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venerdì 21 dicembre 2018
mercoledì 19 dicembre 2018
北京(中國) - 2018年12月18日 - 中國國家主席習近平承諾“一個新的奇蹟,甚至更大,這將留下深刻印象的世界”:紀念40年改革開放的“奇蹟”的基礎有用解除擺脫貧困7.4億人,並把北京第二大經濟體的作用,習近平說,“5000年的文明,”沒有人能告訴中國,他們應該或不應該做的事情。“下一步的改革開放,不為” 。“沒有人是在一個位置,迫使中國人應該怎樣或什麼不應該做的”霸道“和”在其他國家或我們的步驟放棄“為代價的增長現在,他在慶典過程中添加習近平 - 下降而北京面臨挑戰的外交和貿易從美國王牌 - “我們必須堅決改革有什麼可以而且必須改變,我們必須堅決不改革有什麼不可以,不應該改變。”中國不CER習說,霸權及其發展“不會對他人構成威脅”。中國“將在犧牲別人追求的”從未自己的發展,“他在一個專門為亞洲,歐洲和非洲,皮帶道,這是他在2013年推出之間的基礎設施連接的主動通道放心羲和”不會放棄從來沒有其合法權益“。 “無論中國發展多少,我們都永遠不會尋求霸權,”他補充說。 - Il Presidente Cinese Xi Jinping promette "un nuovo miracolo, persino più grande, che impressionerà il mondo!"
XI JINPING - PRESIDENTE DELLA
REPUBBLICA POPOLARE CINESE E DEL
PARTITO COMUNISTA CINESE (PCC)
PECHINO (CINA) - 18 Dicembre 2018 - Il presidente cinese Xi Jinping promette "un nuovo miracolo, persino più grande, che impressionerà il mondo": commemorando i 40 anni d'apertura e riforme alla base del "miracolo" utile a sollevare dalla povertà 740 milioni di persone e portare Pechino al ruolo di seconda economia mondiale, Xi ha ricordato che "con una civilizzazione di oltre 5.000 anni "nessuno può dire alla Cina quello che deve o non deve fare". Avanti con apertura e riforme, no a "egemonia" e a "crescita a spese di altre nazioni o rinuncia al nostro passo". "Nessuno è nella posizione di imporre al popolo cinese cosa dovrebbe o cosa non dovrebbe fare". Ora, ha aggiunto Xi Jinping durante le celebrazioni - che cadono mentre Pechino fronteggia la sfida diplomatica e sul commercio da parte degli Usa di Trump - "dobbiamo risolutamente riformare quello che deve e può essere cambiato, e risolutamente non dobbiamo riformare quanto non può e non deve essere cambiato". La Cina non cerca l'egemonia, e il suo sviluppo "non pone minacce ad altri" ha detto Xi. La Cina "non perseguira' mai il proprio sviluppo a scapito di altri", ha assicurato Xi in un passaggio dedicato all'iniziativa di connessione infrastrutturale tra Asia, Europa e Africa, Belt and Road, da lui lanciata nel 2013, e "non rinuncerà mai ai suoi diritti e interessi legittimi". "Non importa quanto la Cina si sviluppi, non cercheremo mai l'egemonia", ha aggiunto.
Fonte: http://www.rainews.it
Xi Jinping _ (習近平T, 习近平S, Xí JìnpíngP; Pechino, 15 giugno 1953) è un politico cinese, Segretario generale del Partito Comunista Cinese dal 15 novembre 2012 e Presidente della Repubblica popolare cinese dal 14 marzo 2013. La sua nomina a segretario avvenne al termine del XVIII Congresso del partito comunista del 2012. In tale occasione venne anche eletto capo della Commissione militare centrale del Partito Comunista Cinese. Fa parte del gruppo dei Taizi, ovvero dei "principi rossi", che riunisce i figli e i nipoti dei protagonisti della "Lunga Marcia" e della vittoria del 1949, politicamente in una posizione mediana rispetto al Tuanpai, il gruppo degli ex giovani comunisti, e al gruppo di Shanghai, influenzato da posizioni liberiste. Il 15 novembre 2012 al termine del XVIII Congresso nazionale del Partito Comunista Cinese Xi Jinping è stato eletto segretario generale del Partito Comunista Cinese. Nello stesso giorno è stato nominato anche capo della Commissione militare centrale. Si tratta delle due cariche più importanti all'interno del Partito Comunista Cinese, in precedenza detenute dal segretario uscente Hu Jintao. Il fatto che Xi Jinping abbia assunto in quest'occasione entrambi gli incarichi viene interpretato come un segno della compiuta transizione dalla vecchia alla nuova leadership. Il 14 marzo 2013, secondo una consuetudine che prevede che il segretario generale acceda alla massima carica istituzionale dello stato, Xi Jinping è stato eletto presidente della Repubblica dall'Assemblea nazionale del popolo, riunitasi per l'elezione del nuovo governo della repubblica. Xi e gli ideologi del partito hanno coniato l'espressione "Sogno Cinese" per descrivere il piano generale del leader per il futuro della Cina. Dal 2013 la frase è emersa a simbolo di una ideologia quasi ufficiale del partito. L'espressione prende probabilmente ispirazione dal concetto di Sogno Americano. The Economist ha notato come la natura astratta e apparentemente aperta del concetto, che non prescrive nessuna precisa politica, sia un cambiamento volontario rispetto al gergo altamente ideologico dei suoi predecessori. Sebbene il Sogno Cinese sia stato inizialmente interpretato come analogo al Sogno Americano (che enfatizza l'auto miglioramento e le opportunità individuali), l'uso dello slogan in contesti ufficiali dal 2013 ha assunto un carattere più nazionalista: la parola "Sogno" è stata costantemente collegata alla frase "la grande resurrezione della Nazione Cinese". Le implicazioni politiche del "Sogno Cinese" rimangono non chiare. Xi ha usato per la prima volta l'espressione durante un'importante visita al Museo nazionale della Cina, il 29 novembre 2012, in occasione di un'esibizione sulla "resurrezione nazionale". Da allora l'espressione è diventata lo slogan politico simbolo dell'era Xi. Xi Jinping ha affermato, l’8 giugno 2013, durante il suo incontro con il presidente americano Barack Obama, che il sogno cinese significa la prosperità del paese, la ripresa della nazione e la felicità del popolo. Ed è anche il sogno di cooperazione, di sviluppo, di pace e di win-win. Il sogno cinese è simile a quello americano, ed a quello del popolo di tutto il mondo, ossia, la ricerca alla felicità. Il 18 settembre 2017 i media di stato cinesi hanno annunciato che il Comitato centrale del Partito Comunista Cinese aveva deciso che la filosofia politica di Xi, comunemente chiamata "il pensiero di Xi Jinping" dai media occidentali, sarebbe entrata nella costituzione cinese. Xi ha parlato per la prima volta dei suoi "Pensieri sul Socialismo con Caratteristiche Cinesi per una Nuova Era" nel discorso di apertura del diciannovesimo congresso del partito nell'ottobre 2017. Il Comitato permanente dell'ufficio politico del Partito Comunista Cinese ha aggiunto, nel suo commento al discorso, "di Xi Jinping" dopo "Pensieri". Xi stesso ha descritto il Pensiero come parte di un più ampio progetto di "Socialismo con caratteristiche cinesi" (un'espressione che si deve a Deng Xiaoping) che vede la Cina a uno "stadio primario di socialismo". Nei documenti ufficiali del partito e nelle dichiarazioni dei colleghi di Xi, il Pensiero è definito una continuazione del Marxismo-Leninismo, del Pensiero di Mao Tse Tung, della Teoria di Deng Xiaoping, delle "Tre rappresentanze" e della Prospettiva di Sviluppo Scientifico. L'insieme di queste dottrine rappresenta il "Marxismo adattato alle condizioni cinesi" e alla situazione contemporanea. Il 24 ottobre 2017, nella sua ultima sessione, il Diciannovesimo Congresso del Partito ha approvato l'incorporazione del Pensiero di Xi Jinping nella Costituzione del Partito Comunista Cinese. Fin dalla sua elezione Xi ha affermato ripetutamente la supremazia del Partito Comunista, riprendendo le parole di Deng Xiaoping secondo il quale riforme economiche efficaci possono avere luogo solo sotto la guida di un partito unico. Secondo Xi il Partito Comunista è l'unico partito legittimo e costituzionale e da esso deriva la legittimità della così detta "linea di massa": in altre parole il partito rappresenta gli interessi della grande maggioranza delle persone comuni. Xi ha mostrato di prediligere un potere politico fortemente centralizzato come mezzo per una ristrutturazione economica di larga scala. Xi crede che la Cina debba seguire "il proprio cammino" e che un governo forte e autoritario sia parte integrale del "modello cinese", basato su un "sistema di valori socialista" visto come in contrapposizione ai valori occidentali. Così come il partito deve controllare la vita politica dello stato, le autorità centrali del partito devono esercitare un controllo completo e diretto su tutte le attività del partito. Ciò nonostante Xi e i suoi seguaci riconoscono le sfide alla legittimità della guida comunista, in particolare la corruzione dei funzionari di partito. La risposta a queste sfide, secondo il programma di Xi, è duplice: da una parte rinforzare il partito dall'interno, imponendo una stretta disciplina e iniziando un'ampia campagna anti-corruzione; dall'altra l'organizzazione di campagne propagandistiche sulla "linea di massa" nello stile di Mao. Le politiche di Xi sono state definite come "economicamente liberali ma politicamente conservatrici" da Cheng Li della Brookings Institution. Xi è sposato con Peng Liyuan, sua seconda moglie, dal 1987. Peng è una cantante di discreto successo, nonché membro dell'Esercito Popolare di Liberazione e deputata al Comitato nazionale della Conferenza politica consultiva del popolo. La loro vita impegnata li tiene frequentemente separati. La coppia ha una figlia di nome Xi Mingze, che ha studiato a Harvard sotto pseudonimo, onde evitare possibili favoritismi.
Fonte: https://it.wikipedia.org
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sabato 15 dicembre 2018
Anche Frans Timmermans plaude ad un PARTITO DEMOCRATICO unito, il PD è attualmente il piu' grande PARTITO di SINISTRA in EUROPA, rappresentato dall'esercito degli EUROPARLAMENTARI usciti da quel fantastico 41 % di VOTI raccolti alle elezioni Europee del 2014; ma chi è Frans Timmermans, il candidato del Partito Socialista Europeo per il dopo Juncker?
FRANS TIMMERMANS
Frans Timmermans sarà il candidato del Partito Socialista Europeo, il principale partito europeo del centrosinistra, a prendere il posto di Jean-Claude Juncker alla presidenza della Commissione Europea dopo le elezioni europee del 2019.
Timmermans verrebbe eletto presidente qualora il suo partito dovesse ottenere più seggi alle elezioi al Parlamento Europeo. Secondo il meccanismo dello Spitzenkandidat, infatti il partito europeo che avrà ottenuto più seggi avrà anche il diritto di indicare il presidente della Commissione.
Il Partito popolare europeo (Ppe) invece ha scelto come candidato il tedesco Manfred Weber. (qui il suo profilo). Ma chi è Frans Timmermans. Non tutti sanno che il politico olandese, nato a Maastricht il 6 maggio 1961, parla molto bene l’italiano ed è molto affezionato al nostro Paese. Perché? Semplice, ci ha passato diversi anni della sua infanzia. Nel 1972, a undici anni, infatti, si trasferì a Roma presso l’ambasciata olandese dove il padre era archivista.
Nella capitale ha conosciuto la Roma (la squadra di calcio, ndr) di cui è diventato un grande tifoso. “Dopo quarant’anni sono rimasto romano e romanista”, le sue parole.
Ogni tanto, quando gli impegni politici glielo permettono, lo si può trovare sugli spalti dell’Olimpico in compagnia del figlio e di qualche amico.
Oltre all’italiano Timmermans parla sei lingue. Ottima e lunga la carriera politica e diplomatica, iniziata nell’esercito olandese e proseguita per molti anni nel parlamento olandese.
È una persona molto stimata negli ambienti europei: fino a tre anni fa veniva descritto come un “astro nascente” del centrosinistra europeo.
Dal primo novembre 2014 è vicepresidente della Commissione europea e Commissario europeo per la migliore legislazione, le relazioni interistituzionali, lo stato di diritto e la carta dei diritti fondamentali.
Juncker inoltre gli ha spesso assegnato compiti difficili e poco popolari, come negoziare il controverso accordo sui migranti con la Turchia.
Ora il grande salto? Riuscirà a conquistare la presidenza della Commissione Europea dopo le elezioni europee del 2019.
Fonte: https://www.tpi.it
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Fonte: L'Espresso settimanale |
Fonte: L'Espresso settimanale |
Fonte: L'Espresso settimanale |
Franciscus Cornelis Gerardus Maria "Frans" Timmermans (Maastricht, 6 maggio 1961) è un politico olandese, Primo vicepresidente della Commissione europea e Commissario europeo per la migliore legislazione, le relazioni interistituzionali, lo stato di diritto e la carta dei diritti fondamentali dal 1º novembre 2014, nell'ambito della Commissione Juncker.
Appartenente al Partito del Lavoro (PvdA), è stato Ministro degli esteri dal 5 novembre 2012 al 17 ottobre 2014.
È stato un diplomatico e ha lavorato all'ambasciata olandese a Mosca.
Nel novembre 2018, in vista delle elezioni europee del 2019, viene indicato dal Partito del Socialismo Europeo come candidato alla presidenza della Commissione europea.
Fonte: https://it.wikipedia.org/
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venerdì 14 dicembre 2018
LE PRIMAVERE ARABE DEL 2011 (FOMENTATE DAI PAESI OCCIDENTALI, IN PRIMIS STATI UNITI CON BARACK OBAMA - HILLARY CLINTON E DALL'UNIONE EUROPEA CON ANGELA MERKEL - NICOLAS SARKOZY) HANNO CAUSATO IL PIU' GRANDE DISASTRO UMANITARIO A LIVELLO PLANETARIO DOPO IL SECONDO DOPO-GUERRA! MILIONI DI CIVILI STERMINATI DURANTE LE GUERRE CIVILI IN LIBIA, SIRIA, EGITTO, IRAQ, LIBANO E YEMEN...IN SIRIA SOPRATTUTTO DOVE LA GUERRA CONTINUA DA 8 ANNI, SEI MILIONI DI SIRIANI HANNO LASCIATO IL PAESE, OLTRE UN MILIONE DI SIRIANI SONO DECEDUTI SOTTO I BOMBARDAMENTI O UCCISI DIRETTAMENTE DAI MILIZIANI DELL'ISIS, LA COMUNITA' CRISTIANA IN IRAQ ED IN SIRIA E' STATA COMPLETAMENTE CANCELLATA DALLA FACCIA DELLA TERRA: QUASI TUTTI STERMINATI, I POCHI SOPRAVISSUTI SONO EMIGRATI IN MEZZO MONDO! NEGLI ULTIMI 6 ANNI IN ITALIA SONO SBARCATI PIU' DI 500.000 PROFUGHI! NICOLAS SARKOZY IN PRIMIS, DOVREBBE ESSERE PROCESSATO PER AVER COMMESSO CRIMINI CONTRO L'UMANITA' CAUSANDO QUESTO DISASTRO: RIAPRIRE IL TRIBUNALE SPECIALE DELL'AJA OGGI E' DAVVERO UNA PRIORITA'!
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I DUE IMPRENDITORI, UNO ITALIANO: CUCINELLI, UNO CINESE: JACK MA, HANNO CREATO AZIENDE CHE NONOSTANTE LA CRISI ECONOMICA, CONTINUANO A CRESCERE E CREARE PROFITTI, POSTI DI LAVORO E FATTURATI DA RECORD! TUTTO GRAZIE ALLA LORO ESPERIENZA MA SOPRATTUTTO GRAZIE ALLA LORO UMANITA'!!!
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mercoledì 12 dicembre 2018
CATTURATO UNO DEI BANDITI CHE HANNO RAPITO LA GIOVANE VOLONTARIA SILVIA ROMANO IN KENYA, MA DI LEI NON SI HANNO ANCORA TRACCE...
Fonte: www.lanazione.it |
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mercoledì 5 dicembre 2018
Tsunami in Iwaki City, Fukushima prefecture, Japan 2011 - Tsunami in Indonesia 2004 - Tutta la potenza distruttrice della natura...
Tsunami in Iwaki City, Fukushima prefecture
Tsunami in Iwaki City, Fukushima prefecture
5 Biggest Tsunami Caught On Camera
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TENIAMOCI STRETTO QUESTO NOSTRO PARTITO DEMOCRATICO: IL PD SARA' PIU' FORTE DI PRIMA, NON CAMBIERA' NOME E NE SIMBOLO, SARA' RIFORMATO DALL'INTERNO...
ALLE EUROPEE 2019 VOTA PD |
Esistono più di cento ragioni per lamentarsi del PD, partendo dai suoi ritardi per arrivare alle sue inadeguatezze e passando per il peso di portare su di sé le sacrosante aspettative di una comunità politica in carne e ossa che vi dedica ogni giorno tempo e passione.
Ma esiste una ragione che più di ogni altra deve spingerci a difenderlo dalla narrazione (o dall’auspicio) di certa stampa sulla sua “irrilevanza”: non sappiamo ancora quale sarà il profilo politico, la leadership e la sostanza dell’alternativa che alle prossime elezioni legislative si contrapporrà ai kamikaze gialloverdi; ma sappiamo con certezza che quell’alternativa non potrà che ruotare intorno al Partito Democratico, che in ogni caso ne rappresenterà l’asse centrale e il principale serbatoio di idee e di consenso. La possibilità stessa di sconfiggere il disegno nazionalpopulista, e con esso il trascinamento dell’Italia dentro il pozzo dell’isolamento e della decrescita, passa dunque per la tenuta e la ripresa di un PD capace sia di conservare il proprio elettorato sia di rivolgersi a quella parte del paese che si sta accorgendo del catastrofico inganno gialloverde.
Significa forse che dovremmo tenerci il PD così com’è? Ovviamente no: tutto (o quasi) andrebbe cambiato dentro e intorno al PD, anche perché fin dalla sua nascita troppo poco è stato fatto per adeguarne la forma e il funzionamento ad un contesto che andava già cambiando con ritmi rapidissimi. In questo senso la sconfitta del 4 marzo è solo parte di un problema più ampio, perché la crisi della rappresentanza politica che riguarda tutta Europa precede quella sconfitta di almeno un decennio e ha concorso anche fuori d’Italia all’affermazione delle ricette sovraniste.
Dalle nostre parti quella crisi ha assunto forme particolarmente violente e pericolose, che con Lega e Cinque Stelle si saldano in un attacco alle basi stesse della nostra convivenza repubblicana. Ragione di più per difendere uno strumento e una comunità che hanno resistito – persino nella sconfitta – alla valanga sovranista più di quanto non sia accaduto in altri paesi europei che non avevano conosciuto, come l’Italia dei primi anni Novanta, una crisi radicale dei vecchi partiti repubblicani e che per questo non si erano dovuti attrezzare come noi con partiti capaci non di frammentare ma di aggregare culture e tradizioni politiche diverse.
Dentro la casa del PD tutto è da migliorare, da rimettere in ordine, da allargare, da rendere più efficace e più inclusivo soprattutto verso quelle forme di protagonismo della società civile ed economica che finalmente segnalano l’aprirsi di una crepa sostanziale nel rapporto tra il governo e l’Italia reale. E in questo senso anche il congresso, per quanto tardivo, rappresenta la duplice occasione sia per un confronto laico e non troppo drammatizzato tra opzioni di leadership diverse, sia per una discussione sul paese che vorremmo dopo la sconfitta dei nazionalpopulisti.
Perché in fin dei conti quello che davvero conterà, quando gli italiani dovranno nuovamente scegliere a chi affidare le chiavi della casa comune, saranno le offerte politiche che sapremo mettere in campo. I kamikaze gialloverdi non si estingueranno per cause naturali né si consumeranno in un falò autoprodotto, ma saranno sconfitti da una proposta di governo alternativa. E prima di buttar via il famoso bambino con la famosa acqua sporca, teniamoci stretto un partito che anche nel momento più difficile della sua giovane storia sta mostrandosi capace di restarne l’unico baricentro possibile.
Fonte: https://www.democratica.com
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