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sabato 13 gennaio 2024

''Sono contro la Nato: promuove la guerra!'' - Pertini parlò della Nato come di una Santa Alleanza in funzione antisovietica, un'associazione di nazioni, quindi, che avrebbe portato in sé le premesse di una nuova guerra!"...e non le premesse di una pace sicura e duratura!"

Padre della Repubblica Parlamentare Italiana, Presidente ancora molto amato dagli italiani. Sandro Pertini resta nel cuore degli italiani dove incarna ''il Presidente" per antomasia.

Sandro Pertini Socialista
SANDRO PERTINI (SOCIALISTA) - EX PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

"Noi siamo contro il Patto Atlantico, prima di tutto perché questo Patto è uno strumento di guerra!". Sono parole di  Sandro Pertini, nel discorso al Senato del 7 Marzo 1949 in cui votò contro l'adesione dell'Italia alla #Nato. Da socialista spiegò che quel voto era in realtà ispirato anche ad un'altra ragione. "Questo Patto Atlantico in funzione antisovietica varrà a dividere maggiormente l'Europa, scaverà sempre più profondo il solco che già separa questo nostro tormentato continente!".

Pertini parlò della Nato come di una Santa Alleanza in funzione antisovietica, un'associazione di nazioni, quindi, che avrebbe portato in sé le premesse di una nuova guerra "...e non le premesse di una pace sicura e duratura".

"Noi siamo contro questo Patto Atlantico dato che esso è in funzione antisovietica. Perché non dimentichiamo, infatti, come invece dimenticano i vostri padroni di oltre Oceano, quello che l'#UnioneSovietica ha fatto durante l'ultima guerra. Essa è la Nazione che ha pagato il più alto prezzo di sangue. Senza il suo sforzo eroico le Potenze Occidentali non sarebbero riuscite da sole a liberare l'#Europa dalla dittatura nazifascista!" #SandroPertini

Quella seduta del marzo 1949, segnò di fatto la sudditanza dell'Italia alla Nato, non solo l'adesione dell'Italia alla Nato. Oggi per la Nato l'Italia è pizza, mandolino e armi. Oltre che la più bella tra le portaerei: stesa sul Mediterraneo e in alcune isole tra le più belle di Mare Nostrum, a guardia di un mondo in ebollizione.

Pertini ci aveva visto giusto. Quello che resta l'unico e inimitabile Presidente degli Italiani, seppe incidere e restare nella mente degli italiani con gesti inediti. Fin dalla sua elezione, in un caldissimo giorno di luglio: al Quirinale ci andò a piedi, cordiale e disponibile con tutti. Per tutti i suoi sette anni continuerà a ricordare la Resistenza, non come un disco rotto fermatosi allo stesso punto, ma come un continuo sprone: capire "come" e "per chi" nacque la Repubblica era a suo avviso fondamentale.

Fu un faro, resta un faro. Fosse qui, sarebbe ancora a predicare perchè l'Italia che auspicava ancora non c'è. Cosa avrebbe detto dei privilegi, di un portavoce che guadagna più di un premier, dei conti salatissimi del ristorante di chi oggi governa l'Italia, degli scandali che ancora ammorbano il nostro paese? Dei giovani che fuggono se hanno coraggio e cervello e di quelli che restano a dibattersi senza lavoro e senza certezze? Degli operai defraudati del lavoro? Possiamo solo immaginarlo.

Un piccolo prezioso libro uscito a 20 anni dallo scandalo di Mani Pulite ha ricordato i richiami alla moralità di quello che resta il presidente più amato nella stra degli italiani. Il libro dovrebbe essere letto soprattutto dai giovani, perché Sandro Pertini amava parlare a loro e da loro si attendeva una Nuova Italia.

Il libro "Gli Uomini per essere liberi" porta la sua firma perché dentro ci sono i suoi pensieri. Riordinati e curati da Pietro Perri, vicepresidente della Fondazione Sandro Pertini, costituita dalla moglie Carla Voltolina il 23 settembre del 2002 (a 12 anni dalla morte del compianto Presidente e nei giorni in cui avrebbe compiuto 106 anni). Un volumetto che diventa un sorso di acqua fresca per uomini assetati.

E' soprattutto ben congeniato:Pietro Perri lavora sulle lettere private e sui discorsi pubblici (alcuni passati alla storia per la loro fermezza) di Sandro Pertini ed ogni brano è subito contestualizzato ma continuamente intrecciato con l'oggi. L'autore sembra guidarci a dire "cosa" Pertini avrebbe detto dei nominati, di un Parlamento svuotato della sua sovranità, dei corrotti e degli affaristi.

Ne esce un testo fondamentale a capire l'origine di tutti i mali. Pertini già dieci anni prima di Mani Pulite parla della mani sporche. Ci sono tutti i mali di oggi, tutto ciò che non è stato fatto, i valori che si sono persi per strada, primo fra tutti l'onestà e la rettitudine, continuamente nel pensiero di Pertini non come predica, ma come esortazione.

Nel libro si respira il vero concetto di libertà e democrazia, un messaggio che oggi resta modernissimo per il carico di delusione che si è posato sulle nostre spalle, per il bisogno che abbiamo di individuare parole davvero illuminanti e piene di speranza.

Sandro Pertini le possedeva. L'amara constatazione è che siamo rimasti fermi di almeno 50 anni. Possiamo ripartire? Sì, ma non senza ideali. Sandro Pertini, grazie alla rilettura intelligente e all'ordinatissimo lavoro redazionale di Pietro Perri, ce li offre. E' lì a ricordarci cosa possiamo essere, attraverso le struggenti lettere alla madre (che chiederà la Grazia mentre lui è in prigione e che lui rifiuterà) e attraverso le parole rivolte al cognato Umberto Voltolina.

"Sii sempre in ogni circostanza un uomo libero e pur di esserlo sii pronto a pagare qualsiasi prezzo e vivrai la tua vita e crederai in essa come sempre vi ho creduto io" gli scrisse Sandro Pertini. "Così, mio giovane fratello ed amico, parlando con te, ho ritrovato me stesso e cercando di rasserenare l'animo tuo ho rasserenato il mio".

Dalla prima all'ultima riga, le parole di Pertini vanno in un unica direzione, una sorta di vialetto dove sono stati piantati meravigliosi fiori: percorrendolo vi si incontra il fiore dell'onestà, della coerenza, del coraggio, dell'impegno, della libertà da ogni interesse, dell'amore per una vita intensamente vissuta e di senso. Dove  "...o credi o non credi, o ami o non ami".

Sandro Pertini da Savona, classe 1896, politico, giornalista, antifascista italiano, era così: tutto d'un pezzo. Destinato a diventare il Settimo (e in assoluto il più amato) Presidente della Repubblica dal 1978 al 1985, sale al Quirinale nell'anno in cui hanno da poco assassinato Aldo Moro. Il paese è sotto choc, e anche la sua elezione sembra un dei tanti rituali di una Repubblica a pezzi. Ma in realtà fin dai primi passi gli italiani capiranno di poter trovare in lui conforto.

Ecco l'effetto di questo libro: che cercando di rasserenare il desiderio incompiuto di un'Italia matura e diversa, onesta e dignitosa, alla fine ci rassereniamo. Leggetelo, meditatelo.

Autore: Corona Perer

www.giornalesentire.itriproduzione riservata*



martedì 28 febbraio 2017

DJ FABO HA SCELTO EUTANASIA - LA MORTE DIGNITOSA DI UN CITTADINO ITALIANO CHE HA SCELTO IL "SUICIDIO ASSISTITO" (EUTANASIA) PER PORRE FINE ALLE SUE SOFFERENZE FISICHE, MORALI E MENTALI; MA IN ITALIA L'EUTANASIA RISULTA ANCORA UNA PRATICA ILLEGALE; CI SONO MOLTI NODI DELL'ETICA DA SCIOGLIERE: DALL'EUTANASIA AL TESTAMENTO BIOLOGICO, LA POLITICA ITALIANA OGGI E' IN SERIA DIFFICOLTA'!

Fonte: (di Giorgiana Cristalli)

ROMA - "Io, Fabiano Antoniani, Dj Fabo, nato a Milano il 9 Febbraio 1977, all'età di sette anni, frequento la scuola di musica per imparare a suonare la chitarra. Da bambino spesso suono come primo chitarrista e partecipo a numerosi saggi. Visto il talento, i miei genitori mi costringono a frequentare il Conservatorio di Milano, villa Simonetta, ma a causa del mio comportamento ribelle vengo espulso": inizia così il testo autobiografico inedito consegnato all'associazione Luca Coscioni dal ragazzo che ieri ha scelto di morire in Svizzera.
Ripercorrendo le tappe principali della sua vita e soffermandosi sull'incidente spartiacque tra il prima, a colori, e il dopo, buio, Dj Fabo conclude: "Le mie giornate sono intrise di sofferenza e disperazione non trovando più il senso della mia vita ora" motivando così la scelta di chiedere di morire.
 
 L'APPELLO DI DJ FABO
 
Da Welby a Dj Fabo, i casi che hanno scosso le coscienze
 
Tornando al racconto dei suoi 40 anni, nel testo Fabiano scrive che, dopo quel primo contatto, da bambino, con il mondo delle sette note, lascia il mondo della musica.
"Da sempre lavoratore, appena diplomato da geometra, inizio a lavorare per svariate aziende. Per otto anni - racconta - lavoro con la mia seconda passione, il moto cross, e mi occupo del reparto commerciale del team supermotard Daverio (durante le competizioni più importanti, mondiale ed italiano) e contemporaneamente lo pratico come sport". Ma nel 2009, "a causa di un incidente durante una gara, sono costretto ad abbandonare il mondo del motocross". Contemporaneamente, in questi anni, "mi trasferisco, nei periodi estivi, ad Ibiza per un periodo di studi in cui ricomincio a lavorare con la musica piu' moderna.
Forse a causa della magica influenza dell'isola, forse per vocazione - rivela - subito mi rendo conto che il mio unico e vero posto è dietro la consolle! E' così che in un momento, ringraziando gli studi di musica del passato, la mia musicalità e le numerose conoscenze di dj set, in poco tempo inizio a suonare un po' ovunque". L'amore per la musica e la voglia di viaggiare e scoprire altri posti del mondo, spinge Dj Fabo ad una scelta importante.
"Mi licenzio da un contratto a tempo indeterminato a Milano, ma ormai capisco che il mio posto è altrove. Per lavoro, passione e amore negli ultimi anni riesco a dividermi tra l'Italia e Goa, dove lavoro e vivo mantenendomi con la musica, scoperta per caso in uno dei viaggi più indimenticabili della mia vita (India) - racconta ancora - capisco che il mio posto e il mio futuro sarebbero stati in quel Paese. Mi trasferisco per otto mesi l'anno con la mia fidanzata e riconosco finalmente me stesso, dopo aver indossato numerosi abiti che mi andavano stretti".
 

In India "inizio ad avere un nome e successo, mi cercano spesso per suonare nei locali più importanti". Ma purtroppo, in uno dei rientri in Italia, "dopo aver suonato una sera in un locale di Milano, tornando a casa, un rovinoso incidente mi spezza i sogni e la mia vita", racconta ricordando il giorno in cui divenne cieco e tetraplegico. Dj Fabo parla ancora di sé come di un "giovane adulto sempre vivace e vero amante della vita".
 
IL POST DELLA FIDANZATA VALERIA SU FB

 
"Non riesco a fare a meno degli amici per esserne al centro trascinandoli con me. (Il messaggio agli amici: "Mettete le cinture di sicurezza" - VIDEO) Generoso forse un po' insicuro quando si tratta di scelte importanti da fare da solo. Vittima spesso della mia stessa vivacità, facilmente mi annoio, pronto a gettarmi per primo nelle situazioni più disparate. Un trascinatore. Incapace di sopportare il dolore sia fisico che mentale. Preferisco stare solo ora - si legge ancora nel testo autobiografico - che non poter vivere come prima. Vivo oggi a casa di mia madre a Milano con una persona che ci aiuta e la mia fidanzata che passa più tempo possibile con me. Mi portano fuori ma spesso non ne ho voglia. Le mie giornate sono intrise di sofferenza e disperazione non trovando più il senso della mia vita ora. Fermamente deciso - conclude - trovo più dignitoso e coerente, per la persona che sono, terminare questa mia agonia". Da qui il contatto con l'Associazione Luca Coscioni, "una realtà che difende i diritti civili in ogni fase dell'esistenza dei cittadini. Compreso il diritto sacrosanto di morire. Grazie. Fabiano Antoniani".
 
Fine vita: da un anno la discussione in Parlamento. Che fine ha fatto?
 
http://www.quotidiano.net - Milano, 28 Febbraio 2017 - Ci aveva provato un paio di settimane fa rivolgendosi direttamente al presidente Mattarella. Tutto inutile. Anzi, la risposta arrivata dal Parlamento venerdì era stato un altro rinvio sulla legge sul biotestamento. L’ennesimo, insopportabile rinvio. Che per lui, dj Fabo, inchiodato a letto, al buio da quasi tre anni, in attesa di poter uscire da quella prigione in cui un terribile incidente stradale lo aveva costretto, dev’essere stato doloroso come un pugno.
Così Fabiano ha deciso: con quel filo di disperata voce che ancora gli rimaneva, ha gridato in un ultimo messaggio video tutta la rabbia contro la vergogna di un Parlamento che non trova il coraggio di occuparsi «delle persone che soffrono», ed è partito per la Svizzera. Accompagnato da Marco Cappato dell’associazione Luca Coscioni, dalla fidanzata Valeria Imbrogno e dalla delusione per uno Stato che l’a obbligato a scappare per liberarsi «da una tortura insopportabile e infinita», ha lasciato Milano domenica mattina.
HA AFFRONTATO quella che la stessa associazione Luca Coscioni ha definito «l’umiliazione di un difficile trasporto» (Fabiano era immobile su un letto, attaccato al respiratore) e nel pomeriggio di domenica è arrivato a destinazione: una palazzina di due piani affacciata sul piccolo lago di Pfaffikon, poco fuori Zurigo. Il cui nome, Dignitas, rappresentava in definitiva il suo ultimo desiderio: andarsene per propria scelta, con dignità, appunto. «Sono finalmente arrivato in Svizzera e ci sono arrivato, purtroppo, con le mie forze e non con l’aiuto del mio Stato», aveva comunicato domenica su Twitter, tramite l’account dell’associazione Luca Coscioni.
Ed è stato ieri mattina che Fabiano ha chiuso con quello che considerava da tempo un vivere senza vita. E ha dovuto farlo, come prevede la legge elvetica, con un gesto autonomo e volontario. Un gesto che per lui, tetraplegico, è potuto arrivare solo tramite un morso. È stato quell’ultimo movimento della bocca a liberarlo. Non prima di aver ringraziato Cappato per averlo «sollevato da questo inferno di dolore».
UN MORSO sul pulsante per azionare l’immissione del cocktail letale di farmaci. Un morso al buio che, ha raccontato chi era con lui, lo ha messo molto in ansia "perché temeva, non vedendo il pulsante, di non riuscirci. Poi però ha anche scherzato". Dopo quest’ultimo sforzo, nel giro di qualche minuto, Fabiano si è addormentato per scivolare finalmente, senza soffrire, nel silenzio che desiderava da tempo. L’annuncio della morte è arrivato nella tarda mattinata: Fabo si è spento alle 11.40. Lasciando i suoi familiari liberi di piangere una morte, questa volta davvero definitiva.
 
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

mercoledì 24 ottobre 2012

Signor Prefetto di Napoli, Andrea De Martino, aspettiamo subito le sue dimissioni: perchè lei non è un Signore qualunque, ma è il SERVO DI TUTTI GLI ITALIANI, TUTTI VOI COLLUSI TRADITORI CON LA CAMORRA E LA MAFIA, NON DOVETE FREGGIARVI DI TITOLI BLASONATI, VOI SIETE AL SERVIZIO DEL POPOLO ITALIANO, VOI SIETE SERVITORI DEL POPOLO ITALIANO E DELLO STATO...CHIEDETE SCUSA AL PRETE ANTI-CAMORRA...INFAMI! SIGNORA PREFETTA...LEI NON E' E NON DEVE ESSERE SEDUTA SU UNO SCRANNO PER ERERGERSI AL DI SOPRA DI TUTTI, LEI CARA SIGNORA DEVE LAVORARE AL SERVIZIO DEGLI ITALIANI E SE NON GLI PIACE IL SUO RUOLO SE NE VADA A CASA! SUBITO!!!

 
Don Maurizio Patriciello, aggredito verbalmente dal Prefetto di Napoli Andrea De Martino, dopo aver chiamato 'Signora' la sua collega Prefetto. E' successo a Caserta qualche giorno fa!
 
Questo è lo Stato Italiano, i Boss Mafiosi in libertà, i "poveri cristi" in galera; dopo anni di battaglie per difendere la salute e chiedere il rispetto dei suoi fedeli, don Maurizio Patriciello, prete anticamorra di Caivano, noto come il sacerdote anti-roghi tossici, mai avrebbe pensato di venire redarguito dalle istituzioni proprio per una mancanza di rispetto.
Eppure è quello che è accaduto il 18 ottobre scorso, quando il prete ospite in Prefettura a Napoli ha iniziato a parlare con i due prefetti, quello partenopeo, Andrea De Martino, e quello di Caserta, Carmela Pagano.
L'IRA DEL PREFETTO. Al sacerdote è bastato chiamare 'signora' la dottoressa Pagano e non 'prefetto' per scatenare l'ira di De Martino: «Lei chiamerebbe mai 'signore' un sindaco? Dov'è il rispetto per le istituzioni?», ha detto il funzionario redarguendo il reverendo.
«Ma non era mia intenzione offendere, se vuole posso anche andarmene», ha risposto don Patriciello, che aveva solo esordito dicendo: «Una mattina sono andato dalla signora, la signora è stata così gentile da ricevermi ...»
Quel 'signora' è stata una definizione inaccettabile per De Martino, che ha alzato la voce: «Può anche andarsene, ma prima cerchi di capire cosa sto dicendo. Chiamandola signora l'ha offesa e ha offeso anche me».
Il prete, che voleva solo parlare della difficile situazione dei roghi, è rimasto sempre più attonito mentre De Martino continuava la sua filippica sul galateo, non senza qualche scivolone di sintassi: «Se io la chiamerei 'signore' invece di reverendo, lei che direbbe?».
Il prete cercava di spiegare che la sua non voleva essere certo una mancanza di rispetto, ma De Martino è tornato a incalzarlo: «Ma quale signora, è un prefetto della Repubblica Italiana. Abbia più rispetto per le istituzioni».
SIGNORI SI NASCE. Un intervento che ha lasciato sbalordito lo stesso pubblico presente all'incontro. «Signori si nasce», ha esclamato una donna, che rivolgendosi direttamente a De Martino. «Lei è prima di tutto un cittadino», ha continuato, «abbiate voi piuttosto rispetto per i cittadini». Una richiesta che ha risuonato nella stanza della prefettura e grazie alla registrazione di un telefonino è girata subito in Rete.
A sostegno del prete si è costituito un gruppo su Facebook che chiede al prefetto De Martino di scusarsi pubblicamente. Un gruppo che conta già oltre 350 iscritti. Intanto gli aderenti al «Coordinamento Comitato Fuochi» annunciano iniziative clamorose per i prossimi giorni e si scagliano contro il ministro della Salute Renato Balduzzi che avrebbe sottovalutato la vicenda.

Saviano: «De Martino chieda scusa a don Patriciello o si dimetta!»

A difendere il sacerdote è anche Roberto Saviano: «Il prefetto di Napoli Andrea De Martino si scusi con don Maurizio Patriciello o bisognerà chiedere le sue dimissioni immediate», ha detto lo scrittore in una dichiarazione all'Ansa. «Da anni don Maurizio è presidio di legalità e umanità in terre difficilissime. Don Maurizio», conclude Saviano, «è lo Stato in quel territorio».
«Se questo 'incidente' è servito a far accendere ancora di più i riflettori sull'emergenza ambientale in provincia di Napoli per me non c'e alcun problema», ha commentato don Maurizio Patriciello. «Per prima cosa voglio chiarire una cosa: non era mia intenzione di mancare di rispetto al prefetto di Caserta chiamandola solo signora e non 'signor prefetto'. Non mi sarei mai permesso. Il mio intendimento non è certo quello di fare polemica ma solo di sollecitare la soluzione, continuandoci a confrontare, al problema dei rifiuti in fiamme e a quelli lasciati lungo le strade»
LA REPLICA DEL PREFETTO. De Martino continua però a difendere la sua reazione: «Don Patriciello conosceva il prefetto Carmela Pagano ed il suo ruolo perché era stato ricevuto in più occasioni presso la prefettura di Caserta. Pertanto, dopo averla chiamata per ben tre volte signora», spiega il prefetto in una nota, «ho ritenuto doveroso invitare don Patriciello a rivolgersi al responsabile della prefettura di Caserta utilizzando il titolo di prefetto, perché riconoscesse nel suo interlocutore, agli occhi tutti, il ruolo e le responsabilità che sono affidate al rappresentante di governo». 
 


mercoledì 10 marzo 2010

GENOVA - G8 - Social Forum - 21 Luglio 2001 - L'ATTACCO ALLA SCUOLA DIAZ

MARIO PLACANICA E' DA CONSIDERARSI VITTIMA DEL G8 ALLA PARI DI CARLO GIULIANI,  ENTRAMBI SONO STATI UCCISI DALLO STATO... SI PERCHE' SI PUO' ANCHE RIMANERE UCCISI ''MORALMENTE'' E NON SOLO FISICAMENTE. ALLA FINE DEL VIDEO TROVERETE L'INTERVISTA INTEGRALE RILASCIATA DA PLACANICA PER RENDERVI CONTO DELLA TENSIONE E DELLE GIUSTE OPINIONI CHE IL CARABINIERE FA SU QUEL VERTICE G8 MALEDETTO...

L'intervista a MARIO PLACANICA, il Carabiniere che ha sparato a NICOLA GIULIANI uccidendolo durante il VERTICE G8 a GENOVA - Social Forum - 21 Luglio 2001 - L'ATTACCO ALLA SCUOLA DIAZ

MARIO PLACANICA E' DA CONSIDERARSI VITTIMA DEL G8 ALLA PARI DI CARLO GIULIANI,  ENTRAMBI SONO STATI UCCISI DALLO STATO... SI PERCHE' SI PUO' ANCHE RIMANERE UCCISI ''MORALMENTE'' E NON SOLO FISICAMENTE. ALLA FINE DEL VIDEO TROVERETE L'INTERVISTA INTEGRALE RILASCIATA DA PLACANICA PER RENDERVI CONTO DELLA TENSIONE E DELLE GIUSTE OPINIONI CHE IL CARABINIERE FA SU QUEL VERTICE G8 MALEDETTO...

sabato 3 gennaio 2009

2009: INIZIA LA PRIMA TAPPA VERSO LA RIVOLUZIONE SOCIALPOPOLARE!!!

Per l'anno nuovo, per questo 2009 appena iniziato, il blog Mitrokhin inizierà l'esposizione teorica a tappe del nuovo pensiero SOCIALPOPOLARE che ha l'ambizione di costruire e di modellare quella che in futuro dovrà essere una vera e propria RIVOLUZIONE CULTURALE e SOCIALE, rivoluzione che ovviamente dovrà nascere dalle coscienze popolari e dalle masse costituenti l'ossatura del popolo Italiano.
Questa rivoluzione culturale si prefigge, sempre con ambizione, di azzerrare l'attuale sistema politico Italiano senza spargimenti di sangue ovviamente e senza violenza se non con la sola violenza culturale ed intellettuale...se non con la sola violenza politica che dovrà contrastare il potentissimo sistema che oggi vive grazie e solo grazie al clientelismo, al malaffare, al malgoverno ed alla politica corrotta e collusa, alla paura che sapientemente e scaltramente viene alimentata e diffusa dallo stesso sistema politico che ci governa, sia esso guidato dal Centro-Destra o dal Centro-Sinistra non fà differenza (ricordate il "pizzino" di Italo Bocchino in quota al PDL che trà l'altro è stato indagato per i gravi reati di collusione politica in quanto grande amico dell'Imprenditore Romeo)...una delle armi che la rivoluzione culturale utilizzerà sarà senz'altro quella della contro-informazione giornalistica e politica!!! Smascherare le falsità del sistema politico e dell'informazione assoggettata al potere sarà una delle priorità assolute per cui la rivoluzione culturale si prefigge!!! Dunque seguiteci sempre più numerosi perchè in questo prossimo 2009 se nè leggeranno delle belle...ancora buon anno a tutti!!!

Alexander Mitrokhin

sabato 16 agosto 2008

Quando sarà l'ora della rivoluzione taglieremo la gola alla "vecchia baldracca"!


“Noi non prendiamo ordini dallo Stato! E’ lo Stato che prende ordini da noi! Non è lo Stato che ci ha creato, siamo noi che abbiamo creato lo Stato! Il Partito è vivo, vivo…solido come una roccia! Finché anche uno solo di noi avrà fiato in corpo, alimenterà con il suo respiro il Partito e lo renderà ancora più forte, come già abbiamo fatto in passato! Allora il tamburo si unirà al tamburo, la bandiera alla bandiera, le truppe alle truppe, Gau a Gau! Ed un popolo dapprima diviso confluirà in una enorme colonna e si metterà in marcia formando una sola nazione unita!”


Adolf Hitler


La Repubblica Italiana, nata dal sangue della guerra civile del 1943-45 e nata dalle ceneri del passato regime Fascista caduto in disgrazia dopo la sua entrata in guerra nel 10 Giugno 1940 e sconfitto assieme al suo alleato regime Nazional-Socialista Tedesco durante la Seconda Guerra Mondiale, si presenta oggi come una “vecchia baldracca” di 62 anni, deformata e decaduta, avida solo di denaro e potere.
Non avendo più quel fascino e quella bellezza che la contraddistingueva nei suoi primi decenni di vita, la bella Italia che ha “ingannato” intere generazioni dal Nord al Sud “ricattando” i suoi “sudditi” moralmente e politicamente grazie alla paura del ritorno del Fascismo prima e allo spauracchio di un pericolo di Sovietizzazione del paese dopo che lei stessa inculcava alle masse, oggi che ancora cerca di riproiettare all’interno della società quel “terrore” dell’incubo Nazi-Fascista con i suoi continui ricordare degli anniversari solenni di ogni eccidio compiuto durante la guerra nel nostro paese, anniversari a cui la gente partecipa sempre in minor misura ed enfasi rispetto ai suoi anni migliori, questa “vecchia baldracca” è oggi l’ombra di sé stessa, destinata ad una morte certa che lei non vuole accettare e rifiuta.
Ostinatamente continua a vivere “depredando” le casse del suo stesso popolo che in verità non ha mai amato ma ha sempre finto, e finto bene, di amare.
Ed i suoi Governanti che vivono sempre più distaccati dalla vita reale hanno ormai perso il senso vero della realtà, ci lasciano in balia di questa “baldracca” che ha aperto le sue coscie deprimenti ad un immigrazione selvaggia e senza sosta, ci lasciano nelle mani di questa "vecchia baldracca" che se né infischia se le famiglie Italiane non riescono più a sopravvivere, non riescono più ad arrivare alla fine del mese con i propri stipendi impoveriti dall’euro, dal caro-vita, dall’economia di mercato dell’Unione Europea, economia crudele e selvaggia che non lascia sconti ai poveri ed arricchisce le tasche solo di chi è già ricco di per sé.
Lo Stato in Italia non esiste più e con il futuro “Federalismo Fiscale” i politici da Nord a Sud si preparano a dividersi le ricchezze di questa “vecchia” e recalcitrante Repubblica che a loro offre soldi e potere, a noi comuni mortali solo sacrifici, miserie e povertà di ogni genere.
E’ giunta l’ora di tagliare la gola a questa “vecchia baldracca” con le nostre stesse mani!!!


Derzawa

ITALIA-CINA

ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!