"La Politica è una cosa difficile, talvolta terribile, ma tuttavia umana! Anche nella Politica ci deve essere il disgusto, la pulizia! Non ci si può sporcare di fango, nemmeno per un'idea alta!" (Boris Eltsin - "Il diario del Presidente")
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giovedì 26 maggio 2011
Serbia, arrestato Ratko Maldic!
domenica 12 dicembre 2010
DA WIKILEAKS - AMBASCIATA USA A BELGRADO: RAPPORTI RUSSIA-SERBIA!
mercoledì 4 marzo 2009
Serbia: ex capo 007 di Milosevic era l'uomo della Cia a Belgrado! Ecco la vera prova delle responsabilità dell'Occidente nelle Guerre Balcaniche!
Jovica Stanisic, per otto anni capo dei servizi segreti serbi (il Db), ai tempi di Slobodan Milosevic, era l'uomo della Cia a Belgrado. Lo riporta oggi con grande evidenza la stampa serba riprendendo quanto pubblicato ieri dal "Los Angeles Times"!Stanisic, 58 anni, è sotto processo dal tribunale dell'Aja per crimini di guerra nella ex Jugoslava. Contattato oggi tramite il suo avvocato, ha detto di non poter commentare la notizia fino a quando è in corso il processo. L'ex capo dei servizi segreti si trova attualmente a Belgrado con un permesso della Corte per problemi di salute.
Secondo quanto ha scritto il quotidiano americano, la Cia ha presentato al tribunale dell'Aja materiale confidenziale con le prove sull'assistenza che egli offrì nel corso degli anni, rivelando l'operato del governo serbo, documenti che saranno esaminati dalla Corte durante una seduta a porte chiuse.
La sua collaborazione con i servizi segreti americani iniziò nell'aprile del 1991. Nel 1992, secondo il "Los Angeles Times", Stanisic consegnò alla Cia le piante dei bunker che le compagnie serbe avevano costruito in Iraq. Una notte nel 1992, Stanisic incontrò l'ufficiale della Cia, William Lofgren, in un parco di Topcider nelle vicinanze di Belgrado e fu in quella occasione che le due spie confermarono la loro associazione alla stessa organizzazione d'intelligence. Alle riunioni segrete che si sono tenute su alcune barche e case sicure lungo il fiume Sava, i due si scambiarono informazioni particolareggiate sul funzionamento del regime dell' ex presidente serbo Slobodan Milosevic.
Stanisic nel corso degli anni ha fornito informazioni anche sul luogo dove i soldati Nato erano tenuti in ostaggio dall'esercito serbo bosniaco, quindi ha aiutato i soldati di Nato nella loro ricerca delle fosse comuni in Bosnia. L'ex capo dei servizi serbi, che è sotto processo al Tribunale penale internazionale (Tpi) per i crimini di guerra nel ex Jugoslavia e potrebbe essere condannato all'ergastolo, ha chiesto ai suoi alleati della Nato di testimoniare a suo favore.
A Belgrado, l'unico a commentare la notizia, finora, è il ministro dell'Ambiente e alto dirigente del Partito democratico (Ds) del presidente Boris Tadic, Oliver Dulic, secondo cui le informazioni fornite dal "Los AngelesTimes" sono "tutte da verificare". Senza voler anticipare l'opinione del governo, Dulic, tuttavia ha giudicato "un po' disgustoso" questo ritorno alle vicende degli anni '90, sottolineando che tutta questa storia "appartiene al passato".
Zagabria, 2 mar. (Apcom-Nuova Europa) - Ha suscitato grande scalpore ed oggi rimbalza su quasi tutti i quotidiani serbi la notizia di 'Stanisic collaborazionista', lanciata ieri dal Los Angeles Times. Secondo il domenicale della testata Usa, Jovica Stanisic, l'ex capo dei servizi segreti serbi di Slobodan Milosevic e attualmente sotto processo all'Aia per crimini di guerra, avrebbe in realtà collaborato a lungo con la Cia, sin dal 1992, contribuendo "alla fine delle ostilità e al ripristino della pace in Bosnia".
Questa la testimonianza fornita a LA Times da William Lofgren, l'uomo Cia in Serbia durante i terribili anni dei conflitti etnici nei Balcani, ora in congedo: la guerra era esplosa in Bosnia-Erzegovina; Milosevic era visto come una minaccia per la sicurezza europea e la Cia era disperatamente alla ricerca di intelligence dall'interno delle turbolenze".
Così durante un incontro notturno segreto nel Parco Topcider, alla periferia di Belgrado, Lofgren e Stanisic siglarono il patto. E per otto anni, senza mai pretendere compenso in denaro, il capo dei Berretti rossi e degli Skorpion, le squadriglie paramilitari create da Milosevic con il preciso mandato di eseguire la pulizia etnica, avrebbe in realtà fornito preziosi informazioni ai servizi di intelligence occidentali per fermare il criminale disegno del dittatore.
Oltre che sulla testimonianza di Logfren, le rivelazioni del LA Times si basano "su dozzine di interviste a attuali ed ex ufficiali delle agenzie di intelligence di Stati uniti e Serbia", nonché su "un documento secretato che può essere considerato dalla Corte solo a porte chiuse" inviato al Tribunale dell'Aia nel 2004 dietro "rara iniziativa della Cia che", stando a quanto riporta il quotidiano californiano, "elenca i contributi di Stanisic e attesta il suo ruolo di sostegno".
Secondo Dermot Groome, procuratore capo del Tpi nel processo contro Stanisic, la cooperazione tra "Ghiaccio"- con questo soprannome era noto l'ex capo delle squadriglie della morte - e la Cia, invece di scagionarlo completamente o in parte, "evidenzia soltanto il potere di cui disponeva (...)". Un potere enorme, "compresa la licenza di ripulire il terreno da persone non desiderate, la licenza di commettere omicidi".
No comment del diretto interessato, attualmente detenuto, il quale aveva già sostenuto la sua innocenza in una memoria di sette pagine: "ho istituzionalizzato la cooperazione con l'intelligence Usa nonostante le note pessime relazioni tra i due paesi e contribuito alla de-escalation del conflitto".
Stanisic, cinquantotto anni, è entrato nei servizi segreti jugoslavi nel 1975, ancora nell'era di Tito, ed è stato consegnato alla giustizia internazionale nel 2003. Il processo a suo carico è stato sospeso lo scorso anno a causa delle gravi condizioni di salute in cui verte: una volta ristabilitosi, il verdetto arriverà nell'arco di pochi mesi.
domenica 24 agosto 2008
LA CARTA DEL CARNARO D'ANNUNZIANA DEL 1920...QUANDO FIUME FU' LIBERATA!
venerdì 25 aprile 2008
Slobodan Milosevic...in breve chi era l'uomo forte dei Balcani che ha distrutto la Yugoslavia Comunista di Tito!
Slobodan Milosevic nasce il 20 agosto 1941 nella città di Pozarevac nella Repubblica di Serbia. Nel 1964 ottiene la laurea in legge all'università di Belgrado e inizia la propria carriera nei settori amministrativo e bancario. Entra giovanissimo nella Lega dei comunisti. Mentre è a Belgrado a studiare il padre si suicida. Undici anni dopo, la madre farà lo stesso. Anche lo zio materno, ex generale, si suicida. Queste tragedie segnano profondamente il giovane Slobodan. Terminata l'università si iscrive al Partito comunista: è il percorso obbligato per fare carriera nella Jugoslavia di Tito. Milosevic diventa funzionario della "Tehnogas" di Belgrado, una delle più grandi compagnie industriali della Serbia. Passa poi alla guida della Beobanka, il principale istituto di credito del Paese. Viaggia spesso e soggiorna a lungo negli USA. Impara i segreti della finanza e affina il suo inglese. Sposato e con due figli, Marija e Marko, la moglie Mirjana Markovic, è un'affermata professoressa all'università di Belgrado ed è membro dell'Accademia Russa Delle Scienze Sociali. Dopo essere entrato in politica Milosevic ricopre alcune delle più importanti cariche pubbliche della Repubblica di Serbia. È il fondatore ed il presidente del partito socialista serbo. Sia nelle elezioni nazionali del 1990 sia in quelle del 1992, Milosevic viene eletto presidente della Serbia dalla grande maggioranza degli elettori. Il 15 luglio 1997 viene eletto presidente della Jugoslavia mediante una votazione segreta svoltasi durante la riunione della Camera Della Repubblica e della Camera Dei Cittadini, facenti parte dell'Assemblea Federale. Il suo mandato inizia il 23 luglio 1997, dopo aver giurato fedeltà alla Repubblica durante la riunione dell'Assemblea Federale. Da allora Milosevic è rimasto per lungo tempo saldamente al potere, fino alla sconfitta alle elezioni presidenziali del settembre 2000. Considerato uno dei maggiori responsabili del genocidio che è stato perpetrato in Serbia nei confronti dei kosovari, denunciato per crimini contro l'umanità, il satrapo balcanico viene arrestato come ordinato dal Tribunale Internazionale dell'Aja poichè, secondo l'accusa, "dal gennaio 1999 fino al 20 giugno 1999, Slobodan Milosevic, Milan Milutinovic, Nikola Sainovic, Dragoljub Ojdanic e Vlajko Stojiljkovic hanno pianificato, istigato, ordinato, eseguito o in qualunque altro modo sostenuto e favorito una campagna di terrore e violenza diretta verso civili albanesi abitanti nel Kosovo, all'interno della Repubblica Federale Yugoslava". Muore per cause naturali, nella prigione di Scheveningen, il giorno 11 marzo 2006, mentre era ancora in corso il processo per crimini di guerra, apertosi nel febbraio 2002 al Tribunale penale internazionale dell'Aia.martedì 22 aprile 2008
Josip Broz Tito...chi era in breve l'uomo forte del Comunismo Yugoslavo!
Josip Broz (grafia cirillica: Јосип Броз, più conosciuto con il nome di battaglia di Tito (Тито); Kumrovec, 7 maggio 1892 – Lubiana, 4 maggio 1980) è stato un politico e militare jugoslavo, capo della Repubblica Jugoslava dalla fine della Seconda guerra mondiale sino alla morte.Il paesino dove nacque si trova attualmente nel nord-ovest della Croazia, in una zona, chiamata Zagorje, che all'epoca faceva parte dell'Impero Austro-Ungarico. Era il settimo dei quindici figli di Franjo e Marija Broz, nata Javeršek. Suo padre era croato, mentre la madre era slovena.
Nel 1910 entra a far parte del Sindacato dei lavoratori metallurgici e del Partito Social-Democratico della Croazia e della Slovenia. Tra il 1911 e il 1913 lavora brevemente in molte città dell'Impero Austro-Ungarico. Nell'autunno del 1913 inizia il servizio militare, nel maggio del 1914 conquista la medaglia d'argento nel torneo di scherma dell'esercito austro-ungarico, a Budapest.
Allo scoppio della prima guerra mondiale Tito, inviato a Ruma, è arrestato per aver svolto propaganda contro la guerra. Imprigionato nella fortezza di Petrovaradin, nel 1915 è trasferito in Galizia e poi a combattere sul fronte russo. In Bukovina la granata di un obice lo ferisce gravemente e in aprile il suo intero battaglione è catturato dai Russi. Dopo alcuni mesi trascorsi in ospedale, nell'autunno del 1916 Tito è inviato in un campo di lavoro negli Urali.
Nell'aprile del 1917 è arrestato per aver organizzato una protesta tra i prigionieri di guerra. Riesce a fuggire dal campo per unirsi alle dimostrazioni del 16 e 17 giugno del 1917 a San Pietroburgo.
Per fuggire Tito scappa quindi verso la Finlandia. Di nuovo arrestato è costretto a trascorrere tre settimane nella fortezza di Petropavle, per poi essere trasferito nel campo di prigionia a Kungur, riuscendo però a fuggire durante il tragitto in treno. Nel novembre dello stesso anno entra a far parte dell'Armata Rossa ad Omsk (Siberia).
Nella primavera del 1918 Tito chiede di essere ammesso nel Partito Comunista Russo. La domanda è accolta. Nel 1920 partecipa a Zagabria alla fondazione del Partito Comunista Jugoslavo. Negli anni successivi partecipa a diverse proteste e agli scioperi durante i quali rischia spesso la vita.
La Jugoslavia il 24 marzo 1941 aderisce al patto tripartito sotto le minacce di Adolf Hitler (1889 - 1945). Il colpo di stato del 27 marzo 1941, maturato in ambienti militari e auspicato dai servizi segreti inglesi rompe l'accordo con il patto tripartito. Seguono manifestazioni di delirante entusiasmo popolare, al quale non fu estranea l'attività sotterranea del KPJ. Dopo pochi giorni la Jugoslavia firma un trattato di amicizia con l'URSS. Hitler, indignato, invade e conquista la Jugoslavia in 11 giorni (6-17 aprile 1941) con l'aiuto degli Stati dell'Asse (Italia e Ungheria, soprattutto).
Data la velocità della conquista, interi settori dell'esercito passano direttamente alla Resistenza jugoslava. Tito in persona il 4 luglio incitò il popolo alla resistenza contro la Germania nazista, e l'Italia fascista, assumendo il comando dell'Armata Popolare di Liberazione della Jugoslavia, la "Jugoslovenska Narodna Armija".
I nazisti e gli ustascia, collaborazionisti insediatisi intanto in Croazia, risposero con estrema ferocia tramite esecuzioni, torture e stragi, incendiando i paesi dove si erano rifugiati i ribelli e fucilando tutti i partigiani; fu particolarmente feroce la persecuzione contro i Serbi ed altri non Croati compiuta dagli ustascia. Nei campi di concentramento ustascia (fra i quali il più grande era il famigerato lager di Jasenovac) furono trucidate tra il 1941 e il 1945 circa 400.000 persone, prevalentemente serbi, ebrei e rom.
I vertici militari nazisti progettarono di liquidare questo personaggio chiave della Resitenza iugoslava organizzando la sua cattura. Questa operazione speciale (che, se fosse riuscita, avrebbe certamente inflitto un durissimo colpo ai partigiani di Tito) venne stabilita per il 25 maggio 1944 e venne battezzata Operazione Rösselsprung. Questa azione (ipoteticamente decisiva per la lotta antipartigiana tedesca), però, fallì.
La situazione per le forze tedesche e i collaborazionisti impegnati contro la guerriglia partigiana di Tito ben presto precipitò. Infatti tra l'agosto e il settembre 1944, con il crollo del fronte orientale e il dilagare dell'Armata Rossa nei Balcani, vennero in aiuto dei partigiani le truppe russe e bulgare. Le unità partigiane titine poterono così , il 18 ottobre 1944, liberare Belgrado e il resto della Jugoslavia dai tedeschi nel 1945.
In quegli anni Tito, nel contesto della lacerante spaccatura tra cominformisti e titoisti, diede vita ad un clima fortemente repressivo. Oppositori politici, "cominformisti" o presunti tali (tra l'altro alcuni comunisti italiani accusati di stalinismo), vennero rinchiusi in tremendi campi di prigionia, tra i quali spiccava il terribile campo di Isola Calva, dopo processi e condanne sommari.
Nel 1961 Tito fu tra i promotori del Movimento dei Non-Allineati ossia un'allenza di Stati che non erano membri della NATO né del Patto di Varsavia: vi entrarono a far parte l'Egitto di Gamal Abd el-Nasser e l'India di Jawaharlal Nehru poi negli anni successivi oltre 100 altri Stati, tra cui Cuba.
Nel 1963, a 71 anni, Tito fu nominato presidente a vita. All'inizio degli anni settanta, l'intervento di Tito stroncò i movimenti di rinnovamento nella politica che erano emersi alla fine degli anni sessanta in Serbia, Croazia e Slovenia e destituì le élites comuniste che si accingevano a liberalizzare la politica economica e sociale in quelle repubbliche. Negli anni successivi, la Jugoslavia vide un periodo di accentuata repressione politica che sollevò aspre contestazioni soprattuto tra i croati. Negli anni settanta riapparve nella scena politica la figura del teorico sloveno Edvard Kardelj che, in vista dell'imminente scomparsa di Tito, elaborò, nella nuova costituzione del 1974, un modello con-federale basato sulla cooperazione democratica tra le dirigenze comuniste delle varie repubbliche e province autonome, che mantenevano però l'egemonia assoluta nei loro rispettivi paesi. Tito morì il 4 maggio 1980 in un centro clinico a Lubiana (Slovenia). Al suo funerale parteciparono uomini di Stato di molte nazioni.
Dopo la sua morte furono sollevati molti dubbi sulla possibilità che i suoi successori mantenessero l'unità della Jugoslavia. Tito aveva saputo tenere unito il Paese non solo limitando le tensioni nazionaliste, ma spesso anche manipolandole come strumenti per mantenere il proprio ruolo di mediatore "super partes". Secondo molti il contenimento dei nazionalismi jugoslavi fu ottenuto soprattutto con l'uso della forza tramite l'OZNA ossia servizio segreto e l'UDBA ossia polizia politica; altri sottolineano invece il ruolo dello sviluppo dell'economia e dei provvedimenti sociali, antinazionalisti ed antireligiosi del regime nel promuovere, dopo molti decenni di conflitti sanguinosi, un lungo periodo di relativa convivenza pacifica fra le diverse etnie e confessioni del Paese. Altri ancora, tra i quali il filosofo marxista sloveno Slavoj Žižek, sottolineano la natura essenzialmente repressiva e addirittura reazionaria del regime titoista, il quale da un lato esasperava l'identità nazionale "jugoslava" con misure di chiaro carattere sciovinista, e dall'altro rendeva impossibile ogni dibattito politico aperto, utilizzando i pregiudizi etnici e nazionalistici per scongiurare ogni possibile alleanza tra i gruppi d'opposizione anti-comunista presenti nelle singole repubbliche.
Dieci anni dopo la sua morte le repubbliche che formavano la federazione jugoslava decisero a maggioranza di sciogliere l'unione federale. La decisione non fu accettata dalla Serbia di Slobodan Milošević, circostanza che contribuì a scatenare una lunga e sanguinosa guerra civile.
Tito è sepolto a Belgrado, nel mausoleo Kuća Cveća (La casa dei fiori) a lui dedicato.
Tra il 1945 e 1955, operavano in Jugoslavia vari campi di concentramento (quali Teharje in Slovenia e Goli Otok in Croazia), nei quali vennero perpetrati numerosi sopprusi e uccisioni.
A partire dalla fine della seconda guerra mondiale, Tito celebrò il proprio compleanno il 25 maggio, a ricordo del giorno in cui scampò miracolosamente all'uccisione per mano tedesca. Pertanto, il 25 maggio fu proclamato giorno di festa nazionale in Jugoslavia. Una staffetta di giovani portava lungo tutte le principali città jugoslave un bastone riccamente intagliato - simbolo del comando - e lo consegnava a Tito la sera del 25 maggio nello stadio di Belgrado, nel corso di una grande cerimonia ginnico/sportivo/militare. Non è che uno degli esempi del vero e proprio culto per la personalità che si sviluppò per quarant'anni in Jugoslavia: si contano a decine le canzoni, le poesie ed i romanzi dedicati a Tito.
Tito fu notoriamente un amante della bella vita, e questo suo tratto si accentuò negli anni coinvolgendo l'intero apparato statale. Possedeva decine di residenze ufficiali sparse per il paese, fra le quali la più famosa era la Villa Bianca all'interno dell'Arcipelago delle Isole Brioni in Istria: una zona interdetta alla navigazione e di fatto buen retiro del capo dello stato, comprendente pure un sorprendente zoo privato. Possedeva pure uno degli yacht più grandi e lussuosi dell'epoca, il Galeb, che utilizzò per un famoso viaggio ufficiale in Gran Bretagna e che - si notò all'epoca - era più grande perfino del Britannia dei reali inglesi. Usava per spostarsi in Jugoslavia anche un treno privato, fatto arredare in modo lussuoso da artigiani jugoslavi, austriaci e italiani. Possedeva una collezione di automobili, comprendente le famose Cadillac i cui sedili erano stati costruiti a misura delle sue terga, centinaia di orologi compresi rari modelli in platino e oro, nonché centinaia di vestiti e divise, tanto da essere perennemente seguito da un addetto all'abbigliamento che ogni giorno gli preparava i completi per i vari impegni pubblici e privati. Grande cacciatore, non si peritava di utilizzare le riserve boschive nei boschi montenegrini e sloveni per la caccia ai grandi mammifari come cervi ed orsi, utilizzando i fucili creati esclusivamente per lui dall'italiana Beretta. In tal caso, centinaia di battitori setacciavano la zona per permettere a Tito di abbattere le prede più ambite. Come ulteriore nota di colore, di Tito si ricordano le varie frequentazioni femminili fino in tarda età, l'amore per le bevande alcooliche e per il fumo: in nome della solidarietà politica e di un'antica amicizia Fidel Castro faceva pervenire a Tito intere casse degli adorati sigari cubani, che lui offriva ai vari ospiti di ogni estrazione e tipo - comprese le attrici italiane Gina Lollobrigida e Sofia Loren - di cui amava circondarsi.
ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!

