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domenica 8 giugno 2008

Dopo il Re arriva Mao - Grandi riforme sociali. Accordi con i capitalisti stranieri. Per creare un nuovo tipo di Comunismo. Parla il leader Nepalese!

KATHMANDU (NEPAL) - Il D-day è stato fissato. Il 28 maggio, a Kathmandu, si è riunita per la prima volta l'Assemblea costituente uscita dalle elezioni del 10 aprile scorso, vinte dagli ex guerriglieri maoisti. Da quella data è finita la secolare monarchia nepalese e il detestato re Gyanendra, salito al trono nel 2001 dopo l'omicidio del fratello, è stato formalmente destituito. Così, dopo dieci anni di guerra civile, un colpo di Stato, una rivoluzione di piazza e una difficilissima transizione verso la democrazia, il Nepal siè sbarazzato della sua testa coronata e diventando di fatto una Repubblica. Primo presidente del nuovo Stato, secondo quanto emerso dalle elezioni, è stato indicato nella figura di Pushpa Kamal Dahal detto Prachanda ('il fiero'), 54 anni, l'uomo che nel 1996 ha dato il via alla ribellione contadina, ha 'liberato' gradualmente i territori montuosi e rurali del Paese fino a costringere il re ad accettare libere elezioni. Che Prachanda ha poi vinto, conquistando la maggioranza dei seggi e preparandosi ora a costruire "il nuovo Nepal socialista". I ritratti di Prachanda, fino a due anni fa 'primula rossa' e super ricercato, ora sono appesi su tutti i muri del Paese. 'L'espresso' lo ha intervistato nella sua casa del quartiere Naia Bazar, a Kathmandu.
È davvero finita la monarchia in Nepal? I maoisti hanno vinto la loro guerra?
"Direi proprio di sì. è possibile che Gyanendra tenti qualche mossa disperata, ma ormai ha perso l'appoggio di Usa e India. Le elezioni hanno mostrato a tutti qual è la vera volontà popolare!"
La vostra vittoria ha sorpreso il mondo...
"Ha sorpreso solo quelli che non conoscevano le dinamiche sociali del Nepal. Noi ce l'aspettavamo. Gli analisti americani dicevano che non avremmo preso più del 15 per cento, ma avevano una visione molto superficiale di questo Paese. Ora sono serviti!"
Che ne sarà del re?
"Potrà vivere da libero cittadino in Nepal, se non tenterà alcun colpo di mano e non cercherà di fare politica. è un businessman, continuerà a farsi i suoi affari!"
E in Nepal che cosa succederà?
"Vorrei che la Costituente riuscisse a scrivere la nuova Carta entro un anno, trasformando il Nepal in una Repubblica federale e presidenziale!"
Di cui lei sarà a capo...
"Questo è quanto vuole il popolo, come è emerso dalle elezioni. Ma dovremo mediare anche con gli altri partiti: non abbiamo la maggioranza assoluta e ci avviamo verso un governo di coalizione!"
Il Nepal diventerà comunista?
"Sarà un Nepal democratico e multipartitico, che rispetterà ogni forma di libertà di stampa e di associazione. Cercheremo di costruire un nuovo modello di socialismo, molto diverso da quelli che hanno attraversato il XX secolo!"
Può descrivere questo nuovo modello?
"Delle libertà civili le ho già detto. Da un punto di vista economico puntiamo verso un sistema misto Stato-privati, in cui ogni forma di investimento e d'impresa sarà finalizzata al bene comune, non all'arricchimento industriale o finanziario dei privati. Faremo una graduale ma imponente riforma agraria. Svilupperemo il nostro grande potenziale idroelettrico. Collaboreremo con le imprese straniere che vorranno investire qui!"
Sembra semplicemente un programma socialdemocratico...
"Sbaglia. Le socialdemocrazie del XX secolo hanno finito per essere una versione soft del capitalismo, e non è questo che noi vogliamo. Noi stiamo facendo un esperimento pionieristico, non stiamo rimasticando le vecchie ideologie del XX secolo!"
In ogni caso ora avete accettato il sistema elettorale e parlamentare proprio delle democrazie occidentali....
"Crediamo nel multipartitismo, ma non pensiamo che la democrazia borghese sia un totem non migliorabile. Il parlamentarismo può essere utilmente intrecciato con altre forme di democrazia, anche mutuate dalle esperienze dei paesi socialisti del XX secolo. Il tutto per creare qualcosa di inedito, che vada oltre sia la dittatura del proletariato sia la democrazia borghese!"
E che cosa ci fanno i ritratti di Marx, di Lenin, di Mao e addirittura di Stalin nei vostri cortei?
"Il marxismo ci ha dato gli strumenti per capire le dinamiche socioeconomiche. Lenin e Mao sono i grandi rivoluzionari in cui affondiamo la nostra storia. Stalin ha sconfitto il nazifascismo. Ma sappiamo bene che questi riferimenti appartengono al passato, mentre oggi servono nuove analisi che interpretino la realtà planetaria del XXI secolo!"
C'è chi dice che pensate a un modello autoritario di 'capitalismo controllato dallo Stato' di tipo cinese...
"No, non vogliamo copiare nessuno. Abbiamo la pretesa di creare qualcosa di nuovo e di unico. Pensiamo che nel XXI secolo in tutto il mondo le forze di sinistra abbiano il compito di elaborare nuove analisi e prassi che si adattino alle realtà specifiche locali e ai grandi cambiamenti creati dal processo di globalizzazione!"
Ma nei paesi più ricchi, come quelli europei, la sinistra è quasi ovunque sconfitta, semiscomparsa o annacquata...
"Sì, ed è un processo molto interessante. In Sudamerica e in Asia meridionale le forze socialiste sono in crescita, mentre in Europa perdono. Il motivo è molto semplice: nei paesi più ricchi le contraddizioni del capitalismo sono come congelate, o almeno rallentate nei loro effetti, mentre nei paesi in via di sviluppo la globalizzazione ha portato a un'esplosione di queste contraddizioni. Ma sarebbe sbagliato pensare che le rivoluzioni socialiste siano rimaste un'esclusiva dei paesi più poveri. Al contrario, quando i paesi del Terzo mondo si saranno sviluppati - magari scegliendo forme legate a modelli socialisti - una nuova ondata di contraddizioni economiche investirà anche i paesi più ricchi provocando sommovimenti sociali oggi non immaginabili!"
Non pensa che, al contrario, il liberismo globalizzato finisca per investire anche l'Asia meridionale mandando in soffitta pure qui il socialismo?
"La globalizzazione è l'oggetto principale delle nostre analisi e dei nostri studi. Vede, il capitalismo nell'era di Internet non può avere le stesse risposte, da parte dei proletari e dei socialisti, che ha avuto il capitalismo industriale del XX scolo. Per questo dico che i comunisti, cioè coloro che credono nella possibilità di una società in cui non ci sia sfruttamento, devono evitare di commettere due errori uguali e contrari: da un lato riproporre modelli di socialismo vecchi, dall'altro arrendersi alla presunta ineluttabilità del liberismo. Chi crede nel socialismo oggi deve elaborare nuove risposte!"
Quali sono state le reazioni Usa alla vostra vittoria elettorale?
"Sono rimasti molto sorpresi, ma devono accettare il risultato delle urne. Non siamo più nel Cile del 1973. Per prima cosa, dovrebbero togliere il nostro partito dalla lista internazionale dei movimenti terroristici, cosa che non hanno ancora fatto. Comunque ho incontrato l'ambasciatrice Usa e stiamo parlandone!"
Stringerebbe la mano a George W. Bush?
"In un contesto diplomatico sì. Ma non mancherei certo di esporgli tutti i suoi sbagli!"
Fra poco in America cambierà presidente. Per chi fa il tifo?
"Non credo che ci saranno grandi cambiamenti, ma penso che avremmo più comprensione da parte di un presidente democratico!"
Obama o Hillary?
"Personalmente preferisco la Clinton. Forse perché noi comunisti nepalesi abbiamo lottato tanto per la crescita delle donne in politica e mi piacerebbe vedere una donna anche alla Casa Bianca!"
Prachanda, come vorrebbe essere ricordato dai posteri e dalla storia?
"Come un neocomunista non dogmatico che ha cercato di capire i cambiamenti del mondo per creare un nuovo e inedito modello di socialismo per il XXI secolo!"
Di Alessandro Gilioli
(Da l'Espresso)

lunedì 2 giugno 2008

Nazi-Maoismo: i segreti di un'ibrida ideologia politica!



Il cosiddetto Nazi-maoismo fu un fenomeno politico diffuso in Italia in ambito universitario romano a partire dal 1968. Se qualcuno vuole oggi identificarlo semplicisticamente col movimento Lotta di Popolo - nel quale confluirono i gruppi "pionieri" del FUAN-Caravella, di Primula Goliardica ed altri - tutto ciò, all'epoca, appariva ed era tutt'altro che chiaro e pacifico, dal momento che in esso confluirono anche non pochi elementi appartenenti all'area della sinistra extra-parlamentare che non s'identificavano tuttavia nelle organizzazioni all'epoca maggiormente attive.
In nessuna occasione esso chiarì mai quali fossero i suoi precisi referenti ideologici, neppure nel corso delle occupazioni che il movimento organizzò tra il 1968 e il 1969 nella Facoltà di Giurisprudenza dell'ateneo romano, come pure del tutto arbitrario è descrivere il movimento come modellato sull'ideologia di alcuni grandi rivoluzionari di sinistra, come Mao Zedong e Che Guevara, considerati come antagonisti del capitalismo. Men che meno (a dispetto dell'etichetta imposta dalla stampa e dallo stesso Movimento Studentesco, che avversavano per opposti motivi il movimento di Giurisprudenza), il cosiddetto "nazi-maoismo" si riferì mai a Adolf Hitler, per la sua pretesa purezza spirituale, il culto dell'eroismo e del superomismo ariano, in difesa delle identità contrapposti ad una società profondamente materialista ed eccessivamente cosmopolita.La miglior dimostrazione di ciò è che non ci fu mai un manifesto o uno striscione in cui il cosiddetto "Nazi-maoismo" inneggiasse a personaggi legati al nazismo o al fascismo, come pure ad altre icone della sinistra: dal Partito Comunista d'Italia a Stella Rossa, da Potere Operaio a Lotta Continua.
In sostanza il movimento mirava a percorrere una strada trasversale, genericamente movimentista, contestatrice tuttavia del potere costituito e della democrazia "borghese", considerata ipocrita e corrotta, così come la società di cui era espressione, dominata dagli interessi economici a scapito dei valori tradizionali.
In un certo senso si può intendere col senno di poi il nazi-maoismo come una corrente trasversale atta non tanto ad un unità di fini e di mezzi tra estrema destra ed estrema sinistra, ma ad una contestazione intrinseca ad entrambe le aree in contrapposizione soprattutto al sentore di un'incipiente infiltrazione e strumentalizzazione dei classici e dei nuovi gruppi sia di destra che di sinistra da parte di forze allora oscure, ma che oggi sappiamo essere di riferimento dei servizi segreti volti a dare alle loro politiche una determinata incanalazione. Quindi in poche parole una concorrenza politica interna ai movimenti, nella quale il nazi-maoismo appare come un rifiuto dei militanti idealisti ad ubbidire alle manovre dei militanti "infiltrati" ed in quest' ottica si pongono le uniche finalità comuni tra destra e sinistra. Ragion per cui, allora come oggi, il nazi-maoismo è stato contrastato dagli ambiti del potere di entrambe le aree politiche e soprattutto dai loro referenti legati ai servizi segreti. Conferma di ciò ne è che la contrapposizione più forte tra base nazi-maoista e dirigenza politica ci fu all'interno dei due movimenti considerati dalla base maggiormente infiltrati al vertice, a destra Avanguardia Nazionale, a sinistra il Partito Comunista d'Italia (marxista-leninista). A questo proposito si denota che in epoca successiva (1979-80) l' eredità del nazi-maoismo venne ripresa dal movimento Terza Posizione sempre per gli stessi motivi ovvero il sospetto di infiltrazioni nei movimenti, in questo caso oltre ad Avanguardia Nazionale anche nei NAR.
Una testimonianza autorevole, perché redatta a pochissima distanza di tempo dagli avvenimenti descritti, è quella proposta da Eduardo M. di Giovanni e da Marco Ligini[1], appartenenti alla cosiddetta "nuova sinistra".
Nella loro ricostruzione dell'assalto "squadrista fascista" alla Facoltà di Giurisprudenza, nella primavera del 1968, in cui rimase gravemente leso dal lancio di una pesante panca il leader di Potere Operaio Oreste Scalzone, gli autori - malgrado l'equivoco, anche loro, della matrice di destra del "Nazi-maoismo" - sottolineano come la Facoltà di Giurisprudenza fosse tutt'altro che consonante con le speranze del Movimento Sociale Italiano di Giorgio Almirante e di Giulio Caradonna (che ritenevano il "Nazi-maoismo" allineato con gli ideali della loro parte ideologica e scrivevano in proposito:
« A qualche centinaio di metri [dalla Facoltà di Lettere occupata, NdR] anche la facoltà di Legge è occupata [...] Nel pomeriggio un vicequestore[2], responsabile dell'ordine nella città universitaria, si presenta per avvertirli che "i comunisti stanno preparando un attacco per domani". Gli studenti [...] non lo stanno nemmeno ad ascoltare, lo scherniscono. Lo stesso succede a Stefano Delle Chiaie che più tardi cerca di convincerli dell'assalto imminente dei "rossi". Qualcuno addirittura lo insulta, lui, il capo riconosciuto dell'estrema destra extraparlamentare, gridandogli "servo dei padroni" e "cane da guardia del capitale" [...] A provocare i necessari incidenti provvederanno, allora, gli squadristi di pelo vecchio. Il giorno dopo una colonna di circa 200 uomini guidata da Giorgio Almirante, Giulio Caradonna e Luigi Turchi marciano verso il Piazzale della Minerva già affollato di migliaia di militanti del Movimento Studentesco. Caradonna ha fatto le cose in grande: per l'occasione le sue squadre di picchiatori sono arrivate da tutte le parti d'Italia e sono armate di spranghe di ferro, bastoni e catene. Lungo la strada la colonna fa una sosta alla facoltà di Legge per cacciare fuori gli studenti irresoluti, i camerati rammolliti, e convincerli a partecipare all'azione. Ma sono pochi quelli che si accodano. Lo scontro nel Piazzale della Minerva è violentissimo. Superato il momento di sorpresa il Movimento Studentesco reagisce, caccia e insegue i fascisti che per la ritirata scelgono la facoltà di Legge. Assediati da qualche migliaio di studenti esasperati, gli uomini di Caradonna lanciano dalle finestre tutto quanto hanno sotto mano, perfino scrivanie. e feriscono molti degli assedianti. Nonostante i lanci le porte stanno per cedere e i fascisti farebbero la fine che si meritano se non intervenisse provvidenzialmente la polizia a disperdere gli studenti. I fascisti fermati, che vengono scortati uno ad uno sino ai cellulari, sono 162. Fra essi ci sono anche Mario Merlino, Stefano Delle Chiaie e una decina di Bulgari reclutati nel campo profughi di Latina, i quali non saranno portati in Questura: la polizia li lascia andare in una zona tranquilla lontano dall'università, All'onta di essere stati sconfitti, e salvati dalla polizia, i fascisti debbono aggiungere l'amara sorpresa di aver visto tra gli studenti che li assediavano molti dei "camerati" di Legge che essi erano venuti a "salvare dai rossi" »
La scorretta quanto inadeguata interpretazione del fenomeno "nazi-maoista" e dei fatti è dimostrata da quanto realmente accadde, impossibile da inquadrare in modo logico se si parte dall'assunto aprioristico degli autori che, come molti della sinistra, nuova o vecchia, non studiarono mai né capirono le indubbie fumose e in certi casi ambigue basi teoriche del movimento, senza riuscire in alcun modo a inquadrandolo adeguatamente in quella nebbiosa terra di nessuno che non apparteneva alla "istituzionale" tripartizione del mondo politico dell'epoca: una sinistra (parlamentare ed extra-parlamentare), una destra (parlamentare ed extra-parlamentare) e un magmatico centro, contiguo però per interessi alla destra, al di fuori dei quali schematici confini ideologici non esisteva altro che il deserto culturale e politico.
Ma, paradossalmente, la miglior testimonianza in merito è forse quella del neonazista Franco "Giorgio" Freda in una sua intervista del 1977 che riprendeva argomentazioni già esposte in una sua pubblicazione stampata a Losanna (Svizzera)[3]:
« La formula paradossale del "nazimaoismo" - non del tutto falsa, ma anche non del tutto giustificata - permette di scindere i suoi elementi costitutivi, perché i comunisti mirano a rilevare l'aspetto "nazi" per terrorizzare i compagni e i neofascisti del MSI mirano ad evidenziare gli aspetti "maoisti" per impaurire i camerati » La fine del fenomeno "nazi-maoista" è solitamente fatta coincidere con lo scioglimento di Lotta di Popolo, nel 1973, ma in realtà forme degenerate che s'impadronirono di alcune parole d'ordine del cosiddetto "Nazi-maoismo" si possono ritrovare in numerosi gruppi della destra extra-parlamentare, quali Terza Posizione e, più recentemente in Fiamma Tricolore, Forza Nuova, Fronte Sociale Nazionale, Movimento Idea Sociale, i quali, pur in un accentuato anticomunismo e nell'ambito di posizioni nazionaliste e xenofobe tipiche dell'estrema destra, hanno una spiccata attenzione alle problematiche sociali, oltre ad un violento antiamericanismo ed antisionismo.Tracce di questa visione, seppur sbiadite ed ormai molto lontane dallo spirito originario che animava la corrente, si possono trovare anche nell'ideologia della Destra Sociale, la corrente più critica di Alleanza Nazionale, nonché corrente nettamente prevalente a livello giovanile: ampi settori di Azione Giovani considerano Che Guevara come un modello.
Del tutto arbitrario rintracciare le origini storiche di questo abortito movimento in alcuni scritti di Adolf Hitler, nei quali affermava che il marxismo era un falso socialismo e che quello vero fosse quello prefigurato dal futuro Führer, vale a dire il nazional-socialismo. Non manca neppure chi crede che il punto di riferimento del Nazi-maoismo fosse l'opera di Julius Evola, edita nel 1968, Cavalcare la Tigre, anche se lo stesso Evola si affrettò a sconfessare duramente i suoi presunti autoproclamati discepoli. Infatti è del tutto fantasiosi rintracciare le testimonianze di una simile discepolanza che esiste sono nell'ottimismo della volontà di qualche militante dell'estrema destra italiana post-sessantottina.

Fonte: http://it.wikipedia.org

Una Repubblica allo sbando...

E ci siamo arrivati: la Repubblica Italiana ha compiuto oggi i suoi primi 62 anni di vita! Come di consueto, per il giorno del suo compleanno il Governo Italiano ha organizzato a Roma la mastodontica parata militare corredata dalle piroette aeree delle famosissime Frecce Tricolori; tanti anni sono passati da quel fatidico 1946, moltissimi suoi protagonisti dell'epoca sono oramai defunti, qualcuno vive ancora come il Senatore a vita Giulio Andreotti il quale ha raggiunto la veneranda età di 90 anni.
Tanti anni sono passati ma anche tanta acqua è passata sotto i ponti di questa anziana "Signora Repubblica" nata dalle ceneri di un Regime Fascista distrutto e sconfitto da 5 anni di sanguinosa guerra; la Repubblica Italiana è figlia di un Referendum che ha chiamato alle urne il popolo Italiano per decidere se continuare a governare il Paese con la Monarchia di Casa Savoia o scegliere un sistema Repubblicano...ed il popolo aveva deciso tra vari sospetti di brogli elettorali che la famiglia Reale doveva andarsene, doveva lasciare Roma.
Dopo l'Assemblea Costituente che aveva sancito la nascita della nostra "Magna Carta" Costituzionale, il potere del Paese andò dritto in mano alla Democrazia Cristiana che stravinse le elezioni del 1948 e da quel giorno la DC il potere non lo lasciò mai più...i Democristiani dello scudo crociato governarono la Nazione, cambiando alleanze e strategie a seconda delle convenienze e delle necessità del momento, per almeno più di 40 anni e solo gli scandali delle tangenti e della corruzione politica scoperchiata dall'inchiesta "Mani Pulite" del 1992 guidata dal pool di giudici Milanesi tra cui vi era anche l'attuale Onorevole Antonio Di Pietro, riuscirono a strappare il Governo del Paese dalle fauci della "Balena Bianca"! (Così era soprannominata la vecchia DC)
La Democrazia Cristiana con i suoi incauti alleati ha avuto sicuramente dei pregi, primo tra tutti quello di aver salvaguardato la democrazia in Italia ed aver allontanato il pericolo di una rivoluzione Bolscevica in una Nazione che vanta una tradizione Cristiana e Cattolica secolare; purtroppo però sono stati più i difetti che i pregi: la DC in 40 anni di Governo ha contribuito all'ascesa dei politicanti corrotti, all'aumento della criminalità organizzata, al rafforzamento della Mafia in Sicilia e nel Sud Italia, ha impoverito le casse finanziarie dello Stato, ha aperto i confini ad un immigrazione selvaggia senza un minimo controllo, ha affamato l'economia Nazionale e grazie ai suoi errori, oggi l'Italia è diventata il fanalino di coda e l'ultima ruota del carro d'Europa perdendo prestigio e credibilità a livello Internazionale.
Quella che oggi si è festeggiata è una Repubblica allo sbando, una Repubblica Italiana che stenta a rimettersi in piedi, una Repubblica devastata dalla povertà diffusa, dal malessere generale di un popolo che per la maggior parte dei suoi componenti fatica ad arrivare alla fine del mese perchè ha visto i propri stipendi dimezzati dal caro-vita grazie all'assenza totale del controllo dei prezzi da parte dello Stato, prezzi che sono raddoppiati se non triplicati rispetto a 6 anni fa, cioè dal 2002, anno in cui è entrato in circolazione l'Euro, moneta unica di un Europa delle Banche e non dei popoli.
Mentre oggi si festeggia questa Repubblica delle "Banane" una parte considerevole degli Italiani vive oggi al limite della soglia di sopravvivenza, il Sud è preda della malavita organizzata, la sicurezza pubblica non esiste più, la corruzione politica è arrivata ai massimi livelli e nel Mondo siamo secondi solo alla Bulgaria, corruzione per altro che ha invaso gli ambienti non solo della Politica ma anche del mondo dell'economia, della giustizia, dell'informazione, delle forze dell'ordine e degli organi Statali ad ogni livello.
Oggi in Italia tutto sembra lecito, non esiste più la certezza della pena, tutto è in mano alla Mafia, alla Massoneria, ai centri di potere occulti che hanno un solo ed unico scopo: arricchirsi quanto più sia possibile con l'aiuto del malaffare e depredando le casse del Governo ad ogni angolo ed ogni latitudine.
Io spero, per il bene di tutti, che questa Repubblica ormai recalcitrante, fine solo a se stessa, muoia presto sperando anche in una nuova alba dove tutti i responsabili del tracollo dell'Italia paghino caramente per le proprie nefandezze.
Auguri, cara amata-odiata Repubblica Italiana...
Alexander Mitrokhin


2 Giugno 2008: la Repubblica Italiana festeggia il 60° anniversario!

(Il monumento al milite ignoto - Roma)


Roma - Con la tradizionale parata militare, alla presenza delle maggiori cariche dello Stato, è stata celebrata la Festa della Repubblica. La parata in via dei Fori Imperiali, chiusa dalle Frecce Tricolori, ha visto sfilare sotto la pioggia 7.200 tra militari e civili. Il presidente Napolitano ha sottolineato il ruolo fondamentale delle Forze Armate come custodi e garanti della Costituzione repubblicana.
''Anche quest'anno, le Forze Armate hanno ben rappresentato lo spirito e le motivazioni che le animano ed il significato innovativo del loro costante impegno al servizio del Paese e della comunità internazionale, per la pace, per la sicurezza e lo sviluppo della società umana, in piena coerenza con il dettato costituzionale e con le esigenze della complessa fase storica che viviamo'', è uno dei passaggi del messaggio del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. "Il Tricolore si serve con coraggio, costanza e determinazione, facendo bene il proprio dovere fino in fondo", si legge nel messaggio del ministro della Difesa Ignazio La Russa inviato alle Forze armate e a tutto il personale civile della Difesa in occasione della Festa della Repubblica. "Queste donne e questi uomini avranno sempre alle loro spalle il governo del Paese", ha detto il ministro degli Esteri Franco Frattini giungendo alla tribuna d'onore della parata militare per la Festa della Repubblica. Per il presidente della Camera Gianfranco Fini il messaggio di ieri del Capo dello Stato, è stato un messaggio, "alto, condiviso, certamente impregnato di quella passione civile che caratterizza il mandato del presidente Napolitano". Per il premier Silvio Berlusconi bagno di folla alla fine della cerimonia lungo il percorso che lo ha portato a Palazzo Grazioli.

La Cina, seppur conosce momenti di stasi economica, continua a crescere: il Tibet deve rimanere Cinese...per il suo bene!

Ecco che cosa si scriveva del Tibet qualche anno fa in Occidente: La ridotta guarnigione dell’EPL in Tibet non avrebbe mai potuto catturare tutti loro, se non avesse ricevuto il sostegno dei tibetani che non sostennero la rivolta. Questo dimostra che la resistenza ha avuto una base piuttosto stretta dentro il Tibet. "Molti Lama e molti membri laici dell'elite e molti dell'esercito del Tibetan hanno sostenuto la rivolta, ma la maggioranza della popolazione non l’ha fatto e questo ha sancito il suo fallimento," scrisse Hugh Deane. (Hugh Deane, "The Cold War in Tibet," CovertAction Quarterly (Winter 1987). Nel loro libro sul Tibet, Ginsburg e Mathos raggiungono una conclusione simile: "Gli insorti del Tibetan non sono mai riusciti a raccogliere nei loro ranghi anche solo una consistente parte della popolazione, per non dire niente della maggioranza di essa. Per quanto può essere constatato, la gran parte della popolazione di Lhasa e della campagna contigua, non aderirono nonostante il tentativo di unirle nella lotta contro il cinese..." (George Ginsburg and Michael Mathos Communist China and Tibet (1964), quoted in Deane, "The Cold War in Tibet."Deane nota che Bina Roy arriva alla stessa conclusione).L'aspetto più importante, dal mio punto di vista, è che in Cina esistono due tipi di governo: quello centrale di Pechino e i governi locali delle province. Questo aspetto è fondamentale, perché i governi locali spesso non tengono in alcuna considerazione le direttive di Pechino! Siamo abituati a pensare alla Cina come a un paese totalitario, ma in realtà i leader del PCC di Pechino non sono in grado di obbligare i governatori delle province ad attuare i loro ordini. Chi governa le province, d'altro canto, molto spesso non ha il controllo sulle decisioni assunte nelle città o nei distretti.In Cina esistono due tipi di governo: quello centrale di Pechino e i governi locali delle provinceDi solito pensiamo che il Partito controlli tutto, quando in realtà non è in grado di esercitare un controllo effettivo sui propri funzionari a livello locale. Tra il governo centrale e le autorità locali esistono vere e proprie divergenze di vedute e di interesse.Scritto dal Politologo di livello internazionale, Timothy Cheek è docente alla University of British Columbia. La Cina ha ormai da qualche anno il record degli aumenti salariali 14.8 % nel 2005 (Fu Jing: China Daily, 2006-05-279) e +14% 2006. Gli stipendi hanno registrato l'anno scorso un aumento del 18,8%. e negli ultimi 5 anni sono raddoppiati con la popolazione carceraria:
USA 743
Russia 713
Australia 163
UK 124
Cina 117
Vietnam 75
Questi dati riguardano i detenuti per ogni 100.000 abitanti, interessante notare il primato USA sull'aumento della popolazione carceraria che di pari passo significa l'aumento di reati e della criminalità, dunque aumento anche della povertà!!! Tipico della società capitalistica pura...l'allargamento della distanza tra ricchi e poveri!!! La Cina ha ormai da qualche anno il record degli aumenti salariali 14.8 % nel 2005 (Fu Jing: China Daily, 2006-05-279) e +14% 2006. Gli stipendi hanno registrato l'anno scorso un aumento del 18,8%. e negli ultimi 5 anni sono raddoppiati (http://www.allcountries.org/china_st..._of_staff.html). Anche quest'anno contenderà a India e Indonesia il record. In termini di confronto un operaio cinese guadagna circa 1/7 di un operaio italiano in cifre assolute, ma ovviamente il costo della vita è diverso. In termini di parità del costo della vita guadagna il 60% di quello italiano, ma se rapportiamo il salario al PIL procapite è pari al 134% contro il 72% dell'operaio italiano. Questo significa che l'operaio in Cina è tutto sommato un privilegiato. I salari sono aumentati nel 2005 del 14,8%. Nella Cina centrale gli stipendi sono aumentati del 18 %, ma in questa regione sono tradizionalmente più bassi ed erano 14,800 yuan (US$1,850) nel 2005. Nelle regioni sviluppate dell'est gli stipendi erano di 22,400 yuan (US$2,800), i più alti in Cina nel 2005, nonostante fossero aumentati solo del 12.3%. I salari dell'Ovest e del Nord-est erano 15,700 yuan (US$1,960) e 15,600 yuan (US$1,950) rispettivamente, gli stipendi sono aumentati di più nello stato e nelle compagnie straniere rispetto alle compagnie private. Fu Jing: China Daily, 2006-05-27 gli incrementi dei dipendenti del governo centrale sono stati del 20%. L’incremento è stato più alto che nelle compagnie straniere (tra il 16 e il 17%) secondo Liu Junsheng, ricercatore el Labour-Wage Institute del Ministero del Lavoro e della Sicurezza Sociale ma altri lavoratori e specialmente i migranti sono ancora sottopagati. Dal 1998 al 2003 gli stipendi si sono alzati del 5% ogni anno."Noi compagnie straniere abbiamo progressivamente perso il nostro vantaggio dato che i nostri cocnorrenti cinesi possono ora competere con noi nel pagare alti salari." sostiene James Jao, chief executive officer del J.A.O. Design International Architects & Planners Ltd.Un architetto era pagato 8,000 yuan (US$1,000) al mese tre anni fa e ora guadagna 20,000 yuan (US$2,500). http://news.xinhuanet.com/english/20...nt_4606897.htm Le Multinazionali pagano ai lavoratori cinesi uno stipendio medio che a parità del costo della vita è superiore del 32% a quello italiano. Per 40 ore settimanali e 15 giorni di ferie di cui 11 pagati. Legislazioni del genere è difficile trovarle in qualsiasi altro paese con lo stesso livello di sviluppo della Cina. Per questo i lavoratori indiani o nepalesi o indonesiani guardano alla Cina come l'Eldorado. Da tenere presente che spesso i lavoratori cinesi hanno benefits come la mensa, i trasporti pagati oppure il posto letto gratuito e semigratuito (per coloro che abitano lontano). Quà sotto c'è la comparazione ed il rapporto su quanto deve lavorare un operaio Cinese per comprare un Big Mac al Mc Donald e 1 kg di riso:
Shangai 38/23 minuti
Ljubljana 35/30
Praga 39/14
San Paolo 38/11
Tallinn 39/21
Varsavia 43/18
Vilnius 43/24
Istanbul 48/36
Rio de Janeiro 53/19
Bratislava 55/20
Santiago de Chile 56/21
Buenos Aires 56/24
Delhi 59/36
Bangkok 67/22
Bucarest 69/25
Sofia 69/31
Bombay 70/32
Manila 81/29
Mexico City 82/22
Caracas 85/13
Lima 86/19
Giakarta 86/36
Nairobi 91/33
Bogotá 97/25
Come si può vedere c'è gente anche in Europa che se la passa peggio dei Cinesi. Interessante perchè un lavoratore a Shanghai ha una capacità d'acquisto maggiore che in buona parte dell'Est Europa! L'inflazione l'anno scorso è stata dell'1,5% (inferiore a quella italiana. I redditi dei contadini sono aumentati del 7,5% quelle delle città del 10,2%. Nel 1993 i redditi dei contadini aumentavano del 3% contro le città del 10%. Nel 2006 sono state abolite le tasse ai contadini che hanno comportato un risparmio medio di 150 dollari per ogni cantadino.L'agricoltura cinese ha una delle redditività per ettaro più alte al mondo. Superiore del 55% alla redditività media dell'agricoltura mondiale. L'agricoltura è in gran parte meccanizzata, anche quest'anno la produzione di trattori ha avuto il record assoluto nella produzione industriale. Il nuovo corso di Deng è partito dalle campagne. La rivoluzione agricola ha permesso di sotrarre 250 milioni di persone all povertà assoluta (cioè non riuscivano a mettere assieme il pranzo con la cena e avevano difficoltà a vestirsi dignitosamente). Il più grande evento del XX secolo secondo il premio Nobel per l'economia Joseph Stiglitz (quello che ha mandato a cagare il FMI).Il problema vero della Cina è che i contadini per ettaro coltivabile sono una esagerazione. La Cina ha un territorio non particolarmente felice per le produzioni agricole. Grandi deserti, montagne e poche riserve idriche. Ciò che hanno fatto sinora è un vero miracolo. I contadini sono ancora il 45% della popolazione (erano il 70% nel 1978). Senza lo spostamento di contadini nell'industria e nel terziario non ci può essere miglioramento del tenore di vita. Lo sviluppo della Cina non è affatto accelerato. Per molti versi è persino debole. Lo è sicuramente per contadini che farebbero carte false per lavorare nell'industria. Oggi si sta ricollettivizzando l'agricoltura su basi nuove dato che è in gran parte meccanizzata. Ottime novità infine per quanto riguarda le regioni più arretrate. Quest'anno la Mongolia interna avrà come l'anno passato il record dello sviluppo (+17%). Seguono Xijnkiang, Tibet, Hunnan in generale regioni fontaliere per lo sviluppo degli scambi in Asia. Infine la migliore novità. La Cina che nel 1949 era il paese più povero del mondo è che è stato classificato come paese povero fino al 2000, poi passato nel novero dei paesi medio poveri dal prossimo anno entrerà nel novero dei paesi medi. Ossia avrà un reddito pro-capite superiore a quello dell'Ucraina o del Venezuela, maggiore di un terzo di quello indiano (fino al '90 i cinesi erano dietro), più del doppio di quello vietnamita o cubano. La Cina ha ormai da qualche anno il record degli aumenti salariali +15 e +14% nel 2005-2006. Anche quest'anno contenderà a India e Indonesia il record. Con la differenza che un operaio di Shanghai guadagna 4 volte un operaio di Giacarta. In termini di confronto un operaio cinese guadagna circa 1/7 di un operaio italiano in cifre assolute, ma ovviamente il costo della vita è diverso. In termini di parità del costo della vita guadagna il 60% di quello italiano, ma se rapportiamo il salario al PIL procapite è pari al 134% contro il 72% dell'operaio italiano. Questo significa che l'operaio in Cina è tutto sommato un privilegiato. Se no perchè i contadini farebbero carte false per lavorare nell'industria o nei servizi? Il tasso di povertà in Cina era all'inizio delle riforme economiche nel 1978 del 54% secondo i cinesi e del 60% secondo la World Bank, ora è dell'8% secondo i cinesi e del 10% secondo la CIA. Si tratta di povertà relativa, cioè coloro che hanno un reddito inferiore alla metà del reddito medio. La povertà assoluta, cioè coloro che hanno un reddito appena sufficiente a sopravvivere affliggeva 250 milioni di persone nel 1978 e ora 19 milioni. A fine Marzo del 2008 le riserve valutarie cinesi sono state pari a 1,68 milioni di miliardi di dollari, in rialzo di 153,9 miliardi rispetto a fine 2007. Questi risultati ha fatto dire al premio Nobel per l'economia Stiglitz che si tratta del più grande mutamento sociale nella storia dell'umanità!!!

Censurata la libertà di parola nella Rai occupata dai partiti!!!

Di Massimo Fini: L’onorevole Paolo Romani, che non è un personaggio qualsiasi, ma un autorevole esponente di Forza Italia, sottosegretario nel governo Berlusconi, ha dichiarato che il giornalista Marco Travaglio «è inammissibile come figura inquadrata in un servizio pubblico».Io penso che questa storia dei veti e delle intimidazioni politiche, a giornalisti, a comici, a satirici, debba finire al più presto. Durante i tanti anni della deprecatissima (a torto) e democristiana gestione della Rai di Ettore Bernabei, ritenuta ferocemente censoria, ci fu solo il «caso Fo». Oggi gli «inammissibili» stanno diventando legione. Inammissibile è Beppe Grillo, anche «de relato», cioè se si riferisce, com’è diritto se non dovere di cronaca, quanto ha detto in una manifestazione pubblica cui hanno partecipato migliaia di persone. Inammissibili non sono solo le critiche al Capo dello Stato ma persino al professor Umberto Veronesi. Inammissibile è Luttazzi. Inammissibile è Sabina Guzzanti. Inammissibile è Travaglio. Inammissibile sono anch’io. L’unica volta che in 35 anni di carriera e non per mia iniziativa ma di un produttore indipendente, Eduardo Fiorillo, fu proposta e accettata contrattualmente dalla Rai la mia presenza, nemmeno come conduttore ma come commentatore (nove minuti in tutto su un’ora) in una trasmissione che si occupava di costume (narcisismo, vecchiaia e altre consimili tematiche politicamente innocue) e che sarebbe dovuta andare in onda all’una di notte, «Cyrano, se vi pare…» si chiamava, il programma prima di essere visto da alcun dirigente o funzionario di viale Mazzini, venne bloccato perché come mi disse, papale papale, Antonio Marano (Lega), il direttore di Rai Due, «su di lei c’è un veto politico e aziendale». Un veto quindi che prescindeva dai contenuti. Un veto alla persona in quanto tale. Come ha riconosciuto la sentenza (17/7/07) della Prima sezione civile del Tribunale di Milano nella causa da me intentata, e vinta, alla Rai.Ciò che è veramente inammissibile è che questi veti vengano da chi, come i partiti , occupa, da decenni, arbitrariamente e illegalmente la Rai-Tv che è un Ente di Stato che appartiene a tutti i cittadini e non a dei soggetti privati quali i partiti sono.
Finché i partiti non sgombereranno il campo da un settore così delicato e decisivo per una democrazia, qual è l’informazione, non ci potrà mai essere in Italia una vera libertà di espressione. Oltretutto in tal modo - e a prescindere dagli esempi succitati - si nega voce a opinioni e a correnti di pensiero non ortodosso, non politically correct (cioè non gradite al sistema dei partiti nel suo complesso), soffocando e rendendo asfittico, com’è evidente, il dibattito culturale nel nostro Paese, a differenza di quanto avviene, per esempio, in Francia o negli Stati Uniti dove intellettuali come Virilio Baudrillaro, Latouche, Gore Vidal, Susan Sontag, Noam Chomsky, radicalmente avversi al sistema, hanno sempre avuto pieno diritto di cittadinanza e libertà di parola, in tv e altrove (inoltre da noi anche i giornali, tranne rare eccezioni, seguono gli input televisivi invece di smarcarsene almeno un poco).
In quanto al problema della diffamazione attraverso il servizio pubblico non è diverso da quello posto dagli altri organi di informazione. Chi si ritiene diffamato può chiedere la smentita o proporre querela penale con ampia facoltà di prova come facevano un tempo, in un’altra Italia, coloro che volevano difendere il proprio onore (e non gli uomini d’onore), e non, come invece usa adesso, subdole azioni civili di danno davanti alle quali il giornalista, o chi per lui, è inerme perché non gli basta provare di aver affermato la verità ma anche di non aver provocato un danno. E anche un ladro può essere danneggiato dall’essere chiamato ladro «in termini non continenti» che sono quanto di più sfuggente e arbitrario si possa immaginare.

domenica 1 giugno 2008

FESTA DELLA REPUBBLICA 2007...

Domani, 2 Giugno 2008, si festeggierà la Festa della Repubblica Italiana...un anno fa l'Italia festeggiava così come in questo video si vede! Il Governo Prodi era ancora in piedi ma già stava attraversando un serio periodo di crisi...anche quest'anno l'Italia ha ben poco da festeggiare!!!

Ottusità di massa: l'Italia regredisce culturalmente ed economicamente!!!

Di Maurizio Blondet - (30 maggio 2008) - Piangono i TG: secondo l’ISTAT, la famiglia italiana mediana «deve campare con 1.900 euro» al mese. Vien da dire: ancora così tanto? Siamo il popolo meno scolarizzato d’Europa, i nostri lavoratori per lo più hanno la licenza media; il numero dei laureati diminuisce rispetto alla popolazione (e che laureati sono, poi); le nostre burocrazie pubbliche sono le più costose e le meno efficienti; i nostri giovani sono di un’ignoranza abissale eppure rifiutano anche i posti di commesso, perchè bisogna lavorare il sabato; la popolazione attiva è nettamente inferiore a quella dei Paesi civili. Insomma, siamo già Terzo Mondo, e ancora, bene o male, strappiamo stipendi da primo mondo. Quanto può durare?In Italia si fa ancora ciao ciao con la manina. Voglio dire: basta che una telecamera compaia a piazza Montecitorio, e dietro il giornalista si forma subito una folla che resta lì impalata, si sposta per far vedere la sua faccia a mamma e ai parenti a casa, impacciata e confusamente sorridente, o con il cipiglio, come i nostri bisnonni contadini di cent’anni fa davanti alla macchina dei dagherrotipi. E fa ciao con la manina.E’ una cosa che non si fa più nemmeno in Africa: rivela menti provinciali, primitive, con ritardi abissali.Non dico in Europa. Chiunque abbia viaggiato in Francia, Germania o Gran Bretagna ha la sensazione che tutto, lo Stato, i servizi pubblici, i notiziari TV, la piccola gente comune, il panettiere e il barbiere, siano di qualche gradino (o tanti) superiore alla nostra: più responsabile e più istruita, più ben educata, più civile e servizievole. Persino in USA, dove ci sono ignoranze immense, anche l’ignorante operaio edile è straordinariamente competente nel suo mestiere e sa parlarne con competenza; la barista part-time, che ha i suoi problemi, si accorge subito se sei in attesa e perspicace e intelligente - e inoltre sorridente, nonostante i suoi problemi personali - ti chiede in cosa possa servire.No, non può durare. E infatti non dura. Ancora l’ISTAT informa: in soli sei anni, il nostro reddito è calato del 13% rispetto all’Europa. Ancora nel 2000 guadagnavamo il 4% in più, oggi il 9% in meno.Ciò è inevitabile e perfettamente giusto: nel mondo, di ignoranti come noi ce ne sono un paio di miliardi, e sono disposti a lavorare per 100 euro. Senza fare gli schifiltosi. E non parliamo dei colti: ho appena conosciuto una badante bulgara che ha la laurea in psicologia. Lavora nel Viterbese senza lamentarsi, se non della ottusità dei suoi padroni (ricchi ristoratori) che non hanno un solo libro in casa e trattano lei come una selvaggia, con una maleducazione insultante.Intravedo il titolo de La Stampa: «Italiani sempre più poveri» - perchè più ignoranti, doveva aggiungere. Certo, cominciamo a vedere l’effetto Prodi-Visco, l’ipertassazione e il peso accresciuto delle caste rapaci. Ma bisogna cominciare a guardare in faccia la realtà, sgradevole e disonorevole: è la nostra ottusità che ci sta facendo arretrare. Una ottusità specificamente italiana, che è diventata la nostra immedicabile attitudine nazionale. E che è incurabile perchè, solo qui, si rivendica il diritto all’ignoranza e all’ottusità.Stiamo arretrando, sprecando risorse materiali e umane, perchè ogni gruppo o cosca o casta si aggrappa ottusamente a privilegi anche minimi, in secessione mentale dal resto della comunità, anche a prezzo, alla lunga, di perdere tutto. Il personale Alitalia è un chiaro esempio di questo particolarismo stupido fino al suicidio; aggrappato ai suoi privilegi insostenibili rispetto alla concorrenza, fino all’ultimo incapace di fornire un servizio o anche solo un sorriso, incompetente fino al ridicolo - e presto, finalmente, senza stipendio (la cordata, cari fancazzisti, non si forma).Ma gli esempi sono infiniti, anche ai livelli presuntivamente alti: la cosca universitaria che ha strappato l’autonomia solo per truccare i concorsi, assegnare cattedre a parenti in micragnosi do-ut-des, e intanto abbandona la didattica e la ricerca a docenti a contratto che paga 3 mila euro l’anno - non è molto diversa, come ottusità autolesionista, dalle tifoserie che mettono a ferro e fuoco strade e piazze, picchiano e ammazzano gratuitamente.I barricadieri di Napoli che gettano nella spazzatura la loro città, la sua fama e il suo turismo, sono un esempio di idiozia senza uguali nel pianeta, che fa vergogna alla presunta vispa intelligenza napoletana.Sono stupidi gli aggressori gratuiti di extracomunitari; scambiano un romeno con un rom. Di una stupidità specifica, solo italiana per restrizione mentale e sovrappiù d’ignoranza, per primitivismo e arretratezza.Ottuso, in questo modo specificamente italiano, è Berlusconi che per furbescamente salvare Rete4 regala una vittoria all’opposizione dopo solo 15 giorni di governo, rivelando lo sfaldamento iniziale della sua maggioranza, e peggio. Proprio mentre il suo chiaro dovere di governo sarebbe chiamare tutti a superare i loro particolarismi per il bene comune, egli si ritaglia un vantaggio particolare. I suoi ministri serii (Tremonti, Brunetta) hanno bisogno di eliminare sprechi e inefficienze della amministrazione pubblica, perchè i fondi aggiuntivi possono venire solo dalla sua razionalizzazione; devono perciò colpire interessi consolidati e privilegi indebili, in nome di un principio morale; e lui, il capo del governo, prova a mantenersi un privilegio indebito pro domo sua. Si può essere più ottusi? Ebbene sì, si può.La magistratura napoletana, come sapete, ha messo agli arresti il personale del nuovo commissario alla monnezza Bertolaso; che esista uno stato d’eccezione evidente, che richiede misure d’eccezione, a quei magistrati non importa nulla. Loro non fanno parte dell’Italia ingolfata di rifiuti, ma di una Svezia ideale, da raccolta differenziata e linda: incriminano dirigenti che - data l’emergenza - aprono le ecoballe e le mandano in discarica senza tante storie. Omissione d’atti d’ufficio, falso in atto pubblico eccetera: ogni dirigente che voglia far qualcosa in Italia si macchia di almeno questi due «reati», il rispetto assoluto delle procedure burocratiche essendo fatto apposta per giustificare il far nulla.«Applichiamo solo la legge», dicono i giudici; ovviamente non è vero, per 15 anni non hanno applicato alcuna legge, quando governava la sinistra. Lo fanno adesso perchè governa Berlusconi, perchè Bertolaso è efficiente, e - soprattutto - perchè per l’emergenza il governo ha provato a creare una superprocura ad hoc, sottraendo ai giudici ordinari (e inadempienti) la «competenza»: la casta s’è sentita scavalcata, ed ha reagito. Usando la «legge» esattamente come la camorra usa l’intimidazione e gli incendi dei cassonetti.Ancora una volta: è la difesa di proprie prerogative e privilegi spinta fino alla rovina, all’autolesionismo - perchè dopotutto, nella rumenta fino al collo ci stanno anche loro, devono lavorare in ufficetti luridi dove manca la carta e la fotocopiatrice è guasta. Non si può chiamare che ottusità. Ciò che la rende specificamente italiana, è che questa ottusità non si vergogna di rivelare la propria mancanza d’intelletto e la propria meschinità morale, la propria piccolezza di vedute, la propria imprevidenza: anzi la ostenta. Solo da noi la casta giudiziaria può, a norma di legge, dare un contributo decisivo all’inciviltà generale.C’è un rimedio? Certo che c’è. Essere ottusi fino alla propria rovina non è un destino: è la scelta deliberata della via facile, l’adesione ai propri interessi più prossimi e immediati a scapito di quelli generali. La cura sarebbe il contrario: stare in guardia, ciascuno, contro i propri istinti incivili, cogliere ogni occasione per imparare da chi ne sa di più anzichè deriderlo, recuperare la dignità del ragionare di larghe vedute contro la «furbizia» di cui ci vantiamo. Dobbiamo imparare le virtù che ci mancano. E qui sorgono le difficoltà.Da una parte, ci manca la pressione obbligante di una classe dirigente «esigente», cioè moralmente qualificata ad esigere dalla gente di migliorarsi. Dall’altra, c’è la corale chiusura mentale di massa, la presunzione accecata di saperne già anche troppo, di fare anche troppo. Lo vedo anche nelle mail che ricevo. Non in tutte per fortuna, ma in troppe.Questo sito, che già in qualche modo seleziona, è letto da troppe persone di cui salta agli occhi la mancanza di cultura generale, di attitudine ad interrogarsi, a imparare, ad avere flessibilità e apertura mentale. Troppa gente è ormai incapace di eseguire quel vecchio e facile gioco della Settimana Enigmistica: unire i puntini numerati per far risaltare una figura complessa. Riporto qui una mail come esempio di ciò che intendo. Le minuscole e la punteggiatura sono quelle originali:«mi scusi ma lo sa che sono almeno 6 anni (diconsi sei anni) che lei e i personaggi che prende a riferimento giornalisti del W.p. e h.t., dite che gli usa atteccheranno l’iran, beh prima o poi succederà se non altro per farvi contenti. va bene fare controinformazione, però usare sempre toni catastrofistici alla lunga si perde di credibilità non trova? sempre complotti sempre sotterfugi, sempre manovre oscure, si parla crolli di borsa, crolli dei mercati, fallimenti bancari, iper inflazione, mah sinceramente sente queste cose da decenni, ma poi siamo sempre qui a raccontarcele, per lei che è fervente cattolico è un po come la fine dei tempi, prima o poi arriverè».Il peggio qui non è l’imprecisione, il pressapochismo della scrittura, la vacuità mentale. Il peggio vero, rovinoso per chi scrive, è questo: che costui crede che in questi sei anni non sia successo niente di ciò che abbiamo previsto con molto anticipo, perchè «siamo sempre qui a raccontarcele». Che il petrolio sia passato da 27 a 140 dollari il barile, il che cambia per sempre il nostro sistema di vita; che ci siano in corso due guerre con truppe nostre; che effettivamente i mercati siano crollati e grandi banche davvero siano fallite; ed effettivamente sia già in atto l’inflazione (i prezzi di alimentari e gasolio dovrebbero dirgli qualcosa) - e che tutte le crisi stiano convergendo in una colossale crisi sistemica, a lui non consta. E chi lo segnala, esercitando una capacità di previsione che a lui manca per ignoranza, fa solo «catastrofismo», anche se magari è uno dei tanti che hanno visto calare il loro potere d’acquisto di 13 punti rispetto alla media europea.Non è capace, per mancanza di fantasia, nemmeno di imparare sulla propria carne: giorno per giorno si adatta - ci adattiamo - a una vita sempre più misera, ogni giorno meno ambiziosa e con meno possibilità. Questo lettore non sa connettere i puntini, e questo non sarebbe il peggio - possiamo farlo per lui, aiutarlo. Ma il peggio è la sua aria di sufficienza, il suo non riconoscere a nessun altro alcuna superiorità su di lui.E questo a rendere incurabile l’ignoranza, e quella specifica ottusità italiana: l’indocilità, ossia il rifiuto di imparare - di migliorare - proclamato come diritto.
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Gioventù Italiana lancia la battaglia contro le accise sul rincaro del carburante!!!

Luca Lorenzi dirigente di Gioventù Italiana dichiara : E’ iniziata la nostra battaglia contro le accise sulla benzina, solo così potremmo fermare il caro vita e ridare slancio alla nostra economia. I soldi lo Stato dovrà andarli a prendere a banche e finanziarie e non dalle tasche già ultra tassate dei cittadini . Scenderemo nelle piazze e raccoglieremo le firme famiglia per famiglia per sottoscrivere una proposta di legge per il taglio delle tasse sui carburanti. Un paese è in ginocchio, un popolo all’affanno economico, spinto sull’oblio dei continui rincari dei beni di consumo e di prima necessità, dal continuo aumento dei prezzi dei servizi essenziali una volta pubblici, dall’impossibilità di accedere ad un mutuo per l’ acquisto della prima casa ed infine dal caro benzina. La situazione geopolitica internazionale impone un rialzo del prezzo del greggio venduto al barile, dovuto alla continua richiesta della materia prima da parte delle nuove potenze economiche orientali e dal potere di contrattazione di paesi membri dell’OPEC (Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio ) che ad oggi impongono il prezzo della benzina sui mercati internazionali. Oltre a questa assurda situazione che vede il nostro paese come vittima del ricatto energetico internazionale, assistiamo al ricatto dei nostri governanti nazionali che in questi ultimi 50 anni non hanno saputo altro che aumentare le accise sui carburanti. Ad oggi infatti il 60 % del costo del carburante viene intascato dallo Stato per tasse assurde. Le accise infatti sono state utilizzate per reperire fondi o entrate pubbliche straordinarie. Purtroppo, una volta decise non sono mai state rimosse dopo aver raggiunto lo scopo. 1,90 lire per la guerra di Abissinia del 1935; 14 lire per la crisi di Suez del 1956; 10 lire per il disastro del Vajont del 1963; 10 lire per l’ alluvione di Firenze del 1966; 10 lire per il terremoto del Belice del 1968; 99 lire per il terremoto del Friuli del 1976; 75 lire per il terremoto dell’ Irpinia del 1980; (anche se dopo tutti questi anni sono ancora molte le famiglie dell’ Irpinia senza una casa) 205 lire per la missione in Libano del 1983; 22 lire per la missione in Bosnia del 1996; 39 lire (0,020 euro) per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004. Totale 485,9 lire/l (0,25 €/l). Al termine dei conti possiamo contare una tassazione che costituisce più del 60% del prezzo finale di un litro di benzina, infatti abbiamo: 1. accisa (sopra indicate)2. Iva sul prezzo3. Iva sull’accisa (una tassa sulla tassa!) Nota: in Italia non è possibile tassare una tassa perché le tasse per essere ritenute valide devono produrre benefici diretti al consumatore che paga quel tributo 4. tassazione dei profitti delle compagnie. Se andiamo a confrontare i dati Italiani con quelli europei comprendiamo quanto i consumatori nel nostro paese siano svantaggiati, infatti le accise italiane sono del 57,1% superiori al minimo UE. Le imposte sui carburanti costano agli italiani, in proporzione al reddito, più che agli altri cittadini europei: Le imposte su un pieno di benzina al mese su un’auto di media cilindrata equivalgono al 2,65% del nostro Pil pro capite, contro il 2,25% dei francesi, 2,33% dei tedeschi, 1,79% degli svedesi. Per dare un idea più concreta di quello che accade alle tasche degli italiani ogni volta che fanno benzina consideriamo i costi per un’automobile di piccola cilindrata a benzina: Pieno medio 44€ di cui 27€ sono imposte. Considerando invece gli introiti globali della vendita dei carburanti si arriva a cifre da capogiro: 56,2 miliardi di euro nel 2007, di cui 43,6 sulla rete distributiva stradale e autostradale. Sono suddivisi in 21,2 miliardi di euro per la benzina (pari al 37,8% del totale) e 34,9 miliardi di euro per il gasolio (pari al 62,2%). Di quei 56,2 miliardi di euro, solo 19,3 miliardi sono il vero carburante che finisce nei motori, cioè il 34,3% della spesa.Invece, circa 5,2 miliardi di euro costituiscono il costo del servizio di logistica e capillare distribuzione all’utente finale o la remunerazione della fase di commercializzazione: una componente che vale il 9,3% della spesa.Però la batosta vera sono i circa 31,7 miliardi di euro di imposte pagate all’erario (accise e imposta sul valore aggiunto) Insomma, su 100 euro di pieno 56,4 euro vanno allo Stato.Questa situazione è ormai diventata insostenibile, visto anche il continuo rincaro della materia prima, per cui il nostro paese dovrà decidere a cambiare rotta. Di fatto una tassazione così estrema dei carburanti non fa altro che rallentare lo sviluppo economico del nostro paese facendo aumentare vertiginosamente l’inflazione e il costo della vita delle famiglie italiane i cui redditi sono congelati ormai dal tempo dell’entrata in vigore dell’Euro .Lanciamo dunque la nostra proposta che diventerà una battaglia nazionale operata per il bene del popolo italiano, scenderemo nelle piazze e raccoglieremo le firme famiglia per famiglia per sottoscrivere una proposta di legge per il taglio delle tasse sui carburanti. La nostra proposta è chiara quanto attuabile: Eliminazione immediata delle accise ormai decadute e della tassazione ad esse associate, facendo così si diminuirebbe drasticamente il prezzo dei carburanti di circa 40 centesimi al litro. Questo non significa eliminare le tasse sulla benzina che in ogni caso rimarrebbero (Iva sul prezzo e tassazione profitti compagnie) ma eliminare una speculazione in atto da parte dello Stato nei confronti delle tasche dei cittadini.Dove verranno recuperati questi soldi da parte dello Stato? I mancati incassi delle accise sul carburante dovranno essere presi da coloro che realmente stanno arricchendosi alle spalle dei cittadini ovvero il sistema bancario. Il sistema politico ad oggi vigente che potremmo definire composto da veri e propri “Camerieri delle banche“ ha fatto si che le banche centrali dopo essere state svendute a banche e finanziarie private potessero stampare moneta corrente e prestare tale moneta agli Stati nazionali al valore nominale. Per cui la Bce (Banca centrale europea in mano a privati) stampa una banconota da 100 euro la paga 30 centesimi la “presta” allo Stato italiano che dovrà restituirla alla banca centrale con gli interessi , questo stato di cose (signoraggio) fa si che i debiti pubblici degli Stati aumentino sempre più a tutto vantaggio dei poteri bancari che stanno dietro alle Banche Centrali.Inoltre le banche centrali non pagano le tasse sugli introiti di tale prestito. Per fare in modo che torni la giustizia sociale nel nostro paese, il governo dovrà impegnarsi a prendere le risorse economiche là dove sono concentrate le vere ricchezze finanziarie ovvero dalle mani degli aguzzini del nostro popolo che si ad oggi si chiamano banche. Per questo formuleremo una proposta di legge corredata da migliaia di firme per chiedere che vengano finalmente tolte tutte le accise sulla benzina e che i mancati introiti di tali tasse possano essere recuperati attraverso una forte tassazione straordinaria delle banche e delle finanziarie imponendo una tassa patrimoniale che non ricada sul costo dei conti correnti degli italiani ma sui guadagni e sui patrimoni bancari.

ITALIA-CINA

ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!