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sabato 19 gennaio 2008

Mastella, Cuffaro...e tanti altri! L'Italia che affonda...



(A sinistra l'ex-Ministro Mastella, a destra il Presidente della Regione Sicilia Cuffaro...i due politici Italiani eccellenti inquisiti dalla Magistratura Italiana per corruzione, concussione ed altri gravi reati di abuso di potere!)... Roma - E l'Italia continua ad affondare!!! Non bastava l'euro-moneta impazzita che dimezza e divora il potere di aquisto degli stipendi, delle pensioni e dei risparmi dei lavoratori Italiani; non bastavano le "morti bianche" sul lavoro che oggi non è più sicuro, in tutti i sensi: non è più sicuro per i giovani che cercano il primo impiego, non è più sicuro per i disoccupati che cercano nuovo lavoro, non è più sicuro per i lavoratori stessi che non hanno più garanzie e prevenzione degli incidenti sul posto di lavoro!!! Non bastava l'emergenza "spazzatura" del Sud Italia!!! Il Governo Prodi targato elezioni 2006 è il più osceno, più brutto governo che la nazione Italiana si sia potuta trovare dal secondo dopo-guerra ad oggi: maggioranza formata da un'accozzaglia di partiti e partitini che litigano su tutto e su tutti, un'armata "brancaleone" basata sulla contraddizione di quegli stessi partiti che la guidano, tutti uguali ma anche tutti diversi tra loro tra cui troviamo i sostenitori del Gay-Pride per i diritti di omosex, bisex, gay, lesbiche e transgender a contrarre il matrimonio civile ed avere gli stessi diritti-doveri delle coppie etero, partiti progressisti che votano, discutono e vivono spalla a spalla con i conservatori "bigotti" centristi i quali guardano alla Santa Romana Chiesa e vorrebbero "zittire" quegli stessi "alleati" che alzano il vessillo della "bandiera Gay"...un'accozzaglia dentro cui vivono i proibizionisti oltranzisti (divieto assoluto a droghe leggere e pesanti, no alla vendita di alcool, fumo, no al nudo sui giornali e tv) a fianco degli anti-proibizionisti oltranzisti (sì a droghe leggere, sì a droghe-room legalizzate, sì alle adozioni per le coppie gay e di fatto, sì a tutto)...un'accozzaglia formata anche da coloro che vorrebbero annullare, azzerare totalmente la cultura Italiana ed il suo Cristianesimo in nome dell'accoglienza e di una pseudo-integrazione degli immigrati, un esempio? Togliere i crocefissi dalle aule delle scuole e università, abolire le festività Natalizie e Pasquali dagli asili e dalle scuole Italiane, dai Comuni e dalle nostre Provincie!!! (Tutto questo in alcune città Italiane in passato è successo!) Il centro-sinistra che governa oggi con Prodi è tutto il contrario di tutto, è la peggiore coalizione che il nostro Paese poteva ritrovarsi alla testa di un governo formato per lo più da persone lotizzate ed incompetenti...con poche eccezioni, tra cui troviamo il caro Ministro Antonio Di Pietro, il migliore in assoluto della compagine governativa.
Tra i peggiori, oltre al Premier Prodi, troviamo il "mummificato" Lamberto Dini, vero reperto da museo e l'oppulento ex-Ministro della Giustizia Clemente Mastella, vera icona sopravissuta alla Prima Repubblica del corrottissimo penta-partito targato DC-PSI-PRI-PSDI-PLI e sostenuto dalla stampella del vecchio PCI ora frammentato tra DS, PRC e PDCI...l'opulento Mastella che in barba alla Seconda Repubblica, da Ceppaloni dirigeva la politica del suo piccolo partito, l'UDEUR, come un "barone" di un tempo, come un navigato politico degli anni '80 che lotizzava tutto, raccomandava tutti i suoi più stretti famigliari, collaboratori e fedelissimi, affarista che rubava tutto, che abusava di tutto il suo potere che deteneva per speculare ed arricchirsi fin quanto poteva (anche Mastella era tra quelli che a Roma aquistavano in centro grandi e lussuosi appartamenti a prezzi bassissimi, a prezzi di favore!) ma ancora peggio, proprio come quei politici di un tempo, amministrava la cosa pubblica con un incompetenza ed una svogliatezza tale che creava come i suoi "antenati" degli anni '70-'80 ingenti danni e disastri burocratici.
Inoltre non si comprende il fatto per il quale Mastella abbia insistito ad avere la carica di Ministro della Giustizia quando per tale carica era più indicato, più competente il Ministro delle Infrastrutture Antonio di Pietro, come tutti sanno lui stesso ex-magistrato all'epoca di "Mani Pulite" del 1992...inchiesta che decapitò ed affondò la corrottissima Prima Repubblica del già citato Penta-Partito di Craxi-Forlani-Andreotti.
La miopia politica di Romano Prodi sta traghettando la nave-Italia verso il disastro totale, l'iceberg è già stato urtato, la falla è già stata aperta, nessuno si accorge che più si imbarca acqua e più si affonda...le libere elezioni sono ora necessarie per ridare quel poco di ossigeno che ancora ci rimane per rialzare la testa e ricostruire una Nazione ormai al collasso.
Il Presidente della Regione Sicilia Cuffaro, inquisito anche lui per gravissimi reati di concussione, corruzione e abuso di potere non intende minimamente dimettersi, uomo immorale che mostra la sua arroganza di fronte a tutti gli Italiani...come il Sindaco di Napoli, Rosa Russo Jervolino, donna totalmente incompetente che ha sfruttato la vecchia politica marcita all'ombra della Prima Repubblica corrotta per emergere, arricchirsi e farsi strada, anche lei rifiuta di dimettersi nonostante la sua evidente responsabilità che aveva insieme al Presidente della Regione Campania Antonio Bassolino per la mancata risoluzione del problema rifiuti a Napoli ed in tutta la regione.
Eccetto rare eccezioni, tutta la classe politica Italiana, vecchia e recalcitrante, lotizzata e collusa con la Massoneria da una parte e con la Mafia dall'altra parte, deve essere assolutamente abbattuta, il popolo Italiano ha ancora qualche margine di speranza anche se molto risicato, per ribaltare la situazione con il voto democratico che la Costituzione ancora gli garantisce...i politici Italiani devono essere mandati a casa e sostituiti con una classe politica più giovane, libera da interessi e dinamica...prima che la nave-Italia affondi totalmente nei meandri di una crisi sociale, economica e politica pericolosa ed irreversibile!!!
Alexander Mitrokhin

ANNO ZERO su MASTELLA!!!

ARRIVANO I MOSTRI: Marco Travaglio compila un interessante profilo sul volta-gabbana e cambia-bandiere Clemente Mastella durante una delle prime puntate di Anno Zero! Già 6 mesi prima Travaglio aveva preannunciato ciò che sarebbe successo oggi!!! Il corrotto Mastella che compra appartamenti a basso prezzo per se e per i figli...raccomandazioni e abusi di potere!!!

Scandaloso Mastella: "Sono innocente!!!"

Durante la sua lunga, interminabile conferenza stampa, l'ex-Ministro Mastella si è dichiarato innocente, lui e sua moglie vittima di alcuni Magistrati "interessati" a distruggere la sua figura politica!!! Un video-clip divertentissimo di "Sarkastiko.it" sull'ipocrita Mastella!!!

Video satirico sull'ex-Ministro Mastella!!!

Un video-clip divertentissimo sulle verità nascoste di Mastella...la satira punge!!!

Scandalo Mastella in TV!

Che cosa si è detto sullo scandalo Mastella in TV...i Magistrati intervengono per fare chiarezza!!!

Mastella si è dimesso dalla carica di Ministro della Giustizia..Prodi premier assume i suoi incarichi ad interim!!!

Santa Maria Capua Vetere - Il ministro della Giustizia, Clemente Mastella (che è pure sindaco di Ceppaloni, provincia di Benevento), è indagato per sette reati tra cui concorso esterno in associazione per delinquere, abuso d’ufficio e concussione; sua moglie, Sandra Lonardo, presidente del Consiglio regionale della Campania, agli arresti domiciliari per tentata concussione; il suocero di uno dei loro figli in carcere. Ventitré arresti nell’Udeur campano, compresi il sindaco di Benevento Fausto Pepe, due assessori e altrettanti consiglieri regionali; interdetti il prefetto di Benevento, un giudice del Tar campano e un vigile urbano.
Il Guardasigilli, per il quale non sono state chieste misure cautelari, è citato in un centinaio di intercettazioni telefoniche dove appare intento a fare incetta di poltrone nei suoi territori e nelle istituzioni, dal Consiglio regionale fino a piccoli comuni.
L’ordinanza di 400 pagine, firmata dal gip Francesco Chiaromonte su richiesta della procura di Santa Maria Capua Vetere, ipotizza «un potere di controllo sulle attività degli enti pubblici e locali» fatto di corruzione, minacce, ricatti, connivenze, al quale Mastella «offriva un contributo concreto, specifico, consapevole e volontario». Conosceva «le iniziative intraprese dal Camilleri (consuocero e membro Udeur, ndr) e dai suoi complici nella realizzazione degli illeciti associativi». Indicava «le persone a cui rivolgersi “a suo nome”», prefigurava «le strategie comuni da adottare per consolidare il potere dell’Udeur». E alla guida di questa lobby che intrecciava politica e affari «consentiva alla associazione per delinquere in questione di rafforzarsi e conservare il potere di intervento sulle pubbliche amministrazioni».
Avrebbe brigato per insediare alla commissione Area sviluppo industriale di Benevento una persona di sua fiducia perché non gli avevano dato la presidenza dello Iacp di Benevento. Nomina ottenuta in virtù di «una strategia di pressione politica e amministrativa sul governatore della Campania, Antonio Bassolino»: il ministro da un lato scuoteva la giunta regionale con le ripetute minacce di dimissioni dei suoi uomini, e dall’altro avrebbe orchestrato «una campagna di stampa nella quale il Mastella strumentalmente attaccava il governatore in relazione alla gestione dei rifiuti».
Sempre il leader dell’Udeur, «in concorso con altri e con la moglie Alessandra Lonardo, ponevano in essere atti idonei a contrastare il direttore generale dell’ospedale San Sebastiano di Caserta»: secondo la Lonardo (dal 2005 presidente del Consiglio regionale), il dottor Annunziata «era da considerarsi “un uomo morto”» perché «non avrebbe recepito alcune indicazioni». Il manager sanitario non avrebbe cioè nominato i primari sollecitati dalla premiata coppia di Ceppaloni.
«Istigatore dell’associazione per delinquere», definisce Mastella il pm. Il ministro sarebbe intervenuto negli affari della Comunità montana del Taburno e perfino nella nomina dell’assessore ai Lavori pubblici di Cerreto Sannita, un paesino di quattromila abitanti. Poltrona conquistata dall’Udeur con la minaccia (agitata dai collaboratori di Mastella) di bloccare i finanziamenti regionali destinati al Piano di insediamento produttivo di Cerreto.
Ma sul ministro della Giustizia e sul suo entourage pesa anche un’altra inchiesta, condotta dal pm Donato Ceglie, su tonnellate di rifiuti tossici e liquami riversati nelle campagne di Ceppaloni. Un’associazione per delinquere simile a «una piovra tentacolare, un mostro fetido e immondo», per usare le parole del pm, che tocca persone vicine al ministro-sindaco, esponenti dell’Udeur, parenti di assessori comunali. Nell’inchiesta sono state arrestate 38 persone, in gran parte imprenditori accusati di aver avvelenato il sottosuolo campano, compresi terreni poi usati a scopo agricolo. Tuttavia le indagini del Nucleo operativo ecologico dei carabinieri punterebbero al livello delle collusioni istituzionali. «Questi trasporti di immondizia tossica - spiega al Giornale Nino Rossi, ex sindaco di Ceppaloni ora consigliere comunale dei Ds - e il loro sversamento nelle campagne sono avvenuti in un territorio sul quale l’amministrazione comunale doveva svolgere controlli».
Ricapitolando, Sandra Lonardo ai domiciliari per tentata concussione nel quadro dell'inchiesta sulla sanità campana che ha portato a 30 provvedimenti cautelari (23 sono membri dell'Udeur). Coro di solidarietà dai parlamentari. Secondo l'accusa, il Guardasigilli avrebbe costretto il governatore ad alcune nomine. E il sito anti-Mastella festeggia a champagne!!!
CRONOLOGIA DELLA GIORNATA DELL'INQUISIZIONE DI MASTELLA E DELL'UDEUR NEL SUD ITALIA:
I coniugi Mastella "sono assolutamente tranquilli e sereni perché la loro difesa è molto semplice". Lo ha assicurato Titta Madia, avvocato di Sandra Lonardo Mastella, moglie di Clemente, da oggi agli arresti domiciliari con l'accusa di concussione.
Lasciando l'abitazione dei coniugi Mastella a San Giovanni, frazione di Ceppaloni, l'avvocato ha dichiarato ai cronisti: "E' fondamentale informarvi che in questa inchiesta non c'è nemmeno una tangente, né uno scambio di denaro. Ci sono solo contrasti su delle nomine: questa è la sostanza dell'inchiesta e non intendo entrare nel merito delle contestazioni. Ci difenderemo in tribunale e nelle sedi proprie".
"Normalmente in queste inchieste così clamorose - ha insistito l'avvocato - si parla di tangenti, qui invece non ce n'è nemmeno l'ombra. Parlare di nomine imposte è improprio. Ci sono contrasti politici su delle nomine che accadono in qualsiasi consesso politico sia esso regionale, sindacale eccetera". L'avvocato ha quindi informato i cronisti che anche i due figli di Mastella si trovano nella villa con i genitori.

0RE 18.40 GLI ARRESTATI UDEUR SONO 23!
Terremoto giudiziario nell'Udeur. Sono 23 gli arresti eccellenti (4 in carcere, 19 ai domiciliari) ordinati dalla procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) tra gli esponenti campani del partito del ministro della giustizia Clemente Mastella, a cominciare da quello della moglie, Sandra Lonardo Mastella, presidente del consiglio regionale della Campania, che si trova da oggi pomeriggio ai domiciliari nella sua casa di Ceppaloni (Benevento). È accusata di tentata concussione nei confronti del direttore generale dell'ospedale di Caserta. I carabinieri hanno eseguito ordinanze di custodia in carcere nei confronti di Carlo Camilleri, consuocero dei Mastella, che si trova però in ospedale a Benevento da ieri sera; Vincenzo Lucariello, difensore civico della Regione Campania, il cui telefono cellulare «bollente» ha messo in luce l'intreccio di affari della presunta lobby; Antonello Scocca e Domenico Pianese. Provvedimento restrittivo ma con il beneficio dei domiciliari per 19 indagati: Sandra Lonardo Mastella; il sindaco di Benevento, Fausto Pepe; Carlo Banco; Erminia Florenzano; l'assessore regionale al personale Andrea Abbamonte e quello all'ambiente Luigi Nocera; Francesco Cardone, i consiglieri regionali Ferdinando Errico e Nicola Ferraro; Nino Lombardi, presidente della comunità montana del Titerno; Angelo Padovano; Francesco Zaccaro, Antonio Barbieri; Letizio Napoletano; Paolo Budetta; Cristiana Fevola e Ugo Ferrara. Interdetto dall'ufficio di giudice del Tar Campania, Ugo De Maio; da quello di vigile urbano, Luigi Treviso; da prefetto di Benevento, Giuseppe Urbano.
L'indagine è basata su intercettazioni telefoniche disposte nell'ambito di una inchiesta che portò all'arresto nel giugno dello scorso anno dell'ex direttore generale della Provincia di Caserta, Antony Acconcia e di due consiglieri provinciali con le accuse di associazione per delinquere, corruzione, concussione, turbativa d'asta e falso in atti pubblici. «Le indagini, condotte dalla procura da circa un anno, hanno preso spunto da conversazioni telefoniche relative alla gestione degli appalti e servizi pubblici nella Provincia di Caserta e hanno consentito di far luce su un tessuto di illecito radicato nell'area politica, amministrativa e giudiziaria della Campania». Così scrive la procura di Santa Maria Capua Vetere in una nota che precisa alcuni contorni dell'inchiesta.
Poco prima che le venisse notificato l'arresto Sandra Mastella aveva escluso le sue dimissioni. Il suo portavoce ha aggiunto: «È tranquilla e serena con la sua coscienza. Ha piena fiducia nella magistratura per una vicenda che non ha al centro una dazione di denaro, ma solo una diversità di giudizi intorno a nomine». Ha poi ribadito il concetto parlando di «banali contrasti» che emergerebbero dalla lettura degli atti.

ORE 18,03 CONCUSSIONE A BASSOLINO!
Mastella sarebbe indagato per concussione al governatore della Campania Antonio Bassolino. L'ipotesi di reato ipotizzata farebbe riferimento alle trattative politiche per la nomina di dirigenti negli enti amministrativi campani.
Per tale vicenda Mastella e' indagato in concorso con il consuocero Carlo Camilleri e gli assessori dell'Udeur Luigi Nocera ed Andrea Abbamonte. In particolare avrebbero costretto Bassolino ad assicurare loro la nomina a commissario dell'Asi di Benevento di una persona ''liberamente designata da Mastella''.

ORE 17,50 INDAGATO MASTELLA!
Le agenzie battono un flash: indagato anche il ministro della giustizia Clemente Mastella nell' ambito dell'inchiesta condotta dalla procura di Santa Maria Capua Vetere che ha portato ai domiciliari la moglie.

ORE 17,41 BRACCIO DI FERRO, CAMERA SOSPESA!
La conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha deciso una sospensione dei lavori fino a domattina alle 11, in attesa di una risposta da parte del governo sulle dimissioni del ministro della Giustizia. Prima di allora, alle 9,30 si terrà una nuova riunione dei capigruppo che riceveranno comunicazioni dal presidente del Consiglio.
La decisione è stata presa dopo un lungo braccio di ferro tra maggioranza e opposizione. Il centrodestra ha insistentemente chiesto la presenza del premier Romano Prodi per chiarire quanto sta accadendo, mentre la maggioranza ha chiesto tempo per lasciare modo al Guardasigilli di riflettere e affrontare la difficile situazione familiare dopo gli arresti domiciliari decisi nei confronti della moglie, Sandra Lonardo.

ORE 17,20 MARINI: PRODI IN SENATO!
"Abbiamo un ministro dimissionario che non ha ancora fornito le sue determinazioni finali. Il presidente del Consiglio ha respinto le sue dimissioni. Se esse verranno confermate, naturalmente inviteremo il presidente del Consiglio a intervenire in Senato. A oggi ci è sembrato che il rilievo della questione fosse tale da non lasciare senza dibattito politico questa assemblea".
Lo ha detto il presidente del Senato, Franco Marini, replicando all'intervento del capogruppo di Forza Italia, Renato Schifani, che aveva sollecitato la presenza del premier nell'aula di Palazzo Madama. Schifani ha detto che è inquietante e imbarazzante lo scenario delineato dal Guardasigilli nell'intervento di questa mattina alla Camera.
"Un ministro che dichiara di avere paura pone problemi che meritano una riflessione e un dibattito alla presenza dell'interno governo. Si rischia una frattura nel sistema Paese che merita un'analisi e una risposta da parte del presidente del Consiglio. Auspico che Prodi, senza nessuna venatura polemica, venga lui a sottoporsi al confronto in quest'aula. Le parole di Mastella sono pesanti e vanno tenute in considerazione perchè non è sufficiente un dibattito in questa maniera che si limiti al resoconto della giornata».

ORE 17,10 LA REAZIONE DI BEPPE GRILLO!
"La nostra immagine all'estero, tra la spazzatura, la moglie di Mastella e la solidarietà di Prodi è ormai compromessa". Beppe Grillo dedica un accenno al caso Lonardo nella sua battaglia sul blog ai finanziamenti all'editoria. ’Un piccolo passo dell’uomo, ma un grande balzo per l’umanita’’. Cosi’ in maniera caustica Beppe Grillo commenta le dimissioni del ministro Clemente Mastella dopo gli arresti domiciliari per tentata concussione in concorso della moglie Sandra Lonardo. Comunque ha aggiunto Grillo, raggiunto telefonicamente dall’Ansa: ’ho molte altre cose da dire sull’argomento. Le scrivero’ sul mio blog’.
"Anche le testate finanziate per stranieri e emigranti all'oscuro di quello che avviene nel nostro Paese, come l'arcinoto 'Polesani nel mondò o il Gruppo l'Espresso (1 milione 700 mila euro di contributi all'anno) potranno fare poco - ironizza il comico legando la vicenda di oggi alla polemica contro la 'Casta dei giornalì condotta insieme a Beppe Lopez - per cambiare la situazione".

ORE 16,11 PARLA IL PROCURATORE!
Mariano Maffei, procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, ha definito ''disgustosa'' la polemica sollevata dal ministro della Giustizia Clemente Mastella oggi in Parlamento. Il magistrato ha detto che ''si riserva ogni azione nelle sedi competenti'' per le affermazioni di Mastella a seguito delle quali ipotizza ''calunnie ed offese alla mia reputazione''.

ORE 14,15 'VICINO A MIA MOGLIE!
Il ministro Mastella è irremovibile: "Ringrazio Prodi, ma devo stare accanto a mia moglie "

ORE 14,03 PRODI RESPINGE LE DIMISSIONI!
E' ufficiale, dopo le voci circolate tutta la mattina il premier ha deciso di respingere le dimissioni del Guardasigilli

ORE 13 BERLUSCONI: GRAVITA' INAUDITA!
"Quello che e' successo al Senatore Mastella e' di una gravita' inaudita. Mi dispiace per lui e per sua moglie Sandra e rinnovo a tutti e due l'espressione della piu' convinta ed affettuosa solidarieta' gia' espressa in Parlamento dall'onorevole Bondi a nome mio e di Forza Italia".
Lo afferma il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, che aggiunge: "Ma al di la' dell'aspetto umano c'e' un problema politico che e' ancora piu' grave. Il ministro della Giustizia ha detto oggi in Parlamento le stesse cose che dico io ormai da molti anni e che mi hanno fruttato gli attacchi non solo della magistratura, ma anche di tanta parte della maggioranza di governo".
Insomma, chiede l'ex premier, "che faranno e che diranno adesso questi signori davanti alla drammatica denuncia del Ministro della giustizia? La condividono? E come mai in Parlamento tutti hanno dato a lui la solidarieta' che non hanno mai dato a me? Era finta e solo a parole o nasceva dalla condivisione di quel giudizio e di quella denuncia?". E, poi, insiste Berlusconi, "che dicono il Presidente del Consiglio e il Governo della 'emergenza democratica', della 'giustizia ad orologeria', del 'pacchetto di mischia' e della 'trappola scientifica, mediatico-giudiziaria' denunciate in Parlamento dal loro Guardasigilli?".

ORE 13,26 UDEUR: DIMISSIONI IRREVOCABILI!
"Se come sembra Prodi respingerà le dimissioni, Mastella le confermerà". Lo dice ai cronisti il senatore dell'Udeur Tommaso Barbato che è stato riunito fino a pochi minuti fa con Clemente Mastella ed altri esponenti del partito alla Camera.

ORE 12,45 MASTELLA LASCIA MONTECITORIO!
Si è concluso nell'Aula di Montecitorio il dibattito sulle dimissioni del ministro della Giustizia, Clemente Mastella. Il Guardasigilli ha lasciato l'Aula con gli occhi lucidi e senza lasciare altre dichiarazioni ai cronisti che lo attendevano.
Quindi si è riunito nella sala del governo con i capigruppo dell'Udeur al Senato e alla Camera, Tommaso Barbato e Mauro Fabris, con tutti i deputati del Campanile e con il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti.

ORE 12,40 SANDRA LONARDO INFLUENZATA!
"Frastornata, ma tranquilla, perchè in questi casi si è soli con la propria coscienza. E io sono tranquilla". Sandra Lonardo Mastella conferma all'Agi di non aver avuto notificato alcun provvedimento restrittivo che la riguardi, e di essere nella sua casa di Ceppaloni solo perchè «ho ancora un pò di influenza, brividi di freddo. Già questa mattina alle 7 avevo telefonato al vicepresidente del Consiglio regionale Mucciolo per chiedergli di presenziare alla conferenza dei capigruppo. Non vado in Consiglio, nonostante per un attimo, dopo queste notizie di stamani, avessi pensato di farlo. Ma non mi sento bene".

ORE 12,37 NO ALLE DIMISSIONI!
Romano Prodi sarebbe orientato a respingere le dimissioni di Clemente Mastella da Guardasigilli. Secondo quanto si apprende da fonti di governo, infatti, il presidente del Consiglio, anche alla luce degli orientamenti emersi dal dibattito parlamentare e le espressioni di stima e solidarietà giunte da maggioranza e opposizione, avrebbe intenzione di chiedere a Mastella di restare al suo posto.

ORE, 10,30, IL DISCORSO IN AULA!
Clemente Mastella si è dimesso. Con un commosso intervento alla Camera, il ministro della Giustizia ha annunciato le dimissioni in seguito al provvedimento deciso dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere che ha disposto gli arresti domiciliari nei confronti di Sandra Lonardo Mastella, presidente del Consiglio Regionale della Campania e moglie del ministro della Giustizia Clemente Mastella.
Il gip che ha disposto il provvedimento, avrebbe ravvisato gli estremi di una tentata concussione in contrasti che ci sarebbero stati in passato con il direttore generale dell'ospedale di Caserta.
Ho resistito nel fortino", ha detto il guardiasigilli nel suo applaudito intervento a Montecitorio, ma ora che "toccano i miei affetti, la mia famiglia, mia moglie, getto la spugna". "E' la prima volta, confesso, che in vita mia ho paura", ha aggiunto, riferendosi a "colpi bassi e imprevisti", a un "concertato volume di fuoco per distruggere la tua persona, la tua dignità, i tuoi valori".
Mastella ha confessato di considerare "tutto irreale, innaturale, fuori da ogni logica che si componga con la vita politica fatta anche di scontri, di rivalse, di umori, di indicazioni, di raccomandazioni lecite solo per alcuni ordini, illecite per la classe politica". "Mi dimetto - ha aggiunto - perché tra l'amore per la mia famiglia e il potere scelgo il primo". Sandra Lonardo Mastella si è detta sconcertata per la notizia degli arresti domiciliari, ma serena. "Apprendo dalla televisione una notizia sconcertante, che sarebbero stati disposti gli arresti domiciliari nei miei confronti per tentata concussione. Mi sento assolutamente serena - dice il presidente del Consiglio regionale della Campania - non ho nulla da temere e fornirò all'autorità giudiziaria qualunque chiarimento che mi venga richiesto".
E ancora: "È stata ordita una trappola scientifica contro di me vile ed ignobile. Così come vile ed ignobile è stato prendere in ostaggio mia moglie a cui voglio un mondo di bene". "Mi dimetto per senso dello Stato". Clemente Mastella ha in faccia il segno della sconfitta quando annuncia -in aula alla Camera- che lui getta la spugna: "Lo faccio senza tentennamenti", perche' difficile (anche se "avrei potuto") restare al proprio posto "come un ministro della Giustizia che non riesce a difendere neppure la moglie" da "accuse balorde".
E dunque, via dal governo, "per aprire- Mastella lo promette- la questione fondamentale dell'emergenza democratica tra politica e magistratura". Gia', perche'- conclude il ministro citando Fedro- "gli umili soffrono quando i potenti si combattono".
In un altro passaggio il Guardasigilli spiega: ''Mi dimetto sapendo che un' ingiustizia enorme e' la fonte inquinata di un provvedimento perseguito con ostinazione da un procuratore che l' ordinamento giudiziario manda a casa per limiti di mandato e di questo mi addebita la colpa''.
''Colpa che invece - aggiunge Mastella - non ravvisa nell' esercizio domestico delle sue funzioni per altre vicende che lambiscono suoi stretti parenti e delle quali e' bene che il Csm e altri si occupino''.
"Ho provato, ho creduto, ho sperato che la frattura tra politica e magistratura potesse essere ricomposta, attraverso la dialettica, il confronto, il dialogo, l'incontro. Ma devo prendere atto che nonostante abbia lavorato giorno e notte per dimostrare la mia credibilità e la mia buona fede di interlocutore affidabie per il mondo della giustizia, oggi mi accorgo che sono stato percepito cime un avversario da contrastare, se non addirittura come un nemico da abbattere".


LA SOLIDARIETA' DI PRODI!
Il presidente del Consiglio, Romano Prodi, ha telefonato al ministro della Giustizia, Clemente Mastella, non appena appresa la notizia del provvedimento nei confronti della moglie del Guardasigilli, Sandra Lonardo. Nel corso della conversazione il premier ha espresso al leader del partito del Campanile la sua solidarietà per quanto avvenuto.


I COMMENTI POLITICI!
"Un gesto raro" di "grande responsabilità istituzionale e politica". Così il presidente dei senatori dell'ulivo Anna Finocchiaro commenta con i giornalisti le dimissioni del ministro della Giustizia Clemente Mastella, in seguito alla vicenda giudiziaria che ha coinvolto la moglie Sandra Lonardo. "Vorrei sottolineare un fatto: il provvedimento di cattura, annunciato questa mattina da una tv locale - osserva - non è stato notificato ancora all'interessata. C'è qualcosa che non funziona".
Il Pd esprime «solidarietà umana e politica» a Clemente Mastella e chiede al ministro Guardasigilli di «proseguire nel suo lavoro». Lo ha detto in aula alla Camera il vicesegretario del partito, Dario Franceschini, subito dopo l'annuncio delle dimissioni.
"L'Udc non abbandona la linea garantista: nessuno e' colpevole fino a sentenza definitiva, fiducia nella magistratura, chiamata ad accertare rapidamente le eventuali responsabilita'". Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell'Udc, parte da questa premessa per dire: "Pur comprendendo la delicatezza della situazione, riteniamo che il ministro della giustizia, al quale esprimiamo la nostra piena solidarieta' -per ragioni di diritto e di responsabilita' istituzionale- non debba rimettere il proprio incarico".
"Esprimo la mia personale solidarieta' a Clemente Mastella per la vicenda che coinvolge la sua famiglia. Lo invito a non far mancare il suo apporto al lavoro del governo per il Paese". E' quanto afferma Vannino Chiti, ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, dopo aver appreso la notizia della vicenda giudiziaria che ha coinvolto la moglie del ministro della Giustizia, Clemente Mastella.

STORACE FUORI DAL CORO «Non è mai un bel giorno, quando una persona viene arrestata, ma La Destra non si associa alla solidarietà ipocrita sul caso della signora Mastella, che vede gareggiare chi teme per le sorti del governo e chi auspica la sua caduta». È quanto dichiara il segretario nazionale de La Destra, Francesco Storace. «Sappiamo tutti -prosegue- che Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto» rileva Storace «soprattutto quando governa l'amministrazione della giustizia. A maggior ragione deve valere per la moglie di Cesare. È evidente che se il magistrato ha sbagliato pagherà. Ma questo -conclude- non è un motivo per inquinare le decisioni della giustizia».

LA VICENDA GIUDIZIARIA!
Il Gip di Santa Maria Capua Vetere, a quanto apprende Apcom, ha disposto gli arresti domiciliari nei confronti di Sandra Lonardo Mastella, presidente del Consiglio Regionale della Campania e moglie del ministro della Giustizia Clemente Mastella.
Il Gip, secondo quanto si è appreso, avrebbe ravvisato gli estremi di una tentata concussione in contrasti che ci sarebbero stati in passato con il direttore generale dell'ospedale di Caserta. Un conflitto, quello fra la signora Mastella e il dirigente ospedaliero, che politicamente ha radici profonde: l'uomo era molto vicino ai Popolari-Udeur al momento della designazione mentre si è poi avvicinato al presidente della Provincia Sandro De Franciscis.
Il personaggio: Chi è la moglie di Clemente Mastella?
Alessandrina Lonardo, chiamata da tutti Sandra, è nata in una frazione di Ceppaloni, San Giovanni in provincia di Benevento il 9 marzo 1953. Dopo aver trascorso la sua infanzia e parte dell'adolescenza nel piccolo comune del beneventano si trasferisce con la famiglia, all'età di 12 anni, in America, a Oyster Bay, nell'isola di Long Island, New York.
Qui continua gli studi interrotti in Italia, ma i suoi contatti con l'Italia non si interrompono dal momento che dopo aver concluso il liceo americano consegue in Italia il diploma di scuola superiore e frequenta l'università 'Orientale' di Napoli dove si laurea in filosofia e contemporaneamente inizia a lavorare. Insegna inglese presso le scuole di formazione professionale della Regione Campania dove continua a ricoprire incarichi fino a raggiungere il ruolo di dirigente nel settore della sanità.
Nel 1975 sposa il compaesano Clemente Mastella. Dal matrimonio nascono due figli, Pellegrino ed Elio. In seguito la famiglia si arricchisce di una nuova presenza, Sascha, bimba che arriva dalla Bielorussia. Sandra Lonardo ha poi ricoperto l'incarico di presidente del consiglio di amministrazione del Comitato provinciale della Croce Rossa di Benevento.
Alla fine degli anni '90 è eletta vicepresidente nazionale della sezione femminile della Cri e nel 2003 viene nominata commissario straordinario della Croce rossa della Regione Campania e presidente del X Centro di mobilitazione Campania-Molise e Calabria.
Dal 2004 al 2005, in qualità di amministratore dell'azienda di cura, soggiorno e turismo di Capri organizza varie manifestazioni che vanno dalla cucina alla cultura. La sua esperienza politica, ufficialmente, inizia nel 2001 quando si candida alle politiche nel collegio di Capua Piedimonte Matese. Successivamente viene inserita nel listino del presidente della Regione Campania Antonio Bassolino e il 24 maggio del 2005 viene eletta presidente del Consiglio regionale della Campania. Carica che le viene riconfermata il 18 dicembre dello scorso anno.
Nel corso della primavera-estate 2006 le sono stati recapitati diversi proiettili in diverse missive arrivate via posta. Minacce firmate da una sedicente organizzazione terroristica. Il 13 luglio del 2006 subì un incidente automobilistico la cui dinamica non è stata mai del tutto chiarita.
ANCHE IL PRESIDENTE DELLA REGIONE SICILIA CUFFARO E' INDAGATO!!!

Il presidente della Regione Siciliana, Salvatore Cuffaro, e' stato condannato a 5 anni nel processo per le 'talpe' alla Dda di Palermo. La sentenza e' stata emessa dalla terza sezione penale del Tribunale, presieduta da Vittorio Alcamo. I giudici si erano ritirati in camera di consiglio alle 9.45 di mercoledi' scorso. Il tribunale ha escluso l'aggravante di aver favorito la mafia. A Cuffaro e' stata applicata anche la pena accessoria dell'interdizione perpetua dai pubblici uffici. I pm avevano chiesto la pena di 8 anni. Condannato a 5 anni nel processo per le 'talpe' alla Dda, ma non per mafia, Salvatore Cuffaro annuncia che non intende dimettersi. "E' stata una giornmata drammatica, difficile, ma mi conforta che ora tutti sanno che non ho favorito la mafia. So che devo da domani mattina di buon'ora ora come sempre incontrero' la gente e alle 8 devo sedermi al mio travolo di lavoro perche' la Sicilia ha bisogno di un presidente che la faccia crescere", ha detto Cuffaro dopo la lettura del verdetto nell'aula bunker di Pagliarelli. Condannato, ma "confortato" dall'esclusione del reato di favoreggiamento della mafia, il presidente della Regione Siciliana, Salvatore Cuffaro, ringrazia i suoi avvocati e quanti lo hanno sostenuto: "Sono stato un cliente distratto e indisciplinato, ma un imputato modello. Abbraccio i miei difensori, per me sono stati dei fratelli. Senza di loro non so se ce l'avrei fatta. Ringrazio e abbraccio mia moglie i miei figli e i miei genitori e le centinaia di migliaia di suiciliani che mi hanno sostenuto e che hanno continuato fino alla fine a pregare per me".

Fonti: http://qn.quotidiano.net/ e http://www.agi.it/


martedì 15 gennaio 2008

Manifestazione dei giovani della Destra del 24 febbraio 2007 a Carrara!

A quasi un anno di distanza dalla seconda manifestazione storica di Destra a Carrara, riproponiamo uno dei tanti video-documentari di quella storica giornata!!!

domenica 13 gennaio 2008

Adriano Monti, uno dei pochi "capi" Golpisti ancora in vita, racconta alcuni retroscena dell'Operazione "Tora-Tora"!

Il mancato ministro degli Esteri del governo golpista si chiama Adriano Monti, fa il medico a Rieti, ed è un distinto signore sulla settantina. Quasi trentacinque anni dopo il fallimento che gli cambiò la vita, ha deciso di parlare. Ha detto molte cose interessanti. Per esempio, il nome di quello che, se il piano fosse andato in porto, sarebbe stato il capo del governo militare: Giulio Andreotti.
Ad indicarlo, secondo il testimone, fu la Cia, il servizio segreto americano. La scontata smentita di Andreotti, assieme a tutto il resto, è andata in onda, in seconda serata su Raitre alle 23,40 in una puntata de "La storia siamo noi", stagione televisiva targata anno 2005, di Giovanni Minoli, dedicata al "golpe Borghese", (dal nome del suo ideatore, il principe Junio Valerio Borghese) o anche "golpe dell'Immacolata" (i fatti si svolsero la notte tra il 7 e l'8 dicembre del 1970).
Definizioni che appartengono a una convenzione giornalistica e storiografica. Per la giustizia italiana, infatti, non si trattò d'un tentativo di colpo di Stato ma di «un conciliabolo di quattro o cinque sessantenni»: il 27 novembre del 1984, la corte d'assise d'appello di Roma mandò assolti un'ottantina di imputati tra generali, colonnelli e neofascisti, e mise la pietra tombale sul più pericoloso tra i tentativi d'annientare la democrazia italiana.
Se Adriano Monti avesse detto allora anche solo la metà di ciò che ha raccontato a Marco Marra, l'autore dell'inchiesta, le cose sarebbero andate diversamente. «Ero un tramite con certi ambienti internazionali - ha spiegato - e avevo l'incarico di verificare se questa nuova aura di presidenzialismo era gradita a certi ambienti». La "nuova aura di presidenzialismo" non era altro che il golpe. Gli "ambienti" erano gli Stati Uniti di Richard Nixon. A rappresentarli in Italia era Ugo Fenwich, un giovane manager industriale. Monti riuscì a diventarne amico e lo informò del progetto golpista che fu subito portato a conoscenza dell'ambasciata Usa e del dipartimento di Stato a Washington. Vicenda interamente documentata lo scorso anno da "Repubblica" con una serie di informative provenienti dagli archivi segreti americani.Il racconto di Monti, non solo conferma che "gli americani sapevano" ma rivela che, per ottenere il loro appoggio, il principe Junio Valerio Borghese utilizzò tutte le sue conoscenze e amicizie, anche quelle maturate dopo l'8 settembre del 1943 quando, con la sua Decima Mas, si era schierato accanto ai nazisti. Così il giovane medico reatino, che ambiva all'incarico di ministro degli Esteri del futuro governo golpista, fu inviato a Madrid e si incontrò nientemeno che con Otto Skorzeny, l'austriaco che, su incarico di Hitler, il 12 settembre del 1943 aveva liberato Benito Mussolini. Dopo quella spericolata operazione, Skorzeny era stato dichiarato "l'uomo pericoloso d'Europa". Ma, finita la guerra, al pari di tanti altri ex nazisti, era stato reclutato dai servizi americani come combattente anticomunista. Dunque, quando nel 1970 Monti lo incontrò in Spagna, era un agente della Cia.
«Gli chiesi - racconta il testimone - se poteva dare la conferma che da parte di certi ambienti dell'intelligence americana, si guardava con rispetto a un'iniziativa del genere. Dopo un ponderato pomeriggio d'attesa, la risposta fu "sì". A condizione che ci fosse un personaggio da loro indicato, un nome della politica italiana che doveva dare la garanzia. Avrebbe dovuto essere praticamente un presidente in pectore di questa specie di governo militare o paramilitare».
«Chi era?», domanda l'intervistatore. «Giulio Andreotti», risponde Monti.
«Strano... non immaginavo nemmeno queste forme insurrezionali... sono negato concettualmente. Mi sono sempre trovato bene nel sistema democratico». Un altro istante, ed ecco di nuovo Monti, che precisa: «Se lui fosse d'accordo, non lo so».
Quel che accadde la notte dell'Immacolata del 1970 è noto da tempo. Gli uomini del Fronte nazionale di Junio Valerio Borghese occuparono il Viminale e ne saccheggiarono l'armeria mentre circa duecento forestali sostavano a poche centinaia di metri dalla Rai di Via Teulada in attesa dell'ordine d'attacco. Era pronto anche il proclama alla nazione. Poi accadde un evento ancora misterioso. Qualcuno, mai si è saputo chi fosse, telefonò ai golpisti e ordinò la ritirata. Proprio un attimo prima che accadesse l'irreparabile: il sequestro del capo dello Stato, Giuseppe Saragat, e l'omicidio del capo della polizia, per compiere il quale erano giunti della Sicilia dei killer di Cosa Nostra. Ma questa circostanza emerse solo nel 1991, assieme al coinvolgimento di Licio Gelli. Si scoprì pure che solo una piccola parte del dossier di Maletti era stata mandata alla procura di Roma e che i nomi di alcuni alti ufficiali erano stati cancellati. Troppo tardi. Uno di loro, Giovanni Torrisi, aveva fatto a tempo a diventare capo di Stato maggiore della Difesa prima d'essere scoperto, assieme a molti altri golpisti dell'Immacolata, nelle liste della P2.
Comunque, l'8 dicembre del 1970 l'Italia si svegliò democratica e ignara. La prima notizia del tentato golpe fu data, circa tre mesi dopo, da "Paese Sera". Partì l'inchiesta giudiziaria. Il capo del servizio segreto, Vito Miceli, comunicò alla magistratura che le Forze Armate erano estranee alla vicenda. Ma, quattro anni, dopo proprio Andreotti inviò alla procura di Roma un dossier elaborato da un altro dei nostri spioni storici, Gian Adelio Maletti, dal quale emergeva che lo stesso Miceli era coinvolto nel piano. Scoppiò lo scandalo che si può immaginare. Nell'ottobre del 1974 Miceli fu arrestato, una ventina di alti ufficiali cambiarono incarico. Anche Adriano Monti finì in carcere e ci rimase fino alla primavera del 1975. Scarcerato per motivi di salute, lasciò l'Italia. E benché assolto per insufficienza di prove fin dal primo grado, per rientrare attese la Cassazione: dieci anni di volontario esilio. Poi altri venti di silenzio.



Il Senatore a vita Giulio Andreotti sarebbe dovuto stare a capo della nuova giunta militare dei Golpisti di Borghese?

A seguito della decisioni, nel 1999 e nel 2000, dell'allora presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, di desecretare documenti, fino a quel momento inaccessibili, custoditi dalla Central Intelligence Agency, meglio nota come Cia, e dal suo predecessore, l'Oss (Office of strategic services), alcune pagine della storia italiana, in questo dopoguerra, dovranno necessariamente essere riscritte.
Fra queste, anche il tentato colpo di Stato, nella notte fra il 7 e l'8 dicembre del 1970, organizzato dal "principe nero" Junio Valerio Borghese, al centro anche di una approfondita inchiesta nella trasmissione di RaiTre, "La storia siamo noi" condotta da Giovanni Minoli in una puntata della stagione televisiva del 2005.
In questa puntata, di particolare interesse, le confessioni di uno dei partecipanti al golpe, l'ormai settantenne Adriano Monti, ex medico di Rieti, in predicato di essere nominato, dai congiurati, nientemeno che ministro degli Esteri. Dal suo racconto, 35 anni dopo, squarci di luce su un avvenimento, che in Italia si cercò di far passare come il delirio inoffensivo di qualche ufficiale in pensione.
Un "colpo da operetta", si disse.
Spunto, non a caso, qualche anno dopo, anche di un divertente film, "Vogliamo i colonnelli", interpretato da Ugo Tognazzi.
Il consenso Americano: Ricostruendo i lunghi preparativi della notte di "Tora-Tora", così chiamata in codice dai golpisti, Adriano Monti, non solo ha testimoniato del consenso dato dagli americani al progetto, ma anche la condizione, da loro posta per aderirvi, e cioè la nomina a capo della giunta militare di Giulio Andreotti. Una rivelazione clamorosa, ma non così infondata.
Fu, infatti, proprio Giulio Andreotti nel 1974, in veste di ministro della Difesa, ad impegnarsi nella cancellazione dai dossier informativi, approntati dai Sid per la magistratura, i nomi degli alti ufficiali piduisti coinvolti nei piani eversivi di quella notte, tra gli altri, di Giovanni Torrisi, successivamente nominato capo di Stato maggiore della Difesa, ma anche dello stesso Licio Gelli, il cui incarico, si scoprì, consisteva nel rapimento, alla guida di un gruppo di armati, del presidente della Repubblica Giuseppe Saragat.
Nelle parole di Adriano Monti anche la storia degli incontri in Spagna con Otto Skorzeny, passato alla storia come il "liberatore" al Gran Sasso di Benito Mussolini, il 12 settembre del 1943, ma soprattutto uno degli organizzatori di "Odessa", la rete di salvataggio approntata nel dopoguerra dai criminali nazisti. Venne reclutato, ci dice Monti, dalla Cia come molti altri.
Non fu dunque un caso che al centro del tentato colpo di Stato, nella notte tra il 7 e l'8 dicembre, si trovasse una figura del calibro di Junio Valerio Borghese.Come ormai risulta dagli stessi documenti americani, l'ex- comandante della "Decima Mas", fu reclutato dagli Stati Uniti, ancor prima della fine della guerra, e successivamente utilizzato, insieme ad ex-appartenenti alle formazioni militari della RSI e agenti dell'Ovra, per operazioni "coperte".
La prima fu a Portella della Ginestra , il 1° maggio del 1947, dove squadre di ex-fascisti, unitamente a gruppi di mafiosi e ai banditi di Salvatore Giuliano, spararono, su una folla di contadini, uccidendo 11 persone e ferendone altre 57.
Dopo una lunga militanza nel Msi, dove ricoprì, negli anni '50, anche l'incarico di presidente del partito, la sua ultima creatura fu nel 1968 il Fronte Nazionale, in realtà un coordinamento delle principali organizzazioni della destra extraparlamentare, da Ordine Nuovo a Avanguardia Nazionale, in funzione del colpo di Stato.
Finanziato da alcuni non trascurabili settori imprenditoriali, soprattutto liguri, il Fronte Nazionale puntò, nel meridione, ad alimentare la rivolta di Reggio Calabria, dando vita, in particolare attraverso Avanguardia Nazionale, ad una campagna di attentati. Intensi anche i rapporti con la mafia siciliana e la 'ndrangheta calabrese, di cui si tentò anche un coinvolgimento nei piani golpisti. In anni recenti pentiti di queste organizzazioni criminali hanno anche svelato retroscena importanti, come la partecipazione il 22 luglio 1970 al deragliamento della "Freccia del Sud" (6 morti e 54 feriti), poco dopo l'inizio della rivolta di Reggio Calabria.
Tornando al golpe, secondo il rapporto della Questura di Roma, nella notte tra il 7 e l'8 dicembre 1970: «Alcune centinaia di individui erano stati concentrati nella palestra di Via Eleniana, nelle sedi del Fronte Nazionale, di Avanguardia Nazionale, di Ordine Nuovo, del movimento politico Europa Civiltà, in prossimità dell'abitazione di Reitano Antonio, esponente dell'associazione universitaria di destra Fronte Delta, nello studio commerciale di Rosa Mario (dove si trovava il "comando politico", ndr), nell'ufficio di Orlandini Remo, a Montesacro (dove si trovava il "centro operativo", ndr)».
L'operazione rientrò all'ultimo momento, quando già il Viminale era stato occupato dagli uomini di Alleanza Nazionale ed erano in marcia le colonne dei cospiratori, non solo a Roma, ma anche nel Lazio, oltre che in Liguria, Umbria e Veneto.
Diverse migliaia di persone, tra civili e militari.
Uno scenario ben diverso dal quel «conciliabolo di 4-5 sessantenni» che si cercò di accreditare anni dopo.
La Corte d'Assise di Roma ricostruì la vicenda in modo assai riduttivo, grazie soprattutto al ruolo svolto dal pm Claudio Vitalone. Si escluse che il piano avesse carattere nazionale.
Il golpe venne definito come un atto «iscritto in un disegno lucido» ma «velleitario», nonostante esponenti di Avanguardia Nazionale fossero penetrati, con il consenso dei Carabinieri, fin dentro il ministero degli Interni, impossessandosi di ben 200 mitra. Si evitò di collegare fra loro i diversi progetti eversivi, si pensi alla "Rosa dei Venti", e, soprattutto, si lasciò nel buio più completo il ruolo giocato dai servizi segreti ed i rapporti con le Forze Armate.
Inutile dire che, dopo aver fatto cadere il delitto di insurrezione armata contro lo Stato, le assoluzioni riguardarono la maggior parte degli imputati e le poche condanne comminate (per cospirazione politica e associazione a delinquere) furono assai miti.
La Corte d'Assise d'Appello nel novembre 1984 assolse comunque definitivamente tutti da ogni accusa. Il 24 marzo 1986 la Cassazione confermò definitivamente l'assoluzione generale.
Per la giustizia, il golpe Borghese non era mai avvenuto.
Il "principe nero" non venne mai processato, fuggito in Spagna nel marzo del 1971, quando in seguito all'inchiesta giudiziaria esplose la notizia del tentato golpe, morì nel 1974 in circostanze mai chiarite. Si parlò anche di un suo possibile avvelenamento.



ITALIA-CINA

ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!