reti Fininvest per violazione della legge che proibiva alle reti private di trasmettere su scala nazionale. L'azione giudiziaria viene fermata dopo pochi giorni dal governo guidato da Bettino Craxi che con un apposito decreto legge legalizza la situazione della Fininvest.
Il gruppo Fininvest riesce perciò, seppur con strumenti non legali per la legislazione di quegli anni, a spezzare l'allora monopolio televisivo RAI. Nel 1990 fu la Legge Mammì a stabilizzare le situazione presente rendendo definitivamente legale la diffusione a livello nazionale di programmi radiotelevisivi privati.
Aspetti controversi delle attività nel campo televisivo
La creazione di un gruppo di canali televisivi appariva di fatto in contrasto con la legge in vigore e con le sentenze della Corte costituzionale che, sin dal 1960 (n. 59/1960), aveva mostrato il suo orientamento in materia. Un tema ripreso anche dal più recente pronunciamento del 1981, dove veniva riaffermata la mancanza di costituzionalità nell'ipotesi di permettere ad un soggetto privato il controllo di una televisione nazionale, considerando questa possibilità, visti gli spazi limitati a disposizione, come una lesione al diritto di libertà di manifestazione del proprio pensiero, garantito dall'articolo 21 della Costituzione.
Tre pretori da Roma, Milano e Pescara intervennero il 16 ottobre1984, disponendo - in base al codice postale dell'epoca - il sequestro nelle regioni di loro competenza del sistema che permetteva la trasmissione simultanea nel Paese dei tre canali televisivi. In conseguenza di ciò e per protesta, le emittenti Fininvest interessate dal provvedimento apposero sul video un messaggio, rinunciando a trasmettere la programmazione canonica.
Dopo quattro giorni, il 20 ottobre 1984, il governo di Bettino Craxi intervenne direttamente nella questione aperta dalla magistratura, emanando un decreto legge in grado di rimettere in attività il gruppo. Ma il 28 novembre il Parlamento, invece di convertirlo in legge, lo rifiutò, giudicandolo incostituzionale e permettendo alla magistratura di riprendere l'azione penale contro Fininvest. Craxi varò quindi il 6 dicembre 1984 un nuovo decreto, ponendo al Parlamento la questione di fiducia, che ottenne. La Corte Costituzionale esaminò la legge solo tre anni dopo, mantenendola in vigore, ma sottolineandone la dichiarata transitorietà.
L'approvazione del provvedimento fu da alcuni giustificata nella stretta e mai celata amicizia tra Bettino Craxi e Silvio Berlusconi. Secondo altri, invece, il disegno di modernizzazione del Paese del segretario socialista passava per lo scardinamento del monopolio culturale che - attraverso la RAI - era esercitato dalla Democrazia cristiana sulla programmazione radiotelevisiva nazionale; l'oligopolio a cui si giunse, però, probabilmente non corrispondeva alla ratio con cui la Corte costituzionale nel 1976 (invocando l'articolo 21 della Costituzione) aveva ammesso a latere della concessionaria pubblica un sistema plurale di molteplici reti, distribuite sul territorio a livello esclusivamente locale.
Il rapporto con Craxi fu documentato nell'archivio dell'ex-presidente del Consiglio, in cui fu trovata anche una lettera a firma di Berlusconi:
« Caro Bettino grazie di cuore per quello che hai fatto. So che non è stato facile e che hai dovuto mettere sul tavolo la tua credibilità e la tua autorità. Spero di avere il modo di contraccambiarti. Ho creduto giusto non inserire un riferimento esplicito al tuo nome nei titoli-tv prima della ripresa per non esporti oltre misura. Troveremo insieme al più presto il modo di fare qualcosa di meglio. Ancora grazie, dal profondo del cuore. Con amicizia, tuo Silvio.[48]»
Nel 1990 con la legge Mammì si tornò a legiferare in materia e fu stabilito che non si poteva essere proprietari di più di tre canali, non introducendo però limiti che compromettessero l'estensione assunta dalle reti di Berlusconi. L'approvazione della legge rinnovò forti polemiche e cinque ministri del VI Governo Andreotti si dimisero per protesta. Berlusconi, essendo state decise anche norme volte a impedire posizioni dominanti contemporaneamente nell'editoria di quotidiani, venne costretto a cedere le proprie quote della società editrice de Il Giornale, che vendette al fratello Paolo.
Nel 1994, una nuova sentenza della Corte (la n. 420) dichiarò incostituzionale parte della legge, richiamando la necessità di porre limiti più stretti nella concentrazione di possedimenti in campo mediatico.
Berlusconi continua ad operare nel settore televisivo (tramite l'azienda Mediaset) con concessioni a valenza transitoria. La proprietà di Mediaset da parte di Berlusconi ha suscitato notevoli polemiche a causa del conflitto di interessi.
Tale conflitto traspare per esempio nella gestione della concessione di Retequattro. La situazione della rete televisiva è incerta dalla fine degli anni ottanta, quando in seguito all'acquisto della Mondadori da parte di Fininvest iniziò il dibattito sulla concentrazione dei mezzi di informazione. La giurisprudenza si è pronunciata in più occasioni imponendo al canale di migrare dal sistema analogico a quello digitale e le cui frequenze analogiche sarebbero dovute passare a Europa 7, emittente televisiva di proprietà del legittimo vincitore della gara d'appalto Francesco Di Stefano. Tale situazione perdura tuttora, dopo che grazie alla legge Gasparri Retequattro ha potuto continuare a trasmettere in chiaro. La polemica si è progressivamente smorzata in seguito al progressivo passaggio delle varie regioni italiane al digitale terrestre, che ha permesso di trasmettere nuovi canali.
Anche in merito alla promozione aggressiva del digitale terrestre da parte del secondo governo Berlusconi sono state sollevate accuse analoghe, ed effettivamente Berlusconi non ha mai partecipato a causa del conflitto di interessi alle votazioni su tale materia. Tuttavia, un'inchiesta dell'Antitrust terminata nel 2006 non ha rilevato alcuna violazione della legge sul conflitto di interessi.[49]
Nel campo della distribuzione audiovisiva, Berlusconi è stato socio dal 1994 al 2002, attraverso Fininvest, di Blockbuster Italia. Controlla inoltre il gruppo Medusa Film.
Nel 2007, Berlusconi, tramite Trefinance (una controllata del gruppo Fininvest), ha finanziato OVO s.r.l., una media company il cui progetto è realizzare un'enciclopedia video formata da centinaia di brevi clip di carattere enciclopedico (storia, fisica, arte, letteratura, biografie, ecc.); uno dei canali della stessa doveva chiamarsi OVOpedia.
Il progetto, sebbene non fosse ancora stato reso pubblico (il lancio era previsto nel primo trimestre del 2009), è stato accusato di revisionismo, perché sarebbe stato teso a controbattere la storiografia dominante che secondo Berlusconi sarebbe controllata dalla sinistra; la società è attualmente in liquidazione.[50]
Grande distribuzione e assicurazioni
Berlusconi effettua anche investimenti nel settore delle grandi distribuzioni, acquisendo il gruppo Standa dalla Montedison nel 1988 e i Supermercati Brianzoli dalla famiglia Franchini nel 1991. Nel 1995 il gruppo Standa vende Euromercato al gruppo Promodès-GS.
Nel 1998 scorpora e vende il gruppo Standa; la parte "non alimentare" al gruppo Coin e la parte "alimentare" a Gianfelice Franchini, ex proprietario dei Supermercati Brianzoli. A tal proposito Berlusconi dichiarerà in seguito di esser stato costretto a vendere la Standa successivamente alla sua entrata in politica, affermando che in comuni gestiti da giunte di centrosinistra non gli concedevano le necessarie autorizzazioni per aprire nuovi punti vendita. Secondo i critici di Berlusconi l'acquisizione e la successiva vendita della Standa sarebbe stata determinata dalla volontà di creare una liquidità per il gruppo Fininvest, che attraversava un difficile periodo tra il 1990 e il 1994 (egli stesso aveva asserito di essere esposto con le banche per una cifra in lire di diverse migliaia di miliardi).[51]
Il Gruppo Fininvest, con le partecipazioni nelle società Mediolanum e Programma Italia, ha una forte presenza anche nel settore delle assicurazioni e della vendita di prodotti finanziari.
Dopo un iniziale interessamento all'acquisto dell'Inter[52], che secondo l'opinione di Sandro Mazzola, del direttore sportivoGiancarlo Beltrami e dell'avvocato Prisco si concretizzò nel tentativo di comprare la società prima da Fraizzoli nel 1978 e poi da Pellegrini nel 1986,[53] dal 20 febbraio1986 Silvio Berlusconi è proprietario dell'Associazione Calcio Milan, club calcistico del quale resse la presidenza dal giorno dell'acquisto fino al 21 dicembre2004, quando lasciò la carica a seguito dell'approvazione di una legge disciplinante i conflitti d'interesse. Ha ricoperto di nuovo la carica dal 15 giugno2006 all'aprile 2008 quando è stato rieletto alla presidenza del Consiglio dei ministri.
Nei primi anni novanta, Berlusconi estese l'attività sportiva del Milan, cambiandone il nome in Athletic Club (per mantenere l'acronimo) e trasformandolo in società polisportiva, costituita comprando i titoli sportivi di società lombarde di varie discipline quali baseball, rugby, hockey su ghiaccio, pallavolo, e acquistando per importi mai visti in precedenza i migliori giocatori a disposizione. La polisportiva si sciolse nel 1994, dopo la vittoria elettorale, e le squadre in essa accorpate (Amatori Milano di rugby, Gonzaga Milano, già Mantova, di pallavolo, Devils Milano di hockey e Milano Baseball) seguirono destini diversi.
Assetto societario
All'atto di entrare in politica, Silvio Berlusconi ha lasciato tutte le cariche sociali che ricopriva nelle sue imprese, rimanendo proprietario[54][55].
Nel 2011 Forbes stima tutto il patrimonio del Cavaliere in 7,8 miliardi di dollari americani, in calo rispetto ai 9 miliardi del 2010[56]. Questa stima è fatta tenendo conto che Silvio Berlusconi risulta in possesso del 99,5% delle azioni della società Dolcedrago S.p.A (il restante 0,5% è diviso in parti uguali tra i figli Marina e Piersilvio)[57]. La Dolcedrago possiede e gestisce le principali proprietà immobiliari di Berlusconi, tra cui la Villa San Martino ad Arcore, due ville a Porto Rotondo (le confinanti Villa Certosa e Villa Stephanie), una a Macherio, Lesa, Lesmo e alle Bermuda. La Dolcedrago S.p.A controlla anche le quote di maggioranza di altre piccole e medie società immobiliari italiane e detiene il totale controllo della VideodueS.r.l, società che gestisce i diritti di 106 film.[57][58]
Silvio Berlusconi possiede inoltre il 61% di Fininvest[57]. La quota restante è nelle mani dei cinque figli (7,65% a testa per Marina e Piersilvio e 7,143% a testa a Barbara, Eleonora e Luigi). Fininvest controlla a sua volta Mediaset (38%), Mondadori (50%), A.C. Milan (100%), Mediolanum (35%) e Teatro Manzoni (100%).
Intestati alla persona di Silvio Berlusconi risultano inoltre cinque appartamenti a Milano (di cui uno in comproprietà), un terreno in Antigua e Barbuda e tre imbarcazioni.[57]
Attività politica
Gli inizi e il sostegno al Partito Socialista Italiano
Silvio Berlusconi nel 1984 insieme a Bettino Craxi, allora a capo del governo italiano
Le primissime prese di posizione politiche di Berlusconi in pubblico risalgono al luglio 1977, allorché sostenne la necessità che il Partito Comunista Italiano (che l'anno precedente aveva superato il 34% dei voti) "rimanesse confinato all'opposizione dall'azione di una Democrazia Cristiana trasformata in modo da recuperare al governo il Partito Socialista Italiano"[59], alla segreteria del quale era asceso nel luglio del 1976Bettino Craxi. L'incontro tra i due era stato propiziato a metà anni settanta dall'uomo di fiducia di Craxi, l'architetto milanese Silvano Larini[60]. Craxi e il PSI mostreranno per tutti gli anni successivi una significativa apertura verso le TV private, culminata con il varo del cosiddetto "decreto Berlusconi" del 16 ottobre 1984 e con la sua reiterazione attraverso il "Berlusconi bis" nel successivo 28 novembre.
Nel corso degli anni ottanta e fino al 1992, Berlusconi sosterrà sui suoi network con molteplici spot elettorali il PSI e l'amico Bettino. Nel 1984, Craxi è padrino di battesimo di Barbara Berlusconi. Nel 1990, alla celebrazione del matrimonio tra Veronica Lario e Silvio Berlusconi, Anna Craxi (moglie del leader socialista) e Gianni Letta sono i testimoni di nozze per la sposa, mentre Craxi e Fedele Confalonieri lo sono per lo sposo.[61][62] Come ulteriore testimonianza della vicinanza di Berlusconi a Craxi, va ricordata la realizzazione di uno spot televisivo di ben 12 minuti, girato dalla regista Sally Hunter[63] e presentato nella primavera del 1992 per essere trasmesso sulle emittenti di Berlusconi nel corso della campagna elettorale, nel quale compare lo stesso Berlusconi vicino ad un pianoforte che, commentando l'esperienza dei governi presieduti da Bettino Craxi (1983-1987), dichiara: «Ma c'è un altro aspetto che mi sembra importante, ed è quello della grande credibilità politica di quel governo. La grande credibilità politica sul piano internazionale, che è - per chi da imprenditore opera sui mercati - qualcosa che è necessario per poter svolgere un'azione positiva in ambienti anche politici sempre molto difficili per noi italiani, e qualche volta addirittura ostili»[59].
Infine, nell'ultimo periodo politico di Craxi (1993), in occasione dell'ennesima autorizzazione a procedere avanzata dalla magistratura contro l'ex leader socialista e respinta dalla Camera, Berlusconi espresse pubblicamente la propria solidale soddisfazione[64].
Nell'inverno del 1993, in seguito al vuoto politico che si era formato dopo lo scandalo di Tangentopoli, Berlusconi decide di scendere direttamente in prima persona nell'arena politica italiana. Dall'esperienza dei club dell'Associazione Nazionale Forza Italia, guidati da Giuliano Urbani e dalla diretta discesa in campo di funzionari delle sue imprese, soprattutto di Publitalia 80, nasce così il nuovo movimento politico Forza Italia, uno schieramento di centrodestra che, nelle intenzioni, deve restituire una rappresentanza agli elettori moderati e contrapporsi ai partiti di centrosinistra. Allo stesso tempo Berlusconi dà le dimissioni da alcuni incarichi di imprenditore presso il gruppo da lui fondato (affidando la gestione ai figli o a persone di fiducia e mantenendone la proprietà).
L'eleggibilità di Berlusconi è anche oggetto di dibattito, in relazione all'articolo 10 della legge n. 361 del 1957, secondo cui «non sono eleggibili [...] coloro che [...] risultino vincolati con lo Stato [...] per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica». Nel luglio 1994 la Giunta per le elezioni (con la presenza di due terzi dei deputati) respinge a maggioranza tre ricorsi che lamentavano l'illegittimità dell'elezione di Berlusconi.[65][66][67] La stessa questione verrà ridiscussa nell'ottobre 1996 dalla Giunta per le elezioni che, a maggioranza, delibererà di archiviare i reclami per "manifesta infondatezza".[68]
Sovvertendo le previsioni espresse dai principali quotidiani nazionali,[69][70][71][72][73] le elezioni politiche del 27 marzo1994 si concludono con la vittoria elettorale di Forza Italia in corsa con la Lega Nord di Umberto Bossi nelle regioni settentrionali e l'MSI di Gianfranco Fini nel resto d'Italia. Negli ultimi mesi di campagna elettorale, alcuni fra i volti più famosi delle reti Fininvest[74] dichiarano in televisione il loro appoggio politico, all'interno dei programmi di intrattenimento da loro condotti, scatenando reazioni che in seguito determineranno l'emanazione delle regole per la cosiddetta par condicio elettorale.
La prima esperienza di governo di Silvio Berlusconi, avviata il 10 maggio1994, ha però vita dura e breve, e si conclude nel dicembre dello stesso anno, quando la Lega Nord ritira l'appoggio al Governo e avvia una violenta campagna ai danni dell'ex alleato Berlusconi, esplicitamente accusato di appartenere alla mafia[75]. Il 22 dicembre Berlusconi rassegna le proprie dimissioni al presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Al suo posto viene formato un governo tecnico guidato dal ministro del Tesoro uscente, Lamberto Dini. Berlusconi, che aveva chiesto invano le elezioni anticipate, non sosterrà il nuovo governo. Negli anni successivi, Berlusconi attribuirà la responsabilità della caduta del suo governo all'inaffidabilità di Bossi.[76] In seguito, anche per il riavvicinamento con la Lega Nord in occasione delle elezioni politiche del 2001, accuserà la magistratura e Scalfaro, il quale, secondo lo stesso Berlusconi, avrebbe indotto Bossi a ritirare l'appoggio all'esecutivo[77], compiendo «un golpe».[78]
Campagna elettorale 1996 e capo dell'opposizione fino al 2001
Durante la legislatura collabora con Massimo D'Alema alla Bicamerale, che si occupa principalmente di riforme costituzionali e giudiziarie (per approfondimenti si veda la voce sulle riforme giudiziarie dell'Ulivo).
Campagna elettorale 2001 e capo del governo fino al 2006
Le elezioni del 2001 portano alla vittoria la Casa delle Libertà, una coalizione capeggiata da Silvio Berlusconi e comprendente, oltre a Forza Italia, i principali partiti di centrodestra (inclusa la Lega Nord), mentre il centrosinistra si presenta diviso. Durante la campagna elettorale Berlusconi sigla, presso la trasmissione Porta a Porta di Bruno Vespa, il cosiddetto Contratto con gli italiani: un accordo fra lui ed i suoi potenziali elettori in cui si impegna, in caso di vittoria, a realizzare ingenti sgravi fiscali, il dimezzamento della disoccupazione, l'avviamento di centinaia di opere pubbliche, l'aumento delle pensioni minime e la riduzione del numero di reati; impegnandosi altresì a non ricandidarsi alle successive elezioni nel caso in cui almeno quattro dei cinque punti principali non fossero stati mantenuti.
L'11 giugno Berlusconi viene per la seconda volta nominato presidente del consiglio, dando inizio al Governo Berlusconi II. Durante il secondo semestre del 2003 ricopre la carica di presidente del Consiglio dell'Unione Europea in quanto capo del Governo italiano.
Dopo la pesante sconfitta della Casa delle Libertà alle elezioni regionali del 2005, si apre una rapida crisi di governo: Berlusconi si dimette il 20 aprile e dopo due giorni viene varato il Governo Berlusconi III che ricalca in gran parte come composizione e azione politica il precedente Governo Berlusconi II.
Il periodo pre-elettorale è infiammato dalla pubblicazione di sondaggi, commissionati prevalentemente dai quotidiani nazionali, che prevedono una vittoria de L'Unione, la coalizione di centrosinistra formatasi a sostegno della ricandidatura di Romano Prodi alla carica di capo del governo, con circa il 5% di vantaggio rispetto alla Casa delle Libertà. Solo tre sondaggi elaborati su commissione di Berlusconi da una società statunitense attribuiscono un lieve vantaggio per la Casa delle Libertà.
A marzo 2006, durante la visita ufficiale negli Stati Uniti, è invitato a pronunciare un discorso ai due rami del Congresso degli Stati Uniti riuniti in seduta comune, come era precedentemente accaduto a De Gasperi, Craxi e Andreotti. Durante l'orazione, il presidente del Consiglio ringrazia gli Stati Uniti per la liberazione dell'Italia, durante la seconda guerra mondiale. Nel dicembre 2010 un documento dell'ambasciata americana in Italia, risalente a pochi giorni prima dell'incontro con Bush dell'ottobre 2005 e diffuso da WikiLeaks, ha rivelato che quell'intervento al Congresso era stato esplicitamente chiesto fin dall'autunno da Berlusconi, per fini di campagna elettorale, e che egli avrebbe puntato nella campagna elettorale su una politica estera pro-USA contrapposta a quella europeista di Prodi, soprattutto sulla questione irakena[79][80].
Silvio Berlusconi e Romano Prodi si incontrano in due dibattiti televisivi molto seguiti, andati in onda su Raiuno. Berlusconi conclude il secondo dibattito il 3 aprile annunciando a sorpresa, di voler eliminare l'Imposta Comunale sugli Immobili (ICI) sulla prima casa.[81] Nei giorni successivi, durante la trasmissione Radio anch'io su Radio Uno e promette anche l'eliminazione della tassa sui rifiuti.[82]
L'esito delle elezioni del 2006 è caratterizzato da una forte incertezza perdurata fino al termine dello scrutinio delle schede e si risolve con una leggera prevalenza della coalizione di centrosinistra capeggiata da Romano Prodi, che vince le elezioni.
Dopo l'esito del voto, Berlusconi inizialmente contesta il risultato delle votazioni denunciando brogli e chiedendo il riconteggio dei voti. Successivamente giudica l'esito un «sostanziale pareggio», e suggerisce di formare un governo istituzionale di coalizione ispirato alla "Große Koalition" tedesca, proposta però rifiutata dai partiti del centrosinistra e dalla Lega Nord. Prodi viene quindi nominato presidente del consiglio sostenuto dalla coalizione di centrosinistra.
Le Giunte per le elezioni, attivatesi per il riconteggio delle schede bianche e nulle,[83] nel settembre 2007 confermeranno il risultato elettorale.[84] Tuttavia Berlusconi non riconoscerà la vittoria dell'avversario.
Nel novembre del 2006, annunciando dal palco di un convegno a Montecatini Terme l'intenzione di "convincere tutte le forze politiche della Casa delle libertà a fondersi in un unico grande partito della libertà", viene colto da improvviso malore e conseguente breve perdita dei sensi.[85]
La nascita del Popolo della Libertà, vittoria del 2008 e dimissioni da Premier nel 2011
Berlusconi con l'allora presidente brasiliano Lula il 9 luglio2008
Dal 16 al 18 novembre2007 Berlusconi ha organizzato una petizione popolare per richiedere elezioni anticipate, con l'obiettivo di raccogliere almeno 5 milioni di firme. Il risultato comunicato da Sandro Bondi è stato di 7.027.734,[86] sebbene ci sia chi ha avanzato dubbi sulla cifra e sulla verifica della regolarità delle adesioni via Internet e via SMS.[87] Con questa cifra alla mano, il 18 novembre durante un comizio in piazza San Babila a Milano Berlusconi ha annunciato lo scioglimento di Forza Italia e la nascita del Popolo della Libertà, un nuovo soggetto politico contro i «parrucconi della politica», che fonderà insieme a Gianfranco Fini.[88] Il giorno successivo, in una conferenza stampa tenuta a Roma in Piazza di Pietra ha sostenuto che «il bipolarismo […] nella presente situazione italiana, con la frammentazione dei partiti che esiste, non è qualcosa che può funzionare per il governo del Paese»[89] e ha dichiarato la sua disponibilità a trattare per la realizzazione di un sistema elettorale proporzionale puro con sbarramento alto per evitare il frazionamento dei partiti.
Berlusconi ha affermato che il nuovo partito «intende rovesciare la piramide del potere»[90] e che la scelta del nome, dei valori, dei programmi, dei rappresentanti e del leader del nuovo soggetto politico spetta ai cittadini e non alle segreterie. Una successiva petizione popolare tenutasi il 1º e 2 dicembre2007 ha stabilito, con il 63,14% delle preferenze, che il nome di tale formazione politica fosse Il Popolo della Libertà. Tale nome era già stato utilizzato per definire i partecipanti alla manifestazione contro il Governo Prodi tenutasi il 2 dicembre2006 che aveva visto, secondo gli organizzatori, scendere in piazza 2.200.000 persone.
Durante la XV Legislatura Berlusconi come deputato è stato l'onorevole più assenteista: 4623 assenze su 4693 votazioni parlamentari.[91]
Il 14 aprile2008 la coalizione formata da Popolo della Libertà, Lega Nord e Movimento per l'Autonomia a sostegno della candidatura di Silvio Berlusconi a presidente del consiglio ha vinto le elezioni politiche con circa il 47% dei voti e ha ottenuto un'ampia maggioranza[92] in entrambi i rami del Parlamento. Il successivo 8 maggio, con il giuramento nelle mani del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, Berlusconi ha inaugurato il suo quarto governo.[93]
Il 29 marzo2009 Silvio Berlusconi viene eletto all'unanimità e per alzata di mano presidente del Popolo della Libertà.[94]
Il 3 febbraio2010 il premier Silvio Berlusconi è arrivato alla Knesset, il parlamento israeliano, dove ha tenuto un discorso: era la prima volta che un Presidente del Consiglio italiano parlava davanti al Parlamento israeliano.[95][96] Nel suo intervento, Berlusconi ha definito «un'infamia» le leggi razziali del 1938 e ha assicurato che l'Italia guarda al popolo ebraico come a «un fratello maggiore»[96][97].
La sera del 12 novembre2011, dopo l'approvazione della legge sulla stabilità, Berlusconi sale al Quirinale per rassegnare le sue dimissioni da presidente del consiglio dei ministri al capo dello stato Giorgio Napolitano. Dal 16 gli succederà il Governo Monti.
Licio Gelli, "Maestro Venerabile" della loggia massonica P2
Appartenenza alla loggia massonica P2
L'iscrizione di Berlusconi alla loggia massonica P2 avviene il 26 gennaio1978 nella sede di via Condotti a Roma, all'ultimo piano del palazzo che ospita il gioiellere Bulgari insieme a Roberto Gervaso[98]; la tessera è la n. 1816, codice E. 19.78, gruppo 17, fascicolo 0625, come risulta dai documenti e dalle ricevute sequestrate ai capi della loggia. Berlusconi ha negato la sua partecipazione alla P2[99], ma ha ammesso in tribunale di essere stato iscritto[100]. Nell'autunno del 1988 (nel corso di un processo contro due giornalisti accusati di averlo diffamato celebrato dal tribunale di Verona[101]), Berlusconi dichiarò: «Non ricordo la data esatta della mia iscrizione alla P2, ricordo comunque che è di poco anteriore allo scandalo. [...] Non ho mai pagato una quota di iscrizione, né mai mi è stata chiesta»[102].
Per tali dichiarazioni il pretore di Verona Gabriele Nigro ha avviato nei confronti di Berlusconi un procedimento per falsa testimonianza. Al termine il magistrato veronese ha prosciolto in istruttoria l'imprenditore perché il fatto non costituisce reato[101]. Il sostituto procuratore generale Stefano Dragone ha però successivamente impugnato il proscioglimento[101] e la Corte d'appello di Venezia ha avviato un nuovo procedimento in esito al quale ha stabilito che «Berlusconi, deponendo davanti al Tribunale di Verona nella sua qualità di teste-parte offesa, ha dichiarato il falso» ma che «il reato attribuito all’imputato va dichiarato estinto per intervenuta amnistia»[103].
Successivamente dichiarò: "Non sono mai stato piduista, mi mandarono la tessera e io la rispedii subito al mittente: comunque i tribunali hanno stabilito che gli iscritti alla P2 non commisero alcun reato, e quindi essere stato piduista non è titolo di demerito".[99] In altra occasione, ha affermato che la P2 "per la verità allora appariva come una normalissima associazione, come se fosse un Rotary, un Lions, e non c'erano motivi, per quello che se ne sapeva, per pensare che la cosa fosse diversa. Io resistetti molto a dare la mia adesione, e poi lo feci perché Gervaso insistette particolarmente dicendomi di rendere una cortesia personale a lui".[104]
La P2 era "un'organizzazione che mirava a prendere il possesso delle leve del potere in Italia attraverso il «piano di rinascita democratica», un elaborato a mezza via tra un manifesto e uno «studio di fattibilità». Conteneva una sorta di ruolino di marcia per la penetrazione di esponenti della loggia nei settori chiave dello Stato, indicazioni per l'avvio di opere di selezionato proselitismo e anche un preventivo dei costi per l'acquisizione delle funzioni vitali del potere".[106] Il Piano programmava la dissoluzione dei partiti e la costruzione di due poli organizzati in club territoriali e settoriali; tendeva al monopolio dell'informazione, al controllo della banche, alla Repubblica presidenziale e al controllo della magistratura da parte del potere politico.[107][108][109]
Ricevuta di pagamento della quota di iscrizione nel 1978 di Silvio Berlusconi alla Loggia P2.
Secondo il fondatore della P2 Licio Gelli, Berlusconi "ha preso il nostro Piano di rinascita e lo ha copiato quasi tutto".[110] Anche il vescovo di Ivrea Luigi Bettazzi rimprovera al primo governo Berlusconi, al momento della sua caduta (1995), di essere "l'attuazione fatta e programmata da Berlusconi del Piano di rinascita democratica proposto dalla Loggia P2 già nel 1976".[108] D'altra parte, l'affermazione di Gelli sembrerebbe sottointendere una certa estraneità di Berlusconi al tentativo che la loggia fece di attuare il suo piano, mentre, al di là delle analogie reali o apparenti, i contatti tra Berlusconi e personaggi legati alla loggia appaiono piuttosto concreti e provati e viaggiano per le vie degli affari, in particolare attraverso il canale internazionale rappresentato dal Banco Ambrosiano. Nell'organigramma complessivo della P2, incentrato, come detto, sulla segreta penetrazione dei più diversi luoghi del potere (finanza, politica, media), il ruolo dei giornali e della televisione appare decisivo. Lo stesso Gelli ha anche affermato: "Il vero potere risiede nelle mani di chi ha in mano i mass media".[111]
A partire dal 1985, gli archivi di Gelli testimoniano l'intervento della P2 nell'acquisizione da parte di Berlusconi dell'allora più diffuso settimanale popolare italiano[104], Tv Sorrisi e Canzoni.[112][113] La transazione, se vista come una delle tante compiute all'interno della stessa intricata ragnatela di imprese legate al sistema creditizio vaticano, risulta quasi solo un passaggio di consegna per la realizzazione del programma. È il giugno del 1983 quando la consociata all'estero Ambrosiano Group Banco Comercial di Managua cede a Berlusconi il 52% del pacchetto azionario della rivista. A interessarsi dell'affare sono i finanzieri Roberto Calvi e Umberto Ortolani. A seguito della presentazione delle conclusioni della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla P2, la loggia fu sciolta per legge in ragione dei «fini eversivi» che si prefiggeva. Gelli fu condannato e arrestato, benché al riguardo ancora nel 1988 Berlusconi dichiarasse al Corriere della Sera di essere «sempre in curiosa attesa di conoscere quali fatti o misfatti siano effettivamente addebitati a Licio Gelli»[114].
Al momento del suo ingresso ufficiale in politica (1993), Berlusconi presentò un partito la cui struttura e programma parvero ad alcuni simili a quelle prefigurate nel disegno eversivo della P2: «Club dove siano rappresentati... operatori imprenditoriali, esponenti delle professioni liberali, pubblici amministratori» e solo «pochissimi e selezionati» politici di professione.
Il 25 gennaio 2006 la maggioranza parlamentare guidata da Berlusconi, nell'ambito della riforma dei reati d'opinione, approvò una modifica dell'articolo 283 del Codice Penale[115] sulla base del quale era stata ritenuta illecita la P2, riducendo la reclusione minima da 12 a 5 anni e ritenendo necessari degli atti violenti. Il testo precedente era questo:
"Chiunque commette un fatto diretto a mutare la costituzione dello Stato, o la forma del Governo, con mezzi non consentiti dall'ordinamento costituzionale dello Stato, è punito con la reclusione non inferiore a dodici anni".
il testo modificato è invece il seguente:
"Chiunque, con atti violenti, commette un fatto diretto e idoneo a mutare la Costituzione dello Stato o la forma di governo, è punito con la reclusione non inferiore a cinque anni"[116][117].
Conflitto di interessi
Un conflitto di interessi emerge in presenza di proprietari di imprese che vengono ad assumere cariche pubbliche. La contemporanea proprietà di società di assicurazione, di colossi dell'editoria, di imprese turistiche, e così via, acuisce questo problema nella figura di Silvio Berlusconi.
Secondo il settimanale britannicoThe Economist, Berlusconi, nella sua doppia veste di proprietario di Mediaset e Presidente del Consiglio, nel 2001 deteneva il controllo di circa il 90% del panorama televisivo italiano[118]. Questa percentuale include sia le stazioni da lui direttamente controllate, sia quelle su cui il suo controllo può essere esercitato in maniera indiretta attraverso la nomina (o l'influenza sulla nomina) degli organismi dirigenti della televisione pubblica. Questa tesi viene respinta da Berlusconi che nega di controllare la RAI (malgrado l'apparente contenuto di varie intercettazioni, rivelate dalla stampa nel luglio 2011, prefiguri un'azione di concerto, mirante a favorirlo, messa in atto da una parte dei vertici RAI e Mediaset: la cosiddetta struttura riservata "Delta"[119]). Egli sottolinea il fatto che durante il suo governo siano stati nominati presidente della RAI persone facenti riferimento al centrosinistra, in primo luogo Lucia Annunziata. Attualmente il presidente della RAI è Paolo Garimberti, di centrosinistra, mentre il ruolo di direttore generale è ricoperto da Lorenza Lei.
Il vasto controllo sui media esercitato da Berlusconi è stato collegato da molti osservatori italiani e stranieri alla possibilità che i media italiani siano soggetti ad una reale limitazione delle libertà di espressione. L'Indagine mondiale sulla libertà di stampa del 2004 (Freedom of the Press 2004 Global Survey), uno studio annuale pubblicato dall'organizzazione americana Freedom House, ha retrocesso l'Italia dal grado di "Libera" (Free) a quello di "Parzialmente libera" (Partly Free)[120] sulla base di due principali ragioni, la concentrazione di potere mediatico nelle mani del Presidente del consiglio Berlusconi e della sua famiglia, e il crescente abuso di potere da parte del governo nel controllo della televisione pubblica RAI[121]. L'indagine dell'anno successivo ha confermato questa situazione con l'aggravante di ulteriori perdite di posizione in classifica[122].
Lo stesso Berlusconi, per rispondere alle critiche su un suo conflitto di interessi, pochi giorni prima delle elezioni politiche del 2001, in un'intervista al Sunday Times annunciò di aver contattato tre esperti stranieri («un americano, un britannico e un tedesco»"), di cui però non fece i nomi, che lo consigliassero nel trovare una soluzione alla questione[124]. Pochi giorni dopo ribadì al TG5 la sua decisione, specificando che: «In cento giorni farò quel che la sinistra non ha fatto in sei anni e mezzo: approverò un disegno di legge che regolamenterà i rapporti tra il Presidente del Consiglio e il gruppo che ha fondato da imprenditore», a cui fecero eco le parole del presidente di AN Gianfranco Fini e di altri politici della CdL, i quali nei giorni seguenti confermarono più volte che, in caso di vittoria alle elezioni, l'intenzione del governo era quella di presentare entro i primi 100 giorni un disegno di legge per risolvere la questione tramite un blind trust. Non vennero mai resi noti i nomi dei tre esperti stranieri che si sarebbero dovuti occupare della questione, ma venne presentato un disegno di legge, poi approvato, che regolamentava il conflitto d'interesse.[125]
Il centrosinistra al governo dal 1996 al 2001, non era intervenuto invece sul tema del conflitto d'interessi. Il 28 febbraio2002Luciano Violante, allora capogruppo DS alla Camera, dichiarò in Aula che il PDS aveva dato nel 1994 la «garanzia piena» a Berlusconi e Gianni Letta «che non sarebbero state toccate le televisioni» con il cambio di governo. Ricordò inoltre di quando la sua parte politica aveva votato per dichiarare «eleggibile Berlusconi nonostante le concessioni» e il fatto che durante i governi di centrosinistra il fatturato di Mediaset fosse aumentato di 25 volte[126].
Il 13 luglio 2004 il Parlamento Italiano varava la Legge n. 215, recante "Norme in materia di risoluzione dei conflitti di interessi", cosiddetta legge Frattini. Tale legge riceveva in seguito le dure critiche della Commissione di Venezia del Consiglio d'Europa[127].
A tutt'oggi il conflitto di interessi non è stato ancora risolto da nessun governo.[128]
Accuse di approvazione di leggi ad personam
Questa voce o sezione sull'argomento politica è ritenuta non neutrale.
Motivo: il paragrafo non è neutrale, e inoltre finisce includendo di tutto (vedi Tremonti bis). "Provvedimento legislativo creato di fatto ad hoc a scopi prettamente personali" e "[leggi] che hanno prodotto benefici effetti per Berlusconi" non coincidono automaticamente
Per contribuire, correggi i toni enfatici o di parte e partecipa alla discussione. Non rimuovere questo avviso finché la disputa non è risolta. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento.
Con la locuzione legge ad personam si intende un provvedimento legislativo creato di fatto ad hoc a scopi prettamente personali e non erga omnes[129].
Durante i governi presieduti da Berlusconi, succedutisi dal 1994 in poi, il Parlamento ha varato alcuni provvedimenti legislativi aspramente contestati dall'opposizione e da alcuni settori della stampa i quali ritenevano che questi fossero stati emanati appositamente per favorire la posizione dello stesso Berlusconi, per difenderlo dai processi in cui era coinvolto direttamente o indirettamente o per difendere e/o rafforzare il proprio patrimonio.
Per gli avvocati e amici di Silvio Berlusconi, almeno i provvedimenti in materia giudiziaria, «servono a dare maggiori garanzie ai cittadini. Perché a nessun altro succeda quello che è accaduto a Silvio Berlusconi» (Niccolò Ghedini)[130], o comunque «per proteggersi. Se non fai la legge ad personam vai dentro» ovvero «sono la risposta a una guerra ad personam contro di lui» (Fedele Confalonieri)[131][132]. Quanto ai presunti benefici per le imprese di famiglia, Marina Berlusconi, presidente di Mondadori e figlia di Silvio, ha fatto notare come «se le leggi (...) sono sacrosante, che cosa si vorrebbe, che le nostre aziende non le utilizzassero solo perché fanno capo alla famiglia Berlusconi? Questo sì che è il vero conflitto di interesse, quello all'incontrario»[133].
Durante la campagna elettorale del 2006, lo stesso Berlusconi ha dichiarato che «una legge ad personam è quella che risulta essere giusta solo per un singolo individuo e sbagliata per il resto della popolazione», pertanto, a suo dire, «non c'è una sola legge di questo tipo approvata dal mio governo»[134].
Secondo due inchieste de la Repubblica[135][136] al 24 novembre2009 le leggi «che hanno prodotto benefici effetti per Berlusconi e le sue società» sarebbero state 19[137][138]. Fra le leggi contestate, alcune avrebbero fornito a Berlusconi immediati benefici su procedimenti penali in corso contro di lui, altre gli avrebbero garantito vantaggi economici. Tra le prime rientrano le seguenti:
Legge sulle rogatorie internazionali (Legge n. 367/2001[139]): limita l'utilizzabilità delle prove acquisite. Con questa legge i movimenti illeciti sui conti svizzeri effettuati da Cesare Previti e Renato Squillante, al centro del processo Sme-Ariosto 1, sono stati coperti.
Riforma del diritto societario (D. Lgs. n. 61/2002[140]): depenalizzazione del falso in bilancio che ha consentito a Berlusconi di essere assolto nei processi "All Iberian 2" e "Sme-Ariosto 2" perché "il fatto non è più previsto dalla legge come reato".
Legge Cirami sul legittimo sospetto (Legge n. 248/2002[141]): introduzione del "legittimo sospetto" sull'imparzialità del giudice che permette la ricusazione e il trasferimento del processo ad un altro giudice.
Lodo Schifani (Legge n. 140/2003[142]): introduzione del divieto di sottomissione a processo delle cinque più alte cariche dello Stato tra le quali il presidente del Consiglio in carica. La legge è dichiarata incostituzionale il 13 gennaio 2004[143]. Fu riapprovato con qualche modifica nel 2008 (vedi punto 16).
Segreto di Stato sull'area denominata “Villa La Certosa” di Punta della Volpe (Olbia) (decreto del Ministro dell'Interno 6 maggio 2004 prot. n. 1004/100 – 1158): l'apposizione del segreto di Stato sulla villa di Berlusconi impedì le ispezioni disposte dal Tribunale di Tempio Pausania nell'ambito di un'indagine penale per violazione delle normative in materia edilizia ed ambientale[144].
Legge Pecorella (Legge n. 46/2006[145]), proposta dal parlamentare Gaetano Pecorella, avvocato di Silvio Berlusconi, che sanciva l'inappellabilità da parte del pubblico ministero per le sole sentenze di proscioglimento (DL n. 3600), bocciata quasi integralmente nel 2007 dalla Corte Costituzionale[146]
Legge ex-Cirielli (Legge n. 251/2005[147]): riduzione della prescrizione, che ha consentito l'estinzione dei processi "Lodo Mondadori", "Lentini", "Diritti tv Mediaset" per decorrere dei tempi processuali.
Lodo Alfano (Legge n. 124/2008[148]), riproposizione del Lodo Schifani, emanato poco prima della conclusione del processo per corruzione dell'avvocato David Mills in cui Berlusconi era coimputato. Dichiarato incostituzionale il 7 ottobre2009[149].
Legittimo impedimento (Legge n. 51/2010[150]): per 18 mesi il Presidente del Consiglio è legittimamente impedito a comparire in aula di tribunale se impegnato in attività di governo.
Tra le leggi che avrebbero dato vantaggi economici vengono citate le seguenti:
Tremonti bis (Legge n. 383/2001, art. 13[151]): abolizione dell'imposta su successioni e donazioni per grandi patrimoni, che in precedenza l'Ulivo aveva abolita per patrimoni fino a 350 milioni di lire.
Finanziaria 2003 (Legge n. 289/2002, art. 9[152]): introduzione di un condono fiscale, di cui hanno beneficiato anche le imprese del gruppo Mediaset.
Decreto salva-calcio (Legge n. 27/2003, art. 3[153]): concessione alle società sportive della possibilità di diluire le svalutazioni dei giocatori sui bilanci in un arco di dieci anni, con importanti benefici economici in termini fiscali. La norma ha trovato applicazione anche all'A.C. Milan.
Lodo Retequattro (Decreto-legge n. 352/2003[154]): ha permesso a Rete 4 di continuare a trasmettere in analogico.
Finanziaria 2004 (Legge n. 350/2003, art. 4, comma 153[155]) e Finanziaria 2005 (Legge n. 311/2004, art. 1, comma 246[156]): introduzione di un incentivo statale all'acquisto di un decoder. A beneficiare prevalentemente dell'incentivo è stata la società Solari.com, il principale distributore in Italia dei decoder digitali Amstrad del tipo Mhp, controllata al 51% da Paolo e Alessia Berlusconi.
Legge Gasparri (Legge n. 112/2004[157]): introduzione del sistema integrato delle comunicazioni (SIC) e riordino del sistema radiotelevisivo e delle comunicazioni. Nel 2004 il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, ha stimato i vantaggi derivanti dalla legge Gasparri per il gruppo di Silvio Berlusconi fra 1 e 2 miliardi di Euro[158].
Estensione del condono edilizio alle zone protette (Legge n. 308/2004, art. 1 commi 36-39[159]): ammissione delle zone protette tra le aree condonabili, comprese quelle della villa "La Certosa" di proprietà di Berlusconi.
Testo unico della previdenza complementare (Decreto Legislativo n. 252/2005[160]): introduzione di una serie di norme che favoriscono fiscalmente la previdenza integrativa individuale, a beneficio anche della società assicurative di proprietà della famiglia Berlusconi.
Decreto anticrisi (Decreto-legge n. 185/2008, art. 31[161]): abolizione dell'IVA agevolata del 10% sulla pay tv via satellite (dominata da Sky Italia) che ritorna così all'aliquota standard del 20%. Tale operazione di allineamento delle imposte era stata richiesta dalla Commissione europea in seguito ad un reclamo presentato alla commissione stessa[162]. L'iniziativa legislativa ha suscitato nell'opposizione (principalmente per voce di Antonio di Pietro)[163] diverse polemiche poiché viene visto in questo provvedimento un modo per penalizzare Sky Italia, principale concorrente privato di Mediaset.
Acquisto delle proprie azioni (Legge n. 33/2009, art. 7, commi 3-quater e 3-sexies[164]): viene aumentata la soglia di capitale (dal 3% al 5%) che gli azionisti con una partecipazione superiore al 30% possono acquisire senza essere soggetti all'obbligo di promuovere un'offerta pubblica di acquisto totalitaria; e viene incrementato (dal 10% al 20%) il limite massimo previsto dall'art. 2357 cc. nei confronti delle società per azioni in materia di acquisto di azioni proprie con l'intento di prevedere strumenti di difesa delle società rispetto a possibili manovre speculative (OPA)[165].
Scudo fiscale (Legge n. 102/2009, art. 13-bis[166]): permette, pagando un'imposta una tantum del 5%, di rimpatriare o regolarizzare le attività finanziarie e patrimoniali frutto di evasione fiscale detenute all'estero.
Liti pendenti col fisco (Legge n. 73/2010[167]): la Mondadori ha utilizzato il provvedimento per chiudere un contenzioso col fisco pendente dal 1991 pagando 8 milioni e 653 000 euro al posto dei 173 milioni pretesi dall'erario[168].
Anche se non rientra nel novero delle leggi, possiamo citare a tal proposito il ricorso del governo contro la legge della regione Sardegna al divieto di costruire a meno di due chilometri dalle coste (ricorso n. 15/2005 alla legge regionale 8/2004) (che bloccava, tra l'altro, l'edificazione di "Costa Turchese", insediamento di 250.000 metri cubi della Edilizia Alta Italia di Marina Berlusconi)[169].
Aspetti controversi delle modificazioni indotte nella società civile
Il regista e drammaturgo Dario Fo, lo scrittore Umberto Eco, il regista Nanni Moretti e il comico Beppe Grillo hanno rilasciato pubbliche dichiarazioni circa le conseguenze che i valori veicolati dai media di Berlusconi potrebbero avere, secondo la loro opinione, alla lunga sulla stessa società civile, indirizzandone gusti e tendenze allo scopo di favorire la sua parte politica.[170][171][172] A questo proposito, Dario Franceschini, leader del Partito Democratico, è arrivato a dire:
« Alle italiane e agli italiani vorrei rivolgere una semplice domanda: fareste educare i vostri figli da quest'uomo? Chi guida un Paese ha il dovere di dare il buon esempio, di trasmettere valori positivi.[173]»
Secondo questa linea di pensiero, la comparsa sulla scena politica di Berlusconi avrebbe causato profonde mutazioni di costume nel tessuto civile del Paese e tra le sue diverse componenti sociali. Essi sostengono che sarebbe improprio, in un sistema democratico, esercitare al contempo azione di governo e di controllo su fonti di informazione a causa dell'influenza che i mass media (tv, radio, stampa, Internet) possono esecitare sulla società.[174] L'opposizione ha chiesto invano a Berlusconi di rinunciare alla proprietà dei mass media giudicando anomala una simile concentrazione in mano al capo di una coalizione politica.[175][176]
La tesi di tale denuncia è che in Italia ci sarebbe uno sbilanciamento mediatico, possibile veicolo di orientamento dell'opinione pubblica attraverso metodi di propaganda più o meno nascosta, e che guidare una coalizione politica e al contempo un gruppo mediatico editoriale risulta contrario ai principi di equilibrio stabiliti dalla Costituzione italiana; tali principi trovano concreta tutela anche per mezzo dell'art. 10 DPR 30 marzo 1957 n.361, ove si prevede la «ineleggibilità di coloro che in proprio o in qualità di rappresentanti legali di società o imprese private risultano vincolati allo Stato per contratti di opere o di somministrazioni oppure per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica»[177].
Nella prima metà degli anni settanta la criminalità organizzata di stanza a Milano organizzava numerosi sequestri di persona a scopo di estorsione. In questo contesto, nel luglio1974, tramite l'avvocato palermitanoMarcello Dell'Utri (all'epoca collaboratore di Berlusconi), Vittorio Mangano fu «chiamato a svolgere la funzione di "garanzia e protezione", a tutela della sicurezza del suo datore di lavoro e dei suoi più stretti familiari, in un momento in cui si era deciso il trasferimento di Berlusconi nella tenuta di Arcore, appena acquistata»[178].
Secondo i magistrati, dunque, Berlusconi «temeva che i suoi familiari fossero oggetto di sequestri di persona», e perciò Dell'Utri si adoperò «per l’assunzione di Vittorio Mangano presso la villa di Arcore (...) quale “responsabile” (o “fattore” o “soprastante” che dir si voglia) e non come mero “stalliere”, pur conoscendo lo spessore delinquenziale dello stesso Mangano sin dai tempi di Palermo (ed, anzi, proprio per tale sua “qualità”), ottenendo l'avallo compiaciuto di Stefano Bontate e Teresi Girolamo, all'epoca due degli “uomini d’onore” più importanti di “cosa nostra” a Palermo»[179]. Inoltre «è certo che ad Arcore rimase, per tutto il 1975, la famiglia del Mangano [composta da moglie e figlie], il quale conservò ivi la sua residenza anagrafica ancora fino al mese di ottobre del 1976. Risulta ancora che, in data 1º dicembre 1975, Mangano, tratto nuovamente in arresto perché trovato in possesso di un coltello di genere vietato, dichiarò di essere residente ad Arcore e il 6 dicembre 1975, al momento in cui uscì dal carcere, elesse domicilio in via San Martino n. 42, dove è ubicata la villa di Arcore». Al riguardo la Corte fa riferimento anche a un'intervista a Dell'Utri pubblicata sul Corriere della Sera del 21 marzo 1994[180][181].
Dal processo contro Dell'Utri non sono emersi elementi che «consentono di datare con certezza» l'allontanamento di Mangano da Arcore[178], e tuttavia «è certo che l’allontanamento avvenne in modo indolore per decisione (autonoma o suggerita da Marcello Dell’Utri) presa da Silvio Berlusconi, il quale continuò ad ospitare presso la propria villa la famiglia del Mangano e non risulta che abbia in alcun modo indirizzato i sospetti degli investigatori sul suo “fattore”, conservando ancora a distanza di molti anni le grate parole del Mangano»; al contrario di Dell'Utri che «non ha mai interrotto i suoi rapporti con il Mangano, pur essendo ben consapevole, alla luce delle sue stesse ammissioni, della caratura criminale del personaggio»[182]. Il 26 maggio1975 una bomba esplose nella villa di Berlusconi in via Rovani a Milano, allora in restauro, «provocando ingenti danni con lo sfondamento dei muri perimetrali e il crollo del pianerottolo del primo piano»[183]. Secondo quanto testimoniato da Fedele Confalonieri, subito dopo l'allontanamento di Mangano da Arcore, Berlusconi aveva ricevuto delle lettere con minacce: «Proprio a causa di quelle minacce - dichiarò Confalonieri -, Berlusconi prese la sua famiglia e la portò prima in Svizzera; io mi ricordo che andammo anche a accompagnarlo con Marcello Dell'Utri a Nyon, che è vicino a Ginevra. Credo che poi stettero lì un paio di settimane o tre settimane e poi andarono nel sud della Spagna, a Marbella e stettero lì qualche mese»[184].
Nelle indagini dell'epoca gli autori dell'attentato restarono ignoti; «è risultato, invece, dal contenuto di conversazioni telefoniche intercettate circa 11 anni dopo, in occasione di un secondo attentato commesso in data 28 novembre1986 ancora ai danni della stessa villa di via Rovani, che da parte di Silvio Berlusconi e di Marcello Dell’Utri non vi fossero dubbi in merito alla riconducibilità dell’attentato del 1975 proprio alla persona del Mangano»[185]. Il secondo attentato creò danni unicamente alla cancellata esterna. Berlusconi, intercettato, commentò l'esplosione al telefono con Dell'Utri definendola scherzosamente una cosa «fatta con molto rispetto, quasi con affetto (...) perché mi ha incrinato soltanto la parte inferiore della cancellata», aggiungendo che «secondo me, è come una rich... un altro manderebbe una lettera o farebbe una telefonata: lui ha messo la bomba!»[186].
La conversazione prosegue, anche con Confalonieri, con riferimenti all'attentato del 1975 e alla persona di Mangano ritenuto appena scarcerato[187]. L'intercettazione del 1986 per la magistratura dimostra «adeguatamente come nessuno dei tre interlocutori nutrisse alcun dubbio nel ricondurre alla persona di Mangano Vittorio la responsabilità dell’attentato commesso ai danni della villa di via Rovani undici anni prima (...). Malgrado non si nutrissero dubbi in merito al responsabile, nessuna utile indicazione all’epoca dei fatti era stata offerta agli investigatori ma, al contrario, si era deciso addirittura di non denunciare direttamente l’attentato»[188]. L'attentato, invece, non è attribuibile a Mangano, che all'epoca del fatto era detenuto[189]. Esso è ascrivibile altresì (come risulta dalle dichiarazioni di Antonino Galliano) alla mafia catanese, «evento che Totò Riina aveva voluto furbescamente sfruttare per le ulteriori intimidazioni telefoniche all’imprenditore ordinate a Mimmo Ganci e da costui effettuate poco tempo dopo da Catania. Una volta raccordatosi con il suo sodale Santapaola di Catania, il capo di “cosa nostra” aveva, come si suol dire, “preso in mano la situazione” relativa a Berlusconi e Dell'Utri, che, come si è visto (per concorde dichiarazione di Ganci, Anzelmo e Galliano), sarebbe stata sfruttata non soltanto per fini prettamente estorsivi, ma anche per potere “agganciare” politicamente l'on.le Bettino Craxi»[190]. Un rapporto della Criminalpol di Milano (rapporto n.0500/CAS/Criminalpol del 13 aprile1981) notava che «l'aver accertato attraverso la citata intercettazione telefonica (del 14 febbraio1980 su l’utenza telefonica dell’Hotel Duca di York di Milano in uso a Mangano, ndr[191]) il contatto tra Mangano Vittorio, di cui è bene ricordare sempre la sua particolare pericolosità criminale, e Dell'Utri Marcello ne consegue necessariamente che anche la Inim spa e la Raca spa (società per le quali il Dell'Utri svolge la propria attività), operanti in Milano, sono società commerciali gestite anch'esse dalla mafia e di cui la mafia si serve per riciclare il denaro sporco, provento di illeciti». Secondo la Corte, Dell'Utri «“rappresentava” presso i mafiosi gli interessi del gruppo [Fininvest, ndr], per conto di Silvio Berlusconi. «Era un manager dotato di altissima autonomia e di capacità decisionali, non un qualunque sottoposto al quale non restava altro che eseguire le decisioni del proprietario dell’azienda, in ipotesi impostegli.
«È significativo che egli, anziché astenersi dal trattare con la mafia (come la sua autonomia decisionale dal proprietario ed il suo livello culturale avrebbero potuto consentirgli, sempre nell’indimostrata ipotesi che fosse stato lo stesso Berlusconi a chiederglielo), ha scelto, nella piena consapevolezza di tutte le possibili conseguenze, di mediare tra gli interessi di “cosa nostra” e gli interessi imprenditoriali di Berlusconi (un industriale, come si è visto, disposto a pagare pur di stare tranquillo). «Dunque, Marcello Dell’Utri ha non solo oggettivamente consentito a “cosa nostra” di percepire un vantaggio, ma questo risultato si è potuto raggiungere grazie e solo grazie a lui»[192]. Il boss mafioso Mangano, nuovamente in carcere dal 1995 in regime di 41 bis, morì nel luglio2000, pochi giorni dopo essere stato condannato all'ergastolo per duplice omicidio[193]. Dell'Utri commentò nell'aprile2008 che Mangano era «un eroe, a suo modo» perché «sarebbe uscito dal carcere con lauti premi se avesse accusato me e il presidente Berlusconi»,[194], e dello stesso avviso si è il giorno dopo detto Berlusconi[195][196].
La procura di Palermo ha indagato su Silvio Berlusconi e su Marcello Dell'Utri dal 2 gennaio1996 per concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio di denaro. Nel 1997 la posizione di Berlusconi è stata archiviata al termine delle indagini preliminari, che erano state prorogate per la massima durata prevista dalla legge, mentre Dell'Utri è stato rinviato a giudizio[197][198]. Nel 2004 Marcello Dell'Utri è stato condannato in primo grado a Palermo a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa[199], pena ridotta in appello a 7 anni, avendo la Corte ritenuto che il fatto non sussiste limitatamente al periodo successivo al 1992[200][201]. Il 9 marzo 2012 la quinta sezione penale della Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza d'appello, accogliendo così il ricorso della difesa avverso alla condanna a sette anni.[202]
Al processo di Marcello Dell'Utri per concorso esterno in associazione mafiosa, la Cassazione ritiene pienamente confermato l'incontro tra Berlusconi, Dell'Utri e i capimafia Francesco Di Carlo, Stefano Bontate e Mimmo Teresi, testimoniato dallo stesso Di Carlo, attualmente collaboratore di giustizia, e di cui ha parlato anche Galliano, un altro collaboratore. L'incontro sarebbe avvenuto nel 1974 in foro Bonaparte a Milano, dove venne presa la “contestuale decisione di far seguire l’arrivo di Vittorio Mangano presso l’abitazione di Berlusconi in esecuzione dell’accordo” per la protezione ad Arcore. La Corte parla “senza possibilità di valide alternative di un accordo di natura protettiva e collaborativa raggiunto da Berlusconi con la mafia per il tramite di Dell’Utri che, di quella assunzione, è stato l’artefice grazie anche all’impegno specifico profuso da Cinà”.[203]
Il 18 aprile2002, durante la visita di Stato a Sofia in Bulgaria Berlusconi, da circa un anno presidente del consiglio rende una assai discussa dichiarazione (soprannominata dai suoi oppositori il "diktat bulgaro" o l'"editto di Sofia"):
« L'uso che Biagi, come si chiama quell'altro...? Santoro, ma l'altro... Luttazzi, hanno fatto della televisione pubblica, pagata coi soldi di tutti, è un uso criminoso. E io credo che sia un preciso dovere da parte della nuova dirigenza di non permettere più che questo avvenga. »
I tre non vennero più chiamati a condurre programmi in RAI: di fatto la nuova dirigenza RAI insediatasi all'epoca del governo Berlusconi e da esso spronata a prendere provvedimenti, espulse Biagi, Santoro e Luttazzi da tutte le programmazioni televisive. La situazione perdurò fino al 2006 quando, in seguito ad azioni giudiziarie che li hanno visti vincenti sulla dirigenza RAI, Biagi e Santoro hanno ripreso a condurre programmi giornalistici.
Dissapori con la TV pubblica
Berlusconi ha sempre avuto rapporti contrastati con la televisione pubblica, da lui spesso accusata di essere, se non totalmente schierata a sinistra, per gran parte controllata dai partiti dell'opposizione (soprattutto Raitre, definita da Berlusconi «una macchina da guerra contro il Presidente del Consiglio»). Questa visione è ovviamente ribaltata secondo il punto di vista dei suoi oppositori che lo accusano di averla pesantemente occupata nel periodo in cui è stato capo del governo.
È del 12 marzo2006 (durante la campagna elettorale per le elezioni politiche) la polemica, in occasione del programma di Raitre, In mezz'ora, tra Berlusconi che accusava la conduttrice Lucia Annunziata di muoversi sulla base di posizioni di pregiudizio nei suoi confronti e di aperta partigianeria in appoggio della sinistra, e la giornalista stessa che gli rimproverava l'incapacità di trattare con i giornalisti. Silvio Berlusconi lasciò lo studio dopo 17 minuti.[204]
Il caso Saccà
Nel 2007 la procura di Napoli apre un'inchiesta su Berlusconi (allora leader dell'opposizione) sospettato di aver corrotto Agostino Saccà, direttore di Rai Fiction. Tra gli atti dell'inchiesta c'è un'intercettazione telefonica tra i due imputati che viene pubblicata in tutti i media quando l'indagine è ancora in corso.[205][206]
Nella telefonata si ascolta Saccà esprimere una posizione di appassionato appoggio politico a Berlusconi e di critica per il comportamento degli alleati. Berlusconi sollecita Saccà a mandare in onda una trasmissione voluta da Umberto Bossi e Saccà si lamenta del fatto che ci sono persone che hanno diffuso voci su questo accordo provocandogli problemi. Berlusconi poi chiede a Saccà di dare una sistemazione in una fiction ad una ragazza spiegando in modo molto esplicito che questo servirebbe per uno scambio di favori con un senatore della maggioranza che lo aiuterebbe a far cadere il governo. Saccà saluta esortando Berlusconi a impadronirsi della maggioranza quanto prima possibile.[207]
Berlusconi ha sostenuto in sua difesa: «Lo sanno tutti nel mondo dello spettacolo, in certe situazioni in Rai si lavora soltanto se ti prostituisci oppure se sei di sinistra.[...]In Rai non c'è nessuno che non sia stato raccomandato».[208]
L'indagine napoletana è giunta a gennaio alla richiesta di rinvio a giudizio ma, prima che si aprisse il processo, nel luglio 2008 gli avvocati di Berlusconi chiesero ed ottennero dal GIP lo spostamento dell'indagine a Roma per incompetenza territoriale.[209] Nel 2008 i pm romani nuovi titolari dell'inchiesta hanno chiesto l'archiviazione dell'inchiesta e la distruzione delle intercettazioni argomentando che «Non c'è alcuna certezza del "do ut des". Lo stretto legame tra l'onorevole Berlusconi e Saccà, che emerge con evidenza dall'attività investigativa, era tale da consentire al primo di effettuare segnalazioni al secondo senza dover promettere o ottenere nulla in cambio».[210]
Scandali legati a presunti illeciti di natura sessuale
Il caso Carfagna
Mara Carfagna, ex showgirl, successivamente ministro delle Pari Opportunità
Secondo numerose indiscrezioni, alcune intercettazioni telefoniche effettuate nell'ambito di un'inchiesta per corruzione a carico di Berlusconi avrebbero prodotto materiale non penalmente rilevante riguardante presunti favori sessuali ottenuti dal Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi in cambio dell'incarico da ministro.[211] Oltre alla stampa estera, dell'esistenza delle intercettazioni parlò Sabina Guzzanti durante una manifestazione politica[212] e successivamente il deputato PDL Paolo Guzzanti sul suo blog, ritenendo esistessero «proporzionati motivi per temere che la signorina in questione occupi il posto per motivi che esulano dalla valutazione delle sue capacità di servitore dello Stato, sia pure apprendista».[213] Le dichiarazioni sortirono una citazione in sede civile per Sabina Guzzanti. [6]
Il caso Noemi
Il 28 aprile2009, la moglie di Berlusconi, Veronica Lario, in un'e-mail all'ANSA espresse il suo sdegno riguardo alla possibile scelta del marito di candidare giovani ragazze di bella presenza, alcune delle quali senza esperienza politica, per le vicine elezioni europee.[214]
Il 2 maggio seguente, dopo aver saputo che Berlusconi si era recato alla festa del diciottesimo compleanno di Noemi Letizia[215][216] (una ragazza di Portici), ha poi affidato ad un avvocato l'incarico di presentare richiesta di separazione dal marito[217]. La Lario, a questo punto, ha fatto menzione di una supposta abitudine del marito di frequentare minorenni: «Non posso stare con un uomo che frequenta le minorenni», «...figure di vergini che si offrono al drago per rincorrere il successo, la notorietà e la crescita economica», «Ho cercato di aiutare mio marito, ho implorato coloro che gli stanno accanto di fare altrettanto, come si farebbe con una persona che non sta bene. È stato tutto inutile».[218]
Il 14 maggio il quotidiano La Repubblica pubblica un articolo in cui mostra le molte contraddizioni e discordanze della versione di Berlusconi concernente le sue frequentazioni con Noemi Letizia con le dichiarazioni degli altri protagonisti della vicenda, chiedendo al Presidente del Consiglio di rispondere a dieci domande[219], poi riformulate. Berlusconi non ritiene opportuno rispondere a queste domande, e il 28 agosto dà mandato al suo avvocato, Niccolò Ghedini, di intentare una causa civile di risarcimento contro il quotidiano per il danno di immagine causatogli (lo stesso avviene contestualmente anche nei confronti de L'Unità). Successivamente Berlusconi ha parzialmente risposto alle 10 domande di Repubblica sul libro di Bruno VespaDonne di Cuori.[220]
Il 28 maggio Berlusconi giura sulla testa dei suoi figli di non aver mai avuto relazioni "piccanti" con minorenni, e che se stesse mentendo si dimetterebbe immediatamente.[221][222] La questione è stata ampiamente trattata dalla stampa estera (per esempio dai quotidiani britannici The Times,[223]Financial Times[224] e dalla BBC).[225]
Scatti di Porto Rotondo
L'attenzione dei giornali è stata in seguito attirata da numerose foto che il fotografo Antonello Zappadu aveva scattato in diverse occasioni: alcune documentano una vacanza del maggio 2008 nella residenza estiva di Berlusconi a Porto Rotondo e vi appare l'allora primo ministro della Repubblica Ceca Mirek Topolanek in veste adamitica: durante la festa si vedono giovani ragazze in bikini o in topless.[226] Il 5 giugno 2009 il quotidiano spagnolo El País pubblica 5 delle 700 foto della festa.[227] La Procura di Roma, su segnalazione di Berlusconi, ha sequestrato il materiale fotografico per violazione della privacy.
Il caso D'Addario
Nel luglio 2009 il giornale L'Espresso pubblica sul suo sito le registrazioni audio degli incontri tra Silvio Berlusconi e la escort Patrizia D'Addario (da lei stessa effettuate).[228] Tali registrazioni risalgono all'ottobre 2008 e sono state depositate dalla stessa D'Addario presso la Procura di Bari, che le ha ascoltate e pubblicate in quanto rilevanti - insieme ad altre intercettazioni - per far luce sulla natura dei rapporti tra Berlusconi e l'imprenditore barese Gianpaolo Tarantini indagato per corruzione e associazione a delinquere nell'ambito di un'inchiesta su tangenti e affari a danno della sanità pugliese.[229]
Poco dopo il Premier dichiarò: "Non sono un santo, spero lo capiscano anche quelli di Repubblica".[230]
Al di là dell'interesse di natura scandalistica, le vicende riguardanti i presunti rapporti extraconiugali di Berlusconi con escort e giovani ragazze dello spettacolo hanno attirato l'attenzione dell'opinione pubblica e di parte del mondo politico, in quanto paiono essere in più punti intrecciate con la promessa di candidature politiche nelle liste del Pdl e affiliate (La Puglia prima di tutto) in occasione delle elezioni europee e delle amministrative del giugno 2009[231][232].
A novembre 2010 scoppia il cosiddetto "caso Ruby". La vicenda ruota attorno all'allora minorenne marocchina Karima El Mahroug detta Ruby Rubacuori, fermata per furto nel maggio 2010 a Milano. Accertata la minore età della ragazza, il magistrato dispose l'affidamento secondo le normali procedure. Tuttavia, dopo che Berlusconi telefonò in questura sostenendo che la giovane fosse la nipote dell'allora presidente egiziano Hosni Mubarak (fatto poi dimostratosi falso), la ragazza venne affidata al consigliere regionale PDL Nicole Minetti. Ruby dichiarò di essere stata più volte ospite di Berlusconi presso la sua residenza di Arcore ricevendo in tali occasioni denaro. Ritenendo che quel denaro sarebbe stato il compenso per prestazioni sessuali, a gennaio 2011 la procura della Repubblica di Milano ha contestato a Berlusconi i reati di concussione e prostituzione minorile. La vicenda ha avuto un grande clamore anche sui media internazionali e ha acceso il dibattito all'interno dell'opinione pubblica italiana.
Dichiarazioni e comportamenti controversi
In Italia e all'estero grande risalto mediatico hanno ricevuto alcune sue dichiarazioni, battute di spirito e comportamenti irrituali che gli hanno dato una fama di gaffeur, contribuendo nel contempo a caratterizzare la sua immagine pubblica.[233] Secondo Peter Weber questi episodi avrebbero contribuito a far riemergere vecchi pregiudizi nei confronti della politica estera italiana condotta con «ambizione e leggerezza».[234]
Nel settembre 2001, in seguito agli attentati terroristici sferrati da al-Qa'ida agli Stati Uniti, dichiarò: «Noi [occidentali] dobbiamo essere consapevoli della superiorità della nostra civiltà, il nostro è un sistema che ha garantito il benessere, il rispetto dei diritti umani e, a differenza dei paesi islamici, il rispetto dei diritti religiosi e politici. Un sistema che ha come valore la comprensione delle diversità e la tolleranza». L'affermazione suscitò le proteste di diverse nazioni islamiche e della Lega araba.[235][236][237][238]
Nel 2003, particolarmente controversa fu la polemica che al Parlamento europeo – in occasione del suo esordio come presidente del Consiglio dell'UE – lo vide opposto all'eurodeputato socialista tedesco Martin Schulz, che lo criticò per i suoi problemi giudiziari, per il suo rapporto con l'informazione, e che lo accusò di avere un conflitto d'interessi. Berlusconi replicò all'intervento dell'eurodeputato dicendo: «Signor Schulz, so che in Italia c'è un produttore che sta facendo un film sui campi di concentramento nazisti. La suggerirò per il ruolo di kapò, lei sarebbe perfetto». Alle critiche da parte di alcuni europarlamentari, Berlusconi rispose rivolgendo un «turisti della democrazia» all'ala sinistra del Parlamento che lo contestava. Il presidente Pat Cox lo invitò a scusarsi, ma Berlusconi replicò: «Il signor Schulz mi ha offeso gravemente e personalmente, era solo una battuta ironica e non la ritiro». Accettò poi di scusarsi con il popolo tedesco, ma non con Schulz e l'Europarlamento. La controversia coinvolse anche il cancelliere Schröder, che convocò l'ambasciatore italiano a Berlino spingendo il governo italiano a fare lo stesso con quello tedesco a Roma.[239][240]
Successivamente Berlusconi dichiarò che in Italia «girano da anni storielle sull'Olocausto» perché «gli italiani sanno scherzare su tragedie come quella nel tentativo di superarle», provocando le proteste della comunità ebraica di Roma e dell'ANED.[241][242][243] Qualche mese dopo, gli procurò altre critiche dalla comunità israelita, unite a quelle di alcuni familiari delle vittime dello squadrismo fascista, l'intervista rilasciata al periodico britannico The Spectator in cui disse che Mussolini, a differenza di Saddam Hussein, non avrebbe «mai ammazzato nessuno» e si sarebbe limitato a mandare «la gente a fare vacanza al confino».[244][245] Della stessa intervista fu contestato anche il giudizio espresso sui giudici, definiti «mentalmente disturbati», che spinse il presidente della Repubblica Ciampi ad intervenire in difesa della magistratura.[246][247]
Kotipizza Pizza Berlusconi.
Ripercussioni sul piano diplomatico ci furono anche in altre occasioni. Nel 2005, quando irritò il governo finlandese dicendo di aver «rispolverato tutte le arti da playboy» con Tarja Halonen, capo di Stato della nazione finnica, per fare in modo che ritirasse la candidatura di Helsinki a sede dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare in favore di Parma, non essendoci per lui «alcuna possibilità di confronto tra il culatello di Parma e la renna affumicata».[248][249][250] In seguito a quell'episodio la catena di pizzerie Kotipizza chiamò "Pizza Berlusconi" la sua pizza alla renna affumicata[251]. La pizza vinse il primo premio dell'America's Plate International nel marzo 2008.[252][253].
Nel 2006 contrariò il governo cinese dichiarando durante un comizio elettorale: «Leggetevi il libro nero del comunismo e scoprirete che nella Cina di Mao i comunisti non mangiavano i bambini, ma li bollivano per concimare i campi».[254] Nel febbraio 2009, Berlusconi affermò in un comizio: «Di me hanno detto di tutto i signori della sinistra, [...] che sono come quel dittatore argentino che faceva fuori i suoi oppositori portandoli in aereo con un pallone, poi apriva lo sportello e diceva: C'è una bella giornata, andate fuori un po' a giocare. Fa ridere ma è drammatico». Il Ministero degli esteri argentino convocò l'ambasciatore italiano Stefano Ronca per esprimere «la profonda preoccupazione» per le frasi dette sui cosiddetti voli della morte,[255] per il governo italiano si trattò di uno stravolgimento delle parole pronunciate dal Presidente del Consiglio, un «finto caso».[256]
Sempre nel 2009, secondo indiscrezioni di un tabloid inglese, durante un vertice di capi di governo dell'Unione Europa a Bruxelles per discutere le questioni relative al cambiamento climatico in vista del summit di Copenaghen, alla presenza di leader quali Gordon Brown, Brian Cowen, Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, Berlusconi avrebbe scarabocchiato disegnini di "mutande femminili nel corso della storia" sotto il titolo "Mutandine da donna attraverso i secoli", passando i suoi bozzetti agli altri premier affinché potessero apprezzarli, creando ilarità e imbarazzo fra i presenti.[257][258]
Hanno suscitato clamore anche alcuni comportamenti scherzosi tenuti in presenza di ministri e governanti stranieri. Nel 2002 fece discutere la foto di gruppo dei ministri degli Esteri riuniti a Cáceres, in cui Berlusconi, titolare ad interim della Farnesina, fu immortalato mentre faceva il gesto delle corna alle spalle del suo omologo spagnolo per divertire un gruppo di boy-scout.[259][260] Nel 2008, durante una conferenza stampa con il presidente russo uscente Vladimir Putin, dopo che una giornalista pose a quest'ultimo una domanda sgradita circa una sua presunta relazione extra-coniugale, Berlusconi mimò un mitra che le sparava. Il gesto fu criticato dalla Federazione Nazionale Stampa Italiana a causa dei numerosi casi di giornalisti assassinati in Russia. La cronista coinvolta successivamente puntualizzò: «Ho visto il gesto del vostro presidente e so che scherza sempre. So che il gesto non avrà alcuna conseguenza».[261]
Lo stesso anno, in seguito all'elezione dell'afro-americanoBarack Obama alla presidenza degli Stati Uniti, Berlusconi, durante una conferenza stampa congiunta con il nuovo presidente russo Dmitrij Medvedev al Cremlino, affermò: «Ho detto a Medvedev che Obama ha tutto per andare d'accordo con lui: è giovane, bello e anche abbronzato». La frase suscitò polemiche poiché il termine "abbronzato" (in inglesetanned o suntanned) è stato talvolta impiegato in maniera dispregiativa nei confronti delle persone di colore. In seguito Berlusconi affermò che la sua intenzione era quella di rivolgere ad Obama «una carineria assoluta, un grande complimento», e definì «imbecilli» chi aveva criticato la dichiarazione. I media internazionali diedero ampio risalto alla vicenda.[262][263][264]
L'anno successivo, durante la riunione del G20 a Londra, dopo la foto di rito Berlusconi chiamò il presidente statunitense a voce alta attirando l'attenzione della regina Elisabetta II che, giratasi per capire da dove e da chi provenisse il richiamo, apparentemente irritata esclamò: «Che cos'è? Ma perché deve urlare?» (What is it? Why does he have to shout?).[265][266] L'episodio ricevé ampia eco mediatica da parte della stampa internazionale[267]. Il giorno successivo Buckingham Palace intervenne puntualizzando che la sovrana non era affatto infastidita dall'irritualità del capo di governo italiano.[268]
In Italia hanno sollevato polemiche alcune sue esternazioni rivolte agli avversari politici ed alla magistratura. Nel 2006, in prossimità delle elezioni politiche che lo avrebbero contrapposto al candidato del centro-sinistraRomano Prodi, durante un discorso alla Confcommercio affermò: «Ho troppa stima dell'intelligenza degli italiani per pensare che ci siano in giro così tanti coglioni che possano votare contro i propri interessi». Definì inoltre la magistratura «il cancro del paese».[269][270] Due anni dopo, alla Confesercenti, ribadì lo stesso concetto definendo «i giudici e i P.M. ideologizzati» una «metastasi della nostra democrazia». L'ANM protestò per la dichiarazione temendo una delegittimazione dell'intera categoria.[271][272]
Nel 2009, fu protagonista di uno scontro istituzionale con il presidente della Repubblica Napolitano, che rifiutò di firmare il decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri che avrebbe vietato l'interruzione dell'alimentazione e dell'idratazione artificiale di Eluana Englaro.[273] Berlusconi, contrariato dalla mancata firma, dichiarò: «si vogliono attribuire dei poteri che secondo l'interpretazione mia e del governo non sono del capo dello Stato ma semmai spettano al governo», quindi sollecitò una riforma della Costituzione, da lui ritenuta necessaria «perché la Carta è una legge fatta molti anni fa sotto l'influenza della fine di una dittatura e con la presenza al tavolo di forze ideologizzate che hanno guardato alla Costituzione russa come a un modello da cui prendere molte indicazioni».[274][275] La dichiarazione fu accolta da diverse polemiche a cui Berlusconi replicò: «Ho giurato sulla Costituzione. La rispetto. È la prima legge alla base dello Stato. Non ho mai pensato di attaccarla», poi aggiunse: «La Costituzione però non è un Moloch: può evolvere con i tempi», ma ribadì: «Che i valori costituzionali abbiano guardato alla Carta dell'Unione Sovietica è una realtà storica».[276][277]
Il 10 dicembre2009, in una seduta del Partito Popolare Europeo, Berlusconi individua in un presunto "partito dei giudici della sinistra" un grave ostacolo per la propria attività di governo, affermando di voler cambiare questa situazione anche attraverso una riforma della Costituzione. Le affermazioni suscitano le reazioni del Presidente della Repubblica che esprime il suo rammarico, mentre il Presidente della Camera invita il premier a chiarire.[278]
Hanno suscitato generale sorpresa, in Italia come all'estero, le affermazioni di Berlusconi in una conversazione del 13 luglio2011, in cui definiva l'Italia un "paese di merda".[279]
Stando ad un articolo de Il Fatto Quotidiano del 10 settembre 2011 nel parlamento italiano girava voce di un'intercettazione in cui Berlusconi avrebbe etichettato Angela Merkel con l'epiteto di «culona inchiavabile».[280] L'intercettazione in oggetto non è mai stata pubblicata, ma parte della stampa tedesca, tra cui il Financial Times Deutschland e il Der Spiegel, ha dato ampio risalto alla notizia[281] e si sarebbe rischiato il richiamo dell'ambasciatore a Roma.[282]
Il 6 ottobre 2011, durante un incontro con alcuni esponenti del partito, prospetta il cambio di nome del PdL e, scherzando, afferma di volerlo chiamare "Forza Gnocca"[283].
Silvio Berlusconi è stato oggetto di numerosi procedimenti penali, nessuno dei quali si è concluso con una sentenza definitiva di condanna, per via di assoluzioni (tre: una con formula ampia, due per insufficienza di prove), declaratorie di prescrizione e depenalizzazioni dei reati contestati.
Alcuni di questi procedimenti sono stati archiviati in fase di indagine; a seguito di altri è stato instaurato un processo nel quale Berlusconi è stato assolto. In altri processi, infine, sono state pronunciate, in primo grado o in appello, sentenze di condanna per reati quali corruzione giudiziaria, finanziamento illecito a partiti e falso in bilancio. In alcuni casi, dopo un esito del primo o del secondo grado di giudizio sfavorevole a Berlusconi, i procedimenti non si sono conclusi con una sentenza di condanna: ciò grazie a sopravvenuta amnistia, al riconoscimento di circostanze attenuanti che, influendo sulla determinazione della pena, hanno comportato il sopravvenire della prescrizione oppure a nuove norme che hanno modificato le pene e la struttura di taluni reati a lui contestati, come nel caso del reato di falso in bilancio. Dette norme, approvate in Parlamento dalla maggioranza di centro-destra mentre Silvio Berlusconi ricopriva la carica di Presidente del consiglio, in taluni casi hanno imposto una valutazione di non rilevanza penale di alcuni dei fatti contestati, poiché il fatto non è più previsto dalla legge come reato; in altri casi la riduzione della pene prevista per le fattispecie di reato contestate ha fatto sì che i termini di prescrizione maturassero prima che fosse pronunciata sentenza definitiva.
Di seguito viene fornito uno schema delle sentenze:
Falsa testimonianza P2 (amnistia applicata in fase dibattimentale)[289]
Terreni Macherio, imputazione per uno dei due falsi in bilancio (amnistia applicata in seguito al condono fiscale del 1992)[290]
Sentenze di assoluzione
Assoluzioni per intervenuta modifica della legge (il fatto non costituisce più reato)
All Iberian 2, falso in bilancio (stralciato in base alla riforma degli illeciti penali ed amministrativi delle società commerciali decisa col Dlgs 61/2002 emanato dal governo Berlusconi II)[291]
Sme-Ariosto (falso in bilancio) (stralciato in base alla riforma degli illeciti penali ed amministrativi delle società commerciali decisa col Dlgs 61/2002 emanato dal governo Berlusconi II)[292]
Altre assoluzioni
Sme-Ariosto (capo A), corruzione in atti giudiziari per due versamenti a Renato Squillante (assolto per non aver commesso il fatto e perché il fatto non sussiste, sentenza definitiva)[293]
Tangenti alla guardia di finanza (assolto per non aver commesso il fatto, anche grazie alla falsa testimonianza dell'avvocato David Mills[294], sentenza definitiva)[295]
Telecinco (in Spagna), violazione della legge antitrust, frode fiscale e reati vari (quali riciclaggio di denaro)[296]
Medusa cinematografica, falso in bilancio (assolto in quanto per la sua ricchezza potrebbe non essere stato al corrente dei fatti contestati, sentenza definitiva)[297]
Terreni Macherio, imputazione per appropriazione indebita, frode fiscale, e uno dei due falsi in bilancio (sentenza definitiva)[290]
Mediatrade, appropriazione indebita e frode fiscale, Berlusconi insieme ad un socio occulto, l'egiziano Frank Agrama, si sarebbe appropriato illegalmente di fondi della società[298][299]
Inchiesta Mediatrade di Roma, evasione fiscale e reati tributari compiuti negli anni 2004, 2005[300].[301]
Procedimenti archiviati
Spartizione pubblicitaria Rai-Fininvest (archiviato per insufficienza di prove)[senza fonte]
Diffamazione aggravata dall'uso del mezzo televisivo[306]
Procedimenti in corso
Tangenti a David Mills, corruzione giudiziaria (rinviato a giudizio)[307]
Compravendita di diritti televisivi, frode fiscale, falso in bilancio, appropriazione indebita, avrebbe creato fondi neri gestendo i diritti tv di Mediaset[308]:
Caso Ruby, concussione e prostituzione minorile[309]
Su molti dei procedimenti giudiziari contro Berlusconi, alcuni dei quali ancora in corso, c'è acceso dibattito tra i suoi sostenitori e i suoi detrattori.
Berlusconi ed i suoi sostenitori affermano che tutti[senza fonte] i processi relativi alla sua attività imprenditoriale sarebbero cominciati dopo la sua discesa in campo, ed esclusivamente a scopo persecutorio nei suoi confronti[311]. Sostengono che tali processi, che ritengono basati su mere illazioni (spesso definite "teoremi") prive di riscontro probatorio, siano stati istruiti nell'ambito di una persecuzione giudiziaria orchestrata delle "toghe rosse", ossia da magistrati vicini ai partiti e alle ideologie di sinistra (iscritti a Magistratura democratica), che utilizzerebbero illegittimamente la giustizia a fini di lotta politica.[312][313]
I critici di Berlusconi sostengono invece che i processi siano iniziati prima della discesa in campo (e precisamente nel 1983), asserendo che se non fosse entrato in politica sarebbe finito in bancarotta e probabilmente in galera, e che, grazie alle cosiddette leggi ad personam varate dal suo governo, avrebbe evitato di essere condannato[314]. A questo proposito Fedele Confalonieri dichiarò che se Berlusconi non fosse entrato in politica sarebbe stato condannato o costretto al fallimento.[315] Essi affermano inoltre che Berlusconi è uscito a testa alta da tutti i processi, pienamente scagionato da ogni accusa. I critici inoltre sottolineano che, sebbene Berlusconi non abbia mai subito alcuna condanna definitiva, svariate pronunce di proscioglimento non ne dichiarano l'assoluzione, ma la sopravvenuta prescrizione del processo: affermano quindi che, se avesse voluto che fosse riconosciuta la propria innocenza anche in tali processi, avrebbe potuto rinunciare espressamente alla prescrizione[316]. Riguardo alle accuse di parzialità dei giudici, infine, essi osservano che Berlusconi, rispetto ad altri imputati, abbia al contrario giovato del vedersi riconoscere dai giudici le attenuanti generiche.[senza fonte][317]
Silvio Berlusconi ha però più volte ribadito che le indagini hanno seguito la sua scesa in campo, e ha denunciato i magistrati milanesi, presso la procura di Brescia, per il reato di «attentato ad organo costituzionale»; la denuncia è stata archiviata, e nelle motivazioni si legge:
« Risulta dall'esame degli atti che, contrariamente a quanto si desume dalle prospettazioni del denunciante, le iniziative giudiziarie [...] avevano preceduto e non seguito la decisione di "scendere in campo" »
(Carlo Bianchetti, giudice per le udienze preliminari di Brescia, ordinanza di archiviazione della denuncia, 15 maggio2001.)
Le aggressioni
Il 31 dicembre2004, in piazza Navona a Roma, Silvio Berlusconi venne colpito con il treppiede di una macchina fotografica da Roberto Dal Bosco, un giovane muratore di Marmirolo[318]. Dopo essere stato diciannove ore in arresto, Dal Bosco fu scarcerato e inviò le sue scuse al primo ministro italiano che decise di non sporgere denuncia. Il comitato "L'altrainformazione" e il senatore Mario Luzi ipotizzarono, in seguito, una possibile strumentalizzazione di Silvio Berlusconi dell'aggressione subita[319].
Il 13 dicembre2009, dopo un comizio in piazza del Duomo a Milano, Silvio Berlusconi venne colpito al volto con una riproduzione in miniatura del duomo, lanciata da distanza ravvicinata da Massimo Tartaglia, riportando diverse ferite al volto, nonché la frattura del setto nasale e di due denti dell'arcata superiore.[320] Tartaglia, nato nel 1967, incensurato e precedentemente in cura per problemi psichici, fu subito arrestato[321] e dal 1 febbraio2010 è agli arresti domiciliari in una comunità terapeutica.[322] Il 29 giugno2010 è stato assolto perché incapace di intendere e di volere.[323]
«Dopo aver conseguito la laurea in Giurisprudenza con il massimo dei voti, decise di dar vita ad una attività indipendente nel settore dell'industria edile fondando la Società "Cantieri Riuniti Milanesi S.p.A.". Nel 1963 ha costituito la Società "Edilnord" che ha realizzato, tra l'altro, in provincia di Milano, un centro per quattromila abitanti, il primo in Lombardia dotato di centro commerciale, centro sportivo, campi di giuoco, scuole materne ed elementari. Dal 1969 al 1975, in applicazione di una nuova concezione urbanistica, Silvio Berlusconi ha realizzato la costruzione di "Milano 2", una città per diecimila abitanti contigua a Milano, dotata di tutte le più moderne attrezzature pubbliche e sociali, la prima unità urbana in Italia con tre circuiti differenziali per auto, ciclisti e pedoni. È Presidente e Direttore Generale della Edilnord progetti S.p.A. e Presidente della Fininvest S.p.A.»
— 1977[324]
Il 23 settembre2003, a New York, gli è stato consegnato il premio "Statista dell'anno" dalla Anti-Defamation League, l'organizzazione ebraica che combatte l'antisemitismo nel mondo.[327]
Il 2 marzo2006, negli Stati Uniti d'America, durante l'annuale celebrazione del "saluto alla Libertà", la Intrepid Foundation, ente privato statunitense, lo ha insignito del premio Libertà Intrepid 2006 per «la coraggiosa leadership contro il terrorismo».
Il 27 settembre2006, gli viene riconosciuto il premio "Madonnina d'oro" offerto dalla Comunità Incontro di Don Gelmini per il contributo personale dato alla ricostruzione di alcune strutture in Bolivia e in Thailandia, dopo lo tsunami.
^Lo scrittore Mario Guarino, ne L'orgia del potere: testimonianze, scandali e rivelazioni su Silvio Berlusconi, Dedalo, Bari, 2005, p. 18, sostiene che fu dispensato per legge in quanto primo figlio, mentre altri biografi non indicano quale sia il motivo della dispensa.
^Nel film Sua maestà Silvio Berlusconi, prodotto da CAPA PRESS T.V. di Parigi (regia di Stéphane Bentura), Guido Possa, viceministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca nel governo Berlusconi I, direttore per molti anni della sua segreteria personale, amico fin dai tempi del liceo dai padri Salesiani di Milano, ricorda come il suo primo lavoro sia stato di venditore porta a porta di scope elettriche.
^Il sito di Forza Italia parla di attività di direttore commerciale e, dopo sei mesi, di direttore generale [1].
^La Cofigen era stata creata qualche settimana prima della Italcantieri ed era controllata per il 50% dalla Banca della Svizzera Italiana e per il 48% dalla Privat Kredit Bank; quest'ultima era controllata in gran parte dalla Cofi Compagnie de l'Occident pour la Finance et l'Industrie, creazione della stessa Banca della Svizzera Italiana, della Société de Banque Suisse e della Cassa Lombarda di Milano.[senza fonte]
^Tettamanti di fatto controllava la Banca della Svizzera Italiana e sembra[senza fonte] fosse implicato in diversi affari che hanno influenzato l'economia italiana come il caso Enimont e quello della Merchant Bank di Sergio Cragnotti.[senza fonte]
^Di fatto era intestata ad un praticante notaio e ad una casalinga, Stefania Doninelli, moglie di Ercole Doninelli, che è amministratore delegato. La società nasceva da un complesso sistema di scatole cinesi, al cui capo c'era la Interchange Bank, nata con capitali italiani, svizzeri e venezuelani.[senza fonte]
^ab«Chi è Cesare Previti». Corriere.it, 29 4 2003. URL consultato in data 1º luglio 2010.: Si tratta di una breve biografia di Cesare Previti. Parla diffusamente della vicenda il libro di Giovanni Ruggeri Berlusconi. Gli affari del Presidente, Kaos Edizioni, Milano, 1994, p. 79-90.
^Elio Veltri; Marco Travaglio, L'odore dei soldi. Origini e misteri delle fortune di Silvio Berlusconi, Editori Riuniti, 2001. ISBN 88-359-5007-4 URL consultato il 9 novembre 2008.
^Per inquadrare il riferimento temporale, sebbene la loggia sia assurta alla cronaca nel 1981 con la scoperta degli elenchi degli associati, nondimeno essa era attiva fin dalla metà degli anni sessanta e, tra i mezzi che allora teorizzò per realizzare il cosiddetto Piano di Rinascita Democratica, vi era anche quello di ottenere il controllo dell'opinione pubblica tramite il dissolvimento della TV di Stato e la crescita delle - allora - televisioni via cavo, e l'infiltrazione nelle redazioni dei maggiori quotidiani nazionali.Giovanni Ruggieri e Mario Guarino. Berlusconi: Inchiesta sul signor TV. URL consultato in data 12 luglio 2011. (archiviato dall'url originale in data 19 ottobre 2010)
^Il numero di tessera di Berlusconi era 1816, codice E.19.78, gruppo 17, fascicolo 0625, data di affiliazione 26 gennaio1978.
^La Commissione era fornita di poteri ispettivi analoghi a quelli della magistratura, secondo la lettera della legge istitutiva 23 settembre1981, n. 527.
^Nella sezione dedicata ai rapporti finanziari della loggia della relazione della Commissione emerse che «...non vanno peraltro trascurati anche altri interventi con identici fini, anche se di portata minore, che la Loggia P2 pone in essere sia tramite il Banco Ambrosiano, sia tramite altre banche ove alcuni operatori (Genghini, Fabbri, Berlusconi, ecc.), trovano appoggi e finanziamenti al di là di ogni merito creditizio. Molti degli istituti bancari, ai cui vertici risultavano essere persone incluse nelle liste P2, non hanno effettuato in merito opportune indagini, ma l'esistenza di una vasta rete di sostegno creditizio per le operazioni interessanti la loggia risulta provata dalla già citata inchiesta portata a termine dal Collegio sindacale dei Monte dei Paschi di Siena...».Commissione parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2 capitolo «Il mondo degli affari - Il mondo degli affari e dell'editoria», Camera dei Deputati, 1983, cit. in LoggiaP2.com.
^«Berlusconi deve tirar fuori tutta la sua creatività e la sua tenacia. Lavora giorno e notte, sabato e domenica. Inventa nuove formule di pubblicità e di promozione diretta, di commercializzazione...» Frase una volta presente a questo indirizzo, rimossa dopo il 1 aprile 2007 e recuperabile da qui.
^Gino Bacci, Berlusconi, il premier e il mister, Eco libri, 2004
^Se Berlusconi avesse preso l'Inter.... Articolo sulla Gazzetta dello sport riportato da Interfans.org, 6 aprile 2006. URL consultato in data 25-09-2011.
^Tra questi Mike Bongiorno, Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, Ambra Angiolini e Iva Zanicchi, che in un programma d'intrattenimento della domenica pomeriggio dichiara che la sua mamma voterà per Silvio «perché i ricchi, essendosi già arricchiti, non avrebbero interesse a rubare dalle tasche dei cittadini».
^«Non mi siederò mai più ad un tavolo a cui ci sia il signor Bossi e non sosterrò mai più un governo che conti su Bossi come sostegno perché è una persona totalmente inaffidabile.» Da una intervista televisiva.
^In un'intervista pubblicata il 9 settembre 2003 sul quotidiano La voce di Cremona Berlusconi dice «nel 1994 il mio governo è caduto perché mi hanno accusato di corruzione e poi io sono stato assolto in appello e in cassazione, dopo sei anni, per non aver commesso il fatto. Eppure hanno fatto cadere il mio governo con quelle accuse. Perché il capo dello Stato di allora ha chiamato Bossi e gli ha detto "guarda che è sicuro che Berlusconi cada e ti porta con lui nel baratro" e Bossi poi me lo ha raccontato.» (Da [collegamento interrotto] welfareitalia.it).
^«Nel 1994 ci fu un golpe. Scalfaro disse a Bossi: "Berlusconi è nel baratro, i giudici di Milano lo condanneranno. In quel baratro non finirci anche tu". I giudici di Milano dopo sette anni mi assolsero, ma gli italiani nel frattempo non ci videro più al governo, ma all'opposizione». (repubblica.it Intervista di Berlusconi a La Repubblica, 28 gennaio 2006.
^Giuramento del Governo Berlusconi. Presidenza della Repubblica, 8 maggio 2008. URL consultato in data 5 gennaio 2012. (archiviato dall'url originale in data 10 maggio 2008)
^Sentenza della Corte Europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo del 2 agosto 2001 (nel caso Grande Oriente d'Italia di Palazzo Giustiniani c. Italia), dove si fa riferimento alla legge 17/82, "attuazione dell'art. 18 della Costituzione in materia di associazioni segrete e quelle concernenti lo scioglimento dell'associazione denominata Loggia P2".
^Fedele Confalonieri intervistato su la Repubblica del 25 giugno2000, p.11: «La verità è che, se Berlusconi non fosse entrato in politica, se non avesse fondato Forza Italia, noi oggi saremo sotto un ponte o in galera con l'accusa di mafia. Col cavolo che portavamo a casa il proscioglimento nel Lodo Mondadori».
^"Art. 62 bis Codice penale - Attenuanti generiche: Il giudice, indipendentemente dalle circostanze prevedute nell'art. 62, può prendere in considerazione altre circostanze diverse, qualora le ritenga tali da giustificare una diminuzione della pena. Esse sono considerate, in ogni caso, ai fini della applicazione di questo capo, come una sola circostanza, la quale può anche concorrere con una o più delle circostanze indicate nel predetto articolo 62". La concessione delle attenuanti generiche è dunque rimessa alla valutazione discrezionale del giudice.
^La motivazione è stato per «il coraggio mostrato nell'appoggio a Israele, alla guerra degli Stati Uniti in Iraq e agli sforzi contro il terrorismo»; in occasione di tale riconoscimento alcuni docenti americani, fra cui i tre premi Nobel per l'economia Franco Modigliani, Paul Samuelson e Robert Solow, hanno contestato Berlusconi per le affermazioni fatte sulla dittatura di Mussolini (Tre Nobel contro BerlusconiRepubblica.it, 23 settembre2003)