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sabato 7 aprile 2012

Per non dimenticare - Sarajevo - Bosnia: 20anni fa l'assedio di Sarajevo, 11mila sedie vuote ricordano le vittime innocenti!


(ASCA-AFP) - Sarajevo - Un concerto classico davanti a 11.541 sedie rosse vuote, quante le vittime dell'assedio a Sarajevo da parte delle forze serbo-bosniache e dell'esercito Jugoslavo, disposte in 825 file lungo la principale arteria della citta', il Viale Maresciallo Tito. Cosi' la capitale bosniaca ha ricordato oggi l'assedio, a vent'anni dal conflitto durato quasi quattro anni, che provoco' oltre 12.000 morti e circa 50.000 feriti, l'85% dei quali civili.
L'assedio di Sarajevo e' stato il piu' lungo nella storia bellica moderna, protrattosi dal 5 aprile 1992 al 29 febbraio 1996. Vide scontrarsi, durante la guerra di Bosnia, le forze del governo bosniaco, che avevano dichiarato l'indipendenza dalla Jugoslavia contro l'Armata Popolare Jugoslava (JNA) e le forze serbo-bosniache (VRS), che miravano a distruggere il neo-indipendente stato della Bosnia-Erzegovina e a creare una Repubblica autonoma.
Nella seconda meta' del 1992 e nella prima meta' del 1993 l'assedio raggiunse il suo apice per la violenza dei combattimenti. Furono commesse gravi atrocita': la piu' grande delle stragi fu il massacro di Markale in cui morirono 68 civili e 200 furono feriti. Per aiutare la popolazione assediata l'aeroporto di Sarajevo fu aperto agli aerei delle Nazioni Unite alla fine del giugno 1992. La sopravvivenza della citta' da allora dipese in larga parte proprio dai rifornimenti Onu.
I rapporti indicano una media di circa 329 bombardamenti al giorno durante il corso dell'assedio, con un massimo di 3.777 bombe sganciate il 22 luglio 1993. Gli incendi causati dai proietti danneggiarono seriamente le strutture della citta', inclusi gli edifici civili (comprese le strutture sanitarie, di comunicazione, internazionali) e culturali. Tra i danneggiamenti piu' rilevanti ci furono quelli della Presidenza della Bosnia Erzegovina e della Biblioteca Nazionale, che brucio' completamente insieme a migliaia di testi non piu' recuperabili.
Nel 1995, dopo un secondo massacro di Markale nel quale persero la vita 37 persone e 90 ne restarono ferite, le forze internazionali condannarono fermamente gli attacchi e risposero sul campo ristabilendo in parte la normalita' nella regione. Il riscaldamento, l'elettricita' e l'acqua poterono tornare in citta'. Fu raggiunto l'accordo del ''cessate il fuoco'' nell'ottobre dello stesso anno e fu siglato l'Accordo di Dayton, al quale segui' un periodo di stabilizzazione, con il governo bosniaco che non dichiaro' la fine dell'assedio fino al 29 febbraio 1996.

Fonte: http://www.asca.it 

giovedì 26 maggio 2011

Serbia, arrestato Ratko Maldic!

L'ex capo militare dei serbi di Bosnia e' ricercato per genocidio e crimini contro l'umanita'!

Il generale della guerra serbo-bosniaca Ratko Mladic, la cui lunga latitanza ha ostacolato finora l'ingresso della Serbia nell'Unione europea, è stato arrestato in Serbia. Lo ha confermato il presidente Tadic.
"Si trova nel quartier generale della Bia", ha detto un amico di famiglia, facendo riferimento all'Agenzia di intelligence serba. "E' stato arrestato in Serbia", ha aggiunto.
Comandante delle forze serbo-bosniache nella guerra di Bosnia del 1992-1995, Mladic è stato incriminato nel 1995 di genocidio per il massacro di Srebrenica in cui morirono 8.000 uomini musulmani e per l'assedio di Sarajevo, durato 43 mesi.
Mladic, genocidio e crimini contro l'umanità, è stato arrestato dagli agenti della sicurezza di Stato serba, secondo la tv di Stato Rts Tv che ha citato alcune fonti.
La tv pubblica serba Rts ha confermato che Mladic è stato arrestato. Secondo un'altra televisione, B92, Mladic e' stato catturato nel villaggio di Lazarevo, a 80 chilometri a nord-est di Belgrado. E' attesa a minuti una conferenza stampa del presidente Boris Tadic.

Fonte: http://notizie.it.msn.com

lunedì 17 marzo 2008

Rivolta a Mitrovica, polizia Onu si ritira!!!

Tratto dal CORRIERE DELLA SERA - FERITI 13 AGENTI E 20 MANIFESTANTI, DI CUI DUE IN GRAVI CONDIZIONI!
MITROVICA (KOSOVO) - Rivolta a Mitrovica, polizia Onu si ritiraScontri e feriti nella città etnicamente divisa, dove la comunità serba si ribella all’indipendenza di PRISTINA - Precipita la situazione a Mitrovica, dove la comunità serba è in rivolta contro l’indipendenza del Kosovo. La polizia dell’Onu sotto attacco dei ribelli ha ricevuto l’ordine di ritirarsi non essendo più in grado di controllare la situazione. «È stato dato l’ordine alla polizia Unmik di ritirarsi a causa delle rivolte in corso», ha detto una fonte ufficiale.Un portavoce francese della Nato ha riferito che i militari Nato sono stati attaccati con armi automatiche mentre tentavano di sgomberare il tribunale dell’Onu di Mitrovica occupato da alcuni giorni da nazionalisti serbi nella cittadina nel nord del Kosovo. Negli scontri seguiti all’arresto di 53 serbi sarebbero rimasti feriti 13 agenti e 20 manifestanti, di cui due in gravi condizioni.

IL MINISTRO SERBO: «RILASCIARE SUBITO GLI ARRESTATI» - Il ministro serbo per il Kosovo, Slobodan Samardzic, in visita nel nord del Kosovo, ha dichiarato che perché si calmi la situzione a Kosovska Mitrovica devono essere «immediatamente rilasciati» i serbi kosovari arrestati dall’Unmik, la polizia internazionale dell’Onu. Samardzic, in dichiarazioni riportate dall’agenzia serba Tanjug, ha detto che «non è accettabile questo modo di reagire da parte dell’Unmik, soprattutto perché era stato concordato che non si facesse nulla prima del mio arrivo a Mitrovica». Il ministro serbo, in visita, intendeva parlare con i giudici del tribunale internazionale di Mitrovica occupato dai serbi dalla scorsa settimana. Un portavoce dell’Unmik, Djordji Kakuk, ha detto a una radio serbo-kosovara che tutte le persone arrestate saranno processate per direttissima e saranno rilasciate presto in quanto i reati loro ascritti sarebbero di minore entità. Il portavoce ha chiesto ai serbi di desistere dalle manifestazioni per non esacerbare la tensione.



martedì 26 febbraio 2008

Per il Cremlino il Kosovo resta territorio Serbo!!!

Belgrado - Una nuova guerra fredda soffia sui Balcani. I russi sbarcano a Belgrado, guidati da Dmitri Medvedev, vicepremier e delfino dello zar del Cremlino Vladimir Putin, per ribadire l’appoggio alla Serbia contro l’indipendenza del Kosovo. Senza alcun dubbio, Medvedev sarà eletto presidente il prossimo 2 marzo. Incontrandolo, ieri, il premier serbo Voijslav Kostunica ha ribadito che «non vi può essere normalizzazione delle relazioni con quegli Stati che hanno riconosciuto l'indipendenza del Kosovo fino a quando non avranno annullato la loro decisione». Fra questi l’Italia, che però viene ancora trattata con i guanti bianchi.Giovedì scorso i manifestanti serbi, anziché assaltare la nostra ambasciata, come hanno fatto con quella americana a poche centinaia di metri, si sono limitati a esporre uno striscione. In perfetto italiano era scritto «Ieri il duce oggi D’Alema». I serbi hanno il dente avvelenato con il nostro ministro degli Esteri che ha voluto riconoscere l’indipendenza del Kosovo. All’ambasciata sono tutti abbottonati sulla vicenda. Alessandro Merola, il nostro rappresentante a Belgrado, la giudica una «goliardata». «Piuttosto va sottolineato che non ci hanno tirato neppure un sasso pur passando davanti. Evidentemente si sono resi conto che l’Italia si è sempre battuta per difendere i serbi. A cominciare dal cammino verso l’Unione europea», spiega l’ambasciatore italiano. A parte la «goliardata» dello striscione la situazione nella zona nord del Kosovo, abitata dai serbi, rimane tesa. Circa 200 riservisti di Belgrado si sono scontrati con la polizia kosovara al posto di confine di Mutivode. Gli ultranazionalisti del Partito radicale stanno organizzando nuove proteste: concentrare una marcia di 10 o 20mila persone che entri in Kosovo. Gli incidenti con le truppe della Nato sarebbero inevitabili. Nel frattempo a Belgrado Medvedev e serbi consolidano l’alleanza contro l’indipendenza di Pristina. Il futuro presidente russo ha dichiarato: «La Serbia è un Paese integro con giurisdizione sul suo intero territorio e rimarremo su questa posizione di principio». E ha aggiunto che la dichiarazione d’indipendenza di Pristina «ha distrutto il sistema internazionale». Gli ha risposto Kostunica: «La Serbia e la Russia continueranno a perseguire la revoca della dichiarazione unilaterale di indipendenza. La stabilità della regione e nel mondo resterà una chimera, finché non sarà deciso l'annullamento»Per ribadire l’alleanza è stato firmato l'accordo per la costruzione del tratto serbo del futuro gasdotto South Stream. Un progetto di 10 miliardi di euro, ideato da Gazprom e dall’italiana Eni, che porterà il gas siberiano in Europa.


sabato 16 febbraio 2008

UE unita sull'indipendenza del Kosovo!!!

BRUXELLES - (Reuters) - L'Unione Europea e la Banca Mondiale terranno una conferenza internazionale dei donatori per il Kosovo, due giorni prima l'attesa dichiarazione della propria indipendenza dalla Serbia da parte della provincia.
"Posso confermare che la Commissione europea, assieme alla Banca Mondiale, sta preparando una conferenza dei donatori molto probabilmente per giugno", ha detto la portavoce della Commissione Europea, Krisztina Nagy.
Secondo gli esperti, il Kosovo -- che non verrà ammesso all'Onu per l'opposizione di Russia e Serbia alla sua indipendenza -- ha bisogno di un forte sviluppo dal punto di vista economico.
L'Ue dovrebbe raggiungere un accordo questo fine settimana per assumere un ruolo di supervisione in Kosovo anche se alcuni Stati membri non riconosceranno, almeno in fase iniziale, l'indipendenza della provincia serba.
"E' già più o meno chiaro. L'Unione europea invierà una missione in Kosovo per sostituire quella delle nazioni Unite", ha spiegato a un quotidiano polacco il ministro degli Esteri sloveno Dimitrij Rupel, al cui Paese spetta la presidenza di turno dell'Ue.
"Il Kosovo è rimasto sotto l'amministrazione Onu per dieci anni. In pratica, è una sorta di protettorato dell'Ue", ha aggiunto parlando al Dziennik in un'intervista pubblicata oggi.
La decisione di inviare una missione di 2.000 uomini assieme a un amministratore Ue dovrà essere approvata alla mezzanotte di domani, a meno che qualcuno dei 27 Paesi Ue non avanzi un'obiezione dell'ultimo minuto, secondo quanto spiegato da alcuni diplomatici.
I leader del Kosovo dovrebbero dichiarare l'indipendenza domenica nonostante l'opposizione di Serbia e Russia.
I ministri degli Esteri dell'Ue discuteranno la loro decisione lunedì prossimo.
Secondo i diplomatici, fino a 20 Paesi dell'Ue tra cui importanti potenze dovrebbero riconoscere il nuovo Stato subito ma almeno sei Paesi -- Cipro, Grecia, Slovacchia, Spagna, Bulgaria e Romania -- hanno detto che non lo faranno subito.


Fonte: http://www.borsaitaliana.reuters.it/

Putin: reagiremo all'indipendenza del Kosovo...


MOSCA - L'appoggio unilaterale all'indipendenza del Kosovo è un atto «immorale e illegale» e l'Europa dovrebbe smettere con i doppi standard: un duro Vladimir Putin ha annunciato ieri nella sua ultima conferenza stampa annuale da presidente russo l'adozione di contromisure nel caso in cui Pristina si stacchi autonomamente dalla Serbia.

«Non vogliamo scimmiottare l'Occidente, se qualcuno prende decisioni stupide e illegali, non significa che dobbiamo farlo anche noi», ha detto Putin. «Ma lo interpreteremo come un segnale e reagiremo per garantire i nostri interessi. Abbiamo già pronto un piano e sappiamo cosa fare». Putin ha sottolineato la situazione di Cipro: «l'approccio al problema dell'isola e a quello del Kosovo dovrebbe essere univoco. C'è una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu che conferma l'integrità territoriale per il Kosovo, e perciò anche Cipro dovrebbe essere uno stato singolo. Perchè gli europei non riconoscono Cipro nord, non si vergognano ad applicare doppi standard nell'affrontare problemi identici nelle varie regioni del mondo? Alcuni principi non devono essere validi in una parte d'Europa e non in un'altra, tenere presenti gli interessi di alcuni stati e non di altri. Questo è un sistema per creare caos», ha detto il presidente russo. «Noi non vogliamo che la situazione arrivi a un vicolo cieco - ha aggiunto Putin -, vogliamo solo standard e principi universali per la soluzione dei conflitti di questo tipo». «Continuano a ripeterci - ha concluso il presidente russo - che il caso del Kosovo è particolare, ma è una menzogna, è chiaro a tutti. Si tratta di un conflitto interetnico caratterizzato da crimini commessi da entrambe le parti». Inoltre, «non è un bene incoraggiare il separatismo». Sulla stessa linea Belgrado. Nel tentativo di prevenire l'indipendenza della provincia del Kosovo, il governo serbo ha dichiarato oggi nulla e priva di valore qualunque iniziativa in questo senso. I leader albanesi del Kosovo hanno annunciato che domenica dichiareranno unilateralmente l'indipendenza, nonostante il «no» della Russia nel Consiglio di Sicurezza dell'Onu.

sabato 15 dicembre 2007

Indipendenza del Kosovo...l'Unione Europea sbaglia!

Tudjman, Milosevic (nella foto a sinistra), Karadzic, Hizbegovic, Mladic...e tanti altri! Sono i mattatori della ex-Jugoslavia, i distruttori del grande "sogno" di Tito, colui che ebbe il coraggio di opporsi e di allontanarsi dalle idee e dalla guida di Stalin, il Maresciallo che riuscì a costruire nel dopo-guerra una Nazione multi-etnica facendola crescere e prosperare economicamente e culturalmente, il Maresciallo che mantenne l'ordine per 46 anni dove la vera JUGOSLAVIA (Stato degli Slavi del Sud) i cui confini a nord erano segnati dalla Slovenia ed a Sud dal Montenegro, era retta da un ordine di cui nessuno osava dubitare, di cui nessuno osava intaccare perchè indistruttibile...almeno fin quando il Maresciallo Tito era in vita! Come tutti gli uomini di questo Mondo, anch'egli non era immortale e difatti morì anziano nel lontano 1980 il 4 Maggio...anno funesto perchè senza più la sua guida vigile la Yugoslavia andava sempre più scivolando verso la disgregazione e lo scollamento di quella società che era stata il suo vanto.
Una delle sue massime storiche molto attuali anche oggi diceva: "Il popolo Yugoslavo è come l'acqua e l'olio, se li COMPRIMI si UNISCONO...ma se allenti la pressione si dividono!"
Oggi nei balcani, dopo quelle guerre civili brutali e fratricide dei primi anni '90, di nuovo si annusa "puzza" nauseabonda di tensione e di guerra...il Kosovo, Provincia Autonoma a maggioranza Albanese creata come status dallo stesso Tito, grida all'Indipendenza dalla Repubblica Serbo-Montenegrina dove tempo fà a sua volta il Montenegro marciava con un Referendum verso il distaccamento istituzionale dalla madre Serbia.
Un "puzzle" in totale dissolvimento...e se dovesse accadere tutto ciò (sperando per questa volta in maniera pacifica) si può dire che anche l'ultimo "mattone" della "casa" costruita da Tito è crollato! Chissà come soffrirebbe oggi a guardare come l'orgoglio della vecchia Yugoslavia, comunista ma pacifica, sia stato calpestato, rinnegato e gettato peggio che nella spazzatura.
Gli odierni fatti politici che stanno accadendo in Kosovo ma ancora di più i fatti storici che sono accaduti nella ex-Yugoslavia Titina dal 1991 al 1996 e 1999 devono far bene riflettere su un principio cardine: quando regna il caos, il disordine, quando il potere viene abbandonato in mano ai folli, quando l'Anarchia prende piede nella Politica...tutta la società, senza esclusione alcuna, crolla nella distruzione più totale ed inevitabilmente la guerra civile si porta dietro il suo "lugubre" bagaglio di lutti, sangue, odio, devastazione, povertà assoluta!
Ritornando alla questione dell'indipendenza del Kosovo, l'Unione Europea che attualmente stà spingendo per quest'ultima opzione stà di nuovo clamorosamente sbagliando politica!
Alimentare il fuoco dell'indipendenza "forzata" da Belgrado significa spingere di nuovo i Balcani verso un anno carico di tensione e di violenza strisciante; l'Europa inetta e codarda già nel 1991 aveva gettato benzina sul fuoco (la Germania fu la prima Nazione Europea a riconoscere la Repubblica Croata di Franjo Tudjman come Stato libero, sovrano e indipendente).
La "vera" strada da percorrere a mio avviso è quella di convincere Belgrado con tutti gli stumenti diplomatici possibili a concedere una più larga autonomia amministrativa alla regione del Kosovo, concedendogli magari lo status di regione a statuto speciale come per esempio in Italia lo è la Val D'Aosta.
Dunque Kosovo che rimane dentro i confini dell'attuale Repubblica Serba ma con un Consiglio Regionale che come un semi-parlamento può legiferare entro determinati limiti amministrativi nel suo territorio di competenza, rispettando tutte le minoranze etniche presenti sul territorio e rispettando le leggi della Costituzione Federale Serba.
Altrimenti ancora una volta si metterà a repentaglio quel fragile e poco di ORDINE che si è ricostituito nell'intera ex-Yugoslavia sotto l'ombrello dell'ONU e della NATO.

Alexander Mitrokhin

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ITALIA-CINA

ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!