Ruhollah M. Khomeini, l'imam che guidò la rivolta degli sciiti iraniani contro lo scià Reza Pahlevi, era nato nel 1902. Studiò nella città santa di Qom e assistette alla profanazione della moschea di Fatima ad opera del fondatore della stessa dinastia dei Pahlevi, Reza Khan, nel 1927. Contrastò sempre con molta forza l'occidentalizzazione e il conseguente "ammodernamento" dell'Iran, che provocava gravi problemi sociali. Tutto ha inizio nel 1935, quando lo Scià Reza Shah accusato di germanofilia, e dopo avere coinvolto il Paese nella seconda guerra mondiale, abdicò in favore del figlio Mohammad Reza, ritirandosi di fronte alla duplice occupazione anglo-russa. Cessata l'occupazione, l'Iran ebbe inizialmente una ripresa costituzionale e di libertà democratiche, subito soppresse però da Mohammad Reza. Ma una sorta di unanimità nazionale si costituì sul problema dell'indipendenza economica, culminata nella nazionalizzazione del petrolio e nel conflitto con la Gran Bretagna (1950-51). La vittoria ottenuta dal primo ministro M.H. Mussadeq (1951/53) con l'estromissione degli inglesi apriva nuove possibilità. Una grave crisi politica generata dal contrasto tra lo scià e il primo ministro si concluse nella primavera del 1953 con la caduta di Mussadeq: lo scià Mohammad Reza cominciò così ad assumere un ruolo sempre più attivo nell'amministrazione dello stato grazie al cospicuo aiuto finanziario degli stati Uniti, in modo che l'Iran fu posto in condizioni di superare le gravi difficoltà finanziarie, poi ancor più sistemate grazie agli introiti derivanti dal petrolio. Nel complesso, dunque, si può dire che a quell'epoca l'Iran aveva senza dubbio un orientamento decisamente filo-occidentale. Per altri versi, però, i cambiamenti avvenuti nella società iraniana erano del tutto insoddisfacenti. Ad esempio, la sperequazione sociale tendeva ad aumentare, escludendo dai profitti non solo gli strati popolari e la classe operaia, ma anche i ceti medi, professionisti e commercianti, già privati dell'accesso a qualsiasi forma di potere decisionale. A tutto ciò faceva riscontro una durissima repressione sulla vita culturale e politica del Paese da parte dello Scià. A partire dal 1977 si verificò una forte crescita del movimento di opposizione al regime, la cui direzione venne rapidamente conquistata dai religiosi sciiti dell'Ayatollah Khomeini che, a seguito della sua attività di opposizione era stato precedentemente arrestato ed espulso. Trovato rifugio in Francia, da lì continuava a produrre discorsi che poi faceva pervenire nel suo Paese, a sostegno di coloro che, dall'interno, lottavano contro il regime dispotico dei Pahlevi. Nell'autunno 1978, nonostante sanguinose repressioni, lo scià si vide costretto a lasciare l'Iran mentre l'esercito si disgregava. Nel 1979 lo scià venne definitivamente deposto e Khomeini poté così insediare una Repubblica islamica. Il suo ritorno fu salutato da esplosioni di gioia tra gli sciiti. L'ayatollah nominò un governo provvisorio e assunse la direzione effettiva del Paese. Il 1° aprile, a seguito di referendum, fu proclamata la Repubblica Islamica dell'Iran e in dicembre un altro referendum approvò una nuova costituzione che prevedeva una guida religiosa del paese (tale carica fu attribuita a vita a Khomeini). Intanto, nel settembre 1980 l'Iraq diede inizio alle ostilità contro l'Iran, riaprendo antiche questioni territoriali. L'offensiva venne bloccata e diede origine ad un sanguinoso conflitto terminato solo nel 1998. All'interno del Paese, intanto, le elezioni del 1980 videro la vittoria del Partito repubblicano islamico (PRI). Le elezioni legislative del 1984 sancirono il carattere di stato a partito unico ormai assunto di fatto dall'Iran, ma nel 1987 anche il PRI veniva sciolto dall'Ayatollah Khomeini, che dichiarava esauriti i suoi compiti. Dal 1988 pertanto, le elezioni videro la partecipazione di candidati non più legati a vincoli di partito, anche se facenti parte a gruppi e correnti diverse nell'ambito del regime islamico. Le elezioni presidenziali dell'agosto 1985 confermarono capo dello stato Ali Khamenei (eletto per la prima volta nel 1981); nel 1989 questi succedeva a Khomeini, morto in giugno, quale guida religiosa del Paese, e, alla presidenza della Repubblica, veniva eletto A. RafsanJani. Una riforma costituzionale, approvata tramite referendum nello stesso anno, aboliva la carica di primo ministro e rafforzava i poteri presidenziali. I negoziati di pace tra Iran e Iraq, avviati dopo il cessate il fuoco dell'agosto 1989, rimasero di fatto bloccati fino all'agosto 1990, quando la crisi internazionale apertasi con l'occupazione del Kuwait da parte dell'esercito iracheno induceva Baghdad a riconoscere la sovranità iraniana su alcuni territori. Ciò consentì la riapertura di relazioni diplomatiche fra i due paesi nel settembre del 1990. A partire dal 1997 la carica di presidente della Repubblica è ricoperta da Mohammad Khatami.
Fonte: http://biografie.studenti.it e per approfondimenti andare su http://it.wikipedia.org/wiki/Ruhollah_Khomeyni
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