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sabato 29 ottobre 2011

ALLUVIONE IN LIGURIA E IN LUNIGIANA: AIUTIAMO LE POPOLAZIONI CON UN SMS AL 45500 E UN VERSAMENTO SUL CONTO CORRENTE IBAN - IT 80 O 03069 05061 100000000567

Il Corriere della Sera e La7 hanno promosso una raccolta fondi per aiutare le popolazioni colpite dal maltempo nel Levante ligure e in Lunigiana. I versamenti si possono effettuare al conto corrente: IT 80 O 03069 05061 100000000567 "Un aiuto subito. Alluvione Levante ligure e Lunigiana" presso Banca Intesa Sanpaolo, filiale di Roma, Viale Lina Cavalieri 236. E' possibile inviare un contributo anche tramite SMS al numero 45500
AULLA (MASSA-CARRARA) - Sessantacinque milioni. È la somma che il consiglio dei ministri, riunitosi ieri in sessione straordinaria, ha stanziato «per il soccorso delle popolazioni colpite dal maltempo», riconoscendo lo stato di calamità naturale per le aree alluvionate delle Cinque Terre e della Toscana. Nel provvedimento si legge anche, però, che questi fondi «saranno integrati dal concorso delle Regioni colpite con l'aumento dei tributi di propria competenza».
Nel frattempo, è salito a sette il bilancio ufficiale delle vittime dell'alluvione. Il corpo senza vita di un cittadino romeno è stato trovato sotto le macerie di una delle palazzine crollate a Cassana, frazione di Borghetto Vara. Si tratta del quinto morto accertato nel piccolo Comune. Secondo la sala operativa attivata dalla Regione Liguria, nella quale agiscono protezione civile, vigili del fuoco, 118 e volontari, oltre alle vittime accertate, nello spezzino ci sarebbero complessivamente 6 dispersi: 3 a Vernazza, 2 a Borghetto e 1 a Monterosso. E poi 100 sfollati a Borghetto, altri 100 a Monterosso, 40 evacuati a Sesta Godano e 10 ad Ameglia.La protezione civile segnala anche che è alto il rischio di nuovi movimenti franosi. Sotto il profilo dei collegamenti, numerose frazioni ieri risultavano ancora isolate, senza acqua, corrente elettrica e gas. Sono state riaperte, comunque, la A15 Parma-La Spezia e la A12 Genova-La Spezia. E anche i treni transitano, con alcune limitazioni. Si stima che circa il 43% delle strade della provincia della Spezia, su un totale di 600 chilometri, sia stato danneggiato, con danni per circa 50 milioni. La protezione civile ha deciso di non evacuare Vernazza ma il paese rimane isolato. È stata, invece, riattivata la circolazione stradale a Monterosso, altro centro fortemente colpito dal maltempo. Il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, stima i danni della Lunigiana in «almeno 80 milioni». E aggiunge che, dei 65 milioni stanziati, «25 dovrebbero arrivare da noi». Inoltre, per un anno, annuncia Rossi, le accise sui carburanti aumenteranno in Toscana di 5 centesimi al litro per finanziare un fondo di solidarietà per la Lunigiana. Si valuta un ricavato di 50 milioni. Il governatore della Liguria, Claudio Burlando, accoglie lo stanziamento del governo come «una notizia importante e positiva. Ora è necessario capire quanti di questi fondi saranno destinati alla Liguria, ma penso e spero la maggior parte».
Ma i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante polemizzano: «Dopo il danno la beffa. Le Regioni per le quali è stato dichiarata l'emergenza dovranno, dopo un primo aiuto dello Stato, cavarsela da sole, facendo ricadere i costi sui propri residenti». Intanto, contestazioni e fango lanciato da alcune persone hanno accolto il corteo di auto con a bordo il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, e i sindaci della Lunigiana, durante un sopralluogo sugli argini del fiume Magra ad Aulla. E i presidenti di Confindustria Liguria e Toscana, Sandro Cepollina e Antonella Mansi, hanno inviato una lettera al presidente nazionale, Emma Marcegaglia, chiedendole di «attivare iniziative a sostegno del sistema economico locale».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Fonte: http://www.ilsole24ore.com 

AULLA (MASSA-CARRARA) - Sale il bilancio dei morti e cresce la rabbia tra le popolazioni colpite dell’alluvione che martedì scorso ha violentato le Cinque Terre e la Valle del Magra.
Ieri pomeriggio sono continuati i sopralluoghi nelle aree più colpite, mentre il Consiglio dei ministri ha stanziato 65 milioni per i primi interventi urgenti, dichiarando lo stato di emergenza per le province di La Spezia e Massa Carrara.
Ma questo non è bastato a consolare i circa 350 sfollati dello spezzino, che hanno passato la quarta notte all’addiaccio, nelle proprie auto o in alberghi e case di riposo, messe a disposizione per tamponare il disastro. Molti restano i comuni dove manca cibo e acqua e a Monterosso e Vernazza l’energia elettrica è tornata solo nel pomeriggio, mentre si lavora per riportare gas e luce a Borghetto di Vara, Castiglione, Cavanella e Padivarma. Ma l’allerta resta. La sala operativa della Protezione Civile regionale non esclude il rischio di nuovi movimenti franosi.
Il prezzo più alto in termini di vite umane, per ora, lo ha pagato il Comune di Borghetto Vara, dove il bilancio è salito a cinque morti per il ritrovamento di un romeno sepolto dalle macerie della sua abitazione a Cassana. Sei sono invece i dispersi, di cui 3 a Vernazza, 2 a Borghetto e 1 a Monterosso. Passata la paura si cerca la verità. Il procuratore capo di La Spezia, Maurizio Caporuscio, ha già affidato alla guardia di finanza un’indagine conoscitiva sulle devastazioni.
Anche la Toscana ha pagato duramente: due le vittime ad Aulla, epicentro dell’alluvione nella Lunigiana, dove sono ancora in corso le ricerche di una decina di scomparsi, mentre a Mulazzo sono state evacuate 250 persone. Ieri anche la procura di Massa ha aperto un’inchiesta, ma per omicidio colposo, nel tentativo di chiarire eventuali responsabilità per quanto accaduto. Ad Aulla, infatti, circolano voci sempre più insistenti su un eventuale ruolo avuto nell’accaduto dalla vicina diga di Teglia. Ma per ora il prefetto smentisce un’immissione di acqua in maniera non corretta. Questo non smorza la rabbia dei cittadini, che hanno contestato duramente i politici locali.
In molti ieri se la sono presa con il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi e con il sindaco di Aulla Roberto Simoncini, additato come «assassino» perché accusato da molti di aver sottovalutato la portata del dramma, mancando di dare l’allarme quando il Magra ha iniziato a creare problemi. Fischi e urla anche contro il corteo di auto con a bordo il ministro per le Infrastrutture, Altero Matteoli e i sindaci locali della Lunigiana, impegnati in un sopralluogo sugli argini del fiume. Il Sindaco del Comune di Pontremoli, Lucia Baracchini (Pdl) è stata addirittura bersagliata da palle di fango mentre un consigliare comunale, Michele Lecchini, è stato colpito al volto da un pugno.
Lentamente, però, si cerca di tornare alla normalità ed è stata riaperta l’Aurelia e le autostrade A15 e A12, ma restano interrotte 23 strade provinciali.
L’imponente macchina dei soccorsi, che vede impegnati anche 500 militari dell’Esercito, sta funzionando bene, nonostante la difficoltà a raggiungere le aree alluvionate con mezzi pesanti. In serata, però, è stato necessario evacuare 200 abitanti, in prevalenza anziani, del borgo antico di Mulazzo, mentre è stata scongiurata l’evacuazione di Vernazzago. «La situazione è peggiore di quanto potessi immaginare, davvero drammatica», ha commentato Matteoli annunciando la visita nelle aree alluvionate del premier Silvio Berlusconi. «Il Consiglio dei ministri ha già stanziato 65 milioni di euro per i primi lavori ma questo non inficia la possibilità di reperire altre risorse, anche dall’Europa - ha aggiunto -. Abbiamo preso le prime decisioni, nessuno è in condizione di stabilire quanto siano i danni. Quando avremo un quadro completo vedremo come intervenire».

Fonte: http://www.ilsole24ore.com

AULLA (MASSA-CARRARA) - E' stata una "cronaca annunciata", che ci si poteva aspettare, era altamente prevedibile che quando il primo slargo di una valle stretta, già storicamente soggetto ad allagamento, viene trasformato in ambito urbano, questo ambito prima o poi andrà sott'acqua. è esattamente quel che è successo ad aulla; le zone rosse (rischio idraulico molto elevato) chiaramente identificate nelle carte dell'autorità di bacino del magra ci dicevano chiaramente che cosa poteva succedere", protesta maria teresa fagioli , presidente dell'ordine dei geologi della toscana.
"Purtroppo ancora le tecnologie di previsione metereologica non ci consentono di dire esattamente dove cadrà la prossima "secchiata " di pioggia, ma una semplice comparazione delle espansioni urbane e industriali in alveo - ha proseguito fagioli - e in golena di corsi d'acqua, per di più se a regime torrentizio, ci dicono chiaramente che di disastri ne avremo ancora. a chi toccherà la prossima volta? in aulla la zona alluvionata , in golena del fiume magra, è stata urbanizzata negli ultimi decenni e negli stessi decenni è progressivamente diminuita per abbandono la cura spicciola, la manutenzione ordinaria del bacino affluente".
"Gli amministratori locali hanno la responsabilità di decidere quale sia il livello di rischio accettabile - continua maria teresa fagioli - e quali siano gli investimenti necessari per minimizzarne le conseguenze. se si decide per il rischio zero, allora bisogna cominciare a rottamare tutti quegli insediamenti idrogeologicamente insostenibili. nella maggior parte dei casi i geologi hanno già fatto il loro lavoro e l'hanno fatto bene (le carte delle aree allagabili almeno in toscana esistono e coprono la stragrande maggioranza delle aree a rischio). se invece si decide di non eliminare gli insediamenti a rischio bisogna prendersi la responsabilità di accettare che fenomeni naturali tutt'altro che eccezionali abbiano conseguenze disastrose. i geologi possono aiutare (se consultati) i decisori ad organizzare reti di allarme ed a minimizzare le perdite di vite soprattutto lavorando in tempi non emergenziale nella prevenzione. il ritornello "per queste cose non ci sono soldi" ci segnala solo quanto chi lo ripete, valuti la vita delle future vittime".
Gian Vito Graziano, presidente del consiglio nazionale dei geologi: " i geologi devono essere parte integrante della pianificazione del territorio, ma i modelli cui riferirsi sono ormai superati ed occorre predisporne di nuovi. occorre ripensare alle nostre città ed alle nostre campagne nella consapevolezza di avere progressivamente aumentato le superfici impermeabili e di avere contestualmente abbandonato quelle pratiche agricole che consentivano un tempo di regolare il deflusso delle acque!"

Fonte: http://jacopogiliberto.blog.ilsole24ore.com

AULLA (MASSA-CARRARA) - Sale il bilancio dei morti e cresce la rabbia tra le popolazioni colpite dell’alluvione che martedì scorso ha violentato le Cinque Terre e la Valle del Magra.
Ieri pomeriggio sono continuati i sopralluoghi nelle aree più colpite, mentre il Consiglio dei ministri ha stanziato 65 milioni per i primi interventi urgenti, dichiarando lo stato di emergenza per le province di La Spezia e Massa Carrara.
Ma questo non è bastato a consolare i circa 350 sfollati dello spezzino, che hanno passato la quarta notte all’addiaccio, nelle proprie auto o in alberghi e case di riposo, messe a disposizione per tamponare il disastro. Molti restano i comuni dove manca cibo e acqua e a Monterosso e Vernazza l’energia elettrica è tornata solo nel pomeriggio, mentre si lavora per riportare gas e luce a Borghetto di Vara, Castiglione, Cavanella e Padivarma. Ma l’allerta resta. La sala operativa della Protezione Civile regionale non esclude il rischio di nuovi movimenti franosi.
Il prezzo più alto in termini di vite umane, per ora, lo ha pagato il Comune di Borghetto Vara, dove il bilancio è salito a cinque morti per il ritrovamento di un romeno sepolto dalle macerie della sua abitazione a Cassana. Sei sono invece i dispersi, di cui 3 a Vernazza, 2 a Borghetto e 1 a Monterosso. Passata la paura si cerca la verità. Il procuratore capo di La Spezia, Maurizio Caporuscio, ha già affidato alla guardia di finanza un’indagine conoscitiva sulle devastazioni.
Anche la Toscana ha pagato duramente: due le vittime ad Aulla, epicentro dell’alluvione nella Lunigiana, dove sono ancora in corso le ricerche di una decina di scomparsi, mentre a Mulazzo sono state evacuate 250 persone. Ieri anche la procura di Massa ha aperto un’inchiesta, ma per omicidio colposo, nel tentativo di chiarire eventuali responsabilità per quanto accaduto. Ad Aulla, infatti, circolano voci sempre più insistenti su un eventuale ruolo avuto nell’accaduto dalla vicina diga di Teglia. Ma per ora il prefetto smentisce un’immissione di acqua in maniera non corretta. Questo non smorza la rabbia dei cittadini, che hanno contestato duramente i politici locali.
In molti ieri se la sono presa con il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi e con il sindaco di Aulla Roberto Simoncini, additato come «assassino» perché accusato da molti di aver sottovalutato la portata del dramma, mancando di dare l’allarme quando il Magra ha iniziato a creare problemi. Fischi e urla anche contro il corteo di auto con a bordo il ministro per le Infrastrutture, Altero Matteoli e i sindaci locali della Lunigiana, impegnati in un sopralluogo sugli argini del fiume. Il Sindaco del Comune di Pontremoli, Lucia Baracchini (Pdl) è stata addirittura bersagliata da palle di fango mentre un consigliare comunale, Michele Lecchini, è stato colpito al volto da un pugno.
Lentamente, però, si cerca di tornare alla normalità ed è stata riaperta l’Aurelia e le autostrade A15 e A12, ma restano interrotte 23 strade provinciali.
L’imponente macchina dei soccorsi, che vede impegnati anche 500 militari dell’Esercito, sta funzionando bene, nonostante la difficoltà a raggiungere le aree alluvionate con mezzi pesanti. In serata, però, è stato necessario evacuare 200 abitanti, in prevalenza anziani, del borgo antico di Mulazzo, mentre è stata scongiurata l’evacuazione di Vernazzago. «La situazione è peggiore di quanto potessi immaginare, davvero drammatica», ha commentato Matteoli annunciando la visita nelle aree alluvionate del premier Silvio Berlusconi. «Il Consiglio dei ministri ha già stanziato 65 milioni di euro per i primi lavori ma questo non inficia la possibilità di reperire altre risorse, anche dall’Europa - ha aggiunto -. Abbiamo preso le prime decisioni, nessuno è in condizione di stabilire quanto siano i danni. Quando avremo un quadro completo vedremo come intervenire!»
Fonte: http://www.ilgiornale.it
 

ANGELUS (PAPA BENEDETTO XVI°) DOMENICA 23 OTTOBRE 2011: Un uomo sale sul colonnato di San Pietro e dà fuoco ad una Bibbia durante l'Angelus del Papa!




Un uomo è salito sul colonnato di San Pietro e, scavalcando la balaustra, ha dato fuoco alle pagine di una Bibbia durante l'Angelus del Papa.

ANGELUS (PAPA BENEDETTO XVI°) DOMENICA 23 OTTOBRE 2011 - ROMA: Un uomo e' salito sul colonnato di San Pietro e, scavalcando la balaustra, ha dato fuoco alle pagine di una Bibbia durante l'Angelus del Papa.
L'uomo è un rumeno che ha precedenti analoghi in altre città. Lo riferisce la sala stampa vaticana in base alle prime informazioni disponibili. L'uomo, presumibilmente uno squilibrato, è rimasto sul cornicione per circa mezz'ora, senza comunque minacciare di buttarsi ma bruciando pagine di un libro: poi gli agenti della Gendarmeria sono riusciti a fargli risalire la balaustra. E' stato quindi fermato per accertamenti.
Poco prima era salito anche un cardinale sulla balaustra per cercare di convincere l'uomo a desistere dalla sua azione. Indagini sono in corso per accertare come lo straniero possa essere salito fin lì.
Fonte: http://www.gazzettadelsud.it

Benedict XVI: Assisi a meeting for peace...



Christians work for peace, pray for peace and even suffer martyrdom for peace to proclaim the Kingdom of God said Benedict XVI Wednesday during the Liturgy of the Word in preparation for the pilgrimage of leaders of the world's religions to Assisi on Thursday. The statue of St. Paul in front of St. Peter's Basilica, the Pope said, holds a sword in his hand not because he was a great leader, but because he was put to death by the sword. The sword of the conqueror does not build peace but the sword of the sufferer who knows how to gift his life. We ask the Lord, the Pope said, that the meeting in Assisi might favour dialogue between people from different religions, and bring a ray of light to illuminate...

Attentat Trump




Saif Gheddafi, il figlio del defunto rais, pronto a consegnarsi alla Corte dell’Aia...



http://it.euronews.net/ Considerato un riformista liberale, poi diventato un combattente fino all'ultimo a fianco del padre Muhammar Gheddafi, Saif al Islam è ora pronto a entrare in un carcere olandese, consegnandosi al tribunale penale internazionale dell'Aja da cui è ricercato per crimini di guerra. La notizia, diffusa dal Consiglio nazionale transitorio libico, non è confermata dal Tpi.
 
LIBIA (TRIPOLI) - Consegnarsi alla Corte penale internazionale, che lo annovera fra i suoi ricercati. È l'obiettivo di Saif al Islam Gheddafi, figlio dell'ex raìs di Libia ucciso dai ribelli dopo la caduta del regime. Ed è il paradosso del nuovo corso nel Paese che si è liberato del dittatore e dello strapotere della sua famiglia. Il figlio del tiranno, il cui regime non aveva mai riconosciuto il tribunale, oggi chiede invece di consegnarsi per evitare la fine del padre Muammar. La Cpi - riferisce il procuratore del tribunale dell'Aia, Luis Moreno-Ocampo - è in contatto indiretto con Saif. Il figlio di Gheddafi «dice di essere innocente e che proverà la sua non colpevolezza. Stiamo intrattenendo conversazioni informali per vedere se ha intenzione di consegnarsi alla Corte. Sappiamo che può contare anche su un'opzione diversa perch´ sembra che un gruppo di mercenari voglia scortarlo in un altro Paese, probabilmente nello Zimbabwe», ha proseguito il procuratore, aggiungendo che i soldati potrebbero provenire dal Sudafrica. Il figlio del colonnello, considerato in passato il suo erede politico, avrebbe chiesto chiarimenti sul suo futuro nel caso venisse assolto dalla Corte dell'Aia. Moreno-Ocampo gli ha spiegato con chiarezza che potrà chiedere ai giudici di mandarlo in un Paese diverso dalla Libia.
Se Saif procedesse nel tentativo di essere accolto da uno Stato africano che non fa parte dello Statuto di Roma, l'ufficio del procuratore della Cpi ha fatto sapere che valuterà anche «la possibilità di intercettare velivoli nello spazio aereo per procedere ad un arresto». Ocampo ha assicurato che la Cpi «raddoppierà i suoi sforzi» perch´ siano eseguiti gli arresti non solo di Saif Al-Islam, ma anche dell'ex capo dei servizi segreti libici Abdallah Al-Senoussi, anche lui ricercato (e finora sfuggito) dalla giustizia internazionale. 
 
Fonte: http://www.ilgiornale.it

Gheddafi scrisse spesso a Berlusconi durante gli 8 mesi di conflitto in Libia! L'ultimo messaggio è del 5 Agosto 2011: «Ferma le bombe!» - Le salme del rais e del figlio sepolte segretamente nel deserto Libico!


ROMA (ITALIA) - «Caro Silvio, ferma i bombardamenti!». Lo scoop è del settimanale francese Paris Match: si tratterebbe, secondo il giornale, dell'ultimo messaggio inviato in Occidente da Muammar Gheddafi. E il destinatario sarebbe proprio il leader italiano Silvio Berlusconi. La lettera risale al 5 agosto, quando le sorti della guerra in Libia non erano ancora state decise dalla presa di Tripoli. Ma il governo lealista era in grande difficoltà. La lettera fu inviata al premier italiano «attraverso i tuoi connazionali che sono venuti qui per sostenere la nostra causa». Secondo il periodico francese i latori del messaggio sarebbero stati Alessandro Londero e sua moglie Yvonne di Vito, responsabili della Hostessweb, l'agenzia di ragazze che animarono le ultime visite del colonnello in Italia.
IL MESSAGGIO - Nonostante le pubbliche minacce all'Italia, privatamente il rais esprime sentimenti di amicizia per l'amico che solo qualche mese prima l'aveva accolto con tutti gli onori a Roma. Si dice sorpreso «per l'atteggiamento di un amico con cui avevo sottoscritto un trattato di amicizia reciproca tra i nostri popoli». Ma non rimprovera il Cavaliere: «Non ti biasimo per ciò di cui non sei responsabile, perché so bene che non eri favorevole ad un'azione nefasta che non onora né te né il popolo italiano!». Quindi la speranza «di poter ancora far marcia indietro!». E l'appello: «Ferma il bombardamento che uccide i miei fratelli libici. Parla con i tuoi alleati per pervenire ad una soluzione che garantisca il mio popolo da questa aggressione!». Infine la promessa: «Stai certo che sia io che il mio popolo siamo disposti a dimenticare e a voltare pagina!».
LA SEPOLTURA - Intanto, la salma di Gheddafi e del figlio Mutassim sono state portate via dalla cella frigorifera del mercato di Misurata. Secondo fonti del Cnt, saranno seppellite all'alba di martedì in un luogo segreto. Con loro ci sarà un religioso per assicurare il rito funebre secondo i precetti islamici. La decisione è stata presa perché non è stato raggiunto alcun accordo con la tribù Qaddafiya del Colonnello sulla consegna del corpo.
 
Fonte: http://www.corriere.it

giovedì 27 ottobre 2011

Le 16 cose che i cittadini Libici forse nella nuova Libia non rivedranno e non avranno mai più! Le grandiose conquiste sociali di Gheddafi e del suo Regime a favore e per il benessere di tutto il popolo Libico, rischiano oggi di essere cancellate dal nuovo Governo del CNT facile preda delle speculazioni economiche delle potenze occidentali, in primis della Francia! Le diseguaglianze sociali che nasceranno dalla nuova società, la quale sarà edificata sul modello Capitalista Francese e Anglo-Americano, sono più che un ipotesi infondata e porteranno nuove povertà e nuove miserie in uno Stato Libico già lacerato e semi-distrutto da 8 mesi di guerra civile! La mafia internazionale si insinuerà all'interno della società Libica, il Capitalismo produrrà nuovi e potentissimi ricchi ma anche decine di migliaia di nuovi poveri! La miseria sotto Gheddafi in Libia era stata quasi debellata e comunque era tenuta a bada! Oggi, modellando la società sullo stampo del Capitalismo occidentale, sappiamo già ciò che potrebbe succedere nelle città "liberate" della nuova Libia Islamica! Questo è il prodotto di 8 mesi di guerra vergognosa scatenata solo per il petrolio...


16 cose che i libici non rivedranno mai più!


1 – Non vi è alcuna bolletta elettrica in Libia; l’elettricità è gratuita per tutti i cittadini.

2 – Non vi è alcun interesse sui prestiti, le banche in Libia sono di proprietà dello Stato e i prestiti concessi a tutti i suoi cittadini hanno, a norma di legge, lo zero (0%) per cento di interesse.

3 – Avere una casa è considerato un diritto umano in Libia.

4 – Tutti i novelli sposi in Libia ricevono 60 mila dinari (US $ 50.000 dollari Americani) da parte del governo per acquistare i loro primo appartamento contribuendo così all’avvio della famiglia.

5 – Istruzione e cure mediche sono gratuite in Libia. Prima di Gheddafi solo il 25% per cento dei libici erano alfabetizzati. Oggi, la cifra è dell’ 83% per cento.

6 – Se un libico volesse intraprendere una carriera agricola, riceverebbe terreni agricoli, una casa in campagna, attrezzature, sementi e bestiame per avviare la propria attività, il tutto gratuitamente.

7 – Se i libici non fossero riusciti a trovare il sistema medico o scolastico di cui avessero avuto bisogno (in Libia), ci sarebbero stati dei fondi governativi per andare all’estero e non solo, avrebbero ottenuto mensilmente US $ 2.300 /al mese per indennità di alloggio e auto.

8 – Se un libico compra una macchina, il governo sovvenziona il 50% per cento del prezzo.

9 – Il prezzo del petrolio in Libia è di $ 0,14 per litro.

10 – La Libia non ha un debito estero e le sue riserve monetari sono pari a $ 150 miliardi (ora congelate).

11 – Se un libico non è in grado di trovare lavoro dopo la laurea lo stato paga l’equivalente dello stipendio medio per la professione. (Ciò vale anche per le professioni per cui non serve una laurea!)

12 – Una parte degli introiti derivanti dalla vendita del petrolio libico viene accreditato direttamente sui conti bancari di tutti i cittadini libici.

13 – Una madre che dà alla luce un bambino riceve $ 5.000 dollari USA.

14 – 40 pagnotte di pane in Libia costano $ 0,15.

15 – Il 25% per cento dei libici è laureato.

16 – Gheddafi rese possibile il più grande progetto mai sperimentato al mondo di irrigazione, conosciuto come il Great Manmade River Project al fine di rendere disponibile più facilmente l’acqua nella regione desertica.

Dalla Rivoluzione Culturale al Libro Verde: Onore al Colonnello Gheddafi che ha saputo emancipare un popolo, liberando le donne Libiche dalla schiavitù del fonfamentalismo Islamico, che oggi purtroppo con il nuovo Governo del CNT ritorna in auge...con Gheddafi la Libia aveva il reddito procapite netto più alto di tutto il continente Africano! Oggi la società Libica rischia di scivolare in mano agli speculatori, alla mafia e allo sfruttamento delle risorse energetiche, oggi più che mai il suo futuro è incerto, l'anarchia e il caos dopo l'ordine sociale di Gheddafi è alle porte!


Sopra, il video che riproduce tutti i francobolli della Libia,
stampati e prodotti nei 42 anni di Governo di Gheddafi, 
addio Colonnello, onore a te e riposa in pace...

 

Libro verde (Libia)

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Libro verde
Titolo originale الكتاب الاخضر
Green book.jpg
Edizione inglese e russa
Autore Mu'ammar Gheddafi
1ª ed. originale 1975
Genere Politico
Lingua originale arabo

Il Libro verde (arabo: الكتاب الاخضر al-Kitāb al-Aḫḍar) è un testo pubblicato in lingua araba nel 1975 da Muammar Gheddafi, il titolo prende ispirazione dal Libretto rosso o Citazioni dalle Opere del presidente Mao Zedong di Mao Zedong uscito nel 1966.
Nel testo Gheddafi espone in maniera succinta la sua visione della democrazia e dell'economia. Rigettando l'insieme dei principi della democrazia liberale, auspica una forma di democrazia diretta basata sui comitati popolari.
Il libro è diviso nelle seguenti partizioni:
  • Parte politica: l'autorità del popolo
  • Parte economica: il socialismo
  • Basi sociali della terza teoria universale
Gheddafi nel testo accusa i sistemi antecedenti di non essere democratici, poiché in questi sistemi al popolo viene concesso solo di eleggere i loro rappresentanti. Questi rimangono distanti e indipendenti nel loro agire; di qui, Gheddafi asserisce che non vi è diretto influsso del popolo sul sistema politico né della democrazia né del comunismo. Quindi fa una proposta di sistema: la partecipazione del popolo al processo politico deve essere assicurato attraverso gli strumenti del "Congresso popolare" e dei "Comitati popolari".
Gheddafi definì la sua come la "Terza teoria universale", che si proponeva come alternativa al capitalismo e al comunismo, nel solco del socialismo arabo. Negli anni successivi, i principi del libro verde saranno messi in pratica nell'organizzazione della Jamāhīriyya libica. Tuttavia Gheddafi fu largamente accusato di usare il concetto di "comitato popolare" come alibi per una politica autocratica e repressiva[senza fonte].
Il testo venne pubblicato in un'edizione bilingue (inglese-arabo) nel 1976 da Brian e Martin O'Keeffe; l'edizione tedesca venne pubblicata nel 1988.

Indice

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Capitoli [modifica]

  1. Lo strumento di governo
  2. I parlamenti
  3. Il partito
  4. La classe
  5. Il referendum
  6. I Congressi Popolari e i Comitati Popolari
  7. La legge della società
  8. Base economica della Terza teoria universale
  9. Base sociale della Terza teoria universale
  10. La famiglia
  11. La tribù
  12. La donna
  13. Le minoranze
  14. I neri
  15. L'istruzione
  16. La musica e le arti
  17. Lo sport, l'equitazione e gli spettacoli

Voci correlate [modifica]

Altri progetti [modifica]

Collegamenti esterni [modifica]

Gheddafi: Riassunto dei 42 anni di potere e di Governo in Libia...la vita del Colonnello in pillole!


  
Sopra, il video dell'arrivo di Gheddafi in Italia...


(LIBIA) - TRIPOLI - Mu’ammar Gheddafi è nato a Sirte nel 1942, quando la città faceva parte della provincia italiana di Misurata. L’ex dittatore libico ha frequentato fino ai 19 anni la scuola coranica della sua città natale. In quegli anni viene in contatto con le idee dell’allora presidente egiziano Gamal Abd el-Nasser.
A 26 anni si iscrive all’accademia militare di Bengasi. Dopo un periodo in Gran Bretagna diventa capitano a 27 anni. Il 26 agosto 1969 è protagonista di un colpo di stato che destituisce il re Sayyd Hasan I, da pochi giorni succeduto a Idris I. La critica alla monarchia libica era di essere troppo servile nei confronti dell’Europa. Il regime instaurato in Libia si trasforma in una dittatura. Gheddafi ha cercato di coniugare il panarabismo con la socialdemocrazia. Tuttavia al regime “democratico” della Libia mancavano paletti fondamentali come il multipartitismo. Nei confronti degli italiani presenti in Libia Gheddafi, negli anni ’70, adotta una linea dura: nel 1970 vengono confiscati tutti i beni agli italiani presenti sul territorio. La politica estera di Gheddafi negli anni ’70 e ’80 è anti-israeliana e anti-americana: il leader libico supporta l’OLP di Arafat e l’IRA irlandese. Nel 1988 ha luogo la strage di Lockerbie, a proposito della quale nel 2011 l’ex ministro al-Jalil ha rivelato le responsabilità di Gheddafi. Dal 1988 la Libia è sotto un pesante embargo. Gli anni 2000 vedono un riavvicinamento tra Gheddafi e gli Usa e iniziative di distensione nei confronti dell’Italia. Nel febbraio del 2011 inizia la guerra civile libica che porterà alla morte del dittatore.


(LIBIA) - MISURATA - Sepolti in un luogo segreto con l’assistenza di un religioso. Muammar Gheddafi e il figlio Mutasim sono stati seppelliti in un luogo segreto con l’assistenza di un religioso.
A renderlo noto, fonti del Cnt, spiegando che con la tribù Qaddafiya, a cui apparteneva il Colonnello, non è stato raggiunto un accordo. Inizialmente i cadaveri erano stati tenuti in una cella frigorifera in un vecchio mercato di Misurata per essere mostrati alla gente.
Oggi, la sepoltura in segreto: la scelta è stata fatta dai ribelli per evitare che la tomba del raìs divenga meta di pellegrinaggio o venga fatto oggetto di vandalismi. Nel suo testamento Gheddafi aveva chiesto di esser sepolto a Sirte, ma non è dato sapere se quello sarà il luogo del suo riposo eterno.

ITALIA-CINA

ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!