"La Politica è una cosa difficile, talvolta terribile, ma tuttavia umana! Anche nella Politica ci deve essere il disgusto, la pulizia! Non ci si può sporcare di fango, nemmeno per un'idea alta!"
(Boris Eltsin - "Il diario del Presidente")
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Il rais in un messaggio audio incita le tribù libiche alla lotta e accusa i ribelli di usare mercenari nei combattimenti. “Non ci arrenderemo mai, non siamo donne“.
“Mettete la Libia a ferro e fuoco“. E’ l’ultimo, disperato appello che Muammar Gheddafi affida ad un messaggio audio diffuso dal canale televisivo Al Arabiya.
Il colonnello incita alla lotta le tribù che gli sono rimaste fedeli, in particolare quelle di Bani Walid e Sirte che sono armate e impossibili da assoggettare: “Continuate a combattere e resistere anche se non sentite la mia voce“, chiede.
Secondo Gheddafi, ci sarebbero delle divergenze tra i ribelli, accusati anche di usare mercenari nei combattimenti.
In un altro audio inviato alla tv Al Rai, che ha sede a Damasco, il colonnello chiarisce definitivamente le proprie intenzioni: “non ci arrenderemo mai, non siamo donne“.
L’ultimo volta il Rais aveva parlato il 25 agosto durante la battaglia di Tripoli, da quel giorno i ribelli hanno conquistato quasi tutte le roccaforti del Raìs. Da Sirte, la città di Gheddafi, era arrivato l’ultimatum di resa a sabato, prolungato oggi dallo stesso Cnt dopo che la Nato e l’Onu hanno sbloccato i fondi esteri confiscati a Gheddafi.
Segnali contrastanti dal clan Gheddafi. Il delfino del Colonnello, il secondogenito Saif Al-Islam, lancia un appello al popolo libico a resistere e a combattere.
Nel messaggio diffuso dalla televisione ‘Arrai’ basata a Damasco, ha assicurato che a Sirte ci sono 20.000 giovani lealisti pronti a schiacciare la ribellione. Saif Al-Islam ha assicurato di trovarsi alla periferia di Tripoli.
Il messaggio non intimorisce i capi della ribelli che così rispondono: “Anche noi combatteremo se necessario fino all’ultima goccia si sangue. Ma quel che dice non ha senso, di cosa sta parlando? Controlliamo praticamente tutta Tripoli” dice uno dei comandanti ribelli.
Ma il messaggio di Saif Al-Islam ha seguito di poco quello del fratello minore, Saadi Gheddafi, dal contenuto diametralmente opposto: questi offre una tregua ai ribelli del Consiglio Nazionale Transitorio e si dice disposto a consegnarsi pur di fermare il bagno di sangue.
“Saadi si è messo in contatto con noi” ha confermato il comandante dei ribelli Abdel Hakim Belhaj “ed ha espresso l’intenzione di unirsi ai ribelli. Da parte nostra abbiamo sottolineato che la cattura delle figure del vecchio regime è inevitabile”
Belhaj, che conferma di non avere notizie certe sul nascondiglio del raìs, ha inoltre annunciato l’arresto del Ministro degli Esteri del governo di Gheddafi Abdelati Obeidi.
I leader mondiali mettono a disposizione miliardi di dollari per la ricostruzione, Muammar Gheddafi incita ancora una volta i suoi sostenitori a lottare. “Non riuscirete a estrarre il petrolio per la vostra popolazione. Non permetteremo che questo avvenga. Noi siamo il leoni del nostro deserto, voi non riuscirete ad avere i nostri giacimenti e i nostri porti petroliferi – ha detto Gheddafi parlando da una località segreta in un messaggio diffuso da una tv satellitare. Messaggio che il Colonnello ha rivolto a chi cerca di accaparrarsi la leadership energetica in Libia, per la quale si sta giocando una partita importante, in particolare tra Total ed Eni, che è stato il primo operatore petrolifero straniero presente in Libia fino allo scoppio del conflitto.
Dal suo "introvabile" nascondiglio segreto, il leader libico Mouammar Gheddafi se la prende con la Fifa definendola una "mafia mondiale" e una "organizzazione corrotta", e ribadisce il diritto dei "piccoli paesi" ad ospitare la Coppa del Mondo.
Il leader libico ha anche accusato la Fifa di "traffico di esseri umani" e del tentativo di "fare rinascere la schiavitù comprando giocatori di paesi poveri per metterli in campi di paesi ricchi e venderli successivamente!"
Traduzione del discorso: "Annunciamo qui la nostra condanna di questa mafia mondiale e di questa organizzazione corrotta. La politica corrotta? Ha proseguito Gheddafi - seguita da questa organizzazione corrotta deve essere combattuta e la combatteremo regolarmente. Inoltre c´è un traffico di esseri umani che porta al tentativo di fare rinascere la schiavitù comprando giocatori di paesi poveri per metterli in campi di paesi ricchi e rivenderli successivamente. Con i miliardi che si guadagnano con la vendita dei giocatori, la Fifa deve aiutare i paesi poveri a ospitare i mondiali di calcio!"
1 Settembre 2011 - ore 12:54 - Nuovo messaggio audio trasmesso dalla tv di Stato del colonnello Muammar Gheddafi che si è congratulato con i suoi fedelissimi libici per l'eliminazione dei ''ratti'', messa in atto durante gli scontri di Tripoli. Gheddafi ha fatto appello ai suoi sostenitori perché ''marcino a milioni'' per mettere fine alla ‘'mascherata'' del conflitto.''Bisogna mettere fine a questa mascherata. Voi dovete marciare a milioni per liberare le città distrutte e controllate dai ribelli'', ha detto Gheddafi. Anche la Francia è nel mirino del rais. Il presidente Nicolas Sarkozy, infatti, è accusato di volersi “prendere il petrolio libico!”
TRIPOLI- (LIBIA) - Muammar Gheddafi ha accusato l'Occidente di voler occupare la Libia per appropriarsi delle sue risorse in un nuovo discorso audio - il secondo della giornata - trasmesso in diretta dalla rete televisiva Al Jazira. Muammar Gheddafi ha chiesto alla Nato e all'Onu di fermare i raid aerei sulla Libia. La comunità internazionale - ha aggiunto - ha portato il Paese alla guerra civile. Nel nuovo messaggio, della durata di pochi minuti, Gheddafi ha ribadito che la morte è preferibile all'occupazione straniera del suolo libico ed ha accusato la comunità internazionale di essere responsabile della ''guerra civile'' che sta insanguinando la Libia. Come quello del pomeriggio, l'intervento di Gheddafi è stato diffuso attraverso Al Rai, un'emittente con base a Damasco che sembra essere l'unica Tv su cui gli esponenti del vecchio regime possono intervenire. Il discorso è stato ritrasmesso in diretta anche dalla rete satellitare araba Al Jazira.
IL PRIMO MESSAGGIO. Nel pomeriggio un altro messaggio audio registrato e trasmesso dall’emittente siriana Al Rai: “Continuate a combattere anche se non sentite la mia voce” perché “è impossibile assoggettare le tribù, la resistenza continua”. Il Colonnello si troverebbe a Bani Walid, 150 chilometri a sudest della capitale, secondo Abdel Majid Mlegta, coordinatore delle sala operativa di Tripoli delle operazioni militari degli insorti. La determinazione del “covo” di Gheddafi sarebbe stata fatta in base a informazioni di qualcuno “di cui ci fidiamo”, ha detto Mlegta. Dal suo nascondiglio, intanto, il rais deposto incita ancora alla lotta, garantendo ai suoi sostenitori che “i ribelli dipendono dai mass media e dai mercenari”.
BAGHDADI DALLA PARTE DEI RIBELLI. L'ex premier di Muammar Gheddafi, Al Baghdadi Al Mahmoudi ora è passato dalla parte dei ribelli. Lo ha assicurato egli stesso all'emittente Al Arabiya. Al Mahmudi sostiene di ''essere rimasto in Libia e di essere in contatto con il Cnt''. Al Baghdadi sostiene di ''aver cercato di interrompere le uccisioni e di avviare un dialogo nazionale''. Una decina di giorni fa, il 22 agosto, testimoni oculari citati dalla televisione Al Arabiya avevano sostenuto che l'ex premier era sull'isola tunisina di Djerba. Nei giorni precedenti, a più riprese, Al Baghdadi aveva lanciato appelli al dialogo e al cessate il fuoco.
GRANDE JAMAIRIYA. Nato a Sirte, in Libia, 69 anni fa, Gheddafi ha guidato la Libia per più di 41 anni e ha resistito per mesi dall'inizio della rivolta - il 17 febbraio - contro di lui. Era il primo settembre del 1969 quando il capitano Gheddafi, all'epoca 27enne, rovesciò con un colpo di stato re Idris e, utoproclamandosi colonnello, divenne la “Guida della grande rivoluzione della Grande Jamahiriya araba libica popolare e socialista”. Ultimo figlio di una famiglia di Beduini, Gheddafi è cresciuto con il mito dell'ex presidente egiziano Gamal Abdel Nasser e il sogno di promuovere l'unità araba. SOCIALISMO ISLAMICO. Dalla salita al potere, Gheddafi instaura quello che definisce un “socialismo islamico” e delinea la sua filosofia politica nel Libro Verde, pubblicato in tre volumi tra il 1975 e il 1979. Uno dei suoi primi provvedimenti ha riguardato la nazionalizzazione di alcune aziende, tra cui quelle di cittadini italiani. Nel 1977 dichiara la “rivoluzione del popolo” e cambia il nome del Paese da Repubblica libica a Grande Jamahiriya araba libica popolare e socialista. Trentacinque anni dopo Gheddafi non avrebbe mai immaginato che un popolo intero - o quasi - si sarebbe rivoltato contro di lui e il suo sistema. Sulla sua testa pendono un mandato di cattura spiccato a fine giugno dalla Corte penale internazionale per crimini contro l'umanità e una taglia di 1,6 milioni di dollari.
E’ perfettamente vero che la guerra Nato si è valsa prima di tutto del ridurlo al silenzio, dal lasciare i media internazionali liberi di inventare, gonfiare, mentire , talvolta anche solo non capire niente del paese in cui si trovavano. E soprattutto questa idea che hanno instillato che ogni piazza che protesta sia una piazza libertaria da sostenere. Qui è stato esattamente il contrario, la piccola parte di spontaneità delle dimostrazioni di Bengasi era di cittadini nostalgici della monarchia e che hanno tentato di proclamare in quel pezzo di Libia una repubblica islamica. Fregati anche loro e ridotti al silenzio.
A volte sono sempre le persone più tranquille, dalle quali non ci si aspetta una mente malata, che saltano fuori le idee più shockanti: ed ecco che l'attore "pulitino" Shia LaBeouf (visto come protagonista in Transformers, Disturbia, Indiana Jones e il Teschio di Cristallo), è stato chiamato da Marilyn Manson come regista del suo nuovo videoclip, Born Villain, sei minuti di video che, nelle loro parole, uniscono le tragedie di Shakespeare con l'immaginario visivo di 'Un Chien Andalou' di Buñuel (Sì, il film in cui si vede un occhio tagliato da una lametta da barba).
Il risultato, che include un po' di sesso, qualche svastica, qualche omicidio in stile torture-porn, un po' di mutilazioni, una vagina munita di occhio, un sermone di Manson e, sì, anche una canzone che non sembrerebbe malissimo, potete vederlo qui di seguito - la visione a quanto pare è vietata ai minori...
Complimenti a Shia, che ha dichiarato: "Marilyn Manson è una figura indelebile nel mio immaginario, quando ero piccolo non potevo immaginare che ci fosse qualcuno di più spaventoso di lui, nel mondo dell'arte. Quando ero un teenare era veramente la persona più spaventosa del mondo, e quindi mi ha intrigato lavorare con lui!"
Non si tratta di un ritorno al'età dell'ora per Manson (e nemmeno all'età del Grottesco), ma di certo questa collaborazione è risultata interessante...
I giornalisti in Libia hanno più paura dei servizi segreti e dei mercenari assoldati dai paesi della NATO che dei soldati di Gheddafi. Questa è la guerra delle falsità mediatiche!
I Leader mondiali mettono a disposizione miliardi di dollari per la ricostruzione, Muammar Gheddafi incita ancora una volta i suoi sostenitori a lottare. “Non riuscirete a estrarre il petrolio per la vostra popolazione. Non permetteremo che questo avvenga. Noi siamo il leoni del nostro deserto, voi non riuscirete ad avere i nostri giacimenti e i nostri porti petroliferi!" – Ha detto Gheddafi parlando da una località segreta in un messaggio diffuso da una tv satellitare.
Messaggio che il Colonnello ha rivolto a chi cerca di accaparrarsi la leadership energetica in Libia, per la quale si sta giocando una partita importante, in particolare tra Total ed Eni, che è stato il primo operatore petrolifero straniero presente in Libia fino allo scoppio del conflitto.
Il rinvio di una settimana dell’ultimatum per la resa delle truppe asserragliate a Sirte è il segno che i nuovi governanti della Libia intendono evitare il più possibile il riaccendersi del conflitto armato e favorire il ritorno alla normalità.
Con lo sblocco di oltre 10 miliardi di euro del vecchio regime, stabilito giovedì dalla Conferenza di Parigi, ora il Consiglio nazionale di transizione non ha più scuse per iniziare a governare, secondo quanto affermato, in privato, da un dirigente dello stesso Cnt.
Il Consiglio ha annunciato la formazione di un’assemblea costituente entro otto mesi e lo svolgimento di elezioni presidenziali e legislative nella primavera del 2013.
Essenziale per il ritorno alla normalità anche delle attività economiche del Paese è la ripresa a pieno regime della filiera petrolifera. Almeno 5 compagnie internazionali hanno inviato dirigenti e tecnici per rilanciare la produzione di idrocarburi. Tra queste compagnie c‘è l’italiana Eni, il cui amministratore delegato Paolo Scaroni si è recato questa settimana a Bengasi.
Protagonista della battaglia di Tripoli, nemico storico di Muammar Gheddafi, il comandante Abdel Hakim Belhaj inquieta e intriga per il passato oscuro e in odore di Jihad. Incerta persino la sua età, sui 45 anni.
Oggi salito ai vertici del Consiglio nazionale di transizione, ieri co-fondatore del Gruppo islamico combattente in Libia che tentò di rovesciare il colonnello e instaurare uno stato islamico.
A fine anni novanta è nei campi di addestramento in Afghanistan, dove partecipa alla guerra contro i sovietici.
Arrestato in Asia dalla Cia, è estradato in Libia: finisce in carcere dove nel 2009 rinuncia alla violenza.
Ma tra gli esuli libici c‘è chi lo accusa di legami con al-Quaeda che, dicono, controlla le armi dei ribelli, a dare peso alla tesi lanciata per primo dal rais e corpo alle paure dell’occidente. ‘Continuate a combattere anche se non sentite la mia voce. Non ci arrenderemo mai, non siamo donne’. Gheddafi incita a combattere quei pochi che gli sono rimasti fedeli.
Non si sa dove sia nascosto il Colonnello. Il Consiglio nazionale di transazione libico (Cnt) dice che il suo nuovo rifugio è a Bani Walid (sudest di Tripoli). E giù bombe e attacchi a Bani Walid.
L’altro giorno si diceva che Gheddafi fosse a Sirte. E giù bombe e attacchi a sirte. Intanto Gheddafi avrebbe cercato rifugio in Algeria insieme ai suoi familiari, ma avrebbe trovato le porte chiuse. Lo riferiscono fonti vicine alla presidenza di Algeri, citate dal quotidiano al-Watan. ‘Gheddafi ha provato a contattare per telefono il presidente Abdelaziz Bouteflika, ma egli ha rifiutato di parlargli’.
1 Settembre 2011 – Anche Russia e Algeria riconoscono il Consiglio Nazionale Transitorio!
Quando manca poco all’inizio dell’apertura della Conferenza Internazionale degli Amici della Libia a Parigi, anche la Russia ha deciso di riconoscere il Cnt, il Consiglio nazionale transitorio, ossia il governo dei ribelli che, ad oggi, è la sola autorità politica legittima e operativa in Libia. Mosca, inoltre, ha anche espresso la speranza che gli accordi bilaterali con il paese nord africano stipulati in precedenza restino in vigore.
Anche l’Algeria, nonostante il Cnt l’abbia accusata di aver ospitato sul suo territorio il leader libico Gheddafi e la sua famiglia, è pronta a riconoscere il consiglio nazionale non appena verrà formato un governo. ‘Il Cnt annuncia un nuovo governo rappresentativo di tutte le regioni del paese. Una volta che l’avrà fatto, lo riconosceremo‘, ha dichiarato il Ministro degli Esteri algerino Mourad Medelci.
Insomma, sono ormai più di cinquanta gli stati che hanno riconosciuto la legittimità del consiglio nazionale transitorio libico.
31 Agosto 2011 – Sono 50 mila i morti dall’inizio della guerra!
La guerra civile in Libia, pare, è arrivata agli sgoccioli. E allora si iniziano a tirare le somme di questo bagno di sangue. In 6 mesi di conflitto le vittime sono state circa 50 mila.
Per evitare altri massacri da ambo le parti, il Consiglio nazionale transitorio degli insorti ha invitato alla resa i cosiddetti Lealisti, cioè i fedelissimi di Gheddafi: ‘Abbiamo dato un termine fino a sabato a Sirte e alle altre città fedeli a Gheddafi perchè si arrendano’. Così ha detto il presidente del CNT, Mustafa Abdel Jalil nel corso di una conferenza stampa a Bengasi.
La famiglia Gheddafi in Algeria
Ieri Aisha Gheddafi, unica figlia del Colonnello, ha partorito una bambina in Algeria. Quasi tutta la famiglia Gheddafi si trova in Algeria da qualche giorno.
La posizione dell’Algeria è a questo punto ambigua: Gheddafi potrebbe cadere da un momento all’altro e l’aiuto fornito dall’Algeria alla famiglia del rais potrebbe causare un incidente diplomatico col nuovo governo libico. Anche perché dopo la guerra ci sarà quasi certamente un processo e la famiglia Gheddafi sarà chiamata alla sbarra, o da un tribunale libico o da un tribunale internazionale. L’Algeria lascerà andare la famiglia Gheddafi che ufficialmente ha accolto per ‘motivi umanitari’?
Reazioni in Africa
Il resto dell’Africa come reagirà alla caduta di Gheddafi? La Libia è stata finora una sorta di benefattrice nell’ambito dell’Unione Africana. La Libia da sola versava il 15% del totale delle entrate dell’Unione, un’enormità paragonato a quanto versavano gli altri stati membri. E sempre il petrolio libico ha salvato dalla bancarotta diversi stati africani, creando così alleanze politiche di ferro. Come cambieranno glie equilibri ora che Gheddafi è stretto in un angolo e il suo tempo è agli sgoccioli?
"A Torino un uomo di 65 anni è morto. Dormiva in macchina, insieme a sua sorella, perché da qualche mese non aveva più una casa. Se n'era andato a 30 chilometri dal suo quartiere per evitare che i conoscenti potessero vederlo in quello stato. Lui, che aveva sempre lavorato e vissuto in modo dignitoso. Invece ultimamente si cibava di scarti. Non aveva più un euro, dopo anni di lavoro. Lo Stato doveva garantirgli una pensione, o quanto meno un sussidio, vista l'età. E invece è morto in macchina, quella macchina che era diventata casa sua. Questa storia di povertà è insopportabile. Sempre più italiani stanno perdendo il lavoro, campando con i risparmi messi da parte per anni. Quando finiranno anche quelli, cosa faranno? Quante altre automobili diventeranno abitazioni? Quante altre storie come questa saremo costretti a sentire?"
Teodoro S.
Fonte: http://www.beppegrillo.it
Commento:"Beppe Grillo predica bene e razzola male come tanti suoi consimili a Sinistra: Quante Case Popolari elargite gratuitamente agli immigrati? E questo signore a Torino avrebbe potuto averne una dal suo Comune, ma forse erano già state tutte assegnate e occupate dai Nigeriani, Senegalesi, Marocchini, Albanesi, Rumeni, Curdi, Pakistani, Congolesi, Tunisini, Algerini, Magrebini, Etiopici, Ghanesi, Rom? Come al solito succede spesso nei Comuni Italiani?"
Alle ore 4,45 l’esercito tedesco varca la frontiera polacca, è scattato il Fall Weiss, (cioè il "Piano Bianco") come viene chiamata in codice l’operazione. Non hanno avuto alcun esito gli appelli di Leopoldo III, re dei Belgi, a nome suo e di altri sei piccoli Paesi europei, né le esortazioni del presidente americano Franklin Delano Roosevelt, né le suppliche di papa Pio XII, né infine la proposta di mediazione lanciata alla ventitreesima ora da Mussolini: è la guerra. I tedeschi sfondano la frontiera in più punti con 53 divisioni agli ordini del generale von Brauchitsch, suddivise in due gruppi di armate: lo Heeresgruppe Nord, al comando del gen. von Bock, e lo Heeresgruppe Sud del gen. von Rundstedt. Le singole armate sono comandate dai generali von Kluge, von Kiìchler, List. von Reichenau e Blaskowitz:alla testa delle unità corazzate ci sono i generali Guderian, Hoepner e von Kleist, nomi dei quali si sentirà parlare a lungo negli anni che seguiranno. Le difese polacche in poche ore sono sconvolte e travolte: i carri armati tedeschi si addentrano profondamente in territorio nemico. Nel porto di Danzica la vecchia corazzata e nave-scuola Schleswig-Holstein, di costruzione anteriore alla I guerra mondiale, bombarda le difese della baia della Westerplatte, dov’è l’arsenale della marina polacca. Lo stesso 1° settembre Danzica viene annessa al Reich, anche se l’atto ufficiale di integrazione nello Stato tedesco avverrà il I novembre successivo. L’esito dell’attacco è scontato in partenza: del resto le linee generali della spartizione della Polonia sono già previste nelle clausole segrete del patto russo-tedesco del 23 agosto: in linea generale, la linea di demarcazione tra Germania e URSS correrà lungo la linea dei fiumi Narew- Vistola-San. La Lituania entrerà nella sfera d’influenza tedesca, mentre in quella dell’URSS finiranno Estonia,Lettonia, Finlandia e Bessarabia (che dovrà essere restituita all’Unione Sovietica dalla Romania).