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lunedì 25 luglio 2011

giovedì 26 maggio 2011

Serbia, arrestato Ratko Maldic!

L'ex capo militare dei serbi di Bosnia e' ricercato per genocidio e crimini contro l'umanita'!

Il generale della guerra serbo-bosniaca Ratko Mladic, la cui lunga latitanza ha ostacolato finora l'ingresso della Serbia nell'Unione europea, è stato arrestato in Serbia. Lo ha confermato il presidente Tadic.
"Si trova nel quartier generale della Bia", ha detto un amico di famiglia, facendo riferimento all'Agenzia di intelligence serba. "E' stato arrestato in Serbia", ha aggiunto.
Comandante delle forze serbo-bosniache nella guerra di Bosnia del 1992-1995, Mladic è stato incriminato nel 1995 di genocidio per il massacro di Srebrenica in cui morirono 8.000 uomini musulmani e per l'assedio di Sarajevo, durato 43 mesi.
Mladic, genocidio e crimini contro l'umanità, è stato arrestato dagli agenti della sicurezza di Stato serba, secondo la tv di Stato Rts Tv che ha citato alcune fonti.
La tv pubblica serba Rts ha confermato che Mladic è stato arrestato. Secondo un'altra televisione, B92, Mladic e' stato catturato nel villaggio di Lazarevo, a 80 chilometri a nord-est di Belgrado. E' attesa a minuti una conferenza stampa del presidente Boris Tadic.

Fonte: http://notizie.it.msn.com

domenica 12 dicembre 2010

DA WIKILEAKS - AMBASCIATA USA A BELGRADO: RAPPORTI RUSSIA-SERBIA!

Giovedi, 03 settembre 2009, 13:41 BELGRADO SECRET 000.841 SIPDIS ANKARA AMEMBASSY PASS per Adana AMEMBASSY AMCONSUL ASTANA PASS PER siamoSedi degli ufficiServiziMedia BERLINO AMEMBASSY ALMATY PASS A BERLINO AMEMBASSY DUSSELDORF AMCONSUL PASS PER AMCONSUL LEIPZIG BELGRADO AMEMBASSY PASS PER AMEMBASSY PODGORICA HELSINKI AMEMBASSY PASSA A SAN PIETROBURGO AMCONSUL AMEMBASSY ATENE PASS PER AMEMBASSY MOSCA SALONICCO AMCONSUL PASS A MOSCA AMEMBASSY Vladivostok AMCONSUL PASS PER AMCONSUL Ekaterinburg EO 12.958 decl: 2019/09/03 PGOV TAGS, Prel, Eint, massa, RS, SR OGGETTO: SERBIA alle prese con la Russia IN ANTICIPO DI MEDVEDEV VISITA REF: (A) 08 BELGRADO 98, (B) 08 BELGRADO 1333 classificate per: Brush Jennifer, incaricato d'affari; RAGIONE: 1,4 (B), (d) Sintesi -------

¶ 1. (C) Poiché la Serbia cerca di superare le difficoltà economiche di montaggio e di andare avanti verso il suo obiettivo primario di appartenenza all'Unione europea, il governo sta lottando per trovare il tono giusto nei rapporti bilaterali con la Russia: il Presidente Tadic e suoi più stretti collaboratori appaiono intenti a dare il Russi loro dovuto senza irritare gli europei, mentre altri - tra cui il Ministro degli Esteri Jeremic - sembrano voler usare stretti legami con la Russia come una "merce di scambio" con l'Europa e gli Stati Uniti (rif. A). La prevista visita del presidente russo Dmitry Medvedev nel mese di ottobre è già attirando l'attenzione supplementare ad un rapporto bilaterale dove caldo, la retorica amichevole spesso non è accompagnata da concreti, a vantaggio di una cooperazione reciprocamente in, economico, politico o di sicurezza regni. Fine Riepilogo. Ottobre la visita di Medvedev ----------------------

¶ 2. (C) Il recente annuncio che il presidente russo Dmitry Medvedev si recherà in visita Serbia nel mese di ottobre per celebrare il 65 ° anniversario della liberazione di Belgrado durante la seconda guerra mondiale dalle forze sovietiche si è concentrata l'attenzione dell'opinione pubblica sul rapporto Russia-Serbia, innescando titoli stampa che annuncia l'" ritorno ad un fraterno abbraccio "con la Russia. Consigliere presidenziale Aleksandar Knezevic ci ha detto il 20 agosto che i russi avevano proposto "grandioso" piano per la visita (non confermato per includere una parata militare), Knezevic ha detto che la presidenza sarebbe sarto gli eventi per dimostrare che la Russia era uno dei numerosi partner chiave. Per quanto riguarda la II Guerra Mondiale celebrazioni in particolare, ha riconosciuto la sfida di bilanciare la commemorazione del ruolo sovietico nella liberazione di Belgrado con il ruolo di altri alleati nello sforzo di guerra più ampia. capo dello staff presidenziale Miki Rakic ha confermato il 25 agosto che i piani erano ancora in evoluzione e che la data non era stata impostata, nonostante le notizie di stampa diffuse che sarebbe il 20 ottobre.



¶ 3. (SBU) I risultati principali per la visita di Medvedev sarà riferito essere un prestito di 1,4 miliardi dollari russo per il sostegno al bilancio e progetti di infrastrutture e la creazione di una joint venture tra Gazpromneft e Srbijagas per l'espansione del Dvor di stoccaggio sotterraneo di gas naturale impianto di Banatski. Ambasciatore russo Aleksandr Konuzin ha dichiarato alla stampa che i due paesi avrebbe firmato una serie di accordi bilaterali, ma ha rifiutato di rivelare gli argomenti. Ci aspettiamo che le due parti metterà in evidenza la libera organizzazione di viaggi, visto che è andato in vigore il 1 ° giugno, così come l'attuale bilaterale di libero scambio. I rapporti politici: il bilanciamento Retorica -------------------------------------------

¶ 4. (C) Il dilemma che Tadic ei suoi soci in faccia Presidenza calibrare il tono e la sontuosità della visita di Medvedev è sintomatica del rapporto bilaterale complessivi di Serbia con la Russia. Essi percepiscono una costante necessità di veto del Consiglio di sicurezza dell'ONU la Russia e il sostegno retorico sul Kosovo, in particolare, mentre la Corte Internazionale di Giustizia caso è in corso. Allo stesso tempo, questo gruppo più pragmatico dei politici vede che la Russia non è sempre un partner affidabile - come quando il governo russo ha utilizzato la dichiarazione di indipendenza del Kosovo per giustificare le sue azioni in Abkhazia e in Ossezia. Questo gruppo si rende conto anche che l'assistenza russa impallidisce in confronto ai benefici tangibili di eventuale appartenenza all'Unione europea. Essi sostengono - correttamente - che i due obiettivi di adesione all'Unione europea e le buone relazioni con la Russia non devono essere mutuamente esclusive, che punta a numerose dichiarazioni da parte del governo russo che sostiene le aspirazioni della Serbia all'UE. Tadic ei suoi più stretti consiglieri di politica estera, pertanto dedicare la maggior parte della loro energia per l'integrazione europea, con particolare attenzione alla Russia solo se necessario per mantenere l'equilibrio nelle apparenze esteriori.



¶ 5. (C) Vuk Jeremic e il suo team alla Farnesina seguire un approccio diverso, però. Essi sembrano disposti a impegnarsi pienamente retorica o su un livello politico al corso UE, e si aggrappano a Russia, Cina, e il Movimento dei Non-Allineamento come contrappesi o alternative alla UE. In seguito a questa logica, che vedono ogni interazione positiva con Mosca come un duro colpo per Washington, e anche tentato di sfruttare la visita di Medvedev a fare pressioni per un incontro per FM Jeremic con il Segretario. Direttore politico Borko Stefanovic Agosto 25 Descrizione a noi il piano di una Medvedev visita elaborato è stato emblematico: lui e, eventualmente, Jeremic si recherà a Mosca prima della visita di coordinare la messaggistica; Medvedev avrebbe affrontato il Parlamento, diventando il primo capo di stato a farlo , e l'anniversario della liberazione di Belgrado sarebbe stato utilizzato per evidenziare la storia fascista orgoglioso anti-Serbia. Le relazioni economiche distorte per gli Benefit Russia ------------------------------------------- - -

¶ 6. (SBU) la Russia è il secondo partner commerciale più grande della Serbia e l'ottava più grande fonte di investimento. Il commercio bilaterale è cresciuto significativamente negli ultimi anni, raggiungendo un picco di poco oltre $ 4 miliardi nel 2008; importazioni russe rappresentano circa il 13% del totale delle importazioni di Serbia. I numeri sono caduti in crisi 2009 a causa economica globale la, ma l'equilibrio è rimasto in importazioni di energia della Russia favore della Serbia a causa pesanti sulla fiducia, nei primi sei mesi dell'anno il totale del commercio è stato di $ 1,1 miliardi, con 830 milioni scambi $ deficit per la Serbia. Quasi il 75% delle esportazioni russe in Serbia sono legati all'energia, con la contabilità del greggio per il 49% e il gas naturale il 25%.



¶ 7. (SBU) Dal 2000, le imprese russe hanno investito circa $ 1 miliardo in Serbia - 742 milioni dollari in contanti e il resto in obbligazioni per i futuri investimenti. Il 2009 stato l'acquisto di petrolio del settore di Serbia, NIS, Gazpromneft da per 555 milioni dollari (Rif. B) incide per oltre la metà del totale degli investimenti russi. Altre offerte significativi includono Lukoil del 2003 di acquisto del 80% della società Beopetrol benzina di distribuzione per 187 milioni dollari e produttore di componenti auto Autodetal gli travagliata 2008 acquisto di una quota del 39% in Ikarbus produttore di autobus per $ 10,7 milioni. investimenti greenfield solo la Russia in Serbia fino ad oggi è stata la Banca di Mosca, che ha iniziato servendo clienti corporate e retail nel giugno 2009 con 24 milioni di dollari di capitale. La Banca di Mosca sembra essere concentrandosi su offerte energia potenziale e acquisizione del serbo di proprietà di banche statali. Cooperazione per la sicurezza: All Talk, (quasi) nessuna azione --------------------------------------- ------ ------



¶ 8. (SBU) Come in campo politico, Serbia relazioni di sicurezza con la Russia sono più simbolico che concreto. Ministro della Difesa Sutanovac si riunisce periodicamente con le controparti russe e organizza possibilità di scattare foto con la manciata di studenti serbi che frequentano gli istituti militari russi ogni anno. L'esercito serbo si affida ancora pesantemente sul dell'era sovietica attrezzature, tra cui una diminuzione della flotta di MiG, e quindi rimane dipendente dalla Russia per le parti di ricambio, assistenza e formazione tecnica, la Russia fa pagare importo per il sostegno è una piaga punto di frequente. militare rapporto di Serbia con la Russia è in gran parte priva di contenuto, non ci sono operative o di pianificazione esercitazioni congiunte. Un recente progetto di sminamento finanziato russo presso l'aeroporto di Nis ha suscitato notevole interesse dei media, nonostante la modesta portata. (Commento: In contrasto con queste relativamente impegni limitata con la Russia, serbo militare lega il con gli Stati Uniti e la NATO stanno crescendo in modo dinamico i collegi. In passato il solo anno, più di 60 membri del serbo i militari hanno partecipato sottufficiale americano di addestramento militare, accademie, la guerra e ; Serbia è la sua ristrutturazione militare sul modello occidentale NATO /, gode di un rapporto dinamico con la Guardia Nazionale dell'Ohio, ed è alzando il suo coinvolgimento nel Partenariato per la Pace, inclusa l'accoglienza in corso MEDCEUR esercizio di reazione alle catastrofi con EUCOM. Fine.) Commenta



¶ 9. (S) La Russia non sono arrivati in Serbia le richieste di assistenza nel localizzare incriminata dell'Aja Ratko Mladic, Consigliere del Presidente Miki Rakic ci ha detto il 25 agosto. Rakic ha detto di ritenere sulla base del profilo di Mladic che l'ex comandante militare serbo bosniaco si nascondeva probabilmente in Serbia, eventualmente con l'assistenza da fonti estere. Chiedere che le informazioni di "rimanere a questo tavolo", Rakic ci ha detto che aveva posto una serie di domande sui contatti specifici tra gli associati Mladic e diplomatici russi, così come le telefonate e viaggi in Russia da associati Mladic, a FSB direttore Aleksandr Bortnikov nel mese di giugno, al russo Nikolay National Security Advisor Patrushev nel mese di luglio, e più recentemente per Amministrazione Presidenziale Capo di Stato Maggiore Vladislav Surkov. Se i russi non hanno risposto prima di visita di Medvedev, Rakic ha detto Tadic avrebbe sollevato lo stesso problema. Commento: Questa non è una competizione -----------------------------------

¶ 10. (C) Anche se l'Unione europea è e deve rimanere obiettivo finale la Serbia, il paese è indissolubilmente legate da dipendenza energetica, le relazioni militari, e le affinità culturali con la Russia. Governo serbo La lotta per trovare il giusto equilibrio tra queste due esigenze nasce dal conflitto tra i responsabili politici - come Jeremic - che vedono la politica estera come un gioco a somma zero, e coloro che credono in relazioni reciprocamente benefica. Siamo in grado di rafforzare la mano di forze pragmatiche nel governo serbo, riconoscendo nelle nostre dichiarazioni pubbliche che la Serbia ha bisogno di dedicare maggiori sforzi per avere un sano, equilibrato rapporto con la Russia. Si possono permettersi di essere magnanimo su questo punto perché abbiamo la storia migliore da raccontare: le statistiche di investimenti stranieri diretti e dei risultati dei nostri programmi di sostegno economico, politico, e la riforma della previdenza dimostrare che i benefici Serbia molto più di una cooperazione con gli Stati Uniti e l'Occidente di quanto non faccia dalla retorica russa. Mentre l'opinione pubblica serba non ha ancora pienamente accettato questi fatti, il nostro pubblico impegno costante diplomazia per evidenziare i risultati di impegno degli Stati Uniti stanno avendo un impatto. Dobbiamo continuare a lasciare che le nostre azioni parlano più forte delle nostre parole, impegnandosi con la Serbia su questioni di interesse reciproco, evitando qualsiasi confronto diretto con la Russia, e rifiutando categoricamente l'idea che nel 21 ° secolo un paese deve scegliere tra Oriente e Occidente. Fine commento. SPAZZOLA
 
TESTO ORIGINALE: Thursday, 03 September 2009, 13:41

S E C R E T BELGRADE 000841

SIPDIS

AMEMBASSY ANKARA PASS TO AMCONSUL ADANA

AMEMBASSY ASTANA PASS TO USOFFICE ALMATY

AMEMBASSY BERLIN PASS TO AMCONSUL DUSSELDORF

AMEMBASSY BERLIN PASS TO AMCONSUL LEIPZIG

AMEMBASSY BELGRADE PASS TO AMEMBASSY PODGORICA

AMEMBASSY HELSINKI PASS TO AMCONSUL ST PETERSBURG

AMEMBASSY ATHENS PASS TO AMCONSUL THESSALONIKI

AMEMBASSY MOSCOW PASS TO AMCONSUL VLADIVOSTOK

AMEMBASSY MOSCOW PASS TO AMCONSUL YEKATERINBURG

EO 12958 DECL: 2019/09/03

TAGS PGOV, PREL, EINT, MASS, RS, SR

SUBJECT: SERBIA GRAPPLES WITH RUSSIA RELATIONS IN ADVANCE OF MEDVEDEV

VISIT

REF: (A) 08 BELGRADE 98, (B) 08 BELGRADE 1333

CLASSIFIED BY: Jennifer Brush, Charge D’Affaires; REASON: 1.4(B), (D)



Summary

-------

¶1. (C) As Serbia seeks to overcome mounting economic difficulties and move forward toward its primary goal of European Union membership, the government is struggling to strike the right tone in the bilateral relationship with Russia: President Tadic and his close advisors appear intent on giving the Russians their due without irritating the Europeans, while others - including Foreign Minister Jeremic - seem to want to use close ties to Russia as a “bargaining chip” with Europe and the United States (ref A). A planned visit by Russian President Dmitriy Medvedev in October is already drawing additional attention to a bilateral relationship where warm, friendly rhetoric is often not matched by concrete, mutually-beneficial cooperation in the political, economic, or security realms. End Summary.



October Medvedev Visit

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¶2. (C) The recent announcement that Russian President Dmitriy Medvedev will visit Serbia in October to mark the 65th anniversary of the liberation of Belgrade during World War II by Soviet forces has focused public attention on the Serbia-Russia relationship and triggered press headlines heralding the “return to a brotherly embrace” with Russia. Presidential advisor Aleksandar Knezevic told us on August 20 that the Russians had proposed “grandiose” plans for the visit (rumored to include a military parade); Knezevic said the presidency would tailor the events to show that Russia was one of several key partners. With regard to the World War II celebrations in particular, he acknowledged the challenge of balancing the commemoration of the Soviet role in liberating Belgrade with the role of other Allies in the broader war effort. Presidential chief of staff Miki Rakic confirmed on August 25 that plans were still in flux and that the date had not been set, despite widespread press reports that it would be October 20.



¶3. (SBU) The primary deliverables for the Medvedev visit will reportedly be a $1.4 billion Russian loan for budget support and infrastructure projects and the creation of a joint venture between Gazpromneft and Srbijagas for the expansion of the Banatski Dvor underground natural gas storage facility. Russian Ambassador Aleksandr Konuzin has told the press that the two countries would sign a number of bilateral agreements but declined to reveal the topics. We expect that the two sides will highlight the visa-free travel arrangement that went into force on June 1, as well as the existing bilateral Free Trade Agreement.



Political Relations: Balancing the Rhetoric

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¶4. (C) The dilemma that Tadic and his associates in the Presidency face in calibrating the tone and lavishness of the Medvedev visit is symptomatic of Serbia’s overall bilateral relationship with Russia. They perceive a continued need for Russia’s UNSC veto and rhetorical support on Kosovo, particularly while the International Court of Justice case is ongoing. At the same time, this more pragmatic group of policymakers sees that Russia is not always a reliable partner - such as when the Russian government used Kosovo’s declaration of independence to justify its actions in Abkhazia and Ossetia. This group also realizes that Russian assistance pales in comparison to the tangible benefits of eventual European Union membership. They argue - correctly - that the two objectives of EU membership and good relations with Russia need not be mutually exclusive, pointing to numerous statements by the Russian government that it supports Serbia’s EU aspirations. Tadic and his closest foreign policy advisors therefore devote most of their energy to European integration, focusing on Russia only when necessary to maintain balance in outward appearances.



¶5. (C) Vuk Jeremic and his team at the Foreign Ministry take a different approach, however. They appear unwilling to fully commit themselves rhetorically or on a policy level to the EU course, and cling to Russia, China, and the Non-Alignment Movement as counterweights or alternatives to the EU. Following from that logic, they see every positive interaction with Moscow as a blow to Washington, and even attempted to leverage the Medvedev visit to lobby for a meeting for FM Jeremic with the Secretary. Political Director Borko Stefanovic’s August 25 description to us of plans for an elaborate Medvedev visit was emblematic: he and possibly Jeremic would travel to Moscow in advance of the visit to coordinate messaging; Medvedev would address Parliament, becoming the first head of state to do so; and the anniversary of the liberation of Belgrade would be used to highlight Serbia’s proud anti-fascist history.



Economic Relations: Skewed to Russia’s Benefit

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¶6. (SBU) Russia is Serbia’s second largest trading partner and eighth largest source of investment. Bilateral trade has grown significantly in recent years, reaching a high of just over $4 billion in 2008; Russian imports account for about 13% of Serbia’s total imports. Numbers have fallen off in 2009 due to the global economic crisis, but the balance has remained in Russia’s favor due to Serbia’s heavy reliance on energy imports; in the first six months of the year, total trade was $1.1 billion, with an $830 million trade deficit for Serbia. Nearly 75% of Russian exports to Serbia are energy-related, with crude oil accounting for 49% and natural gas 25%.



¶7. (SBU) Since 2000, Russian firms have invested approximately $1 billion in Serbia -- $742 million in cash, and the rest in obligations for future investments. The 2009 purchase of Serbia’s state petroleum industry, NIS, by Gazpromneft for $555 million (ref B) accounts for more than half of total Russian investment. Other significant deals include Lukoil’s 2003 purchase of 80% of petrol distribution company Beopetrol for $187 million and auto parts producer Autodetal’s troubled 2008 purchase of a 39% stake in bus manufacturer Ikarbus for $10.7 million. Russia’s only greenfield investment in Serbia to date has been the Bank of Moscow, which began serving corporate and retail clients in June 2009 with $24 million in founding capital. The Bank of Moscow appears to be focusing on potential energy deals and acquisition of Serbian state-owned banks.



Security Cooperation: All Talk, (Almost) No Action

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¶8. (SBU) As in the political realm, Serbia’s security relations with Russia are more symbolic than concrete. Minister of Defense Sutanovac meets periodically with Russian counterparts and organizes photo opportunities with the handful of Serbian students who attend Russian military institutes each year. The Serbian military still relies heavily on Soviet-era equipment, including a dwindling fleet of MiGs, and therefore remains dependent on Russia for spare parts, service, and technical training; the amount Russia charges for this support is a frequent sore point. Serbia’s military relationship with Russia is largely void of content; there are no joint operational or planning exercises. A recent Russian-funded demining project at the Nis Airport attracted significant media coverage, despite being modest in scope. (Comment: In contrast to these relatively limited engagements with Russia, the Serbian military’s ties with the U.S. and NATO are growing dynamically. In the past year alone, over 60 members of the Serbian military attended U.S. NCO training, military academies, and war colleges; Serbia is restructuring its military on the Western/NATO model; it enjoys a dynamic relationship with the Ohio National Guard; and it is upping its involvement in Partnership for Peace, including hosting the ongoing MEDCEUR disaster response exercise with EUCOM. End Comment.)



¶9. (S) Russia has not been forthcoming on Serbia’s requests for assistance in locating Hague indictee Ratko Mladic, presidential advisor Miki Rakic told us on August 25. Rakic said he believed based on Mladic’s profile that the former Bosnian Serb military commander was likely hiding in Serbia, possibly with assistance from foreign sources. Asking that the information “remain at this table,” Rakic told us that he had posed a series of questions about specific contacts between Mladic associates and Russian diplomats, as well as phone calls and trips to Russia by Mladic associates, to FSB Director Aleksandr Bortnikov in June, to Russian National Security Advisor Nikolay Patrushev in July, and most recently to Presidential Administration Chief of Staff Vladislav Surkov. If the Russians did not respond before Medvedev’s visit, Rakic said, Tadic would raise the issue himself.



Comment: This Is Not a Competition

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¶10. (C) While the European Union is and should remain Serbia’s ultimate goal, the country is also inextricably linked by energy dependency, military relationships, and cultural affinity with Russia. The Serbian government’s struggle to find the proper balance between these two imperatives stems from conflict between policymakers - such as Jeremic -- who see foreign policy as a zero-sum game, and those who believe in mutually beneficial relationships. We can strengthen the hand of pragmatic forces in the Serbian government by recognizing in our public statements that Serbia needs to devote effort to having a healthy, balanced relationship with Russia. We can afford to be magnanimous on this point because we have the better story to tell: the foreign direct investment statistics and the results of our programs supporting economic, political, and security reform demonstrate that Serbia benefits far more from cooperation with the United States and the West than it does from Russian rhetoric. While the Serbian public has not yet fully accepted these facts, our constant public diplomacy efforts to highlight the results of U.S. engagement are having an impact. We should continue to let our actions speak louder than our words by engaging with Serbia on issues of mutual interest, avoiding any direct comparisons with Russia, and flatly rejecting the notion that in the 21st century any country must choose between East and West. End Comment. BRUSH
 

martedì 19 maggio 2009

Stipendi in Serbia, Croazia, Bosnia Erzegovina e dintorni...

Sopra, la cartina geografica della Serbia...
La bandiera Nazionale della Serbia...
Quanto guadagna un postino in Serbia? E in Croazia, Bosnia o Montenegro? Una breve rassegna del quotidiano belgradese “Politika” tra stipendi medi e potere d'acquisto:
Di A. Nikolić, Politika, 8 gennaio 2007 (tit. orig. Плате у Србији и окружењу. Од 200 до 750 евра) Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Ivana Telebak

Se i portafogli dei cittadini della ex Jugoslavia si misurassero secondo lo spessore il migliore sarebbe quello degli sloveni con uno stipendio medio mensile di 750 euro. I portafogli più sottili, come ha mostrato la nostra ricerca, sono quelli dei macedoni con poco più di 200 euro al mese. Abbastanza male, con circa 250 euro al mese, se la pasano i montenegrini. Nella stessa situazione si trovano anche i cittadini della Bosnia ed Erzegovina, dove in media si guadagna poco più di 500 marchi convertibili, che sono circa 250 euro. Un po’ meglio se la passano i cittadini del nostro paese (meno di 300 euro), mentre i croati, con 610 euro in media, trottano dietro agli sloveni che sono al primo posto. Non bisogna trascurare il fatto che nell’unico paese jugoslavo membro dell'Unione europea anche i prezzi sono comunque europei e molto più alti che da noi. Nonostante le differenze nello standard, quando vengono paragonati gli stipendi medi secondo le professioni, indubbiamente in tutti i paesi nella miglior posizione sono i programmatori dei computer, i manager, gli ingegneri e gli impiegati del settore finanziario. Sul territorio della ex Jugoslavia i parrucchieri, i postini, i droghieri, i muratori e gli spazzini continuano ad essere i mestieri meno pagati. In Serbia, per fare un esempio, secondo i dati delle imprese comunali pubbliche, gli spazzini guadagnano circa 260 euro. In Montenegro questo lavoro in media viene pagato da 120 a 200 euro, mentre gli spazzini sloveni mensilmente guadagnano più di 400 euro. Coloro che ricevono lo stipendio dal budget statale, generalmente stanno meglio in Serbia che in Montenegro. Comunque, come dice il nostro corrispondente dal Montenegro, è molto difficile stabilire a quanto davvero ammonta l’importo dello stipendio. I datori di lavoro a causa delle tasse per lo più fanno vedere solo il minimo stabilito per legge e su quella cifra saldano gli obblighi verso lo Stato. In Serbia esiste un problema di altro tipo. Nessuna statistica segna quanto in media si guadagna secondo le professioni, sicché come fonti per questa ricerca sono stati usati principalmente i dati dei ministeri competenti, delle imprese statali e private. Gli stipendi degli avvocati e delle altre professioni non possono che essere oggetto di indovinelli e di storie “per sentito dire”. Quello che si sa per certo e che la statistica segna regolarmente è che da anni gli stipendi più alti in Serbia li percepiscono gli impiegati nell'industria del tabacco. Secondo i dati recenti, lo stipendio medio nel mese di novembre in questo ramo dell'industria, senza le tasse e i contributi, ammontava persino a 59.576 dinari. Guadagni un po’ più inferiori li hanno avuti gli impiegati nel settore finanziario (48.868) e nel settore delle assicurazioni (45.056). Persino otto volte più bassi sono gli stipendi dei tessili che da anni si trovano in fondo alle tabelle. A novembre i loro stipendi, secondo i dati dell’Istituto per la statistica della Repubblica, erano di poco superiori ai 6.000 dinari. E' disastroso anche il fatto che addirittura sei comuni in Serbia segnano gli stipendi medi soltanto con una cifra. Meno di diecimila guadagnano gli abitanti di Ivanjica (9.619), di Blac (9.554), Pantelej, il comune di Nis (8.569), e di Svrljig (7.992). Di sicuro peggio, con solo 7.127 dinari, se la passano gli abitanti di Bela Palanka. Dall'altra parte, Vracar, Beocin, Lazarevac, Novi Beograd e Surcin appartengono ai comuni dove si vive meglio. Già da mesi, i loro abitanti mediamente hanno gli stipendi più alti di 30.000 dinari. Fra l’altro, il guadagno medio senza le tasse e contributi in Serbia, percepito nel mese di novembre, era di 23.148 dinari, poco meno di 300 euro. Rispetto al guadagno medio senza le tasse e i contributi pagato nel mese di ottobre 2006, nominalmente è più alto del 3,62, e realmente del 2,59 per cento. La statistica ha segnato anche il fatto che per i primi 11 mesi dell'anno scorso gli stipendi sono aumentati realmente di 10,93 per cento.

venerdì 25 aprile 2008

Slobodan Milosevic...in breve chi era l'uomo forte dei Balcani che ha distrutto la Yugoslavia Comunista di Tito!

Slobodan Milosevic nasce il 20 agosto 1941 nella città di Pozarevac nella Repubblica di Serbia. Nel 1964 ottiene la laurea in legge all'università di Belgrado e inizia la propria carriera nei settori amministrativo e bancario. Entra giovanissimo nella Lega dei comunisti. Mentre è a Belgrado a studiare il padre si suicida. Undici anni dopo, la madre farà lo stesso. Anche lo zio materno, ex generale, si suicida. Queste tragedie segnano profondamente il giovane Slobodan. Terminata l'università si iscrive al Partito comunista: è il percorso obbligato per fare carriera nella Jugoslavia di Tito. Milosevic diventa funzionario della "Tehnogas" di Belgrado, una delle più grandi compagnie industriali della Serbia. Passa poi alla guida della Beobanka, il principale istituto di credito del Paese. Viaggia spesso e soggiorna a lungo negli USA. Impara i segreti della finanza e affina il suo inglese. Sposato e con due figli, Marija e Marko, la moglie Mirjana Markovic, è un'affermata professoressa all'università di Belgrado ed è membro dell'Accademia Russa Delle Scienze Sociali. Dopo essere entrato in politica Milosevic ricopre alcune delle più importanti cariche pubbliche della Repubblica di Serbia. È il fondatore ed il presidente del partito socialista serbo. Sia nelle elezioni nazionali del 1990 sia in quelle del 1992, Milosevic viene eletto presidente della Serbia dalla grande maggioranza degli elettori. Il 15 luglio 1997 viene eletto presidente della Jugoslavia mediante una votazione segreta svoltasi durante la riunione della Camera Della Repubblica e della Camera Dei Cittadini, facenti parte dell'Assemblea Federale. Il suo mandato inizia il 23 luglio 1997, dopo aver giurato fedeltà alla Repubblica durante la riunione dell'Assemblea Federale. Da allora Milosevic è rimasto per lungo tempo saldamente al potere, fino alla sconfitta alle elezioni presidenziali del settembre 2000. Considerato uno dei maggiori responsabili del genocidio che è stato perpetrato in Serbia nei confronti dei kosovari, denunciato per crimini contro l'umanità, il satrapo balcanico viene arrestato come ordinato dal Tribunale Internazionale dell'Aja poichè, secondo l'accusa, "dal gennaio 1999 fino al 20 giugno 1999, Slobodan Milosevic, Milan Milutinovic, Nikola Sainovic, Dragoljub Ojdanic e Vlajko Stojiljkovic hanno pianificato, istigato, ordinato, eseguito o in qualunque altro modo sostenuto e favorito una campagna di terrore e violenza diretta verso civili albanesi abitanti nel Kosovo, all'interno della Repubblica Federale Yugoslava". Muore per cause naturali, nella prigione di Scheveningen, il giorno 11 marzo 2006, mentre era ancora in corso il processo per crimini di guerra, apertosi nel febbraio 2002 al Tribunale penale internazionale dell'Aia.


martedì 22 aprile 2008

Josip Broz Tito...chi era in breve l'uomo forte del Comunismo Yugoslavo!

Josip Broz (grafia cirillica: Јосип Броз, più conosciuto con il nome di battaglia di Tito (Тито); Kumrovec, 7 maggio 1892Lubiana, 4 maggio 1980) è stato un politico e militare jugoslavo, capo della Repubblica Jugoslava dalla fine della Seconda guerra mondiale sino alla morte.
Il paesino dove nacque si trova attualmente nel nord-ovest della Croazia, in una zona, chiamata Zagorje, che all'epoca faceva parte dell'Impero Austro-Ungarico. Era il settimo dei quindici figli di Franjo e Marija Broz, nata Javeršek. Suo padre era croato, mentre la madre era slovena.
Dopo aver trascorso alcuni anni della sua infanzia col nonno materno a Podsreda (Slovenia), frequenta a Kumrovec la scuola elementare. Nel 1907 lascia il paese natale per trasferirsi a Sisak, dove lavora come apprendista fabbro. A Sisak si confronta con le idee e le istanze del movimento dei lavoratori e nel 1910 partecipa alla celebrazione del primo maggio (festa del lavoro).
Nel 1910 entra a far parte del Sindacato dei lavoratori metallurgici e del Partito Social-Democratico della Croazia e della Slovenia. Tra il 1911 e il 1913 lavora brevemente in molte città dell'Impero Austro-Ungarico. Nell'autunno del 1913 inizia il servizio militare, nel maggio del 1914 conquista la medaglia d'argento nel torneo di scherma dell'esercito austro-ungarico, a Budapest.
Allo scoppio della prima guerra mondiale Tito, inviato a Ruma, è arrestato per aver svolto propaganda contro la guerra. Imprigionato nella fortezza di Petrovaradin, nel 1915 è trasferito in Galizia e poi a combattere sul fronte russo. In Bukovina la granata di un obice lo ferisce gravemente e in aprile il suo intero battaglione è catturato dai Russi. Dopo alcuni mesi trascorsi in ospedale, nell'autunno del 1916 Tito è inviato in un campo di lavoro negli Urali.
Nell'aprile del 1917 è arrestato per aver organizzato una protesta tra i prigionieri di guerra. Riesce a fuggire dal campo per unirsi alle dimostrazioni del 16 e 17 giugno del 1917 a San Pietroburgo.
Per fuggire Tito scappa quindi verso la Finlandia. Di nuovo arrestato è costretto a trascorrere tre settimane nella fortezza di Petropavle, per poi essere trasferito nel campo di prigionia a Kungur, riuscendo però a fuggire durante il tragitto in treno. Nel novembre dello stesso anno entra a far parte dell'Armata Rossa ad Omsk (Siberia).
Nella primavera del 1918 Tito chiede di essere ammesso nel Partito Comunista Russo. La domanda è accolta. Nel 1920 partecipa a Zagabria alla fondazione del Partito Comunista Jugoslavo. Negli anni successivi partecipa a diverse proteste e agli scioperi durante i quali rischia spesso la vita.


Nel 1934 Tito diventò membro del Dipartimento Politico del Comitato Centrale del KPJ. Assume - anche per non essere scoperto - il famoso soprannome di Tito. Nello stesso anno Petar II (1923 - 1978) a soli 11 anni prende il posto del padre Aleksandar I Karađorđević (1889 - 1934), che era stato assassinato.
La Jugoslavia il 24 marzo 1941 aderisce al patto tripartito sotto le minacce di Adolf Hitler (1889 - 1945). Il colpo di stato del 27 marzo 1941, maturato in ambienti militari e auspicato dai servizi segreti inglesi rompe l'accordo con il patto tripartito. Seguono manifestazioni di delirante entusiasmo popolare, al quale non fu estranea l'attività sotterranea del KPJ. Dopo pochi giorni la Jugoslavia firma un trattato di amicizia con l'URSS. Hitler, indignato, invade e conquista la Jugoslavia in 11 giorni (6-17 aprile 1941) con l'aiuto degli Stati dell'Asse (Italia e Ungheria, soprattutto).
Data la velocità della conquista, interi settori dell'esercito passano direttamente alla Resistenza jugoslava. Tito in persona il 4 luglio incitò il popolo alla resistenza contro la Germania nazista, e l'Italia fascista, assumendo il comando dell'Armata Popolare di Liberazione della Jugoslavia, la "Jugoslovenska Narodna Armija".
I nazisti e gli ustascia, collaborazionisti insediatisi intanto in Croazia, risposero con estrema ferocia tramite esecuzioni, torture e stragi, incendiando i paesi dove si erano rifugiati i ribelli e fucilando tutti i partigiani; fu particolarmente feroce la persecuzione contro i Serbi ed altri non Croati compiuta dagli ustascia. Nei campi di concentramento ustascia (fra i quali il più grande era il famigerato lager di Jasenovac) furono trucidate tra il 1941 e il 1945 circa 400.000 persone, prevalentemente serbi, ebrei e rom.
I vertici militari nazisti progettarono di liquidare questo personaggio chiave della Resitenza iugoslava organizzando la sua cattura. Questa operazione speciale (che, se fosse riuscita, avrebbe certamente inflitto un durissimo colpo ai partigiani di Tito) venne stabilita per il 25 maggio 1944 e venne battezzata Operazione Rösselsprung. Questa azione (ipoteticamente decisiva per la lotta antipartigiana tedesca), però, fallì.
La situazione per le forze tedesche e i collaborazionisti impegnati contro la guerriglia partigiana di Tito ben presto precipitò. Infatti tra l'agosto e il settembre 1944, con il crollo del fronte orientale e il dilagare dell'Armata Rossa nei Balcani, vennero in aiuto dei partigiani le truppe russe e bulgare. Le unità partigiane titine poterono così , il 18 ottobre 1944, liberare Belgrado e il resto della Jugoslavia dai tedeschi nel 1945.


Tito allontanò dalla Jugoslavia il re Pietro II e proclamò la repubblica, divenendo capo del governo e Ministro degli esteri quindi assumendo in pratica tutti i poteri. L'11 novembre 1945 si svolse un'elezione politica, secondo molti di fatto controllata e massicciamente inquinata dai titoisti, che diede la maggioranza assoluta ai partiti del fronte nazionale capeggiato da Tito. Il 31 gennaio 1946 l'Assemblea constituente promulgò una costituzione sul modello sovietico, instaurando definitivamente un regime totalitario di stampo comunista. Seguirono numerosi processi contro gli esponenti dell'opposizione democratica e contro membri del clero (soprattutto quello cattolico); vi furono anche alcuni esempi di veri e propri processi staliniani, nei quali vennero condannate persone assolutamente innocenti (es. i cosidetti "Processi di Dachau", svoltisi a Lubiana tra il 1947 e il 1949). Nel 1948 Tito vide incrinarsi il rapporto con Stalin per il suo rifiuto nel seguire la politica sovietica: la Jugoslavia fu quindi esclusa dal blocco sovietico. Nel 1953, a 61 anni, Tito assunse anche il titolo di presidente della federazione jugoslava.
In quegli anni Tito, nel contesto della lacerante spaccatura tra cominformisti e titoisti, diede vita ad un clima fortemente repressivo. Oppositori politici, "cominformisti" o presunti tali (tra l'altro alcuni comunisti italiani accusati di stalinismo), vennero rinchiusi in tremendi campi di prigionia, tra i quali spiccava il terribile campo di Isola Calva, dopo processi e condanne sommari.
Nel 1961 Tito fu tra i promotori del Movimento dei Non-Allineati ossia un'allenza di Stati che non erano membri della NATO né del Patto di Varsavia: vi entrarono a far parte l'Egitto di Gamal Abd el-Nasser e l'India di Jawaharlal Nehru poi negli anni successivi oltre 100 altri Stati, tra cui Cuba.
Nel 1963, a 71 anni, Tito fu nominato presidente a vita. All'inizio degli anni settanta, l'intervento di Tito stroncò i movimenti di rinnovamento nella politica che erano emersi alla fine degli anni sessanta in Serbia, Croazia e Slovenia e destituì le élites comuniste che si accingevano a liberalizzare la politica economica e sociale in quelle repubbliche. Negli anni successivi, la Jugoslavia vide un periodo di accentuata repressione politica che sollevò aspre contestazioni soprattuto tra i croati. Negli anni settanta riapparve nella scena politica la figura del teorico sloveno Edvard Kardelj che, in vista dell'imminente scomparsa di Tito, elaborò, nella nuova costituzione del 1974, un modello con-federale basato sulla cooperazione democratica tra le dirigenze comuniste delle varie repubbliche e province autonome, che mantenevano però l'egemonia assoluta nei loro rispettivi paesi. Tito morì il 4 maggio 1980 in un centro clinico a Lubiana (Slovenia). Al suo funerale parteciparono uomini di Stato di molte nazioni.
Dopo la sua morte furono sollevati molti dubbi sulla possibilità che i suoi successori mantenessero l'unità della Jugoslavia. Tito aveva saputo tenere unito il Paese non solo limitando le tensioni nazionaliste, ma spesso anche manipolandole come strumenti per mantenere il proprio ruolo di mediatore "super partes". Secondo molti il contenimento dei nazionalismi jugoslavi fu ottenuto soprattutto con l'uso della forza tramite l'OZNA ossia servizio segreto e l'UDBA ossia polizia politica; altri sottolineano invece il ruolo dello sviluppo dell'economia e dei provvedimenti sociali, antinazionalisti ed antireligiosi del regime nel promuovere, dopo molti decenni di conflitti sanguinosi, un lungo periodo di relativa convivenza pacifica fra le diverse etnie e confessioni del Paese. Altri ancora, tra i quali il filosofo marxista sloveno Slavoj Žižek, sottolineano la natura essenzialmente repressiva e addirittura reazionaria del regime titoista, il quale da un lato esasperava l'identità nazionale "jugoslava" con misure di chiaro carattere sciovinista, e dall'altro rendeva impossibile ogni dibattito politico aperto, utilizzando i pregiudizi etnici e nazionalistici per scongiurare ogni possibile alleanza tra i gruppi d'opposizione anti-comunista presenti nelle singole repubbliche.
Dieci anni dopo la sua morte le repubbliche che formavano la federazione jugoslava decisero a maggioranza di sciogliere l'unione federale. La decisione non fu accettata dalla Serbia di Slobodan Milošević, circostanza che contribuì a scatenare una lunga e sanguinosa guerra civile.
Tito è sepolto a Belgrado, nel mausoleo Kuća Cveća (La casa dei fiori) a lui dedicato.


Il regime di Tito fu colpevole di crimini contro l'umanità come il massacro di Bleiburg, le uccisioni sommarie di circa 12.000 ex miliziani anticomunisti sloveni (domobranci) nel giugno 1945,le persecuzioni anti-italiane ed i massacri delle foibe (definite dal presidente della repubblica Giorgio Napolitano pulizia etnica) nelle regioni a ridosso del confine italo-jugoslavo che causarono la tragedia dell'esodo giuliano dalmata. Questi ultimi massacri si verificarono poco dopo la fine della guerra e si cercarono di spiegare come vendetta dei partigiani contro i fascisti, ma nella realtà furono attuate contro tutti coloro che rappresentavano o potevano rappresentare, indipendentemente dalla loro appartenenza politica, lo Stato italiano in quelle terre (Istria e Trieste) che il nuovo regime comunista jugoslavo rivendicava apertamente. A conferma di un'autentica campagna d'intimidazione contro gli italiani, vi sono anche le affermazioni di Milovan Gilas, vice capo del governo e segretario della Lega dei Comunisti di Jugoslavia che, in un'intervista rilasciata a Panorama il 21 luglio 1991, ammetteva senza giri di parole: Nel 1946 io e Edvard Kardelj (dirigente del partito comunista sloveno, ndr) andammo in Istria a organizzare la propaganda anti-italiana [...] Bisognava indurre gli italiani ad andare via con pressioni di ogni tipo. Così fu fatto.
Tra il 1945 e 1955, operavano in Jugoslavia vari campi di concentramento (quali Teharje in Slovenia e Goli Otok in Croazia), nei quali vennero perpetrati numerosi sopprusi e uccisioni.


A partire dagli anni trenta fu noto con il nome di Tito. L'uso di "nomi di battaglia" era diffuso presso i militanti dell'illegale partito comunista affinché, in caso di arresto, non si potesse risalire alla famiglia dell'arrestato. Durante la resistenza il personaggio di Tito fu investito da un alone di mistero. I referti delle SS lo descrivono come un personaggio di cui si sa poco, salvo vaghe caratteristiche fisiche (anche queste spesso distorte), molto pericoloso, astuto e pieno di risorse. Goebbels non nascose la propria ammirazione per un uomo di cui era difficile seguire le tracce e anche quando si credeva di averlo intrappolato, lui riusciva a cavarsela. Goebbels aggiunge che chiunque stia dietro a questo nome è un nemico da eliminare a tutti i costi.Esiste una quantità di documenti che testimonia le sue molteplici identità. Lo stesso uomo viene fatto risalire a sei, sette identità, tra cui Ivan Brozović e Tito. Le origini del soprannome "Tito" non sono certe, ma la teoria più accreditata è che derivi dal fatto che usasse spesso la locuzione "ti to" (in serbocroato "tu questo") per impartire ordini ai suoi uomini.


Caratteristica una "filastrocca" sulla Jugoslavia, citata spesso dagli estimatori di Tito: «Sei stati, cinque nazioni, quattro lingue, tre religioni, due alfabeti e un solo Tito» a significare l'unione di tante diversità che Tito era riuscito ad attuare e che crollò dopo la sua morte.
A partire dalla fine della seconda guerra mondiale, Tito celebrò il proprio compleanno il 25 maggio, a ricordo del giorno in cui scampò miracolosamente all'uccisione per mano tedesca. Pertanto, il 25 maggio fu proclamato giorno di festa nazionale in Jugoslavia. Una staffetta di giovani portava lungo tutte le principali città jugoslave un bastone riccamente intagliato - simbolo del comando - e lo consegnava a Tito la sera del 25 maggio nello stadio di Belgrado, nel corso di una grande cerimonia ginnico/sportivo/militare. Non è che uno degli esempi del vero e proprio culto per la personalità che si sviluppò per quarant'anni in Jugoslavia: si contano a decine le canzoni, le poesie ed i romanzi dedicati a Tito.
Tito fu notoriamente un amante della bella vita, e questo suo tratto si accentuò negli anni coinvolgendo l'intero apparato statale. Possedeva decine di residenze ufficiali sparse per il paese, fra le quali la più famosa era la Villa Bianca all'interno dell'Arcipelago delle Isole Brioni in Istria: una zona interdetta alla navigazione e di fatto buen retiro del capo dello stato, comprendente pure un sorprendente zoo privato. Possedeva pure uno degli yacht più grandi e lussuosi dell'epoca, il Galeb, che utilizzò per un famoso viaggio ufficiale in Gran Bretagna e che - si notò all'epoca - era più grande perfino del Britannia dei reali inglesi. Usava per spostarsi in Jugoslavia anche un treno privato, fatto arredare in modo lussuoso da artigiani jugoslavi, austriaci e italiani. Possedeva una collezione di automobili, comprendente le famose Cadillac i cui sedili erano stati costruiti a misura delle sue terga, centinaia di orologi compresi rari modelli in platino e oro, nonché centinaia di vestiti e divise, tanto da essere perennemente seguito da un addetto all'abbigliamento che ogni giorno gli preparava i completi per i vari impegni pubblici e privati. Grande cacciatore, non si peritava di utilizzare le riserve boschive nei boschi montenegrini e sloveni per la caccia ai grandi mammifari come cervi ed orsi, utilizzando i fucili creati esclusivamente per lui dall'italiana Beretta. In tal caso, centinaia di battitori setacciavano la zona per permettere a Tito di abbattere le prede più ambite. Come ulteriore nota di colore, di Tito si ricordano le varie frequentazioni femminili fino in tarda età, l'amore per le bevande alcooliche e per il fumo: in nome della solidarietà politica e di un'antica amicizia Fidel Castro faceva pervenire a Tito intere casse degli adorati sigari cubani, che lui offriva ai vari ospiti di ogni estrazione e tipo - comprese le attrici italiane Gina Lollobrigida e Sofia Loren - di cui amava circondarsi.




lunedì 17 marzo 2008

Rivolta a Mitrovica, polizia Onu si ritira!!!

Tratto dal CORRIERE DELLA SERA - FERITI 13 AGENTI E 20 MANIFESTANTI, DI CUI DUE IN GRAVI CONDIZIONI!
MITROVICA (KOSOVO) - Rivolta a Mitrovica, polizia Onu si ritiraScontri e feriti nella città etnicamente divisa, dove la comunità serba si ribella all’indipendenza di PRISTINA - Precipita la situazione a Mitrovica, dove la comunità serba è in rivolta contro l’indipendenza del Kosovo. La polizia dell’Onu sotto attacco dei ribelli ha ricevuto l’ordine di ritirarsi non essendo più in grado di controllare la situazione. «È stato dato l’ordine alla polizia Unmik di ritirarsi a causa delle rivolte in corso», ha detto una fonte ufficiale.Un portavoce francese della Nato ha riferito che i militari Nato sono stati attaccati con armi automatiche mentre tentavano di sgomberare il tribunale dell’Onu di Mitrovica occupato da alcuni giorni da nazionalisti serbi nella cittadina nel nord del Kosovo. Negli scontri seguiti all’arresto di 53 serbi sarebbero rimasti feriti 13 agenti e 20 manifestanti, di cui due in gravi condizioni.

IL MINISTRO SERBO: «RILASCIARE SUBITO GLI ARRESTATI» - Il ministro serbo per il Kosovo, Slobodan Samardzic, in visita nel nord del Kosovo, ha dichiarato che perché si calmi la situzione a Kosovska Mitrovica devono essere «immediatamente rilasciati» i serbi kosovari arrestati dall’Unmik, la polizia internazionale dell’Onu. Samardzic, in dichiarazioni riportate dall’agenzia serba Tanjug, ha detto che «non è accettabile questo modo di reagire da parte dell’Unmik, soprattutto perché era stato concordato che non si facesse nulla prima del mio arrivo a Mitrovica». Il ministro serbo, in visita, intendeva parlare con i giudici del tribunale internazionale di Mitrovica occupato dai serbi dalla scorsa settimana. Un portavoce dell’Unmik, Djordji Kakuk, ha detto a una radio serbo-kosovara che tutte le persone arrestate saranno processate per direttissima e saranno rilasciate presto in quanto i reati loro ascritti sarebbero di minore entità. Il portavoce ha chiesto ai serbi di desistere dalle manifestazioni per non esacerbare la tensione.



martedì 26 febbraio 2008

Per il Cremlino il Kosovo resta territorio Serbo!!!

Belgrado - Una nuova guerra fredda soffia sui Balcani. I russi sbarcano a Belgrado, guidati da Dmitri Medvedev, vicepremier e delfino dello zar del Cremlino Vladimir Putin, per ribadire l’appoggio alla Serbia contro l’indipendenza del Kosovo. Senza alcun dubbio, Medvedev sarà eletto presidente il prossimo 2 marzo. Incontrandolo, ieri, il premier serbo Voijslav Kostunica ha ribadito che «non vi può essere normalizzazione delle relazioni con quegli Stati che hanno riconosciuto l'indipendenza del Kosovo fino a quando non avranno annullato la loro decisione». Fra questi l’Italia, che però viene ancora trattata con i guanti bianchi.Giovedì scorso i manifestanti serbi, anziché assaltare la nostra ambasciata, come hanno fatto con quella americana a poche centinaia di metri, si sono limitati a esporre uno striscione. In perfetto italiano era scritto «Ieri il duce oggi D’Alema». I serbi hanno il dente avvelenato con il nostro ministro degli Esteri che ha voluto riconoscere l’indipendenza del Kosovo. All’ambasciata sono tutti abbottonati sulla vicenda. Alessandro Merola, il nostro rappresentante a Belgrado, la giudica una «goliardata». «Piuttosto va sottolineato che non ci hanno tirato neppure un sasso pur passando davanti. Evidentemente si sono resi conto che l’Italia si è sempre battuta per difendere i serbi. A cominciare dal cammino verso l’Unione europea», spiega l’ambasciatore italiano. A parte la «goliardata» dello striscione la situazione nella zona nord del Kosovo, abitata dai serbi, rimane tesa. Circa 200 riservisti di Belgrado si sono scontrati con la polizia kosovara al posto di confine di Mutivode. Gli ultranazionalisti del Partito radicale stanno organizzando nuove proteste: concentrare una marcia di 10 o 20mila persone che entri in Kosovo. Gli incidenti con le truppe della Nato sarebbero inevitabili. Nel frattempo a Belgrado Medvedev e serbi consolidano l’alleanza contro l’indipendenza di Pristina. Il futuro presidente russo ha dichiarato: «La Serbia è un Paese integro con giurisdizione sul suo intero territorio e rimarremo su questa posizione di principio». E ha aggiunto che la dichiarazione d’indipendenza di Pristina «ha distrutto il sistema internazionale». Gli ha risposto Kostunica: «La Serbia e la Russia continueranno a perseguire la revoca della dichiarazione unilaterale di indipendenza. La stabilità della regione e nel mondo resterà una chimera, finché non sarà deciso l'annullamento»Per ribadire l’alleanza è stato firmato l'accordo per la costruzione del tratto serbo del futuro gasdotto South Stream. Un progetto di 10 miliardi di euro, ideato da Gazprom e dall’italiana Eni, che porterà il gas siberiano in Europa.


sabato 16 febbraio 2008

UE unita sull'indipendenza del Kosovo!!!

BRUXELLES - (Reuters) - L'Unione Europea e la Banca Mondiale terranno una conferenza internazionale dei donatori per il Kosovo, due giorni prima l'attesa dichiarazione della propria indipendenza dalla Serbia da parte della provincia.
"Posso confermare che la Commissione europea, assieme alla Banca Mondiale, sta preparando una conferenza dei donatori molto probabilmente per giugno", ha detto la portavoce della Commissione Europea, Krisztina Nagy.
Secondo gli esperti, il Kosovo -- che non verrà ammesso all'Onu per l'opposizione di Russia e Serbia alla sua indipendenza -- ha bisogno di un forte sviluppo dal punto di vista economico.
L'Ue dovrebbe raggiungere un accordo questo fine settimana per assumere un ruolo di supervisione in Kosovo anche se alcuni Stati membri non riconosceranno, almeno in fase iniziale, l'indipendenza della provincia serba.
"E' già più o meno chiaro. L'Unione europea invierà una missione in Kosovo per sostituire quella delle nazioni Unite", ha spiegato a un quotidiano polacco il ministro degli Esteri sloveno Dimitrij Rupel, al cui Paese spetta la presidenza di turno dell'Ue.
"Il Kosovo è rimasto sotto l'amministrazione Onu per dieci anni. In pratica, è una sorta di protettorato dell'Ue", ha aggiunto parlando al Dziennik in un'intervista pubblicata oggi.
La decisione di inviare una missione di 2.000 uomini assieme a un amministratore Ue dovrà essere approvata alla mezzanotte di domani, a meno che qualcuno dei 27 Paesi Ue non avanzi un'obiezione dell'ultimo minuto, secondo quanto spiegato da alcuni diplomatici.
I leader del Kosovo dovrebbero dichiarare l'indipendenza domenica nonostante l'opposizione di Serbia e Russia.
I ministri degli Esteri dell'Ue discuteranno la loro decisione lunedì prossimo.
Secondo i diplomatici, fino a 20 Paesi dell'Ue tra cui importanti potenze dovrebbero riconoscere il nuovo Stato subito ma almeno sei Paesi -- Cipro, Grecia, Slovacchia, Spagna, Bulgaria e Romania -- hanno detto che non lo faranno subito.


Fonte: http://www.borsaitaliana.reuters.it/

domenica 10 febbraio 2008

Serbia: il filo-occidentale Tadic ha vinto le Presidenziali! Il personaggio...

BELGRADO (Reuters)
Il presidente serbo filo-occidentale Boris Tadic è stato rieletto ieri alla presidenza vincendo la sfida elettorale contro il nazionalista Tomislav Nikolic, ma la sua vittoria sul filo di lana potrebbe scatenare una nuova lotta sul futuro del paese.
Tadic ha vinto con il 50,5% contro il 47,8%, secondo il conteggio della commissione elettorale.
L'Unione europea ha salutato con sollievo la rielezione di Tadic, dicendo che accelererà l'avvicinamento alla candidatura Ue della più grande repubblica ex jugoslava.
"I risultati segnalano il desiderio della maggioranza del popolo in Serbia, che vuole proseguire il cammino verso l'Europa e vorrei dire che l'Europa è molto lieta di ciò", ha detto il capo della politica estera della Ue, Javier Solana, in una nota sul voto di ieri.
"Continueremo a lavorare con la Serbia e vorremmo che la Serbia si avvicini il più possibile alla strada europea", ha detto ai giornalisti.
Il presidente della Commissione europea, Jose Manuel Barroso ha definito la vittoria di misura di Tadic "una vittoria per la democrazia in Serbia e per i valori europei che noi condividiamo".
Ma per gli analisti serbia la vittoria mette in discussione la sopravvivenza della coalizione al potere, alla vigilia della secessione del Kosovo, la provincia a maggioranza albanese di cui si attende nelle prossime settimane la dichiarazione di indipendenza, con l'appoggio dell'Occidente.
Nelle presidenziali del 2004 Tadic aveva battuto Nikolic di nove punti percentuali, vittoria considerata dall'Occidente un segno che il nazionalismo reazionario che aveva alimentato la guerra in Jugoslavia stava diminuendo.
"Non c'è vincitore stavolta", ha commentato Dragoljub Zarkovic, caporedattore del settimanale d'informazione Vreme. "Formalmente sembra che Boris Tadic sarà presidente per i prossimi cinque anni, ma in sostanza il vincitore morale è Tomislav Nikolic".
Per Zarkovic il fatto che sette anni dopo la cacciata di Slobodan Milosevic i serbi sembrino ancora equamente divisi tra nazionalismo e una direzione filo-occidentale è un eloquente commento sulla divisione che attraversa la società serba.
Durante la campagna elettorale Tadic ha detto che, pur opponendosi all'indipendenza del Kosovo, la maggiore priorità della Serbia resta la membership europea.

Fonte: http://it.reuters.com/

Elezioni in Serbia: chi ha vinto e chi ha perso?

Chi sono i vincitori e chi gli sconfitti delle elezioni del 21 gennaio scorso in Serbia?

A vincere, sia in termini di successo politico che di numero di voti ottenuti, sono stati i partiti del blocco che ha lottato per abbattere il regime di Milosevic con in testa il Partito Democratico e il Partito Democratico Serbo, che sono riusciti a conservare e riattivare il proprio elettorato in queste consultazioni nonostante abbiano dovuto gestire, prima col governo Djindjic e poi con quello Kostunica, molti aspetti dolorosi della transizione economica e sociale. Io credo che il loro successo dipenda proprio dalla responsabilità dimostrata in campo sociale, con esecutivi che hanno cercato di minimizzare i costi della transizione, smentendo chi sosteneva volessero attuare una politica di tipo esclusivamente neo-liberista. Hanno perso invece quei partiti che del regime di Milosevic hanno fatto parte integrante, radicali in testa. Infatti il Partito Radicale Serbo, sebbene sia ancora il primo nel paese, non è riuscito a realizzare i dividendi dell’essere all’opposizione in un periodo così travagliato, e si trova ora in una posizione di stallo. Credo che questo sia dovuto da una parte alla loro incapacità di approfittare politicamente della situazione e dall’altra al fatto che l’attenzione dei radicali è tradizionalmente focalizzata su temi soprattutto politici, come la questione del Kosovo e quella della resistenza alla collaborazione col tribunale dell’Aja, che secondo me non erano i primi nella lista delle priorità degli elettori.


All’interno del cosiddetto blocco democratico, però, mentre il Partito Democratico di Tadic ha raddoppiato i propri consensi, il Partito Democratico Serbo di Kostunica è rimasto fermo sulle stesse posizioni. Questo a cosa è dovuto?


Il successo di Tadic, secondo me, deriva dalla sua capacità di rinnovare il partito, e di allontanarne i suoi elementi più aggressivi, elementi che ne facevano, alla vigilia delle scorse elezioni del 2003, un partito molto conflittuale e poco preparato a collaborare con altre formazioni politiche. Il risultato del Partito Democratico Serbo, che ha ottenuto 8mila voti in meno delle scorse elezioni pur essendosi presentato in coalizione con il partito “Nuova Serbia”, può essere secondo me spiegato dall’insistere di Kostunica sul tema dell’unità nazionale, dai suoi continui appelli a superare le differenze e le divisioni e a fare fronte comune. Questa strategia si è rivelata vincente l’anno scorso, quando si trattava di rinnovare la costituzione, ma in campagna elettorale non paga, perché il voto è per definizione una scelta di campo. Nonostante il risultato in parte deludente, Kostunica rimane comunque l’attore politico più forte, visto che è l’unico che può giocare su due fronti, potendo proporre alleanze sia al Partito Democratico che al Partito Radicale. La sua posizione strategica al centro dello spettro politico, rende il DSS più forte dei voti che ha ottenuto nelle urne. Se guardiamo il risultato dei radicali, ci accorgiamo che, oltre ad essere rimasti il primo partito, hanno aumentato in termini assoluti il numero di voti.


Perché ritiene che il loro risultato non possa essere definito una vittoria?


Il motivo principale è che, molto probabilmente, rimarranno ancora una volta esclusi dal governo. Sono le terze elezioni in cui, pur ottenendo il maggior numero di voti, i radicali non riescono a raggiungere il traguardo che si erano proposti, mettendo insieme le politiche del 2003, le presidenziali del 2004 ed il voto del 21 gennaio 2007. Questa situazione è frustrante sia per il partito che per i suoi elettori, e credo che alla lunga porterà ad una perdita della sua popolarità. In queste elezioni si è visto che il Partito Radicale non riesce a mobilitare altre forze oltre al suo elettorato tradizionale, ed infatti l’alta affluenza ha significato un miglior risultato per i partiti democratici, mentre i radicali sono rimasti al palo. Per finire, non bisogna dimenticare che il Partito Radicale perde posizioni in parlamento, passando da 82 a 81 deputati. Quasi tutti i sondaggi davano per spacciato il Partito Socialista Serbo, orfano di Milosevic, che invece è riuscito a superare la soglia di sbarramento al 5% e ad entrare in parlamento.


A cosa è dovuta la capacità di sopravvivenza di questa formazione politica?


Il partito socialista, effettivamente, ha avuto un risultato molto migliore del previsto, pur correndo con due handicap non indifferenti. Il primo è l’aver rinunciato all’eredità di Milosevic, operazione politicamente rischiosa e che poteva portare all’esaurimento del suo elettorato tradizionale, il secondo la presenza alle elezioni della coalizione “Unione dei Pensionati Serbi-Partito Socialdemocratico”, che ha raccolto circa il 3% delle sue preferenze soprattutto tra i pensionati, pescando voti proprio in uno dei principali serbatoi elettorali del partito socialista. Nonostante ciò, il partito è riuscito a superare lo sbarramento, e credo che questo risultato sia dovuto soprattutto all’attenzione mostrata dal partito verso temi sociali, alla sua capacità di presentarsi come rappresentante degli esclusi dalla transizione, cosa che i radicali hanno saputo fare molto meno. Io non mi sorprenderei se in futuro, restando così le cose, molti voti iniziassero a passare proprio dal partito radicale a quello socialista. Venendo alla formazione del prossimo esecutivo, l’ipotesi ventilata dalla maggior parte degli analisti serbi e internazionali è quella di una coalizione DS-DSS, insieme a G17+.


Quali sono i principali problemi che i partiti di Kostunica e Tadic dovranno superare per giungere ad un accordo di governo?


Il vero problema è Kostunica, o meglio la sua volontà di voler restare primo ministro anche nel prossimo esecutivo. Se Kostunica insisterà nel voler essere premier, prevedo colloqui molto tesi, che potrebbero anche fallire. Infatti, non vedo come i democratici possano rinunciare a guidare il governo, dopo che le elezioni li hanno portati ad essere il primo partito di questa possibile coalizione. Se invece Kostunica si farà da parte, puntando a restare leader del suo partito, a fare il ministro o a candidarsi per le prossime elezioni presidenziali, che si terranno entro la fine di quest’anno, credo che un accordo potrà essere raggiunto molto in fretta.


Presto dovrebbero iniziare in Serbia le privatizzazioni di molte importanti società pubbliche. Ci potrebbe essere uno scontro anche per assumere il controllo di questo processo?


Anche questo è un tema delicato, che può senz’altro portare a tensioni. Gestire le privatizzazioni, o almeno l’inizio di questo processo, è proprio uno dei principali incentivi a partecipare al prossimo esecutivo. Si parla innanzitutto di privatizzare la Naftna Industrija Srbije, compagnia petrolifera il cui valore è stato recentemente stimato intorno ai sei miliardi di euro, ma anche la Elektrodistribucija, società di distribuzione elettrica, le ferrovie e la Telekom Srbija. Si tratta di una torta enorme, e chi ne controlla la privatizzazione può aspettarsi sicuramente dei grossi benefici.


D’altra parte però far parte di questo esecutivo vuol dire avere a che fare con la questione del Kosovo…


Questa è l’altra faccia della medaglia. Quale che sia la proposta finale di Ahtisaari, questa non sarà affatto favorevole alla Serbia, e chi si troverà a governare con questa patata bollente tra le mani avrà non pochi problemi a gestire gli sviluppi della situazione. Può essere letta in questa prospettiva la dichiarazione del leader dei radicali Nikolic nella notte elettorale, quando ha detto: “Non ci vediamo nel governo che verrà creato dopo queste consultazioni, ma vorremmo essere in quello che lo seguirà”. Nikolic ha invitato i propri elettori alla pazienza, perché è convinto che la soluzione della questione kosovara sarà così negativa per la Serbia che porterà il prossimo governo a fondo, dandogli la possibilità di una vittoria schiacciante alle prossime elezioni. E’ questa la loro strategia, e io credo che rigetterebbero un’eventuale proposta di alleanza da parte di Kostunica, anche nel momento in cui questa dovesse essere davvero messa sul tavolo.


Ma esiste davvero questa possibilità? Sul serio Kostunica potrebbe orientarsi verso una coalizione con i radicali, in quello che dall’esterno sembrerebbe un vero suicidio politico, almeno per quanto riguarda la sua credibilità internazionale?


Sì, è possibile, soprattutto se si trova costretto da un mancato accordo con i democratici e senza alternative. Ci sono almeno tre motivi per cui Kostunica potrebbe prendere in considerazione una coalizione con i radicali. Il primo è quello, già menzionato, di poter gestire i processi di privatizzazione. Il secondo è la volontà politica di proteggere e allo stesso tempo controllare i servizi di sicurezza, proprio quei servizi che non vogliono le riforme, che non vogliono l’arresto di Mladic e che non vogliono che vengano presi gli assassini di Djindjic. Alcuni dei personaggi dell’entourage di Kostunica, come Rade Bulatovic, capo dei servizi, sono stati direttamente implicati nelle indagini sull’omicidio di Djindjic, e potrebbero forzare il leader del DSS a rimanere al potere a tutti i costi, anche a quello di un’alleanza con i radicali, pur di continuare a godere di una qualche forma di protezione. L’ultimo motivo riguarda il desiderio di Kostunica di affrontare in prima persona il processo di definizione del destino del Kosovo, tema che gli è caro più di ogni altro. A Kostunica riesce difficile vedersi escluso dal posto di comando proprio nel momento in cui viene deciso il futuro assetto della regione. A proposito di Kosovo, l’annuncio delle proposte sullo status finale della regione verranno presentate da Ahtisaari il 2 febbraio, proprio nel bel mezzo delle consultazioni per la formazione del nuovo esecutivo.


Pensi che questo possa avere un effetto destabilizzante sui colloqui per creare la nuova coalizione di governo?


Forse, ma credo di no. Ad essere presentato, infatti, non sarà il piano dettagliato sul destino del Kosovo, ma probabilmente una serie di proposte non troppo definite. A quel punto, quasi sicuramente, la diplomazia internazionale inizierà un processo di discussione delle proposte presentare da Ahtisaari, operazione che richiederà vari mesi, e che quindi dovrebbe dare il tempo di portare avanti le consultazioni e di formare il governo in un clima relativamente tranquillo.


Tornando alle operazioni di voto, né i partiti in lizza né i numerosi osservatori internazionali hanno denunciato irregolarità sostanziali. Credi che questo sia l’inizio di un nuovo clima politico in Serbia?


Il processo elettorale è stato, nel suo complesso, impeccabile, fatto sottolineato dai molti osservatori dell’Osce con cui ho avuto modo di dialogare. Da questo punto di vista siamo davvero di fronte ad un cambiamento di importanza epocale per il paese, e credo si possa affermare che i partiti del blocco democratico si sono dimostrati, in questa occasione, degli ottimi organizzatori della competizione elettorale. Rimane naturalmente da verificare cosa succederebbe in eventuali prossime elezioni organizzate dei radicali che, ricordiamo, durante il regime di Milosevic sono stati complici di numerosi brogli e irregolarità.




Relazione-Intervista di Dusan Pavlovic, docente alla Facoltà di Scienze Politiche di Belgrado, tra i più autorevoli analisti politici in Serbia.




ITALIA-CINA

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