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domenica 15 giugno 2008

LOTTA ALLA REPUBBLICA ITALIANA PER LA REPUBBLICA SOCIAL-POPOLARE...

BOZZA DI PROGRAMMA - E' il nuovo modello a cui mi ispiro e per coloro che mi chiedevano in che consisteva questa forma di Governo, posso intanto premettere che è una nuova concezione dello Stato inteso come "madre" protettiva verso il proprio popolo...oggi lo Stato è un'accozzaglia di leggi burocratiche che spesso non vengono applicate nella loro interezza e per di più queste leggi non proteggono i suoi cittadini ma li lascia in balia degli eventi sociali ed economici senza intervenire decisamente quando il caso singolo o di massa lo richiede!!! Le Istituzioni odierne lanciano spesso appelli per la difesa della famiglia come nucleo naturale della nostra società ma nel concreto non intervengono poi per mantenere fede ai loro proclami...la Repubblica Social-Popolare vuole dare coesione al popolo e nel popolo vuole costruire le sue fondamenta!!! Il bene comunitario deve prevalere su ogni altra logica egoistica di alcun potere temporale e materiale; lo Stato deve avere una natura molto centralistica, inoltre l'acqua, l'energia elettrica, il gas ed ogni altra fonte di energia deve essere NAZIONALIZZATA così come dovranno essere NAZIONALIZZATE le banche, i trasporti (Bus, Ferrovie dello Stato, Aeroporti) ed i servizi di natura primaria lasciando ai privati una parte del capitale e delle azioni (60% allo Stato, 40% ai Privati), lo Stato inoltre sarà garante del cittadino e farà da ferreo controllore all'interno dell'economia di mercato che non sarà debellata ma incentivata su un più equo rapporto tra le parti concorrenti reintroducendo inoltre la sovranità monetaria (sarà lo Stato stesso a stampare e produrre la carta-moneta della valuta nazionale). Alcuni interventi dovranno essere fatti su ispirazione di alcuni principi-cardine che avevano costituito le basi della RSI come ad esempio la partecipazione agli utili di impresa degli operai ed il sistema Corporativo. Ritornando sui principi della difesa della famiglia come nucleo naturale ed importante per la società, la Repubblica Social-Popolare applicherebbe per il diritto alla casa il progetto del Mutuo Sociale; per ogni Provincia verrebbe istituita la carica di Commissario Politico che farebbe da garante per i cittadini dello Stato Centrale e del Governo controllando l'operato delle amministrazioni locali in modo da verificare l'applicazione reale di tutte le normative sia a livello politico sia a livello giudiziario da parte delle prefetture e della magistratura locali.Nella Repubblica Social-Popolare il cittadino dovrà sentirsi tutelato, sostenuto, aiutato e protetto dalla sua nascita fino alla sua naturale morte; lo Stato dovrà essere onnipresente, protettivo finanche a farsi percepire come presenza quasi alla pari di DIO! Niente e nessuno dovrà essere tralasciato, abbandonato, dimenticato!!! Nella Repubblica Social-Popolare dovranno essere debellate e sradicate definitivamente le piaghe della Mafia, della Massoneria, delle Sette Sataniche e di tutte le altre nefaste loggie e associazioni segrete che inquinano la vita sociale ed economica della collettività. Repubblica Social-Popolare è: socializzazione, tradizione culturale e nazional-popolare, solidarietà popolare, unità, stato sociale, disciplina, legge, ordine, giustizia popolare, Dio, Patria, Famiglia, pacificazione nazionale, bene comune, pace!!! La strada da percorrere...quella forma di Governo che secondo me sarà la più appropriata!!!
Alexander Mitrokhin

domenica 8 giugno 2008

Il Signoraggio Bancario...la piaga dello Stato Italiano Capitalista e Massone!!!

SIGNORAGGIO: Si tratta di un termine antico, che si riporta all’epoca nella quale i sovrani coniavano monete d’oro e d’argento, cui assegnavano un valore facciale superiore a quello intrinseco (ecco il signoraggio), e la loro effigie sulle monete aveva il significato di garantirne sia l’ufficialità come mezzo di pagamento, sia il valore indicato (nell’ambito del regno). Per la banca centrale europea (BCE) signoraggio è “il reddito ottenuto dalle banche centrali nazionali nell’esercizio delle funzioni di politica monetaria del SEBC” (art. 32 dello statuto). Tale descrizione, (di parte), è fuorviante in quanto ne sposta i termini, lasciando intendere che si tratterebbe del ricavo di un servizio. Non è così: in realtà non c’è nessun servizio, ma al contrario un potere usurpato. Oggi, si definisce usualmente signoraggio la differenza tra il valore facciale del mezzo monetario ed il costo per produrlo. (PAOLO SAVONA, La sovranità monetaria, Torino, 1974) Questa differenza diventa un guadagno se chi “batte moneta”è un privato. Non lo è, se a ciò provvede lo Stato. Un tempo, la quantità massima delle banconote che potevano essere messe in circolazione, era determinata dalla riserva aurea posseduta. Sui biglietti era scritto: “pagabile a vista al portatore” intendendosi che questi poteva chiedere il controvalore in oro all’autorità che aveva stampato la cartamoneta. Questa limitazione alla stampa dei biglietti venne però superata già ai tempi della prima guerra mondiale. Con il passaggio dalle monete di metallo pregiato alla moneta cartacea, si rese molto più agevole creare valore monetario e ciò scatenò appetiti sfrenati. I banchieri fecero a gara per ottenere il privilegio di battere moneta. E, come sappiamo, l’ottennero. A metà dell’800, l’associazione massonica “Comitato dell’Amor fraterno” in Italia emetteva banconote. All’atto pratico, il signoraggio si traduce nella potestà di battere moneta. Si tratta di un’attribuzione connaturata al potere statale, cioè alla sovranità (al potere riconosciuto dai componenti il gruppo sociale per la gestione della collettività), e risponde all’interesse essenziale della comunità di disporre di uno strumento di pagamento, garantito nella funzione e nel valore. E’ bene avere chiaro che un pezzo di carta stampato assume la valenza di mezzo di pagamento, cioè di danaro, grazie al consenso della comunità nazionale. La sua accettazione da parte dei cittadini costituisce una convenzione, in base alla quale al pezzo di carta è assegnato il valore su di esso indicato. Si pensi al caso dell'operaio che, in cambio del suo lavoro (bene reale), ottiene cartamoneta (valore convenzionale) e, con questa cartamoneta, acquista risorse per vivere (valore reale).(Sotto certi aspetti, l’insieme di tutte le banconote di un Paese potrebbe dirsi l’espressione monetaria del valore dei beni che vi si trovano). In queste condizioni, il “trasferimento”della potestà di battere moneta ad un ente privato, ovviamente ignoto all’esperienza vissuta dalla società umana nel corso della sua storia, assume contorni totalmente distorsivi. Non si può perciò evitare di chiedersi perché le istituzioni, il cui compito specifico è la tutela degli interessi della popolazione, abbiano compiuto un atto che va contro questi interessi in misura tanto radicalmente distruttiva.
Questa incredibile deformazione fu realizzata in modo compiuto nel 1694 quando venne creata la Banca d’Inghilterra: la prima banca centrale nello scenario mondiale. (Ne stigmatizza esemplarmente la costituzione il filosofo KARL MARX, Capitale, Roma, 1974, I, pag. 817 e ss.: “la banca d’Inghilterra venne autorizzata dal Parlamento a battere moneta … con questa moneta la banca faceva prestiti allo Stato e pagava per suo conto gli interessi del debito pubblico. Non bastava però che la banca desse con una mano per aver restituito di più con l’altra ma, proprio mentre riceveva, rimaneva creditrice perpetua della nazione fino all’ultimo centesimo che aveva dato. In Inghilterra, proprio mentre si smetteva di bruciare le streghe, si cominciò ad impiccare i falsari. Gli scritti di quell’epoca, ad esempio di Bolingbroke mostrano che effetto facesse sui contemporanei l’improvviso emergere di questa genia di bancocrati…” ). La creazione, in quello che all’epoca era il centro economico-finanziario più importante del pianeta, di una realtà nuova, gli strumenti finanziari, che consentivano potenzialità di grandi e facili guadagni speculativi, generò una nuova schiatta di parassiti, intenti ad arricchirsi con il danaro altrui. Banchieri, finanzieri, rentiers, mediatori, operatori di borsa, si moltiplicarono e ritennero conveniente organizzarsi in camarille, più o meno segrete per mantenere riservati i loro trucchi, evitare conflitti interni e istituzionalizzare legami che garantissero la monoliticità della combriccola. La massoneria, con i suoi riti e la sua segretezza, costituì la loro ideale aggregazione. Il sovrano inglese ne fu subito il capo e risultò pertanto agevole compiere il “sacrilegio”di trasferire ad un loro ente privato il potere di battere moneta. Accedendo a siffatta istanza per evidente interesse di categoria, il re (partecipe della cricca) agì non più come gestore degli interessi della collettività, ma come semplice privato, così certamente arricchendosi, ma abusando dei suoi poteri e tradendo la fiducia dei suoi sudditi. Costui aveva “scoperto” che stampare moneta per conto proprio (e della sua combriccola) era molto più redditizio che farlo per conto della nazione. Il passaparola fra famiglie regnanti e tra i banchieri consentì il rapido diffondersi della privatizzazione monetaria, senza troppi scrupoli per l’interesse pubblico. Nel corso dell’ultima guerra, i Savoia, vedendo profilarsi la sconfitta, (e violando rigide norme specifiche) esportarono all’estero i capitali accumulati, addirittura in Inghilterra, presso i loro confratelli. Confortarono in tal modo l’economia di quel nemico, da loro stessi indicato ai soldati italiani, costretti a combattere senza scarpe e con armi della prima guerra mondiale. Perché abbiamo parlato della potestà di battere moneta come di un’ attribuzione della sovranità e perché ne è illegittima la privatizzazione? (Nota: GIANO ACCAME, La destra sociale, Roma, 1996). E’ necessario ribadire che il battere moneta è attribuzione propria della sovranità pubblica (che, come sappiamo, appartiene al popolo). E’ assiomatico, poi, che la sovranità, proprio perché tale, non è cedibile (tanto meno poi, come nel caso, con una legge ordinaria…). Inoltre, non rientra assiomaticamente fra i poteri dei delegati del popolo disporre della sovranità (cioè dei poteri del mandante).
La cessione del signoraggio ad un ente privato costituisce perciò una vera inconcepibile enormità, determinando, in contropartita, la catastrofica conseguenza del servaggio dei cittadini. Sul piano concreto, infatti, il trasferimento comporta innanzitutto un gigantesco onere per i cittadini, che si traduce in un prelievo colossale di risorse dalle loro tasche (quando, invece, queste risorse appartengono a loro tutti che, accettando la cartamoneta, ne hanno creato il valore). Inoltre, la concessione ad un privato della potestà monetaria, comporta consegnargli la conduzione e direzione dell’attività economica del Paese e la gestione delle sue risorse finanziarie. E’ come se una famiglia consegnasse ad un estraneo il proprio patrimonio perché decida come impiegarlo ed utilizzarlo). Purtuttavia a questo si è provveduto anche in Italia, (con R.D. 812 del 1926). Legittimo chiedersi chi all’epoca ha incassato, nel Bel Paese, il danaro di Giuda. Con la privatizzazione della sovranità monetaria, l’ente che stampa le banconote, (il fantoccio banca centrale), non opera infatti come semplice tipografia al servizio dello Stato, ma come titolare, o proprietario, della cartamoneta stampata (il cui quantitativo, tra l’altro, essa stessa decide e determina). Con la creazione di una banca centrale dotata di questi poteri, lo Stato, ossia la collettività nazionale, si è autopunita perché, quando ha bisogno di soldi, deve chiederli alla banca, e questa (se vuole), glieli presta. Ma, trattandosi di un bene di sua proprietà, gli chiede un interesse . Lo Stato dunque, in queste condizioni, non solo deve restituire il capitale ricevuto, ma pagare anche gli interessi, ed al tasso deciso dalla banca centrale (V.: B. TARQUINI, La banca, la moneta e l’usura. La Costituzione tradita, Napoli, 2001). Naturalmente, noi parliamo di Stato, ma chi è materialmente debitore, colui che deve pagare, è il popolo italiano che, a questo scopo, è onerato di gravose imposte. Nel Medioevo il signorotto imponeva l’obolo ai sudditi per fare qualche guerra o gratificarsi con qualche sontuoso palazzotto. Se non bastava l’obolo, stipulava prestiti presso i banchieri. E’ stata tale prassi ad accendere le brame di questi ultimi. Poiché i prestiti di guerra erano sempre assai consistenti e perciò lucrosi, costoro vi hanno visto subito le enormi possibilità di arricchimento, qualora fossero riusciti a trasformarli da occasionali in istituzionali. Soprattutto poi quando alle monete d’oro e d’argento, che avevano comunque un valore intrinseco, si è sostituita la cartamoneta a costo zero. In pratica, oggi, il vantaggio per il privato di “battere moneta” è massimo, equivalente a quello del falsario. Mentre quest’ultimo però rischia la prigione, i banchieri centrali sono colmati di onori. ( MAURICE ALLAIS, premio Nobel per l’economia nel 1988, in : La crise mondiale aujourd’hui, Paris, 1991, , è estremamente chiaro: “Par essence, la création monetaire ex nihilo que pratiquent les banques est semblable, je n’hésite pas à le dire pour que les gens comprennent bien ce qui est en jeu ici, à la fabrication de monnaie par des faux-monnayeurs, si justement reprimée par la loi”). Se l’Imperatore Augusto voleva una flotta di triremi, con i metalli pregiati estratti dalle miniere dell’impero, coniava i sesterzi sufficienti alla bisogna. E i cives romani potevano tranquillamente andare a comprare il biglietto per godersi gli spettacoli al Colosseo, senza temere rivalse fiscali.
Oggi, invece, se lo Stato ha bisogno di 10.000 miliardi per fare un ponte, deve chiederli in prestito alle banche, ed i contribuenti devono accollarsi nuove imposte per 10.000 miliardi, più gli interessi. Si è verificata una paradossale inversione dei ruoli. Lo Stato, come un qualsiasi privato, deve chiedere ad un ente privato, diventato però, impropriamente, sovrano monetario, la “sua” cartamoneta. Ciò è abbastanza grottesco ed estremamente punitivo, (ma, attenzione, ripeto, non per lo Stato, ente astratto, bensì per i cittadini). Per disporre del danaro occorrentegli per funzionare, lo Stato lo deve richiedere alla banca centrale (ma ciò gli è consentito solo entro certi limiti) oppure vende direttamente ai cittadini dei titoli di credito (i Buoni del Tesoro), con i quali si impegna a pagare un certo interesse (il cui ammontare è stabilito dai privati banchieri, come all’epoca delle Crociate). La prima porzione riceve come contropartita della cartamoneta prodotta dalla banca centrale a costo quasi nullo, inferiore a quello che dovrebbe sostenere un falsario (la produzione artigianale è sempre più onerosa di quella industriale). La seconda, invece, ha come contraccambio delle banconote che sono il frutto del lavoro dei cittadini. (Questa diversità è piuttosto interessante). Questi ultimi dovranno anche provvedere, sempre con il loro lavoro e pagando le imposte, a fornire allo Stato i mezzi monetari per restituire al sistema bancario la porzione di cartamoneta che questo ha “prestato” allo Stato. Consegue comunque in entrambi i casi che le banche, emettendo moneta, “acquistano”a costo zero dai cittadini un valore corrispondente in beni e risorse reali, da costoro prodotti. Il cliente che va da una banca e chiede un mutuo, in quel momento medesimo ne diventa il finanziatore. Le rate di rimborso del capitale più gli interessi, (spesso spalmate su decine di anni) saranno utilizzati dalla banca per altri lucrosi mutui, praticamente senza fine. Quando una banca consegna a Tizio per un mutuo del danaro ricevuto da altri mutuatari, è come se Tizio prendesse a prestito il danaro dal suo vicino (TOM SCHAUF, The American Voter Vs. The Banking System, New York, 2002, nonché: N. COHN, The Pursuit of the Millennium, Londra, 1957). Le banconote che le banche ordinarie ricevono dalla loro longa manus, la banca centrale sono fonte di altra moneta (ancor più gratuita), per effetto del moltiplicatore (come nell’esempio del mutuo, o di ogni altro affidamento). Le banche ordinarie, perciò, creano nuova moneta, doppiamente lucrando sul lavoro dei cittadini. Nell’esempio di cui sopra, se lo Stato facesse come l’Imperatore Augusto, e cioè stampasse direttamente biglietti per 10.000 miliardi, il ponte verrebbe costruito e nessun onere ricadrebbe sui cittadini. Inoltre, se lo Stato, come sarebbe ovvio, (ed anzi naturale dovere), esercitasse la sua sovranità monetaria ed emettesse biglietti di Stato anziché chiedere in prestito le banconote della banca centrale, non vi sarebbe evidentemente il debito pubblico (cioè il “debito” contratto con la banca centrale e con i risparmiatori, acquirenti dei Buoni del Tesoro). Ed ai cittadini verrebbe risparmiato il conseguente pesante onere. (A proposito, se stampa Buoni del Tesoro perché lo Stato non stampa direttamente la cartamoneta che gli serve?).
Non solo: l’imposizione fiscale potrebbe essere enormemente ridotta (se non cancellata), le opere pubbliche potrebbero essere moltiplicate, la crescita favorita, e la disoccupazione praticamente scomparire. Inoltre, il danaro creato dallo Stato porrebbe sullo stesso piano il privato cittadino e le banche. A causa del trasferimento ai finanzieri della sovranità monetaria, oggi, pagando le imposte, i cittadini “restituiscono” alla banca centrale il mutuo che questa ha “concesso” allo Stato creando valore dal nulla, come i maghi delle fiabe. La Costituzione americana riserva espressamente, al Congresso la sovranità monetaria. In aperta violazione di questo precetto però, nel 1913, venne creata la solita banca centrale, sul modello inglese, cioè con le già note attribuzioni, e si aprì l’era della Federal Riserve Bank , dell’IRS, (la tassa sul reddito) e del TUS (il tasso ufficiale di sconto, con il quale i banchieri stabiliscono quanto costerà ai cittadini il danaro da loro creato a costo zero). Negli USA è stato calcolato (da Bob Dole, membro del Congresso) che circa il 50% del prelievo fiscale è destinato alle banche in “contropartita” della cartamoneta data in prestito allo Stato. Pertanto, se si eliminasse questo compenso monetario impropriamente attribuito alle banche, il cittadino potrebbe disporre dello stesso reddito lavorando la metà (ovvero: molte mogli non sarebbero costrette a lavorare per far quadrare il bilancio familiare). Abramo Lincoln, come già prima di lui Andrew Jackson, utilizzando il potere attribuitogli dalla Costituzione, stampò oltre 400 milioni di dollari di Stato per finanziare la Guerra Civile, senza debito né interessi a carico dei nord americani. Sganciandosi dal letale legame con i finanzieri, anche J.F.Kennedy stampò dollari di Stato per rilanciare l’economia. Purtroppo scomparve prematuramente, e non mancano voci che ne addebitano l’assassinio (al pari di quello di Lincoln) alla cricca dei banchieri. (www.bankfreedom.com) Con la cessione della sovranità monetaria, si è creata una situazione analoga a quella del ladro che ruba un’auto, la vende per 1000 euro, e questi soldi poi presta al proprietario, dietro interesse. Il cittadino che chiede un mutuo ad una banca per comprare una casa, ottiene un bene (il danaro), che non è costato nulla alla banca ma che lo costringerà, per restituirlo, a lavorare una vita. (Nota: l’esempio è di CLIFFORD HUGH DOUGLAS, Warnings Democracy, New York, 1997) Ogni biglietto stampato dalla banca centrale, significa un debito di eguale valore per la collettività. Ma è necessario, a questo punto, aver ben chiara la situazione reale. Il vero destinatario del privilegio di “battere moneta” non è la banca centrale cui viene attribuito (e del resto ciò non avrebbe gran senso), bensì il sistema bancario-finanziario nel suo complesso che, dietro il paravento di questa furberia della banca centrale, è messo in grado di gestire e lucrare la ricchezza del Paese, attraverso i pezzi di carta che stampa a costo zero (o quasi). Non a caso un certo Amschel Rothschild, co-fondatore della setta degli “illuminati”, già nel 1773 affermava disinvoltamente: “mi si consenta di emettere e controllare la moneta di una nazione e non mi preoccuperò affatto di chi emana le leggi” (W.G.CARR, Pawns in The Game, cit., nonché: B. TARQUINI, La banca, la moneta, ecc., cit.): Ma qualcuno, come abbiamo visto, già aveva capito il lucroso trucchetto.
Anche lo scopo dell’autonomia concessa alla banca centrale e principale pilastro della sovranità monetaria trasferitale, è quello di garantire l’indipendenza (ed ampia discrezionalità) al ben più importante sistema bancario. Se non vi fosse la banca centrale a “dirigere” (in realtà accade il contrario) l’insieme delle banche, queste dovrebbero dipendere dallo Stato e dalle sue direttive e l’arbitrio totale di cui dispongono (soprattutto nella manovra e nella concessione del credito, per non parlare, poi, del collocamento dei titoli azionari) scomparirebbe del tutto. Gli spropositati guadagni, diretti ed indiretti, e le speculazioni colossali (spesso illecite, come da ultimo il caso Lodi-Antonveneta ha ampiamente dimostrato) che il sistema realizza con il danaro di cui liberamente dispone (impossibili se il danaro fosse stampato dallo Stato), verrebbero cancellati. (WILLIAM GUY CARR, Pawns in the Game, Los Angeles, 1962). Oggi, per di più, il sistema bancario-finanziario gode di una deregolamentazione sorprendente. La così detta “legge bancaria”, le leggi sulla finanza e quelle sulle assicurazioni, sono nulla più che una sorta di codice di comportamento, del tutto autoreferenziale, che non provvede a tutelare in nessun modo il cittadino. I danni per la collettività sono enormi: gli scandali Sindona, Ambrosiano, Ferruzzi, Enron, Cirio, World Com, Parmalat, Lodi-Antonveneta, per limitarci ai casi più recenti e più noti, ne sono la conseguenza. Di chi sono, se non dei risparmiatori, le centinaia di miliardi scomparsi in queste occasioni? Annullando una potestà propria della collettività, anzi, addirittura cedendola a speculatori privati, notoriamente pericolosi (ricordiamo il monito di Jefferson sui pericoli di una finanza non controllata…), le istituzioni hanno tradito e tradiscono il mandato loro conferito dai cittadini di tutelare e proteggere gli interessi della collettività che rappresentano. Si può senz’altro ritenere che non possa configurarsi fattispecie che maggiormente si attagli all’ipotesi del reato di alto tradimento commesso dagli esponenti coinvolti. La vicenda è di una gravità sconcertante e può protrarsi ancora oggi soltanto grazie alla complicità dei media ed alla totale inconsapevolezza della collettività, ignara dei meccanismi monetari, sempre attentamente coperti da rigoroso riserbo e segretezza.. (R. STEINER, I punti essenziali della questione sociale, Milano, 1980). C’è da chiedersi come facciano i banchieri, nelle loro riunioni periodiche, a guardarsi in faccia senza scoppiare dalle risate. Come diceva J. Henry Ford, “è un bene che il popolo non comprenda il funzionamento del nostro sistema bancario e monetario perché, se accadesse, credo che scoppierebbe una rivoluzione prima di domani mattina”. Dello stesso parere anche l’anonimo banchiere citato da Tom Schauf (Nota:TOM SCHAUF, America’s Hope: To Cancel Bank Loans Without Going To Court, New York, 2000), il quale confessa che “se gli americani scoprissero la verità su questi segreti, impiccherebbero i banchieri per quello che hanno fatto”. In questo contesto kafkiano, con le istituzioni che tradiscono i loro cittadini, affiorano anche aspetti tragicomici.
La bassa manovalanza monetaria, impegnativa, costosa e non redditizia, è lasciata allo Stato. Questo, infatti, conia le monete divisionarie (in Italia, prima dell’euro, stampava anche i “biglietti di Stato”da 500 e 1000 lire). Si tratta di una frazione minima della complessiva circolazione monetaria (non più del 5%, ammonisce e statuisce la BCE) e del tutto onerosa (anche per semplici questioni di trasporto): le monete più piccole hanno spesso un costo di produzione superiore al valore facciale. Il costo del conio di una moneta varia da 20 a 35 centesimi, mentre quello della stampa di una banconota è di circa 3 centesimi. Il conio delle monetine da 1 lira ne costava 50. Lo Stato, dunque può direttamente acquistare beni e servizi nella piccola percentuale consentita (!!) dalla banca centrale: una sorta di mancia o lo scarico di un compito fastidioso e utile solo agli “schiavi” della collettività? Incidentalmente, è bene ribadire che non stiamo parlando soltanto di chi abbia il potere di battere moneta e di come esso appartenga connaturalmente allo Stato. Qui facciamo riferimento alla funzione fondamentale propria dello Stato di gestire la collettività. Ora, la cosiddetta “leva monetaria” (cioè la gestione della moneta), costituisce il più importante strumento per realizzare una politica economica. Un’attività dalla quale dipende lo sviluppo della nazione ed il benessere dei cittadini. Questa semplice ed ovvia considerazione fornisce la dimensione del problema di cui si tratta. Naturalmente, non sono mancati degli assai stentati sforzi per cercare di giustificare teoreticamente il disdicevolissimo trasferimento della sovranità monetaria ai banchieri. Si è detto che lo Stato (cioè il governo) se disponesse della sovranità monetaria potrebbe abusarne per scopi elettorali. (JOACHIM BOCHACA, La finanza ed il potere, Padova, 1982). L’argomentazione è inconsistente. Innanzitutto, gli esponenti delle istituzioni hanno una responsabilità politica nei confronti degli elettori e le loro decisioni costituiscono il metro in base al quale i cittadini li giudicheranno. Ed è opportuno sottolineare che questa responsabilità manca del tutto, invece, per i responsabili delle banche centrali, che rimangono al loro posto anche se commettono gli errori più gravi. Secondariamente, parlare di possibili abusi monetari dei governi è sommamente ridicolo a fronte dei ben più gravi soprusi che giornalmente costoro commettono ingannando e mistificando, scatenando guerre, assassinando liberi cittadini con l’etichetta di “terroristi”, ecc. ecc. Comunque, non vi è infine dubbio che, per un governo, è sicuramente meglio il “condizionamento” di finalità elettoralistiche che non quello degli interessi degli speculatori privati.


Fonte: www.forzanuovaforum.org


La Rivoluzione è come il vento...distrugge senza costruire!

Spesso in alcuni ambienti politici si parla di Rivolta, di Rivoluzione, di Lotta...per lo più ci sono tanti movimenti che gravitano all'area dell'estrema Destra e dell'estrema Sinistra che vorrebbero di certo "distrugere" il Sistema, questo Sistema anacquato dai scarsi valori morali, culturali ed ideologici che caratterizzano l'humus di questa anziana Repubblica Italiana...alcuni dei tanti movimenti estremi hanno pure riproposto la lotta armata e la rivoluzione in armi come unica soluzione in grado di abbattere un Sistema definito da alcuni di stampo puramente sionista-giudaico-massonico-lobbystico! Io penso invece che non sia la strada migliore anzi, come dice una canzone alternativa di Destra "La Rivoluzione è come il vento..." ed io vi aggiungo che certo è come il vento che distrugge e non costruisce, lascia solo dietro di sè un mare di rovine e tanta confusione! Già negli anni '30 nella famosa parodia di Orwell "La Fattoria degli Animali" si prendeva in giro quella che all'epoca molti in Europa consideravano un mito da trasmettere in tutte le parti del Mondo, cioè la Rivoluzione Bolscevica Russa del 1917! Se la situazione economica e sociale della Russia degli Zar aveva creato le premesse per l'accensione della miccia rivoluzionaria, non significava che ciò poteva andare bene per tutte le altre situazioni economico-sociali vigenti in quel periodo; nella parodia si spiega bene come l'unione degli animali per cacciare l'uomo "padrone" dalla fattoria poi ben presto lascia il posto alla confusione del dopo, del che fare dopo la cacciata dell'uomo, l'anarchia che nè consegue dopo la distruzione della struttura precostituita e la lotta per l'accaparramento del posto di potere lasciato vuoto dal precedente "padrone"! ("Tutti siamo uguali ma qualcuno è sempre più uguale di un altro!") Probabilmente anche Hitler deve avere letto, in segreto, questa parodia...perchè improvvisamente dal 1925 dopo gli anni passati in carcere a causa della sua "tentata" Rivoluzione armata della Birreria di Monaco, decide di netto che la strada per distruggere il Sistema in cui viveva ed odiava, quello della Repubblica di Weimar, doveva essere solo e soltanto per via legale e democratica!!! E per voce del suo fido Goebbels amava dire: "Non è vero che il potere riposa sulla canna del fucile, è necessario conquistare anche il cuore del popolo!" La persuasione divenne l'arma più micidiale del Mondo, mai nessuno riuscì a destabilizzare e ricostituire un Sistema dal di dentro come fece Hitler!!! Niente più cannoni, pallottole e fucili in aria...ma solo ed esclusivamente parole accompagnate dall'azione!!! La propaganda era l'unica arma!!! Posso fare un altro esempio: la Rivoluzione è come quando vi è una casa da ristrutturare e si demolisce completamente fino alle fondamenta, il rischio è che se non si fanno bene i conti prima, non si hanno poi i soldi ed i materiali sufficienti a ricostruirla così che si rimane nella disgrazia di rimanere senza un tetto sopra la propria testa! La stessa casa, un pò logora ma sempre in piedi, si può invece ricostruire dal di dentro sventrandola completamente ma lasciando in piedi la struttura portante con i suoi muri perimetrali e le sue fondamenta; così avevano fatto i Nazional-Socialisti, erano entrati dentro la casa "Weimar" sventrandola dal di dentro e ricostruendovi il Terzo Reich mantendendo in piedi la struttura "Germania" portante (costituita dalle istituzioni pre-esistenti: parlamento, governo, esercito) ma cambiando totalmente le disposizioni interne delle "stanze" (cultura, ideali, tradizioni, politica, società, economia, arte) facendo una vera e propria "Rivoluzione" culturale ed ideologica senza sparare una sola pallottola contro il proprio popolo!!! Io dunque credo che la strada da percorrere per le due ali estreme della Politica Italiana sia proprio questa puntando all'obbiettivo di smantellare il vigente Sistema dall'interno, conquistando giorno dopo giorno la fiducia ed il sostegno del popolo Italiano perchè è fondamentale la conquista dei cuori della nostra gente...il popolo vuole delle reali risposte ai propri problemi quali la casa come diritto, l'acqua come bene comune e gratuito, il lavoro come dignità umana...e noi dobbiamo cercare di carpire quanto più consenso possibile dal popolo Italiano per rientrare nei ranghi delle Istituzioni e da là dovremo lavorare per ricostituire un nuovo Sistema di valori e di idee contro la miseria della Repubblica Italiana nata dall'anti-fascismo e vittima delle mafie, delle massonerie e delle lobby economiche che l'hanno impoverita, l'hanno portata ad uno stato comatoso!!! Oggi la Politica Italiana ha perso questo fondamentale punto di vista...la conquista della fiducia e del consenso del proprio popolo Italiano...tutto il resto è noia!!!
Alexander Mitrokhin

2 giugno 2008: 62° Anniversario della Repubblica Italiana!

Il 2 Giugno scorso, a Roma le più alte cariche dello Stato hanno festeggiato insieme ai cittadini Romani il 62° Anniversario della Repubblica Italiana! C'erano tutti i rappresentanti dei Partiti Politici meno che...i "secessionisti" della Lega Nord!

Ilyushin Il-2 Šturmovik...

L'Ilyushin Il-2 Šturmovik, o Shturmovik (in russo Ил-2 Штурмовик), era un aereo d'attacco sovietico della seconda guerra mondiale e fu indubbiamente quello di maggior successo. Venne prodotto in oltre 36.000 esemplari, e questo ne fa probabilmente il velivolo bellico più prodotto della storia (tra il 1941 e il 1955), considerando anche il successore Il-10, prodotto in circa 5.000 macchine nel periodo 1945-55.
Questa macchina venne ideata a seguito di una specifica del 1938 per sostituire gli obsoleti aerei dell'epoca dedicati all'appoggio tattico della VV-S, quali i Polikarpov R-Z. Molti gli uffici di progettazione coinvolti, tra cui quello di Sergej Vladimirovič Il'yušin. Il velivolo che avrebbe preso servizio nel 1941 ebbe un iter progettuale piuttosto curioso. Infatti, se il velivolo originale aveva l'abitacolo biposto per garantire un'adeguata difesa, la potenza del motore non rendeva possibile raggiungere le prestazioni richieste, e l'aereo divenne quindi monoposto per ridurre la mole complessiva migliorando le doti di sopravvivenza grazie alle prestazioni.
Lo sviluppo dello Šturmovik si basava su caratteristiche di armamento e protezione molto superiori a quelle degli altri aerei d'attacco monomotore, ma la velocità massima non era curata allo stesso modo, in quanto il design dell'aereo ha avuto la necessità di arrivare ad un compromesso accettabile tra esigenze contrastanti.
Malgrado questo aspetto, la macchina era nel suo complesso molto ben progettata, con una corazzatura per il pilota e il motore che solo nel modello monoposto originario ammontava a ben 600 chili, costituenti una struttura a "vasca" come quella degli aerei d'attacco Fairchild-Republic A-10 Thunderbolt II moderni. Uno dei motivi del successo era il fatto che questa vera e propria armatura non veniva semplicemente "contenuta" o "appoggiata" alla fusoliera, ma ne era parte integrante, rendendo possibile un risparmio di peso ed una protezione più efficace e completa, con spessori tra i 4 e i 12 mm. A parte questo, la fusoliera era costituita da spessi pannelli di duralluminio da 5 mm, che "placcavano" la macchina in maniera tale da renderla difficilmente perforabile da colpi di piccolo calibro. L'ala era invece in gran parte realizzata in legno.
L'armamento era costituito da bombe e mitragliere di vario calibro, con i primi esemplari aventi 2 cannoni da 20 mm Skhvak, ottimi per impiego generale ma non molto indicati per il ruolo anticarro, dato il calibro insufficiente. Erano disponibili anche 2 mitragliatrici calibro 7,62 mm. I razzi aria-terra RS-82 potevano essere impiegati grazie a rotaie poste sotto le ali, in alternativa a 500-600 chili di bombe tra i 2 e i 100 kg di peso unitario.
Un motore AM-38F di Ilyushin Il-2Il motore era un Mikulin AM-38F a cilindri in linea da 1700 hp (1270 kW). Questo potente propulsore era molto lungo e pesante, poco adatto all'uso con gli aerei da caccia come i MiG-3, ma certamente migliore per apparecchi che non avessero requisiti di prestazioni e maneggevolezza altrettanto spinti, essendo invece molto grandi, pesanti e stabili come era lo Il-2. In questo caso il muso lungo e pesante non sbilanciava l'aereo in maniera eccessiva, e le superfici di coda erano abbastanza grandi e distanziate da compensare il peso elevato del motore all'altra estremità della fusoliera, risolvendo i problemi di centraggio che su macchine troppo piccole si sarebbero altrimenti verificate.
Alla fine del giugno 1941 l'Il-2 era stato consegnato in circa 230 esemplari, ancora pochi per le esigenze di una guerra vastissima come quella che si stava combattendo nelle terre invase dalle armate di Hitler.
L'Il-2 pagava lo scarso addestramento che molti piloti avevano in quel periodo per gli attacchi di precisione su obiettivi mobili. Il fatto che la macchina era monoposto ma ancora troppo lenta, grande e pesante, la rendeva molto vulnerabile agli attacchi dei caccia tedeschi, mentre la scarsa potenza dei cannoni da 20 mm elevò proteste tra i piloti.
Questo problema rese necessario rispolverare l'originario schema del biposto allungando la "vasca" per accogliere il mitragliere posteriore, mentre i cannoni calibro 20 vennero sostituiti da quelli da 23, apparentemente non migliori, in realtà circa il doppio più potenti. Questo miglioramento del progetto era reso possibile dal fatto che il motore adesso disponibile era molto più potente di quelli originari, classe 1.000 cavalli.
La macchina era robustissima e straordinariamente ben corazzata, e sebbene molto grande e lenta si pilotava con sicurezza e aveva modo di difendersi contro minacce quali la flak e i caccia grazie al mitragliere posteriore, armato di una delle migliori mitragliatrici pesanti della seconda guerra mondiale.
L'aereo venne usato come macchina per la "caccia grossa", con l'obiettivo principale costituito dalla maggiore minaccia dell'esercito tedesco, i mezzi corazzati e motorizzati. Viceversa, anche lo Šturmovik era una preda da "caccia grossa" per i cannonieri e i cacciatori tedeschi.
Gli aerei spesso attaccavano in fila indiana a circa 6 metri di quota, in formazioni di circa 10 macchine. Un pilota russo ricordava che era sempre presente la caccia di scorta, ma spesso questo non era sufficiente. Non erano rare le donne tra gli equipaggi di questi aerei: probabilmente le caratteristiche di volo meno estreme li rendevano meno difficili da volare di quanto lo fossero i caccia (anch'essi talvolta usati in reparti femminili).
Essendo impiegati su tutto il Fronte, gli Il-2 inflissero molti danni e subirono anche molte perdite per la loro attività. Erano le vittime preferite dagli assi tedeschi, ma il loro abbattimento non era mai facile, specie con i Messerschmitt Bf 109 appena sufficientemente armati per il compito (in questo il Focke-Wulf Fw 190 era migliore). L'asso Erich Hartmann una volta ne inseguì uno per vari minuti e persino a 100 metri di distanza vide i proiettili rimbalzare sulla fusoliera senza entrare. Ma visto che l'aereo russo non volò abbastanza basso, riuscì a colpirlo nel circuito di raffreddamento del motore (l'unico punto debole della macchina, non avendo il propulsore radiale) e l'aereo prese fuoco, per poi esplodere al suolo. Le schegge misero fuori uso anche il motore del Bf 109 di Hartmann che fu costretto a lanciarsi, atterrando vicino ai rottami della sua vittima.
L'aereo venne quindi non casualmente soprannominato "il carro armato volante" dai sovietici, "morte nera" oppure "carpentiere" dai tedeschi.
Gli Šturmovik distrussero un gran numero di obiettivi al suolo, causando continue perdite all'esercito tedesco in ogni settore, dai soldati alle colonne corazzate. Spesso tuttavia le perdite risultarono sovrastimate, come accadde a Kursk, dove invece gli Henschel Hs 129 devastarono una brigata corazzata sovietica in pochi minuti.
Le armi da 20 mm erano valide contro bersagli di poca resistenza, ma con queste i Panzer erano molto difficili da mettere fuori uso e soprattutto da distruggere totalmente. Il velivolo usò anche i razzi aria-terra, imprecisi ma assai efficaci e soprattutto terrificanti dal punto di vista psicologico per le truppe a terra. Le armi anticarro migliori erano spesso considerate non tanto i razzi e i cannoni, ma le bombe a carica cava da 2,5 kg che colpivano il tetto dei veicoli, dove la corazzatura era sottile. Erano trasportate fino a 200 per volta.
La sostituzione dei cannoni da 20 mm con quelli da 23 migliorò comunque moltissimo le prestazioni, anche contro le armature, e l'aereo venne impiegato nella maggior parte della sua carriera con questa dotazione. Si trattava di cannoni VYa con bossolo da 152 mm, molto più potenti delle armi dello stesso calibro per i caccia con bossolo da 115 (erano la versione "ristretta" delle mitragliere da 37 mm, anziché l'allargamento del progetto delle 12,7 mm) con quasi 1.000 metri al secondo di velocità iniziale, forse le migliori armi pesanti della seconda guerra mondiale. Entrarono in uso con gli Il-3M nel 1942.
Il modello Il-2M3 ad un certo punto ebbe addirittura i cannoni NS-37 calibro 37 mm, ma nonostante varie indicazioni in contrario non sembra che abbia avuto sufficiente successo operativo, specie perché non sembra che consentisse ancora l'uso dei carichi esterni standard. La macchina, dopo i primi 3 anni di servizio, aumentò talmente i suoi effettivi che nel tardo 1944 ne risultavano in linea forse 12.000 esemplari.
Alla fine del conflitto venne impiegato anche l'Il-10, macchina maggiormente nota per la presenza in Corea. Era caratterizzata da una struttura totalmente metallica, cannoni da 23 mm (rinunciando a quelli di calibro maggiore) e da un motore da ben 2.000 cavalli. La velocità aumentava da 400 a 530 km/h, migliorando notevolmente le probabilità di sopravvivenza nel volo alle basse quote e rendendo l'aeroplano molto meno "facile" come bersaglio. L'incremento delle prestazioni che ne derivarono, notevolissimo se riferito al periodo bellico contro macchine appena più veloci a bassa quota, non era sufficiente se raffrontato alla minaccia dei nuovi caccia a reazione. Ebbe comunque larga diffusione tra i paesi comunisti per i 15 anni successivi alla fine della guerra mondiale.
L'Il-2 Šturmovik, assieme ai lanciarazzi Katyusha e ai carri T-34 e JS-2 Stalin, resta senza dubbio l'emblema della vittoria sovietica nella più sanguinosa guerra che l'umanità abbia mai conosciuto.
In questo video si vede lo Sturmovik in particolare in azione nella Grande Guerra Patriottica, affiancato dall'antiaerea sovietica e dalla Katyusha


Dal vertice della FAO a Roma...fatti e misfatti, considerazioni e riflessioni!

ROMA - Piero Ostellino esulta per la riuscita della manifestazione contro il Presidente iraniano Ahmadinejad. E in effetti, in quella che Ostellino definisce la "Bella Protesta" (1), c’erano tutti: gli Ebrei al completo, compreso l’ambasciatore israeliano che, a qualche metro dal palco, si godeva lo spettacolo e soppesava il grande peso che Israele ha nella politica italiana. Attenti però a non dire che si tratta di "lobby ebraica", incorrereste nell’accusa di antisemitismo. La "lobby" c’è, ed ostenta la sua potenza, ma è proibito associare "lobby" ed "ebrei". E poi c’erano tanti politici di tutti gli schieramenti. Segno evidente che, quando c’è da "riverire il padrone", le distinzioni partitiche spariscono e tutti si rivelano "pecorelle di USA/Israele"!
Del resto il "là" pioveva "dall’alto": Benedetto XVI, Giorgio Napolitano e Silvio Berlusconi avevano rifiutato un qualche incontro con il Presidente dell’Iran. E la cosa veniva pubblicata dalla stampa come il "gran rifiuto" dei "3 (tre) grandi che siedono a Roma". Se invece a Roma arriva Bush, i "3 (tre) grandi che siedono a Roma" gli corrono incontro scodinzolanti. Ma questo va tutto a merito del Presidente degli USA che ha invaso l’Afganistan con delle motivazioni dubbie ed ha invaso l’Iraq con delle motivazioni false. L’Iran, invece, non ha aggredito nessuno. Più che giusto, dunque, che i "3 (tre) grandi che siedono a Roma" omaggino Bush e disdegnino Ahmadinejad.
In questo bailamme Fini si ritaglia uno spazio suo: ha annullato un incontro che avrebbe dovuto avere con l’ambasciatore iraniano il 9 giugno. Pertanto Fini si inserisce accanto ai "3 grandi che siedono a Roma", grande tra i grandi.
Una domanda angosciosa: 4 grandi a Roma? Oppure Roma vive un periodo da bassissimo impero? Da volgarissima colonia? Dite voi.
Inutile dire che la colpa non è del "Riformista" (che promuove la protesta), né della comunità ebraica che vi partecipa compatta. Meno che mai dei tanti politici pecoroni che vi partecipano giulivi. La colpa è di Ahmadinejad. Benedetto uomo, perché quelle accuse agli USA e ad Israele? Accuse che hanno mobilitato tutto il pecorume nostrano. Non poteva ingiuriare l’Italia? Non poteva ingiuriare l’Europa? Benedetto XVI, Giorgio Napolitano e Silvio Berlusconi lo avrebbero ricevuto in pompa magna. E le pecorelle di USA/Israel sarebbero venute ad applaudirlo sventolando le bandierine. Ed invece….. Ma non sa costui che i nostri "grandi" sono grandi perché "ferventi patrioti"? E difatti spesso amano cantare: "Israele, tu sei la mia Patria!"
Non che Ahmadinejad vada dicendo cose strane, sono le stesse cose che, in Europa, diciamo e scriviamo in tanti. E pazienza se qualcuno, in omaggio alla democrazia vigente in Europa, va in galera. Quello che conta è il fatto.
La "Shoah"? Così come la raccontano è una bufala, una impostura. Non che non ci siano stati lutti, tanti lutti. Ma la cifra (6 milioni) e le modalità (tutti gassati) sono balle, balle che solo dei beoti possono prendere per buone. Quanto ad Israele, non si capisce perché Israele dovrebbe sopravvivere come "Stato ebraico", visto e considerato che si sbraita tanto contro Hitler che voleva fare della Germania uno "Stato ariano". Pertanto dire che Israele, stato ebraico, scomparirà è una profezia, una facile profezia. Non una minaccia. Salvo che Israele ed USA non ci ammanniscano la ennesima "guerra preventiva!"
A questo punto non mi resta che sottoporvi uno spunto meritevole di meditazione. I "Grandi della Terra" impongono all’Iran di non sviluppare la ricerca sull’uranio. E questo perché l’Iran potrebbe costruirsi la sua bomba atomica. Il consenso è formato da gente immoralmente più che qualificata: ci sono gli USA che hanno sganciato l’atomica su Hiroshima e Nagasaki e possiedono migliaia di atomiche; ci sta la Russia, la Cina, la Francia e l’Inghilterra che hanno i loro bravi arsenali atomici. Spinge sulla via dell’intransigenza Israele che possiede le sue 300 atomiche. Insomma: tutti possono avere l’atomica, ma non l’Iran.
Pare che su una simile ingiusta imposizione, ci sia il consenso dei grandi della Terra. E anche Benedetto XVI, tra una preghiera e l’altra, faccia parte del consenso. Ma si sussurra che anche gli "Dei monoteisti" si siano accordati in tale senso: Jahvé giudeo si è già accordato con Jahvé cristiano; manca ancora il consenso di Allah, diviso tra i suoi figli sciti e i suoi figli sunniti. Ma forse un qualche massiccio bombardamento sull’Iran convincerebbe anche il dubbioso Allah.
I "politici" italiani, malevolmente definiti "pecoroni", sono tutti allineati e coperti coi comandamenti terreni ed ultraterreni. E, statene certi, che tutto questo teatrino è in vista della nuova guerra preventiva che ci aspetta. E non sanno, non sanno o fingono di non sapere, che scrostando il luridume della "politica politicante", Italiani ed Europei sono contrari alle avventure bellicistiche di USA/Israel. Ma, evidentemente, gli Dei accecano coloro che vogliono perdere.
A "destra", di questo tempi, si discetta. E si parla di che sesso siano gli angeli. E se sia meglio la "Destra", o la "Fiamma" oppure alcune nuove iniziative che alcuni "vulcanici" camerati milanesi lanciano di getto: 3 al giorno, vuoto a perdere. Il fatto che, se Ferrara schiocca le dita i pecoroni si mobilitano "pro Israele", e, se Polito schiocca le dita i pecoroni si mobilitano contro l’Iran, non interessa i nostri vulcanici "camerati". Tutti presi a contare dei voti più o meno improbabili per conquistare qualche seggio parlamentare. Per farne cosa? Diavolo: per partecipare alla manfrina anche loro. Vestiti da pecoroni. Amen.
Antonino Amato
(1) "La Bella Protesta" in "Corriere della Sera" del 4 giugno 2008, pagina 1

Dopo il Re arriva Mao - Grandi riforme sociali. Accordi con i capitalisti stranieri. Per creare un nuovo tipo di Comunismo. Parla il leader Nepalese!

KATHMANDU (NEPAL) - Il D-day è stato fissato. Il 28 maggio, a Kathmandu, si è riunita per la prima volta l'Assemblea costituente uscita dalle elezioni del 10 aprile scorso, vinte dagli ex guerriglieri maoisti. Da quella data è finita la secolare monarchia nepalese e il detestato re Gyanendra, salito al trono nel 2001 dopo l'omicidio del fratello, è stato formalmente destituito. Così, dopo dieci anni di guerra civile, un colpo di Stato, una rivoluzione di piazza e una difficilissima transizione verso la democrazia, il Nepal siè sbarazzato della sua testa coronata e diventando di fatto una Repubblica. Primo presidente del nuovo Stato, secondo quanto emerso dalle elezioni, è stato indicato nella figura di Pushpa Kamal Dahal detto Prachanda ('il fiero'), 54 anni, l'uomo che nel 1996 ha dato il via alla ribellione contadina, ha 'liberato' gradualmente i territori montuosi e rurali del Paese fino a costringere il re ad accettare libere elezioni. Che Prachanda ha poi vinto, conquistando la maggioranza dei seggi e preparandosi ora a costruire "il nuovo Nepal socialista". I ritratti di Prachanda, fino a due anni fa 'primula rossa' e super ricercato, ora sono appesi su tutti i muri del Paese. 'L'espresso' lo ha intervistato nella sua casa del quartiere Naia Bazar, a Kathmandu.
È davvero finita la monarchia in Nepal? I maoisti hanno vinto la loro guerra?
"Direi proprio di sì. è possibile che Gyanendra tenti qualche mossa disperata, ma ormai ha perso l'appoggio di Usa e India. Le elezioni hanno mostrato a tutti qual è la vera volontà popolare!"
La vostra vittoria ha sorpreso il mondo...
"Ha sorpreso solo quelli che non conoscevano le dinamiche sociali del Nepal. Noi ce l'aspettavamo. Gli analisti americani dicevano che non avremmo preso più del 15 per cento, ma avevano una visione molto superficiale di questo Paese. Ora sono serviti!"
Che ne sarà del re?
"Potrà vivere da libero cittadino in Nepal, se non tenterà alcun colpo di mano e non cercherà di fare politica. è un businessman, continuerà a farsi i suoi affari!"
E in Nepal che cosa succederà?
"Vorrei che la Costituente riuscisse a scrivere la nuova Carta entro un anno, trasformando il Nepal in una Repubblica federale e presidenziale!"
Di cui lei sarà a capo...
"Questo è quanto vuole il popolo, come è emerso dalle elezioni. Ma dovremo mediare anche con gli altri partiti: non abbiamo la maggioranza assoluta e ci avviamo verso un governo di coalizione!"
Il Nepal diventerà comunista?
"Sarà un Nepal democratico e multipartitico, che rispetterà ogni forma di libertà di stampa e di associazione. Cercheremo di costruire un nuovo modello di socialismo, molto diverso da quelli che hanno attraversato il XX secolo!"
Può descrivere questo nuovo modello?
"Delle libertà civili le ho già detto. Da un punto di vista economico puntiamo verso un sistema misto Stato-privati, in cui ogni forma di investimento e d'impresa sarà finalizzata al bene comune, non all'arricchimento industriale o finanziario dei privati. Faremo una graduale ma imponente riforma agraria. Svilupperemo il nostro grande potenziale idroelettrico. Collaboreremo con le imprese straniere che vorranno investire qui!"
Sembra semplicemente un programma socialdemocratico...
"Sbaglia. Le socialdemocrazie del XX secolo hanno finito per essere una versione soft del capitalismo, e non è questo che noi vogliamo. Noi stiamo facendo un esperimento pionieristico, non stiamo rimasticando le vecchie ideologie del XX secolo!"
In ogni caso ora avete accettato il sistema elettorale e parlamentare proprio delle democrazie occidentali....
"Crediamo nel multipartitismo, ma non pensiamo che la democrazia borghese sia un totem non migliorabile. Il parlamentarismo può essere utilmente intrecciato con altre forme di democrazia, anche mutuate dalle esperienze dei paesi socialisti del XX secolo. Il tutto per creare qualcosa di inedito, che vada oltre sia la dittatura del proletariato sia la democrazia borghese!"
E che cosa ci fanno i ritratti di Marx, di Lenin, di Mao e addirittura di Stalin nei vostri cortei?
"Il marxismo ci ha dato gli strumenti per capire le dinamiche socioeconomiche. Lenin e Mao sono i grandi rivoluzionari in cui affondiamo la nostra storia. Stalin ha sconfitto il nazifascismo. Ma sappiamo bene che questi riferimenti appartengono al passato, mentre oggi servono nuove analisi che interpretino la realtà planetaria del XXI secolo!"
C'è chi dice che pensate a un modello autoritario di 'capitalismo controllato dallo Stato' di tipo cinese...
"No, non vogliamo copiare nessuno. Abbiamo la pretesa di creare qualcosa di nuovo e di unico. Pensiamo che nel XXI secolo in tutto il mondo le forze di sinistra abbiano il compito di elaborare nuove analisi e prassi che si adattino alle realtà specifiche locali e ai grandi cambiamenti creati dal processo di globalizzazione!"
Ma nei paesi più ricchi, come quelli europei, la sinistra è quasi ovunque sconfitta, semiscomparsa o annacquata...
"Sì, ed è un processo molto interessante. In Sudamerica e in Asia meridionale le forze socialiste sono in crescita, mentre in Europa perdono. Il motivo è molto semplice: nei paesi più ricchi le contraddizioni del capitalismo sono come congelate, o almeno rallentate nei loro effetti, mentre nei paesi in via di sviluppo la globalizzazione ha portato a un'esplosione di queste contraddizioni. Ma sarebbe sbagliato pensare che le rivoluzioni socialiste siano rimaste un'esclusiva dei paesi più poveri. Al contrario, quando i paesi del Terzo mondo si saranno sviluppati - magari scegliendo forme legate a modelli socialisti - una nuova ondata di contraddizioni economiche investirà anche i paesi più ricchi provocando sommovimenti sociali oggi non immaginabili!"
Non pensa che, al contrario, il liberismo globalizzato finisca per investire anche l'Asia meridionale mandando in soffitta pure qui il socialismo?
"La globalizzazione è l'oggetto principale delle nostre analisi e dei nostri studi. Vede, il capitalismo nell'era di Internet non può avere le stesse risposte, da parte dei proletari e dei socialisti, che ha avuto il capitalismo industriale del XX scolo. Per questo dico che i comunisti, cioè coloro che credono nella possibilità di una società in cui non ci sia sfruttamento, devono evitare di commettere due errori uguali e contrari: da un lato riproporre modelli di socialismo vecchi, dall'altro arrendersi alla presunta ineluttabilità del liberismo. Chi crede nel socialismo oggi deve elaborare nuove risposte!"
Quali sono state le reazioni Usa alla vostra vittoria elettorale?
"Sono rimasti molto sorpresi, ma devono accettare il risultato delle urne. Non siamo più nel Cile del 1973. Per prima cosa, dovrebbero togliere il nostro partito dalla lista internazionale dei movimenti terroristici, cosa che non hanno ancora fatto. Comunque ho incontrato l'ambasciatrice Usa e stiamo parlandone!"
Stringerebbe la mano a George W. Bush?
"In un contesto diplomatico sì. Ma non mancherei certo di esporgli tutti i suoi sbagli!"
Fra poco in America cambierà presidente. Per chi fa il tifo?
"Non credo che ci saranno grandi cambiamenti, ma penso che avremmo più comprensione da parte di un presidente democratico!"
Obama o Hillary?
"Personalmente preferisco la Clinton. Forse perché noi comunisti nepalesi abbiamo lottato tanto per la crescita delle donne in politica e mi piacerebbe vedere una donna anche alla Casa Bianca!"
Prachanda, come vorrebbe essere ricordato dai posteri e dalla storia?
"Come un neocomunista non dogmatico che ha cercato di capire i cambiamenti del mondo per creare un nuovo e inedito modello di socialismo per il XXI secolo!"
Di Alessandro Gilioli
(Da l'Espresso)

lunedì 2 giugno 2008

Nazi-Maoismo: i segreti di un'ibrida ideologia politica!



Il cosiddetto Nazi-maoismo fu un fenomeno politico diffuso in Italia in ambito universitario romano a partire dal 1968. Se qualcuno vuole oggi identificarlo semplicisticamente col movimento Lotta di Popolo - nel quale confluirono i gruppi "pionieri" del FUAN-Caravella, di Primula Goliardica ed altri - tutto ciò, all'epoca, appariva ed era tutt'altro che chiaro e pacifico, dal momento che in esso confluirono anche non pochi elementi appartenenti all'area della sinistra extra-parlamentare che non s'identificavano tuttavia nelle organizzazioni all'epoca maggiormente attive.
In nessuna occasione esso chiarì mai quali fossero i suoi precisi referenti ideologici, neppure nel corso delle occupazioni che il movimento organizzò tra il 1968 e il 1969 nella Facoltà di Giurisprudenza dell'ateneo romano, come pure del tutto arbitrario è descrivere il movimento come modellato sull'ideologia di alcuni grandi rivoluzionari di sinistra, come Mao Zedong e Che Guevara, considerati come antagonisti del capitalismo. Men che meno (a dispetto dell'etichetta imposta dalla stampa e dallo stesso Movimento Studentesco, che avversavano per opposti motivi il movimento di Giurisprudenza), il cosiddetto "nazi-maoismo" si riferì mai a Adolf Hitler, per la sua pretesa purezza spirituale, il culto dell'eroismo e del superomismo ariano, in difesa delle identità contrapposti ad una società profondamente materialista ed eccessivamente cosmopolita.La miglior dimostrazione di ciò è che non ci fu mai un manifesto o uno striscione in cui il cosiddetto "Nazi-maoismo" inneggiasse a personaggi legati al nazismo o al fascismo, come pure ad altre icone della sinistra: dal Partito Comunista d'Italia a Stella Rossa, da Potere Operaio a Lotta Continua.
In sostanza il movimento mirava a percorrere una strada trasversale, genericamente movimentista, contestatrice tuttavia del potere costituito e della democrazia "borghese", considerata ipocrita e corrotta, così come la società di cui era espressione, dominata dagli interessi economici a scapito dei valori tradizionali.
In un certo senso si può intendere col senno di poi il nazi-maoismo come una corrente trasversale atta non tanto ad un unità di fini e di mezzi tra estrema destra ed estrema sinistra, ma ad una contestazione intrinseca ad entrambe le aree in contrapposizione soprattutto al sentore di un'incipiente infiltrazione e strumentalizzazione dei classici e dei nuovi gruppi sia di destra che di sinistra da parte di forze allora oscure, ma che oggi sappiamo essere di riferimento dei servizi segreti volti a dare alle loro politiche una determinata incanalazione. Quindi in poche parole una concorrenza politica interna ai movimenti, nella quale il nazi-maoismo appare come un rifiuto dei militanti idealisti ad ubbidire alle manovre dei militanti "infiltrati" ed in quest' ottica si pongono le uniche finalità comuni tra destra e sinistra. Ragion per cui, allora come oggi, il nazi-maoismo è stato contrastato dagli ambiti del potere di entrambe le aree politiche e soprattutto dai loro referenti legati ai servizi segreti. Conferma di ciò ne è che la contrapposizione più forte tra base nazi-maoista e dirigenza politica ci fu all'interno dei due movimenti considerati dalla base maggiormente infiltrati al vertice, a destra Avanguardia Nazionale, a sinistra il Partito Comunista d'Italia (marxista-leninista). A questo proposito si denota che in epoca successiva (1979-80) l' eredità del nazi-maoismo venne ripresa dal movimento Terza Posizione sempre per gli stessi motivi ovvero il sospetto di infiltrazioni nei movimenti, in questo caso oltre ad Avanguardia Nazionale anche nei NAR.
Una testimonianza autorevole, perché redatta a pochissima distanza di tempo dagli avvenimenti descritti, è quella proposta da Eduardo M. di Giovanni e da Marco Ligini[1], appartenenti alla cosiddetta "nuova sinistra".
Nella loro ricostruzione dell'assalto "squadrista fascista" alla Facoltà di Giurisprudenza, nella primavera del 1968, in cui rimase gravemente leso dal lancio di una pesante panca il leader di Potere Operaio Oreste Scalzone, gli autori - malgrado l'equivoco, anche loro, della matrice di destra del "Nazi-maoismo" - sottolineano come la Facoltà di Giurisprudenza fosse tutt'altro che consonante con le speranze del Movimento Sociale Italiano di Giorgio Almirante e di Giulio Caradonna (che ritenevano il "Nazi-maoismo" allineato con gli ideali della loro parte ideologica e scrivevano in proposito:
« A qualche centinaio di metri [dalla Facoltà di Lettere occupata, NdR] anche la facoltà di Legge è occupata [...] Nel pomeriggio un vicequestore[2], responsabile dell'ordine nella città universitaria, si presenta per avvertirli che "i comunisti stanno preparando un attacco per domani". Gli studenti [...] non lo stanno nemmeno ad ascoltare, lo scherniscono. Lo stesso succede a Stefano Delle Chiaie che più tardi cerca di convincerli dell'assalto imminente dei "rossi". Qualcuno addirittura lo insulta, lui, il capo riconosciuto dell'estrema destra extraparlamentare, gridandogli "servo dei padroni" e "cane da guardia del capitale" [...] A provocare i necessari incidenti provvederanno, allora, gli squadristi di pelo vecchio. Il giorno dopo una colonna di circa 200 uomini guidata da Giorgio Almirante, Giulio Caradonna e Luigi Turchi marciano verso il Piazzale della Minerva già affollato di migliaia di militanti del Movimento Studentesco. Caradonna ha fatto le cose in grande: per l'occasione le sue squadre di picchiatori sono arrivate da tutte le parti d'Italia e sono armate di spranghe di ferro, bastoni e catene. Lungo la strada la colonna fa una sosta alla facoltà di Legge per cacciare fuori gli studenti irresoluti, i camerati rammolliti, e convincerli a partecipare all'azione. Ma sono pochi quelli che si accodano. Lo scontro nel Piazzale della Minerva è violentissimo. Superato il momento di sorpresa il Movimento Studentesco reagisce, caccia e insegue i fascisti che per la ritirata scelgono la facoltà di Legge. Assediati da qualche migliaio di studenti esasperati, gli uomini di Caradonna lanciano dalle finestre tutto quanto hanno sotto mano, perfino scrivanie. e feriscono molti degli assedianti. Nonostante i lanci le porte stanno per cedere e i fascisti farebbero la fine che si meritano se non intervenisse provvidenzialmente la polizia a disperdere gli studenti. I fascisti fermati, che vengono scortati uno ad uno sino ai cellulari, sono 162. Fra essi ci sono anche Mario Merlino, Stefano Delle Chiaie e una decina di Bulgari reclutati nel campo profughi di Latina, i quali non saranno portati in Questura: la polizia li lascia andare in una zona tranquilla lontano dall'università, All'onta di essere stati sconfitti, e salvati dalla polizia, i fascisti debbono aggiungere l'amara sorpresa di aver visto tra gli studenti che li assediavano molti dei "camerati" di Legge che essi erano venuti a "salvare dai rossi" »
La scorretta quanto inadeguata interpretazione del fenomeno "nazi-maoista" e dei fatti è dimostrata da quanto realmente accadde, impossibile da inquadrare in modo logico se si parte dall'assunto aprioristico degli autori che, come molti della sinistra, nuova o vecchia, non studiarono mai né capirono le indubbie fumose e in certi casi ambigue basi teoriche del movimento, senza riuscire in alcun modo a inquadrandolo adeguatamente in quella nebbiosa terra di nessuno che non apparteneva alla "istituzionale" tripartizione del mondo politico dell'epoca: una sinistra (parlamentare ed extra-parlamentare), una destra (parlamentare ed extra-parlamentare) e un magmatico centro, contiguo però per interessi alla destra, al di fuori dei quali schematici confini ideologici non esisteva altro che il deserto culturale e politico.
Ma, paradossalmente, la miglior testimonianza in merito è forse quella del neonazista Franco "Giorgio" Freda in una sua intervista del 1977 che riprendeva argomentazioni già esposte in una sua pubblicazione stampata a Losanna (Svizzera)[3]:
« La formula paradossale del "nazimaoismo" - non del tutto falsa, ma anche non del tutto giustificata - permette di scindere i suoi elementi costitutivi, perché i comunisti mirano a rilevare l'aspetto "nazi" per terrorizzare i compagni e i neofascisti del MSI mirano ad evidenziare gli aspetti "maoisti" per impaurire i camerati » La fine del fenomeno "nazi-maoista" è solitamente fatta coincidere con lo scioglimento di Lotta di Popolo, nel 1973, ma in realtà forme degenerate che s'impadronirono di alcune parole d'ordine del cosiddetto "Nazi-maoismo" si possono ritrovare in numerosi gruppi della destra extra-parlamentare, quali Terza Posizione e, più recentemente in Fiamma Tricolore, Forza Nuova, Fronte Sociale Nazionale, Movimento Idea Sociale, i quali, pur in un accentuato anticomunismo e nell'ambito di posizioni nazionaliste e xenofobe tipiche dell'estrema destra, hanno una spiccata attenzione alle problematiche sociali, oltre ad un violento antiamericanismo ed antisionismo.Tracce di questa visione, seppur sbiadite ed ormai molto lontane dallo spirito originario che animava la corrente, si possono trovare anche nell'ideologia della Destra Sociale, la corrente più critica di Alleanza Nazionale, nonché corrente nettamente prevalente a livello giovanile: ampi settori di Azione Giovani considerano Che Guevara come un modello.
Del tutto arbitrario rintracciare le origini storiche di questo abortito movimento in alcuni scritti di Adolf Hitler, nei quali affermava che il marxismo era un falso socialismo e che quello vero fosse quello prefigurato dal futuro Führer, vale a dire il nazional-socialismo. Non manca neppure chi crede che il punto di riferimento del Nazi-maoismo fosse l'opera di Julius Evola, edita nel 1968, Cavalcare la Tigre, anche se lo stesso Evola si affrettò a sconfessare duramente i suoi presunti autoproclamati discepoli. Infatti è del tutto fantasiosi rintracciare le testimonianze di una simile discepolanza che esiste sono nell'ottimismo della volontà di qualche militante dell'estrema destra italiana post-sessantottina.

Fonte: http://it.wikipedia.org

Una Repubblica allo sbando...

E ci siamo arrivati: la Repubblica Italiana ha compiuto oggi i suoi primi 62 anni di vita! Come di consueto, per il giorno del suo compleanno il Governo Italiano ha organizzato a Roma la mastodontica parata militare corredata dalle piroette aeree delle famosissime Frecce Tricolori; tanti anni sono passati da quel fatidico 1946, moltissimi suoi protagonisti dell'epoca sono oramai defunti, qualcuno vive ancora come il Senatore a vita Giulio Andreotti il quale ha raggiunto la veneranda età di 90 anni.
Tanti anni sono passati ma anche tanta acqua è passata sotto i ponti di questa anziana "Signora Repubblica" nata dalle ceneri di un Regime Fascista distrutto e sconfitto da 5 anni di sanguinosa guerra; la Repubblica Italiana è figlia di un Referendum che ha chiamato alle urne il popolo Italiano per decidere se continuare a governare il Paese con la Monarchia di Casa Savoia o scegliere un sistema Repubblicano...ed il popolo aveva deciso tra vari sospetti di brogli elettorali che la famiglia Reale doveva andarsene, doveva lasciare Roma.
Dopo l'Assemblea Costituente che aveva sancito la nascita della nostra "Magna Carta" Costituzionale, il potere del Paese andò dritto in mano alla Democrazia Cristiana che stravinse le elezioni del 1948 e da quel giorno la DC il potere non lo lasciò mai più...i Democristiani dello scudo crociato governarono la Nazione, cambiando alleanze e strategie a seconda delle convenienze e delle necessità del momento, per almeno più di 40 anni e solo gli scandali delle tangenti e della corruzione politica scoperchiata dall'inchiesta "Mani Pulite" del 1992 guidata dal pool di giudici Milanesi tra cui vi era anche l'attuale Onorevole Antonio Di Pietro, riuscirono a strappare il Governo del Paese dalle fauci della "Balena Bianca"! (Così era soprannominata la vecchia DC)
La Democrazia Cristiana con i suoi incauti alleati ha avuto sicuramente dei pregi, primo tra tutti quello di aver salvaguardato la democrazia in Italia ed aver allontanato il pericolo di una rivoluzione Bolscevica in una Nazione che vanta una tradizione Cristiana e Cattolica secolare; purtroppo però sono stati più i difetti che i pregi: la DC in 40 anni di Governo ha contribuito all'ascesa dei politicanti corrotti, all'aumento della criminalità organizzata, al rafforzamento della Mafia in Sicilia e nel Sud Italia, ha impoverito le casse finanziarie dello Stato, ha aperto i confini ad un immigrazione selvaggia senza un minimo controllo, ha affamato l'economia Nazionale e grazie ai suoi errori, oggi l'Italia è diventata il fanalino di coda e l'ultima ruota del carro d'Europa perdendo prestigio e credibilità a livello Internazionale.
Quella che oggi si è festeggiata è una Repubblica allo sbando, una Repubblica Italiana che stenta a rimettersi in piedi, una Repubblica devastata dalla povertà diffusa, dal malessere generale di un popolo che per la maggior parte dei suoi componenti fatica ad arrivare alla fine del mese perchè ha visto i propri stipendi dimezzati dal caro-vita grazie all'assenza totale del controllo dei prezzi da parte dello Stato, prezzi che sono raddoppiati se non triplicati rispetto a 6 anni fa, cioè dal 2002, anno in cui è entrato in circolazione l'Euro, moneta unica di un Europa delle Banche e non dei popoli.
Mentre oggi si festeggia questa Repubblica delle "Banane" una parte considerevole degli Italiani vive oggi al limite della soglia di sopravvivenza, il Sud è preda della malavita organizzata, la sicurezza pubblica non esiste più, la corruzione politica è arrivata ai massimi livelli e nel Mondo siamo secondi solo alla Bulgaria, corruzione per altro che ha invaso gli ambienti non solo della Politica ma anche del mondo dell'economia, della giustizia, dell'informazione, delle forze dell'ordine e degli organi Statali ad ogni livello.
Oggi in Italia tutto sembra lecito, non esiste più la certezza della pena, tutto è in mano alla Mafia, alla Massoneria, ai centri di potere occulti che hanno un solo ed unico scopo: arricchirsi quanto più sia possibile con l'aiuto del malaffare e depredando le casse del Governo ad ogni angolo ed ogni latitudine.
Io spero, per il bene di tutti, che questa Repubblica ormai recalcitrante, fine solo a se stessa, muoia presto sperando anche in una nuova alba dove tutti i responsabili del tracollo dell'Italia paghino caramente per le proprie nefandezze.
Auguri, cara amata-odiata Repubblica Italiana...
Alexander Mitrokhin


ITALIA-CINA

ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!