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venerdì 6 marzo 2009

Che Guevara: chi era uno dei principali protagonisti della Rivoluzione Cubana!

« Hasta la victoria siempre. »
« Fino alla vittoria sempre. »
(Ernesto Che Guevara da scritti, discorsi e diari di guerriglia )
La foto di Korda, intitolata Guerrillero Heroico. La foto che ritrae Guevara è stata una delle fotografie più stampate del XX secolo. Nel mondo, ci sono innumerevoli immagini del Che su riviste, libri, cartoline, poster, magliette e bandiere, ma il fotografo che la scattò, Alberto Korda, non ne trasse alcun guadagno[1].

Ernesto Guevara De la Serna più noto come Che Guevara (Rosario, 14 giugno[2] 1928La Higuera, 9 ottobre 1967) è stato un rivoluzionario e guerrigliero argentino. Guevara fu membro del Movimento del 26 di luglio e, dopo il successo della rivoluzione cubana, assunse un ruolo nel nuovo governo, secondo per importanza al solo Fidel Castro.

Dopo il 1965, lasciò Cuba per "esportare la rivoluzione", prima nell'ex Congo Belga (ora Repubblica Democratica del Congo), poi in Bolivia. L'8 ottobre 1967 venne ferito e catturato da un reparto anti-guerriglia dell'esercito boliviano - assistito da forze speciali statunitensi ossia agenti speciali della CIA - a La Higuera, nella provincia di Vallegrande (dipartimento di Santa Cruz). Il giorno successivo venne ucciso e mutilato ai polsi e caviglie nella scuola del villaggio. Il suo cadavere - dopo essere stato esposto al pubblico a Vallegrande - fu sepolto in un luogo segreto e ritrovato da una missione di antropologi forensi argentini e cubani, autorizzata dal governo boliviano di Sanchez de Lozada, nel 1997. Da allora i suoi resti si trovano nel Mausoleo di Santa Clara di Cuba.

Il soprannome di "Che" ['ʧɛ] gli venne attribuito dai suoi fedelissimi compagni di lotta cubani in Messico, e deriva dal fatto che Guevara, come tutti gli argentini, pronunciava spesso l'allocuzione "che". La parola deriva dalla lingua mapuche e significa "uomo", "persona", e venne ripresa nello spagnolo parlato in Argentina ed Uruguay, per chiamare l'attenzione di un interlocutore, o più in generale, come un'esclamazione simile a "hey".[senza fonte]

Ernesto Guevara de la Serna nacque a Rosario, in Argentina, da una famiglia di origini spagnole, basche ed irlandesi. I genitori erano Ernesto Guevara Lynch e Celia de la Serna.

Relativamente alla data di nascita si hanno notizie discordi: nella biografia più completa e documentata, quella redatta da Jon Lee Anderson viene citata l'affermazione della madre, la quale asserisce che la data corretta è il 14 maggio. Era primo di cinque fratelli (tre maschi e due femmine), sebbene il padre avrà da un secondo matrimonio con la pittrice argentina Ana Maria Erra altri 3 figli, Ramon, Maria Victoria e Ramiro.

Nonostante soffrisse d'asma (male che costringerà i Guevara a trasferirsi a Córdoba e che lo affliggerà tutta la vita), si dedicò allo sport, specialmente al rugby, con ottimi risultati.

Altra passione giovanile furono gli scacchi, gioco insegnatogli dal padre. Dall'età di 12 anni partecipò a diversi tornei scacchistici locali. Durante l'adolescenza, si appassionò alla poesia, specialmente a quella di Pablo Neruda. Come molti sudamericani della sua estrazione sociale e culturale, nel corso degli anni Guevara scrisse diverse poesie. Era, del resto, un lettore vorace ed eclettico, con interessi che variavano dai classici dell'avventura di Jack London e Jules Verne ai saggi di Sigmund Freud e Carl Jung ed ai trattati filosofici di Bertrand Russell. Nella tarda adolescenza si appassionò alla fotografia, passando molte ore a fotografare persone e luoghi. Anni dopo, avrebbe fotografato i siti archeologici visitati nei suoi viaggi.

Studiò dal 1941 nel "Colegio Nacional Deán Funes" e, nel 1948, si iscrisse all'Università di Buenos Aires per studiare medicina. Dopo diverse interruzioni, si laureò nel marzo 1953, ma, probabilmente, non concluse il tirocinio necessario per esercitare la professione medica.

Quando era ancora studente, Guevara passò molto tempo a viaggiare in America Latina. Nel 1951 un suo vecchio amico, Alberto Granado, un biochimico, suggerì a Guevara di prendere un anno di pausa dagli studi in medicina per intraprendere il viaggio attraverso il Sudamerica che per anni si erano proposti di fare. Guevara ed il ventinovenne Alberto partirono quindi dalla città di Alta Gracia a cavallo di una motocicletta Norton Model 18 di 500 cc del 1939, cui Granado aveva dato il soprannome di " La Poderosa". La loro idea era di passare qualche settimana nel lebbrosario di San Pablo, in Peru, sulle rive del Rio delle Amazzoni, a compiere attività di volontariato. Guevara raccontò questo viaggio nel diario "Latinoamericana" (Notas de viaje) da cui, nel 2004, verrà tratto il film I diari della motocicletta e nel 1997 i Modena City Ramblers ne scrissero un canzone intitolata Transamerika contenuta nel loro album Terra e libertà[3].

Dopo aver visto la povertà di massa e influenzato dalle letture sulle teorie marxiste, concluse che solo la rivoluzione avrebbe potuto risolvere le disuguaglianze sociali ed economiche dell'America Latina. I suoi viaggi gli fornirono anche l'idea di non vedere il Sudamerica come una somma di diverse nazioni, ma come un'unica entità, per la liberazione della quale era necessaria una strategia di respiro continentale. Cominciò ad immaginare la possibilità di una Ibero-America unita e senza confini, legata da una stessa cultura (mestizo), un'idea che assumerà notevole importanza nelle sue ultime attività rivoluzionarie. Ritornato in Argentina, completò gli studi il prima possibile, deciso a continuare i suoi viaggi nell'America del Sud e nell'America centrale.

Dopo la laurea alla scuola medica dell'Università di Buenos Aires nel 1953, Guevara ricominciò a viaggiare, visitando Bolivia, Peru, Ecuador, Panamá, Costa Rica, Nicaragua, Honduras e El Salvador. Raggiunse finalmente il Guatemala dove il presidente Jacobo Arbenz Guzmán guidava un governo populista che cercava di portare avanti una rivoluzione sociale attraverso varie riforme, soprattutto fondiarie. Intorno a questo periodo Guevara ricevette il famoso soprannome "Che", dovuto all'uso frequente che faceva del tipico intercalare argentino Che.

Secondo Jon Lee Anderson, il principale contatto di Guevara in Guatemala fu la socialista peruviana Hilda Gadea, che lo introdusse in ambienti vicini al governo Arbenz. Hilda faceva parte dell'American Popular Revolutionary Alliance (APRA), un movimento politico guidato da Víctor Raúl Haya de la Torre.

Guevara prese anche contatto con diversi esuli cubani, legati a Fidel Castro, tra cui Antonio "Ñico" López, che aveva preso parte all'attacco della caserma "Carlos Manuel de Céspedes" a Bayamo, nella provincia cubana di Oriente, e che sarebbe morto al ponte Ojo del Toro poco dopo lo sbarco a Cuba della Granma. Guevara si unì a questi "moncadistas" nella vendita di oggetti religiosi connessi al culto del Cristo nero ed aiutò anche due medici venezuelani specialisti della malaria, Vega e Peñalver.

La sua situazione economica era precaria e fu costretto a dare in pegno alcuni gioielli di Hilda. Il 15 maggio 1954, sulla nave svedese Alfhem, arrivò un carico d'armi di alta qualità per la fanteria e per l'artiglieria leggera di marca Skoda, inviato dalla Cecoslovacchia comunista al governo Arbenz.

Il carico fu stimato in 2000 tonnellate dalla CIA [4] e, abbastanza stranamente, in appena due tonnellate da Jon Lee Anderson [5] (si pensa però che la stima di Anderson sia il risultato di un errore di stampa).

Guevara si era recato per breve tempo nel Salvador per procurarsi un nuovo visto ed in seguito era ritornato in Guatemala. Nel frattempo, aveva avuto inizio il colpo di stato di Carlos Castillo Armas, messo in atto con l'appoggio della CIA.[6] Le forze contrarie ad Arbenz non furono in grado di arrestare il trasporto delle armi ceche su ferrovia. In seguito però, riorganizzate e dotate di supporto aereo, iniziarono a guadagnare terreno. Guevara entrò in una milizia armata organizzata dai giovani comunisti, ma ben presto ritornò ai suoi impegni medici. A seguito del colpo di stato, Guevara si era presentato volontario, ma Arbenz consigliò ai sostenitori dotati di cittadinanza estera di abbandonare il paese. Dopo che Hilda fu arrestata, Guevara per breve tempo si rifugiò nel consolato argentino e poi si trasferì in Messico.

Il colpo di stato contro Arbenz, appoggiato dalla CIA, consolidò l'opinione di Guevara che gli Stati Uniti fossero una potenza imperialista, che si sarebbe sempre opposta ai governi intenzionati a ridurre le disparità economiche, endemiche in America Latina e negli altri paesi in via di sviluppo. Questo rafforzò ulteriormente la sua convinzione secondo cui solo il socialismo, raggiunto attraverso la lotta armata e difeso dal popolo in armi, avrebbe risolto i problemi dei paesi poveri.

Poco dopo l'arrivo in Messico, rinnovò la sua amicizia con Ñico López e con gli altri esuli cubani che aveva incontrato in Guatemala. López lo mise in contatto con Raúl Castro. Dopo essere stato rilasciato, Fidel Castro arrivò a Città del Messico e Raúl gli presentò Guevara. Dopo una fervida conversazione durata tutta la notte, Guevara si convinse che Castro era il capo rivoluzionario che stava cercando ed aderì al Movimento del 26 di luglio che aveva in programma di abbattere il dittatore cubano Fulgencio Batista. Anche se i piani erano nel senso che sarebbe stato solo il medico del gruppo, Guevara partecipò all'addestramento militare insieme agli altri membri del movimento e, alla fine del corso, fu segnalato dall'istruttore, il colonnello Alberto Bayo, come il migliore degli allievi. Nel frattempo, anche Hilda Gadea era arrivata dal Guatemala e riprese la sua relazione con Guevara. Nell'estate del 1955 lo informò che era incinta e lui le propose di convolare a nozze. Il matrimonio ebbe luogo il 18 agosto 1955 e la loro figlia, che chiamarono Hilda Beatríz, venne alla luce il 15 febbraio 1956.

Quando, il 25 novembre 1956, la nave Granma partì da Tuxpan, in Messico (provincia di Veracruz) alla volta di Cuba, Guevara e l'italiano Gino Donè Paro (morto nel 2008 a San Donà di Piave all'età di 83 anni) erano gli unici due non cubani a bordo. Il 2 dicembre avvenne lo sbarco a La Playa de las Coloradas, una zona paludosa vicino a Niquero (Cuba sudorientale). Poco dopo furono attaccati dai militari di Batista e la metà di loro cadde in combattimento o fu uccisa dopo la cattura. I sopravvissuti, circa una ventina, si riorganizzarono e fuggirono sulle montagne della Sierra Maestra, per condurre la guerriglia contro il regime.

Negli ultimi giorni del dicembre 1958, diresse l'attacco condotto dalla sua "squadra suicida" (un reparto che svolse le missioni più rischiose dell'esercito rivoluzionario)[7] su Santa Clara. Fu una delle battaglie decisive della rivoluzione, anche se la serie di sanguinose imboscate, prima durante la ofensiva sulla Sierra Maestra poi sulla Guisa e l'intera campagna delle pianure di Cauto probabilmente ebbero una maggiore importanza militare. Dopo essersi accorto che i suoi alti ufficiali, come il generale Cantillo che aveva incontrato Castro allo zuccherificio abbandonato "Central America", stavano stipulando una pace separata con Castro, Batista, il 1 gennaio 1959, fuggì nella Repubblica Dominicana.

Il 2 gennaio 1959 la colonna del Che entra nella capitale di Cuba, La Habana, e occupa la fortezza militare "La Cabaña", eretta al tempo della colonizzazione degli spagnoli a L'Avana. Per i sei mesi in cui rivestì l'incarico di comandante della prigione sovrintese ai processi e alle esecuzioni di circa 55 miltari[8], ex ufficiali del regime di Batista, membri del BRAC (Buró de Represión de Actividades Comunistas, "Ufficio repressione attività comuniste"). In questo periodo organizza una scuola di alfabetizzazione per tutti gli ex combattenti e incontra Salvador Allende; Successivamente il Che dedicherà al futuro Presidente del Cile il libro La guerra de guerrillas: "A Salvador Allende che con altri mezzi cerca di ottenere la stessa cosa. Con affetto, Che".

Il 7 febbraio 1959, il nuovo governo nominò Guevara "Cittadino cubano per diritto di nascita". Poco dopo, Guevara iniziò le procedure di divorzio, per porre una fine anche formale al suo matrimonio con Hilda Gadea, da cui si era separato, nei fatti, già prima di partire dal Messico con la Granma. Il 2 giugno 1959, sposò Aleida March, una cubana che faceva parte del Movimento del 26 di luglio, con cui viveva dalla fine del 1958.

Il 12 giugno del 1959, in rappresentanza del governo parte per il Medio Oriente e l'Asia, alla testa di una delegazione economica che ha come obiettivo principale l'apertura di nuovi mercati.

In seguito, Guevara divenne dirigente dell'Istituto Nazionale per la Riforma agraria e poi presidente della Banca Nazionale di Cuba (in un certo senso, uno scherzo del destino, poiché aveva spesso condannato il denaro. Espresse il suo disagio firmando le banconote col soprannome "Che").

In questo periodo, riemerse la sua passione per gli scacchi e prese parte a molti tornei nazionali ed internazionali che si tenevano a Cuba.[9] Desiderava molto incoraggiare i giovani cubani ad accostarsi agli scacchi e organizzò molte attività per stimolare il loro interesse verso il gioco.

Già dal 1959, Guevara aiutò ad organizzare tentativi rivoluzionari, a Panamá e poi nella Repubblica Dominicana. In questi tentativi morì Ramón López (Nené), aiutante del Comandante Camilo Cienfuegos. Alcuni definiscono queste operazioni come una purga dei fedeli di "Camilo". Nel 1960 Guevara prese parte ai soccorsi alle vittime in seguito all'esplosione della nave La Coubre. Mentre l'operazione di salvataggio era in corso, avvenne una seconda esplosione. I morti furono oltre cento.[10] Fu in questa occasione che Alberto Korda scattò la sua fotografia più famosa. Non è chiaro se la nave fu sabotata o se esplose per un incidente. Coloro che favoriscono la teoria del sabotaggio tendono ad attribuirlo alla Central Intelligence Agency[11] e spesso attribuiscono la colpa a William Alexander Morgan [12] un rivale di Guevara nelle forze anti-Batista delle province centrali, che più tardi sarebbe entrato nella CIA. Alcuni esuli cubani portano avanti la teoria secondo cui l'attentato sarebbe stato compiuto da alcuni filosovietici, nemici di Guevara [13].

Secondo alcuni giornalisti italiani il Che nel 1960 avrebbe inaugurato il sistema dei campi a Cuba. Secondo le loro fonti, il primo campo di rieducazione, nella penisola di Guanaha, sarebbe stato ideato e messo in piedi da Guevara. Lo ricorderebbe Regis Debray, già ideologo dei Focolai di guerriglia rivoluzionari e compagno di Che Guevara in Bolivia: "È Stato lui e non Fidel a ideare il primo 'Campo di lavoro correzionale'".[senza fonte] Sempre secondo questi giornalisti, ripresi da molte fonti sulla rete, a Guanaha, avrebbero trovato la morte oltre 50.000 dissidenti.

Dopo essere stato direttore dell'Istituto Nazionale per la Riforma Agraria e della Banca Nazionale di Cuba, Guevara venne nominato ministro dell'industria. In questa posizione, diede il suo contributo a modellare il socialismo cubano, diventando una delle figure politiche più importanti dell'isola. Nel suo libro Sulla guerriglia, Guevara sostenne il modello cubano di rivoluzione, iniziato da un piccolo gruppo di guerriglieri (foco), senza la necessità di ricorrere a grandi organizzazioni che sostenessero l'insurrezione armata (dottrina del focolaio). Questa strategia più tardi sarebbe fallita in Bolivia. Nel saggio El socialismo y el hombre en Cuba (1965) sostenne la necessità di creare un "uomo nuovo" (hombre nuevo) assieme allo stato socialista.

Durante l'invasione della Baia dei Porci (1961), Guevara non partecipò ai principali combattimenti, essendo stato assegnato da Castro ad un comando nella provincia più occidentale di Cuba, Pinar del Rio, dove respinse un tentativo d'invasione (era un'operazione diversiva, escogitata per stornare l'attenzione dei cubani dal luogo del vero sbarco). Durante lo svolgimento di questo incarico, patì una ferita al volto, che affermò essere stata causata dallo sparo accidentale della sua pistola.

Guevara giocò un ruolo importante nello schieramento a Cuba dei missili balistici sovietici, armati con testate nucleari, causa della crisi dell'ottobre 1962.

Nel dicembre 1964 Guevara andò a New York in qualità di capo della delegazione cubana e tenne un discorso all'assemblea generale dell'ONU (ascolta, Richiede RealPlayer; oppure leggi). In quell'occasione, apparve nel programma domenicale d'informazione Face the Nation sulla CBS ed incontrò diverse personalità ed esponenti di gruppi politici. Tra loro, il senatore statunitense Eugene McCarthy, componenti del gruppo guidato da Malcolm X e dalla radicale canadese Michelle Duclos [14][15]. Il 17 dicembre volò a Parigi, dando inizio ad un viaggio di tre mesi, in cui visitò la Repubblica Popolare Cinese, l'Egitto, l'Algeria, il Ghana, la Guinea, il Mali, il Dahomey, il Congo-Brazzaville e la Tanzania, con soste in Irlanda, a Parigi e a Praga. Ad Algeri, il 24 febbraio 1965, fece l'ultima apparizione pubblica sul palcoscenico internazionale, intervenendo al "Secondo seminario economico sulla solidarietà afro - asiatica". Nel suo discorso dichiarò: "In questa lotta fino alla morte non ci sono frontiere. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte a quanto accade in ogni parte del mondo. Una vittoria di qualsiasi nazione contro l'imperialismo è una nostra vittoria, come una sconfitta di qualsiasi nazione è una nostra sconfitta" [16][17]. Sorprese quindi il suo uditorio proclamando "I paesi socialisti hanno il dovere morale di liquidare la loro tacita complicità con i paesi sfruttatori del mondo occidentale". Delineò anche una serie di misure che, secondo lui, i paesi del blocco comunista avrebbero dovuto prendere per raggiungere questo scopo [18][19]. Ritornò a Cuba il 14 marzo, ricevuto solennemente all'aeroporto di L'Avana da Fidel e Raúl Castro, Osvaldo Dorticós e Carlos Rafael Rodríguez. Due settimane dopo, Guevara si ritirò dalla vita pubblica e scomparve. Dove fosse restò il grande mistero cubano per tutto il 1965, anche se era sempre genericamente considerato il "numero due" del regime dopo Castro. La sua latitanza fu variamente attribuita al relativo insuccesso del piano d'industrializzazione che aveva portato avanti da ministro dell'industria, alle pressioni esercitate su Castro dai Sovietici, allarmati dalle tendenze filo cinesi di Guevara, in un momento in cui la frattura tra Mosca e Pechino si approfondiva, oppure a gravi divergenze tra Guevara ed il resto della dirigenza cubana sullo sviluppo economico dell'isola e sulla sua linea politica. È anche possibile che Castro fosse stato reso diffidente dalla popolarità di Guevara, che poteva farlo diventare una minaccia. I critici di Fidel affermano che le sue spiegazioni sulla scomparsa di Guevara sono sempre sembrate sospette e molti trovano sorprendente che Guevara non dichiarò mai le sue intenzioni in pubblico, ma solo con una lettera priva di data a Castro.

L'orientamento filo cinese di Guevara era sempre più problematico per Cuba, mano a mano che l'economia del paese diventava sempre più dipendente dall'Unione Sovietica. Dai primi giorni della rivoluzione cubana, Guevara era stato considerato un sostenitore della strategia maoista nell'America Latina. Il suo piano per una rapida industrializzazione di Cuba per molti era comparabile alla campagna cinese del grande balzo in avanti. Secondo diversi osservatori occidentali della situazione cubana, l'opposizione di Guevara alle raccomandazioni ed alle condizioni sovietiche, che Castro aveva dovuto accettare, potrebbe essere la ragione del suo allontanamento dalla vita pubblica. D'altronde, sia Guevara che Castro sostenevano l'idea di un fronte unico tra Unione Sovietica e Cina, tentando anche, senza successo, di riconciliare le due maggiori potenze comuniste.

Durante la crisi dell'ottobre 1962, Guevara percepì come un tradimento sovietico la decisione - presa da Nikita Khruščёv senza consultare Castro - di ritirare i missili da Cuba. Divenne quindi più scettico nei confronti dell'URSS. Come emerso dal suo ultimo discorso ad Algeri, del 24 febbraio 1965, aveva iniziato a vedere l'emisfero settentrionale, guidato ad ovest dagli Stati Uniti e ad est dall'Unione Sovietica, come unica entità sfruttatrice dell'emisfero meridionale.

Di fronte alle più diverse ipotesi sul destino del rivoluzionario argentino, Castro, il 16 giugno 1965, disse che l'opinione pubblica sarebbe stata informata su Guevara quando lo stesso Guevara avesse ritenuto opportuno farlo. Intanto le voci si diffondevano sia a Cuba che all'estero. Il 3 ottobre di quello stesso anno, Castro rese pubblica una lettera priva di data [20] presumibilmente scrittagli da Guevara diversi mesi prima, in cui questi riaffermava la sua solidarietà con Cuba, ma dichiarava anche la sua intenzione di abbandonare l'isola e di andare a combattere altrove per la Rivoluzione. Spiegava che "Altri paesi nel mondo necessitano dei miei modesti sforzi". Nella stessa lettera Guevara annunciava di dimettersi da tutte le cariche che occupava, nel governo, nel partito e nelle forze armate. Rinunciò anche alla cittadinanza di Cuba, che gli era stata concessa nel 1959 per i suoi meriti nella rivoluzione.

Durante un'intervista con quattro giornalisti stranieri il 1 novembre, Castro disse di essere al corrente dove fosse Guevara e aggiunse, riguardo le voci su una possibile morte del vecchio compagno d'armi, che questi, al contrario, godeva di ottima salute. Dove fosse Guevara restò, comunque, un mistero per i successivi due anni, durante i quali i suoi movimenti rimasero segreti.

Durante un incontro, durato tutta la notte tra il 14 ed il 15 marzo 1965, Guevara e Castro si trovarono d'accordo sul fatto che il Che avrebbe guidato personalmente la prima azione militare cubana in Africa. Alcune fonti, di solito affidabili, affermano che Guevara convinse Castro di affidargli questa impresa, mentre altre fonti, di uguale affidabilità, sostengono che fu Castro a convincere Guevara ad intraprendere la missione, argomentando che le condizioni sociali dei diversi paesi latino americani presi in considerazione come possibili "fuochi" di guerriglia non erano ancora ottimali. Lo stesso Castro ha affermato la verità di questa seconda situazione.

L'operazione cubana nell'ex Congo Belga (più tardi Zaire e attualmente Repubblica Democratica del Congo) era finalizzata al sostegno del movimento marxista dei Simba, favorevole a Patrice Lumumba.

Durante la missione africana, per un certo periodo Guevara fu assistito dal capo guerrigliero Laurent-Désiré Kabila, che aiutava i sostenitori di Lumumba a condurre una rivolta, soppressa dall'esercito congolese nel novembre di quello stesso 1965. Guevara considerò Kabila insignificante, scrivendo di lui "Niente mi fa credere che sia l'uomo adatto al momento".[21]

Guevara aveva 37 anni ed era privo di un'istruzione militare formale. La sua asma gli aveva infatti evitato il servizio militare in Argentina, un fatto di cui fu felice, date le sue opinioni politiche di opposizione al governo. Aveva comunque al suo attivo le esperienze della rivoluzione cubana, in particolare la vittoriosa marcia su Santa Clara, che fu basilare nella vittoria finale delle forze castriste.

Mercenari sudafricani e britannici come Mike Hoare ed esuli cubani lavorarono con l'esercito congolese per ostacolare i piani di Guevara. Furono in grado di monitorare le comunicazioni dei reparti agli ordini del rivoluzionario argentino, di tendere imboscate ai guerriglieri ed alle truppe cubane ogni volta in cui tentarono un attacco, di interrompere le linee di rifornimento di Guevara.[22][23] Il proposito di Guevara era quello di esportare la rivoluzione cubana indottrinando i Simba all'ideologia comunista ed insegnando loro le strategie della guerriglia. L'incompetenza, il settarismo e le lotte intestine delle varie fazioni congolesi furono indicate da Guevara come le principali ragioni del fallimento della rivolta.

Dopo sette mesi, malato, sofferente per l'asma e frustrato dalle avversità, Guevara abbandonò il Congo con i cubani sopravvissuti (sei membri della sua colonna erano morti). Ad un certo punto, Guevara fu tentato di rimandare a Cuba soltanto i feriti, rimanendo a combattere da solo in Congo fino alla fine, per offrire un esempio ai rivoluzionari. I suoi compagni d'armi e due emissari di Fidel Castro lo convinsero però a lasciare il campo di battaglia.

Dal momento che Fidel Castro aveva reso di dominio pubblico una lettera che Guevara gli aveva inviato, in cui il rivoluzionario argentino scriveva della sua intenzione a recidere ogni legame con Cuba per dedicarsi interamente alla rivoluzione in altre parti del mondo, il Che non se la sentì moralmente di tornare sull'isola e passò i successivi sei mesi vivendo clandestinamente a Dar-es-Salaam, Praga e nella Repubblica Democratica Tedesca. Durante questo periodo, scrisse le sue memorie sull'esperienza in Congo e iniziò ad elaborare altri due libri, uno di filosofia (Apuntes Filosóficos) e uno di economia (Notas Económicas).
In tutti questi mesi, Castro seguitò a spingerlo affinché tornasse a Cuba, ma Guevara accettò solamente quando intese che sarebbe rimasto sull'isola per i pochi mesi necessari a preparare una nuova impresa rivoluzionaria in America Latina e che la sua presenza sarebbe rimasta strettamente riservata.

Le ipotesi su dove Guevara potesse essere seguitarono ad inseguirsi per tutto il 1966 e i primi mesi del 1967. Rappresentanti del movimento indipendentista mozambicano FRELIMO raccontarono di incontri con lui alla fine del 1966 o all'inizio del 1967 a Dar es Salaam, dopo di cui rifiutarono la sua offerta di aiuto al loro progetto rivoluzionario. In un discorso tenutosi durante la manifestazione del Primo maggio 1967 a l'Avana, il ministro delle forze armate facente funzione, maggiore Juan Almeida, annunciò che Guevara stava "servendo la rivoluzione da qualche parte nell'America Latina". Le notizie, sempre più consistenti, secondo cui stava conducendo la guerriglia in Bolivia vennero infine considerate degne di fede.

Su richiesta di Fidel Castro, un pezzo di terreno in una zona remota era stato comprato dai comunisti boliviani perché Guevara lo utilizzasse come base e campo d'addestramento. Probabilmente, per Guevara ed i cubani che lo accompagnavano, la scelta di non iniziare a combattere subito, ma di addestrarsi in questo campo nella regione di Ñancahuazú comportò maggiori rischi. Poco fu fatto per gettare le basi di un esercito guerrigliero. La presunta ex operativa della Stasi (qualità negata dalle autorità della DDR, oggi dopo il crollo della DDR non vi sono informazioni che possano far presumere la sua appartenenza alla Stasi) Haydèe Tamara Bunke Bider, più nota con il nome di battaglia di Tania, che si era installata a La Paz come principale agente di Guevara, vennero diffuse voci su una sua collaborazione col KGB e si è spesso ritenuto che abbia servito inconsapevolmente interessi sovietici, portando le autorità boliviane sulle tracce dei guerriglieri. Tania cadde in Bolivia qualche tempo prima di Guevara. Il diario, trovato addosso al suo cadavere, avrebbe aiutato i boliviani a individuare i movimenti dei cubani.

Le numerose foto di Guevara e degli altri membri del gruppo, lasciate nel campo base dopo che questo fu abbandonato a seguito dei primi scontri con l'esercito boliviano nel marzo 1967, fornirono al presidente René Barrientos Ortuño la prova della presenza del rivoluzionario argentino nel paese. Si dice che, dopo averle viste, Barrientos espresse il desiderio di vedere la testa di Guevara piantata su una picca e mostrata nel centro di La Paz. Ordinò quindi all'esercito di dare la caccia al gruppo cubano.

Il reparto di Guevara, composto da circa 50 combattenti e denominato ELN (Ejército de Liberación Nacional de Bolivia), era ben equipaggiato e inizialmente conseguì un certo numero di successi contro le forze boliviane, sul terreno difficile e montuoso della regione di Camiri. In settembre, tuttavia, l'esercito riuscì ad eliminare due gruppi guerriglieri, uccidendo uno dei capi.

Nonostante la natura violenta del conflitto, Guevara fornì cure mediche a tutti i militari boliviani che i guerriglieri presero prigionieri e, di seguito, li rilasciò. Anche dopo l'ultima battaglia di Quebrada del Yuro, in cui fu ferito e catturato, quando fu condotto in un centro di detenzione provvisoria e vide che lì si trovavano diversi militari boliviani rimasti feriti nel combattimento, si offrì di fornirgli assistenza medica (offerta rifiutata dall'ufficiale boliviano in comando)[24]

Il piano di Guevara per fomentare la rivoluzione in Bolivia si basava su alcune concezioni sbagliate:

  • Si aspettava di dover affrontare solo il governo militare locale ed il suo esercito, male armato e poco equipaggiato. Al contrario, appena il governo statunitense ebbe confermata la sua presenza in Bolivia, inviò personale della CIA e di altre agenzie per aiutare ad organizzare la contro guerriglia. L'esercito boliviano venne addestrato da consiglieri appartenenti alle forze speciali dell'US Army, incluso un nuovo battaglione dei Rangers esperto in combattimento nella giungla. I reparti speciali statunitensi probabilmente presero parte anche a certi combattimenti.
  • Si aspettava di ricevere assistenza e cooperazione dai locali oppositori al governo. Queste aspettative vennero frustrate ed il Partito comunista boliviano, filosovietico e non filocubano, non lo aiutò affatto, anche se alcuni membri, come Rodolfo Saldana, Serapio Aquino Tudela e Antonio Jimenez Tardiolo lo fecero a titolo personale o si arruolarono nei suoi reparti, contro la volontà dei vertici di partito.
  • Si aspettava di rimanere in contatto radio con l'Avana. Al contrario, le due trasmittenti ad onde corte che gli erano state fornite erano difettose, impedendo le comunicazioni con Cuba. Dopo qualche mese, il registratore a nastro che utilizzavano per registrare e decodificare i messaggi radio provenienti da Cuba fu perso durante l'attraversamento di un fiume.

Oltretutto, la sua inclinazione al confronto più che al compromesso contribuì probabilmente alla sua incapacità di sviluppare un buon rapporto di lavoro con i dirigenti boliviani, come era avvenuto anche in Congo[25] . Questo tratto del suo carattere era emerso anche nel corso della guerriglia a Cuba, ma era stata tenuta sotto controllo dalla guida di Fidel Castro.[26]

In realtà l'ipotesi che il Che stesse preparando la rivoluzione in Bolivia sembra non essere corretta. È più probabile, come confermano anche le ricerche del giornalista boliviano José Luis Alcázar, che stesse preparando una scuola d'addestramento per guerriglieri, per portare in un secondo tempo queste forze a sud ed entrare nel suo Paese d'origine, l'Argentina. [27]

Già da più di un mese, dal 31 agosto, l'avanguardia di Guevara era rimasta sola dopo l'annientamento da parte dell'esercito della retroguardia comandata da Joaquin, a Puerto Mauricio, sul rio Grande. L'imboscata contò con la delazione di un contadino Honorato Rojas che, sotto minaccia dell'esercito (la moglie si lamentò per le percosse inferte al marito), informò su luogo del possibile attraversamento del fiume da parte dei guerriglieri.

Guevara, durante i primi giorni di ottobre, ormai con poche informazioni, senza viveri e con scarse vie di scampo, si rifugia in un canalone (quebrada) dove è circondato da forze militari preponderanti. Qui Guevara è catturato dall'esercito boliviano, assieme ad altri guerriglieri, l'8 ottobre del 1967 nella quebrada del Yuro, a pochi km dal villaggio de La Higuera. Si arrese dopo essere stato ferito alle gambe e dopo che il suo fucile fu distrutto da un proiettile.

Barrientos, appena informato della cattura, diede l'ordine di assassinarlo, ma diffuse un comunicato in cui affermava che Che Guevara era morto in combattimento. Guevara fu recluso nella piccola scuola del paese, dove passò la notte. Fu ucciso nel primo pomeriggio successivo, il 9 ottobre 1967. L'uccisore fu Mario Terán, un sergente dell'esercito scelto a sorte tra alcuni volontari. Su quanto accadde dopo, esistono diverse versioni. Qualcuno dice che Terán era troppo nervoso, al punto di uscire dal locale e dover essere ricondotto dentro a forza. Per altri, non volle guardare Guevara in faccia, così da sparargli alla gola, ferita che sarebbe stata fatale. Per altri ancora, il sergente avrebbe avuto bisogno di ubriacarsi, al fine di portare a termine il compito. La versione più accreditata racconta che Guevara ricevette diversi spari alle gambe, sia per evitare di deturpargli il volto ed ostacolare l'identificazione, sia per simulare ferite in combattimento, così da nascondere l'esecuzione sommaria del prigioniero. Come colpo di grazia, gli spararono al petto: ferita che gli riempì i polmoni di sangue. Guevara pronunciò diverse parole famose prima della morte. Si è detto che avrebbe accolto così il suo uccisore: "So che sei qui per uccidermi. Spara dunque, codardo, stai solo uccidendo un uomo".[28] Il suo corpo fu legato ai pattini di un elicottero e portato a Vallegrande, dove venne adagiato su un piano di lavaggio dell'ospedale e mostrato alla stampa.[29] Le fotografie prese allora fecero nascere leggende come quelle di San Ernesto de La Higuera e El Cristo de Vallegrande.[30]. Dopo che un medico militare ebbe amputato le mani al cadavere, l'esercito boliviano fece sparire il corpo, rifiutandosi di rivelare se i resti fossero stati sepolti o cremati.

La caccia a Guevara in Bolivia fu guidata da Félix Rodríguez, un agente della CIA che era stato infiltrato a Cuba per prendere contatto con i ribelli dei Monti Escambray e con ambienti anti castristi di l'Avana prima dell'invasione alla Baia dei Porci e che era stato con successo fatto uscire dall'isola dopo il fallimento dello sbarco.[31][32] Rodríguez riferì la notizia della cattura al quartier generale della CIA a Langley, in Virginia, servendosi di diverse stazioni dell'Agenzia situate in Sud America. Dopo l'esecuzione, Rodríguez prese per sé oggetti personali di Guevara, tra cui il suo Rolex. Negli anni seguenti, avrebbe spesso mostrato con orgoglio ai giornalisti questi cimeli.

Un altro fatto, di minore rilevanza, collegato alla cattura ed alla morte di Guevara fu l'arresto di Régis Debray. Nell'aprile 1967 le forze governative boliviane catturarono Debray, un giovane francese, professore di filosofia all'Università dell'Avana, che aveva studiato all'Ecole Normale Supérieure con il filosofo marxista Louis Althusser,[33] accusandolo di collaborare alla guerriglia. Debray dichiarò con forza di lavorare solo come giornalista e rivelò che Guevara, scomparso da tempo, stava guidando la guerriglia. Il processo a Debray (che divenne un caso internazionale) era appena iniziato quando le autorità boliviane, l'11 ottobre, riportarono (falsamente) che Guevara era stato ucciso nello scontro con le forze governative dei giorni precedenti.

Il 15 ottobre Castro riconobbe pubblicamente la morte di Guevara e proclamò tre giorni di lutto nazionale. La morte del Che fu vista come un grave fallimento per i movimenti rivoluzionari d'impronta socialista operanti nell'America latina e nel resto del terzo mondo.

Nel 1997 i resti del cadavere di Guevara furono esumati vicino alla pista di volo a Vallegrande e riportati a Cuba. Il 17 ottobre 1997, i suoi resti, assieme a quelli di sei altri combattenti cubani morti durante la campagna in Bolivia, furono tumulati con tutti gli onori militari in un mausoleo costruito appositamente nella città di Santa Clara, dove trentanove anni prima aveva vinto quella che era stata ritenuta la battaglia decisiva della rivoluzione cubana.

Il monumento è corredato da una grande statua con la scritta "Hasta la victoria siempre" e da una lapide recante la parte iniziale del testo del famoso ordine di servizio firmato da Fidel Castro il 21 agosto 1958, con cui venivano comunicate le istruzioni operative per la colonna numero 8, comandata da Guevara: "Se asigna al comandante Ernesto Guevara la misión de conducir desde la Sierra Maestra hasta la provincias de Las Villas una Columna rebelde y operar en dicho teritorio de acuerdo con el plan estratégico del Ejército rebelde".

Il libro del Che "Sulla Guerriglia" venne considerato per un certo tempo come un testo definitivo nella strategia per combattere guerre irregolari. Secondo molti, invece, la sua uccisione in Bolivia testimonia come, in materia, non esistano strategie risolutive. Più nello specifico, Guevara credeva che un piccolo gruppo (foco) di guerriglieri, attaccando violentemente il governo, avrebbe potuto stimolare fra la popolazione sentimenti rivoluzionari, grazie ai quali non sarebbe stato necessario costituire dei movimenti molto forti e portare avanti la lotta rivoluzionaria con fasi regolari prima di lanciare l'insurrezione armata finale.

Che Guevara era convinto che il consenso popolare fosse indispensabile per la rivoluzione, e che senza di esso non fosse possibile portare avanti alcun movimento rivoluzionario. In realtà, specialmente in Bolivia, l'idealismo del Che si scontrò con una realtà più complessa di quella che poteva sembrare in un primo momento. I contadini spesso guardavano con diffidenza gli stranieri che dicevano di combattere per loro, e il gruppo di Guevara rimase progressivamente sempre più isolato.

Sulle cause dell'insuccesso boliviano pesò anche il contesto internazionale: i partiti comunisti boliviani non collaborarono alla progettata insurrezione, e in quella fase delicata della guerra fredda ogni tentativo di riproporre la "rivoluzione mondiale" non era ben visto nei maggiori paesi del blocco socialista.

Sicuramente meno conosciuto, esiste anche un Guevara autore di poesie, saggi letterari e storici. Questi ultimi in particolare non mancano di acutezza, e si accompagnano ad importanti osservazioni politiche, come è possibile per esempio riscontrare nell'articolato commento che scrisse sul libro di Pablo Neruda "Canto Generale". Infatti, al contrario di molti militari e uomini d'armi, il Che era estremamente colto e può essere definito un filosofo. Tuttavia egli era più un uomo d'azione che un poeta e un filosofo. Riguardo alla sua passione per la letteratura e la poesia, è stato ritrovato un suo quaderno di raccolte di citazioni e pubblicato con il titolo Prima di morire. Appunti e note di lettura

Alla fine degli anni '60 Guevara diventa un'icona mondiale per quella parte di gioventù che si riconosce nei suoi ideali rivoluzionari. Tutt'ora Ernesto Guevara, el Che (emblema, per alcuni, della lotta per la libertà e la dignità dei popoli del Terzo Mondo), appare come la figura dell'eroe ideale, una sorta di eroe sofocleo, incapace di compromessi a costo della sua stessa vita. Anche a prescindere dalle sue convinzioni politiche, la sua immagine di eterno ribelle, di sognatore poco incline alla mediazione con un mondo pieno di ingiustizie, ha conquistato generazioni di giovani in tutto il mondo.

La storica fotografia del Che scattata il 6 marzo 1960 dal fotografo Alberto Korda (vedi) e da questi regalata all'editore italiano Giangiacomo Feltrinelli è diventata una delle immagini più famose del secolo addirittura è stata additata come la più riprodotta in assoluto della storia della fotografia. Meno nota è la circostanza dello scatto: i funerali di 75 cubani morti durante un attentato terrorista finanziato ed appoggiato dagli anticastristi e dalla CIA (presidenza Eisenhower). Successivamente l'Operazione Mongoose, voluta dall'amministrazione Kennedy, portò alla realizzazione in 14 mesi di 5.780 azioni terroristiche e 716 sabotaggi ad infrastrutture economiche cubane.

Guevara è stato interpretato al cinema da Francisco Rabal (1968), Omar Sharif (1969), Antonio Banderas (1996), Alfredo Vasco (1999), Gael García Bernal (2002) e (2003), Eduardo Noriega,Jsu Garcia (2005) e Benicio Del Toro (2008).

ONOREFICIENZE:

Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Nazionale della Croce del Sud

Agosto 1961[34]


Fonte:http://it.wikipedia.org

La Rivoluzione cubana compie 50 anni e non li dimostra!!!

La Rivoluzione Cubana del 1959

Il primo gennaio del 1959 segna la vittoria, con la fuga a Santo Domingo del dittatore “fantoccio” degli Usa Fulgenzio Batista, di una rivoluzione che ha cambiato più di quanto si possa pensare la storia del mondo.

Una rivoluzione pensata, organizzata e portata a termine da un gruppo di rivoluzionari di grande spessore politico, culturale ed ideale, con il sostegno del popolo cubano, che prosegue il suo processo anche nel secolo che si è appena aperto.

Fidel e Raul Castro, Ernesto Guevara, Camilo Cienfuegos sono i punti di riferimento fondamentali di questa rivoluzione. Una rivoluzione che ha parlato anche italiano grazie alla presenza nella spedizione del Granma del nostro carissimo e fraterno compagno Gino Donè, che purtroppo ci ha da poco lasciato.

Ma se parlassimo della rivoluzione cubana sono da un punto di vista storico o per pura commemorazione commetteremmo un errore politico e di analisi.

Infatti, Cuba parla a noi uomini e donne contemporanei; ci parla della lotta contro quello sfruttamento capitalistico che oggi più di ieri è presente. Ci parla della lotta di classe che, purtroppo, in occidente la fanno solo i padroni e non più le classi lavoratrici.

Fidel Castro aveva predetto da tempo, con lucidità, che il sistema finanziario speculativo sarebbe imploso causando una crisi di proporzioni gigantesche.

Cuba ci dimostra, e questa è la sua colpa più grande agli occhi degli USA e dei suoi accoliti, che si può costruire il socialismo e che senza un giusto equilibrio fra uguaglianza e libertà non può pienamente sostanziarsi la democrazia.

Cuba con il suo esempio e la sua azione è riuscita a dare anche un fondamentale contributo alla nuova stagione rivoluzionaria e progressista dell’America Latina di questi anni.

Senza Cuba il Foro di San Paolo, che nacque nel 1990 quando nel mondo, specie in Europa, terminavano gran parte delle esperienze dei partiti comunisti ed operai dopo la caduta del Muro di Berlino, difficilmente si sarebbe consolidato. In quel Foro si riunivano, e si riuniscono tuttora, i partiti e movimenti della sinistra latinoamericana (dai cattolici della Teologia della Liberazione ai settori rivoluzionari) che con grande umiltà e capacità politica cominciavano a riprendere il cammino della rivincita e della speranza di costruire un mondo dove il socialismo potesse essere di nuovo una delle stelle polari per i popoli della terra.

In quell’anno la sola Cuba aveva un governo rivoluzionario mentre il resto del continente era sotto il tallone di ferro degli Stati Uniti attraverso governi militari, reazionari e dittature feroci. Oggi a distanza di 18 anni si parla di rinascimento latinoamericano.

La capacità unitaria di Cuba, unitamente al PT di Lula, al PCdoB, ai Venezuelani, ai Nicaraguensi ecc. ha permesso che oggi il latinoamerica sia il continente dove la realizzazione del socialismo, senza gli errori tragici del passato, è ben più che una speranza.

Lo si sta costruendo, al di là di differenze e contraddizioni, in una realtà plurale e articolata, ma sempre più concreta. Ogni paese applica le sue regole politiche, ma tutti sanno che il nemico da battere è l’imperialismo statunitense.

Sotto questo aspetto tutti sono uniti e tutti lottano, secondo le proprie necessità, i rapporti di forza politici, per rendere i loro paesi e il continente latinoamericano autonomo e indipendente dagli interessi Usa.

Perfettamente il contrario di ciò che avviene in Europa!

Parlare dell’esperienza rivoluzionaria cubana vuol dire parlare del suo percorso, ma anche dei suoi errori, delle sue rettifiche ma sempre avendo ben presente l’idea che tutto è stato fatto per migliorare le condizioni di vita del popolo cubano e per la solidarietà con i popoli del mondo.

Quella cubana è stata una Rivoluzione vera, realizzata dal popolo cubano e che vive attraverso il suo consenso, perché senza di questo sarebbe stato impossibile per la Rivoluzione resistere al disfacimento, senza nessun onore, dell’URSS e dei suoi stati satelliti.

L’Unione Sovietica, è utile ricordarlo, è svanita nel nulla dopo che un ubriacone come Eltsin guidò un golpe farsa e con i milioni di iscritti del PCUS che si erano da tempo volatilizzati e la Romania di Ciausescu scomparve in meno di una notte malgrado un apparato, quello sì, repressivo molto forte.

Con quel cataclisma e gli Usa a poche miglia, che si facevano sempre più arroganti, come poteva resistere una repubblica socialista di una piccola isola senza petrolio, senza risorse e che improvvisamente perdeva l’86% dei suoi

traffici commerciali che aveva con gli stati socialisti e con un blocco che dopo il 1991 fu violentemente inasprito con la legge Torricelli prima e poi la Helms Burton?

Cuba ha resistito perché i cubani sanno che se crolla la rivoluzione le multinazionali torneranno a fare ciò che vogliono del loro paese e delle loro vite; sanno che le conquiste della rivoluzione in settori fondamentali come

la sanità, l’istruzione, la scienza li pongono al di sopra degli abitanti dei paesi del terzo mondo di cui Cuba fa parte, ma che le loro condizioni di vita non sono minimamente paragonabili a questi paesi, anzi in alcuni settori, come la sanità, hanno standard da paesi europei.

I cubani conoscono perfettamente la triste condizione dei popoli latinoamericani che nel corso dei decenni hanno abbracciato le teorie

del FMI e della Banca Mondiale, e che oggi vivono nella miseria, nella disperazione senza un futuro degno di questo nome per i propri figli.

I cubani sanno questo e sanno che ogni popolo ha il diritto inalienabile di scegliere la propria strada alla democrazia e al soddisfacimento dei propri bisogni. Essi non dimenticano la loro storia ma anzi facendone tesoro, hanno deciso, ad esempio, che il loro sistema elettorale e la loro idea di democrazia non deve essere quella borghese applicata in Europa e negli Usa.

Ma non per questo la partecipazione democratica e popolare ai processi decisionali è inferiore alla nostra, anzi è ben superiore alla nostra tanto per essere chiari e per capirlo basterebbe guardare a Cuba senza pregiudizi o lenti ideologiche avverse a quel sistema politico.

I cubani caparbiamente difendono questo principio sancito dalle Nazioni Unite e la loro indipendenza dagli Usa, dei quali conoscono bene metodi e sistemi colonialistici e imperialistici di sfruttamento.

A Cuba, piaccia o no agli Usa e ai nostri politicanti, i diritti umani sono garantiti, non esistono desaparecidos e tutti debbono osservare le leggi della Repubblica. I bambini cubani non sniffano colla e non sono costretti a vivere per strada prostituendosi e diventando delinquenti. E non sono assassinati dagli squadroni della morte. Essi possono godersi la propria infanzia, quel diritto umano inalienabile e fra i più violati nel mondo, mentre a Cuba è garantito e protetto.

Ovviamente come in tutti i paesi del mondo ci sono cose che non vanno anche a Cuba. Il governo di Raul Castro ci sta lavorando e molto altro dovrà essere fatto. Ma la odiosa e falsa propaganda che i media italiani diffondono, alcuni probabilmente perché hanno ricevuto una parte di quei 36 milioni di dollari che il governo Usa ha stanziato per diffondere le “verità di Washington” in Europa, e dunque anche in Italia, è davvero oltre ogni limite.

Fonte: http://www.granma.cu/

1959-2009: I cinquant’anni di Rivoluzione a Cuba!!!


Manifesto propagandistico Cubano

Il 1° gennaio 1959 - Con la fuga del dittatore Fulgencio Batista e la successiva entrata a La Habana delle colonne di Ernesto Che Guevara e di Camilo Cienfuegos e a Santiago de Cuba di quelle di Fidel Castro, dopo due anni di combattimenti – si concretizzava il sogno di José Martí. Cuba era finalmente libera e il suo popolo poteva decidere del proprio futuro.

Sono trascorsi cinquant’anni, ma per il popolo cubano tutti questi sono stati anni di continua resistenza e di lotta per preservare la propria indipendenza e la propria autodeterminazione. Ben dieci Presidenti degli Stati Uniti, la nazione militarmente più potente di tutta la storia, hanno approvato e provato ogni tipo di azione per abbattere la Rivoluzione cubana.
Da un blocco economico attuato per soffocare l'economia dell'Isola e per ridurre alla fame un intero popolo alle decine di tentativi effettuati dalla CIA - come comprovato da numerosi documenti ufficiali recentemente resi pubblici dagli stessi statunitensi - per assassinare Fidel Castro e altri dirigenti. Dall'invasione di un esercito mercenario stroncata in meno di 72 ore dal popolo cubano accorso a difendere la propria Rivoluzione a una Crisi dei Missili che ha rischiato di coinvolgere l'intero pianeta in una guerra atomica. Dal finanziamento di gruppi paramilitari che operano dal territorio statunitense per effettuare atti terroristici contro persone e beni in territorio cubano all'approntamento di una trentina di emittenti radio-televisive che, 24 ore su 24 sempre dal territorio degli Stati Uniti, incitano alla rivolta e a commettere atti di vandalismo. Dalla guerra biologica contro persone, allevamenti e coltivazioni alle campagne internazionali di menzogne per diffamare la Rivoluzione. Dalla promulgazione di leggi contrarie a qualsiasi Trattato di Commercio Internazionale, contrarie al Diritto Marittimo Internazionale, contrarie persino agli stessi principi costituzionali degli Stati Uniti all'ingerenza negli affari interni di altre nazioni per impedire accordi commerciali e finanziari con Cuba.
La criminale politica statunitense di terrorismo contro Cuba ha causato 3.478 morti e 2.099 invalidi permanenti.

In questi cinquant’anni la Rivoluzione cubana non ha saputo solo difendersi e resistere, ma ha anche saputo costruire. Ha organizzato un sistema sanitario gratuito per tutti i cittadini, capillare e ad altissimo livello; un sistema educativo gratuito dal primo giorno dell’asilo infantile all’ultimo giorno dell’università, tra i più avanzati del mondo; un sistema di sicurezza sociale per lavoro, pensioni, infermità, incidenti da lavoro, maternità, invalidità, malattie professionali, vecchiaia; un sistema di promozione di tutte le forme della cultura e dei settori dello sport. Organizzazioni internazionali delle Nazioni Unite come l’UNESCO, la FAO, l’UNICEF, l’OMS e molte altre hanno potuto verificare e comprovare i risultati ottenuti.

E non è tutto. In questi cinquant’anni la Rivoluzione cubana ha fatto della solidarietà verso gli altri popoli il proprio fiore all’occhiello. Non solo i cubani hanno combattuto per l’indipendenza di alcuni Stati africani, ma hanno aperto le loro scuole e i loro ospedali per istruire o curare gratuitamente giovani e infermi delle nazioni più povere, hanno inviato decine di migliaia di medici e di alfabetizzatori in ogni angolo dei paesi del Terzo Mondo per combattere malattie e analfabetismo, hanno organizzato brigate di pronto intervento e hanno dislocato personale e aiuti per assistere le zone colpite da disastri naturali.
In ogni assise internazionale Cuba ha sempre difeso le ragioni dei popoli del Terzo Mondo, contro ogni forma di sfruttamento, di oppressione, di occupazione e contro ogni ingerenza nei loro affari interni.
La Rivoluzione cubana ha fatto proprio l’insegnamento di José Martí che "la Patria è l’Umanità".

Per tutti questi motivi l’Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba da quasi cinquant’anni è a fianco del popolo cubano e dei suoi dirigenti - in una sola parola della Rivoluzione – e continuerà a lavorare in solidarietà con loro condividendo i principi e i valori morali per i quali la Rivoluzione cubana ha lottato e continuerà a lottare.

Fonte: www.italia-cuba.it



mercoledì 4 marzo 2009

Serbia: ex capo 007 di Milosevic era l'uomo della Cia a Belgrado! Ecco la vera prova delle responsabilità dell'Occidente nelle Guerre Balcaniche!

Jovica Stanisic, per otto anni capo dei servizi segreti serbi (il Db), ai tempi di Slobodan Milosevic, era l'uomo della Cia a Belgrado. Lo riporta oggi con grande evidenza la stampa serba riprendendo quanto pubblicato ieri dal "Los Angeles Times"!

Stanisic, 58 anni, è sotto processo dal tribunale dell'Aja per crimini di guerra nella ex Jugoslava. Contattato oggi tramite il suo avvocato, ha detto di non poter commentare la notizia fino a quando è in corso il processo. L'ex capo dei servizi segreti si trova attualmente a Belgrado con un permesso della Corte per problemi di salute.

Secondo quanto ha scritto il quotidiano americano, la Cia ha presentato al tribunale dell'Aja materiale confidenziale con le prove sull'assistenza che egli offrì nel corso degli anni, rivelando l'operato del governo serbo, documenti che saranno esaminati dalla Corte durante una seduta a porte chiuse.

La sua collaborazione con i servizi segreti americani iniziò nell'aprile del 1991. Nel 1992, secondo il "Los Angeles Times", Stanisic consegnò alla Cia le piante dei bunker che le compagnie serbe avevano costruito in Iraq. Una notte nel 1992, Stanisic incontrò l'ufficiale della Cia, William Lofgren, in un parco di Topcider nelle vicinanze di Belgrado e fu in quella occasione che le due spie confermarono la loro associazione alla stessa organizzazione d'intelligence. Alle riunioni segrete che si sono tenute su alcune barche e case sicure lungo il fiume Sava, i due si scambiarono informazioni particolareggiate sul funzionamento del regime dell' ex presidente serbo Slobodan Milosevic.

Stanisic nel corso degli anni ha fornito informazioni anche sul luogo dove i soldati Nato erano tenuti in ostaggio dall'esercito serbo bosniaco, quindi ha aiutato i soldati di Nato nella loro ricerca delle fosse comuni in Bosnia. L'ex capo dei servizi serbi, che è sotto processo al Tribunale penale internazionale (Tpi) per i crimini di guerra nel ex Jugoslavia e potrebbe essere condannato all'ergastolo, ha chiesto ai suoi alleati della Nato di testimoniare a suo favore.

A Belgrado, l'unico a commentare la notizia, finora, è il ministro dell'Ambiente e alto dirigente del Partito democratico (Ds) del presidente Boris Tadic, Oliver Dulic, secondo cui le informazioni fornite dal "Los AngelesTimes" sono "tutte da verificare". Senza voler anticipare l'opinione del governo, Dulic, tuttavia ha giudicato "un po' disgustoso" questo ritorno alle vicende degli anni '90, sottolineando che tutta questa storia "appartiene al passato".

Zagabria, 2 mar. (Apcom-Nuova Europa) - Ha suscitato grande scalpore ed oggi rimbalza su quasi tutti i quotidiani serbi la notizia di 'Stanisic collaborazionista', lanciata ieri dal Los Angeles Times. Secondo il domenicale della testata Usa, Jovica Stanisic, l'ex capo dei servizi segreti serbi di Slobodan Milosevic e attualmente sotto processo all'Aia per crimini di guerra, avrebbe in realtà collaborato a lungo con la Cia, sin dal 1992, contribuendo "alla fine delle ostilità e al ripristino della pace in Bosnia".

Questa la testimonianza fornita a LA Times da William Lofgren, l'uomo Cia in Serbia durante i terribili anni dei conflitti etnici nei Balcani, ora in congedo: la guerra era esplosa in Bosnia-Erzegovina; Milosevic era visto come una minaccia per la sicurezza europea e la Cia era disperatamente alla ricerca di intelligence dall'interno delle turbolenze".

Così durante un incontro notturno segreto nel Parco Topcider, alla periferia di Belgrado, Lofgren e Stanisic siglarono il patto. E per otto anni, senza mai pretendere compenso in denaro, il capo dei Berretti rossi e degli Skorpion, le squadriglie paramilitari create da Milosevic con il preciso mandato di eseguire la pulizia etnica, avrebbe in realtà fornito preziosi informazioni ai servizi di intelligence occidentali per fermare il criminale disegno del dittatore.

Oltre che sulla testimonianza di Logfren, le rivelazioni del LA Times si basano "su dozzine di interviste a attuali ed ex ufficiali delle agenzie di intelligence di Stati uniti e Serbia", nonché su "un documento secretato che può essere considerato dalla Corte solo a porte chiuse" inviato al Tribunale dell'Aia nel 2004 dietro "rara iniziativa della Cia che", stando a quanto riporta il quotidiano californiano, "elenca i contributi di Stanisic e attesta il suo ruolo di sostegno".

Secondo Dermot Groome, procuratore capo del Tpi nel processo contro Stanisic, la cooperazione tra "Ghiaccio"- con questo soprannome era noto l'ex capo delle squadriglie della morte - e la Cia, invece di scagionarlo completamente o in parte, "evidenzia soltanto il potere di cui disponeva (...)". Un potere enorme, "compresa la licenza di ripulire il terreno da persone non desiderate, la licenza di commettere omicidi".

No comment del diretto interessato, attualmente detenuto, il quale aveva già sostenuto la sua innocenza in una memoria di sette pagine: "ho istituzionalizzato la cooperazione con l'intelligence Usa nonostante le note pessime relazioni tra i due paesi e contribuito alla de-escalation del conflitto".

Stanisic, cinquantotto anni, è entrato nei servizi segreti jugoslavi nel 1975, ancora nell'era di Tito, ed è stato consegnato alla giustizia internazionale nel 2003. Il processo a suo carico è stato sospeso lo scorso anno a causa delle gravi condizioni di salute in cui verte: una volta ristabilitosi, il verdetto arriverà nell'arco di pochi mesi.

Fonti: http://www.bluewin.ch/it e http://notizie.virgilio.it/

lunedì 2 marzo 2009

1989-2009: RIDATECI IL MURO DI BERLINO!!! (Solidarietà alla Cina e a Cuba!) A 20 anni di distanza ecco perchè il Muro di Berlino era meglio...

1989 - Dal Muro di Berlino a Piazza Tien a Men: A 20 anni di distanza da uno degli eventi Storici che più hanno caratterizzato la vita Politica Europea e che hanno dato inizio ai più grandi sconvolgimenti geo-politici Mondiali, noi precursori della dottrina Social-Popolare non possiamo non constatare e registrare i gravissimi danni che l'assetata quanto frettolosa voglia di libertà delle popolazioni dell'Est Europa spinti e sostenuti dai Governi del così detto Occidente Capitalista ha causato in mezzo Mondo a partire proprio da quell'Europa che ha illuso pure i suoi stessi figli e la sua stessa gente.
La caduta del Muro di Berlino ha da principio fatto credere a tutte le popolazioni del continente che una nuova Era di Pace, Libertà e Progresso Sociale, Eguaglianza e Fratellanza era alle porte...finalmente il Nuovo Mondo da troppo tempo atteso avrebbe trasformato le Nazioni e tutti gli uomini...la Guerra Fredda con il suo equilibrio del Terrore e l'incubo dell'Olocausto Atomico nella magia di una notte sembravano essere cancellati, Papa Giovanni Paolo II° che fù uno dei più grandi sostenitori della politica anti-Cortina di Ferro di memoria Sovietica gioiva entusiasta insieme a tutti i più grandi Statisti dell'Epoca...dalla Tacher a Kohl, da Mitterand ad Andreotti e Cossiga, da Ronald Reagan all'epoca Presidente degli Stati Uniti d'America a Michkail Gorbaciov Presidente della oramai morente Unione Sovietica e novello Premio Nobel per la Pace, dalla Regina d'Inghilterra al Re di Spagna...tutto era un tripudio, un festeggiamento: finalmente la Grande Germania uscita con le ossa fracassate dalla Seconda Guerra Mondiale del 1939-1945 da lei stessa scatenata poteva riunificarsi sotto l'ombrello protettivo dello Zio Sam e del Capitalismo Mondiale.
Libertà era la parola d'ordine insieme al redivivo anti-Comunismo fomentato dalle Lobby miliardarie di mezzo Mondo guidate dalle potenti Massonerie segrete Americane che già fiutavano con la bava alla bocca le immensi ricchezze che l'apertura di quei nuovi mercati e lo sfruttamento a basso costo delle materie prime con la forza lavoro umana offrivano quegli Stati liberati dal predominio dei Regimi Comunisti dell'Est Europa, della Russia e della Cina.
Non solo, con la liquidazione della Super-Potenza Sovietica e della sua influenza sulla politica estera, anche lo scacchiere della geo-politica in Africa e nel Medio-Oriente avrebbe subito grandi mutamenti sempre a favore della causa Capitalista delle grandi Lobby che influivano e influiscono tutt'oggi sulla politica economica dei Governi Occidentali dell'Europa e dell'America...e così è avvenuto!
Quest'anno il Mondo intero festeggierà in pompa magna la caduta del Muro di Berlino come se tutto ciò che è accaduto dopo non ci fosse mai stato ma noi vogliamo invece ricordare ciò che la grande illusione ha provocato e vogliamo in contro-tendenza Mondiale ricordare a tutti ciò che di benefico in realtà non ha portato a tutti quei popoli che erano stati illusi dal nostro sistema capitalistico consumista con l'equazione: LIBERTA'=RICCHEZZA!!!
L'Occidente con in testa gli Stati Uniti d'America avevano utilizzato un colpo quanto mai più basso, bieco e spregievole per convincere nel corso degli anni e convincere le varie e vaste popolazioni dell'Est Europa e dell'Asia Centrale che l'abbattimento dei vari Regimi Comunisti dell'epoca che li governavano avrebbe portato loro non solo il vento di una nuova libertà ma anche una ricchezza diffusa, una ricchezza che sarebbe stata alla portata di tutti...così con l'ultima pietra abbattuta del Muro di Berlino, tempo 2 anni: 1989-1991...l'Unione Sovietica è crollata dopo i colpi mortali assestati prima dal crollo del proprio vassallo Europeo che appunto era la Repubblica Democratica di Germania e dalla Romania con l'abbattimento del Regime di Ceaucescu e la fucilazione dello stesso insieme alla moglie...dopo il Muro abbattuto inizia il lento ed inesorabile dramma: dalla Lituania alla Georgia, dal Turkmenistan alla Cecenia...ogni Repubblica dell'Unione Sovietica sferza il proprio colpo mortale all'ormai agonizzante Orso Russo...che muore definitivamente il 21 Agosto del 1991 con la proclamazione d'indipendenza di tutte le Repubbliche Sovietiche da cui abbiamo visto nascere i nuovi Stati: Ucraina, Bielorussia, Lituania, Estonia, Lettonia, Kazakhistan e le altre piccole e grandi Repubbliche che per 70 lunghi anni avevano costituito l'immenso Impero Sovietico!
I piani delle grandi Massonerie e dei grandi gruppi Capitalisti Occidentali avevano funzionato, cancellata la Guerra Fredda avevano potuto dare inizio ai loro grandi progetti economici, hanno aiutato con ingenti finanziamenti molti leader politici emergenti nei vari Stati per così dire liberati dal Comunismo e li hanno sostenuti fino ad aiutarli ad essere eletti dai propri popoli in competizioni politiche pseudo-democratiche e pilotate, hanno aiutato e finanziato la costituzione di governi amici che sopra la corruzione hanno costruito e rafforzato il proprio potere su tutto e su tutti...diffondendo errori e mostruosità all'interno delle proprie economie nazionali e diffondendo insieme alla corruzione una povertà sempre più estesa che si tramutava spesso in una vera e propia miseria.
Poche elité si arricchivano oltre misura e moltissimi si impoverivano sempre più...così dopo il crollo del Muro di Berlino e dopo il crollo dell'Unione Sovietica e di tutto il blocco Comunista dell'Est Europa che costituiva il Patto di Varsavia, abbiamo assistito inermi ed increduli alle lunghissime file del pane a Mosca, a Praga, a Bucarest, a Varsavia...abbiamo assistito alle immani migrazioni dei tanti che per sfuggire alla fame emigravano in Italia e in Europa, abbiamo visto l'Armata Rossa dissestata e abbandonata pericolosamente a sè stessa ed alla sua miseria improvvisa, abbiamo assistito al violento disfacimento della Yugoslavia smembrata in una guerra terribile e fratricida nel cuore dell'Europa Capitalista e moderna che ha causato decine e decine di migliaia di morti innocenti, guerra sostenuta e finanziata con soldi e armi segretamente da quelle stesse Lobby Capitaliste che hanno fomentato il caos e l'abbattimento del Muro di Berlino; abbiamo visto l'Albania disgregarsi e cadere succuba di un vero e proprio Governo Mafioso e corrotto che ha impoverito la popolazione, scappata in massa sulle navi, sui barconi e sui gommoni nel mare Adriatico per raggiungere le nostre coste Italiane; abbiamo assistito alle tantissime guerre etniche, alle pulizie etniche, alle guerre civili che sono scoppiate una dopo l'altra dal 1989 in poi nei vari territori dell'ex-Unione Sovietica: Turkmenistan, Georgia, Armenia, Azerbaijan, Cecenia, Ingusciezia, Moldavia...popolazioni che un tempo vivevano in pace in un progresso sociale seppur diverso e avverso dal nostro Occidentale, si ritrovarono d'un tratto trascinate in guerre sanguinose, città un tempo edificate si erano trasformate in cimiteri a cielo aperto, rase al suolo, distrutte dalle pioggie di fuoco e di odio fomentato da coloro che pilotavano le guerre per arricchirsi oltre misura e per impadronirsi delle materie prime di quei paesi, di quei territori, di quelle nazioni....guerre civili mascherate da guerre di religione e di intolleranza che erano in realtà guerre per i soldi e per la ricchezza dei futuri mercati che dovevano essere sfruttati al meglio dalle Caste e dalle Lobby Massoniche-Capitaliste Mondiali.
I vari Leader Politici locali venivano comprati, prezzolati, corrotti al solo fine di creare caos e di costituire Governi amici e condiscendenti che dovevano servire fedelmente i propri veri padroni...banchieri, massoni, lobby, mafiosi...questo in realtà ha scoperchiato veramente il crollo del Muro di Berlino!!! Tutti i popoli, dall'Occidente all'Oriente, sono stati ingannati, illusi e disillusi...le conseguenze dei veri piani strategici nascosti ai più sono venuti ormai a galla ma oramai tutto è stato compiuto e tutto è stato inquinato, tutto è stato fatto ed i danni sono irreversibili...gli Stati di mezza Europa dell'Est, Russia compresa, sono guidati da Governi impuri, corrotti, collusi con la Mafia e la criminalità...Governi che tutelano gli interessi di pochi ricchi e potenti, Governi che hanno la piena volontà affinchè una parte della propria popolazione rimanga in povertà perchè la povertà delle masse garantisce la ricchezza ed i privilegi di un Capitalismo che basa il proprio sistema sull'egoismo e sull'edonismo...un sistema trapiantato in quei paesi dallo stesso Capitalismo edonista ed egoista che ancora più potente che mai guida, influisce e governa anche la nostra Italia, la nostra Europa, l'Occidente moderno così come lo conosciamo tutti...con in testa gli Stati Uniti d'America egemoni e rappresentanti l'unica vera Super-Potenza politica, economica e militare sopravissuta e vincitrice della passata Guerra Fredda dei blocchi contrapposti.
A 20 anni di distanza dal crollo del fatidico Muro di Berlino dunque, noi precursori della dottrina Social-Popolare rimpiangiamo l'equilibrio del terrore della Guerra Fredda che paradossalmente ha garantito e poteva garantire una vera pace, una vera stabilità e una vera prosperità economica seppur diversa dalla nostra, in almeno mezzo Pianeta Terra!!!
Invece dopo il suo abbattimento, abbiamo assistito al riemerge di pericolosi sentimenti ultra-nazionalisti, di tremendi rigurgiti di fondamentalismo religioso...soprattutto in Africa e nel Medio-Oriente...guerra, disordine, caos, povertà, miseria, mafia, criminalità, droga, immigrazione selvaggia e clandestina, traffico di armi, di organi umani e di droga, sangue, distruzione, genocidi, massacri, pulizia etnica, devastazioni, corruzione...è questo ciò che ci hanno regalato i vincitori della Guerra Fredda in mezza Europa se non nel Mondo intero!!! LIBERTA' ci avevano detto e LIBERTA' gridavano anche in Piazza Tien a Men a Pechino nel 1989 ma grazie a DIO la Cina Comunista ha resistito all'onda d'urto che si stava propagando e dirigendo anche verso di loro perchè anche questo era di sicuro nei progetti dei Massoni-Capitalisti Occidentali, distruggere URSS e CINA per invadere silenziosamente con i propri tentacoli mafiosi quei territori così vasti e così ricchi di materie prime preziose...un grande mercato cento volte superiore per numero e potenzialità all'Europa stessa!!! Nel 2009 si festeggia anche la ricorrenza della rivoluzione per la Libertà degli studenti Cinesi a Piazza Tien a Men contro il Regime di Pechino ma quì noi sosteniamo che sarebbe forse meglio festeggiare il fallimento di quella Rivoluzione sprovveduta ed avventata che avrebbe avuto conseguenza ben più peggiori e terrificanti se quella Rivoluzione avesse avuto successo!!!
Dopo il crollo del Muro di Berlino abbiamo assistito alla recrudescenza della guerra di Religione trà le due culture: Cristiana-Occidentale contro quella Islamica-Araba...di sicuro con la Guerra Fredda non avremmo mai visto l'attentato gravissimo alle Torri Gemelle di New York dell'11 Settembre 2001, le due guerre in Iraq (Desert Storm del 1991 e quella del 2003) e non avremmo visto le altre guerre in Afghanistan...moltissime delle varie guerre che abbiamo visto nascere e crescere negli ultimi 20 anni, nel proseguio dell'equilibrio del terrore non avrebbero avuto corso nè inizio....Al Qaida ed il regime di sangue attuato dalla costituzione del movimento terroristico internazionale e trasversale mondiale fomentato dal fanatismo Islamico e non solo, con il Muro ancora in piedi a Berlino non avrebbero non solo avuto modo di esistere ma non sarebbero riusciti a sopravvivere a lungo!!!
Noi oggi possiamo solo confidare nel rafforzamento e nella sopravvivenza del Regime di Pechino, dell'Avana a Cuba di Raoul Castro fratello del Leader Maximo Fidel, del Vietnam e del Laos e di tutti quei Regimi in cui anche se non regna una libertà totale apparente in ogni caso regna comunque l'ordine, la stabilità, la pace ed il controllo ferreo del Potere Politico e dello Stato lontano dalla corruzione e dalla Mafia!!! Soprattutto ci auguriamo che la Cina non debba crollare e colassare mai...sarebbe una catastrofe umanitaria che noi mai ci sogneremo di incoraggiare e di augurare a nessuno Stato...soprattutto per noi in Occidente, in Europa, in Italia....sarebbe davvero una catastrofe incontenibile...catastrofe che invece purtroppo i gruppi Massonico-Capitalisti sperano avvenga molto presto per tutti i motivi che abbiamo elencato prima in questo stesso articolo.
Noi siamo prima di tutto amici del Regime Cinese e speriamo, confidiamo nel suo ordine e nel suo Governo e diffidiamo tutti voi dal credere ciecamente alla propaganda occidentale che vuole la Cina un paese tiranno, cinico e crudele!!! Ricordate che trà un estremo e l'altro, la verità stà nel mezzo...
Oggi il Capitalismo Occidentale per scardinare e scalfire il Regime di Pechino stà prezzolando ed utilizzando il Dalai Lama in primis, i Monaci ed il popolo Tibetano poi, per fomentare quella Rivoluzione della falsà ed ipocrita Libertà fallita in Piazza Tien a Men nel 1989 e questa volta il pretesto è più grave e più bieco, più sconvolgente che mai: l'odio etnico-razziale e religioso!!! Fomentando i revanscismi nazionalistici e culturali-religiosi contro Pechino si spera in occidente di scatenare una vera e propria guerra di secessione per sperare nel crollo definitivo del Regime Cinese!!! Una pericolosa bomba...ad orologeria che i Cinesi intelligentemente devono cercare al più presto di disinnescare...prima della deflagrazione letale e finale che getterebbe nel caos e nel disordine un quarto della popolazione Mondiale!!!
E' questo ciò che vogliono e sperano di fare i paladini della Democrazia Occidentale??? Non sono bastati i fiumi di sangue scaturiti dalle disgrazie e dalle guerre etniche e religiose scoppiate dopo il crollo del Muro di Berlino in Europa, nel Caucaso, in Asia Centrale, in Africa e nel Medio-Oriente??? Non è bastato a loro la ricchezza depredata ai popoli di mezzo Mondo??? L'ultima grave crisi economica da cui tutt'oggi soffriamo e lentamente ci stiamo tirando fuori è causa ancora di questi banchieri e massoni-capitalisti senza scrupoli che sulle disgrazie altrui basano le loro ricchezze, è causa di questo Capitalismo che sopravvive e si arricchisce basando la propria esistenza sulla corruzione, sull'edonismo e sull'egoismo così come lo stesso Papa Benedetto XVI° ha detto pubblicamente tempo fà: "L'egoismo è alla radice della crisi economica!" Ed allora, che cosa pretenderebbero di fare con la Cina Maoista e la Cuba Castrista??? Perchè l'America dopo oltre 40 anni continua imperterrita a mantenere l'embargo economico su Cuba anche dopo la caduta del Muro di Berlino??? Perchè si deve credere al Dalai Lama come se fosse un Dio in Terra e perchè taluni ancora oggi cercano di utilizzarlo come un moderno "Cavallo di Troia" in maniera tale di tentare di scardinare il Regime Cinese dall'interno???
Noi confidiamo nella Cina Maoista moderna...e ci auguriamo vivamente che il Regime Cinese sopravviva per altri 50 anni almeno così come ci auguriamo che a Cuba Raoul Castro riesca a mantenere l'ordine e riesca a mantenere in vita il Regime Castrista per altri 40 anni almeno...non perchè siamo Comunisti, noi siamo Social-Popolari, ma perchè crediamo che questi per noi oggi Stati-Modello, siano l'ultimo baluardo per contrastare l'ipocrisia del nostro sistema Democratico Occidentale inquinato ormai dal malaffare, dalla mafia, dal crimine e dalle Lobby-Massoniche che guardano solo agli interessi dei pochi privilegiati a discapito dei molti che sono costretti gioco-forza a vivere sotto la soglia della povertà, della miseria, del lavoro precario, dell'ipocrisia e dell'ingiustizia sociale dei nostri tempi.

Alexander Mitrokhin

ITALIA-CINA

ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!