PECHINO - (CINA) - Con il Congresso del Partito Comunista in corso, Google resta bloccato in tutta la Cina. Lo ha reso noto il motore di ricerca, spiegando che tutti i suoi servizi, compresi quelli di posta gmail, sono inaccessibili nel Paese, e non per una mancanza in Usa. 'Abbiamo fatto dei controlli e da parte nostra non e' successo niente' ha detto un portavoce del gruppo di Mountain View. I dati pubblicati sul sito web di Google mostrano che il servizio e' stato sospeso da ieri intorno alle 17 orario di Pechino, alle 11 ora italiana, e lo sono tuttora. Il blocco di Google ha sollevato un'ondata di polemiche nel Paese che teme un'azione di censura proprio in vista del Congresso, per impedire la ricerca sui vari candidati in lizza. Google ha deciso nel 2010 di spostare i suoi server dalla Cina a Hong Kong per evitare di infrangere le severe legge di censura nel Paese.
Intanto, nel secondo giorno di Congresso del Partito comunista cinese, i big come il premier uscente Wen Jiabao, il futuro primo ministro Li Keqiang e soprattutto il prossimo segretario Xi Jinping non hanno partecipato alle conferenze stampa di routine. Ma alla Grande Sala del Popolo si parla soprattutto dei nuovi dati economici di segno positivo e dell'incontro con il governo del Tibet, proprio mentre nelle aree tibetane infuria la protesta, dopo la sesta auto immolazione in due giorni. Lo riferisce agichina24.it mentre in Tibet, da mercoledi' ben sei persone si sono date fuoco.
Dal 2009 a oggi sono 69 le auto immolazioni registrate in quelle zone, con un'escalation che si sta intensificando proprio nei giorni del Diciottesimo Congresso del Partito comunista cinese. Oggi, secondo il "governo in esilio", fedele al Dalai Lama, nella provincia ad alta densita' tibetana del Qinghai migliaia di studenti sono scesi in piazza per protestare contro Pechino, dopo che uno di loro si era dato fuoco nella giornata di ieri.
Diverse fonti presenti sul posto riferiscono di un'impressionante schieramento delle forze di sicurezza sotto il controllo della Wujing, la temibile polizia militare.
La scorsa settimana il responsabile dei diritti umani per le Nazioni Unite Navi Pillay aveva chiesto a Pechino di consentire l'accesso di osservatori internazionali indipendenti nelle zone tibetane. Una richiesta che Pechino ha respinto seccamente: "Riteniamo inappropriato consentire l'ingresso a chi pensa che ci sia un problema di diritti umani in Tibet e vuole condurre arroganti indagini per proprio conto" ha detto il governatore della provincia Qiangba Puncog nel corso di una serrata conferenza stampa che si e' tenuta nel pomeriggio presso la Grande Sala del Popolo.
Diverse fonti presenti sul posto riferiscono di un'impressionante schieramento delle forze di sicurezza sotto il controllo della Wujing, la temibile polizia militare.
La scorsa settimana il responsabile dei diritti umani per le Nazioni Unite Navi Pillay aveva chiesto a Pechino di consentire l'accesso di osservatori internazionali indipendenti nelle zone tibetane. Una richiesta che Pechino ha respinto seccamente: "Riteniamo inappropriato consentire l'ingresso a chi pensa che ci sia un problema di diritti umani in Tibet e vuole condurre arroganti indagini per proprio conto" ha detto il governatore della provincia Qiangba Puncog nel corso di una serrata conferenza stampa che si e' tenuta nel pomeriggio presso la Grande Sala del Popolo.
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