Visualizzazioni totali delle visite sul blog "Mitrokhin" dalla sua nascita: 08 Novembre 2007

Classifica settimanale delle news piu' lette sul blog Mitrokhin...

Cerca nel blog

Vota il mio blog...

siti migliori

Translator (Translate blog entries in your language!)

Post in evidenza

"I MIEI BRANI" 🎸🎶💞 TUTTI I VIDEO UFFICIALI DI TORRI CRISTIANO CANTAUTORE DI CARRARA (MS) - TOSCANA

TORRI CRISTIANO CANTAUTORE CANALE YOUTUBE DI CRISTIANO TORRI CANALE UFFICIALE DI TORRI CRISTIANO SU SPOTIFY PROFILO FACEBOOK DI TORRI CRISTI...

Visualizzazione post con etichetta Fidel Castro. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Fidel Castro. Mostra tutti i post

venerdì 11 gennaio 2019

La Rivoluzione cubana compie 60 anni e non li dimostra!!! (1959 - 2019) Da Fidel Castro a Miguel Díaz-Canel

Ernesto Che Guevara, La Rivoluzione Cubana: 1959
LA RIVOLUZIONE CUBANA - GENNAIO 1959
 
Il primo gennaio del 1959 segna la vittoria, con la fuga a Santo Domingo del dittatore “fantoccio” degli Usa Fulgenzio Batista, di una rivoluzione che ha cambiato più di quanto si possa pensare la storia del mondo.
Una rivoluzione pensata, organizzata e portata a termine da un gruppo di rivoluzionari di grande spessore politico, culturale ed ideale, con il sostegno del popolo cubano, che prosegue il suo processo anche nel secolo che si è appena aperto.
Fidel e Raul Castro, Ernesto Guevara, Camilo Cienfuegos sono i punti di riferimento fondamentali di questa rivoluzione. Una rivoluzione che ha parlato anche italiano grazie alla presenza nella spedizione del Granma del nostro carissimo e fraterno compagno Gino Donè, che purtroppo ci ha da poco lasciato.
Ma se parlassimo della rivoluzione cubana sono da un punto di vista storico o per pura commemorazione commetteremmo un errore politico e di analisi.
Infatti, Cuba parla a noi uomini e donne contemporanei; ci parla della lotta contro quello sfruttamento capitalistico che oggi più di ieri è presente. Ci parla della lotta di classe che, purtroppo, in occidente la fanno solo i padroni e non più le classi lavoratrici.
Fidel Castro aveva predetto da tempo, con lucidità, che il sistema finanziario speculativo sarebbe imploso causando una crisi di proporzioni gigantesche.
Cuba ci dimostra, e questa è la sua colpa più grande agli occhi degli USA e dei suoi accoliti, che si può costruire il socialismo e che senza un giusto equilibrio fra uguaglianza e libertà non può pienamente sostanziarsi la democrazia.
Cuba con il suo esempio e la sua azione è riuscita a dare anche un fondamentale contributo alla nuova stagione rivoluzionaria e progressista dell’America Latina di questi anni.
Senza Cuba il Foro di San Paolo, che nacque nel 1990 quando nel mondo, specie in Europa, terminavano gran parte delle esperienze dei partiti comunisti ed operai dopo la caduta del Muro di Berlino, difficilmente si sarebbe consolidato. In quel Foro si riunivano, e si riuniscono tuttora, i partiti e movimenti della sinistra latinoamericana (dai cattolici della Teologia della Liberazione ai settori rivoluzionari) che con grande umiltà e capacità politica cominciavano a riprendere il cammino della rivincita e della speranza di costruire un mondo dove il socialismo potesse essere di nuovo una delle stelle polari per i popoli della terra.
In quell’anno la sola Cuba aveva un governo rivoluzionario mentre il resto del continente era sotto il tallone di ferro degli Stati Uniti attraverso governi militari, reazionari e dittature feroci. Oggi a distanza di 18 anni si parla di rinascimento latinoamericano.
La capacità unitaria di Cuba, unitamente al PT di Lula, al PCdoB, ai Venezuelani, ai Nicaraguensi ecc. ha permesso che oggi il latino-America sia il continente dove la realizzazione del socialismo, senza gli errori tragici del passato, è ben più che una speranza.
Lo si sta costruendo, al di là di differenze e contraddizioni, in una realtà plurale e articolata, ma sempre più concreta. Ogni paese applica le sue regole politiche, ma tutti sanno che il nemico da battere è l’imperialismo statunitense.
Sotto questo aspetto tutti sono uniti e tutti lottano, secondo le proprie necessità, i rapporti di forza politici, per rendere i loro paesi e il continente latinoamericano autonomo e indipendente dagli interessi Usa.
Perfettamente il contrario di ciò che avviene in Europa!
Parlare dell’esperienza rivoluzionaria cubana vuol dire parlare del suo percorso, ma anche dei suoi errori, delle sue rettifiche ma sempre avendo ben presente l’idea che tutto è stato fatto per migliorare le condizioni di vita del popolo cubano e per la solidarietà con i popoli del mondo.
Quella cubana è stata una Rivoluzione vera, realizzata dal popolo cubano e che vive attraverso il suo consenso, perché senza di questo sarebbe stato impossibile per la Rivoluzione resistere al disfacimento, senza nessun onore, dell’URSS e dei suoi stati satelliti.
L’Unione Sovietica, è utile ricordarlo, è svanita nel nulla dopo che un ubriacone come Eltsin guidò un golpe farsa e con i milioni di iscritti del PCUS che si erano da tempo volatilizzati e la Romania di Ceausescu scomparve in meno di una notte malgrado un apparato, quello sì, repressivo molto forte.
Con quel cataclisma e gli Usa a poche miglia, che si facevano sempre più arroganti, come poteva resistere una repubblica socialista di una piccola isola senza petrolio, senza risorse e che improvvisamente perdeva l’86% dei suoi
traffici commerciali che aveva con gli stati socialisti e con un blocco che dopo il 1991 fu violentemente inasprito con la legge Torricelli prima e poi la Helms Burton?
Cuba ha resistito perché i cubani sanno che se crolla la rivoluzione le multinazionali torneranno a fare ciò che vogliono del loro paese e delle loro vite; sanno che le conquiste della rivoluzione in settori fondamentali come
la sanità, l’istruzione, la scienza li pongono al di sopra degli abitanti dei paesi del terzo mondo di cui Cuba fa parte, ma che le loro condizioni di vita non sono minimamente paragonabili a questi paesi, anzi in alcuni settori, come la sanità, hanno standard da paesi europei.
I cubani conoscono perfettamente la triste condizione dei popoli latinoamericani che nel corso dei decenni hanno abbracciato le teorie
del FMI e della Banca Mondiale, e che oggi vivono nella miseria, nella disperazione senza un futuro degno di questo nome per i propri figli.
I cubani sanno questo e sanno che ogni popolo ha il diritto inalienabile di scegliere la propria strada alla democrazia e al soddisfacimento dei propri bisogni. Essi non dimenticano la loro storia ma anzi facendone tesoro, hanno deciso, ad esempio, che il loro sistema elettorale e la loro idea di democrazia non deve essere quella borghese applicata in Europa e negli Usa.
Ma non per questo la partecipazione democratica e popolare ai processi decisionali è inferiore alla nostra, anzi è ben superiore alla nostra tanto per essere chiari e per capirlo basterebbe guardare a Cuba senza pregiudizi o lenti ideologiche avverse a quel sistema politico.
I cubani caparbiamente difendono questo principio sancito dalle Nazioni Unite e la loro indipendenza dagli Usa, dei quali conoscono bene metodi e sistemi colonialistici e imperialistici di sfruttamento.
A Cuba, piaccia o no agli Usa e ai nostri politicanti, i diritti umani sono garantiti, non esistono desaparecidos e tutti debbono osservare le leggi della Repubblica. I bambini cubani non sniffano colla e non sono costretti a vivere per strada prostituendosi e diventando delinquenti. E non sono assassinati dagli squadroni della morte. Essi possono godersi la propria infanzia, quel diritto umano inalienabile e fra i più violati nel mondo, mentre a Cuba è garantito e protetto.
Ovviamente come in tutti i paesi del mondo ci sono cose che non vanno anche a Cuba. Il governo di Raul Castro ci sta lavorando e molto altro dovrà essere fatto. Ma la odiosa e falsa propaganda che i media italiani diffondono, alcuni probabilmente perché hanno ricevuto una parte di quei 36 milioni di dollari che il governo Usa ha stanziato per diffondere le “verità di Washington” in Europa, e dunque anche in Italia, è davvero oltre ogni limite.
Fonte: http://www.granma.cu/

sabato 29 dicembre 2012

The Cuban Wives, un documentario sui cinque Cubani detenuti in America sarà proiettato a Roma...

 The Cuban Wives racconta la tragica vicenda dei Cinque Cubani detenuti negli Stati Uniti dal 1998. Il loro crimine: il tentativo di proteggere il loro paese dagli attacchi terroristi di noti gruppi paramilitari provenienti da Miami, Florida.
Perché i Cinque sono in carcere? Quale sarà il futuro dei rapporti cubano-americani? Il Presidente Obama può fare la differenza nella risoluzione del caso? Sono chiamati a rispondere personalità implicate nella vicenda e nelle relazioni tra i due stati.
Il documentario include racconti intimi delle mogli e madri di questi uomini e rivela una storia d’amore e di resistenza in nome della giustizia. Nell’intimità delle loro case, siamo portati a condividere piccoli segreti e fragili speranze in un’atmosfera in cui l’assenza dei propri cari diventa presente tanto quanto la battaglia quotidiana per la loro liberazione.
E proprio per l’interesse del tema, segnalo che Di.Co.Spe. Università Roma Tre e l’Associazione Culturale Mimesi’S hanno il piacere di invitarci alla proiezione di “The Cuban Wives” il film documentario di Alberto Antonio Dandolo.
L’evento ha avuto luogo Mercoledì 19 Dicembre 2012
ore 20,30
presso Palazzo delle Esposizioni – Sala Cinema
scalinata di via Milano 9a, Roma

 
Sono intervenuti:
il regista Alberto A. Dandolo, il direttore del Di.Co.Spe.
prof. Giorgio De Vincenti,
il consigliere per gli affari culturali del presidente del Consiglio di Stato cubano Raul Castro, Abel Prieto.
La serata è stata realizzata con il patrocinio dell’Ambasciata di Cuba e il Festival del Cinema Latino Americano di Trieste

Lingue originali: Spagnolo, Inglese | Sottotitoli: Italiano
Pagina web
www.thecubanwives.com
di Ida Garberi

domenica 15 aprile 2012

La generazione dei Tre "Niente"...mentre i Governi delle Banche e del Capitalismo sfrenato e avido impoveriscono i popoli e arricchiscono le Industrie Militari, si preparano a causare direttamente e indirettamente causano guerre sanguinarie in tutto il pianeta per accapparrarsi le risorse energetiche come il petrolio, l'oro e i diamanti...dopo i miliardi e miliardi di euro spesi in 8 mesi di guerra in Libia nel 2011, oggi a chi toccherà? Siria o Iran? Intanto l'elite delle lobby e dei Governi gode nel lusso mentre il popolo stenta nella maggior parte dei casi ad arrivare con il proprio misero stipendio alla fine del mese...


Da uno scritto recente di Fidel Alejandro Castro, ex-Capo dello Stato Cubano: Questa riflessione potrebbe essere scritta oggi, domani o qualunque altro giorno senza rischio di errore.
La nostra specie si trova ad affrontare nuovi problemi. Quando ho espresso, 20 anni fa nella Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente e lo Sviluppo a Rio de Janeiro, che una specie era in pericolo di estinzione, avevo meno ragione di oggi di avvertire in merito ad un pericolo che vedevo distante forse 100 anni. Allora pochi leader dei paesi più potenti gestivano il mondo. Applaudirono alle mie parole per cortesia e continuarono tranquillamente a scavare la tomba della nostra specie.
Sembrava che nel nostro pianeta regnasse il buon senso e l’ordine. Era il tempo in cui lo sviluppo economico appoggiato dalla tecnologia e dalla scienza sembrava essere l’Alfa e l’Omega della società umana.
Ora tutto è molto più chiaro. Profonde verità stanno emergendo. Quasi 200 stati, apparentemente indipendenti, costituiscono l’organizzazione politica che in teoria equivale a reggere i destini del mondo.
Circa 25 000 armi nucleari nelle mani di forze alleate o antagoniste disposte a difendere l’ordine che cambia, per interesse o necessità, riducono praticamente a zero i diritti di migliaia di milioni di persone.
Non commetterò l’ingenuità di assegnare alla Russia o alla Cina, la responsabilità dello sviluppo di tali armi dopo la mostruosa strage di Hiroshima e Nagasaki, ordinata da Truman dopo la morte di Roosevelt.
Né cadrò nell’errore di negare l’Olocausto che significò la morte di milioni di bambini e adulti, uomini o donne, in maggioranza ebrei, zingari, russi e di altre nazionalità che sono stati vittime del nazismo. Ecco perchè ripugna la politica infame di chi nega al popolo palestinese il diritto di esistere.
Qualcuno pensa forse che gli Stati Uniti saranno in grado di agire con un’indipendenza che li protegga dal disastro inevitabile che li attende?
In poche settimane i 40 milioni di dollari che il presidente Obama ha promesso di raccogliere per la sua campagna elettorale serviranno solo a dimostrare che la moneta del suo paese ha perso molto valore e che gli Stati Uniti, con il loro eccezionale e crescente debito pubblico che si sta avvicinando a 20 mila miliardi di miliardi, vivono del denaro che stampano e non di ciò che producono.
Il resto del mondo paga quello che loro dilapidano.
Nessuno crede nemmeno che il candidato democratico sia migliore o peggiore rispetto ai suoi avversari repubblicani: che si chiami Mitt Romney o Rick Santorum. Anni luce separano i tre da personaggi tanto rilevanti come Abraham Lincoln o Martin Luther King. E’ davvero raro osservare una nazione tanto potente  tecnologicamente e un governo tanto orfano, al momento, di idee e valori morali.
L’Iran non ha armi nucleari. E’ accusato di produrre uranio arricchito che serve come combustibile energetico o per applicazioni di uso medico. Piaccia o no, il suo possesso o la sua produzione non è equivalente alla produzione di armi nucleari. Decine di paesi utilizzano uranio arricchito come fonte di energia, ma questo non può essere utilizzato nella fabbricazione di un’arma nucleare, senza un preliminare e complesso processo di purificazione.
Israele, tuttavia, che con l’aiuto e la cooperazione degli Stati Uniti ha fabbricato armi nucleari, senza informare né rendere conto a nessuno, oggi, senza ammettere il possesso di queste armi, ne ha centinaia. Per prevenire lo sviluppo della ricerca nei paesi arabi vicini attaccò e distrusse i reattori in Iraq e Siria. Ha annunciato a sua volta il proposito di attaccare e distruggere i centri di produzione di combustibile nucleare dell’Iran.
Intorno a questo tema cruciale sta ruotando la politica internazionale in questa complessa e pericolosa regione del mondo che produce e fornisce la maggior parte del carburante che spinge l’economia mondiale.
L’eliminazione selettiva dei più eminenti scienziati dell’Iran, da parte di Israele e dei suoi alleati della NATO, è diventata una pratica che favorisce odio e sentimenti di vendetta.
Il governo di Israele ha apertamente dichiarato la sua intenzione di attaccare l’impianto che produce uranio arricchito in Iran e il governo statunitense ha investito centinaia di milioni di dollari nel produrre una bomba a tale scopo.
Il 16 marzo, 2012 Michel Chossudovsky e Finian Cunningham hanno pubblicato un articolo che rivela che “un importante generale dell’Aviazione statunitense ha descritto la più grande bomba convenzionale anti bunker di 13,6 tonnellate, come ‘grandiosa’ per un attacco militare contro l’Iran.”
Un così loquace commento su un massiccio dispositivo assassino ha avuto luogo nella stessa settimana in cui il presidente Barack Obama si è presentato per mettere in guardia contro chi ‘parla alla leggera’ in merito a una guerra nel Golfo Persico.
“… Herbert Carlisle, vice capo del personale per le operazioni dell’Aviazione statunitense [...]” ha aggiunto che la bomba, probabilmente sarebbe stata utilizzata in qualsiasi attacco contro l’Iran ordinato da Washington.
Il MOP, che è indicato anche come ‘La madre di tutte le bombe’, è stata progettata per perforare 60 metri di cemento prima di far detonare la sua massiccia bomba.
Si ritiene sia la più grande arma convenzionale, non nucleare, dell’arsenale degli Stati Uniti.
Il Pentagono sta pianificando un processo di distruzione diffusa delle infrastrutture dell’Iran e massicce perdite civili  attraverso l’uso combinato di bombe tattiche nucleari e bombe convenzionali con nubi in forma di fungo, compresa la MOAB e la più grande GBU-57A/B oMassive Ordnance Penetrator (MOP), che supera la MOAB per distruttività.
La MOP è descritta come ‘una bomba nuova e potente che punta direttamente agli impianti nucleari sotterranei di Iran e Corea del Nord. Una bomba immensa più lunga di 11 persone affiancate, più di 6 metri dalla base alla punta. ‘”
Prego il lettore di scusarmi per questa lingua aggrovigliata di gergo militare. Come si è visto, questi calcoli presuppongono che i combattenti iraniani, che contano milioni di uomini e donne, noti per il loro fervore religioso e le tradizioni di lotta, si arrendano senza sparare un colpo.
Nei giorni scorsi gli iraniani hanno visto le truppe statunitensi che occupano l’Afghanistan, in sole tre settimane, urinare sui corpi di afghani uccisi, bruciare i libri del Corano e uccidere più di 15 cittadini inermi.
Immaginiamo le forze statunitensi lanciare bombe mostruose sulle istituzioni industriali in grado di penetrare 60 metri di cemento. Mai una simile avventura è stata concepita.
Non si ha bisogno di una parola in più per capire la gravità di una tale politica. Per questa strada la nostra specie sarà condotta inesorabilmente verso il disastro.
Se non impariamo a capire, non imparareremo mai a sopravvivere.
Da parte mia, non nutro il minimo dubbio che gli Stati Uniti siano sul punto di commettere e guidare il mondo verso il più grande errore della loro storia.
Fidel Castro Ruz
21 Marzo 2012

domenica 25 marzo 2012

Chavez a sorpresa vola a Cuba, dove tutti sono in attesa della visita del Papa prevista per Lunedì 26 Marzo 2012...

Il presidente venezuelano vola sull'isola per continuare il suo trattamento contro il cancro. Il Vaticano esclude un incontro!

Ma guarda che ironia; domani Benedetto XVI vola a Cuba, sull'isola è appena sbarcato Hugo Chavez. Il presidente venezuelano sta lottando contro un tumore, all'Avana si sottopone da mesi a sedute di chemioterapia, il viaggio di oggi è stato deciso di sorpresa, come quasi tutti i suoi movimenti negli ultimi mesi. A Cuba Chavez è di casa, nulla di strano, ma il caso vuole che sull'isola ci sarà anche il Papa, che lascerà domani il Messico e approderà all'Avana, ricevuto da Raul Castro. Chavez è cattolico praticante, ai suoi fedelissimi ha raccomandato più volte di pregare per la sua salute, sarebbe pure d'accordo ad un incontro con il Pontefice, ma per ora sembra che non sarà possibile. Papa Raztinger aveva detto chiaramente ai cronisti sull'aereo che lo portava in Messico che il comunismo è un modello che non funziona più. Cosa penserà del socialismo del ventunesimo secolo che Chavez porta avanti da 12 anni in Venezuela e dell'alleanza strategica che Caracas ha con la Cuba dei fratelli Castro ? E' impossibile pensare ad un incontro fra i due?

Fonte: http://www.lastampa.it

(ANSA) - LEON (MESSICO), 25 MARZO 2012 - Sembra esclusa la possibilita' di un incontro tra il Papa e Chavez a Cuba. Il presidente venezuelano si trova sull'Isola per un nuovo ciclo di radioterapia, ma rispetto a un suo possibile incontro con Benedetto XVI, che arrivera' a Cuba domani, il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, nel corso di un briefing con la stampa a Leon, ha detto: ''Non sono informato di questo ma non credo che ci sia una possibilita' concreta. Ne sarei molto sorpreso'', ha detto con un sorriso.


Fonte: http://www.adnkronos.com


L'Avana, 25 Marzo 2012 - (Adnkronos) - Chavez a Cuba per cure mediche, accolto da Raul Castro: Il presidente venezuelano Hugo Chavez e' arrivato all'aeroporto dell'Avana dove ha trovato ad accoglierlo il presidente cubano Raul Castro. "Ho deciso - ha dichiarato prima di partire da Caracas per Cuba, dove si sottoporra' alle cure mediche successive all'intervento subito un mese fa - di iniziare da domani il trattamente di radioterapia come complemento dell'intervento chirurgico cui sono stato sottoposto!"


Fonte: http://www.ansa.it

giovedì 12 gennaio 2012

Che Guevara parla della Corea socialista: l'estratto del suo discorso datato 6 Gennaio 1961...


Sopra: canzoni popolari della Corea del Nord...

Che Guevara parla della Corea socialista:

Quì sotto l'estratto dall’apparizione televisiva nel contesto della firma degli accordi con i Paesi socialisti del 6 Gennaio 1961...

Fra i Paesi socialisti che abbiamo visitato personalmente, la Corea è uno dei più straordinari. Forse è quello che più ci ha impressionato rispetto agli altri. Ha solo 10 milioni di abitanti e l’estensione di Cuba, un po’ meno, circa 110mila kmq; la stessa estensione territoriale della parte sud della Corea, però con la metà degli abitanti. È stata devastata a causa di una guerra così incredibilmente distruttiva che delle sue città non rimase nulla, e quando uno dice niente è niente; è come i piccoli villaggi che gente come Merob Sosa e Sánchez Mosquera bruciava qui, e dei quali non rimaneva nient’altro che cenere. Così rimase, ad esempio, Pyongyang, che è una città di un milione di abitanti. Oggi non si vede un solo resto di tutta quella distruzione; tutto è nuovo. L’unico ricordo che resta sono, in tutte le strade, i buchi delle bombe che cadevano una dopo l’altra.
Essi mi hanno mostrato molte fabbriche, tutte ricostruite ed altre nuove, e ogni fabbrica aveva subìto fra 30 e 50mila bombe. Se ci facciamo un’idea di ciò che erano 10 o 12 bombe sganciate attorno a noi nella Sierra, che significava un bombardamento terribile, e bisognava avere una bella dose di coraggio per sopportare queste bombe, immaginate cosa significano 30mila bombe lanciate in uno spazio di terra a volte minore di quello di una caballería (unità di misura utilizzata in Spagna e in Sud America: la caballerìa cubana equivale a 13.420 ettari. NdT).
La Corea del Nord uscì dalla guerra senza nemmeno un’industria in piedi, perfino senza animali. In un’epoca in cui la superiorità aerea dei nordamericani era tanto maggiore, ormai non avevano nient’altro da distruggere, quindi gli aerei si divertivano uccidendo bovini e ciò che incontravano. Era davvero un’orgia di morte quella che si abbatté sulla Corea del Nord in soli due anni, al terzo anno apparvero i Mig-15 e la cosa cambiò, però questi due anni di guerra significarono forse la distruzione sistematica più barbara mai compiuta.
Tutto ciò che si può raccontare sulla Corea del Nord sembra una falsità. Per esempio, nelle foto si vede gente con odio, quest’odio dei villaggi quando arriva alla parte più profonda dell’essere, che si vede nelle foto delle caverne dove entrano 200, 300 o 400 bambini, di un’età di 3 o 4 anni, e vengono uccisi lì con il fuoco o con il gas; gli squartamenti delle persone, l’uccisione di donne incinte a baionettate per farle uscire il figlio dal grembo; il bruciare i feriti con i lanciafiamme; le cose più inumane che possa immaginare la mente umana furono compiute dall’esercito di occupazione nordamericano. E arrivò quasi al confine della Corea con la Cina, e occupò in un certo momento quasi tutto il Paese. Sommato al fatto che in ritirata distruggevano tutto, possiamo dire che la Corea del Nord è un Paese che si è rialzato dalla morte. Ovviamente ha ricevuto l’aiuto dei Paesi socialisti, soprattutto dall’Unione Sovietica, in una forma ampia e generosa. Ma ciò che più impressiona è lo spirito di questo popolo. È un popolo che uscì da tutto ciò dopo una dominazione giapponese di 30 anni, da una lotta violenta contro la dominazione giapponese senza nemmeno avere un alfabeto. Sarebbe a dire che, in questo senso, era uno dei popoli più arretrati del mondo. Oggi ha una letteratura e una cultura nazionale, un ordine nazionale e uno sviluppo praticamente illimitato della cultura. Ha un insegnamento secondario fino al nono grado, obbligatorio per tutti.
Hanno nell’industria il problema che forse abbiamo anche noi oggi, o che avremo fra 2 o 3 anni, che è il problema della mancanza di manodopera. La Corea sta meccanizzando rapidamente tutta l’agricoltura affinché la manodopera sia sufficiente per poter realizzare i suoi piani, e si sta anche preparando per portare ai fratelli della Corea del Sud il prodotto delle fabbriche di tessuti e di altro tipo, per aiutarli a sopportare il peso della dominazione coloniale nordamericana.
È, davvero, l’esempio di un Paese che grazie ad un sistema e a dirigenti straordinari, come è il maresciallo Kim Il Sum, ha saputo uscire dalle disgrazie più grandi per essere oggi un Paese industrializzato.
La Corea del Nord potrebbe essere per qualsiasi persona di Cuba il simbolo di uno dei tanti Paesi asiatici arretrati. Comunque noi gli vendiamo uno zucchero semilavorato come lo zucchero crudo, ed altri prodotti ancora grezzi come l’agave tessile, e loro ci vendono torni, macchine di ogni tipo, macchine per miniere, vale a dire prodotti che richiedono una elevata capacità tecnica per essere fabbricati. Per questo è uno dei Paesi che più ci entusiasma.

Questo testo è un estratto dal discorso che il Che tenne alla televisione cubana al rientro da un viaggio della delegazione cubana nei paesi socialisti.
Non ci risulta sia stato pubblicato in Italia. Questa traduzione è stata eseguita sul testo pubblicato in rete nel sito web dell’ELN colombiano, che mette a disposizione l’opera completa del rivoluzionario argentino.

 

giovedì 8 dicembre 2011

España entrega el buque oceánico Yekuana que vigilará las costas venezolanas...

Mauricio Rodríguez, Segundo Secretario de la Embajada de Venezuela en España, en una visita a los astilleros de Navantia en noviembre.
Mauricio Rodríguez (con corbata roja), Segundo Secretario de la Embajada de Venezuela en España, en una visita a los astilleros de Navantia en noviembre. A su lado, tres capitanes de navío venezolanos, entre ellos el capitán del Yekuana, Jesús Martín Acevedo (en la extrema derecha) . Foto: César Prada Maneiro, miércoles a la Armada Bolivariana el Patrullero Oceánico de Vigilancia de la Zona Económica Exclusiva AB Yekuana (PC-23) que vigilará las costas venezolanas, con el objeto de preservar la seguridad y la defensa de la patria.
El Comandante General de la Armada Bolivariana, almirante Diego Alfredo Molero Bellavia, fue quien recibió, en las instalaciones del astillero Navantia en Puerto Real, Bahía de Cádiz, el tercero de la serie de cuatro de su tipo que la empresa Navantia construye para la Armada Bolivariana.
Esta entrega da fin a los trabajos de integración de equipos, incorporación de la habitabilidad en las diferentes zonas y pruebas de los sistemas con los que cuenta este moderno buque que posee una dotación de setenta y dos hombres y mujeres, quienes se adiestraron durante cuatro meses tanto a bordo como en tierra, a manera de garantizar su operación, mantenimiento y vida útil. 
La obra del patrullero oceánico se inició en diciembre de 2008. Estos patrulleros oceánicos de vigilancia tienen una eslora de 98,9 metros, manga de 12,6 metros, velocidad máxima de 24 nudos, velocidad de crucero de 18 nudos, desplazamiento de 2.450 toneladas, autonomía de 3.500 millas náuticas a 18 nudos y dotación de 72 tripulantes. 
El AB Yekuana (PC-23) se diseñó con acero naval de alto límite elástico tipo AH-36, lo cual le permitirá cumplir sus misiones de vigilancia y protección de la Zona Económica Exclusiva, control y protección del tráfico marítimo, defensa de intereses estratégicos, operaciones de búsqueda y salvamento, auxilio a otras unidades y acciones humanitarias, persecución del contrabando, lucha contra el tráfico de drogas e inmigración ilegal, además de la vigilancia y obtención de información de inteligencia operativa o medioambiental.
Yekuana (PC-23)
Por su parte, el embajador de Venezuela en España, Bernador Álvarez señaló que “este acto de abanderamiento ratifica que la cooperación entre nuestras naciones existe, es una realidad no es retórica (…) uno puede ver en estos metros de acero y tecnología un proceso de cooperación real, aquí confluyen intereses y necesidades de las dos naciones”.
En este sentido, expresó que “existe la necesidad de tener unas relaciones económicas y comerciales profundas, pero también es necesario que avancemos en un diálogo político bilateral que haga esas relaciones sostenibles en el tiempo. No es suficiente tener buenas relaciones económicas si no existe una buena base política. Ese es el mensaje que venimos a traer”.
Venezuela quiere que estas relaciones se mantengan y se profundicen, porque nos interesa estar bien políticamente con todos los países del mundo y la clave para eso es el respeto mutuo”, destacó Álvarez durante el acto.
“La base de nuestro mensaje es este: América Latina cambió para siempre, vivimos nuevos tiempos, llegó el momento de actualizar las relaciones no sólo con Venezuela sino con el resto de las naciones suramericanas, establecer esa integración política que permita nexos firmes de cooperación y el incremento de nuestras economías”, agregó.

Con información de AVN
Fonte: http://www.cubadebate.cu

Irán niega “alerta de guerra” pero está preparado para un eventual enfrentamiento...


solisr-1
Irán negó hoy que haya declarado la “alerta de guerra”, aunque señaló que el país siempre está preparado para un eventual enfrentamiento militar, informó la televisión local en inglés, PressTV.
Según declaraciones del jefe de la Comisión de Defensa del Parlamento iraní, Gholam Reza Karami, pese a las amenazas de eventuales ataques formuladas por personalidades de Israel y EE UU, “en las condiciones actuales, no hay indicación de que estemos en una nueva situación de tipo militar”.
“No es cierto que las Fuerzas Armadas iraníes se hayan puesto en un estado de alerta específico”, dijo hoy Karami, al referirse a las informaciones de medios occidentales que indicaban que el Cuerpo de Guardianes de la Revolución había tomado medidas defensivas, especialmente en lo relativo a sus misiles balísticos.
El legislador recalcó que, de todos modos, debido a la postura iraní en materia de defensa, “todas las Fuerzas Armadas permanecen siempre en alerta y la actual situación no es una excepción”.
Irán se encuentra en medio de una tormenta política debido a un informe del Organismo Internacional de Energía Atómica (Aiea) que apuntaba las sospechas de que el programa nuclear iraní tiene una vertiente militar, destinada a fabricar bombas atómicas, lo que ha negado el gobierno iraní.
Irán desmintió enérgicamente que quiera fabricar armas atómicas y ha acusado a la Aiea de haber redactado el documento con información antigua y falsa de EE UU e Israel, sus grandes enemigos, y ha insistido en que no renunciará a su programa nuclear civil pacífico.
Aún antes de hacerse público el informe, personalidades de Israel y EE UU amenazaron con atacar Irán para paralizar su programa nuclear, a lo que Teherán respondió que su respuesta sería aplastante.

(Con información de EFE)
Fonte: http://www.cubadebate.cu

París y Berlín quieren más poder para el BCE y menos para los Estados miembros...


crisis-europea
El nuevo pacto de estabilidad del euro que negocian Berlín y París allanará el camino para que el Banco Central Europeo (BCE) compre deuda de forma masiva, algo a lo que hasta ahora se había negado la canciller alemana, Angela Merkel, según recoge el periódico alemán ‘Die Welt am Sonntag’. El diario, que cita fuentes gubernamentales, amplía las informaciones al respecto publicadas el sábado por el rotativo germano ‘Bild’. Los suscriptores del nuevo pacto, que sería un acuerdo entre países individuales y no un tratado que los Veintisiete tendrían que ratificar, obligaría a un estricto control de los déficit nacionales y sancionaría una supervisión presupuestaria supranacional.
“Así demostrarán su determinación para atajar el problema de la deuda rápida y comprensivamente”, señala la publicación. A cambio, los firmantes contarían con la ayuda permanente del BCE que, manteniendo su independencia pero dispuesto a apoyar a los países comprometidos con la consolidación fiscal, actuaría de forma contundente en los mercados de deuda para mantener bajos los tipos de interés de sus bonos soberanos.
Al parecer, la autoridad monetaria europea ya ha sido sondeada sobre su posición con respecto a este nuevo pacto que negocian en secreto los Gobiernos de Francia y Alemania y que, pese a la difusión en medios germanos, no ha sido confirmado oficialmente.
En este sentido, un miembro del BCE sin identificar agregó al periódico alemán que “si los políticos tienen problemas mientras realizan un paso verdaderamente comprensivo, entonces el BCE entrará en juego y ayudará”.
Berlín y París podrían empezar a difundir los detalles del nuevo pacto -que crearía un “club de los supereuropeos” o una “coalición de los ahorradores”- la semana que viene y desvelarlo al completo en la cumbre de líderes de la UE del próximo 9 de diciembre en Bruselas.
Actuar por la vía rápida
Las razones de Merkel y el presidente francés, Nicolas Sarkozy, para promover este nuevo acuerdo -que de alguna forma puentea a la Comisión Europea (CE)- son la necesidad de actuar con rapidez y la de evitar los bloqueos de países particulares.
Las fuentes consultadas por el rotativo alemán señalaron que una reforma de los tratados europeos tardaría al menos un año en entrar en vigor, cuando esta nueva vía podría estar lista para enero o febrero de 2012. Si este pacto de estabilidad se tramitase por la vía comunitaria en lugar de como acuerdo entre países podría embarrancar con que uno de los Veintisiete -aunque no esté en la Unión Económica y Monetaria (UEM)- se negase a ratificarlo.
“Alemania y Francia no están dispuestas a esperar a una unanimidad de todos los países de la UE”, apunta la publicación, que recuerda el nerviosismo instalado en los mercados y los crecientes problemas de países como España e Italia, pero también Francia y Alemania, para colocar sus bonos.
Además, con este paso se pueden anular las reticencias de algunos países a comprometerse más efectivamente con la consolidación fiscal y con la integración fiscal europea, una necesidad según Merkel y Sarkozy.
Entre los países que hasta el momento se han mostrado más críticos con la posibilidad de una mayor cohesión fiscal en la UE destaca el Reino Unido.
La reforma de los Tratados
Asimismo, París y Berlín preparan, en su anunciada propuesta conjunta de reforma de los Tratados de la Unión Europea (UE), una mayor cesión de soberanía y un refuerzo de la cooperación intergubernamental, según informa ‘Le Journal du dimanche’.
Sarkozy presentará parte de las ideas que negocia con la canciller alemana el próximo jueves en Tolón (sur), en un discurso en el que explicará que la Comisión Europea deberá tener “nuevos poderes supranacionales”.
El diario, que cita fuentes del gobierno sin identificarlas, cuenta que Sarkozy defenderá la reforma de los Tratados que presentarán a sus socios comunitarios antes del Consejo Europeo del 9 de diciembre. Indica ‘Le Journal du dimanche’ que el presidente francés se abstendrá de mencionar el término “federalismo” para la nueva arquitectura que salga de la reforma de los Tratados y que se hablará más bien de “un refuerzo de lo intergubernamental”.
También añade la fuente que esta “pérdida de soberanía” de los Estados miembros ha causado ya diferencias dentro del Gobierno francés y que el ministro de Exteriores, Alain Juppé, ha manifestado su oposición a que los presupuestos de los países sean sometidos a la aprobación de una conferencia intergubernamental.
Las fuentes del diario estiman que el procedimiento para alcanzar ese estado que se propondrá “será largo. El Elíseo lo cuenta en años”.

Fonte: http://www.cubadebate.cu/

Elogia diario de Trinidad gesto de Raúl Castro...Sesiona hoy IV Cumbre Cuba-Caricom en Trinidad y Tobago!

8 Diciembre 2011 Haga un comentario
Encuentro del General de Ejército Raúl Castro Ruz con la Primera Ministra de Trinidad y Tobago. Foto: Estudios Revolución
Encuentro del General de Ejército Raúl Castro Ruz con la Primera Ministra de Trinidad y Tobago, Kamla Persad-Bissessar. Foto: Estudios Revolución.
El presidente Raúl Castro encabeza la delegación cubana que asistirá hoy en esta capital a la IV reunión cumbre entre Cuba y los ocho países miembros de la Comunidad del Caribe (Caricom).
La cita servirá para explorar nuevas áreas de colaboración y también será una nueva oportunidad de estrechar la cooperación, ampliar inversiones y profundizar las relaciones económicas entre las dos partes.
El mandatario cubano realizó la víspera una visita oficial a Trinidad y Tobago, que concluyó en horas de la noche con una cena que ofreció en su honor George Maxwell Richards, jefe de Estado de esta nación caribena.
En un breve discurso pronunciado en esa ocasión, Raúl Castro calificó de acontecimiento de gran importancia moral y educativa la decisión adoptada en 1972 por cuatro países caribeños de reconocer y establecer relaciones diplomáticas con Cuba.
Recordó que hoy se cumplen 40 años de esa decisión, adoptada de manera conjunta por Jamaica, Barbados Guyana y Trinidad y Tobago, en momentos en que Cuba solo mantenía relaciones diplomáticas con México, Panamá, Chile y Perú, como consecuencia del hostigamiento de Washington.
Tras su arribo ayer a Puerto Espana, Raúl Castro sostuvo conversaciones privadas con Richards en la sede presidencial.
Porteriormente, los dos estadistas acudieron al Parque Memorial, donde el presidente cubano colocó una ofrenda floral ante el monumento en honor a los ciudadanos de Trinidad y Tobago que combatieron y murieron durante la II Guerra Mundial como parte de los ejércitos británicos.
El programa de la visita incluyó después un encuentro con la primera ministra, Kamla Persad-Bissessar, en la que ambas partes analizaron “problemas profundos de nuestras relaciones, pero sobre todo pensando en el futuro”, según dijo después el gobernante cubano.
Raúl Castro llegó acompañado de una comitiva integrada por Ricardo Cabrisas, vicepresidente del gobierno, y por los ministros Bruno Rodríguez Parrilla, de Relaciones Exteriores, Rodrigo Malmierca, de Comercio Exterior e Inversiones Extranjera, entre otros.
(Con información de Prensa Latina)
Raúl Castro conversa con el Presidente de Trinidad y Tobago. Foto: Raúl Abreu
Raúl Castro conversa con el Presidente de Trinidad y 
Tobago, George Maxwell Richards. Foto: Raúl Abreu
Encuentro de Raúl con la Primera Ministra de Trinidad y Tobago Foto: Estudios Revolución
Encuentro de Raúl con la Primera Ministra de Trinidad y Tobago Foto: Estudios Revolución
El Presidente de Trinidad y Tobago y la Primera Ministra recibieron a Raúl en el aeropuerto Piarco. Foto: Estudios Revolución
El Presidente de Trinidad y Tobago y la Primera Ministra recibieron a Raúl en el aeropuerto Piarco. Foto: Estudios Revolución.

Fonte: http://www.cubadebate.cu

mercoledì 7 settembre 2011

Obama nunca respondió entrevista de Yoani Sánchez...(Barack Obama non ha mai risposto all'intervista di Yoani Sanchez!) - (Un incómodo silencio guardan los medios de comunicación internacionales sobre los documentos filtrados por Wikileaks que prueban el carácter fraudulento de la “entrevista” supuestamente concedida por el presidente Barack Obama a la multipremiada bloguera Yoani Sánchez. Como si tuvieran un pacto de sangre, la mayoría de las agencias, televisiones y periódicos que acostubraban a recoger cada una de las declaraciones y reseñar los numerosos premios otorgados al cuestionado personaje, ha dicho absolutamente nada sobre las impactantes revelaciones. Especialmente decepcionante resulta la actitud de El País, de España, y El Nuevo Herald, de Miami, ambos con acceso a los cables de Wikileaks sobre Cuba desde hace bastante tiempo, pero que obviamente no quisieron dar a conocer verdades que le incomodan. Como ya dijimos, “cualquiera con sentido del periodismo sabe que la verdadera noticia está naciendo ahora”, pero los grandes medios intentan escamotearla a sus audiencias. Sin embargo, el Noticiero de la Televisión Cubana -tan criticado por la señora Sánchez y los medios que le hacen eco- recogió la noticia en su edición vespertina del lunes. (Tomado de La pupila insomne) Antecedentes Como dijimos en estas misma páginas, el presidente de Estados Unidos Barack Obama no respondió un cuestionario de preguntas de la bloguera cubana Yoani Sánchez, y fue la Sección de Intereses de Estados Unidos (SINA) la encargada de enviar a Washington el proyecto de preguntas y respuestas para su aprobación, según un cable titulado “Questions From Yoani Sanchez To Potus”, filtrado en las últimas horas por Wikileaks. Jonathan Farrar, quien fuera jefe de la SINA, precisó a sus superiores que era de suma importancia aprobar y publicar las respuestas, como ayuda a la credibilidad de la blogosfera cubana. Barack Obama never responded to the interview Yoani Sanchez!)



Nel novembre 2009, i media di tutto il mondo hanno delineato l'intervista che un blogger ha fatto per la U. S. Presidente. Grazie a Wikileaks, ora sappiamo che il questionario inviato da Barack Obama Yoani Sánchez è stato effettivamente risposto da un funzionario dell'Ufficio della U.S. Sezione di Interessi all'Avana (SINA) nel mese di Agosto 2009.
E un altro dettaglio insolito: il blogger ha detto ai diplomatici Usa che avrebbero un questionario che sarebbe venuto da Raul Castro. Quello che era un questionario rivolto al Presidente Cubano in un cavo dalla missione diplomatica statunitense all'Avana?

En noviembre de 2009 medios de todo el mundo reseñaron la entrevista que una bloguera le hizo al Presidente de los EEUU. Gracias a Wikileaks, ahora sabemos que el cuestionario enviado por Yoani Sánchez a Barack Obama en realidad fue respondido por un funcionario de la Oficina de Intereses de los Estados Unidos en La Habana (SINA), en agosto de 2009.
Y otro detalle insólito: la bloguera entregó a los diplomáticos norteamericanos un cuestionario que supuestamente le haría llegar a Raúl Castro. ¿Qué hacía un cuestionario dirigido al presidente cubano en un cable de la representación diplomática de Estados Unidos en La Habana?
 
In November 2009, media around the world outlined the interview that a blogger did to the U.S. President. Thanks to Wikileaks, we now know that the questionnaire sent out by Barack Obama Yoani Sanchez was actually answered by an official of the Office of the U.S. Interests Section in Havana (SINA) in August 2009.
And another unusual detail: the blogger gave U.S. diplomats allegedly a questionnaire that would come to Raul Castro. What was a questionnaire addressed to Cuban President in a cable from the U.S. diplomatic mission in Havana?
 
Fonte: http://www.youtube.com/user/cubadebatecu

Falsa entrevista a Obama: Silencio embarazoso de la prensa internacional...(Falsa intervista con Barack Obama: il silenzio imbarazzante della stampa internazionale!)

Un incómodo silencio guardan los medios de comunicación internacionales sobre los documentos filtrados por Wikileaks que prueban el carácter fraudulento de la “entrevista” supuestamente concedida por el presidente Barack Obama a la multipremiada bloguera Yoani Sánchez.
Como si tuvieran un pacto de sangre, la mayoría de las agencias, televisiones y periódicos que acostubraban a recoger cada una de las declaraciones y reseñar los numerosos premios otorgados al cuestionado personaje, ha dicho absolutamente nada sobre las impactantes revelaciones.
Especialmente decepcionante resulta la actitud de El País, de España, y El Nuevo Herald, de Miami, ambos con acceso a los cables de Wikileaks sobre Cuba desde hace bastante tiempo, pero que obviamente no quisieron dar a conocer verdades que le incomodan.
Como ya dijimos, “cualquiera con sentido del periodismo sabe que la verdadera noticia está naciendo ahora”, pero los grandes medios intentan escamotearla a sus audiencias.
Sin embargo, el Noticiero de la Televisión Cubana -tan criticado por la señora Sánchez y los medios que le hacen eco- recogió la noticia en su edición vespertina del lunes.
(Tomado de La pupila insomne)

Antecedentes

Como dijimos en estas misma páginas, el presidente de Estados Unidos Barack Obama no respondió un cuestionario de preguntas de la bloguera cubana Yoani Sánchez, y fue la Sección de Intereses de Estados Unidos (SINA) la encargada de enviar a Washington el proyecto de preguntas y respuestas para su aprobación, según un cable titulado “Questions From Yoani Sanchez To Potus”,  filtrado en las últimas horas por Wikileaks.
Jonathan Farrar, quien fuera jefe de la SINA,  precisó a sus superiores que era de suma importancia aprobar y publicar las respuestas, como ayuda a la credibilidad de la blogosfera cubana.

Fonte: http://www.cubadebate.cu/
TRADUZIONE: Un silenzio scomodo stanno mantenendo i media internazionali sui documenti trapelati da Wikileaks per dimostrare il carattere fraudolento della "intervista" presumibilmente falsa rilasciata dal presidente Barack Obama per il pluripremiato blogger Yoani Sanchez.
Come avere un patto di sangue, la maggior parte delle agenzie, televisioni e giornali abituarsi a raccogliere ogni dichiarazioni e revisione i molti premi affidato alla persona interrogata ha detto assolutamente nulla delle rivelazioni scioccanti.
Particolarmente deludente è l'atteggiamento di El Pais, in Spagna, e El Nuevo Herald di Miami, entrambi con accesso ai cavi Wikileaks su Cuba per un certo tempo, ma che ovviamente non ha voluto rivelare verità che fastidio.
Come abbiamo detto, "chiunque con un senso di giornalismo sa che la vera novità sta emergendo ora," ma i media mainstream tentativo di rubare il vostro pubblico.
Tuttavia, le notizie televisione cubana, molto criticato dalla signora Sanchez ed i mezzi per rendere eco-preso la storia nella sua edizione serale il Lunedi.
(Da L'insonne allievo)
Fondo 
Come notato in queste stesse pagine, la U. S. presidente Barack Obama ha risposto a un questionario di domande da parte del blogger cubana Yoani Sánchez, e faceva parte della U. S. Sezione di Interessi (SINA), incaricato di inviare a Washington la proposta di domande e risposte per l'approvazione, secondo un cavo dal titolo "Domande Dal Al POTUS Yoani Sanchez," filtraggio nelle ultime ore da Wikileaks.
Jonathan Farrar, l'ex capo dell'Ufficio di Interessi, ha detto che i suoi superiori che era molto importante adottare e pubblicare le risposte per aiutare la credibilità della blogosfera cubana.
Fonte: http://www.cubadebate.cu/

TRADUZIONE IN INGLESE (English translation): An uncomfortable silence keep the international media on documents leaked by Wikileaks to prove the fraudulent character of the "interview" supposedly granted by President Barack Obama to the award-winning blogger Yoani Sanchez.
As having a blood pact, most of the agencies, television stations and newspapers get used to collect each of the statements and review the many prizes awarded to the person questioned has said absolutely nothing about the shocking revelations.
Especially disappointing is the attitude of El Pais, Spain, and El Nuevo Herald of Miami, both with access to Wikileaks cables on Cuba for some time, but that obviously did not want to disclose truths that bother you.
As we said, "anyone with a sense of journalism knows that the real news is emerging now," but the mainstream media attempt to steal your audience. However, Cuban television news, much criticized by Mrs. Sanchez and the means to make eco-picked up the story in its evening edition on Monday. 
(From The pupil insomniac)
Background 
As noted in these same pages, the U.S. President Barack Obama answered a questionnaire of questions from the Cuban blogger Yoani Sanchez, and was part of the U.S. Interests Section (USIS) in charge of sending to Washington the draft questions and responses for approval, according to a cable entitled "Questions From To Potus Yoani Sanchez," Filtering in the last hours by Wikileaks. Jonathan Farrar, the former head of the Interests Section, said his superiors that was very important to adopt and publish the answers to help the credibility of the Cuban blogosphere.
Fonte: http://www.cubadebate.cu/

mercoledì 9 febbraio 2011

Sin violencia y sin drogas... (Articolo di Fidel Castro - Cuba)

Ayer analicé el atroz acto de violencia contra la congresista norteamericana Gabrielle Giffords, en el cual 18 personas fueron alcanzadas por las balas; seis murieron y otras 12 fueron heridas, varias de suma gravedad, entre ellas la congresista, con un balazo en la cabeza, dejando al equipo médico sin otra alternativa que tratar de preservarle la vida y evitar en lo posible las secuelas de la criminal acción.
La niña de nueve años que murió había nacido el mismo día que las Torres Gemelas fueron destruidas, y era destacada en su escuela. La madre declaró que había que poner fin a tanto odio.
A mi mente acudió una dolorosa realidad, que seguramente preocuparía a muchos norteamericanos honestos que no hayan sido envenenados por la mentira y el odio. ¿Cuántos de ellos conocen que América Latina es la región del mundo con la mayor desigualdad en la distribución de las riquezas? ¿Cuántos han sido informados de los índices de mortalidad infantil y materna, perspectivas de vida, atención médica, trabajo infantil, educación y pobreza prevalecientes en los demás países del hemisferio?
Me limitaré solo a señalar el índice de violencia a partir del hecho detestable que tuvo lugar ayer en Arizona.
Señalé ya que cada año cientos de miles de emigrantes latinoamericanos y caribeños que perseguidos por el subdesarrollo y la pobreza se trasladan a Estados Unidos son arrestados, muchas veces separados incluso de familiares allegados y devueltos a los países de origen.
El dinero y las mercancías pueden cruzar libremente las fronteras, repito; los seres humanos, no. Las drogas y las armas cruzan en cambio sin cesar en una y otra dirección. Estados Unidos es el mayor consumidor de drogas en el mundo y, a la vez, el mayor suministrador de armas, simbolizadas con la mirilla publicada en el sitio web de Sarah Palin o el M-16 exhibido en los carteles electorales del ex marino Jesse Kelly con el mensaje subliminal de disparar el peine completo.
¿Conoce la opinión pública de Estados Unidos los niveles de violencia en América Latina, asociada a la desigualdad y la pobreza?
¿Por qué no se divulgan los datos pertinentes?
En un artículo del periodista y escritor español Xavier Caño Tamayo, publicado en el sitio web ALAI, se ofrecen datos que los norteamericanos debieran conocer.
Aunque su autor es escéptico acerca de los métodos utilizados hasta hoy para vencer el poder acumulado por los grandes narcotraficantes, su artículo aporta datos de incuestionable valor que trataré de sintetizar en unas pocas líneas.
“…el 27% de muertes violentas del mundo se da en Latinoamérica, aunque su población no llega al 9% del total del planeta. En los últimos 10 años, 1.200.000 personas han muerto violentamente en la región.
“Violentas favelas ocupadas por la policía militar; matanzas en México; desaparecidos forzosos; asesinatos y masacres en Colombia [...] La mayor tasa de asesinatos del mundo se da en América Latina.”
“¿Cómo explicar tan terrible realidad?”
“La respuesta la proporciona un estudio reciente de la Fundación Latinoamericana de Ciencias Sociales. El informe muestra cómo la pobreza, la desigualdad y la falta de oportunidades son los fundamentos principales de la violencia, aunque el narcotráfico y el tráfico de armas ligeras actúen como aceleradores de la criminalidad asesina.”
“Según la Organización Iberoamericana de la Juventud, la mitad de los más de 100 millones de jóvenes de 15 a 24 años latinoamericanos no tiene trabajo ni posibilidades de tenerlo. [...] según la Comisión Económica para América Latina y el Caribe (CEPAL), la región tiene uno de los más altos índices de empleo informal en jóvenes, además de que uno de cada cuatro jóvenes latinoamericanos no trabaja ni estudia.”
“Según la CEPAL, en los últimos años la pobreza y la pobreza extrema en América Latina han afectado y afectan a un 35% de la población. Casi 190 millones de latinoamericanos. Y, según la OCDE, unos 40 millones más de ciudadanos han caído o caerán en la pobreza en América Latina antes de acabar este 2010.”
“Según Naciones Unidas, hay pobreza cuando las personas no pueden satisfacer, para vivir con dignidad, necesidades básicas: alimentación suficiente, agua potable, vivir bajo techo digno, atención sanitaria esencial, educación básica… El Banco Mundial cuantifica esa pobreza añadiendo que es pobre extremo quien malvive con menos de un dólar y cuarto al día.”
“Según el Informe sobre la riqueza mundial 2010, publicado por Capgemini y Merrill Lynch, las fortunas de los latinoamericanos ricos [...] crecieron un 15% en 2009.  [...] en los últimos dos años las fortunas de los latinoamericanos ricos crecieron más que las de cualquier región del mundo. Son 500.000 ricos, según el informe de Capgemini y Merrill Lynch. Medio millón contra 190 millones. [...] si pocos atesoran mucho, muchos carecen de todo.”
“…hay otras razones para explicar la violencia en América Latina [...] pobreza y desigualdad siempre tiene que ver con la muerte y el dolor. [...] ¿acaso es casualidad que [...] el 64% de los ocho millones de muertes por cáncer en el mundo se den en las regiones de ingresos más bajos, a las que, por cierto, sólo se dedica el 5% del dinero contra el cáncer?
“De corazón y mirándonos a los ojos, ¿podría usted vivir con un dólar y cuarto al día?”, concluye su análisis Xavier Caño.
Las noticias sobre la matanza de Arizona ocupan hoy los principales comentarios de los medios norteamericanos de prensa.
Los especialistas del Centro Médico de la Universidad de Arizona, en Tucson, se muestran cautamente optimistas. Elogiaban la tarea del personal de socorro, que permitió intervenir a la congresista 38 minutos después del disparo. Tales datos se conocían a través de Internet entre las 6 y 7 de la tarde de hoy.
Según ellos, “la bala penetró por la parte frontal muy próxima a la masa encefálica, por el lado izquierdo de la cabeza.”
“Puede seguir instrucciones simples, pero sabemos que la inflamación cerebral provocaría un giro desfavorable”, afirmaron.
Explican los detalles de cada uno de los pasos que han dado para controlar la respiración y disminuir la presión en el cerebro. Añaden que la recuperación podría durar semanas o meses. Los neurocirujanos en general, y las especialidades asociadas a esta disciplina, seguirán con interés las informaciones que de ese equipo emanen.
Los cubanos siguen de cerca todo lo que se relaciona con la salud, suelen estar bien informados y se alegrarán también del éxito de esos médicos.
Del otro lado de la frontera sabemos los extremos a que ha llegado la violencia en los Estados mexicanos cercanos, donde también hay excelentes médicos. Sin embargo, no son pocas las ocasiones en que las mafias del narcotráfico, equipadas con las más sofisticadas armas de la industria bélica de Estados Unidos, penetran en los salones de operaciones para rematar.
La mortalidad infantil de Cuba es menos de 5 por cada mil nacidos vivos; y las muertes por actos de violencia, menos de 5 por cada cien mil habitantes.
Aunque lastima nuestra modestia, constituye un amargo deber consignar que nuestro bloqueado, amenazado y calumniado país, ha demostrado que los pueblos latinoamericanos pueden vivir sin violencia y sin drogas. Pueden incluso vivir, y así ha ocurrido durante más de medio siglo, sin relaciones con Estados Unidos. Esto último, no lo hemos demostrado nosotros; lo demostraron ellos.
Fidel Castro Ruz
Enero 9 de 2011
7 y 56 p.m.

El crimen contra la Congresista demócrata... (Articolo di Fidel Castro - Cuba)

Como se conoce, el Estado de Arizona, territorio que le fuera arrebatado a México por Estados Unidos junto a otras muchas extensiones de tierra, ha sido escenario de hechos dolorosos por los cientos de latinoamericanos que mueren tratando de emigrar a Estados Unidos en busca de trabajo o para unirse a padres, esposos u otros familiares allegados que allí se encuentran.
En ese país son ellos los que realizan los trabajos más duros y viven bajo el temor constante del arresto y la deportación forzosa. A pesar de las drásticas medidas, crece cada año el número de los que mueren en el intento y son cientos de miles los que anualmente son expulsados a sus países de origen.
Crece también el número de norteamericanos que se oponen a ese abuso, como los que apoyaron y, por tercera vez, eligieron a la joven congresista Gabrielle Giffords.
El Estado de Arizona en la actualidad es uno de los más ricos de Estados Unidos por los minerales que se extraen, especialmente cobre y molibdeno; gran producción de algodón y de carne bovina, que utilizan enormes extensiones de su suelo; la belleza de sus paisajes, entre ellos el famoso Gran Cañón del Colorado, considerado uno de los más hermosos del planeta, y una de las tres grandes comunidades indígenas. El Estado es visitado anualmente por 30 millones de turistas nacionales y extranjeros. El 30% aproximadamente de su población es de origen hispanoamericano.
Por otro lado, el Tea Party, constituido por los elementos más reaccionarios y políticamente más atrasados de la sociedad, trata de arrastrar al Partido Republicano a posiciones extremistas y guerreristas, que en medio de la crisis y la decepción por las promesas que Obama no ha querido o no ha sabido cumplir, llevarían el país al abismo. Del debate que obligadamente sobrevendrá, se podrán sacar las conclusiones pertinentes.
Sobre el estado de salud de la congresista, en la mañana de hoy lunes 10, un órgano digital de prensa español, El Mundo, publicó:
“La bala entró por la parte trasera de la cabeza de la congresista demócrata, [...] atravesó el hemisferio izquierdo del cerebro y salió por delante. Tras dos horas de operación, en las que retiraron los restos de bala que quedaban, parte de tejido cerebral muerto y aproximadamente la mitad del cráneo -que han guardado para reimplantarlo más adelante-, los cirujanos del Centro Médico Universitario de Tucson [...] muestran un ‘cauto optimismo’.
“La intervención parece que ha ido bien, según reconoció el jefe de Traumatología del hospital, el doctor Peter Rhee, quien explicó que, a pesar de que la paciente está sedada y con ventilación asistida, por lo que no puede hablar, sí ha sido capaz de comunicarse por gestos y de responder a órdenes simples, ‘como apretar una mano o levantar dos dedos’, algo que es indicativo de que existe ‘función cerebral’.”
“El doctor Francisco Villarejo, jefe de Neurocirugía del Hospital Niño Jesús y la Clínica La Luz y con experiencia en este tipo de intervenciones -explicó a El Mundo que- ‘lo más peligroso para la congresista en estos momentos es que el cerebro se inflame, ya que la bala, a su paso, ha ido arrastrando porciones de hueso, lo que puede producir inflamación. Un riesgo que aumenta aún más tras la cirugía, pues la zona está muy sensible’.”
Ojalá la opinión pública mundial pueda conocer lo antes posible con claridad y precisión el estado real de la Congresista. Es asunto que interesa a todos.
Fidel Castro Ruz
Enero 10 de 2011
7 y 11 p.m.

ITALIA-CINA

ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!