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sabato 16 febbraio 2008

La Destra e Fiamma Tricolore presentano il simbolo!!!

Roma - Destra presenta simbolo, molto simile a quello di An La Destra di Francesco Storace presenta il nuovo simbolo con cui correrà alle elezioni e per far posto al simbolo dei nuovi alleati della Fiamma tricolore di Luca Romagnoli, conia un segno grafico con doppia fiamma che assomiglia molto a quello che An ha appena abbandonato, per confluire nel Pdl di Silvio Berlusconi. "C’e’ qualcosa di destra oggi nel sole” - La Destra di Francesco Storace prende in prestito “L’aquilone” di Giovanni Pascoli e parafrasando l’incipit della famosa poesia conia il suo slogan elettorale e risponde cosi’ allo “Yes, we can” di Walter Veltroni e al “Rialzati, Italia” di Silvio Berlusconi. In una conferenza stampa a Montecitorio, il movimento dell’ex governatore del Lazio ufficializza la scelta di presentarsi da soli alle urne, uniti solo alla Fiamma tricolore di Luca Romagnoli. “Andremo da soli alle politiche e alle amministrative -annuncia il presidente Teodoro Buontempo- Daniela Santanche’ e’ la nostra candidata premier, Francesco Storace il nostro candidato sindaco a Roma e io il candidato alla presidenza della Provincia di Roma”. E’ stato presentato anche il nuovo simbolo con cui la Destra correra’ da sola alle elezioni. Per far posto al simbolo dei nuovi alleati della Fiamma tricolore di Luca Romagnoli, conia un segno grafico con doppia fiamma che assomiglia molto a quello che An ha appena abbandonato per confluire nel Pdl di Silvio Berlusconi.Del simbolo della Destra rimane la parte superiore azzurra con la scritta bianca “la Destra” e la fiamma color oro impugnata sulla sinistra del tondo. Scompare pero’ la bandiera tricolore nella parte inferiore, per far posto a un fondo bianco e al cerchio della Fiamma tricolore. L’effetto grafico, alla fine, ricorda molto il simbolo di An, diviso a meta’ tra bianco e azzurro, con la fiamma del Msi al centro della parte inferiore. Il presidente del partito, Teodoro Buontempo, interrogato dai cronisti sulla somiglianza dei due tondi elettorali, dice: “Somiglia a quello di An? Noi abbiamo solo unito due simboli. Poi ognuno, con la sua fantasia, ci puo’ vedere cio’ che vuole…”. La candidata premier Daniela Santanche’ e Buontempo, presidente del partito, hanno definito la loro iniziativa come un ‘’evento straordinario'’ che consentira’ alla destra inItalia di avere ancora un futuro. Il loro slogan infatti, scandisce Buontempo, e’: ‘’La Destra c’e”’.I due parlamentari, accompagnati da Luca Romagnoli e dal senatore Stefano Morselli, hanno spiegato la loro decisione di andare da soli alle elezioni politiche e amministrative del 13-14 aprile con il fatto che ‘’la dignita’ e’ un bene indisponibile'’ e che ‘’la destra e’ un valore non in vendita'’. Quindi, hanno criticato Silvio Berlusconi per la scelta che sta facendo di apertura al dialogo con il Pd dopo le elezioni e di alleanza con Fini: ‘’Attento Silvio - ha detto Santanche’ - perche’ ti stai mettendo con chi ti voleva fottere la moglie: Veltroni, e con chi voleva rivoltarti come un pedalino: Di Pietro'’. ‘’E come puoi dormire Silvio - ha aggiunto la parlamentare riferendosi a Fini pur senza mai nominarlo - se ti stai per mettere con il tuo peggior traditore che ti definiva ‘ectoplasma’ e che voleva ricattarti sulla Gentiloni e che se fossi morto voleva prendere il tuo posto?’. Poi sulla decisione di Fini di confluire nel Pdl la Santanchè affonda il coltello nella piaga. ‘’Cosa pensiamo della scelta di Fini?Che e’ stato coerente, perche’ il suo obiettivo era quello di entrare nel Ppe per legittimarsi. E cosi’ ha fatto. Ha sciolto un partito per una questione di legittimazione personale. Ora probabilmente diventera’ presidente della Camera o vicepremier ed e’ quello che voleva'’.“Ci e’ stato fatto un ricatto: dovete sciogliere il vostro partito”, spiega Teodoro Buontempo. Ma ‘’la dignita’ e la coerenza sono valori non in vendita'’. ‘’I nostri seggi ce li vogliamo sudare, con il nostro simbolo e con i nostri soldi, perchè sia chiaro che non abbiamo avuto mezzo euro da Berlusconi, ne’ glielo abbiamo chiesto'’. La questione e’, sottolinea il presidente del partito, che'’non possiamo annullare le ragioni per le quali abbiamo fondato La Destra. Ci vergogneremmo per tutta la vita se oggi noi voltassimo le spalle al popolo di destra. Andiamo da soli, raccoglieremo le firme e faremo una campagna elettorale determinata'’. Il cartello punta al 4% delle preferenze e Buontempo lancia ‘’un appello agli elettori di An'’, perche’ chi non e’ d’accordo con lo sciogliemto del partito nel Pdl ‘’non ha piu’ alibi'’: O credono in quel progetto, oppure oggi c’e’ La Destra'’. E ‘La Destra c’e'’, spiega il responsabile dell’organizzazione, Stefano Morselli, sara’ proprio lo slogan della campagna elettorale. La discesa in campo da soli ‘’ha creto molto entusiasmo'’ e annuncia, saremo presenti con i gazebo in tutta Italia'’. Confermate anche le candidature di Storace per la poltrona di sindaco di Roma e di Buontempo per Palazzo Valentini. ‘’Nei momentidifficili si vedono le persone che hanno la schiena dritta'’, sono le parole con cui Buontempo ringrazia Romagnoli. E Santanche’ ricorda: "Volevano comprarci, ma siccome non facciamo politica per soldi quella non era la nostra moneta'’. Altra partita aperta e’ quella della presenza in tv di tutti i candidati premier. ‘’Non faremo sconti a nessuno'’, rimarca ancora Buontempo che chiede pari opportunità e pari visibilità per tutti.

lunedì 11 febbraio 2008

FINI e l'intervista "SHOCK": "Se non fosse per Mastella il Governo Prodi non sarebbe mai caduto!" Anche Mastella con Fini nel PDL di Berlusconi?

Presidente Fini che cosa sarà il Popolo della libertà? Un cartello elettorale o un vero e proprio partito?

«Non sarà solo un cartello elettorale, guai se lo fosse. È un progetto molto più ambizioso che nasce da un accordo politico e che troverà la sua consacrazione nel momento elettorale ma dovrà necessariamente svilupparsi dopo. Del resto Berlusconi ha chiarito che coloro che saranno eletti con il Pdl faranno parte di un unico gruppo parlamentare».

Come è arrivata l'accelerazione decisiva?

«L'accelerazione è nata dalla consapevolezza della condizione irripetibile in cui si trovava il centrodestra italiano.
Rispetto a qualche mese fa e anche rispetto all'aspra polemica che c'era stata dopo l'annuncio di San Babila erano accadute alcune cose che avevano cambiato radicalmente lo scenario».

Ma cosa vi siete detti con Berlusconi? Qual è stata la scintilla?

«A Berlusconi ho detto: ma se ci fosse la legge elettorale scaturita dal referendum, faremmo la lista unica? Berlusconi mi ha risposto di sì. A quel punto parlando ci siamo trovati d'accordo nel dire che per la prima volta poteva nascere un soggetto politico non calato dall'alto attraverso la scissione o la fusione di soggetti esistenti ma dal basso, nelle urne, per espressa volontà del corpo elettorale. E abbiamo rotto gli indugi».

Come farete a dare un'anima a questa nuova creatura?

«Il Pantheon dei nostri valori è condiviso da tempo. E questo è avvenuto grazie all'esperienza di governo e attraverso i valori del PPE. Inoltre esiste un manifesto dei valori redatto e firmato da tutti noi. Su questo si è andata a innestare la spinta proveniente dal popolo del 2 dicembre che ci ha fatto sentire indietro riSpetto al sentire dell'elettorato».

Che cosa significa affrontare queste elezioni senza il simbolo di An? E' preoccupato?

«Innanzitutto da domani sarò impegnatissimo a spiegare al partito che cosa sta accadendo. Ma non sono preoccupato per due ragioni: le identità dei partiti non sono espresse solo dai simboli - se fosse così si tratterebbe di identità assai deboli - ma dai valori e dai principi di riferimento.
E da questo punto di vista c'è una sostanziale omogeneità soprattutto con Forza Italia. Inoltre già nel '96 e nel 2001 la maggior parte dei deputati e dei senatori vennero eletti con un simbolo che non era né quello di Forza Italia né quello di An. Senza contare il referendum che promuovemmo per l'abolizione della quota proporzionale».

An verrà sciolta?

«AN, dovrà discutere fin dalla direzione di sabato, che sarà allargata a tutti i gruppi parlamentari, della nuova strategia. E se, come mi auguro, ci sarà un via libera, nei primi mesi dell'autunno sarà indetto un congresso per sancire questa decisione e avviare la fase successiva che dovrà portare alla nascita di un vero e proprio partito».

Che cosa farà l'Udc a questo punto?

«Sarebbe davvero grave se gli amici dell'Udc non comprendessero l'importanza di ciò che sta accadendo e non contribuissero a rendere il Popolo della Libertà più forte e credibile nei valori e nella sua capacità di governo».

Qual è la sua previsione?

«Confido nella, lungimiranza di Pier Ferdinando Casini».

Perché concedete alla Lega l'uso del simbolo e all'Udc no?

«La Lega ha una sua specificità legata al fatto che presente solo in alcune aree. Il modello che mi viene facile evocare è il modello tedesco con l'alleanza strategica tra Cdu e Csu».

Dal punto di vista organizzativo che cosa accadrà? Ci sarà una sede unica? Perderemo sinonimi giornalistici come Via della Scrofa e Via dell'Umiltà?

"Non bisogna avere fretta. L'importante è avere un progetto politico chiaro e vincente. Poi, per dirla con De Gaulle, l'attendenza seguirà. Fermo restando che ritengo importantissimo affinare la macchina organizzativa"!

Come si fa ad esorcizzare il rischio di avere un'Armata Brancaleone, con tante sigle che confluiscono insieme?

«ll semplice fatto che ci sia l'impegno di che entra a rimanere nel gruppo parlamentare unico è una garanzia contro i frazionismi. Inoltre dovrà valere la regola delle decisioni a maggioranza».

Spesso in Italia la confluenza di più partiti in un'unica formazione non è riusciuta a produrre la somma delle percentuali. Questa volta che cosa accadrà?

«E' vero quello che lei dice ma qui siamo in presenza di uno scenario diverso perché questa non è una lista ma il progetto di un soggetto politico capace di rappresentare il 40% degli italiani, una accelerazione verso un assetto che se non è bipartitico ci va molto vicino».

Veltroni è impegnato in una difficile operazione: la rimozione del governo Prodi dalla memoria dell'opinione pubblica. Ci riuscirà?

«Veltroni soffre di amnesie gravi. Presentare il suo progetto come una sorta di new deal e come nuovo un partito che ha Prodi come fondatore, come vicepresidente D'Alema e quasi tutti i ministri dell'esecutivo, oltre a Bassolino e Loiero,significa considerare scarsamente intelligenti gli italiani. Diventano ancora meno, credibili quando lo sento dire che bisogna diminuire le tasse».

La preparazione delle liste sarà un primo test per il Pdl. Secondo quale
criterio si procederà?

«Il primo atto sarà la definizione del programma, con un particolare accento sul rilancio dell'economia, sulla legalità e la sicurezza. In parallelo inizieremo a predisporre le liste con una volontà innovativa.
L'obiettivo è presentare liste credibili per qualità, capacità e serietà. Sono convinto che se riusciremo a candidare molti giovani e donne sarà la dimostrazione evidente della volontà di guardare avanti».

Mastella sarà dentro il Pdl?

«Se non fosse per lui saremmo ancora alle prese con il governo Prodi. Inoltre lui già ha come riferimento i valori del Ppe. Bisognerà, però, che ci sia una ulteriore sottolineatura della necessità di rompere i ponti con la sinistra anche in molte amministrazioni locali»

E Storace?

«E' evidente che se Francesco dice che vuole entrare nel Pdl deve sottoscriverne i valori. E lui ha fatto notare giustamente che è uscito da An per non approdare nel Ppe. Non sarebbe comprensibile se Storace facesse parte della coalizione ma non del Pdl e lo facesse in ragione della sua diversità valoriale».

Ad aprile a Roma si voterà con cinque schede diverse e senza più i simboli dei partiti. Non teme il rischio di molti errori materiali da parte degli elettori?

«Sì, anche per questo abbiamo deciso che in tutte le consultazioni ci sarà il simbolo del Pdl».

Chi sarà il candidato sindaco del Centrodestra a Roma?

«Se sull'altro fronte ci sarà Rutelli dobbiamo-essere consapevoli che occorre un Candidato di peso come possono esserlo Frattini e Giorgia Meloni. Ma potrebbe essere anche un altro che non è stato ancora fatto».

La nascita del Pdl rappresenterà per An uno strappo simile a quello di Fiuggi?

«Siamo solo ai primi passi di percorso. Ma non credo che i due momenti siano paragonabili».

E' interessato a guidare il Pdl?

«Sarebbe stupido parlarne. Di sicuro nessuno rimarrà disoccupato. Ci sarà spazio, gloria e fatica per tutti»

domenica 10 febbraio 2008

E' ufficiale: "La-Destra" di Storace si presenterà da sola alle elezioni del 13 e 14 Aprile 2008, Daniela Santanchè candidata Premier!!!

TRIESTE - E' ufficiale, il nuovo Partito "La-Destra" con a capo il Senatore Francesco Storace, ufficializza le sue intenzioni per la corsa alle prossime elezioni politiche del 13 e 14 Aprile 2008: il simbolo della fiaccola sarà presente sulle schede elettorali e si presenterà da solo con l'Onorevole Daniela Santanchè candidata Premier per "La-Destra"; dunque niente confluimento dentro il Partito del Popolo delle Libertà dell'Onorevole Pier Silvio Berlusconi e niente confederazione con il Centro-Destra di Alleanza Nazionale (che sembra intenzionata a confluire nel Partito di Berlusconi rinunciando a presentare il roprio simbolo) e niente alleanze con UDC o con la Lega Nord, il Senatore Francesco Storace da Trieste, dove con tutti i massimi dirigenti nazionali de "La-Destra" e tutti gli eletti arrivati da tutte le Regioni d'Italia stà celebrando la "Giornata del Ricordo" per commemorare le vittime dell'eccidio delle Foibe Carsiche, ha indicato definitivamente quella che sarà la prossima strada del Partito: lotta alla Sinistra e alternativa al Centro-Destra che oramai di Destra ha ben poco da presentare.
Gli ultimi sondaggi registrano, come abbiamo già detto, il 5,5% dei consensi per "La-Destra" che sfiorerebbe addirittura il 6% con l'Onorevole Daniela Santanchè candidata Premier.
Il popolo di Destra ora è pronto per dare il via alla Campagna Elettorale, Aprile è alle porte ed il lavoro da fare è tanto.

Alexander Mitrokhin

























Serbia: il filo-occidentale Tadic ha vinto le Presidenziali! Il personaggio...

BELGRADO (Reuters)
Il presidente serbo filo-occidentale Boris Tadic è stato rieletto ieri alla presidenza vincendo la sfida elettorale contro il nazionalista Tomislav Nikolic, ma la sua vittoria sul filo di lana potrebbe scatenare una nuova lotta sul futuro del paese.
Tadic ha vinto con il 50,5% contro il 47,8%, secondo il conteggio della commissione elettorale.
L'Unione europea ha salutato con sollievo la rielezione di Tadic, dicendo che accelererà l'avvicinamento alla candidatura Ue della più grande repubblica ex jugoslava.
"I risultati segnalano il desiderio della maggioranza del popolo in Serbia, che vuole proseguire il cammino verso l'Europa e vorrei dire che l'Europa è molto lieta di ciò", ha detto il capo della politica estera della Ue, Javier Solana, in una nota sul voto di ieri.
"Continueremo a lavorare con la Serbia e vorremmo che la Serbia si avvicini il più possibile alla strada europea", ha detto ai giornalisti.
Il presidente della Commissione europea, Jose Manuel Barroso ha definito la vittoria di misura di Tadic "una vittoria per la democrazia in Serbia e per i valori europei che noi condividiamo".
Ma per gli analisti serbia la vittoria mette in discussione la sopravvivenza della coalizione al potere, alla vigilia della secessione del Kosovo, la provincia a maggioranza albanese di cui si attende nelle prossime settimane la dichiarazione di indipendenza, con l'appoggio dell'Occidente.
Nelle presidenziali del 2004 Tadic aveva battuto Nikolic di nove punti percentuali, vittoria considerata dall'Occidente un segno che il nazionalismo reazionario che aveva alimentato la guerra in Jugoslavia stava diminuendo.
"Non c'è vincitore stavolta", ha commentato Dragoljub Zarkovic, caporedattore del settimanale d'informazione Vreme. "Formalmente sembra che Boris Tadic sarà presidente per i prossimi cinque anni, ma in sostanza il vincitore morale è Tomislav Nikolic".
Per Zarkovic il fatto che sette anni dopo la cacciata di Slobodan Milosevic i serbi sembrino ancora equamente divisi tra nazionalismo e una direzione filo-occidentale è un eloquente commento sulla divisione che attraversa la società serba.
Durante la campagna elettorale Tadic ha detto che, pur opponendosi all'indipendenza del Kosovo, la maggiore priorità della Serbia resta la membership europea.

Fonte: http://it.reuters.com/

Elezioni in Serbia: chi ha vinto e chi ha perso?

Chi sono i vincitori e chi gli sconfitti delle elezioni del 21 gennaio scorso in Serbia?

A vincere, sia in termini di successo politico che di numero di voti ottenuti, sono stati i partiti del blocco che ha lottato per abbattere il regime di Milosevic con in testa il Partito Democratico e il Partito Democratico Serbo, che sono riusciti a conservare e riattivare il proprio elettorato in queste consultazioni nonostante abbiano dovuto gestire, prima col governo Djindjic e poi con quello Kostunica, molti aspetti dolorosi della transizione economica e sociale. Io credo che il loro successo dipenda proprio dalla responsabilità dimostrata in campo sociale, con esecutivi che hanno cercato di minimizzare i costi della transizione, smentendo chi sosteneva volessero attuare una politica di tipo esclusivamente neo-liberista. Hanno perso invece quei partiti che del regime di Milosevic hanno fatto parte integrante, radicali in testa. Infatti il Partito Radicale Serbo, sebbene sia ancora il primo nel paese, non è riuscito a realizzare i dividendi dell’essere all’opposizione in un periodo così travagliato, e si trova ora in una posizione di stallo. Credo che questo sia dovuto da una parte alla loro incapacità di approfittare politicamente della situazione e dall’altra al fatto che l’attenzione dei radicali è tradizionalmente focalizzata su temi soprattutto politici, come la questione del Kosovo e quella della resistenza alla collaborazione col tribunale dell’Aja, che secondo me non erano i primi nella lista delle priorità degli elettori.


All’interno del cosiddetto blocco democratico, però, mentre il Partito Democratico di Tadic ha raddoppiato i propri consensi, il Partito Democratico Serbo di Kostunica è rimasto fermo sulle stesse posizioni. Questo a cosa è dovuto?


Il successo di Tadic, secondo me, deriva dalla sua capacità di rinnovare il partito, e di allontanarne i suoi elementi più aggressivi, elementi che ne facevano, alla vigilia delle scorse elezioni del 2003, un partito molto conflittuale e poco preparato a collaborare con altre formazioni politiche. Il risultato del Partito Democratico Serbo, che ha ottenuto 8mila voti in meno delle scorse elezioni pur essendosi presentato in coalizione con il partito “Nuova Serbia”, può essere secondo me spiegato dall’insistere di Kostunica sul tema dell’unità nazionale, dai suoi continui appelli a superare le differenze e le divisioni e a fare fronte comune. Questa strategia si è rivelata vincente l’anno scorso, quando si trattava di rinnovare la costituzione, ma in campagna elettorale non paga, perché il voto è per definizione una scelta di campo. Nonostante il risultato in parte deludente, Kostunica rimane comunque l’attore politico più forte, visto che è l’unico che può giocare su due fronti, potendo proporre alleanze sia al Partito Democratico che al Partito Radicale. La sua posizione strategica al centro dello spettro politico, rende il DSS più forte dei voti che ha ottenuto nelle urne. Se guardiamo il risultato dei radicali, ci accorgiamo che, oltre ad essere rimasti il primo partito, hanno aumentato in termini assoluti il numero di voti.


Perché ritiene che il loro risultato non possa essere definito una vittoria?


Il motivo principale è che, molto probabilmente, rimarranno ancora una volta esclusi dal governo. Sono le terze elezioni in cui, pur ottenendo il maggior numero di voti, i radicali non riescono a raggiungere il traguardo che si erano proposti, mettendo insieme le politiche del 2003, le presidenziali del 2004 ed il voto del 21 gennaio 2007. Questa situazione è frustrante sia per il partito che per i suoi elettori, e credo che alla lunga porterà ad una perdita della sua popolarità. In queste elezioni si è visto che il Partito Radicale non riesce a mobilitare altre forze oltre al suo elettorato tradizionale, ed infatti l’alta affluenza ha significato un miglior risultato per i partiti democratici, mentre i radicali sono rimasti al palo. Per finire, non bisogna dimenticare che il Partito Radicale perde posizioni in parlamento, passando da 82 a 81 deputati. Quasi tutti i sondaggi davano per spacciato il Partito Socialista Serbo, orfano di Milosevic, che invece è riuscito a superare la soglia di sbarramento al 5% e ad entrare in parlamento.


A cosa è dovuta la capacità di sopravvivenza di questa formazione politica?


Il partito socialista, effettivamente, ha avuto un risultato molto migliore del previsto, pur correndo con due handicap non indifferenti. Il primo è l’aver rinunciato all’eredità di Milosevic, operazione politicamente rischiosa e che poteva portare all’esaurimento del suo elettorato tradizionale, il secondo la presenza alle elezioni della coalizione “Unione dei Pensionati Serbi-Partito Socialdemocratico”, che ha raccolto circa il 3% delle sue preferenze soprattutto tra i pensionati, pescando voti proprio in uno dei principali serbatoi elettorali del partito socialista. Nonostante ciò, il partito è riuscito a superare lo sbarramento, e credo che questo risultato sia dovuto soprattutto all’attenzione mostrata dal partito verso temi sociali, alla sua capacità di presentarsi come rappresentante degli esclusi dalla transizione, cosa che i radicali hanno saputo fare molto meno. Io non mi sorprenderei se in futuro, restando così le cose, molti voti iniziassero a passare proprio dal partito radicale a quello socialista. Venendo alla formazione del prossimo esecutivo, l’ipotesi ventilata dalla maggior parte degli analisti serbi e internazionali è quella di una coalizione DS-DSS, insieme a G17+.


Quali sono i principali problemi che i partiti di Kostunica e Tadic dovranno superare per giungere ad un accordo di governo?


Il vero problema è Kostunica, o meglio la sua volontà di voler restare primo ministro anche nel prossimo esecutivo. Se Kostunica insisterà nel voler essere premier, prevedo colloqui molto tesi, che potrebbero anche fallire. Infatti, non vedo come i democratici possano rinunciare a guidare il governo, dopo che le elezioni li hanno portati ad essere il primo partito di questa possibile coalizione. Se invece Kostunica si farà da parte, puntando a restare leader del suo partito, a fare il ministro o a candidarsi per le prossime elezioni presidenziali, che si terranno entro la fine di quest’anno, credo che un accordo potrà essere raggiunto molto in fretta.


Presto dovrebbero iniziare in Serbia le privatizzazioni di molte importanti società pubbliche. Ci potrebbe essere uno scontro anche per assumere il controllo di questo processo?


Anche questo è un tema delicato, che può senz’altro portare a tensioni. Gestire le privatizzazioni, o almeno l’inizio di questo processo, è proprio uno dei principali incentivi a partecipare al prossimo esecutivo. Si parla innanzitutto di privatizzare la Naftna Industrija Srbije, compagnia petrolifera il cui valore è stato recentemente stimato intorno ai sei miliardi di euro, ma anche la Elektrodistribucija, società di distribuzione elettrica, le ferrovie e la Telekom Srbija. Si tratta di una torta enorme, e chi ne controlla la privatizzazione può aspettarsi sicuramente dei grossi benefici.


D’altra parte però far parte di questo esecutivo vuol dire avere a che fare con la questione del Kosovo…


Questa è l’altra faccia della medaglia. Quale che sia la proposta finale di Ahtisaari, questa non sarà affatto favorevole alla Serbia, e chi si troverà a governare con questa patata bollente tra le mani avrà non pochi problemi a gestire gli sviluppi della situazione. Può essere letta in questa prospettiva la dichiarazione del leader dei radicali Nikolic nella notte elettorale, quando ha detto: “Non ci vediamo nel governo che verrà creato dopo queste consultazioni, ma vorremmo essere in quello che lo seguirà”. Nikolic ha invitato i propri elettori alla pazienza, perché è convinto che la soluzione della questione kosovara sarà così negativa per la Serbia che porterà il prossimo governo a fondo, dandogli la possibilità di una vittoria schiacciante alle prossime elezioni. E’ questa la loro strategia, e io credo che rigetterebbero un’eventuale proposta di alleanza da parte di Kostunica, anche nel momento in cui questa dovesse essere davvero messa sul tavolo.


Ma esiste davvero questa possibilità? Sul serio Kostunica potrebbe orientarsi verso una coalizione con i radicali, in quello che dall’esterno sembrerebbe un vero suicidio politico, almeno per quanto riguarda la sua credibilità internazionale?


Sì, è possibile, soprattutto se si trova costretto da un mancato accordo con i democratici e senza alternative. Ci sono almeno tre motivi per cui Kostunica potrebbe prendere in considerazione una coalizione con i radicali. Il primo è quello, già menzionato, di poter gestire i processi di privatizzazione. Il secondo è la volontà politica di proteggere e allo stesso tempo controllare i servizi di sicurezza, proprio quei servizi che non vogliono le riforme, che non vogliono l’arresto di Mladic e che non vogliono che vengano presi gli assassini di Djindjic. Alcuni dei personaggi dell’entourage di Kostunica, come Rade Bulatovic, capo dei servizi, sono stati direttamente implicati nelle indagini sull’omicidio di Djindjic, e potrebbero forzare il leader del DSS a rimanere al potere a tutti i costi, anche a quello di un’alleanza con i radicali, pur di continuare a godere di una qualche forma di protezione. L’ultimo motivo riguarda il desiderio di Kostunica di affrontare in prima persona il processo di definizione del destino del Kosovo, tema che gli è caro più di ogni altro. A Kostunica riesce difficile vedersi escluso dal posto di comando proprio nel momento in cui viene deciso il futuro assetto della regione. A proposito di Kosovo, l’annuncio delle proposte sullo status finale della regione verranno presentate da Ahtisaari il 2 febbraio, proprio nel bel mezzo delle consultazioni per la formazione del nuovo esecutivo.


Pensi che questo possa avere un effetto destabilizzante sui colloqui per creare la nuova coalizione di governo?


Forse, ma credo di no. Ad essere presentato, infatti, non sarà il piano dettagliato sul destino del Kosovo, ma probabilmente una serie di proposte non troppo definite. A quel punto, quasi sicuramente, la diplomazia internazionale inizierà un processo di discussione delle proposte presentare da Ahtisaari, operazione che richiederà vari mesi, e che quindi dovrebbe dare il tempo di portare avanti le consultazioni e di formare il governo in un clima relativamente tranquillo.


Tornando alle operazioni di voto, né i partiti in lizza né i numerosi osservatori internazionali hanno denunciato irregolarità sostanziali. Credi che questo sia l’inizio di un nuovo clima politico in Serbia?


Il processo elettorale è stato, nel suo complesso, impeccabile, fatto sottolineato dai molti osservatori dell’Osce con cui ho avuto modo di dialogare. Da questo punto di vista siamo davvero di fronte ad un cambiamento di importanza epocale per il paese, e credo si possa affermare che i partiti del blocco democratico si sono dimostrati, in questa occasione, degli ottimi organizzatori della competizione elettorale. Rimane naturalmente da verificare cosa succederebbe in eventuali prossime elezioni organizzate dei radicali che, ricordiamo, durante il regime di Milosevic sono stati complici di numerosi brogli e irregolarità.




Relazione-Intervista di Dusan Pavlovic, docente alla Facoltà di Scienze Politiche di Belgrado, tra i più autorevoli analisti politici in Serbia.




Gli orrori della Seconda Guerra Mondiale...per non dimenticare, per non ripetere gli stessi errori!!!

Dresda - Poco dopo le 22 della notte fra il 13 e il 14 febbraio 1945, un gruppo di Pathfinder (battistrada), cioè bombardieri impegati per indicare i bersagli, sorvola la città lasciando cadere nugoli di bengala. La città è illuminata a giorno, alle 22,15 i portelloni dei vani bomba di 245 quadrimorori lancaster si spalancano e mollano quasi simultaneamente il loro carico di morte. Cade un tappeto di bombe da 2000 kg l'una; il loro compito è preparare il terreno alle bombe che seguiranno. Subito dopo viene un ondata di ordigni al fosforo, al napalm, alla termite, in grado di sviluppare temperature di migliaia di gradi seguita da una seconda ondata peggiore della precedente. Quella notte si muore di mille morti, una più atroce dell'altra. Si è dilaniati dalle esplosioni, schiacciati dai muri che crollano, carbonizzati negli incendi delle case. Di più: si muore in maniera più "raffinata". Per mancanza di ossigeno, combusto dal furore degli incendi, arsi dagli schizzi di fosforo che si appiccica adosso e non si può togliere ne spegnere, ustionati dal catrame della strade che a causa del calore si è fuso e bolle come acqua. Si muore di feuersturm: un curiosissimo fenomeno dove l'altissima temperatura che si viene a creare brucia tutto l'ossigeno presente nel centro cittadino creando un immenso vuoto, questo richiama aria fresca e ricca di ossigeno dalla campagna, generando venti che alimentano gli incendi. Nei rifugi migliaia di esseri umani sono arrostiti senza che il fuoco li tocchi. Chi si salva dal fuoco è annientato dall'ossido di carbonio. Dresda divamperà ancora per 4 giorni e 4 notti consumata da un incendio inestinguibile che ridurrà (e non è un modo di dire) 20 km quadrati in cenere.; i supestiti tentano di portare soccorrsi, ma in molti casi, la cosa più pietosa da fare è dare il colpo di grazia a esseri informi che di umano non hanno più neanche la voce. L'inutile incursione terroristica su Dresa, città inerme e priva di obbiettivi militari o strategici, ha fatto secondo una stima prudente 300.000 morti. Le due bombe atomiche di Hiroshima e di Nagasaki ne faranno insieme meno di 150.000!!!


Fonte: http://orematt.splinder.com/

FOIBE CARSICHE: 10 FEBBRAIO, LA GIORNATA DEL RICORDO!!!


NON DIMENTICHIAMO LE TANTE VITTIME ITALIANE CHE DURANTE E DOPO LA SECONDA GUERRA MONDIALE SONO STATE OGGETTO DEI SOPPRUSI, DELLE ANGHERIE E DELLA CRUDELE PULIZIA ETNICA MESSA IN ATTO DAI PARTIGIANI COMUNISTI DEL MARESCIALLO TITO...CRIMINI COMMESSI ALL'OMBRA DELLA FALCE E MARTELLO, DELLE STELLE E DELLE BANDIERE ROSSE YUGOSLAVE...E' RISAPUTO CHE ALL'ORRENDO MASSACRO PARTECIPARONO DIVERSI COMBATTENTI ITALIANI APPARTENENTI ALLE BRIGATE PARTIGIANE COMUNISTE CHE MILITAVANO SULLE MONTAGNE DEL NORD-EST ITALIA AI CONFINI CON LA SLOVENIA, CERTO NON TUTTI I PARTIGIANI ITALIANI FURONO COMPLICI DELLA BARBARIE, MA TANTI SI MACCHIARONO DELL'ORRENDO DELITTO DEL FRATRICIDIO!!! COLLABORARONO CON I SOLDATI TITINI SOGNANDO LA RIVOLUZIONE BOLSCEVICA IN ITALIA PER IL DOPO-GUERRA AD IMITAZIONE DELL'ALLORA UNIONE SOVIETICA STALINIANA!!! PACE E SERENITA' ALLE ANIME DEI POVERI DEFUNTI MASSACRATI, MARTIRI DELL'ITALIA DISASTRATA DEL 1943...ONORE AI CAMERATI DI OGGI, PORTATORI DEL SANO IDEALE DI AMOR DI PATRIA!!! W L'ITALIA...W LA LIBERTA'...W LA-DESTRA...

Berlusconi rilancia: “Pensiamo a governare!"

Tratto da Il Tempo: Berlusconi rilancia. Veltroni va da solo, il Cavaliere vuole fare di più. Andare oltre. «Non dobbiamo pensare solo a vincere, ma a governare. E governare bene» […] spiega a Francesco Storace, Daniela Santanchè e Teodoro Buontempo che riceve in serata. Prima li tranquillizza e fa capire che l’ipotesi di sole quattro liste, soltanto quelle dei soci fondatori del centrodesra(FI, An, Udc e Lega), non è in campo: «Non esiste». E sposta l’attenzione: «Non è quello il punto. Dobbiamo pensare al dopo. Non voglio più le fibrillazioni che abbiamo avuto l’altra volta». Sotto sotto, il Cavaliere non lo dice ma immagina una coalizione nella quale An e Udc sono meno forti, meno capaci di condizionare l’esecutivo. Quella che vive Berlusconi è una sorta di «sindrome Follini», il ricordo di quelle giornate passate a rispondere a ogni minima battuta, sempre velenose, dell’allora segretario Udc. Le discussioni estenuanti sul modo e sui tempi della riduzione delle tasse, il continuo mettere in discussione il contratto con gli italiani firmato in diretta tv da Bruno Vespa. No, mai più. Il Cavaliere pensa ad una dozzina di disegni di legge, già scritti e belli che pronti, da presentare agli alleati. Chi ci sta, bene, ha l’obbligo di sottoscrivere pubblicamente. Altrimenti si va avanti lo stesso. Per questo non si esclude nulla. «Possiamo anche immaginare una lista unica, del Popolo delle Libertà», spiega al primo alleato che vede dopo la morte di mamma Rosa. Già, la mamma. Non è un fatto secondario. Certo, Berlusconi ha fatto di tutto in questi giorni per mostrarsi sereno e fingere di andare avanti come se nulla fosse successo. In privato non è così. «Non ho dormito in queste ultime notti», racconta. Poi si torna a parlare di politica. Si fanno ipotesi, ipotesi su ipotesi. L’indicazione è quella di presentarsi agli italiani con un chiaro segno di unità. Oggi a maggior ragione dopo l’uscita di Veltroni che «yes, we can» («sì, noi possiamo») ha annunciato la corsa solitaria. E certo il centrodestra non può rispondere con venti liste. Si pensa a semplificare. Viene rispolverata la vecchia soluzione dei quattro soci fondatori affiancati da una lista con tutti gli altri dentro sotto la dicitura «Berlusconi presidente». Oppure anche la lista Popolo delle Libertà, da affiancare alle altre. In questo senso spinge Michela Vittoria Brambilla, che sventola sondaggi per i quali il valore aggiunto dei suoi Circoli sarebbe del 5-6 per cento. Forse anche più se si considera che potrebbero pescare in un elettorato di delusi del centrosinistra. Insomma, siamo in una fase di studio. Si cercano schemi diversi. Si pensano le varie formazioni da proporre in campo, come sfruttare al meglio, nelle pieghe della legge elettorale, il modo per affondare gli avversari. E di avere un Parlamento fedele, una maggioranza compatta. Proprio per questo è stato delegato un gruppo ristretto di Forza Italia che, a via dell’Umiltà, ha il compito preciso di mettere a punto tutte le soluzione, di andare avanti facendo proiezioni con i sondaggi. Si tratta di incontri interlocutori. Berlusconi non ha ancora scoperto le carte della sua campagna elettorale. Lo farà più avanti, ha sempre fatto così. Le idee migliori le ha sempre tirate fuori nel finale. Ma le linee guida, quelle sì, sono chiare. O si è con lui o sarà difficile trovare spazio nel prossimo Parlamento.
Molta Fantasia - (di Francesco Storace): I giornali si sbizzarriscono a raccontare la chiacchierata di ieri con Berlusconi, con me, Daniela e Teodoro. Molto semplicemente, gli abbiamo detto che La Destra è pronta a combattere con la propria lista, che non chiediamo ospitalità in liste altrui. Berlusconi conosce chi siamo e sa da chi si deve guardare. Domenica, da Trieste, si parte.


Fonte: http://www.ladestra.info/

FOIBE...PER NON DIMENTICARE!!!

Durante la Seconda Guerra Mondiale, all'indomani del 1943 nelle terre Istriane e Dalmate in Croazia e Slovenia, le truppe Comuniste del Maresciallo Tito iniziano ad effettuare una vera e propria pulizia etnica a danno dei cittadini Italiani che risiedevano da decenni in quelle zone, gli Italiani furono cacciati dalle loro case e dalle loro terre, uccisi, torturati, umiliati...300MILA Italiani gettati per la maggior parte vivi dentro le foibe carsiche...per non dimenticare che anche il Comunismo fù un regime sanguinario e per certi versi anche peggiore di quel Fascismo che condannava quegli stessi Italiani ad un'unica sentenza di morte da parte dei partigiani Titini!!!

ITALIA-CINA

ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!