Hirohito imperatore del Giappone dal 1926 al 1989, è nato a Tokyo nel 1901. Ha svolto un ruolo importantissimo nel Giappone moderno, anche sul piano simbolico, perché è stato l'ultimo sovrano a essere ritenuto l'incarnazione della divinità (in ossequio alle credenze della fede scintoista), seppure questa credenza sia stata ritenuta valida solo durante i primi anni di regno. Un'altra peculiarità che segna per così dire la sua modernità e il suo essere un punto di svolta nel costume e nella mentalità del Sol Levante è l'esser stato il primo principe giapponese ad allontanarsi dal territorio nazionale, dopo che, nel 1921, ebbe modo di visitare l'Europa. La sua infanzia è contrassegnata da rigore e disciplina, tanto che a fianco degli studi tradizionali è forgiato dai tutori attraverso la pratica militare. Ben presto, a soli vent'anni, viene nominato reggente, a causa soprattutto delle condizioni di salute del padre, che versava in uno stato di malattia cronica. Copre questo ruolo fino al 1926, fino a che sale finalmente al trono. Chiama il suo regno "Showatenno" (che si può tradurre con le parole "era della brillante armonia"). Inoltre, solo l'anno precedente era convolato a nozze: il primo figlio (un maschio), destinato a succedergli, verrà alla luce nel 1933. Fedele alla sua educazione militare, il primo ventennio del suo regno è lasciato nelle mani di un'élite militare, con la grave conseguenza che all'interno di essa si scatenano inevitabilmente forze ed interessi non proprio chiari e cristallini. Anzi, il desiderio espansionistico con cui questa classe dirigente contrassegna la politica giapponese porterà dritti dritti ad un sanguinoso conflitto con la Cina della durata di quasi dieci anni (dal 1937 al 1945). In seguito, poi, il Giappone si vedrà coinvolto nel ben più grave conflitto mondiale, fino a subire la tragica sconfitta per mezzo della bomba atomica sganciata dagli americani. Infatti, il Giappone si era alleato con la potenza nazista creata da Hitler, nella speranza di diventare una costola del Reich nel cuore dell'Oriente e così dominarlo. All'interno di questi sanguinosi eventi, si profilano finalmente con decisione le prime iniziative concrete di Hirohito. Schoccato dalla controffensiva atomica, con il Giappone in ginocchio e piegato nel suo orgoglio, nell'agosto 1945 interviene personalmente per indurre il governo ad accettare la dichiarazione di Potsdam per la resa incondizionata. Una volta ottenuto questo importante consenso, per la prima volta si rivolge alla popolazione attraverso la radio, allo scopo di comunicare che il Giappone si era arreso incondizionatamente agli Alleati. In seguito alla resa, Hirohito collabora attivamente con le forze nemiche di occupazione, trasformando il paese in una nazione democratica. E' il 1° gennaio 1946 quando nega pubblicamente il carattere divino della propria autorità, mentre l'anno dopo promulga la nuova Costituzione, che istituisce una monarchia costituzionale. Il suo ruolo viene così limitato a funzioni quasi esclusivamente cerimoniali, ma l'imperatore si impegna comunque a fondo per restaurare il prestigio della casa imperiale, largamente compromesso dall'alleanza con i militari. Il suo comportamento, preso nel suo complesso, gli vale la benevolenza degli Alleati, che rinunciano a citarlo in giudizio durante i processi per crimini di guerra del 1946-1948, sebbene fosse indirettamente coinvolto nei piani bellici giapponesi. Non viene invece risparmiato il generale Tojo Hideki (primo ministro in epoca di guerra), che, dopo regolare processo, viene riconosciuto colpevole e condannato a morte. Per ristabilire definitivamente la propria immagine, rinsaldandola a livello popolare e cercando di contribuire alla pace sociale, Hirohito e la moglie intensificano i contatti con la popolazione giapponese e, nel decennio tra il 1970 e il 1980, la coppia imperiale viaggia in Europa occidentale e negli Stati Uniti effettuando visite diplomatiche all'insegna dell'amicizia e della riconciliazione. Uomo colto e dai molteplici interessi, l'imperatore si dedicava non saltuariamente allo studio della biologia marina, ricevendo anche notevoli riconoscimenti per le sue ricerche nel settore. Muore il 7 gennaio 1989 circondato da grandi onori e avendo riconquistato la stima del suo popolo.
"La Politica è una cosa difficile, talvolta terribile, ma tuttavia umana! Anche nella Politica ci deve essere il disgusto, la pulizia! Non ci si può sporcare di fango, nemmeno per un'idea alta!" (Boris Eltsin - "Il diario del Presidente")
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