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sabato 16 febbraio 2008

Il candidato alla Presidenza degli Stati Uniti d'America per i Repubblicani Mike Huckabee: il personaggio che sfida McCain nel Partito Repubblicano!!!

USA - Mike Huckabee (Hope, 24 agosto 1955) è un politico e pastore battista statunitense.
Membro del Partito Repubblicano, si è laureato con lode in teologia ed ha svolto la professione di pastore battista: già nel 1978 faceva parte dello staff del telepredicatore James Robison.
Ha cominciato la sua carriera politica nel 1992 candidandosi al Senato, ma ricevette il 40% dei voti e venne sconfitto dal democratico Dale Bumpers. Dal 1993 al 1996 fu vice governatore dell'Arkansas.
Nel 1996 fu candidato dai repubblicani governatore dell'Arkansas ed in queste consultazioni vinse con grande margine nei confronti del democratico uscente Jim Guy Tucker, coinvolto in uno scandalo. Ricevette dagli elettori un secondo mandato nel 2002, quando con il 53% dei consensi superò Jimmie Lou Fisher.
Rimasto in sella fino al 2007, è candidato alle Primarie per le Elezioni presidenziali degli Stati Uniti del 2008. Huckabee ha vinto il caucus nell'Iowa battendo il candidato favorito Mitt Romney e riesce ad ottenere percentuali lusinghiere in tutti gli stati perchè, nonostante abbia meno fondi rispetto ai suoi rivali, riceve l'appoggio di numerosi attivisti religiosi.
È solito comparire durante la sue propagande con alle spalle l'attore Chuck Norris, si dice per ottenere più voti e farsi quindi pubblicità, dato che Norris è un suo sostenitore.


Official Web Site: www.mikehuckabee.com/








Il candidato per i Repubblicani alla Presidenza degli Stati Uniti John McCain: il personaggio!

USA - John Sidney McCain III (29 agosto 1936) è un politico statunitense senatore per lo stato dell'Arizona. Tra i due rappresentanti dello stato, è quello che è stato più a lungo in carica, avendo assunto le funzioni nel 1987. Divenne famoso a livello nazionale per essere stato prigioniero di guerra per cinque anni e mezzo in Vietnam. Candidato alla Presidenza nelle elezioni del 2000, venne sconfitto alle primarie repubblicane da George W. Bush. Si è dichiarato interessato alla nomination repubblicana per le elezioni del 2008. Pur essendo conservatore su molti temi, McCain è visto dall'opinione pubblica come un battitore libero e ha votato in maniera indipendente alle linee di partito diverse volte. L'American Conservative Union ha assegnato a McCain un punteggio medio dell'83 %.[1]

Anni giovanili :
John McCain nacque a Coco Solo nella Zona del Canale di Panama controllata degli Stati Uniti. Sia il padre che il nonno erano diventati famosi come ammiragli della U.S. Navy. Il padre John S. McCain Jr. era al comando delle forze statunitensi in Vietnam mentre McCain era prigioniero. Il nonno John S. McCain Sr. era stato comandante dell'aviazione navale durante la battaglia di Okinawa nel 1945. Il futuro senatore frequentò la scuola episcopale, che terminò nel 1954. Nell'autunno di quell'anno, McCain, come avevano fatto il padre e il nonno, entrò all'Accademia navale di Annapolis. Si laureò nel 1958, all'895° posto di una classe composta da 900 allievi. Anche il padre e il nonno si erano classificati piuttosto in basso nei rispettivi corsi e, con un certo divertimento, il senatore ha detto di aver voluto seguire le loro orme anche in questo. Nel 1965, McCain sposò Carol Shepp, una modella originaria di Philadelphia, in Pennsylvania. La coppia divorziò nel 1980.
È autore del Telecomunications Act, approvato dal Congresso nel 1996.

Carriera Militare:
Dopo aver terminato l'accademia navale, McCain venne trasferito alla base aerea della marina di Pensacola, in Florida, per iniziare l'addestramento da pilota navale. Durante il corso ebbe un incidente, in cui il suo aereo cadde nella Corpus Christi Bay. Ricevette il brevetto ed entrò nell'aviazione di marina.

Official Web Site: www.johnmccain.com

Fonte: http://it.wikipedia.org/

Zar Putin minaccia l'Ucraina!

Putin: «Se direte si a Nato e scudo spaziale vi punteremo i missili contro!!!»

A poco più di due settimane dalle elezioni presidenziali russe, Vladimir Putin continua a rifiutarsi di fare l’anatra zoppa e fa esternazioni intimidatorie come se dovesse restare al Cremlino anche per i prossimi quattro anni. Ieri ha minacciato il suo collega di Kiev Viktor Yushenko di puntare i missili russi sull’Ucraina, nel caso la ex repubblica sovietica aderisca alla Nato, come ha appena chiesto di fare. Una minaccia appena velata da una gelida ironia: «E’ terribile da dire, terribile anche solo a pensarlo, che la Russia possa, in risposta alla dislocazione in Ucraina dell’infrastruttura della Nato - ma teoricamente non possiamo escluderlo - possa puntare i propri sistemi missilistici sul suo territorio. Immaginatevelo soltanto per un attimo. Ecco cosa ci preoccupa», ha detto Putin, affrettandosi però subito a tranquillizzare gli ospiti ucraini: «Se l’Ucraina vuole ridurre la propria sovranità aderendo alla Nato, non abbiamo il diritto di interferire nella definizione dei parametri della sua sicurezza e certamente non lo faremo».Una promessa difficile da ignorare per Yushenko, soprattutto nel contesto di un negoziato al Cremlino, faccia a faccia, sulle forniture di gas. I due presidenti si sono incontrati per risolvere in extremis il problema dell’indebitamento di Kiev con Mosca, e hanno firmato un accordo proprio nei minuti in cui stava scadendo l’ultimatum di Gazprom di chiudere i rubinetti dei gasdotti diretti verso Ovest. Il governo di Yushenko si è indebitato con il colosso del gas russo per 1,5 miliardi di dollari, somma che ha permesso ieri a Putin di discutere in toni perentori con l’ospite da Kiev non solo le forniture energetiche, ma anche problemi politici, come appunto l’eventuale adesione alla Nato, - Kiev ha appena chiesto a Bruxelles di avviare la procedura dell’adesione graduale, scatenando una protesta dei deputati filorussi che ha bloccato i lavori del parlamento - e perfino l’insegnamento della storia nelle scuole ucraine, «una versione nazionale della storia in chiave antirussa». Yushenko - che ha di recente proposto di considerare un reato la negazione del «golodomor», la carestia degli anni ‘30 che ha ucciso in Ucraina dai 5 ai 10 milioni di contadini ed è stata, secondo molti storici, organizzata da Stalin - si è limitato a sorridere educatamente, rassicurando che «nulla di ciò che il nostro Paese fa in direzione occidentale può minacciare la Russia».Comunque, da domani Kiev inizierà a ripagare il debito per il gas già consumato a Mosca, che ha accettato di farselo pagare al vecchio prezzo di 179 dollari per mille metri cubi, invece dei 319 che Gazprom aveva ipotizzato nei giorni scorsi. Uno «sconto» che ha offerto al padrone del Cremlino il palcoscenico per una nuova bellicosa dichiarazione, dopo quella sulla «corsa agli armamenti che non è stata iniziata dalla Russia», della settimana scorsa. Il presidente russo ha spiegato che non vuole la partecipazione dell’Ucraina, in caso di adesione alla Nato, al progetto dello scudo antimissilistico americano, diretto non contro l’Iran come afferma la Casa Bianca, ma a «neutralizzare il nostro potenziale nucleare». L’accusa all’amministrazione Bush non era mai stata così esplicita, nella nuova guerra fredda dell’ultimo anno tra il Cremlino e la Casa Bianca. Il prezzo da pagare per Yushenko, per non interrompere il riscaldamento nelle case ucraine, è stato anche i«sì» promesso alla richiesta dell’adesione della Russia all’Organizzazione mondiale del commercio, una procedura nella quale l’Ucraina ha fatto prima della ex «grande sorella», acquisento così teoricamente il diritto di bloccarne l’avanzamento. Kiev comunque ha incassato ieri anche una vittoria: Gazprom e la società energetica nazionale ucraina Naftogaz hanno deciso che il loro negoziato sul futuro prezzo delle forniture di gas proseguirà senza più mediatori. In questo modo è stata esaudita la condizione della premier di Kiev, Yulia Timoshenko - che, invisa al Cremlino, ieri non è apparsa accando ai due presidenti - di eliminare qualunque mediatore, innanzitutto la società Rosukrenergo che era stata imposta da Mosca come anello di congiunzione tra i due Paesi nella disputa di due anni fa.


ANNA ZAFESOVA



Intervento di D. Santanchè alla Costituente (La Destra)

Daniela Santanchè parla alla prima Costituente de "La-Destra"! L'On. Daniela Santanchè oggi è candidata Premier per "La-Destra Tricolore"!

Putin: reagiremo all'indipendenza del Kosovo...


MOSCA - L'appoggio unilaterale all'indipendenza del Kosovo è un atto «immorale e illegale» e l'Europa dovrebbe smettere con i doppi standard: un duro Vladimir Putin ha annunciato ieri nella sua ultima conferenza stampa annuale da presidente russo l'adozione di contromisure nel caso in cui Pristina si stacchi autonomamente dalla Serbia.

«Non vogliamo scimmiottare l'Occidente, se qualcuno prende decisioni stupide e illegali, non significa che dobbiamo farlo anche noi», ha detto Putin. «Ma lo interpreteremo come un segnale e reagiremo per garantire i nostri interessi. Abbiamo già pronto un piano e sappiamo cosa fare». Putin ha sottolineato la situazione di Cipro: «l'approccio al problema dell'isola e a quello del Kosovo dovrebbe essere univoco. C'è una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu che conferma l'integrità territoriale per il Kosovo, e perciò anche Cipro dovrebbe essere uno stato singolo. Perchè gli europei non riconoscono Cipro nord, non si vergognano ad applicare doppi standard nell'affrontare problemi identici nelle varie regioni del mondo? Alcuni principi non devono essere validi in una parte d'Europa e non in un'altra, tenere presenti gli interessi di alcuni stati e non di altri. Questo è un sistema per creare caos», ha detto il presidente russo. «Noi non vogliamo che la situazione arrivi a un vicolo cieco - ha aggiunto Putin -, vogliamo solo standard e principi universali per la soluzione dei conflitti di questo tipo». «Continuano a ripeterci - ha concluso il presidente russo - che il caso del Kosovo è particolare, ma è una menzogna, è chiaro a tutti. Si tratta di un conflitto interetnico caratterizzato da crimini commessi da entrambe le parti». Inoltre, «non è un bene incoraggiare il separatismo». Sulla stessa linea Belgrado. Nel tentativo di prevenire l'indipendenza della provincia del Kosovo, il governo serbo ha dichiarato oggi nulla e priva di valore qualunque iniziativa in questo senso. I leader albanesi del Kosovo hanno annunciato che domenica dichiareranno unilateralmente l'indipendenza, nonostante il «no» della Russia nel Consiglio di Sicurezza dell'Onu.

L'intervista a Paolo Signorelli detto "L'Eretico"! Uno storico leader della Destra Extra-Parlamentare degli anni '70, gli "anni di piombo"!!!

In Esclusiva da LaDestra.Info l'intervista a Paolo Signorelli - "La nostra strada non va né a destra né a sinistra. Va avanti dritta". (Ernst Junger)

1) Paolo Signorelli: dopo una vita spesa nella cosiddetta destra radicale qual è oggi la sua opinione su questa area?


Quale Destra? Io e quanti altri hanno abbandonato la sedicente Area in cui si collocano ancora con pretese antagoniste quei movimenti - da Forza Nuova a Fiamma Tricolore passando per il fantasma del Fronte e per le scorie della Floriani - che per motivi di strapuntini e di danaro si sono schierati elettoralmente sulle posizioni più retrive della liberaldemocrazia rinnegando le Idee e tradendo la militanza, non intendiamo essere in alcun modo identificati con la Destra radicale.Tanto per essere chiari. Prese di posizione ed aspetti che stanno a dire nostalgismo, reducismo, conservatorismo, razzismo becero, bigottismo (basterebbe qui ricordare, a solo titolo d’esempio, la caratterizzazione fortemente ‘confessionale’ data da Forza Nuova a questioni estremamente delicate come i rapporti con la civiltà islamica ed il mondo arabo, affrontati spesso con toni esasperati di una vera e propria crociata. Tutto questo, tra l’altro, in nome e in difesa di un Cattolicesimo astratto ed idealizzato che nelle sue manifestazioni concrete e secolari appare orientato politicamente in tutt’altra direzione), sono estranei a chi ha compiuto scelte non-conformi e, quindi, di opposizione globale nei confronti del sistema di potere. Se poi ci si sofferma a considerare le tentazioni di rilancio, sia pure per finalità di numeri, di un antistorico Movimento neofascista prendendo a modello il vecchio MSI che ha espresso nel tempo il peggio del conservatorismo di destra, sempre disponibile ad essere ruota di scorta di un sistema di potere filoatlantista e referente degli interessi del piccolo capitalismo nostrano, l‘estraneità diviene alterità.A tal punto va detto ancora chiaramente ed una volta per tutte che noi “non conserviamo santini unti di patina agiografica, né proseguiamo le esperienze concluse e gli esperimenti esauriti dal movimento legionario romeno, da quello nazional-socialista tedesco e da quello fascista italiano. Rappresentiamo invece un nuovo segmento sulla medesima linea retta, punti successivi che subentrano ai precedenti nello stesso significato in loro racchiuso, provvisori quanto i precedenti negli atti e nelle opere, ‘provvidenziali’ quanto i precedenti nei compiti e nelle funzioni.” (cfr. F.G. Freda, Professione d’identità, Risguardo IV, 1985 pag. 12).
Da anni ci siamo battuti su posizioni altre, verso un ambizioso e però legittimo posizionamento “al di là della destra e della sinistra” che, a ben vedere, sta a significare il superamento di categorie concettuali estranee alla nostra visione del mondo. Non può esserci per noi - neppure sul piano della provvisorietà “pragmatica” – una scelta di campo a destra, laddove la destra rappresenta un’acritica accettazione di valori ritenuti tradizionali e che, invece, inverano la conservazione di un mondo di cui nulla può essere salvato, perché esso coincide con la difesa dell’Occidente che è nemico dichiarato non soltanto del pensiero eretico nel quale ci si riconosce ma di qualsivoglia tensione ideale diretta a rifiutarlo ed a scardinarne l’assetto politico,.sociale ed economicoInoltre la morte delle ideologie e l’omogeneità in senso liberaldemocratico delle categorie concettuali politiche e delle vecchie forme di partito, non consentono neppure di poter più parlare di destra e di sinistra. Al più si può parlare di contrapposizioni di comodo. Tra servi. Per anni abbiamo assistito ai pellegrinaggi alla City, a Wall Street e in Sinagoga di personaggi che - dismessa la camicia nera o la casacca rossa - andavano alla ricerca di un’ investitura da parte dei signori del Dominio. Tutti figli e tutti servi del Pensiero Unico che sa di oro e di usura.
La dicotomia destra-sinistra continua a rappresentare l’alibi di comodo di quanti non hanno il coraggio di schierarsi sulla trincea dell’antagonismo che solo può rappresentare il superamento di un tempo disegnato dalla congiunzione di Giuda con Caino. Quanto poi è sostenuto da coloro i quali intendono risciacquare la loro cattiva coscienza di rinnegati cercando di dare contenuti ideali alle loro scelte di potere, vale appena ricordare che la destra o è “destra “ o è “sociale”: nel momento in cui la destra si fa sociale automaticamente si estingue come destra..

2) Ordine Nuovo. Secondo lei era un progetto realizzabile? E se sì, cosa sarebbe cambiato in Italia?


Ordine Nuovo ha rappresentato nel panorama italiano del Dopoguerra l’unico Movimento che sia stato in grado di esprimere un progetto politico originale ed organico ponendosi su posizioni extraparlamentari, fortemente antagoniste al sistema di potere e decisamente antiamericane. Un Movimento che seppe conservare intatta la sua valenza rivoluzionaria e, quindi, la sua alterità a fronte di un mondo politico espresso da camerieri al servizio delle Potenze vincitrici dell’ “immane conflitto” e portatrici – e ad Occidente e ad Oriente - di una concezione materialistica e devastante della vita degli uomini e dei Popoli. Ordine Nuovo, prima come Centro Studi poi come Movimento Politico, seppe far sue le esigenze rivoluzionarie delle generazioni che si ribellarono all’occupazione colonialista dell’Europa e seppe elaborare una dottrina politica che, se pur prendendo le mosse dal Tradizionalismo evoliano, fu proiettata verso obbiettivi di radicale rinnovamento anticipando futuristicamente gran parte delle elaborazioni comunitarie ed identitarie che hanno costituito in seguito il patrimonio dottrinario dell’antagonismo non marxista.Da “Imperium” a “Ordine Nuovo”, da “Noi Europa” a “Ordine Nuovo Azione” a “Civiltà” si snoda il percorso culturale e politico ordinovista. Dalla Torre d’Avorio alla piazza, dallo Stato Organico alla Lotta di Popolo. E poi la criminalizzazione delle Idee e lo scioglimento del Movimento scientemente perseguito ed imposto – per logica di potere - da Paolo Emilio Taviani il 23 novembre del 1973. E venne il tempo di “Anno Zero”, il foglio che ritmò ancora le cadenze di lotta di un Movimento costretto alla clandestinità. Anni di piombo, di sangue ma ancora di elaborazioni politiche di avanguardia portate avanti da “Costruiamo l’Azione”.Stiamo lavorando alla ricostruzione storica di Ordine Nuovo perché non è consentito che la nostra Storia continui ad essere manipolata da scriba di parte, da impostori insomma.Mi si chiede se il nostro progetto era realizzabile. Io rispondo che è tutt’ora realizzabile, sicuramente in forme diverse che debbono tener presenti i cambiamenti geopolitici ed epocali del Terzo Millennio.

3) Quali sono secondo lei i punti di riferimento culturali e ideologici che un militante del Terzo Millennio dovrebbe avere? E quali sono i personaggi storici che hanno caratterizzato tali ideologie e culture?


La sfida politico-culturale epocale è tra l’integrazione e la ribellione al Pensiero Unico che pretende omologare, globalizzare, uni-formare, distruggere le diversità e le identità popolari. Una sfida che significa per il non-conforme andare oltre, al di là degli stanchi stereotipi rappresentati dalla destra e dalla sinistra. Anche “per farla finita con la destra” come sostenne Stenio Solinas che pure proveniva dai ranghi della nouvelle vague intellettuale di destra.Personalizzando il discorso io non vengo da lì. Io appartengo ad una generazione che per una manciata di minuti non ha potuto prendere parte all’ultima battaglia della guerra del sangue contro l’oro. Non fui nel tempo giusto un leone morto, ma non sono diventato un cane vivo…La mia generazione ebbe, a guerra finita, pessimi maestri. Vili, impostori, felloni, voltagabbana.Intraprendemmo il viaggio con due libri nel tascapane: “I Proscritti” di Von Salomon e “Rivolta contro il mondo moderno” di Julius Evola. Poi imparammo a coniugare Nietzsche e Heiddeger con Platone, Marinetti con Papini, Codreanu con La Rochelle, Brasillac con Céline, Ortega y Gasset con Ezra Pound. “A Eleusi han portato puttane…”. Poi Berto Ricci e Junger… E divenimmo correttamente eretici e jungerianamente ribelli.La mia formazione è sicuramente evoliana. Ritengo che nessuno possa mettere in dubbio lo spessore “tradizionalista” e quindi rivoluzionario - nel senso del re-volvere - del pensiero di Julius Evola. Ma la Tradizione non ha nulla a che fare con il dottrinarismo tradizionale. Leggere le “Enneadi” di Plotino o le riflessioni sul “Sole invitto” di Aureliano consente di scoprire universi infiniti e però, per dirla con Nietzsche, terribilmente umani. Se, poi, parlando di dottrine tradizionali si vogliono intendere le dottrine politiche che hanno caratterizzato il secolo scorso, certamente il Fascismo nelle diverse manifestazioni con cui si è storicamente espresso ha influenzato la cultura che arbitrariamente viene detta di destra. Una cultura ricca di fermenti ma incapace, oggi, di proporsi con forza sullo scenario mondiale dove continua a farla da padrone il pensiero debole: imposto dalle centrali del potere e veicolato dalle strutture mediatiche.Esiste una crasi netta, insomma, tra la cultura ufficiale e le culture popolari, “negate” perché non rispettano i canoni imposti.D’altronde quando si aderisce ad una Weltanschauung trasgressiva che “non va di moda” perché non puzza di usurocrazia, la contrapposizione, l’antagonismo sono obbligati e non si può non cadenzare il passo lungo le vie insidiose, ma capaci ancora di suscitare entusiasmi, della lotta. Non si accetta il popperiano miglior mondo possibile: lo si combatte e basta.Un’avanguardia procede senza voltarsi indietro a guardare cosa fanno le salmerie. E una pattuglia di notte ha come guida il sogno e le stelle.

4) Nello scenario internazionale quali sono, per lei, gli obiettivi prioritari di un pensiero “antagonista”?


Il Dominio usa disinvoltamente gli strumenti dell’omologazione culturale e della globalizzazione dei mercati per realizzare l’assoggettamento politico dei Popoli. L’azione di contrasto da parte di chi non è stato ancora catturato e che rifiuta comunque di arrendersi non può non essere indirizzata verso la non accettazione globale, anche simbolica, dei “prodotti” del sistema di potere. E’ prioritario assumere atteggiamenti e comportamenti funzionali al rigetto delle mode imposte e, quindi, svolgere oggi un’incisiva azione estetica, morale, politica e sociale nel tentativo di raccogliere domani in una struttura organica il variegato fronte di opposizione all’omologazione mondialista. Fare antagonismo, insomma, se necessario anche passando jungerianamente al bosco.Ma intendiamoci sull’ “antagonismo”, anche perché non è più consentito ai sedicenti no-global di continuare a sostenere di essere la sola espressione del pensiero antagonista. Si mettano le loro tutine bianche e facciano il servizio d’ordine a Massimo D’Alema…Essere antagonisti, oggi, significa battersi contro il disegno globalizzante, espresso non solo dalle grandi banche internazionali, dal Fondo Monetario e dalla stessa Banca Mondiale ma anche dalle grandi holdings e dai manovratori dei cosiddetti “fondi comuni”, per riaffermare la sovranità politica e l’indipendenza dei Popoli - anche e soprattutto europei - dalla soggezione anglo-americana. Un tale tipo di battaglia non può neanche concettualmente essere combattuta dai neo o post-comunisti. Loro sono dottrinariamente internazionalisti. E i fini della Terza Internazionale propugnavano quello che oggi pretende imporre il capitale finanziario mondiale: un governo unico e un’economia unica e padrona. In breve il Villagio Globale.E, poi, i “disobbedienti” sono favorevoli alla società multirazziale voluta ed imposta da quel sistema contro il quale pretenderebbero di combattere…

5) Ma che cosa intende per società multirazziale?


Voglio essere chiaro sino in fondo anche perchè noi socialisti nazionali non vorremmo essere confusi con le idee ed i comportamenti ludici di gruppi della cosiddetta destra radicale che si ispirano ad una concezione oltranzista del cattolicesimo e che giocano a fare crociate anti-islamiche contro finti musulmani.Il mio rifiuto della società multirazziale discende dalla necessità di opporsi al processo mondialista di omologazione e di omogeneizzazione di uomini e Popoli rispondente al fine di distruggere le differenze e le identità: soltanto attraverso la mescolanza delle etnie e delle razze, e la conseguente distruzione delle diversità culturali, il potere è in grado di eliminare le resistenze al suo disegno globalizzante.E’ per questo che, alla concezione del razzismo strisciante coltivata dal mondialismo senza anima e senza volto, contrapponiamo la concezione plurietnica espressa millenariamente dalla nostra Civiltà. Non etnie svuotate della loro cultura e della loro identità, ma Popoli che sappiano costruire il proprio destino contrastando il falso progressismo dei poteri egemoni.Le cuspidi delle cattedrali devono svettare sui cieli di Europa ed i minareti sulle onde del deserto.E a tal proposito è chiaro che noi guardiamo al Sud come luogo geo-politico in cui realizzare la naturale collaborazione organica tra L’Europa Mediterranea ed il mondo mediorientale ed arabo.

6) Ma è in atto, secondo lei, uno scontro di civiltà ?


No, lo scontro che si tende di accreditare come scontro di civiltà è in realtà rappresentato da “guerre di predazione”.Il sistema di dominio che ha nome Mondialismo ha travolto il diritto internazionale esistente. Per interessi economici (petrolio, pipe-lines e droga) e di strategie geo-politiche. E con l’appoggio di qualche sporca dozzina di Stati europei. Dopo aver aggredito l’Iraq con l’operazione “Desert sturm” (160mila morti civili tra cui 32.195 bambini), si ricominciò in Bosnia a metà degli anni ‘90 per fare operazioni di “peace keeping” (operazioni di polizia internazionale), si continuò in Somalia e quindi in Kosovo (nella Terra dei Merli dove i Serbi avevano fermato l’invasione turkomanna!) attaccando la Jugoslavia. Interventi detti umanitari. Ed ancora migliaia di morti civili.Poi fu la volta dell’Afghanistan, prendendo a pretesto le Twin Towers (operazione “terroristica” con la quale notoriamente i Talebani non avevano nulla a che fare) per occupare un territorio determinante, tra l’altro, per il passaggio di un colossale gasdotto (progettato dalla Unocal cui è interessata gran parte dell’attuale dirigenza statunitense a cominciare da Condoleezza Rice!).E quindi di nuovo l’Irak: giustificando l’aggressione con le fantomatiche ed inesistenti “armi di distruzione di massa”. Ed ora la Terra dei Cedri nella previsione di portare l’attacco ai “Popoli Canaglia”della Siria e dell’Iran. Ma lì sarà diverso…Attacco preventivo e politica di dissuasione.. “Dissuaderemo chi tenterà di potenziarsi coltivando la speranza di sorpassare o eguagliare la potenza degli Stati Uniti”: è il punto centrale e qualificante della dottrina di George Bush contenuta nel “National Security Strategy”.Si è introdotto in termini di brutale arroganza il principio dell’azione preventiva a scavalco della strategia superata e “inaccettabile” della reazione all’attacco. Il gendarme si è trasformato in boia.Naturalmente per motivi umanitari e in nome della Libertà e della Democrazia. Scontro di civiltà… Fregandosene dei Trattati non ritenuti organici. Tant’è che il Tribunale Internazionale viene cosiderato una Corte “la cui giurisdizione non si estende agli americani “.All’Aja Bush non prenderà mai il posto di Milosevic. Né quello di Saddam.La mia posizione (che poi è quella di quanti militano nelle Comunità di Socialismo Nazionale) non può essere oggetto di equivoci. Non sono un pacifista. Mi riconosco con quanto sostenuto ieri da Marinetti ed oggi da Massimo Fini nel suo “Elogio della guerra”. Non sono un filo-islamico. L’Islam con le sporche guerre di predazione Usa/Israel non c’entra nulla. Ecco perché è a dir poco cialtronesco cercare di spacciare per guerra di civiltà (o di religione!) ciò che è il frutto marcio di una politica mondialista e globalizzante estranea agli interessi dell’ Europa in cui noi crediamo e che non potrà mai identificarsi con Maastricht né con gli usurai di Superfinanza.

7) E dinanzi ad uno scenario internazionale quale quello da leidisegnato quale può essere il compito storico delle forze che lei definisce “antagoniste”?


Ritengo che il nostro compito storico sia quello di fare nostro l’impegno di liberazione del Popolo. Proporci come il Fronte di tutti gli Italiani, qualunque sia stato il loro passato politico, pronti a rimboccarsi le maniche per vincere le due grandi scommesse del nuovo secolo: il lavoro e l’identità nazionale.Essere insomma – torniamo a ripeterlo – il “riferimento” dinamico di quanti siano disposti a dare vita ad un Movimento di Liberazione.Liberazione, dunque, sociale ed etno-culturale del Popolo italiano e dei Popoli europei, nella previsione della loro Autodeterminazione in un quadro unitario di un’Europa che geopoliticamente si estende (Progetto Eurasia) da Lisbona a Vladivostok. Liberazione, ancora, dalle logiche del Mercato Unico Globale che manovra la disperazione e la miseria. Liberazione, infine, dall’ingerenza di tutti gli organismi internazionali e delle strutture politico-militari sopranazionali nella vita interna dell’Italia e dell’Europa.Per questo, anche per questo, noi come uomini e come comunità di militanti ci si va attrezzando per la messa in cantiere di un Laboratorio politico-culturale che possa elaborare un modello alternativo di riferimento e di confronto. Insomma un modello che, nel tempo del tramonto della Forma-Stato, nel momento in cui lo Stato ha storicamente cessato di essere il riferimento organico delle particolarità e delle specificità comunitarie ed è divenuto – grazie ai suoi apparati – una pura entità coattiva costruita al fine dela tutela degli interessi partitici che operano al servizio delle lobbies economico-finanziarie sopranazionali, si ponga come prospettiva altra a fronte di un’economia-mondo strutturata da attori globali attraverso i quali i principi del liberalismo trovano la loro naturale affermazione.Il liberalismo poggia le sue fondamenta sull’individualismo. Infrangendo - in tal modo – tutti i legami sociali che vanno al di là dell’individuo. La società liberale non è altro che il luogo degli scambi utilitari ai quali partecipano individui e gruppi mossi dall’esclusivo desiderio di massimizzare il proprio interesse: ogni cosa vale quello che vale il suo valore di scambio, misurato dal prezzo.Così il liberalismo crea un mondo (vedi Popper) dove:- i popoli sono sostituiti dai mercati- i cittadini dai consumatori- le nazioni dalle aziende- le relazioni umane dalla concorrenza commerciale- la “democrazia” dal mercato, come presunta espressione naturale della società che decreta l’estinzione della eterogeneità sociale, l’omogeneizzazione dei valori e del consumismo e dichiara la fine degli Stati (e della Storia!) e delle culture nazionaliNoi, invece, indichiamo nelle Comunità di Popolo l’Idea Forza per la Lotta di Liberazione dall’occupazione mondialista.- Il cittadino e la Comunità sono i soggetti politici, sociali ed economici della Comunità Nazionale. Di qui discende una nuova articolazione dei rapporti e delle potestà che preveda la partecipazione diretta alle scelte politiche e di organizzazione della vita sociale ed all’edificazione di un assetto economico non incentrato sul principio del profitto e dell’utile ma su quello organico della funzione produttiva orientata verso il “Valore di Servizio” della Comunità.- I cittadini liberi sono quelli che posseggono un “Reddito di Cittadinanza” che è un diritto inalienabile che va assicurato a chi opera e produce nella Comunità e per la Comunit�- Sono i Popoli – in quanto espressione delle esigenze comunitarie – i proprietari delle risorse economiche e dei mezzi di produzione- La Banca e la grande impresa sono “Funzioni di Servizio” della Comunità ai cui cittadini spetta la proprietà della moneta.- Gli strumenti finanziari ed economici debbono servire a realizzare il benessere della Comunità e non a soddisfare le esigenze di usura e di profitto dei groups locali e multinazionali su cui si fonda il potere mondialista e globalizzante.- Gli Uomini e i Popoli che noi difendiamo non sono quelli che producono e consumano merci ma quelli che “sono” la Comunità e che se “hanno” lo hanno nella Comunità e per la Comunità.
Il nostro progetto parte, dunque, dalla ri-costituzione dell’entità Stato che non può realizzarsi se non sulla base delle culture “negate”, delle specificità, delle identità comunitarie, di tutto ciò che insomma appartiene alla dimensione etno-ecologica delle realtà di Popolo. Realtà che - a ben vedere – mal si conciliano con l’idea di Stato Nazionale.La riconquista del Territorio significa radicarsi sul Territorio - anche concettualmente inteso -, viverne la consonanza, ricostruirne l’identità.
All’interno di una tale dimensione acquistano valenza di lotta “rivoluzionaria” battaglie quali il “mutuo sociale” ed il “progettoh2o”.
Comunque la riconquista è la nostra Sfida è il Laboratorio ed il Progetto per realizzarla. Attraverso il Movimento di Liberazione che - in termini di “strategia rovesciata” - non è il “prima” ma il “dopo” dell’operazione politica.

8) Nella sua vita ha pagato molto caro l’essersi schierato dalla parte sbagliata: dopo tutti questi anni qual è il suo pensiero a riguardo della giustizia italiana?


La parte sbagliata…Un uomo di milizia ha il dovere di schierarsi sulle posizioni ideali e di lotta che segnano la sua appartenenza. Non c’entra la parte, il discorso è di coerenza con ciò in cui si crede. Non si sceglie, insomma, ciò che altri ritengono essere comodo od utile ma ciò che tu devi fare. Ego sum qui sum. Qualsiasi altra considerazione è di contrasto – esistenziale ancora prima che politico – insanabile con una corretta Weltaanschaung. Nessun vittimismo dunque. Non scelsi la via “più corta” ma neppure mi tirai indietro; e continuai attraverso l’iniziativa di “Costruiamo l’Azione” e delle Comunità Organiche di Popolo a fare politica. Feci quello che dovevo fare, avendo oltretutto la responsabilità di essere un inevitabile riferimento per quanti giovanissimi lastricavano con il loro sangue le strade o trascorrevano il loro tempo coatto nella disperante dimensione delle sezioni di massima sicurezza delle democratiche galere. Non scelsi la via della latitanza all’estero (la via dei “nazional-turisti”, come duramente appellammo quanti dai loro rifugi esterni pretendevano dettare le linee di combattimento agli operativi italiani): rimasi a tener bandiera, essendo perfettamente consapevole di quanto la repressione mi avrebbe regalato.D’altronde non va mai dimenticato che la Trasgressione è tale soltanto se per essa paghi.
La giustizia italiana? In un tempo in cui il Diritto è desacralizzato a farla da padrona è la profana Inquisizione. Nei cosiddetti “anni di piombo” alle operazioni a regia delle “barbe finte” (mai deviate ma sempre istituzionalmente rispondenti alle direttive dell’Esecutivo) si sono specularmene collegate e le operazioni mediatiche intese alla commercializzazione del sangue delle vittime e alla criminalizzazione degli antagonisti e le attività processuali di giudici di parte o comunque operanti alle dipendenze delle cosche di potere.Lo “stato della giustizia” in Italia è dominato da una casta togata che grazie alle continue, costruite “emergenze” (terrorismo, mafia, stadio, pattume) è andata nel tempo imponendo le sue regole spesso in contrasto con le stesse leggi dello Stato.La magistratura è ormai uno dei poteri forti dai quali i sedicenti politici non possono prescindere nelle loro scelte di governo. In termini di ottuso riduttivismo a destra si è parlato troppo spesso di “toghe rosse” dimenticando che il Partito dei Giudici è nato negli anni ’80 dall’incontro tra Magistratura Democratica ( notoriamente di sinistra) e Magistratura Indipendente schierata su posizioni “moderate”. Per decenni si è permesso alla magistratura di seguire la sua via giudiziaria al potere infine realizzatasi con l’accesso di numerosi giudici (ex e non) alle più importanti cariche poliche. E poi? E poi chi si oppone alle regole imposte dalla magistratura organizzata (Associazione nazionale magistrati) e dal suo braccio operativo (Consiglio superiore della magistratura) è fottuto. Insomma chi tocca i fili muore come io ho recentemente scritto e documentato su “Giustizia Giusta” in riferimento a Clementina Forleo e a Luigi De Magistris.

9) Sappiamo che è editore di una rivista dal titolo Giustizia Giusta. Come nasce questo progetto?


Come attuale presidente dell’Associazione per la Giustizia e il Diritto “Enzo Tortora” sono l’editore della rivista “Giustizia Giusta” di cui da più di un decennio curo la redazione. L’Associazione nacque alla fine degli anni ’80 grazie all’iniziativa del radicale Mauro Mellini con il fine di costruire una struttura apartitica che si battesse per la difesa dei diritti e delle garanzie dei cittadini calpestati dallo strapotere di una Magistratura sempre più politicizzata e sempre meno rispettosa della Legge. Sono state numerose le iniziative e le battaglie portate avanti dall’Associazione, soprattutto per smascherare il pentitismo divenuto l’arma vincente del Partito dei Giudici. “Giustizia Giusta” ha costituito di fatto la voce di un’Associazione sempre più disancorata dai partiti istituzionali. Denuncia e documentazione della mala giustizia ovunque e comunque essa si appalesi in spregio della normativa italiana ed internazionale su posizioni di un garantismo espresso a 360°. In difesa del “nero” ma anche del “rosso”, ma soprattutto dei tanti sventurati “senza voce” vittime dell’arroganza e dell’ignoranza della casta togata. Nessun progetto, dunque, ma solo battaglie di libertà. Sulla rivista vengono curati “osservatori” che spaziano dalla situazione internazionale (vedi lotta contro il mandato di cattura europeo e globalizzazione della giustizia) alla criminalizzazione delle curve, dall’azione di contrasto contro le leggi speciali (vedi Fabius e Modigliani-Mancino) con cui si reprimono le idee non-conformi alla disperante condizione delle carceri ed allo smascheramento di quella infamità organizzata nota come pentitismo.





Paolo Signorelli

Accordo Destra-Fiamma Tricolore!

La video-conferenza dove il Presidente de "La-Destra" Teodoro Buontempo, la candidata a Premier Daniela Santanchè per "La-Destra" e il leader di "Fiamma Tricolore" Romagnoli presentano il nuovo simbolo elettorale de "La-Destra Tricolore" nato dall'accordo dei due movimenti politici pronti a scendere in campo uniti alle prossime elezioni parlamentari del 13 e 14 Aprile 2008!!!

La Destra e Fiamma Tricolore presentano il simbolo!!!

Roma - Destra presenta simbolo, molto simile a quello di An La Destra di Francesco Storace presenta il nuovo simbolo con cui correrà alle elezioni e per far posto al simbolo dei nuovi alleati della Fiamma tricolore di Luca Romagnoli, conia un segno grafico con doppia fiamma che assomiglia molto a quello che An ha appena abbandonato, per confluire nel Pdl di Silvio Berlusconi. "C’e’ qualcosa di destra oggi nel sole” - La Destra di Francesco Storace prende in prestito “L’aquilone” di Giovanni Pascoli e parafrasando l’incipit della famosa poesia conia il suo slogan elettorale e risponde cosi’ allo “Yes, we can” di Walter Veltroni e al “Rialzati, Italia” di Silvio Berlusconi. In una conferenza stampa a Montecitorio, il movimento dell’ex governatore del Lazio ufficializza la scelta di presentarsi da soli alle urne, uniti solo alla Fiamma tricolore di Luca Romagnoli. “Andremo da soli alle politiche e alle amministrative -annuncia il presidente Teodoro Buontempo- Daniela Santanche’ e’ la nostra candidata premier, Francesco Storace il nostro candidato sindaco a Roma e io il candidato alla presidenza della Provincia di Roma”. E’ stato presentato anche il nuovo simbolo con cui la Destra correra’ da sola alle elezioni. Per far posto al simbolo dei nuovi alleati della Fiamma tricolore di Luca Romagnoli, conia un segno grafico con doppia fiamma che assomiglia molto a quello che An ha appena abbandonato per confluire nel Pdl di Silvio Berlusconi.Del simbolo della Destra rimane la parte superiore azzurra con la scritta bianca “la Destra” e la fiamma color oro impugnata sulla sinistra del tondo. Scompare pero’ la bandiera tricolore nella parte inferiore, per far posto a un fondo bianco e al cerchio della Fiamma tricolore. L’effetto grafico, alla fine, ricorda molto il simbolo di An, diviso a meta’ tra bianco e azzurro, con la fiamma del Msi al centro della parte inferiore. Il presidente del partito, Teodoro Buontempo, interrogato dai cronisti sulla somiglianza dei due tondi elettorali, dice: “Somiglia a quello di An? Noi abbiamo solo unito due simboli. Poi ognuno, con la sua fantasia, ci puo’ vedere cio’ che vuole…”. La candidata premier Daniela Santanche’ e Buontempo, presidente del partito, hanno definito la loro iniziativa come un ‘’evento straordinario'’ che consentira’ alla destra inItalia di avere ancora un futuro. Il loro slogan infatti, scandisce Buontempo, e’: ‘’La Destra c’e”’.I due parlamentari, accompagnati da Luca Romagnoli e dal senatore Stefano Morselli, hanno spiegato la loro decisione di andare da soli alle elezioni politiche e amministrative del 13-14 aprile con il fatto che ‘’la dignita’ e’ un bene indisponibile'’ e che ‘’la destra e’ un valore non in vendita'’. Quindi, hanno criticato Silvio Berlusconi per la scelta che sta facendo di apertura al dialogo con il Pd dopo le elezioni e di alleanza con Fini: ‘’Attento Silvio - ha detto Santanche’ - perche’ ti stai mettendo con chi ti voleva fottere la moglie: Veltroni, e con chi voleva rivoltarti come un pedalino: Di Pietro'’. ‘’E come puoi dormire Silvio - ha aggiunto la parlamentare riferendosi a Fini pur senza mai nominarlo - se ti stai per mettere con il tuo peggior traditore che ti definiva ‘ectoplasma’ e che voleva ricattarti sulla Gentiloni e che se fossi morto voleva prendere il tuo posto?’. Poi sulla decisione di Fini di confluire nel Pdl la Santanchè affonda il coltello nella piaga. ‘’Cosa pensiamo della scelta di Fini?Che e’ stato coerente, perche’ il suo obiettivo era quello di entrare nel Ppe per legittimarsi. E cosi’ ha fatto. Ha sciolto un partito per una questione di legittimazione personale. Ora probabilmente diventera’ presidente della Camera o vicepremier ed e’ quello che voleva'’.“Ci e’ stato fatto un ricatto: dovete sciogliere il vostro partito”, spiega Teodoro Buontempo. Ma ‘’la dignita’ e la coerenza sono valori non in vendita'’. ‘’I nostri seggi ce li vogliamo sudare, con il nostro simbolo e con i nostri soldi, perchè sia chiaro che non abbiamo avuto mezzo euro da Berlusconi, ne’ glielo abbiamo chiesto'’. La questione e’, sottolinea il presidente del partito, che'’non possiamo annullare le ragioni per le quali abbiamo fondato La Destra. Ci vergogneremmo per tutta la vita se oggi noi voltassimo le spalle al popolo di destra. Andiamo da soli, raccoglieremo le firme e faremo una campagna elettorale determinata'’. Il cartello punta al 4% delle preferenze e Buontempo lancia ‘’un appello agli elettori di An'’, perche’ chi non e’ d’accordo con lo sciogliemto del partito nel Pdl ‘’non ha piu’ alibi'’: O credono in quel progetto, oppure oggi c’e’ La Destra'’. E ‘La Destra c’e'’, spiega il responsabile dell’organizzazione, Stefano Morselli, sara’ proprio lo slogan della campagna elettorale. La discesa in campo da soli ‘’ha creto molto entusiasmo'’ e annuncia, saremo presenti con i gazebo in tutta Italia'’. Confermate anche le candidature di Storace per la poltrona di sindaco di Roma e di Buontempo per Palazzo Valentini. ‘’Nei momentidifficili si vedono le persone che hanno la schiena dritta'’, sono le parole con cui Buontempo ringrazia Romagnoli. E Santanche’ ricorda: "Volevano comprarci, ma siccome non facciamo politica per soldi quella non era la nostra moneta'’. Altra partita aperta e’ quella della presenza in tv di tutti i candidati premier. ‘’Non faremo sconti a nessuno'’, rimarca ancora Buontempo che chiede pari opportunità e pari visibilità per tutti.

lunedì 11 febbraio 2008

FINI e l'intervista "SHOCK": "Se non fosse per Mastella il Governo Prodi non sarebbe mai caduto!" Anche Mastella con Fini nel PDL di Berlusconi?

Presidente Fini che cosa sarà il Popolo della libertà? Un cartello elettorale o un vero e proprio partito?

«Non sarà solo un cartello elettorale, guai se lo fosse. È un progetto molto più ambizioso che nasce da un accordo politico e che troverà la sua consacrazione nel momento elettorale ma dovrà necessariamente svilupparsi dopo. Del resto Berlusconi ha chiarito che coloro che saranno eletti con il Pdl faranno parte di un unico gruppo parlamentare».

Come è arrivata l'accelerazione decisiva?

«L'accelerazione è nata dalla consapevolezza della condizione irripetibile in cui si trovava il centrodestra italiano.
Rispetto a qualche mese fa e anche rispetto all'aspra polemica che c'era stata dopo l'annuncio di San Babila erano accadute alcune cose che avevano cambiato radicalmente lo scenario».

Ma cosa vi siete detti con Berlusconi? Qual è stata la scintilla?

«A Berlusconi ho detto: ma se ci fosse la legge elettorale scaturita dal referendum, faremmo la lista unica? Berlusconi mi ha risposto di sì. A quel punto parlando ci siamo trovati d'accordo nel dire che per la prima volta poteva nascere un soggetto politico non calato dall'alto attraverso la scissione o la fusione di soggetti esistenti ma dal basso, nelle urne, per espressa volontà del corpo elettorale. E abbiamo rotto gli indugi».

Come farete a dare un'anima a questa nuova creatura?

«Il Pantheon dei nostri valori è condiviso da tempo. E questo è avvenuto grazie all'esperienza di governo e attraverso i valori del PPE. Inoltre esiste un manifesto dei valori redatto e firmato da tutti noi. Su questo si è andata a innestare la spinta proveniente dal popolo del 2 dicembre che ci ha fatto sentire indietro riSpetto al sentire dell'elettorato».

Che cosa significa affrontare queste elezioni senza il simbolo di An? E' preoccupato?

«Innanzitutto da domani sarò impegnatissimo a spiegare al partito che cosa sta accadendo. Ma non sono preoccupato per due ragioni: le identità dei partiti non sono espresse solo dai simboli - se fosse così si tratterebbe di identità assai deboli - ma dai valori e dai principi di riferimento.
E da questo punto di vista c'è una sostanziale omogeneità soprattutto con Forza Italia. Inoltre già nel '96 e nel 2001 la maggior parte dei deputati e dei senatori vennero eletti con un simbolo che non era né quello di Forza Italia né quello di An. Senza contare il referendum che promuovemmo per l'abolizione della quota proporzionale».

An verrà sciolta?

«AN, dovrà discutere fin dalla direzione di sabato, che sarà allargata a tutti i gruppi parlamentari, della nuova strategia. E se, come mi auguro, ci sarà un via libera, nei primi mesi dell'autunno sarà indetto un congresso per sancire questa decisione e avviare la fase successiva che dovrà portare alla nascita di un vero e proprio partito».

Che cosa farà l'Udc a questo punto?

«Sarebbe davvero grave se gli amici dell'Udc non comprendessero l'importanza di ciò che sta accadendo e non contribuissero a rendere il Popolo della Libertà più forte e credibile nei valori e nella sua capacità di governo».

Qual è la sua previsione?

«Confido nella, lungimiranza di Pier Ferdinando Casini».

Perché concedete alla Lega l'uso del simbolo e all'Udc no?

«La Lega ha una sua specificità legata al fatto che presente solo in alcune aree. Il modello che mi viene facile evocare è il modello tedesco con l'alleanza strategica tra Cdu e Csu».

Dal punto di vista organizzativo che cosa accadrà? Ci sarà una sede unica? Perderemo sinonimi giornalistici come Via della Scrofa e Via dell'Umiltà?

"Non bisogna avere fretta. L'importante è avere un progetto politico chiaro e vincente. Poi, per dirla con De Gaulle, l'attendenza seguirà. Fermo restando che ritengo importantissimo affinare la macchina organizzativa"!

Come si fa ad esorcizzare il rischio di avere un'Armata Brancaleone, con tante sigle che confluiscono insieme?

«ll semplice fatto che ci sia l'impegno di che entra a rimanere nel gruppo parlamentare unico è una garanzia contro i frazionismi. Inoltre dovrà valere la regola delle decisioni a maggioranza».

Spesso in Italia la confluenza di più partiti in un'unica formazione non è riusciuta a produrre la somma delle percentuali. Questa volta che cosa accadrà?

«E' vero quello che lei dice ma qui siamo in presenza di uno scenario diverso perché questa non è una lista ma il progetto di un soggetto politico capace di rappresentare il 40% degli italiani, una accelerazione verso un assetto che se non è bipartitico ci va molto vicino».

Veltroni è impegnato in una difficile operazione: la rimozione del governo Prodi dalla memoria dell'opinione pubblica. Ci riuscirà?

«Veltroni soffre di amnesie gravi. Presentare il suo progetto come una sorta di new deal e come nuovo un partito che ha Prodi come fondatore, come vicepresidente D'Alema e quasi tutti i ministri dell'esecutivo, oltre a Bassolino e Loiero,significa considerare scarsamente intelligenti gli italiani. Diventano ancora meno, credibili quando lo sento dire che bisogna diminuire le tasse».

La preparazione delle liste sarà un primo test per il Pdl. Secondo quale
criterio si procederà?

«Il primo atto sarà la definizione del programma, con un particolare accento sul rilancio dell'economia, sulla legalità e la sicurezza. In parallelo inizieremo a predisporre le liste con una volontà innovativa.
L'obiettivo è presentare liste credibili per qualità, capacità e serietà. Sono convinto che se riusciremo a candidare molti giovani e donne sarà la dimostrazione evidente della volontà di guardare avanti».

Mastella sarà dentro il Pdl?

«Se non fosse per lui saremmo ancora alle prese con il governo Prodi. Inoltre lui già ha come riferimento i valori del Ppe. Bisognerà, però, che ci sia una ulteriore sottolineatura della necessità di rompere i ponti con la sinistra anche in molte amministrazioni locali»

E Storace?

«E' evidente che se Francesco dice che vuole entrare nel Pdl deve sottoscriverne i valori. E lui ha fatto notare giustamente che è uscito da An per non approdare nel Ppe. Non sarebbe comprensibile se Storace facesse parte della coalizione ma non del Pdl e lo facesse in ragione della sua diversità valoriale».

Ad aprile a Roma si voterà con cinque schede diverse e senza più i simboli dei partiti. Non teme il rischio di molti errori materiali da parte degli elettori?

«Sì, anche per questo abbiamo deciso che in tutte le consultazioni ci sarà il simbolo del Pdl».

Chi sarà il candidato sindaco del Centrodestra a Roma?

«Se sull'altro fronte ci sarà Rutelli dobbiamo-essere consapevoli che occorre un Candidato di peso come possono esserlo Frattini e Giorgia Meloni. Ma potrebbe essere anche un altro che non è stato ancora fatto».

La nascita del Pdl rappresenterà per An uno strappo simile a quello di Fiuggi?

«Siamo solo ai primi passi di percorso. Ma non credo che i due momenti siano paragonabili».

E' interessato a guidare il Pdl?

«Sarebbe stupido parlarne. Di sicuro nessuno rimarrà disoccupato. Ci sarà spazio, gloria e fatica per tutti»

ITALIA-CINA

ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!