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venerdì 14 dicembre 2007

La Repubblica Italiana verso la Repubblica di Weimar...

Dopo l'ultimo impietoso commento sulla situazione generale della società Italiana che inaspettatamente è giunto a noi dalle pagine di uno dei maggiori quotidiani Americani, il New York Time's, è doveroso per tutti noi cittadini Italiani e ancora di più doveroso per tutta la classe politica nostrana, fare una breve ma sincera pausa di riflessione per tirare le somme e capire che l'anatema Americano non è tanto una cattiva sentenza ma è un drammatico avvertimento: se l'Italia continuerà sulla strada di questo disastro la nostra povera Patria sarà destinata ad un futuro "nero" costellato da miserie e povertà sociali devastanti.
Personalmente penso che l'articolo del New York Time's fotografa in gran parte veramente la realtà del nostro Paese: gli scioperi come l'ultimo dei camionisti che bloccano l'economia dell'intera Nazione registrano un grave e reale disagio trà i lavoratori Italiani che non hanno più certezze per il futuro; in Europa siamo al secondo posto in negativo per la corruzzione dei Partiti Politici e delle Amministrazioni Pubbliche, al primo posto di questa maglia "nera" c'è la Bulgaria e di questo non dobbiamo di certo rallegrarcene; la nostra economia è costantemente preda di crisi e di alti e bassi, ultimamente più bassi che alti, l'inflazione cresce ogni anno sempre di più, la regressione economica è sotto gli occhi di tutti visto che gli stipendi convertiti in Euro hanno perso in 5 anni la metà del potere d'acquisto; ogni anno aumentano in negativo le "MORTI BIANCHE": i nostri operai muoiono sempre di più sul posto di lavoro per guadagnare MILLE EURO scarsi, a volte anche per meno; le famiglie Italiane medie non arrivano alla fine del mese e soffrono già alla terza settimana per colpa dell'aumento costante del caro-vita, sono raddoppiati i poveri e diminuiti i ricchi ma che sempre sono più ricchi di prima; la disoccupazione giovanile registra in negativo ancora tassi troppo elevati, la disoccupazione in generale ancora peggio, senza considerare il lavoro precario, il lavoro temporaneo, il lavoro NERO, lo sfruttamento dell'immigrazione sul lavoro, la mancanza di sicurezza sui posti stessi di lavoro, tutte piaghe aperte e problemi sempre più gravi dove lo Stato Italiano latita...lo Stato Italiano pensa solo alle "CASTE" di potere, alle caste Politiche, alle caste della Magistratura e del Giornalismo, spesso e volentieri queste caste si scontrano trà loro ai vertici delle Istituzioni creando congestioni e conflitti che paralizzano l'intero apparato Statale.
La Società Italiana si stà pian piano scollando, la gente si allontana sempre più dalla Politica perchè da essa si sente abbandonata e da essa è delusa, disillusa...la Democrazia in Italia si è allentata, anche la stampa e la televisione è sempre più meno libera, la criminalità comune e la criminalità organizzata prendono piede e si allargano a macchia d'olio in tutti i settori ed in tutti i campi; il popolo Italiano non si sente più sicuro, manca la certezza della pena, manca la fiducia nello Stato che sembra allontanarsi sempre più dalla Società e dalla realtà.
La Repubblica Italiana assomiglia sempre più alla Repubblica di Weimar, sembra un paragone troppo azzardato e troppo forte ma le analogie ci sono tutte, di certo non viviamo più i periodi degli anni '20 e '30 ma...anche allora la società Tedesca non aveva più fiducia nelle proprie Istituzioni, anche allora la miseria, la povertà e la mancanza di sicurezze sociali imperversava e prendeva piede trà le famiglie medio-borghesi, anche allora il caro vita spezzava gli stipendi degli operai che diventavano sempre più poveri e morivano anche allora sui posti di lavoro per la mancanza totale di sicurezza guadagnando stipendi da fame a causa dell'inflazione che cresceva a dismisura ogni anno; anche allora le caste si allontanavano sempre più dal senso della realtà.
Il Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano insieme al Premier Romano Prodi, ha risposto per impeto d'orgoglio alle critiche del New York Time's che l'Italia c'è la farà! Usciremo dalla crisi e faremo vedere a tutto il Mondo quello che siamo realmente! Queste stizze d'orgoglio ferito non bastano...è ora di agire sul serio! E' ora di lavorare duramente per salvare il salvabile e per ricostruire in fretta la nostra società, la nostra economia, il nostro Paese! Prima che arrivi il tempo del crollo definitivo e doloroso del sistema così come era successo, appunto, alla debole e disastrata Repubblica di Weimar in Germania!
Alexander Mitrokhin



Il New York Times: l'Italia è un Paese triste!!!


DA NEW YORK - Gli italiani? Un popolo triste, il più triste d'Europa. L'Italia? Un Paese alla frutta. Lo ha scritto ieri il New York Times in un lungo e documentato reportage di prima pagina firmato da Ian Fisher, corrispondente da Roma del quotidiano Usa. Il giornalista ha girato la Penisola, ha incontrato gente (Veltroni, Montezemolo, Illy, comuni cittadini) e ha tirato le somme. Il risultato è un'impietosa cartolina del fu Bel Paese, oggi malato grave affetto da un virus chiamato «malessere»: «Tutto il mondo ama l'Italia, ma l'Italia non si vuole più bene: c'è un senso di malessere generale nel Paese». L'Italia è più povera (l'11 per cento delle famiglie italiane vive sotto la soglia della povertà, il 15 per cento fatica ad arrivare a fine mese), più vecchia (basta guardare l'età media dei presentatori tv, scrive Fisher), la qualità della vita peggiora di anno in anno, i divorzi aumentano, il tasso di natalità è tra i più bassi d'Europa, la tecnologia è poco sviluppata. Il resto del mondo corre, noi restiamo al palo, bloccati nelle riforme da tante piccole corporazioni, con debito pubblico e costo della politica tra i più alti del Pianeta. E, se non correremo ai ripari, faremo la fine della Florida: un ricovero per turisti anziani. Il tutto suffragato dai dati.
Per esempio, saremo anche tra gli alleati più fedeli di Washington ma, come aveva già rivelato al Corriere l'ambasciatore Usa a Roma, Ronald Spogli, nel 2004 gli investimenti americani in Italia ammontavano a 16,9 miliardi di dollari, quelli in Spagna a circa 50 miliardi. Oppure, meglio archiviare lo stereotipo dell'italiano pizza e mandolino. Perché una ricerca dell'Università di Cambridge, condotta dall'economista italiana Luisa Corrado citata dal NYT, dimostra come, in Europa, siamo i più infelici. Tristezza causata dalla nostra scarsa fiducia nelle istituzioni (il 36 per cento degli italiani si fida del Parlamento contro il 64 per cento dei danesi, i più spensierati del Continente). Sull'economia, meglio sorvolare, dato che le piccole e medie imprese, cuore del nostro business, non possono competere nel mercato globale. Nemmeno le arti resistono: «Non ci sono più Fellini, Rossellini o la Loren, cinema, musica, letteratura italiani non sono più all'avanguardia ». Siamo così tristi che per tirarci su il morale leggiamo La casta, che denuncia i costi della politica, e Gomorra, che racconta l'impero economico della camorra.
Un malessere che spiega, secondo il giornale americano, l'ascesa di Beppe Grillo «il personaggio che più di ogni altro identifica lo stato d'animo degli italiani», il cui video, bippato sui «vaffa», è stato messo sul sito del NYT. Non ci rimane che il made in Italy, marchio di prestigio ancora riconosciuto in tutto il mondo. Può bastare? «Credo proprio di no», dice al Corriere Ian Fisher, l'autore del reportage. «A Roma sono arrivato tre anni fa senza pregiudizi. L'idea di questo articolo mi è venuta parlando con la gente. Tutti a ripetermi: perché la politica non ascolta i cittadini? Perché abbiamo solo Prodi e Berlusconi? Perché la Spagna va avanti e noi no?». Fisher ha vissuto a Praga e Varsavia: «Anche lì le persone erano tristi, ma con la voglia di cambiare le cose. Da voi, manca questa speranza». In difesa dell'Italia è intervenuto, proprio da New York, il presidente Giorgio Napolitano: «Scommettete sull'Italia, sulla nostra tradizione e il nostro spirito animale», ha detto il capo dello Stato citando l'economista Keynes e i suoi «animal spirits » (l'economia è in parte guidata da ondate di ottimismo e pessimismo, ndr). «Ci sono molti problemi e non si può fare del facile ottimismo — ha aggiunto Napolitano —. E poi, invece di prendere a modello un noto comico per capire la nostra società, perché non parlare anche dei punti di forza, come le gare vinte dalla nostra industria della Difesa dato che i presidenti americani viaggeranno su elicotteri italiani».


Fonte: Roberto Rizzo 14 dicembre 2007 da http://www.corriere.it/

giovedì 13 dicembre 2007

Revocato il blocco dei camion, sette giorni per la normalità!

Il governo risolve la vertenza e raggiunge l'accordo con i sindacati degli autotrasportatori. 48 ore per riaprire i distributori di benzina, una settimana per ripristinare i rifornimenti. I consumatori lanciano l'allarme speculazione sui prezzi degli alimentari.

Raggiunto l'accordo tra governo e sindacati degli autotrasportatori. Rimossi i blocchi, si torna lentamente alla normalità dopo la dura protesta dei camionisti. In 48 ore dovrebbero essere riforniti i distributori di benzina, che nel Salernitano, risultano attualmente tutti a secco. La normalità nei rifornimenti verrà ripristinata in una settimana.Nel corso della giornata, invece, tir lumaca sul tratto salernitano dell'A3. Oltre cento camion, ad un velocità di circa 40 chilometri all'ora, hanno percorso la Salerno Reggio-Calabria, nel tratto compreso tra Atena Lucana e Pontecagnano.A Pontecagnano si sono, poi, immessi sulla tangenziale, dove si sono create cole anche di due chilometri, per poi poi raggiungere l'area industriale di Salerno creando notevoli disagi al traffico.Da lì, hanno nuovamente raggiunto la tangenziale e, quindi, l'A3 verso Atena Lucana. La protesta degli autotrasportatori rischia anche di bloccare la produzione di mozzarella di bufala: l'allarme è del presidente del Consorzio tutela mozzarella di bufala campana Dop, Vito Rubino.''Il persistere della situazione di fermo nel trasporto del prodotto finito, inizia a pesare molto sul fronte delle consegne dai caseifici ai distributori ed ai commercianti - dice Rubino - se tale situazione dovesse ulteriormente protrarsi, i 130 caseifici che producono la mozzarella di bufala campana dop tra Salerno, Caserta, Basso Lazio e Capitanata si vedrebbero costretti a respingere l'acquisto del latte, pervenendo al blocco della produzione, con grande danno sia per gli allevatori che per il sistema di trasformazione''.Il blocco del ritiro del latte sarà deciso dai singoli caseifici in autonomia e in alcuni casi potrebbe essere questione di ore. ''Mi auguro - conclude Rubino - che la vertenza possa essere al piu' presto ricondotta in un alveo di civile confronto tra le parti, senza che il sistema produttivo risenta di ulteriori danni''.

Delusione Rudy: "Non ho visto bene l'assassino di Meredith!"

Sette ore di interrogatorio, pochissime risposte!
PERUGIA-Forse sarà il tempo la carta vincente degli investigatori e degli inquirenti per risolvere il giallo di Perugia. Rudy Hermann Guede ieri ha sprecato la sua prima «occasione», come in queste settimane le hanno sprecate Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Rudy «il baro» ha fatto dietrofront, ha ripetuto il copione attentamente studiato nei giorni della «villeggiatura» tedesca, dove in carcere ha potuto incontrare i suoi avvocati, non ha aggiunto nulla e soprattutto ha dichiarato di non essere in grado di riconoscere l’assassino. «Non l’ho visto in faccia, non saprei riconoscerlo perché ero occupato a schivare il coltello. Lo brandiva con la mano sinistra». Rudy «il baro», però, non è stato in grado neppure di descrivere il coltello, la lunghezza e la forma della lama. Nulla, vago, generico. Si era talmente preparato a ripetere la sua «verità», che quando il gip gli ha contestato le contraddizioni e le lacune del racconto, Rudy non è riuscito a essere credibile. Per esempio, quando il gip Claudia Matteini gli ha chiesto cosa avesse fatto una volta fuggito dal sangue, da quel corpo senza vita che gli aveva sussurrato «..af...», lui ha risposto di aver vagato per la città. Doveva essere sconvolto. Ma quando il gip gli ha contestato le testimonianze di due ragazze spagnole, che lo avevano visto ballare in una discoteca fino alle quattro di notte, Rudy il «baro» non ha potuto negare: «E’ vero, sono andato al "Domus"...». Così generico nel rispondere alle contestazioni, nel ricostruire orari e movimenti, nell’indicare le persone che aveva frequentato nei giorni precedenti, nel ricordare i particolari delle sue visite nell’altro appartamento di via della Pergola 7 - abitato da quattro ragazzi italiani fuori sede - quanto preciso nel ripetere il suo copione, nell’arricchirlo di particolari insignificanti. Francamente inverosimile la sua versione sull’incontro con Meredith fissato la sera prima, la notte di Halloween, l’approccio di coccole e null’altro perché non aveva il preservativo, il suo dover andare di corsa in bagno, dove si è infilato le cuffie dell’iPod per ascoltare le sue canzoni preferite. E poi l’arrivo dell’angelo sterminatore, dell’assassino italiano, le grida e lui che non riesce neppure a stringersi la cintura del pantalone, a tirare lo sciacquone. E poi l’incontro con l’italiano, la colluttazione, gli otto taglietti al palmo della mano destra che l’assassino gli ha inflitto prima di scappare. E lei, la povera Meredith, agonizzante in un bagno di sangue. Rudy non ha retto al panico ed è fuggito, non senza aver sentito un vociare, aver intravisto un gruppo di persone di fronte a via della Pergola 7 (ma non è stato in grado di identificarle e di quantificarne il numero). Il gip Claudia Matteini ha contestato questa sua ricostruzione. Ha ricordato che l’amica di Meredith, Sophie, aveva raccontato di averla lasciata a poche centinaia di metri da casa, certa che fosse stanca per la serata (Halloween) precedente. Rudy il « baro» ha ripetuto che si erano incontrati la sera precedente e si erano dati appuntamento per la sera dopo. Sarà perché ormai questa storia, il giallo di Perugia, è vissuta nell’immaginario collettivo come un film dalla sceneggiatura noir - e magari, come se non bastassero quelli che già ci sono stati, tutti si aspettano nuovi colpi di scena - che i protagonisti reali di quella notte dei «morti» è come se fossero anche loro contagiati da questa rappresentazione fantastica, e dunque Amanda, Raffaele e Rudy vivono questo noir come se non ne fossero coinvolti direttamente. Insomma, per loro alla fine è solo un brutto incubo da cui prima o dopo uscire. Ed è per questo che il tempo potrà rivelarsi l’arma vincente degli investigatori e degli inquirenti, che sperano che la detenzione spingerà, prima o dopo, qualcuno dei protagonisti a raccontare finalmente la verità. Rudy il «baro», ieri, non ha collocato Amanda sulla scena del crimine. Ha detto di non averla incontrata. In una pausa dell’interrogatorio, il pm Mignini è andato in Procura a prendere il suo computer. E ha mostrato il video dell’appartamento per farsi indicare da Rudy tutti i suoi movimenti. Allo stato attuale delle indagini, è sicuramente lui l’indagato che ha i maggiori indizi che lo inchiodano al delitto: il cromosoma y nella vagina della vittima, l’impronta palmare insanguinata sul cuscino di Meredith, la sua presenza sul water del bagno utilizzato dalle altre due coinquiline italiane. Nelle sue motivazioni, il Riesame si è spinto a ipotizzare che Amanda e Rudy fossero insieme, tanto che la luciferina Amanda è andata nel suo bagno, come dimostrano le macchie di sangue sul rubinetto del lavandino e le tracce di sangue sue e di Meredith nel bidet, Rudy nell’altro. E Raffaele che si ostina a collocarsi a casa sua? Torniamo al punto di partenza di questa storia, del giallo di Perugia. Alle 12,35 arriva la pattuglia della Polizia Postale, Amanda e Raffaele sono all’ingresso che aspettano. Alle 12,51 e 12,54 chiamano il 112, per dire di mandare una gazzella che forse qualche ladro è entrato in casa.

Tir in sciopero: Tutta l’Italia si mette in coda...la benzina scarseggia!




Quando i bisonti della strada si imbizzarriscono non c’è modo di correre ai ripari; puntualmente, lo sciopero dei tir significa la congestione totale del traffico nazionale. Da Nord a Sud, un’incredibile serie di code e rallentamenti ha salutato il primo giorno di astensione dal lavoro degli autotrasportatori, che hanno dimostrato ancora una volta di sapere come mettere in ginocchio un intero Paese: con i 150 presidi disseminati lungo tutto lo stivale, la protesta, scattata alla mezzanotte di ieri, ha causato il blocco di tutti i principali varchi di accesso ai porti, così come dei valichi e degli snodi autostradali strategici. Ed è solo il primo giorno: il blocco dovrebbe continuare fino a venerdì, a meno che l’incontro di questa mattina dei sindacati a Palazzo Chigi non ponga fine alla protesta.In Veneto gli autotrasportatori hanno presidiato per molte ore la tangenziale di Mestre, causando 16 km di coda. Sulla Milano-Brescia sono state registrate code nei pressi di Capriate, Seriate e Bergamo, mentre sull’A7, tra Genova e Bolzaneto, per diverse ora la circolazione si è bloccata in entrambi i sensi. Gli oltre duemila camionisti che hanno preso d’assalto la frontiera di Ventimiglia non si sono limitati a incrociare le braccia: dopo aver intasato l’autoporto e i piazzali vicini all’autostrada per la Francia, hanno impedito l’accesso ai colleghi francesi e spagnoli. Circolazione in tilt anche alle porte di Roma, dove il traffico in entrata da nord è stato bloccato per tutto il giorno. Impossibile anche solo prendere in considerazione di viaggiare sui tratti autostradali del meridione. Il bollettino dell’Anas parlava di «blocco dei principali svincoli sia in direzione Nord sia in direzione Sud».Secondo i sindacati le motivazioni dello sciopero stanno nella mancata attuazione, da parte del Governo, degli impegni assunti nel febbraio scorso e nel mancato inserimento in Finanziaria delle risorse necessarie a rendere più competitivo il settore. I sindacati chiedono una migliore regolamentazione sui costi d'impresa e sulle tariffe, l’eliminazione dell’abusivismo e un maggior controllo sui rincari del gasolio. Nel braccio di ferro tra camionisti e Governo, in difesa dei cittadini è intervenuto Antonio Martone, presidente della Commissione di garanzia sugli scioperi: «È una grave lesione del diritto dei cittadini alla libertà di circolazione». E ha minacciato sanzioni se i blocchi continueranno. Intanto è ancora allarme merci in tutto il Paese per lo sciopero dei Tir. A rischio i rifornimenti di ambulanze e mezzi di soccorso: l'80 per cento dei benzinai è già a secco. E nessun accordo è stato raggiunto a Palazzo Chigi. I sindacati hanno abbandonato il tavolo di confronto accusando il Governo di non farsi carico delle loro richieste

lunedì 10 dicembre 2007

UNA PARTE DI QUESTO PIANETA PER COLPA DELL'UOMO E' VERAMENTE BRUTALE...


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Delitto Meredith, Rudy al Gip: "Sì, ero lì ma non l'ho uccisa"!

Otto ore di interrogatorio. Rudy Hermann Guede, il giovane ivoriano arrestato in Germania il 20 novembre scorso con l'accusa di aver ucciso la studentessa inglese Meredith Kercher, ha parlato a lungo. E ha risposto alle domande del gip Claudia Matteini e il pm Giuliano Mignini. All'interrogatorio hanno partecipato anche personale dello Sco e della Squadra mobile di Perugia.
"Sì, quella sera ero in quella casa. Ma non ho ucciso io Meredith". Rudy Herman Guede ha ripetuto la sua verità al Gip Claudia Matteini. Secondo i suoi avvocati, il "quarto uomo" (dopo Amanda, Raffaele e Patrick Lumumba) sostanzialmente ha confermato la versione resa ai giudici di Coblenza. Ma ha aggiunto maggiori dettagli e particolari. Quali? "Rudy ha raccontato la verità, una verità difficile e scomoda - ha detto all'Ansa l'avvocato Walter Biscotti uscendo dal carcere - è stato un lungo interrogatorio e Rudy ha risposto esaurientemente a tutte le domande che gli sono state poste, sia dal Gip che dal Pm". L'ivoriano, prosegue il legale, "non ha fatto alcuna ammissione di responsabilità, ma ha ammesso la sua presenza sulla scena del delitto; ha spiegato in ogni dettaglio i suoi movimenti e ha risposto a tutte le domande per chiarire le sue parole". Ancora: "Oggi è iniziato un percorso di contributo di verità da parte di Rudy - ha concluso l'avvocato - e certamente questo assieme all'altra documentazione di cui presto verremo in possesso può certamente modificare la situazione rocessuale di Rudy".
RAFFAELE SOLLECITO: "Aspettiamo tutti quanti con ansia questo interrogatorio". Il padre di Raffaele Sollecito, Francesco, commenta così l'interrogatorio nel carcere di Perugia di Rudy Hermann Guede. Il padre di Raffaele è andato a trovare il figlio per la prima volta dopo la decisione del Tribunale del riesame che ha rigettato la sua istanza di carcerazione. E l'ha trovato "molto deluso. E' stanco, è più di un mese in carcere e non sappiamo il perchè". Raffaele continua a leggere, scrivere e sta preparando la tesi. "Lo stiamo aiutando a completare i suoi studi".
Note: Nessuno sà, nessuno parla...bugie dopo bugie e versioni dopo versioni, la morte assurda di Meredith sembra non avere ancora un senso logico...per alcuni casi estremi io penso che i "vecchi" metodi attuati dagli agenti del KGB negli interrogatori siano sempre più necessari! L'impunità in Italia e la mancanza della certezza della pena causata dalla troppa tolleranza e dal troppo garantismo, rischiano di minare la stessa sicurezza pubblica della nostra società! (Ancora oggi da Cogne a Garlasco, nessuno sà chi è perchè ha ucciso!)...
Alexander Mitrokhin

domenica 9 dicembre 2007

DOCUMENTO ORIGINALE INTEGRALE DELLA TV DI STATO SOVIETICA: 1984 ANNIVERSARIO DELLA RIVOLUZIONE RUSSA A MOSCA!



NOTE: I file dei due video-documenti sono in formato AVI dunque in caso di problemi di visualizzazione potete scaricare il programma VLC PLAYER nella versione gratuita cliccando sulla frase quì di fianco linkata! Questo programma legge quasi tutti i formati video, soprattutto creato per i formati AVI! Buona visione...



Lavorare uccide...la tragedia delle acciaierie di Torino: strage alla ThyssenKrupp, morto un quarto operaio!



Si aggrava di giorno in giorno il drammatico bilancio dell' incendio alla ThyssenKrupp, l'acciaieria che nella notte tra mercoledi' e giovedi' ha trasformato in torce umane sette operai. Ieri sera al Cto di Torino, e' morto anche Bruno Santino, l'operaio, che aveva 26 anni, ed era stato trasferito in giornata dall'ospedale Maria Vittoria al centro grandi ustionati del Cto. A pregare tutto il giorno perche' si salvasse il fratello Luigi, pure lui operaio alla Thyssenkrupp (ma non era di turno mercoled notte). Dopo Antonio Schiavone, 36 anni, che abitava a Envie (Cuneo) con moglie e tre figli piccoli, il piu' vicino alla linea 5 dell'impianto di trattamento termico dove si e' sviluppato l'incendio, ieri mattina, poco prima delle sette, e' morto Roberto Scola, 33 anni, che era stato ricoverato all'ospedale Molinette, mentre nel pomeriggio, al San Giovanni Bosco, Angelo Laurino, 43 anni, e' stato stroncato da un'insufficienza multiorgano. Entrambi avevano ustioni di terzo grado sul 95% del corpo. Intanto il pm Raffaele Guariniello ha aperto due procedimenti penali paralleli come prevede la legge: "Uno riguarda le persone fisiche responsabili dei fatti, l'altro l'impresa". Scola, viveva a Torino, era sposato aveva due figli molto piccoli (uno di 17 mesi e l'altro di quasi tre anni).Quando e' arrivato al pronto soccorso del Cto era cosciente e terrorizzato all'idea di non rivedere piu' i suoi bimbi. Laurino, anche lui abitante a Torino, aveva due figli, Fabrizio di 12 anni e Noemi di 14. Con l'aggravarsi della tragedia aumenta anche la richiesta di trovare i responsabili della tragedia: "Grazie per quello che state facendo per mio marito, tutti si danno da fare moltissimo qui in ospedale, ma io chiedo anche giustizia dalla magistratura", ha detto la moglie di Laurino al ministro Livia Turco un paio d'ore prima di avere la drammatica notizia della morte di Angelo. E la Turco ha risposto: "Noi ci siamo qui, ma anche la magistratura fara' il suo dovere". Rabbia e dolore anche tra i familiari di Scola: "Da quando aveva capito che le acciaierie sarebbero state chiuse - ha detto ieri la mamma, Marisa Pisano - Roberto stava valutando altre offerte di lavoro. Pero' alla Thyssenkrupp si trovava bene e gli sarebbe dispiaciuto andarsene". Rimane appeso a un filo il destino degli altri tre feriti gravissimi, di cui tre ricoverati a Torino ed uno a Genova. All'ospedale Maria Vittoria lotta tra la vita e la morte Giuseppe De Masi, 26 anni, che vive a Torino con i genitori ed ha una madre infermiera; mentre alle Molinette e' ricoverato Rocco Marzo, di 54, sposato a padre di due figli. A fine mese sarebbe dovuto andare in pensione. Tutti hanno ustioni di secondo e terzo grado su oltre il 90% del corpo. Viene tenuto in coma farmacologico, all'ospedale Villa Scassi di Genova, Rosario Rodino', 26 anni. Le prime autopsie sulle vittime saranno eseguite lunedi' e martedi' prossimo. Nel frattempo proseguono gli accertamenti in fabbrica per capire con precisione il punto in cui si e' verificata la tragedia, la causa dell'incendio e se tutte le norme per la sicurezza sono state rispettate. Per questo motivo la Procura ha controllato ieri tutti gli estintori dello stabilimento dopo la denuncia di alcuni operai, che hanno detto che alcuni non funzionavano. Altro aspetto da chiarire e' l'operato della squadra antincendio e la sua formazione. Pare infatti che gli operai avessero la prassi di sbrigarsela da soli quando capitavano piccoli inconvenienti. Non e' chiaro se la notte dell'incidente la squadra antincendio fosse presente al completo nello stabilimento o se ci fosse un solo componente che, come emergerebbe dalle prime indiscrezioni, era in un altro reparto. Al momento non ci sono iscrizioni nel registro degli indagati, ma ci saranno presto. La Procura ha infatti chiesto al Thyssenkrupp tutto l'organigramma della societa', compreso quello della capogruppo tedesca, per valutare i ruoli e le competenze.
Ulteriori commenti sull'argomento, clicca sotto il link:

Lavorare uccide
Pressante - Informazione libera e indipendente - domenica 09 dicembre 2007

ITALIA-CINA

ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!