"La Politica è una cosa difficile, talvolta terribile, ma tuttavia umana! Anche nella Politica ci deve essere il disgusto, la pulizia! Non ci si può sporcare di fango, nemmeno per un'idea alta!"
(Boris Eltsin - "Il diario del Presidente")
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CINA - Questo discutibile e divertente spot dà la sensazione a chi lo vede di
déjà vu; e in effetti e identico ad un vecchio spot della Coloreria
Italiana, in cui come qui l’uomo buttato in lavatrice ne esce come
affascinante ragazzo desiderato dalla protagonista. Si è gridato allo
scandalo perché l’uomo da lavare é nero e sporco e quello pulito è
cinese. Per molti utenti online lo spot è stato bollato come razzista. È
sempre più diffusa in Cina la moda di sbiancarsi la pelle o evitare di
abbronzarsi percependo la pelle bianca come simbolo di bellezza.
Lo spot del detersivo Qiaobi diventato virale per il suo contenuto razzista (un aitante imbianchino nero tutto
sporco di vernice messo in lavatrice da una bella ragazza cinese ne
esce trasformato in un più desiderabile cinese dal viso gentile) è stato
ritirato. L’azienda che lo aveva divulgato, la Shanghai Leishang
Comestics, si è scusata “per aver ferito i sentimenti degli africani” ma
accusa i media di averne “amplificato” l’effetto. Rimane la sensazione
di un razzismo legato al colore della pelle difficile da sradicare dalle
abitudini mentali cinesi.
(Cliccare sulla frase per aprire la pagina Wikipedia)
CILE - In quelle prime ore il Presidente Allende e il ministro della Difesa
Orlando Letelier ricevettero informazioni incomplete sul golpe e
pensavano che solo una parte della Marina avesse cospirato contro il
governo. Non riuscirono a comunicare né con Gustavo Leigh, capo
dell’Aeronautica militare, né con Augusto Pinochet, il generale capo
dell’esercito che Allende stesso aveva nominato il 23 agosto
1973. Allende era convinto della lealtà di Pinochet e disse a un
giornalista che i responsabili del colpo di Stato dovevano evidentemente
averlo imprigionato. Era stato invece Pinochet a coordinare il colpo di
stato con le altre forze militari.
Solo alle 8.30, quando le forze armate dichiararono di aver preso il
controllo sul paese, fu chiaro quello che era successo. Nonostante la
mancanza di qualsiasi sostegno militare, Allende rifiutò di dare le
proprie dimissioni come gli avevano chiesto i golpisti e tenne un ultimo discorso
di addio alla nazione attraverso radio Magallanes in cui disse: «Viva
il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori! Queste sono le mie ultime
parole e ho la certezza che il mio sacrificio non sarà vano. Ho la
certezza che, per lo meno, ci sarà una lezione morale che castigherà la
vigliaccheria, la codardia e il tradimento».
Verso mezzogiorno i militari ribelli circondarono con i carri armati
il palazzo presidenziale e gli aerei militari iniziarono a
bombardarlo. Luis Sepúlveda, lo scrittore che sarebbe stato incarcerato
durante il regime di Pinochet per la sua attività politica, in un
articolo tradotto e pubblicato su Repubblica, ricorda così quelle ultime ore:
Il giorno più nero della storia del Cile spuntò coperto
di nuvole. La primavera alle porte, atterrita dall’orrore che si
avvicinava, aveva deciso di negarci i primi tepori. (…) Il golpe
fascista era iniziato, truppe e carri armati accerchiarono il palazzo,
riecheggiarono i primi spari tra difensori e golpisti, le forze aeree
bombardarono le antenne delle radio finché ne rimase soltanto una,
quella di radio Magallanes, grazie alla quale ascoltammo e avremmo
ascoltato le ultime parole del compagno presidente, quel «metallo
tranquillo della mia voce». Con la Moneda assediata, Allende diede
ordine di far uscire chiunque lo desiderasse, lui sarebbe rimasto a
baluardo della Costituzione e della legalità democratica. In mezzo ai
colpi d’arma da fuoco e ai proiettili esplosivi dell’artiglieria, un
pugno di poliziotti socialisti decise di restare, e anche i GAP dissero
chiaramente che la guardia non si arrendeva né abbandonava il Compagno
Presidente. (…) Quando era quasi mezzogiorno, le forze aeree
bombardarono la Moneda, le fiamme cominciarono a divampare nel palazzo
ma il GAP non mollò. Rimane per sempre un’immagine di quel momento: il
GAP Antonio Aguirre Vásquez, un patagone eroico, che spara dal balcone
principale con la sua mitragliatrice calibro 30 finché le bombe non
cancellano completamente la facciata della Moneda.
Alle due del pomeriggio era tutto finito. Alla guida del paese si
insediò il generale Augusto Pinochet che governò fino al 1988. Nei
combattimenti dell’11 settembre 1973 morirono 34 persone tra i militari
ribelli e 46 tra i GAP. All’interno del palazzo della Moneda morirono
due persone: il giornalista Augusto Olivares e il presidente Allende.
La morte di Allende
Il giorno del golpe, Salvador Allende fu ritrovato morto nel suo ufficio
alla Moneda. Ci sono state numerose indagini e discussioni per
stabilire se fosse stato assassinato o se si fosse suicidato prima di
essere catturato. Nel 2011, dopo la riesumazione del corpo chiesta dalla famiglia, la commissione incaricata di chiarire le circostanze della morte dell’ex presidente ha affermato,
come sostenuto nella versione ufficiale, che sia stato un suicidio. La
versione ufficiale, sostenuta anche dal medico personale di Allende
presente al suo fianco durante il golpe, è che il presidente si sia
tolto la vita con un fucile AK-47 che gli era stato regalato da Fidel
Castro. L’inchiesta ha concluso che Allende morì in seguito a due colpi
d’arma da fuoco sparati con un fucile che teneva in mezzo alla gambe.
Prima del golpe Il 3 novembre del 1970 il leader del Partito Socialista
Salvador Allende era stato eletto presidente del Cile, guidando un’ampia
coalizione di sinistra. Oltre all’appoggio degli operai e degli
studenti, aveva l’aiuto della borghesia progressista e di molti
intellettuali di sinistra (Pablo Neruda e Victor Jara, per citare solo i
più conosciuti). Allende iniziò subito a muoversi per realizzare una
riforma in senso socialista della società cilena. Fu avviato un
programma di nazionalizzazione delle miniere e delle principali
industrie private, fu creata una sorta di tassa sulle plusvalenze, fu
decisa una riforma agraria e annunciata una sospensione del pagamento
del debito estero. Furono molte le riforme anche dal punto di vista
sociale: l’introduzione del divorzio, l’annullamento delle sovvenzioni
statali alle scuole private, l’estensione del congedo di maternità.
La politica di Allende, sempre più orientata a sinistra, e i suoi
stretti rapporti con Cuba – Fidel Castro trascorse un mese a Santiago
nel 1971 – furono accolte con preoccupazione della gran parte della
borghesia cilena, dei proprietari terrieri, degli imprenditori, della
Chiesa Cattolica e degli Stati Uniti, spaventati dalla possibilità che
il comunismo contagiasse il Sudamerica. Subito dopo la vittoria di
Allende, Henry Kissinger, consigliere per la sicurezza nazionale e
segretario di stato durante la presidenza di Richard Nixon, disse: «Non
vedo perché dovremmo restare con le mani in mano a guardare mentre un
Paese diventa comunista a causa dell’irresponsabilità del suo popolo. La
questione è troppo importante perché gli elettori cileni possano essere
lasciati a decidere da soli». L’amministrazione Nixon cominciò dunque a
esercitare una pressione economica sempre maggiore attraverso diversi
canali: l’embargo, il finanziamento degli oppositori politici nel
Congresso Cileno e, nel 1972, l’inconsueto appoggio economico al
sindacato dei camionisti, che portò a continui scioperi e
manifestazioni. Non ci sono prove che gli Stati Uniti abbiano appoggiato
direttamente il colpo di Stato di Pinochet nel 1973: da un rapporto che
si è concluso nel 2000 è risultato che la CIA «non assistette Pinochet
nell’assumere la presidenza». Dallo stesso documento risulta però che
gli Stati Uniti fornirono un supporto materiale al regime dopo il golpe e che molti uomini di Pinochet divennero informatori degli Stati Uniti.
L’anno del colpo di stato l’economia cilena era in forte crisi e la
situazione sociale e politica molto tesa. Il 29 giugno, un reggimento
dell’esercito cileno circondò con i carri armati La Moneda e cercò di
rovesciare il governo: il tentativo fallì per l’intervento di una parte
“lealista” dei vertici militari, ma fu poi considerato una “prova generale” del
colpo di stato del successivo settembre. Il 22 agosto di quello stesso
anno, i membri cristiano-democratici e del Partito Nazionale (il centro e
la sinistra della Camera dei deputati diventati sempre più compatti
nella loro opposizione a Allende) scrissero un documento in cui
accusavano il governo di atti incostituzionali e si appellavano
all’esercito per rimuovere il presidente. Il documento non ottenne il
voto favorevole dei due terzi del parlamento, ma dimostra come anche la
situazione politica del governo Allende fosse in grande difficoltà.
Gli anni di Pinochet La giunta che prese il potere dopo il colpo di stato dell’11
settembre 1973 era formata da quattro persone che si accordarono per una
presidenza a rotazione (cosa che poi non avvenne) e nominarono Pinochet
capo permanente. Il 13 settembre, la giunta militare sciolse
l’Assemblea Nazionale, distrusse i registri elettorali, mise fuori legge
tutti i partiti che avevano fatto parte di Unidad Popular, la
coalizione di Allende, decise da subito una serie di restrizioni della
libertà individuale dei cittadini e emanò delle leggi speciali per la
magistratura.
Oltre alle modifiche legislative, il regime di Pinochet si
caratterizzò per l’uso della violenza fisica come strumento della
propria azione di governo. Subito dopo il golpe, lo Stadio Nazionale di
Santiago venne trasformato in un enorme campo di concentramento dove,
nel corso di quei primi mesi, vennero torturate e interrogate migliaia
di persone. Moltissime donne vennero stuprate dai militari addetti al
“campo”. Migliaia di persone scomparvero nel nulla. Il governo cileno ha
finora riconosciuto più di 40 mila torturati, uccisi o perseguitati dal regime.
Pinochet attuò una politica economica fortemente liberista ispirata
al pensiero di Milton Friedman e alla scuola di Chicago: ridimensionò il
ruolo dello stato, privatizzò molte aziende, riformò il mercato del
lavoro, avviò un programma di totale apertura verso l’estero. In questo
venne appoggiato dall’oligarchia finanziaria, dalle classi medie e dalle
multinazionali a cui aveva affidato il controllo delle imprese che
Allende aveva nazionalizzato: l’economia cilena ne trasse benefici
alterni, ma fu schiantata dalla grande crisi mondiale del 1982, in
seguito alla quale Pinochet annullò gran parte degli interventi iniziali
e dell’approccio della scuola di Chicago. Alcuni commentatori dissero
che sarebbero state le iniziative successive, che smentirono gran parte
delle politiche liberiste, a salvare e aiutare a crescere l’economia
cilena dopo le difficoltà gravissime del governo Allende, separando il
giudizio sulla violenza sanguinosa del regime.
Fino al 27 giugno 1974 Pinochet rimase a capo della Giunta militare,
poi, il 17 dicembre di quell’anno, assunse il titolo di “Capo Supremo
della Nazione” e di Presidente del Cile. La Moneda venne ricostruita,
venne varata una nuova Costituzione e Pinochet cominciò ad apparire in
pubblico in abiti civili. Durante gli anni Ottanta le conseguenze della
crisi economica, il crescere delle proteste contro il governo e uno
sciopero generale, aumentarono le difficoltà del regime.
La fine della dittatura Nell’ottobre del 1988 venne deciso un plebiscito per votare un
nuovo mandato presidenziale di 8 anni per Pinochet, che era convinto di
vincere e dunque di veder riconfermata la propria carica. Vinsero invece
i sostenitori del “no” con il 55,99 per cento dei voti. In accordo con
le norme della costituzione furono dunque convocate delle elezioni
libere che si svolsero l’anno dopo. Pinochet rimase in Cile a capo delle
forze armate fino al 1998 e poi come senatore a vita, godendo così
dell’immunità parlamentare. Il Cile, intanto, accelerò il percorso verso
il ritorno alla democrazia che raggiunse pienamente negli anni
successivi.
Nel 1998, il giudice spagnolo Baltasar Garzón emise contro
Pinochet un mandato di cattura internazionale per la sparizione di
cittadini spagnoli durante la dittatura. Pinochet venne accusato di
genocidio, terrorismo e tortura. Fu arrestato a Londra dove si trovava
per farsi curare, ma non venne mai condannato. Il 2 marzo del 2000 il
ministro dell’Interno inglese Jack Straw decise di liberarlo e di farlo
tornare in patria dove riuscì ripetutamente a evitare qualsiasi processo
a suo carico e dove morì per un attacco di cuore il 10 dicembre del
2006, a 91 anni.
Viene annunciato un ordine di espulsione contro i musulmani non convertiti di Valencia; sarà l'inizio dell'espulsione di tutti i musulmani della Spagna.
Ci sono circa 630 voci su persone nate l'11 settembre; vedi la pagina Nati l'11 settembre per un elenco descrittivo o la categoria Nati l'11 settembre per un indice alfabetico.
Ci sono circa 300 voci su persone morte l'11 settembre; vedi la pagina Morti l'11 settembre per un elenco descrittivo o la categoria Morti l'11 settembre per un indice alfabetico.
Cina –
Festa nazionale dei Pompieri della Repubblica Popolare Cinese. Il
giorno è scelto per il fatto che l'undicesimo giorno del nono mese
(settembre) corrisponde al 119, il numero telefonico dei pompieri in
Cina.
(Cliccare sulla scritta per aprire il link di Wikipedia)
L'anniversario -
11 settembre 2001, gli Stati Uniti ricordano una tragedia che non smette
di far male
A 14 anni dagli attentati, numerose le celebrazioni in programma. Il
cuore delle iniziative a New York.
Il presidente Obama decreta tre
giorni di "preghiera e commemorazione nazionale!"
NEW YORK - (STATI UNITI D'AMERICA) - L'anniversario
11 settembre 2001, gli Stati Uniti ricordano una tragedia che non smette
di far male
A 14 anni dagli attentati, numerose le celebrazioni in programma. Il
cuore delle iniziative a New York. Il presidente Obama decreta tre
giorni di "preghiera e commemorazione nazionale"
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Marcy Borders, la donna soprannominata "Lady Dust" (Getty)
È morta "lady cenere" ritratta dopo l'attacco dell'11 settembre a
New York
11 settembre: le foto inedite di Bush e i suoi collaboratori durante
l'attentato
L'11 settembre attraverso i video amatoriali
Da Bush a Obama: l'11 settembre nei discorsi dei presidenti
americani
"Quella mattina ero al World Trade Center": Martina Gasperotti
racconta il suo 11 settembre
11 settembre: ecco chi erano gli attentatori
I soccorritori, gli "eroi" dell'11 settembre
11 settembre 2001, l'edizione straordinaria del Tg3
11 settembre 2015
L’ultima vittima, poche settimane fa, è stata Marcy Borders, la giovane
soprannominata “Lady Dust” perché fotografata ricoperta di cenere subito
dopo il crollo di una delle torri del World Trade Center. È morta di
tumore come molti altri sopravvissuti all’11 settembre: secondo le
stime, i casi di neoplasia da allora sono stati tra 2500 e 3700. A 14
anni di distanza, l’attacco all’America continua a stroncare vite e fa
ancora male a una nazione che non vuole dimenticare quel giorno
drammatico che ha sconvolto il mondo.
Migliaia di persone alle celebrazioni
Anche quest’anno migliaia di persone sono attese sui luoghi della
tragedia: New York, Washington e Shanksville. Scenderanno in strada per
ricordare le quasi 3mila persone morte quando quattro aerei di linea
dirottati si schiantarono rispettivamente sulle Torri Gemelle (alle 8.46
e alle 9.03 locali), sul Pentagono (alle 9.37) e su un campo in
Pennsylvania (alle 10.03).
Le cerimonie a New York
A New York la cerimonia principale si svolgerà al Memoriale dell’11
settembre, con minuti di silenzio nei momenti degli schianti e del
crollo delle torri e con la lettura dei nomi delle vittime. Inoltre,
come ogni anno, nelle ore serali 88 proiettori genereranno delle colonne
di luce che uniranno terra e cielo. In condizioni meteo ideali, il
cosiddetto “Tribute in Light” è visibile a quasi 100 chilometri di
distanza.
Obama atteso a Fort Meade
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, insieme alla first lady e
al suo staff parteciperà ad un momento di silenzio nel giardino della
Casa Bianca e incontrerà i militari della base di Fort Meade. "Il
presidente - ha riferito il portavoce Eric Schultz - non vede l'ora di
parlare con uomini e donne patriottici che lavorano ogni giorno per
mantenere l'America sicura e onorare i sacrifici dei soldati e delle
loro famiglie".
Un giorno che ha cambiato la Storia
Gli attentati, rivendicati da Al Qaeda, hanno modificato il corso della
Storia. Gli Stati Uniti – e più in generale l’Occidente – si scoprirono
più vulnerabili e impararono a conoscere il volto di un nuovo nemico,
quell’Osama Bin Laden che sarebbe stato ucciso quasi 10 anni dopo, nel
maggio 2011, con un raid delle forze armate statunitensi ad Abbottabad,
in Pakistan. In meno di un mese ci sarebbe stato l’attacco statunitense
all’Afghanistan e da lì una spirale di eventi che hanno cambiato il
mondo.
ROMA - (ITALIA) - Mentre tutti i paesi dell'Unione Europea e dell'Europa dell'Est, stanno affrontando la più drammatica e catastrofica emergenza umanitaria, che mai prima d'ora si era registrata in Occidente, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, il "vero responsabile" di tutto questo cataclisma, cioè l'ex-Presidente Francese Nicolas Sarkozy, nelle ultime settimane di Agosto si è rilassato in vacanza con la sua bella consorte Carla Bruni, preparando il suo rientro sulla scena politica Francese in vista delle imminenti elezioni presidenziali...avete capito bene, colui che ha scatenato la sanguinosa guerra in Libia nel 2011, contribuendo al crollo del Regime di Gheddafi ed al suo stesso assassinio per mano di agenti segreti Francesi, infiltratisi tra i "sedicenti" ribelli, armati dalla stessa Francia e dalla Cia di Barack Obama-Hillary Clinton, colui che dovrebbe essere incriminato al Tribunale Penale Internazionale dell'Aia per gravi crimini commessi contro l'umanità, potrebbe tornare a sedere sulla poltrona Presidenziale dell'Eliseo, non solo, potremmo presto vedere seduta sulla poltrona Presidenziale della Casa Bianca in America, la possibile prima Presidente donna Hillary Clinton, dunque il tandem Sarkozy-Clinton potrebbe seriamente tornare a minacciare la pace sociale in mezzo Mondo, se così fosse sarebbe un vero problema!!!
Tra il 2010 ed il 2011, probabilmente la Cia, in collaborazione con i servizi segreti Francesi, Inglesi e Israeliani, sostennero e forse aiutarono a fommentare le famose "Primavere Arabe" destabilizzando in pochissimi mesi interi paesi, dando il via alle tristemente note guerre civili più sanguinose, con la comparsa dell'ISIS (lo Stato Islamico Fondamentalista, costituitosi dalle milizie "ribelli" dei vari Regimi di Iraq, Siria e Libia, milizie sostenute ed armate ovviamente dall'Occidente e dalla CIA), che prima di quegli anni era impensabile uno scenario geopolitico odierno, a causa di quel violentissimo "terremoto politico" interi regimi in Nord-Africa, vennero destituiti e sostituiti con il CAOS e l'anarchia politico-religiosa più totale.
Dall'Egitto alla Tunisia, dalla Libia alla Siria, dallo Yemen all'Iraq, dunque, centinaia di migliaia di morti tra civili e combattenti, intere popolazioni sterminate, interi patrimoni culturali distrutti e persi per sempre, miliardi e miliardi di dollari/euro di danni, perdite incalcolabili di paesaggi naturali e città caratteristiche, famiglie intere separate e devastate dalla guerra civile che persiste tutt'oggi in mezzo Nord-Africa, guerra che ha portato miseria, carestia, povertà, sangue, morte...guerra che ha costretto milioni di persone a scappare dalle proprie case e dalle proprie città distrutte, per cercare rifugio in Europa e in Occidente; un vero e proprio esodo di massa. Tutto questo caos, tutta questa anarchia politica pilotata a regola d'arte per proteggere gli interessi economici di Francia, Germania, Inghilterra e Stati Uniti d'America. In primo luogo la Francia, che destabilizzando l'intera area del Magreb tra il 2010 ed il 2011, in particolare in Tunisia e Libia, ha praticamente distrutto economicamente parlando, gli interessi finanziari e commerciali dell'Italia ma anche della Federazione Russa e della Repubblica Popolare Cinese. Ed è solo per gli sporchi petro-dollari, per il pieno controllo degli oleodotti di gas e petrolio Siriani e Libici, solo per questi sporchi affari e per il controllo totale delle materie prime di tutto il Nord-Africa e Medio-Oriente, per l'influenza politico-finanziaria sull'Iraq, sull'Egitto, sulla Siria, sulla Libia, sullo Yemen e sulla Tunisia, per tutto questo Nicolas Sarkozy con la Francia in testa, appoggiata e sostenuta da Usa-Inghilterra, nel 2011 ha scatenato la guerra in Libia contro Gheddafi, guerra che ha generato altre guerre come appunto in Siria e Iraq. Le "Primavere Arabe" sono state una farsa, un complotto politico-sociale vero e proprio che ha nascosto ma per poco tempo, le reali cause delle rivolte armate contro i propri governi legittimi, in particolare contro Mubarak in Egitto, Gheddafi in Libia, Assad in Siria. Adesso a distanza di 4 anni, (2011-2015), tutti noi in Europa stiamo pagando le nefaste conseguenze di quello scempio che è stato scatenato in Nord-Africa e nel Magreb, dalla Francia di Nicolas Sarkozy in primis, stiamo pagando il prezzo di una vera e propria invasione di massa da parte di profughi in fuga da guerre, miseria, povertà, caos, distruzioni, da stragi e repressioni politico-religiose compiute dai fanatici tagliagole dell'Isis, e questa povera gente oggi cerca salvezza ed aiuto da parte proprio di quei paesi occidentali ed europei che hanno causato, fomentato e scatenato proprio quello stesso disastro umanitario che oggi è in atto in Nord-Africa, Medio-Oriente e Centro-Africa!!! L'ex-Presidente Francese Nicolas Sarkozy, che oggi lavora per essere rieletto all'Eliseo a capo della Francia, è tra i più diretti responsabili di questa catastrofe umanitaria, come già si è detto, dunque dovrebbe in realtà essere incriminato per gravi crimini contro l'umanità al Tribunale Penale Internazionale dell'Aia, mentre la Repubblica Francese, insieme agli Stati Uniti, dovrebbe essere chiamata in causa e denunciata all'ONU per imporgli il pagamento di un risarcimento economico per sopperire ai gravi danni economici e sociali, che sono stati inflitti all'Italia ed agli altri paesi Europei, soprattutto all'Est come ad esempio la Bulgaria, l'Ungheria, la Grecia e la Romania, a causa non solo della guerra in Libia, ma a causa anche dell'enorme numero di profughi e di immigrati, che sempre a causa di quella guerra scellerata, sono sbarcati negli ultimi 4 anni in Italia, oltretutto la Francia dovrebbe essere chiamata a risarcire economicamente anche tutte le famiglie di tutte quelle migliaia di profughi che sono morti annegati nel Mediterraneo. Nicolas Sarkozy, un vero e proprio criminale di guerra!!!
Alluvione a Carrara, sgomberato dal Comune il presidio anti-giunta...
L'intervento è avvenuto
all'alba nella sala presidiata da novembre dall'Assemblea permanente.
Il sindaco Zubbani: "Ho firmato io l'ordinanza, ma rimane la volontà di
dialogo. Abbiamo fatto tutto quello che ritenevamo giusto in nome di una
ferita che è di tutti!"
Lo sgombero della sala Comunale a Carrara occupata per protesta dall'8 Novembre 2014
CARRARA (MS) - Sgomberata all'alba su ordinanza del sindaco di Cararra, Angelo Zubbani, la sala di rappresentanza del municipio dove l'Assemblea permanente stava attuando un presidio dall'8 novembre scorso
dopo l'alluvione del 5 novembre. I presidianti si erano insediati in
quella sala sia in segno di protesta nei confronti dell'amministrazione
comunale chiedendo le dimissioni di sindaco e giunta e anche per
organizzare iniziative a favore della città. Lo sgombero è stato
eseguito alle 6 del mattino dalla polizia municipale. Tutto è avvenuto
senza problemi. Sul posto per monitorare la situazione anche polizia e
carabinieri.
E' lo stesso Angelo Zubbani a ricostruire le tappe della vicenda, che
prende le mosse dall'alluvione del 5 novembre 2014: " Giovedì 22 gennaio
ho lanciato l'ultimo appello ai presidianti, chiedendo loro di lasciare
la sala, sono rimasti e lunedì 26 ho firmato l'ordinanza di sgombero.
L'operazione è avvenuta senza incidenti: la polizia municipale ha
identificato sette persone che hanno lasciato il Comune senza opporre
resistenza". Il primo cittadino ci tiene a sottolineare che " rimane in
piedi un percorso già delineato, permane - aggiunge - la disponibilità
al dialogo da parte dell'amministrazione anche per individuare una sede
alternativa per l'assemblea, credo che l'apertura delle istituzioni,
dei capigruppo consigliari e della politica sia stata massima nei
confronti dei presidianti".
Sulla sua pagina Facebook, l'assemblea permanente condanna quanto
accaduto e usa toni duri, per l'intervento avvenuto alle prime ore del
mattino. Nella mattinata ai presidianti fuori dal municipio si sono
aggiunte altre persone, mentre polizia municipale e polizia di Stato
monitoravano la sitazione, rimasta in un clima pacifico. Il pianop terra
del municipio è rimasto aperto al pubblico per i servizi di anagrafe e
stato civile: i vigili urbani hanno fatto entrare un cittadino per
volta. Mentre i piani superiori del Comune sono stati preclusi
all'accesso del pubblico. Fra i commenti negativi sullo sgombero,
espressi da rappresentanti dell'Assemblea permanente, quello diRenzo Cantarelli che parla di "decisione sbagliata da parte dell'amministrazione
comunale, che ha scelto anche il giorno sbagliato per questa operazione,
avvenuta nel Giorgo della Memoria": una ricorrenza per la quale i
consigli comunali di Carrara e di Massa erano riuniti a Massa.
Il sindaco Angelo Zubbani ha poi diffuso un suo comunicato alla città:
"I fatti di novembre hanno segnato un passaggio difficile. Abbiamo
rispettato ogni espressione di dolore e rabbia, incassando ogni accusa
molto prima che la magistratura stabilisse responsabilità e colpe. Siamo
restati in silenzio di fronte alla rabbia disperata, abbiamo usato il
locale più nobile della Casa Comune per creare una camera di
compensazione tra collera e speranza ed in questi lunghi mesi abbiamo
cercato con assoluto rispetto di individuare le forme perché restasse
aperta la via di un confronto che non mortificasse le espressioni della
protesta. Abbiamo offerto invano soluzioni, sedi alternative, abbiamo
invitato al dialogo, alla riflessione, siamo stati costretti a svolgere
le attività istituzionali in un clima pesante". "Abbiamo pazientato, _ prosegue Zubbani _ abbiamo fatto tutto quello
che ritenevamo giusto in nome di una ferita che è di tutti; infine ha
prevalso il doveroso senso di legalità, di responsabilità, di
presentabilità di fronte alla città che si sta rimboccando le maniche e
un po’ alla volta si impegna a cercare di ricostruirsi migliore. Stiamo
lavorando senza alcuna volontà di insabbiare, con trasparenza e
determinazione, per fare emergere fino in fondo le cause di ciò che è
successo".
"Sia chiaro che c’è per ogni amministratore
pubblico una parte di responsabilità in tutto quello che accade, ma
adesso vogliamo capire quale sia la nostra, e di quella farci pienamente
carico; poi vogliamo riprendere il lavoro di analisi sullo stato di
salute del territorio e vogliamo partecipare direttamente ad ogni
decisione, con Regione e Provincia, sul come progettare e realizzare
opere che offrano il massimo delle garanzie per tutti. Il tempo non si
ferma e c’è bisogno di risorse, competenze e tempestività. Nel processo
di ricostruzione non intendiamo arrogarci di nessuna scelta che non sia
prima sottoposta a verifica, esposta, discussa e confrontata, ma alla
fine sentiamo su tutto la responsabilità che si agisca bene e con
urgenza. E’ quello che stiamo facendo, al meglio delle nostre
possibilità e con tutti i nostri limiti umani e di apparato, ma questi
siamo, questo è il Paese nel quale viviamo e questa è la nostra città,
la città che noi non intendiamo abbandonare ad una visione ispirata ad
un “tanto peggio tanto meglio”. Ci sentiamo impegnati a lavorare per il
meglio e intendiamo farlo con la massima determinazione e
responsabilità, in un clima di legalità e senza intimidazioni in una
Casa Comune libera e non occupata".
IlSignore del Castello Lord Gabriel non ha mai amato la guerra e tanto
meno le mire espansionistiche; gli unici suoi interessi sono per la
cultura e la cucina.
Perquesto motivo il Castello di Lord Gabriel è diventato crocevia di
intellettuali, studiosi, viandanti, filosofi, amanti del sapere ma anche
chef e cuochi provenienti da ogni parte del mondo. Ogni tanto qualche
ribaldo cerca di sfidare l' autorità di Lord Gabriel e di conquistare la
fortezza, ma ad oggi nessuno vi è ancora riuscito, anzi, per la loro
temerarietà il Nobil Signor per far si che costoro non passino i loro
anni nelle segrete del castello ha preteso per la loro liberazione una
ricetta tipica dei loro paesi.
Ad oggi i cuochi di corte sono depositari di centinaia di ricette
provenienti da tutto il mondo e con il loro aiuto, Lord Gabriel ha
deciso di condividere con tutto il mondo virtuale questo sapere
culinario, vero e proprio vanto del Nobil Signore e di tutta la sua
Corte!
In questo blog verranno proposte ricette provenienti dalle varie regioni
dell' Italia, dall' Europa e da tutto il mondo, i Maestri dei Fornelli
vi consiglieranno prelibatezze di ogni tipo e gli Enologi delle segrete
cantine quali i vini migliori per accompagnarle.
Non mancheranno cocktail e piatti veramente straordinari per ogni evenienza!
MARINA DI CARRARA - In duemila sono scesi in
strada: mamme e bambini, tanti pensionati, professionisti e disoccupati.
Insieme sotto lo stesso “ombrello” in un sabato pomeriggio uggioso e
piovoso: «A difesa della città». Quattro parole – la “cifra” di questa
manifestazione che chiede le dimissioni di sindaco e Giunta – stampate
sullo striscione che apre il corteo: giallo e azzurro. Come i colori
della città. Come le tinte della Carrarese: a prepararlo, gli ultrà
della squadra cittadina. Per Carrara è la seconda manifestazione,
nell’arco di due settimane, dopo il dramma dell’alluvione. A
promuoverla, il Movimento cittadino – che si è autobattezzato Assemblea
permanente – e che da più di due settimane presidia la sala di
rappresentanza di Palazzo civico. Ad oltranza. «Siamo contenti – dice
alla fine Matteo Bogazzi, scrittore 33enne, del gruppo comunicazione
Assemblea permanente – È stato un bel corteo, pacifico. Duemila persone.
Adesso speriamo che tutti questi cittadini ci sostengano anche nei
prossimi giorni. Ci aspetta una settimana dura», per il termine della
quale il sindaco Angelo Zubbani ha fatto sapere che sarebbe opportuno
liberare la sala di rappresentanza “occupata”.
I “presidianti” del Comune chiedono le dimissioni di
sindaco e giunta. Un centinaio invece i partecipanti alla protesta alla
foce del Carrione per la difesa dell'ambiente (video di Giovanna
Mezzana)
E mentre la testa continua con gli slogan, la gente, a latere, parla di
Imu, di Tasi, di tasse da pagare. A poche decine di metri dalla piazza
il corteo si ferma. Sulla destra, con le spalle a Carrara, c’è qualcosa
che attira l’attenzione. Un lenzuolo sulla facciata di una casa. C’è
scritto: «Non chiederò risarcimenti. Non voglio i vostri soldi. La
dignità non è in vendita. Non potete comprare il silenzio». C’è chi si
ferma impietrito a leggere, mentre gli scatti fotografici a quel
lenzuolo si moltiplicano. Il corteo arriva a Marina. La piazza è già
piena, decine e decine di persone attendevano qui l’arrivo della
manifestazione. In un lampo spunta un gazebo – probabilmente era già
pronto – con appese (come panni stesi) le “civette” della stampa locale
che fermano gli eventi di questi giorni. Parte la campagna informativa.
Il Movimento dei presidianti – forte del proprio successo – racconta
alla cittadinanza che cosa sta facendo dentro quella sala “occupata” di
Palazzo civico. Intanto, di fronte al “book” che raccoglie le firme per
mandare a casa la Giunta si forma una fila. In tanti vogliono dare la
loro adesione. L’evento sta per concludersi. C’è chi si riversa al bar.
Pausa caffè. Focaccina con prosciutto per gli ultrà che ce l’hanno messa
tutta.
Intanto sul mare, l’ultimo capitolo. La chiusa della giornata. Un
gruppo di studenti dell’Accademia di Belle Arti raggiunge la spiaggia
libera che costeggia la Passeggiata Segnanini. Lì c’è la loro Fenice (nella foto).
Una Fenice fatta dei legni che il mare lascia generoso sulla spiaggia. È
una scultura, che si staglia sull’orizzonte sgombro. Da lì a poco le
daranno fuoco: «Perché Carrara deve risorgere – dice la giovane Sara –
come la Fenice. E ognuno deve fare la sua parte, coi propri strumenti.
Noi siamo artisti e abbiamo fatto questo».