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sabato 1 settembre 2012

Finalmente una parte del PCC a Pechino si ribella all'esagerata apertura della società Cinese verso il Capitalismo Occidentale: "In Cina esiste il pericolo di una gravissima deriva Capitalista!" Insorge l'ala dura del Partito: lunga lettera firmata da 1600 Alti Dirigenti del Partito Comunista Cinese: scrivono che "il Premier Hu Jin Tao deve andarsene!"

PECHINO - (CINA) - Circa milleseicento (1600) alti dirigenti conservatori del Partito comunista Cinese e alcuni intellettuali hanno inviato una lettera al comitato centrale del partito in cui invitano il premier cinese, Wen Jiabao, a dimettersi. Lo si apprende da fonti di stampa locali. Secondo i più conservatori dell'ideologia comunista le riforme economiche intraprese da Wen, che poi sono la continuazione di quelle iniziate da Deng Xiaoping dopo la morte di Mao Zedong, hanno scosso le fondamenta dell'economia socialista cinese. Occorre quindi, secondo questa parte dell'establishment politico, fare qualcosa per impedire alla Cina di diventare una nazione con un sistema multi-partitico capitalista, che va in contrasto con i valori fondamentali della Repubblica popolare cinese.
NELLA LETTERA: Il gruppo ha criticato la politica di Wen Jiabao di incoraggiare le imprese private a scapito di quelle statali. L'unico contributo che Wen ha dato alla Cina, si sostiene del documento, è quello di aver creato una maggiore disparità tra ricchi e poveri.
Dimissioni o meno, il mandato di Wen è giunto al termine. L'attuale premier cederà in autunno lo scettro al suo sostituto, che sarà (pare ormai assodato) l'attuale vicepremier Li Keqiang, la cui amministrazione tuttavia prosegurà, con ogni probabilità, sulla strada già intrapresa da Wen e dal presidente uscente cinese Hu Jintao.
Con buona pace dei comunisti ortodossi, poi, le due correnti principali che si giocano la supremazia nella cerchia ristretta del Comitato Permanente in Cina sono entrambe liberiste. I ‘tuanpai', che contano tra i loro membri Hu Jintao e Wen Jiabao, si sono formati nella Lega Giovanile del partito; a loro si oppone la ‘cricca di Shanghai' di cui è stato leader indiscusso l'ex presidente cinese Jiang Zemin, e che è più liberista in economia di Jiabao. Proprio Zemin nei giorni scorsi si è reso protagonista di alcune apparizioni pubbliche che avevano dato l'impressione che il grande vecchio della politica cinese fosse sceso di nuovo nell'arena.

Mentre il Governo della «Nuova Birmania» abolisce la censura per la stampa e la tv, in Cina Gu Kailai è stata condannata a morte per omicidio! (Ma la pena è stata sospesa!)

Gu Kailai condannata a morte (ma la pena è stata sospesa) 
Gu Kailai condannata a morte 
PECHINO - (CINA) - La moglie dell'ex segretario del partito di Chongqing Bo Xilai, Gu Kailai, è stata condannata alla pena di morte con sospensione di due anni per l'uccisione di un cittadino britannico. La sentenza sarà con ogni probabilità commutata nel carcere a vita, ha annunciato oggi un avvocato dell'accusa. "Rispettiamo questa decisione", ha aggiunto He Zhengsheng. Secondo quanto si è appreso, Gu Kailai ha annunciato che non farà ricorso contro la sentenza. Con Gu Kailai sono stati condannati anche quattro dirigenti della polizia cinese, accusati di avere garantito protezione alla donna. La moglie di Bo Xilai è stata riconosciuta colpevole dell'omicidio dell'uomo d'affari britannico Neil Heywood: alla donna sono state riconosciute alcune attenuanti, tra cui quella di avere agito per difendere il figlio Bo Guagua, minacciato dalla vittima.
(Ap)
BIRMANIA - Mezzo secolo di censura preventiva sui media si è concluso oggi con un annuncio ufficiale. «La censura su tutte le pubblicazioni locali è revocata a partire dal 20 agosto 2012», si legge in un comunicato pubblicato sul sito del ministero dell'informazione. Nella "nuova Birmania" post-dittatura militare, è l'ennesima riforma, e potenzialmente tra quelle più significative, introdotta dal governo civile dell'ex generale Thein Sein nell'ultimo anno. Ma nonostante il passo avanti, le autorità dispongono di potenti mezzi - da leggi speciali fino a un'autocensura frutto dell'abitudine - per tenere in riga la stampa nazionale.
«Qualsiasi pubblicazione nel Paese non dovrà più ottenere da noi un'autorizzazione precedente la pubblicazione, con effetto immediato», ha detto Tint Swe, responsabile della commissione per la censura presso il ministero dell'Informazione, dopo aver illustrato le nuove norme a editori e direttori nell'ex capitale Rangoon. La decisione era attesa da mesi, ma per motivi non precisati era stata più volte rimandata.
La difficile libertà di stampa: La legislazione sulla censura era stata progressivamente allentata dall'estate scorsa: se una volta un'autorizzazione era necessaria anche per libri e canzoni, nell'ultimo anno l'obbligo rimaneva in vigore solo per le riviste di tema politico e religioso, alle quali veniva comunque garantita maggiore libertà di azione rispetto al passato.
Le fotografie o le menzioni della neo-deputata Aung San Suu Kyi, tabù quando il premio Nobel per la Pace era ancora agli arresti domiciliari, non costituivano più un problema. E anche le restrizioni a internet sono state rimosse.
Tali aperture hanno contribuito al fiorire di decine di giornali che hanno testato con maggiore vigore i limiti della libertà di stampa. Limiti non scritti, ma ben presenti nelle redazioni: la corruzione nel governo, la repressione della "rivoluzione di zafferano" del 2007 o gli abusi dell'esercito nella guerra alle milizie etniche costituiscono tuttora esempi di temi "non pubblicabili", pena conseguenze.
La politica del governo resta un tabù: Solo tre settimane fa, due riviste sono state sospese per 15 giorni - una misura revocata in seguito a proteste di piazza dei reporter - per i loro retroscena su un rimpasto di governo.
È probabile che tali argomenti continueranno a rimanere estremamente sensibili, anche perché la commissione per la censura continuerà ad esistere, mantenendo il potere di comminare sospensioni o revocare licenze in caso di contenuti non graditi. Rimangono ancora in vigore (dal golpe del 1962) norme a tutela della sicurezza nazionale, ampiamente interpretabili in senso restrittivo alla divulgazione di informazioni. Così come non è stata ancora toccata una legge che impedisce l'esistenza di quotidiani non statali, costringendo gli organi di stampa privati a una pubblicazione almeno settimanale.
Verso una legge quadro: Il settore della stampa dovrebbe comunque essere riformato con una nuova legge quadro, attesa nei prossimi mesi. La strada da fare verso una completa libertà di espressione è comunque lunga: nell'apposita graduatoria compilata da "Reporters sans Friontières", la Birmania rimane al 169esimo posto. Dopo decenni di stagnazione e un isolamento auto-imposto, almeno, nell'ultimo anno ha bruciato le tappe. Un'apertura di cui sta iniziando a beneficiare anche l'economia, di cui gli esperti si attendono una crescita annuale di almeno il 6 per cento per i prossimi anni.
L'ambasciatore Usa: progressi fragili: I progressi registrati nell'ultimo anno in Birmania rimangono fragili, a fronte delle ripetute violazioni dei diritti umani e dei possibili legami militari con la Corea del nord. È quanto ha sottolineato il nuovo ambasciatore americano in Birmania, Derek Mitchell, in un'intervista al wall Street Journal.
«Crediamo ancora che ci sia una maggioranza di persone nel Paese e nel governo impegnata a far progredire il Paese, ma non credo che nessuno si faccia illusioni sul fatto che ci saranno molte difficoltà, molte battute di arresto e non un chiaro cammino verso il progresso», ha detto il diplomatico.

giovedì 6 maggio 2010

L'economia Cinese davanti a un bivio...

Il terzo incremento dei ratio di capitalizzazione delle banche cinesi potrebbe non essere sufficiente a garantire il contenimento dei prezzi immobiliari e del tasso di inflazione. A riferirlo è l’agenzia Bloomberg, che commenta così la scelta della Banca del Popolo di Pechino di aumentare di ulteriori 50 punti base i requisiti minimi per gli istituti di credito locali, portando così il livello al 16,5% per i soggetti più grandi e al 14,5% per gli altri.

Nelle intenzioni delle autorità cinesi, infatti, la mossa dovrebbe contribuire allo sforzo che ormai da mesi si sta producendo nel Paese al fine di scongiurare la crescita di bolle speculative. Innalzando i requisiti di capitalizzazione, infatti, si dovrebbe limitare la quantità di capitali che le banche possono concedere in prestito a privati e imprese: Deutsche Bank ha calcolato che la manovra possa togliere dal sistema finanziario 300 miliardi di yuan (44 miliardi di dollari). Nonostante ciò, tuttavia, un’ora dopo l’annuncio del ritocco da parte della banca centrale, il ministro delle Finanze Xie Xuren ha confermato l’intenzione del governo di mantenere una politica espansiva, al fine di sostenere la crescita economica.

«La Cina continua a preferire politiche settoriali piuttosto che strumenti che abbiano un impatto sull’intero sistema, come un aumento del costo del denaro o una moneta più forte – osserva Brian Jackson, analista di Royal Bank of Canada a Hong Kong -. Il pericolo, però, è che ciò non sia sufficiente a mantenere sotto controllo i prezzi e ci si possa trovare costretti a politiche aggressive in futuro».

Fonte: www.valori.it e http://wordpress.thule-italia.net

mercoledì 1 aprile 2009

La Grande Cina...prove di "G-2" e con Mosca cooperazione al via!!!

Grande Cina

Il G-20, ancora prima di cominciare è già un G-2 Stati Uniti-Cina, con la Russia terzo incomodo. Washington e Pechino hanno concordato di creare un gruppo per il dialogo strategico ed economico, ha annunciato la Casa Bianca in occasione del primo incontro tra il presidente americano Barack Obama e il presidente cinese Hu Jintao. Del gruppo faranno parte, sul versante americano, il segretario di stato Hillary Clinton e il ministro del Tesoro, Tim Geithner. La prima riunione è prevista a Washington per l'estate. Obama volerà in Cina nella seconda metà del 2009: il presidente ha accettato l'invito dell'omologo cinese Hu Jintao. Quanto al percorso avviato con Mosca, è una lunga, corposa dichiarazione di intenti quella emessa congiuntamente oggi dal presidente russo Dmitri Medvedev e da Barack Obama secondo il testo diffuso dalla Casa Bianca. Il testo precede l'incontro fissato a Londra fra i presidenti di Russia e Stati Uniti, alla vigilia del G-20. Tra le priorità: «Lotta alla proliferazione nucleare, cooperazione contro la crisi economica e il terrorismo, nuove possibilità di cooperazione internazionale «nel campo della difesa missilistica». Il testo inizia «riaffermando che l'era in cui i nostri Paesi si consideravano come nemici è conclusa da lungo tempo» e ora ci sono «comuni interessi». E prosegue affermando: «Siamo decisi a lavorare insieme per rafforzare la stabilità, la sicurezza internazionale, soddisfare congiuntamente le sfide globali, ed affrontare apertamente e onestamente i disaccordi in uno spirito di reciproco rispetto e riconoscimento dei reciproci punti di vista».Sul fronte della non proliferazione nucleare nel documento si afferma che «abbiamo anche discusso il controllo degli armamenti nucleari e la riduzione» e promette «leadership nel ridurre il numero di armi nucleari nel mondo. Abbiamo impegnato i nostri due paesi a realizzare un mondo senza nucleare», a cominciare dalla «sostituzione dal Trattato di riduzione delle armi strategiche (Start) con un nuovo trattato vincolante». Restano le differenza di vedute sullo scudo anti-missile ma si lascia aperta la porta a «nuove possibilità per una mutua cooperazione nel campo della difesa missilistica».Una dichiarazione congiunta diffusa al termine dell'incontro esorta l'Iran, infine, a cooperare con le Nazioni Unite e a dimostrare la natura pacifica del suo programma nucleare.Quanto alla crisi economica, focus del G-20 di giovedì, il testo congiunto Usa-Russia spiega che «abbiamo discusso le misure per superare gli effetti della crisi economica mondiale, rafforzare il sistema monetario e finanziario, ripristinare la crescita economica, e anticipare gli sforzi di regolamentazione per assicurare che una tale crisi non si ripeta».

ITALIA-CINA

ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!