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venerdì 31 agosto 2012

Mentre il Governo Monti prende tempo sulla grave situazione in Sardegna, sul problema della probabile chiusura delle miniere di carbone e la perdita di migliaia di posti di lavoro, nessuno ricorda mai le opere buone del passato regime Fascista Italiano! Nessuno ricorda le centinaia di città costruite dal nulla come la stessa Carbonia, fondata dal Duce Benito Mussolini nel 1938 o di tante altre bonifiche delle zone paludose d'Italia, migliaia di fabbriche costruite e zone industriali edificate, le centinaia di migliaia di posti di lavoro creati dal Fascismo in 20 anni! Proprio dove lavorano i minatori della Sulcis, da quasi 80 anni migliaia di famiglie hanno vissuto dignitosamente grazie alla grande opera realizzata in Sardegna nel 1938!

18 DICEMBRE 1938 - SARDEGNA (ITALIA)

Carbonia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
bussola Disambiguazione – Se stai cercando il composto del carbonio, vedi Carbonia (composto).
Carbonia
comune
Carbonia – Stemma Carbonia – Bandiera


Carbonia – Veduta
Dati amministrativi
Stato bandiera Italia
Regione Sardegna – stemma Sardegna
Provincia Carbonia-Iglesias – stemma Carbonia-Iglesias
Sindaco Giuseppe Casti (PD) dal 16/05/2011
Territorio
Coordinate 39°9′0″N 8°31′0″ECoordinate: 39°9′0″N 8°31′0″E (Mappa)
Altitudine 111 m s.l.m.
Superficie 145,63 km²
Abitanti 29 764[1] (31-12-2010)
Densità 204,38 ab./km²
Frazioni Aquas Callentis, Bacu Abis, Barbusi, Barega, Caput Aquas, Cannas, Corongiu, Cortoghiana, Cuccuru Suergiu, Domu Beccia, Flumentepido, Funtanona[2], Genna Corriga, Genna Gonnesa, Is Gannaus, Is Meis, Medadeddu, Medau Desogus, Medau Brau, Medau Is Arrius, Medau Is Fenus, Medau Is Fonnesus, Medau Is Garaus, Medau Is Lampis, Medau Is Peis, Medau Is Serafinis, Medau Is Toccus, Medau Piredda, Medau Rubiu, Medau Su Conti, Miniera di Cortoghiana, Piolanas, Seddargia, Serbariu, Sirai, Sirri, Tanas, Tanì
Comuni confinanti Gonnesa, Iglesias, Narcao, Perdaxius, Portoscuso, San Giovanni Suergiu, Tratalias
Altre informazioni
Cod. postale 09013, 09010
Prefisso 0781
Fuso orario UTC+1
Codice ISTAT 107003
Cod. catastale B745
Targa CI
Cl. sismica zona 4 (sismicità molto bassa)
Cl. climatica zona C, 922 GG[3]
Nome abitanti carboniensi o carboniesi
Patrono san Ponziano
Giorno festivo giovedì successivo alla seconda domenica di maggio
Localizzazione
Carbonia è posizionata in Italia
Carbonia
Posizione del comune di Carbonia nella provincia di Carbonia-Iglesias
Sito istituzionale
Carbonia ascolta[?·info] (IPA: [karˈbɔni̯a][4], Carbònia o Crabònia[5] in sardo) è un comune italiano di 29.764 abitanti capoluogo, con Iglesias, della provincia di Carbonia-Iglesias, in Sardegna.
Principale centro abitato del Sulcis[6][7][8][9][10][11], Carbonia è l'ottava città per numero di abitanti in Sardegna[1], nonché la più popolosa della provincia[1] e in generale dell'intero sud-ovest sardo. Il centro nacque negli anni trenta del Novecento a circa 65 km a ovest di Cagliari per ospitare le maestranze impiegate nelle miniere di carbone che furono avviate in quegli stessi anni nel territorio dal regime fascista, per sopperire alle necessità energetiche dell'Italia negli anni dell'autarchia. In particolare Carbonia, il cui nome indica letteralmente il luogo o la terra del carbone a testimonianza della sua vocazione mineraria[12], fu costruita a ridosso della miniera di Serbariu, sostituendo l'omonimo comune ottocentesco, il cui borgo è ora completamente inglobato come rione sud-orientale della città.
Terminata l'epopea mineraria, Carbonia è diventata centro di servizi per il territorio, basando la sua economia principalmente sul settore terziario[12] e sull'industria[12], grazie alla vicina area industriale di Portovesme, nel Comune di Portoscuso.

Indice

Geografia fisica

Territorio


Il monte Rosmarino visto da monte Leone.
Carbonia è uno dei principali centri urbani presenti nel sud-ovest della Sardegna. La città è situata nella storica regione del Sulcis[6][7][8][9][10][11], precisamente nella parte settentrionale, denominata Alto Sulcis, in passato a vocazione mineraria. Carbonia si trova a circa 65 km a ovest di Cagliari, in un'area un tempo paludosa, bonificata durante la costruzione della nuova città negli anni trenta del Novecento.

Orografia

La morfologia del territorio è in buona parte di bassa collina e pianura, con rilievi di altitudine modesta (tra i quasi 500 metri del colle più elevato del Comune a circa una decina di metri, la zona più bassa del territorio comunale), che nonostante ciò vengono impropriamente denominati monti, tra cui monte Sirai (da cui si può ammirare un panorama sulla laguna di Sant'Antioco e sull'arcipelago del Sulcis (isole di Sant'Antioco e di San Pietro), monte Tàsua, monte Crobu, monte San Giovanni, monte Leone e monte Rosmarino. Il colle più elevato nel comune è il monte San Michele Arenas (in sardo Santu Miali), alto 492 m s.l.m.. Su questo colle, dove si può ammirare un vasto e notevole panorama di buona parte del territorio sulcitano costiero e montano, nei pressi dei ruderi della chiesetta di San Michele (ormai scomparsa e forse di origine bizantina), il ricercatore nonché generale Alberto La Marmora pose nel 1839 un punto geodetico[13] centrale e principale per la Sardegna sud-occidentale con collegamenti maggiori (a nord con il monte Linas, a sud-est con Punta Sebera, a sud con Capo Teulada, a sud-ovest con l'isola del Toro e ad ovest con Guardia dei Mori nell'isola di San Pietro) e altri collegamenti minori con altri punti del territorio.
I monti, o meglio i colli, di maggiore rilievo presenti nel territorio comunale carboniense, secondo l'altitudine, sono i seguenti:
  • Monte San Michele Arenas (in sardo: Monti Santu Miali) m. 492
  • Monte Tàsua (cioè alaterno, albero del tasso) m. 454
  • Monte Cuccu Marrocu m. 408
  • Monte San Giovanni (in sardo: Monti Santu Giuanni) m. 332 (in parte nel territorio di San Giovanni Suergiu)
  • Monte Onixeddu (o Donixeddu, cioè Donicello) m. 329
  • Monte Corona Sa Craba (cioè recinto di pietra della capra) m. 328
  • Monte Lurdagu Mannu (cioè grande acquitrino o pantano) meglio conosciuto come Monte Leone m. 280
  • Monte Cannas m. 241
  • Monte Crobu (già conosciuto come monte Corvo) m. 217
  • Monte Lisau (significa smirnio o macerone, erba selvatica) m. 215
  • Monte Sirai m. 191
  • Monte Rosmarino m. 154
  • Perda Asua de Pari (significa pietra sopra assieme) m. 101 (in parte nel territorio di San Giovanni Suergiu)

Idrografia


L'alveo del rio Santu Milanu con sullo sfondo i monti Crobu (a sinistra) e San Giovanni (a destra)
La città è attraversata a sud dal rio Santu Milanu e ad est dal suo affluente rio Cannas (che significa rivo delle Canne), due corsi d'acqua a carattere torrentizio, come la prevalenza dei corsi d'acqua nel territorio carboniense, i cui alvei (canalizzati vicino al centro abitato) sono in secca per buona parte dell'anno, e che sfociano nella laguna di Sant'Antioco. Il rio Santu Milanu o Millanu (che significa rivo San Gemiliano o Emiliano, santo del I o II secolo d.C., originario di Cagliari, venerato nella Sardegna meridionale) era denominato nelle carte catastali dell'Ottocento riu Bau Baccas (rivo Guado delle Vacche). Ad essi si aggiunge il rio Flumentepido (che significa rivo del Fiume Tiepido perché passa vicino alle sorgenti ipotermali di Aquas Callentis, toponimo sardo che significa Acque Calde), che scorre poco più a nord all'esterno del centro urbano di Carbonia, e che attraversa alcune delle frazioni dello stesso comune. Sgorga e scorre per un breve tratto nel territorio comunale (vicino ad alcune miniere abbandonate) anche il rio Cixerri (che significa cernita o cernitura, attività di scelta e separazione dei minerali svolta inizialmente nei corsi d'acqua all'aperto, poi in appositi reparti all'interno di strutture minerarie), il quale termina sfociando poi nello Stagno di Cagliari.
I corsi d'acqua di maggiore rilevanza per lunghezza nel territorio carboniense sono i seguenti:
  • Rio Cixerri (attraversa diversi comuni dell'omonima valle dell'Iglesiente), il suo corso è lungo circa 40 km.
  • Rio Ariena
  • Rio Cannamenda
  • Rio Troncia
  • Rio Flumentepido (attraversa anche il territorio di Portoscuso), il suo corso è lungo circa 12 km.
  • Rio Cannas, il suo corso è lungo circa 5 km.
  • Rio Garamatta
  • Rio Macquarba (attraversa anche il territorio di San Giovanni Suergiu)
  • Rio Santu Milanu (attraversa anche il territorio di San Giovanni Suergiu), il suo corso è lungo circa 10 km.

Sismicità

Clima

Il clima è di tipo mediterraneo caratterizzato da inverni umidi e piovosi, ed estati non eccessivamente calde[15]. In generale il territorio è influenzato dai venti, che sono quasi sempre presenti; in particolare predomina il maestrale (da Nord-Ovest) che ha l'effetto di mitigare la calura estiva ma nel periodo autunno-primavera non di rado provoca parecchi danni per la sue forti raffiche, che possono tranquillamente superare i 100 km/h.

Storia

Il periodo antecedente la fondazione della città

Dal periodo preistorico fino al dominio spagnolo

Pur essendo la città di Carbonia una delle più giovani d'Italia, il suo territorio, corrispondente a buona parte del dismesso bacino carbonifero del Sulcis, è ricco di numerose testimonianze preistoriche e storiche, relative alle civiltà e alle popolazioni presenti in questa zona della Sardegna. Nel territorio di Carbonia è attestata la presenza di una delle più antiche civiltà preistoriche della Sardegna, denominata di “Su Carroppu”, risalente al Neolitico Antico (VI millennio a.C. o 5700 – 5000 a.C.), che prende nome dall'omonimo riparo sottoroccia vicino all'antica borgata agro-pastorale di Sirri, a nord-est del centro urbano di Carbonia. Successivamente diverse civiltà preistoriche (partendo dal Neolitico Medio fino all'Età del Ferro) si affermano in questo territorio, documentate dai reperti archeologici in numerose grotte e in siti del comune, tra i quali si ricordano la “grotta dell'Ospedale", la “grotta di Barbusi", la grotta sepolcrale “Baieddus de Sa Sedderenciu” o grotta eneolitica di “Su Cungiadeddu de Serafini” a Tanì, la “grotta di Serbariu”, la “grotta di Polifemo”, la “grotta Sa Dom'e S'Orcu”, la grotta "Sa Turrita”, la “grotta della Campana”, la “grotta della Volpe”, le necropoli a domus de janas di “Cannas di Sotto”, “Cùccuru Su Cardolinu de Monte Crobu” e “Corona Maria” (a nord di Cortoghiana), la “valle Rio Anguiddas: Is Arrùs de Riu Anguiddas e S'Ega de Is Elmas” a ovest di Cortoghiana, i “siti abitativi di Barbusi – rio Flumentepido”, gli insediamenti del “poliambulantorio – valle rio Cannas”, la “grotta A.C.A.I. – valle Rio Cannas” e il riparo sottoroccia di “Coderra”.

Una delle domus de janas di Cannas di Sotto. La necropoli si trova all'interno del nucleo urbano della città, circondata da una zona residenziale
Del periodo nuragico è attestata la presenza di questa civiltà in diversi siti, alcuni di notevole importanza come il complesso del nuraghe "Sirai" (fortezza e abitato), tra i quali si ricordano i seguenti più importanti: il nuraghe "Mianu", il nuraghe "Mitzotus", il nuraghe "Paristeris", il nuraghe "Piliu", il nuraghe "Su Conti" nel casale “Medau Su Conti”, e altri ancora. Della successiva civiltà fenicia e punica è documentata la presenza nell'importante insediamento di monte Sirai, già nuragico e poi romano, e in altri siti minori presenti nel territorio comunale. La presenza della dominazione di Roma risulta documentata in numerosi siti archeologici minori del comune di Carbonia, e si riscontra nei reperti ritrovati in tombe e in luoghi abitati, costituite da ville in campagna e da mansiones (stazioni di posta) lungo la strada romana che da "Carales" (Cagliari) si dirigeva verso "Sulci" (l'attuale Sant'Antioco), che attraversava il territorio carboniense. Il periodo medioevale, in particolare giudicale, risulta documentato non solo da fonti storiche che citano località di questo territorio, ma soprattutto nelle vecchie chiese, presenti e relative alle antiche "biddas" (ville), oggi incluse nel comune di Carbonia, come l'antico monastero di Santa Maria di Flumentepido, la chiesetta di Santa Barbara di Piolanas, la chiesetta di Santa Lucia di Sirri, le rovine della chiesetta (di probabile origine bizantina) di San Michele, nell'omonimo colle, le rovine delle chiesette di Santa Maria di Barega, Santa Giuliana e di Santa Maria di Sirri, e, infine, le distrutte (e poi ricostruite in sito diverso) chiese parrocchiali di San Narciso di Serbariu e di Santa Maria delle Grazie di Barbusi. Durante il periodo del dominio pisano, e in quello successivo aragonese e spagnolo, il territorio oggi del Comune venne abbandonato a causa delle frequenti incursioni barbaresche provenienti dalle vicine coste sulcitane, come accadde nella maggior parte dei comuni della zona.

Dal periodo spagnolo fino ai primi decenni del secolo XX

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Bacino carbonifero del Sulcis.
Fra la fine del Seicento e il Settecento, nel periodo di transizione fra il dominio spagnolo e quello piemontese-sabaudo, l'odierno territorio carboniense e in generale quello sulcitano (territori facenti parte del Marchesato di Palmas , feudo all'epoca di proprietà prima dei Brondo e poi dei valenzani Bou Crespi) registra il ripopolamento, attraverso la nascita degli insediamenti rurali sparsi detti "furriadroxius" o "medaus", da parte di famiglie iglesienti e pastori (in genere barbaricini)[17] che, in transumanza in queste terre del Sulcis per diversi decenni, decisero di stabilirsi in questi luoghi, ritenuti in quel periodo finalmente più sicuri dopo l'abbandono causato soprattutto delle frequenti incursioni barbaresche provenienti dalle vicine coste nord-africane, ma anche dalle numerose pestilenze accadute, in Sardegna e in questo territorio (tra il 1347 e il 1348, nel 1375, nel 1403 e nel 1652), che decimarono la popolazione locale rendendo tutte le località quasi completamente disabitate. Proprio in questo territorio il generale e scienziato Alberto La Marmora fece la prima segnalazione ufficiale del carbone Sulcis, rinvenendo la sua presenza nel 1834 e nel 1846 in località "Cannamenda" (tra Monte Lisau e "Medau Brau" in zona Terra Segada, già in Comune di Gonnesa ora in quello di Carbonia), attraverso frammenti di carbone fossile, ma senza riuscire a localizzare gli affioramenti.
Ma è soprattutto grazie alla costituzione del comune di Serbariu, antico "boddeu" o borgata, staccatosi da Villamassargia nel 1853, e con la concessione di permessi di ricerca mineraria (come quello di Caput Aquas) che si ha una certa vitalità e vivacità economica in questa zona, grazie ad una nuova legge mineraria del 1840, entrata in vigore in Sardegna nel 1848 e modificata nel 1859, che prevedeva la separazione della proprietà del suolo da quella del sottosuolo. Fu invece Ubaldo Millo il vero scopritore del giacimento carbonifero di Bacu Abis nel 1851; così il 29 maggio 1853 furono affidate le tre concessioni carbonifere di Bacu Abis, di Terra'e Colu e di Fontanamare alla Società “Tirsi-Po” di Millo e Montani. Successivamente la concessione fu affidata all'ingegner Anselmo Roux, che nel 1873 costituì la Società Anonima Miniera di Bacu Abis. Tra la metà e la fine dell'Ottocento si registra una forte dinamicità economica in questo territorio dovuta alla scoperta di diversi giacimenti carboniferi (notevoli quelli della zona di Bacu Abis). Dal 1870, nel territorio del Sulcis-Iglesiente, i permessi di ricerca, che alla fine del 1861 erano alcune decine, salirono al centinaio con il raddoppio delle concessioni. Poi Angelo Roth, deputato di origine ebraica del collegio di Alghero, nel 1915 favorì provvedimenti governativi a favore della Società Anonima di Bacu Abis, che gestiva le miniere carbonifere nel Sulcis.
Seppur con andamento altalenante si ebbe un aumento delle ricerche minerarie e delle produzioni, specie carbonifere: in particolare per quel che riguarda il territorio dell'allora Comune di Serbariu la scoperta del rilevante giacimento di Nuraxeddu - Serbariu diede un grande impulso ulteriore alle attività minerarie già in crescita, soprattutto negli anni del regime fascista durante il periodo dell'autarchia, tanto da rendersi necessario non solo lo sviluppo di numerosi e importanti impianti estrattivi e produttivi, ma anche la costruzione di una nuova città mineraria, come Carbonia, e di altri due nuovi centri abitati carboniferi minori, come Bacu Abis e Cortoghiana.

Gli anni del carbone

La scoperta di grandi giacimenti carboniferi nel sottosuolo sulcitano portò nei primi decenni del Novecento all'apertura di varie miniere e a numerosi lavori di sondaggio per valutare l'eventuale apertura di nuovi pozzi grazie alle seguenti società carbonifere.

I due castelli dei pozzi della miniera di Serbariu, tra i simboli più rappresentativi di Carbonia.
Così il 9 dicembre 1933 a Trieste, nella sede dell'Arsa o Società Anonima Carbonifera Arsa (istituita nel 1919), nacque la Società Mineraria Carbonifera Sarda SpA, o semplicemente Carbosarda, per rilevare le miniere di carbone del Sulcis-Iglesiente, gestite dalla Società anonima miniere di Bacu Abis (costituita a Torino nel 1873 dall'ing. Anselmo Roux) con questa società già dichiarata fallita il 12 aprile 1933 per difficoltà finanziarie[18]). Guido Segre, alto esponente della comunità ebraica triestina e già presidente dell'Arsa, fu il primo presidente della Carbosarda. Poi il 9 giugno 1935 vi fu la comunicazione dell'istituzione del bacino carbonifero del Sulcis da parte di Benito Mussolini nella sua prima visita a Bacu Abis. Da tutto ciò ne consegue che il 28 luglio 1935 con R.D.L. n. 1406 si costituì l'A.Ca.I. (Azienda Carboni Italiani), con primo presidente sempre Guido Segre, che gestì il bacino carbonifero del Sulcis con la Carbosarda e quello minerario dell'Istria sud-orientale con la Carbo-Arsa o Arsa. Segre fu il vero artefice e dinamico presidente di tutte le società minerarie in attività sia nel bacino carbonifero sulcitano sia in quello istriano, costruendo due nuove città operaie di fondazione vicino alle miniere: Arsia e Carbonia.
Verso la fine del 1936 con il metodo dei sondaggi vi fu la scoperta del giacimento di carbone nella zona di Serbariu-Sirai, che si rivelò di un'enorme vastità, tanto che l'A.Ca.I. (Azienda Carboni Italiani), proprietaria dell'intero bacino carbonifero con la Carbosarda e in previsione di un'intensa attività estrattiva, propose al governo di costruire una città operaia vicino alle miniere e al porto di Sant'Antioco per il trasporto e l'imbarco del minerale. Il governo, condividendo la scelta dell'A.Ca.I., decise così di fondare una nuova città mineraria, da costruire al servizio della miniera e dei suoi lavoratori. Il nome scelto, Carbonia, denominazione futuristica che significa "terra o luogo del carbone" caratterizza questa volontà. Dal 1936 al 1947 nel Bacino carbonifero del Sulcis lavorarono fino a 18.000 lavoratori dipendenti A.Ca.I..
Fu così che nel 1937, nei pressi della miniera di Serbariu, iniziarono i lavori per l'edificazione di Carbonia, fortemente voluta dal regime fascista. Precisamente il giorno della fondazione del centro comunale viene fatto risalire al 9 giugno di quell'anno, anniversario della prima visita del capo del governo fascista, Benito Mussolini, al centro carbonifero di Bacu Abis (destinato a divenire frazione mineraria di Carbonia, molto simile ad Arsia, in Istria), avvenuta due anni prima nella stessa data (le due città, oltre all'altro centro minerario istriano di Albona, sono oggi gemellate). La rituale cerimonia della fondazione di Carbonia, con le tipiche celebrazioni del regime di quel periodo, si realizzò, in presenza delle diverse autorità civili, militari e religiose, con la posa della prima pietra e di un astuccio contenente una pergamena (con i nomi dei partecipanti al rito battesimale della nuova città) nel fosso delle fondamenta della torre Littoria, ora torre Civica, primo edificio costruito in città sul monte Fossone.
La costituzione del comune di Carbonia fu stabilita con Regio Decreto numero 2189 del 5 novembre 1937. Secondo l'articolo 1 del suddetto Decreto si prevede l'istituzione del comune di Carbonia con capoluogo nel villaggio minerario in località monte Fossone, la cui circoscrizione comprende l'intero territorio del comune di Serbariu (che fu soppresso), nonché alcune parti dei territori dei comuni di Gonnesa e di Iglesias. I lavori, costati circa 325 milioni di lire dell'epoca, vennero completati nel 1938, sebbene parecchi quartieri sarebbero stati costruiti negli anni successivi. I lavori si basarono sui progetti realizzati dall'ingegner Cesare Valle e dall'architetto Ignazio Guidi.
"Una città sorta dal nulla, ne sono orgoglioso"
Torre Civica Carbonia.jpg

« La città è sorta dal nulla, d'incanto. Queste cose mi emozionano, mi rendono orgoglioso. Sono le opere più belle. Pensa che da lì fuggivano tutti. C'era una malaria tremenda, morivano come mosche. Avevano terrore di vivere lì, invece ora ci corrono. Ho fatto dire a Starace quelle cose, perché dirle io era come chiamare gli applausi. Ho avuto molto entusiasmo, erano pieni di gioia, deliranti. Hanno apprezzato molto ciò che ho detto dei sardi. I bambini sono piccoli, patitini. Miglioreranno. »
Reduce dal viaggio inaugurale a Carbonia, Benito Mussolini esterna a Clara Petacci le proprie sensazioni che la donna del Duce annota nel suo diario in data 19 dicembre 1938[19].
E in una telefonata serale sempre alla Petacci aggiunge:

« Sono inquieto, perché sul giornale c'è scritto "l'autarchico carbone", mentre io ho detto "l'autentico carbone". È un significato completamente diverso. Ah! non ci sanno fare, sbagliano sempre tutto. »
Nell'immagine in alto: La torre Civica (torre Littoria durante il regime fascista). Originariamente era presente un balcone all'altezza del primo piano da cui Mussolini tenne il discorso inaugurale della città.
La data che è comunemente celebrata come l'anniversario della città è quella dell'inaugurazione che avvenne nella giornata nazionale della fede per la patria fascista (commemorazione introdotta dal 1935 con le donazioni delle fedi delle spose italiane), il 18 dicembre 1938, alla presenza di Mussolini in persona, il quale, nella sua seconda visita del bacino carbonifero del Sulcis, tenne un discorso inaugurale e propagandistico dalla torre Littoria in presenza di oltre cinquantamila persone, radunate nella centrale piazza Roma, a conclusione dei lavori di edificazione del centro urbano della città, la seconda a carattere minerario realizzata dal regime dopo Arsia. Seguì poco dopo un riconoscimento per Carbonia con l'attribuzione del titolo di Città (con Regio decreto legge del 9 febbraio 1939).
La città, negli anni dell'autarchia, fu meta di un vasto flusso migratorio da altre regioni dell'isola e anche da oltre Tirreno, si valuta che circa il 25% del primo nucleo di 12.000 abitanti provenisse da altre regioni italiane in particolare dal Veneto, dalle Marche, dagli Abruzzi e da Basilicata e Sicilia (di questo primo nucleo il 90% era costituito da uomini)[20], infatti le miniere di carbone sulcitane lavoravano a pieno regime essendo una delle principali fonti di approvvigionamento di combustibile dell'Italia dell'epoca, fatto che aumentò notevolmente i livelli occupazionali nel Sulcis.
Nel 1940 venne approvato il "piano generale della zona carbonifera di Carbonia" il quale prevedeva un'ulteriore sviluppo insediativo attorno a Carbonia di 100.000 residenti, incentrato sia sui centri già esistenti di Portoscuso e Gonnesa (che avrebbero dovuto raggiungere rispettivamente i 20.000 e i 10.000 abitanti) sia su quelli di nuova fondazione come Bacu Abis e Cortoghiana (la cui popolazione prevista era di 10.000 e 5.000 abitanti rispettivamente) per realizzare il sogno di Mussolini di fare del Sulcis una sorta di "Ruhr italiana"[21]. Tuttavia a causa della guerra il piano venne accantonato e nel periodo compreso tra il 1940 e il 1943 tutte le miniere del bacino carbonifero del Sulcis furono militarizzate: furono raggiunti i massimi livelli di produzione di carbone con grandi sacrifici e numerosi incidenti sul lavoro anche mortali. La Carbosarda, forte della condizione di azienda militarizzata, attuò un regime di sfruttamento con provvedimenti arbitrari come l'aumento del costo dei viveri di prima necessità negli spacci aziendali e del costo dell'energia, fino all'aumento degli affitti per le case dei minatori e per gli alberghi operai[22], in contrasto con gli accordi contrattuali, tanto che vi fu quasi subito un'unanime reazione di contrapposizione da tutti i lavoratori del bacino carbonifero del Sulcis. Così il 2 maggio 1942 nella città vi fu uno sciopero, il primo in Sardegna[23] e tra i primi in Italia[22][23] durante il ventennio e la guerra, organizzato contro il caro vita da cellule clandestine del Partito Comunista e diretto da Tito Morosini, delegato confederale del sindacato dei lavoratori, iniziato con l'astensione totale dal lavoro nei pozzi carboniferi di Sirai. Circa due settimane dopo, il 15 maggio 1942, venne inaugurata Cortoghiana (anche in questo caso alla presenza di Mussolini, che, alla sua terza visita nel Sulcis, fece un secondo discorso in piazza Roma a Carbonia), tuttora una delle frazioni più popolate di Carbonia, da cui dista pochi chilometri.
Durante la Seconda guerra mondiale nel 1943 Carbonia fu bombardata tre volte dagli aerei alleati, seppur subendo danni minori rispetto a quelli patiti da altri centri dell'isola. Dopo la fine del conflitto e la caduta del fascismo si visse un nuovo periodo di espansione economica, essendo le miniere carbonifere sulcitane rimaste le sole a poter garantire adeguati livelli di produzione nel paese, dopo che l'Istria e i suoi giacimenti erano passati alla Jugoslavia.
Dal 7 ottobre 1948 al 17 dicembre dello stesso anno fu effettuato lo sciopero "bianco" dei 72 giorni per contrastare le misure repressive e provocatorie della direzione della Carbosarda, in attuazione di una rigida politica di costi e ricavi nella gestione aziendale, posta in essere con licenziamenti e trasferimenti di personale (soprattutto quello più politicizzato e sindacalizzato), aumento indiscriminato dei fitti delle case e degli alberghi operai, dei viveri negli spacci aziendali, dei prezzi dell'energia e del carbone ceduto alle maestranze, riduzione arbitrarie degli stipendi anche con applicazione delle multe ai dipendenti responsabili di presunti disservizi.
Lo sciopero "bianco" si attuò con la "non collaborazione", cioè i minatori, presenti regolarmente al lavoro nei cantieri minerari, dopo le 8 ore di normale servizio giornaliero, non effettuarono più prestazioni straordinarie a cottimo (retribuite secondo la quantità di carbone estratto), in base a precedenti accordi aziendali, tanto che la produttività della Carbosarda scese del 50%. La direzione della Carbosarda reagì con misure drastiche e incontrollate ancora più pesanti di quelle sopra indicate, ricorrendo con intimidazioni alla Polizia e alla magistratura. Esplose così, non solo a Carbonia e nel Sulcis, ma anche in tutta la Sardegna e nel resto della penisola, un vasto movimento popolare di solidarietà e sostegno alla lotta dei minatori carboniferi con i seguenti gesti significativi: parecchi lavoratori sottoscrivono a loro favore mezza giornata di paga, come i dipendenti comunali di Carbonia; i commercianti della città aprono crediti alle famiglie dei minatori; la C.G.I.L. nazionale inviò più volte un contributo di un milione di lire; i minatori di tutta Italia proclamarono uno sciopero di 24 ore in segno di solidarietà. Un tentativo di mediazione, fra la direzione mineraria e le rappresentanze sindacali, promosso dal Ministero del Lavoro il 19 novembre 1948 fallì per rigidità e intransigenze della Carbosarda. Dopo un lungo braccio di ferro nel quale la Direzione della Carbosarda minacciò di non corrispondere salari e gratifiche natalizie, e dopo che i minatori licenziati si barricano nei pozzi minerari per non essere allontanati dal posto di lavoro con l'intervento della Polizia, la S.M.C.S., con la mediazione del presidente dell'A.Ca.I., Ing. Mario Giacomo Levi (contrario alla posizione portata avanti dalla Carbosarda finora) sottoscrisse un accordo con le rappresentanze sindacali il 17 dicembre 1948, annullando tutti i provvedimenti restrittivi presi (licenziamenti, multe, aumenti dei prezzi nei viveri, nei fitti e nell'energia) e aumentando le retribuzioni, con vittoria quasi totale nella vertenza dei lavoratori carboniferi. Per questo e altri episodi in cui l'intera popolazione cittadina difese in quegli anni le vertenze sindacali legate al lavoro nelle miniere Carbonia fu soprannominata dalla stampa con l'appellativo di Stalingrado sarda[24].
Nel 1949 si toccò la punta massima di popolazione della storia cittadina, con oltre 48.000 residenti e 60.000 dimoranti[25]. Il 25 maggio 1952 vi fu la "Seconda Nascita di Carbonia" o "Rifondazione della città": con questa data delle seconde elezioni comunali di Carbonia si attuò, con la giunta municipale guidata dal sindaco Pietro Cocco, un primo programma politico di riscatto dalla servitù aziendale dell'A.Ca.I., già tentato dalla precedente giunta diretta dal sindaco Renato Mistroni, che coinvolse tutta la cittadinanza appartenente sia alla maggioranza e sia alla minoranza politica. Con l'adesione dell'Italia nel 1953 alla C.E.C.A(Comunità europea del carbone e dell'acciaio) si ebbero importanti conseguenze economiche e sociali per il bacino carbonifero del Sulcis e per le miniere a Carbonia.

Dalla chiusura delle miniere al riconoscimento di capoluogo provinciale

Con la fine dell'embargo contro l'Italia, i carboni esteri, più economici e con minore presenza di zolfo, portarono alla crisi del settore estrattivo sulcitano, particolarmente grave in quanto all'epoca Carbonia e altri comuni della zona si basavano economicamente su questo tipo di attività. Nell'autunno del 1962 vi fu il primo ritrovamento di un reperto nel sito archeologico di monte Sirai da parte di un ragazzo di Carbonia. Tutto ciò desterà un interesse nazionale e internazionale sull'area, tanto che nell'agosto del 1963 vi fu la prima campagna di scavi sul sito archeologico, condotti dalla Sopraintendenza di Cagliari e dall'Istituto Studi del Vicino Oriente dell'Università La Sapienza di Roma.
Nonostante i numerosi scioperi alla fine si assistette alla chiusura di molte miniere sulcitane, e tra queste anche quella di Serbariu, la cui attività estrattiva fu interrotta nel 1964. Conseguenza di queste dismissioni fu una vasta emigrazione dei cittadini residenti da Carbonia in poco tempo, la cui popolazione si assestò negli anni a seguire sui 30.000 abitanti, constituendo tutto questo il più grande esodo urbano in Italia[senza fonte]. Con l'apertura del vicino polo industriale di Portovesme, finanziato da aziende statali, i livelli occupazionali della zona si risollevarono, seppur in parte. La popolazione della città aumentò leggermente tra gli anni settanta fino agli anni novanta. Il successivo disimpegno dello Stato tramite le privatizzazioni di queste realtà produttive, dovuto all'eccessivo debito pubblico, mostrò ben presto la scarsa competitività delle medesime. Ciò determinò una nuova pesante crisi della città e del suo tessuto produttivo, con una notevole diminuzione dei lavoratori nel polo di Portovesme. Di conseguenza quest'ultimo fattore determinò un riaumento dell'emigrazione, che portò la popolazione a diminuire in meno di dieci anni di circa duemila unità.

Viale Gramsci, una delle principali vie del centro.
Tutto ciò fu accompagnato da tragici fenomeni sociali che colpirono duramente soprattutto la popolazione giovanile. Tra questi si può annoverare la diffusione tra la fine degli anni ottanta e i primi anni novanta dell'eroina che da un lato determinò l'aumento di fenomeni legati alla cosiddetta criminalità predatoria e dall'altra a un notevole aumento della mortalità giovanile. Per quanto i dati demografici del 2004 abbiano mostrato almeno una minima crescita della popolazione, si possono considerare come esemplificativi della condizione economica della città i tassi di disoccupazione giovanile maschile e femminile: il primo si attesta al 57%, mentre il secondo ben al 71%.
Tuttavia nel primo quinquennio degli anni 2000 vi è stata una notevole crescita del settore dei servizi, in particolar modo grazie alle nuove attività commerciali sorte in città. Negli ultimi anni inoltre la città sta giocando la carta del turismo legato soprattutto all'archeologia industriale: a questo riguardo va segnalata la ristrutturazione della vecchia miniera di Serbariu, riconvertita a museo (ospita il Centro Italiano della Cultura del Carbone), e i lavori di ristrutturazione del centro storico (piazza Roma), ora più simile allo stile della fondazione.
Con l'attività di diversi comitati cittadini, ma grazie anche alla sensibilità e all'impegno di parlamentari e rappresentanti politici nelle istituzioni legislative e amministrative, il 12 luglio 2001 viene istituita la Provincia di Carbonia-Iglesias, con l'approvazione della Legge Regionale numero 9[26] da parte del Consiglio della Regione Autonoma della Sardegna che crea quattro nuove province nell'isola, le quali divennero poi operative a seguito delle elezioni provinciali dell'8 e 9 maggio 2005. Il 12 ottobre 2005, con Delibera del Consiglio Provinciale n. 21 (Determinazione del Capoluogo. Atto Statutario.) a Carbonia, unitamente a Iglesias, è stata ufficialmente attribuita la qualifica di capoluogo della Provincia di Carbonia-Iglesias. A Carbonia hanno sede il Presidente della Provincia e la Giunta Provinciale con diversi assessorati, nonché la sede amministrativa provinciale.

Simboli

Lo stemma civico, concesso e approvato con un Regio Decreto datato 26 ottobre 1939, presenta una lampada da minatore in testa a una montagna di carbone, a caratterizzare la vocazione mineraria della città, con la seguente descrizione: "D'azzurro alla lampada da minatore, alla montagna formata da un banco di carbone il tutto al naturale, la lampada addestrata in alto".
Il gonfalone comunale presenta questo stemma posto su drappo nero e azzurro con la scritta Città di Carbonia a caratteri dorati, con la seguente descrizione: "Drappo partito d'azzurro di nero riccamente ornato di ricami d'oro, caricato dallo stemma sopra descritto con l'iscrizione centrata in oro: Città di Carbonia"[27].

Onorificenze

Titolo di Città - nastrino per uniforme ordinaria Titolo di Città

— Conferito a Carbonia con R.D.L. del 9 febbraio 1939
Medaglia d'argento al merito civile - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'argento al merito civile

«...Nobile testimonianza di dedizione al lavoro e di riscatto sociale spinti fino all'estremo sacrificio[28].»
— Conferita a Carbonia dal Presidente della Repubblica il 27 ottobre 2011

Ricorrenze

  • 9 giugno 1935: Istituzione del bacino carbonifero del Sulcis comunicata da Mussolini nella prima visita a Bacu Abis
  • 9 giugno 1937: Nascita di Carbonia: fondazione della città con cerimonia sul monte Fossone
  • 5 novembre 1937: Costituzione del comune di Carbonia
  • 11 dicembre 1937: Nomina della prima autorità municipale a Carbonia, il Commissario Prefettizio Ovidio Pitzurra, che poi sarà anche il primo Podestà
  • 18 dicembre 1938: Inaugurazione della città e seconda visita di Mussolini
  • 9 febbraio 1939: Attribuzione del titolo di città
  • 2 maggio 1942: Sciopero organizzato per protesta contro il caro vita con l'astensione totale dal lavoro nei pozzi carboniferi di Sirai, si tratta di uno dei primi scioperi in Italia durante il fascismo.
  • 15 maggio 1942: Inaugurazione di Cortoghiana e terza visita di Mussolini
  • 9 giugno 1943: I bombardamento da parte delle forze anglo-americane[29]
  • 28 agosto 1943: II bombardamento da parte delle forze anglo-americane[30]
  • 7 settembre 1943: III bombardamento da parte delle forze anglo-americane[30]
  • 21 giugno 1944: Nomina del primo Sindaco di Carbonia, Guido Scano, da parte del Prefetto di Cagliari
  • 31 marzo 1946: Prime elezioni libere e democratiche, con primo Consiglio Comunale di Carbonia eletto dai cittadini, con prima Giunta Municipale e primo Sindaco, Renato Mistroni, designato fra gli eletti consiglieri
  • 7 ottobre 1948 - 17 dicembre 1948: Sciopero "bianco" dei 72 giorni nelle miniere cittadine, attuazione della "non collaborazione" per contrastare le misure repressive della Carbosarda con vittoria finale dei lavoratori carboniferi.
  • 25 maggio 1952: "Seconda Nascita di Carbonia" o "Rifondazione della città", con questa data delle seconde elezioni comunali di Carbonia, primo programma politico di riscatto della cittadinanza dalla servitù aziendale dell'A.Ca.I.
  • 28 ottobre 1964: Con decreto del Presidente della Repubblica si stabilisce il trasferimento delle miniere e dei minatori all'ENEL, con chiusura di tutte le attività carbonifere nel comune di Carbonia
  • 12 ottobre 2005: In questa data, con delibera del Consiglio Provinciale n. 21, Carbonia fu riconosciuta Capoluogo di Provincia.

Monumenti e luoghi d'interesse

Archeologia


L'acropoli fenicio-punica di Monte Sirai
  • Grotta carsica detta "grotta dei fiori" (primo periodo dell'era paleozoica: Cambriano).
  • Riparo sottoroccia preistorico di Su Carroppu di Sirri (dal Neolitico Antico, VI millennio a.C. o 5700 – 5000 a.C., all'Età del Ferro, 900 a.C.).
  • Sirri: in questa frazione sono state rinvenute delle domus de janas anch'esse risalenti al neolitico.
  • Grotta preistorica detta "grotta dell'Ospedale" (dal Neolitico Medio, V millennio a.C. o 4700 – 4000 a.C. e “cultura di Bonu Ighinu di Mara”, al Neolitico Finale: IV millennio a.C. o 3200 a.C. e “cultura S. Michele di Ozieri”).
  • Grotta preistorica detta "grotta di Barbusi" (dal Neolitico Medio, V millennio a.C. o 4700 – 4000 a.C. e “cultura di Bonu Ighinu di Mara”, al Neolitico Finale: IV millennio a.C. o 3200 a.C. e “cultura S. Michele di Ozieri”).
  • Grotta sepolcrale di Tanì, trovasi vicino all'omonima borgata in località di “Baieddus de Sa Sedderenciu”, conosciuta anche come grotta eneolitica di “Su Cungiadeddus o Cungiareddus de Serafini”, dal Neolitico Medio, V millennio a.C. o 4700 – 4000 a.C. e “cultura di Bonu Ighinu di Mara”, al Neolitico Finale: IV millennio a.C. o 3200 a.C. e “cultura S. Michele di Ozieri”).
  • Grotta preistorica detta "grotta di Serbariu" (Neolitico Recente: IV millennio a.C. o 3400 a.C. - 3200 a.C. e “cultura di San Ciriaco di Terralba”; età del Bronzo Antico: 2200 a.C. – 1900 a.C. e “cultura di Bonnanaro”; età del Bronzo Medio: 1900 a.C. - 1600 a.C.; età del Bronzo Finale: 1150 a.C. – 900 a.C.; età del Ferro: 900 a.C. - 750 a.C.).
  • Grotta preistorica detta "grotta di Polifemo" (Neolitico Recente: IV millennio a.C. o 3400 a.C. - 3200 a.C. e “cultura di San Ciriaco di Terralba”; età del Bronzo Antico: 2200 a.C. – 1900 a.C. e “cultura di Bonnanaro”; età del Bronzo Medio: 1900 a.C. - 1600 a.C.; età del Bronzo Finale: 1150 a.C. – 900 a.C.; età del Ferro: 900 a.C. - 750 a.C.).
  • Grotta preistorica detta "grotta Sa Dom'e S'Orcu" (Neolitico Recente: IV millennio a.C. o 3400 a.C. - 3200 a.C. e “cultura di San Ciriaco di Terralba”; età del Bronzo Antico: 2200 a.C. – 1900 a.C. e “cultura di Bonnanaro”; età del Bronzo Medio: 1900 a.C. - 1600 a.C.; età del Bronzo Finale: 1150 a.C. – 900 a.C.; età del Ferro: 900 a.C. - 750 a.C.).
  • Grotta preistorica di Sa Turrita (Neolitico Recente: IV millennio a.C. o 3400 a.C. - 3200 a.C. e “cultura di San Ciriaco di Terralba”; età del Bronzo Antico: 2200 a.C. – 1900 a.C. e “cultura di Bonnanaro”; età del Bronzo Medio: 1900 a.C. - 1600 a.C.; età del Bronzo Finale: 1150 a.C. – 900 a.C.; età del Ferro: 900 a.C. - 750 a.C.).
  • Grotta preistorica detta "grotta della Campana" (Neolitico Recente: IV millennio a.C. o 3400 a.C. - 3200 a.C. e “cultura di San Ciriaco di Terralba”; età del Bronzo Antico: 2200 a.C. – 1900 a.C. e “cultura di Bonnanaro”; età del Bronzo Medio: 1900 a.C. - 1600 a.C.; età del Bronzo Finale: 1150 a.C. – 900 a.C.; età del Ferro: 900 a.C. - 750 a.C.).
  • Grotta preistorica "grotta della Volpe" (Neolitico Recente: IV millennio a.C. o 3400 a.C. - 3200 a.C. e “cultura di San Ciriaco di Terralba”; età del Bronzo Antico: 2200 a.C. – 1900 a.C. e “cultura di Bonnanaro”; età del Bronzo Medio: 1900 a.C. - 1600 a.C.; età del Bronzo Finale: 1150 a.C. – 900 a.C.; età del Ferro: 900 a.C. - 750 a.C.).
  • Parco urbano e necropoli a domus de janas di Cannas di Sotto (18 tombe collettive a pozzetto verticale o a ingresso orizzontale; Neolitico Finale: IV millennio a.C. o 3200 a.C. – 2800 a.C. e cultura S. Michele di Ozieri”; Eneolitico: 2800 a.C. – 1800 a.C.), praticamente inglobata nel tessuto urbano si trova una necropoli ipogea, in parte ancora inesplorata.
  • Necropoli a domus de janas di Cùccuru Su Cardolinu di Monte Crobu (4 tombe ipogeiche di tipo collettivo; Neolitico Finale: IV millennio a.C. o 3200 a.C. – 2800 a.C. e “cultura S. Michele di Ozieri”), in questa località sono state rinvenute delle domus de janas risalenti al neolitico.

Il nuraghe Sirai, ai piedi dell'omonimo colle
  • Area ambientale dei Tafoni di Monte Crobu.
  • Necropoli a domus de janas di Corona Maria nella pineta nord di Cortoghiana.
  • Siti abitativi preistorici di Barbusi – rio Flumentepido. (3 insediamenti preistorici; Neolitico Finale: IV millennio a.C. o 3200 a.C., e Inizio Eneolitico: III millennio a.C. o 2800 a.C. – 2500 a.C. e “cultura sub-Ozieri”)
  • Insediamenti preistorici del Poliambulantorio – Valle Rio Cannas (Neolitico Finale: IV millennio a.C. o 3200 a.C., e Inizio Eneolitico: III millennio a.C. o 2800 a.C. – 2500 a.C. e “cultura sub-Ozieri”).
  • Grotta preistorica detta "A.C.A.I. – Valle Rio Cannas" (Inizio eneolitico: III millennio a.C. o 2800 a.C. e “cultura sub-Ozieri”; Eneolitico Recente: III millennio a.C. o 2500 a.C. – 1800 a.C. e “cultura di Monte Claro”).
  • Riparo sottoroccia preistorico di Coderra (età del Bronzo Antico: 2200 a.C. – 1900 a.C. e “cultura di Bonnanaro”), vicino al rio Santu Milanu.
  • Area archeologica nuraghe Paristeris in località Cannas (età del Bronzo Medio: 1900 a.C. - 1600 a.C. e “Civiltà Nuragica”; età del Bronzo Recente: 1600 a.C. - 1300 a.C.; età del Bronzo Finale: 1150 a.C. – 900 a.C.; età del Ferro, 900 a.C. – 500 d.C., fase Ferro II fine VII secolo a.C. e VI secolo a.C.).
  • Area archeologica nuraghe Su Conti nel casale Medau Su Conti (età del Bronzo Medio: 1900 a.C. - 1600 a.C. e “Civiltà Nuragica”; età del Bronzo Recente: 1600 a.C. - 1300 a.C.; età del Bronzo Finale: 1150 a.C. – 900 a.C.; età del Ferro, 900 a.C. – 500 d.C., fase Ferro II fine VII secolo a.C. e VI secolo a.C.).
  • Parco archeologico del complesso nuragico nuraghe Sirai (fortezza e abitato) (età del Bronzo Medio: 1900 a.C. - 1600 a.C. e “Civiltà Nuragica”; età del Bronzo Recente: 1600 a.C. - 1300 a.C.; età del Bronzo Finale: 1150 a.C. – 900 a.C.; età del Ferro, 900 a.C. – 500 d.C., fase Ferro II fine VII secolo a.C. e VI secolo a.C.).
  • Parco archeologico nuragico-fenicio-punico di Monte Sirai ("civiltà Nuragica": 1600 a.C.; “civiltà Fenicia”: 750 a.C.; “Civiltà Punica”: 520 a.C.; “età Neo-Punica o Ellenistica”: 520 a.C.; “Civiltà Romana”: 230 a.C.). Situato nella periferia nord-ovest della città, ospita una vasta area di interesse archeologico con una necropoli fenicio-punica e un tophet. Inoltre poco distanti si trovano varie domus de janas di epoca neolitica e i resti di diversi nuraghi.
  • Percorso archeologico fenico-punico e romano dell'antica strada o via Sulcitana in località Sirai.
  • Antico villaggio medievale del casale abbandonato di Medau Sa Turri, già sito nuragico, fenicio-punico, romano e medioevale nella valle del rio Santu Milanu.

Architetture religiose


La chiesa di San Ponziano col suo campanile
  • Chiesa di San Ponziano (1938 - ing. Cesare Valle e arch. Ignazio Guidi): la principale chiesa cittadina, situata nella centrale piazza Roma, fu inaugurata con la città e consacrata il 18 novembre 1939. Realizzata in stile neoromanico e basata su progetto degli architetti della fondazione cittadina Valle e Guidi, presenta una forma dell'edificio rettangolare con pianta interna a croce suddivisa in una navata centrale e due laterali. All'esterno i materiali maggiormente utilizzati in fase di costruzione sono il granito e la trachite, con quest'ultima che caratterizza buona parte degli edifici del centro cittadino. La chiesa fu danneggiata in maniera importante dai bombardamenti del 1943, che distrussero il rosone originale. A fianco della chiesa sorge il campanile a pianta quadrata, alto 44,7 metri[31], realizzato anch'esso in trachite (a parte la cuspide) e che riprende le linee di quello di Aquileia[31].
  • Chiesetta operaia del rione "Lotto B", o ex chiesa Beata Vergine dell'Addolorata (1947): caratteristica chiesetta situata nel quartiere, ottenuta dalla trasformazione di un ex camerone presente nella zona di via Sicilia. Caratterizzata da un piccolo campaniletto a vela nella facciata, fu chiusa nel 1958, anno di apertura della nuova chiesa della Beata Vergine Addolorata, situata nel vicino quartiere di Rosmarino.
  • Chiesa Beata Vergine Addolorata (1958)
  • Chiesa Gesù Divino Operaio (1953)
  • Chiesa di Santa Barbara (1938): La chiesa della frazione di Bacu Abis fu edificata in seguito a un voto fatto dai minatori delle miniere di questa località, minatori di cui Santa Barbara è la patrona. Costruita in stile razionalista, è affiancata da un campanile alto circa 15 metri. Nelle vicinanze si trova anche la Grotta di Lourdes, una riproduzione in scala di quella della città francese, realizzata nel 1953.
  • Chiesa di Santa Maria a Flumentepido e rovine dell'antico monastero benedettino (XI secolo): situata nella frazione di Flumentepido, risale all'XI secolo, di stile romanico, presenta una facciata con campanile a vela e interno a navata unica.
  • Chiesetta di Santa Lucia di Sirri (di origine medievale): situata fuori dall'abitato di Sirri, risalente forse al periodo giudicale, ma fortemente rimaneggiata.
  • Chiesetta di Santa Barbara di Piolanas (di origine medievale): situata in località Piolanas (nel Medau o Casale Manca), risalente forse al periodo giudicale, ma fortemente alterata dai pesanti restauri; vicino si trova l'antica strada medievale detta Sa reliquia (percorso da Barega a Barbusi).

Architetture civili

  • Torre Civica (1938 - arch. Gustavo Pulitzer-Finali): situata in piazza Roma, è alta 27.5 metri suddivisi in 5 piani. Nota come torre Littoria durante il regime fascista, da questo edificio Mussolini pronunciò il discorso di inaugurazione della città. Nata come casa del fascio, fu utilizzata per vari scopi nel corso degli anni, fu tra le altre cose sede della Pretura sino agli anni settanta. Oggi ospita alcuni uffici comunali.

Il teatro Centrale
  • Teatro Centrale (1938 - arch. Gustavo Pulitzer-Finali): situato in piazza Roma, a lungo fu utilizzato anche come cinema.
  • Dopolavoro Centrale (1938 - arch. Gustavo Pulitzer-Finali): situato tra la torre Civica e il teatro Centrale questo edificio a due piani, ristrutturato recentemente, ospita tra l'altro la sala del consiglio comunale.
  • Palazzo Municipale (1938 - ing. Cesare Valle e arch. Ignazio Guidi): occupa il lato ovest della piazza Roma.
  • Villa Sulcis (1938 - arch. Eugenio Montuori): situata nell'omonimo parco, fu la residenza di servizio del direttore delle miniere cittadine. Ospita oggi l'omonimo museo archeologico.
  • Scuola Nord o liceo classico (1938): situato in via Brigata Sassari
  • Asilo infantile (1938): situato in via Brigata Sassari
  • Scuola Sud ora scuola media Satta (1938): situato in via della Vittoria
  • Albergo Centrale (1938 - arch. Eugenio Montuori): ubicato in via Fosse Ardeatine
  • 10 alberghi operai (1938): ubicati in via Umbria, via Costituente e via Mazzini
  • Cine-Dopolavoro-Torretta comunitaria (1938 - arch. Gustavo Pulitzer-Finali e aiuti): ubicato in piazza S. Barbara a Bacu Abis
  • Dopolavoro rionale Nord o Rosmarino (1938 - arch. Gustavo Pulitzer-Finali e aiuti): ubicato in piazza Primo maggio
  • Dopolavoro rionale ora parrocchia San Giovanni Bosco (1938 - arch. Gustavo Pulitzer-Finali e aiuti): ubicato in via Coghinas
  • Dopolavoro rionale (1938 - arch. Gustavo Pulitzer-Finali e aiuti): ubicato in piazza Marinai d'Italia
  • Dopolavoro rionale Sud (1938 - arch. Gustavo Pulitzer-Finali e aiuti): ubicati tra via della Vittoria e via Mazzini
  • Edificio dell'istituto tecnico commerciale Beccaria, già centro di accoglienza per minatori (1939 - arch. Eugenio Montuori): ubicato in piazza Repubblica
  • 2 edifici tipo "L" (1939 - arch. Eugenio Montuori): ubicati tra piazza Repubblica e via Costituente
  • Palazzo Ceva (o Ce.Va) (1940 - arch. Eugenio Montuori, con aiuti dei tecnici Ceppi e Varsi): ubicato in piazza Iglesias
  • Isolato e rione palazzoni di Serbariu (1940 - arch. Eugenio Montuori e aiuti): ubicati tra via Sanzio e via Manzoni
  • Complesso ex Nucleo Carabinieri ora sede della giunta provinciale (1940): ubicato in via Fertilia
  • Direzione della miniera o villa di Anselmo Roux (casa padronale di fine ottocento): via Pietro Micca a Bacu Abis
  • Portici di Piazza Venezia (1940-'42): piazza centrale di Cortoghiana porticata e con edifici a portici

Miniere


I resti delle strutture della ex miniera carbonifera di Cortoghiana.
Gli impianti minerari del bacino carbonifero del Sulcis, si trovavano per la maggior parte nel territorio di Carbonia con tutti gli impianti dismessi costituiti da 5 vecchie miniere e 36 pozzi d'estrazione abbandonati, dei quali alcuni riconvertiti ad uso museale o come siti di memoria collettiva dell'epoca mineraria.
  • Località di Terra Segada: area del primo giacimento carbonifero di Cannamenda, vicino al casale di Medau Brau.
  • Miniera di Bacu Abis: nell'omonimo giacimento carbonifero, con gli impianti estrattivi di pozzo Roth, pozzo Emilio, pozzo Castoldi, pozzo Nuovo, e col vecchio edificio minerario “impianto vagliatura”.
  • Miniera di Caput Acquas e di Piolanas, situato nell'omonimo giacimento di Caput Acquas (o Piolanas Sud): con gli impianti estrattivi di pozzo Caput Acquas, pozzo Tolmetta, pozzo Zara, pozzo Is Piras, pozzo D, e in quello di Piolanas (o Piolanas Nord): pozzo Piolanas.
  • Complesso della Miniera di Serbariu: nel giacimento carbonifero di Serbariu - Nuraxeddu con gli impianti estrattivi di pozzo 1, pozzo 2, pozzo 3, pozzo 4, pozzo 5, pozzo 6, pozzo 7, pozzo Nuraxeddu Vecchio, pozzo del Fico. È stata la principale miniera del bacino carbonifero del Sulcis (le cui due torri costituiscono di fatto uno dei simboli della città), chiusa negli anni sessanta, ospita oggi il Centro Italiano della Cultura del Carbone, con il Museo del Carbone che illustra la storia del carbone, delle miniere e dei minatori. È possibile inoltre visitare la galleria sotterranea.
  • Miniera di Sirai, nel giacimento carbonifero di Sirai - Schisorgiu con gli impianti estrattivi di pozzo 8, pozzo 9, pozzo 10, pozzo 11, pozzo 12, pozzo Sirai, pozzo Tanas, pozzo Schisorgiu, pozzo Vigna, pozzo Barbusi, pozzo Nuraxeddu Nuovo.
  • Complesso della Miniera di Cortoghiana, nel giacimento carbonifero di Cortoghiana Nuova, diversi edifici ed impianti estrattivi vicino all'omonima frazione: Cortoghiana Vecchia, pozzo Est, Cortoghiana Nuova - pozzo 1, Cortoghiana Nuova - pozzo 2, direzione Mineraria e cippo commemorativo in pietra, officine meccaniche, magazzini, centrale elettrica e laveria.
  • Miniera carbonifera di Terra Niedda già conosciuta come Littòria Quinta: pozzo 1, pozzo 2.

Altro


Piazza Roma, con la statua Frammento di Vuoto I, il palazzo municipale e il campanile della chiesa di San Ponziano.
  • Piazza Roma: Tipico esempio di architettura fascista, è il cuore sociale della città. Sorge sul monte Fossone, e ospita buona parte degli edifici della vita pubblica cittadina. Ristrutturata a inizio millennio, con la rimozione della strada interna creata nel dopoguerra e il rifacimento della pavimentazione e degli arredi urbani, nel 2007 uno studio di 5 università europee l'ha inserita tra le 60 piazze più vivibili d'Europa[32].
  • Via Crucis (1938): Quadri lignei di Eugenio Tavolara nella chiesa di San Ponziano.
  • Santa Barbara (1938): Statua in marmo bianco di Carrara di Gavino Tilocca collocata dal 1994 nel chiostro della chiesa di San Ponziano.
  • Bassorilievo allegorico marmoreo (1939): Bassorilievo di Venanzo Crocetti, nell'ex sacrario della torre Civica.
  • Nascita di Carbonia (1938): Quadro futurista di Corrado Forlin, nell'ex sala udienze (o del Direttorio) della torre Civica.
  • Frammento di Vuoto I(2005[33]): Una delle ultime sculture realizzate da Giò Pomodoro prima della sua morte, si trova davanti al palazzo del comune in piazza Roma. È formata da un grande blocco di marmo bianco di Carrara, con dinanzi una vasca d'acqua a pianta rettangolare.
  • Pietra sonora: Statua di Pinuccio Sciola, in grado di produrre particolari suoni se strofinata in una certa maniera, situata davanti all'ingresso del teatro Centrale.

Il Monumento al Minatore.
  • Monumento al Minatore (1988): Situata nei giardini pubblici tra piazza Roma e via Roma, questa statua in bronzo di Giuseppe Vasari fu posta in occasione del cinquantenario della fondazione della città a ricordo dei propri minatori.
  • Monumento ai Caduti: Statua posta in piazza Rinascita in onore dei caduti delle guerre, realizzata dallo scultore Franco D'Aspro nel 1954.
  • Madonnina del Minatore: Statua della Beata Vergine dell'Addolorata posta sulla sommità del Colle detto Monte Rosmarino, realizzata dallo scultore Franco D'Aspro nel 1960.

Altre opere perdute

  • Leone bronzeo con fascio littorio (1938): scultura posta sul lato esterno della torre Civica, fuso nel 1943, opera di Marcello Mascherini.
  • Vetrata allegorica (1938): con Santa Barbara e San Ponziano di Filippo Figari, collocata nel rosone della chiesa di San Ponziano, andata distrutta durante i bombardamenti del 1943.
  • Ardentismo del creatore di Carbonia (1939): opera pittorica di Corrado Forlin.

Aree naturali

  • Monte Rosmarino: piccolo colle (156 metri) inglobato nel tessuto urbano, è la principale area verde cittadina. Dotato di una vasta pineta frequentata dagli amanti del jogging e di un'area giochi per bambini, in cima ospita una statua dedicata alla Madonna del minatore, anch'essa realizzata da Franco d'Aspro, posta nel 1958.
  • Pineta Nord di Cortoghiana: area verde sistemata soprattutto a pini con resti nuragici e domus de janas.
  • Pineta Sud di Cortoghiana: area verde sistemata soprattutto a pini.
  • Area ambientale della valle del rio Anguiddas: Is Arrùs de Riu Anguiddas e S'Ega de Is Elmas, area verde con lecci secolari sopra la valle di rio Anguiddas ricca di domus de janas, tra Cortoghiana e Nuraxi Figus.
  • Pineta di Bacu Abis: area verde sistemata soprattutto a pini.
  • Olivastro millennario di Barbusi.
  • Oasi naturalistica di Is Pireddas: area con vegetazione tipica di macchia mediterranea.

Società

Evoluzione demografica


Il numero di abitanti di Carbonia nei primi decenni della sua storia è stato strettamente legato all'andamento dell'attività delle miniere cittadine, in particolare di quella di Serbariu.
Il popolamento di Carbonia ha avuto un andamento oscillante, legato allo sviluppo produttivo delle attività carbonifere, con rapidi incrementi in pochi anni fino a far diventare la città il terzo comune più popolato della Sardegna (con quasi 60.000 abitanti domiciliati), dopo Cagliari e Sassari, e il primo centro di fondazione autarchica d'Italia per popolazione fino agli anni sessanta. Mentre, dagli anni sessanta in avanti, il popolamento di Carbonia fece registrare continui e progressivi decrementi a causa dell'emigrazione, dovuta in gran parte alla quasi completa chiusura del bacino carbonifero e dei relativi impianti minerari, con la riduzione del personale addetto e alla diminuzione delle attività estrattive del carbone. Così, si passò da circa ventimila lavoratori a poco più di un qualche centinaio di dipendenti dell'azienda carbonifera, rimasti nelle ultime due miniere di carbone ancora attive, ubicate però nel vicino comune di Gonnesa, fuori dal territorio comunale carboniense. Questo andamento così oscillante della popolazione ha fatto registrare negli uffici anagrafici comunali la seguente situazione in 70 anni: a Carbonia sono nate più di 200.000 persone e hanno avuto la residenza circa 500.000 abitanti, con presenze valutate e stimate in un numero superiore per almeno tre mesi. Fotografa bene quel periodo il seguente detto popolare diffuso in Sardegna: “Si calincunu perdit unu fillu, de siguru dd'agatat a Carbonia (Se qualcuno perde un figlio, di sicuro lo ritrova a Carbonia)”. Con la crisi economica che ha colpito il territorio dagli anni novanta in poi, Carbonia ha subito un progressivo calo demografico che l'ha portata negli ultimi anni al di sotto della quota 30.000 abitanti[34]. Ciò nonostante Carbonia è attualmente l'ottavo comune in Sardegna per numero di abitanti[1].
Abitanti censiti

Etnie

Gli abitanti di Carbonia sono denominati carboniènsi, a volte carbonièsi (in sardo carbonièsus o carboniàntis). La caratteristica particolare di questo comune, che è un centro di fondazione autarchica e fascista, è costituita dal fatto che ha una popolazione originaria eterogenea, quasi multietnica, proveniente da diverse zone della Sardegna e dell'Italia, inizialmente dai centri di tradizione mineraria. Tutto questo fa di Carbonia un comune diverso rispetto a tutti gli altri della Sardegna; ed è questa la ragione per cui in questa città non esiste un dialetto proprio del sardo, ma un italiano regionale aventi sue caratteristiche espressioni gergali, costituendo necessariamente una sorta di lingua franca che consentì la comunicazione fra loro delle diverse comunità presenti nel comune, benché ora siano più omogenee e meno divise rispetto al passato. Il sardo di variante campidanese rimane comunque, oltre all'italiano, la lingua più diffusa e compresa, benché sia ormai relegata ad esclamazioni, espressioni gergali od all'ambito familiare, e poco parlata anche tra i sardi residenti in città. Città in cui però si trovano, per le ragioni prima menzionate, anche comunità numerose di origine abruzzese, calabrese, emiliana, friulana, lucana, marchigiana, pugliese, siciliana, toscana, umbra, veneta e di altre parti d'Italia: insomma, quasi tutte le province italiane sono, o sono state, qui rappresentate, comprese quelle della regione giuliano-istriana e quarnerina, con famiglie provenienti dalle città e provincie di Pola, di Fiume e di Trieste, in particolare dai comuni di Albona, Arsia, Fasana, Gallignana, Pisino, Sanvincenti. Le provincie più rappresentate nel 1938, anno di fondazione, erano quelle di Chieti con 291 individui, Pesaro (275), Potenza (224), Treviso (157), Belluno (141) e Caltanissetta (111).

La sede della Provincia di Carbonia-Iglesias di via Mazzini. La struttura in origine era uno dei numerosi alberghi operai presenti in città.

Istituzioni, enti e associazioni

Carbonia oltre a essere capoluogo della provincia di Carbonia-Iglesias, è sede anche di parte degli organi di governo dell'ente (altri si trovano ad Iglesias). Nelle sedi di via Fertilia e via Mazzini hanno infatti sede numerosi uffici dell'ente, tra cui quelli del Presidente e della Giunta.
A Carbonia ha inoltre sede l'ospedale Sirai. Situato nella periferia nord della città, è uno dei tre nosocomi attivi nel territorio provinciale.

Cultura

Biblioteche

  • Biblioteca comunale: viale Arsia (parco Villa Sulcis) (sedi periferiche nelle frazioni di Cortoghiana, Bacu Abis, Is Gannaus e Barbusi)
  • Mediateca comunale: viale Arsia (parco Villa Sulcis)

Scuole

Tra la città e le sue frazioni sono presenti 7 scuole dell'infanzia, 9 scuole primarie, 5 scuole secondarie di primo grado e 5 scuole secondarie di secondo grado (di cui un liceo classico e linguistico, uno scientifico, due istituti tecnici e uno professionale). Oltre a queste scuole pubbliche, le suore Orsoline di San Girolamo gestiscono una scuola dell'infanzia, una primaria e una secondaria di primo grado parificate.

Musei

  • Museo archeologico di Villa Sulcis: sito nel parco di Villa Sulcis, ospita vari reperti rinvenuti nei siti archeologici della città e delle vicinanze.
  • Museo civico di Paleontologia e Speleologia "Edouard Alfred Martel": sito all'interno dell'area della miniera di Serbariu, ospita una collezione di reperti a partire dal cambriano inferiore sino al quaternario, (da 570 milioni di anni fa ad oggi).
  • Museo del carbone - Centro italiano della cultura del carbone - Grande Miniera di Serbariu
  • Museo sardo delle "attività agro-pastorali": raccolta di diversi materiali del mondo agro-pastorale presso il ristorante Tanit.

Media

Radio

  • Radio Luna
  • Radio Star

Stampa

  • arjAMagazine.com
  • La Gazzetta del Sulcis-Iglesiente
  • La Provincia del Sulcis-Iglesiente

Televisione

  • Canale 40

Personalità legate a Carbonia

Geografia antropica

Frazioni

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Frazioni di Carbonia.

Piazza Venezia a Cortoghiana, la più popolosa delle frazioni carboniensi.
Oltre al centro cittadino, il comune di Carbonia comprende varie località distribuite al di fuori del perimetro urbano. Tra di esse, le più popolose (Bacu Abis, Barbusi, Cortoghiana, Is Gannaus e Serbariu) sino al 2011 hanno costituito delle circoscrizioni municipali extraurbane.

Economia

Si è affermata ora a Carbonia, che sembrava destinata alla scomparsa senza tanti rimpianti, un tipo di attività economica diversificata, dopo la chiusura di quasi tutti gli impianti del bacino carbonifero sulcitano, che la caratterizzavano con un'economia monoculturale. La città di Carbonia, quindi, seppur faticosamente e lentamente, sta trovando nuovi equilibri e sviluppo nel terziario come centro di servizi non solo per il territorio del Sulcis (circa 85.000 abitanti), ma conquistato il ruolo di capoluogo (benché in condominio con Iglesias) nella neo-costituita provincia di Carbonia-Iglesias, ma anche oltre lo stesso territorio provinciale della Sardegna sud-occidentale.
Questo sviluppo economico è limitato, però, dal fatto che Carbonia ha avuto, e mantiene ancora, la caratteristica di città aziendale, come Arsia in Istria e Torviscosa nel Friuli, dove, fino a qualche decennio fa, non esisteva quasi il suolo pubblico. Infatti, le strade urbane, tutti gli impianti d'illuminazione, i sottoservizi idrici e fognari appartenevano all'A.Ca.I. (Azienda Carboni Italiani), che tramite la Carbosarda gestiva e possedeva non solo tutti gli impianti produttivi e industriali dell'intero bacino carbonifero del Sulcis, ma anche quasi tutto il patrimonio immobiliare di Carbonia e delle frazioni minerarie di Bacu Abis e di Cortoghiana, dove ogni casa e ogni edificio, sia per uso abitativo o pubblico, apparteneva alla sunnominata società mineraria. Persino il Palazzo Comunale e la chiesa di San Ponziano (la prima e più importante parrocchia della città) appartenevano alla società A.Ca.I., alla quale veniva pagato, addirittura, un affitto seppur simbolico di poche lire.
In questi decenni la situazione è cambiata anche se la maggior parte del patrimonio immobiliare del Comune di Carbonia appartiene ancora a società, che ebbero attività minerarie ora dismesse e hanno il loro domicilio legale fuori dalla Sardegna; oppure all'Istituto Autonomo per le Case Popolari (con sede a Cagliari), diventato ora A.R.E.A. (Azienda Regionale di Edilizia Abitativa), che possiede da molti anni e detiene ancora quasi il cinquanta per cento del patrimonio abitativo nel comune già minerario. Tutto questa situazione influisce non poco su un normale sviluppo edilizio ed economico di questa città, che si sta battendo perché la maggior parte del patrimonio immobiliare, presente nel comune carboniense, sia affrancato e restituito alla sua comunità.

Infrastrutture e trasporti

Strade

Carbonia è raggiungibile attraverso

Ferrovia


Il capolinea ferroviario di Carbonia Serbariu
Carbonia dal 1956 è capolinea della diramazione Carbonia-Villamassargia delle Ferrovie dello Stato, che nella stazione di Villamassargia si congiunge con la tratta principale Iglesias-Decimomannu-Cagliari. Il capoluogo regionale dista 68 km e i tempi di percorrenza oscillano tra i 55 e gli 80 minuti, a seconda che i treni siano diretti o meno (nel secondo caso a Villamassargia si ha la coincidenza col treno per Cagliari) e dal numero di fermate intermedie. Lo scalo ferroviario cittadino per i treni passeggeri dal 2011 è la stazione di Carbonia Serbariu, progettata con caratteristiche di centro intermodale passeggeri per ospitare in una stessa struttura i capolinea dei treni e delle autolinee extraurbane. L'originaria stazione FS carboniense di Carbonia Stato è attiva invece per il solo traffico merci.
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Ferrovia Villamassargia-Carbonia, Stazione di Carbonia Serbariu e Stazione di Carbonia Stato.
Sino al 1974 Carbonia era attraversata anche da un'altra ferrovia, la San Giovanni Suergiu-Iglesias, gestita dalle Ferrovie Meridionali Sarde, che permetteva di raggiungere in treno dalla città Iglesias e i comuni dell'isola di Sant'Antioco. Tali collegamenti sono oggi espletati con autolinee.

Autolinee

Carbonia è collegata al resto del territorio provinciale ed a Cagliari dagli autobus dell'ARST. La società dispone inoltre di una propria sede in città, con depositi e officine.

Mobilità urbana

La mobilità pubblica nel centro cittadino è garantita da 2 autolinee urbane dell'ARST, che effettuano tra gli altri collegamenti con la zona del cimitero, con l'ospedale Sirai, col centro città e con la stazione di Carbonia Serbariu.

Amministrazione

Amministrazioni precedenti

PeriodoPrimo cittadinoPartitoCaricaNote
11 dicembre 193716 agosto 1938Ovidio PitzurraPartito Nazionale FascistaCommissario Prefettizio[35]
17 agosto 193814 dicembre 1938Giuseppe GiuaPartito Nazionale FascistaCommissario Prefettizio[36]
15 dicembre 193827 settembre 1939Ovidio PitzurraPartito Nazionale FascistaPodestà[37]
28 settembre 193922 aprile 1942Vitale PigaPartito Nazionale FascistaPodestà[38]
22 aprile 194230 novembre 1942Casimiro De MagistrisPartito Nazionale FascistaPodestà
1º dicembre 194230 luglio 1943Francesco AlfieriPartito Nazionale FascistaCommissario Prefettizio
7 agosto 194328 dicembre 1943Francesco Piga OnnisPartito Nazionale FascistaCommissario Prefettizio
26 gennaio 194420 giugno 1944Guido Scano
Commissario Prefettizio
21 giugno 194414 luglio 1944Guido Scano
Sindaco[39][40]
22 luglio 194431 agosto 1944Andrea Nicoletti
Sindaco[41]
26 settembre 194414 dicembre 1944Isidoro Magliocco
Commissario Prefettizio
28 dicembre 194410 settembre 1945Ottavio Cucca
Sindaco[40][42]
15 settembre 19456 novembre 1945Tullio MasciaPartito Comunista ItalianoAssessore Delegato
7 novembre 19457 aprile 1946Pensiero Macciotta
Commissario Prefettizio
7 aprile 19461º agosto 1948Renato MistroniPartito Comunista ItalianoSindaco
1º settembre 194811 ottobre 1948Tullio MasciaPartito Comunista ItalianoAssessore Delegato
12 ottobre 194827 maggio 1949Roberto OraniPartito Comunista ItalianoAssessore anziano
1º aprile 19532 agosto 1954Pietro CoccoPartito Comunista ItalianoSindaco[40]
3 agosto 195426 maggio 1956Umberto GigantiPartito Comunista ItalianoAssessore anziano
27 maggio 19561º gennaio 1959Pietro CoccoPartito Comunista ItalianoSindaco
2 gennaio 19595 novembre 1960Pietro DonedduPartito Comunista ItalianoSindaco[40]
6 novembre 196017 luglio 1963Pietro DonedduPartito Comunista ItalianoSindaco[40]
26 luglio 196321 novembre 1964Antonio SabaPartito Comunista ItalianoSindaco
26 gennaio 196529 aprile 1967Antonio LaiPartito Socialista ItalianoSindaco
22 novembre 196718 novembre 1968Salvatore Pandolfini
Commissario Prefettizio
7 gennaio 196918 novembre 1973Pietro CoccoPartito Comunista ItalianoSindaco
4 febbraio 19741978Pietro CoccoPartito Comunista ItalianoSindaco
19781983Pietro CoccoPartito Comunista ItalianoSindaco
19831988Ugo PianoPartito Comunista ItalianoSindaco
19881990Ugo PianoPartito Comunista ItalianoSindaco
19911993Antonangelo CasulaPartito Democratico della SinistraSindaco
19931997Antonangelo CasulaPartito Democratico della SinistraSindaco
19972001Antonangelo CasulaPartito Democratico della SinistraSindaco
200112 giugno 2006Salvatore CherchiDemocratici di SinistraSindaco
12 giugno 200616 luglio 2010Salvatore CherchiPartito DemocraticoSindaco[43]
16 luglio 201016 maggio 2011Maria MarongiuPartito DemocraticoVicesindaco[44]
16 maggio 2011in caricaGiuseppe CastiPartito DemocraticoSindaco

Dati dopoguerra[45][46]

Gemellaggi

Carbonia è gemellata con:

Sport

La principale squadra di calcio della città è l' A.S.D. A.C. Carbonia Calcio, che attualmente milita nell'Eccellenza, che ha all'attivo varie stagioni in Serie C e Serie D. Il miglior risultato conseguito dalla squadra biancoblu è un terzo posto in serie C negli anni cinquanta, a un punto dalle squadre promosse in serie B. Altre storiche società carboniensi sono la Polisportiva Sguotti, attiva sino al 2008 nei campionati regionali e oggi solo nel settore giovanile, il Carbonia Sud e la Polisportiva Don Bosco, anch'esse attive solo nei livelli giovanili. Nelle frazioni da citare l'Atletico Cortoghiana, attualmente impegnato in Prima Categoria. Altre società militano nei campionati minori e in quelli per categorie giovanili. Varie le società attive negli altri sport, si spazia dal basket alla pallavolo, dal rugby alla ginnastica artistica, dall'hockey su pista al tennis, sino all'atletica leggera. Nella maggior parte dei casi le squadre competono a livello provinciale o regionale, anche se non mancano le eccezioni nella storia dello sport carboniense. Le società cittadine di pattinaggio ad esempio negli ultimi decenni hanno più volte lanciato campioni affermatisi poi a livello europeo e mondiale.

Impianti sportivi


Lo stadio Carlo Zoboli visto da monte Leone
  • Stadio Carlo Zoboli: sito nel viale del Minatore[48], ospita le partite dell'Associazione Sportiva Dilettanti Carbonia Calcio (Eccellenza). Inaugurato il 21 maggio 1940 come Campo Sportivo della Gioventù Italiana del Littorio, fu intitolato l'anno seguente a Costanzo Ciano, per poi prendere la denominazione di stadio Comunale dalla fine del regime fascista sino al 9 settembre 2011, data in cui l'impianto è stato intitolato a Carlo Zoboli[49], giocatore simbolo del Carbonia[50] con cui giocò negli anni cinquanta e sessanta. Nel 1947 nel perimetro del campo di gioco fu costruito un velodromo, su cui corsero tra gli altri anche Fausto Coppi e Gino Bartali[50][51]. Negli anni il velodromo è stato però sempre meno utilizzato sino a cadere in disuso, anche per via del progressivo deterioramento delle due curve sopraelevate. I due rettilinei furono demoliti a fine anni sessanta[51] per far posto a una pista d'atletica in asfalto[51]. L'impianto dispone attualmente di una capacità massima di 3.500 posti[52].
  • Campo comunale Giuseppe Dettori: utilizzato per atletica, rugby e calcio (in più occasioni ha ospitato le partite casalinghe del Carbonia quando lo stadio Zoboli non era disponibile), è stato sede del memorial Mirko Masala, meeting a livello regionale e nazionale di atletica leggera che si disputava in passato in città.
  • Palazzetto dello sport: realizzato a inizio anni 2000, è utilizzato per basket, pallavolo, calcio a 5 e per altri sport da effettuare al chiuso
  • Piscina comunale: situata in via delle Cernitrici, si svolgono gare di nuoto e pallanuoto.
  • Cittadella sportiva: compresa tra via Balilla e via dello Sport, comprende campi da tennis, una pista da hockey, un campo da calcio a 5 in sintetico, un campo multifunzinale, un pattinodromo oltre al campo Dettori.

Personalità sportive legate a Carbonia

Note

  1. ^ a b c d Dato Istat - Popolazione residente al 31 dicembre 2010.
  2. ^ Comune di Carbonia. Regolamento per l'applicazione del canone spazi ed aree pubbliche (COSAP) (Pdf), pp. 28. URL consultato in data 12 maggio 2011.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, pp. 151. Ente per le Nuove Tecnologie, l'Energia e l'Ambiente, 1 marzo 2011. URL consultato in data 25 aprile 2012.
  4. ^ Carbonia in Dizionario italiano multimediale e multilingue d'ortografia e pronunzia. Rai. URL consultato in data 7 settembre 2011.
  5. ^ Progetti pervenuti ai sensi della L. 15/12/1999 n. 482 (pdf), pp. 4. Regione Autonoma della Sardegna. URL consultato in data 13-08-2010.
  6. ^ a b La Storia. Comune di Carbonia. URL consultato in data 27-2-2010.
  7. ^ a b I boddeus oggi parte del territorio carboniense sono citati nel territorio del Sulci proprio in Vittorio Angius, Luciano Carta (a cura di), Città e villaggi della Sardegna dell'Ottocento : Icnhusa-Ozieri (Riedizione delle parti relative alla Sardegna del Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna, editore G. Maspero e G. Marzorati) (Pdf), Ilisso Edizioni [1833-1856], 2006, 615-617(617-619 nel pdf). ISBN 978-88-89188-89-7 URL consultato il 5 settembre 2011.
  8. ^ a b Francesco Floris (a cura di), La Grande Enciclopedia della Sardegna - 2° volume (pdf), Sassari, Editoriale La Nuova Sardegna, 2007, 350-351 (356-357 nel pdf). URL consultato il 5 settembre 2011.
  9. ^ a b Carbònia in Sapere.it. De Agostini. URL consultato in data 5 settembre 2011.
  10. ^ a b Giovanni Antonio Sanna, Attraverso il Sulcis in ferrovia (estratto da pubblicazione "Il Sulcis" dell'Ente Regionale di Coltura della Sardegna del maggio 1926) in Le ferrovie del Sulcis - nella Sardegna sud occidentale fra documenti, immagini e racconti, Cortona, Calosci, 2012, pp. 407. ISBN 978-88-7785-267-0
  11. ^ a b Atlante Geografico De Agostini per la scuola, Novara, De Agostini, 1994, pp. 24. ISBN 88-415-1971-1
  12. ^ a b c La città. Comune di Carbonia. URL consultato in data 28 agosto 2011.
  13. ^ Alberto La Marmora, Maria Grazia Longhi (a cura di), Itinerario dell'isola di Sardegna (pdf), Nuoro, Ilisso [1860], 1997, Vol. 1, 248 (126 nel pdf). ISBN 88-85098-59-2
  14. ^ Classificazione sismica. Protezione Civile. URL consultato in data 17-10-2008.
  15. ^ Il clima. Comune di Carbonia. URL consultato in data 27-2-2010.
  16. ^ Calcolo dei Gradi Giorno e della Zona Climatica. URL consultato in data 10 maggio 2011.
  17. ^ Ripopolamento e progresso economico del Sulcis dal XVIII al XX Secolo - di Carlo Pillai
  18. ^ 'Il bacino carbonifero del Sulcis - la storia'. URL consultato in data 26-11-2009.
  19. ^ Clara Petacci, Mussolini segreto. Diari 1932-1938, a cura di Mauro Suttora, Rizzoli, 2009, ISBN 9788817037372.
  20. ^ Tra fabbrica e società : mondi di operai. Stefano Musso. URL consultato in data 6-6-2009.
  21. ^ Franco Masala - Architettura in Sardegna dall'unità d'Italia alla fine del '900 pg. 225-226 - ISBN 88-87825-35-1 . 2001
  22. ^ a b Rinaldo Gianola, Senza fabbrica, Baldini e Castoldi, pp. 82. URL consultato il 16 settembre 2011.
  23. ^ a b Le lotte operaie. URL consultato in data 16 settembre 2011.
  24. ^ La Carbonia Rossa. URL consultato in data 30 agosto 2011.
  25. ^ Massimo Carta. «I settant'anni della città di Carbonia sono meritati e non sono trascorsi invano» (pdf). La Gazzetta del Sulcis, 26 6 2008, p. 6. URL consultato in data 30-11-2009.
  26. ^ Legge Regionale 12 luglio 2001, n. 9. Regione Autonoma della Sardegna, 12-07-2001. URL consultato in data 13-08-2010.
  27. ^ Città di Carbonia - Art. 5, comma 1, dello Statuto Comunale. Comune di Carbonia. URL consultato in data 17-10-2008.
  28. ^ Carbonia Gonfalone della Città di in Quirinale.it. URL consultato in data 1 maggio 2012.
  29. ^ La Chiesa di San Ponziano. URL consultato in data 17-10-2008.
  30. ^ a b Bombardamenti Seconda guerra mondiale. URL consultato in data 17-10-2008.
  31. ^ a b Chiesa di San Ponziano e campanile, Carbonia in Monumentiaperti.com. URL consultato in data 12 maggio 2012.
  32. ^ Simone Franceschi. Grande riconoscimento per Piazza Roma. È tra le 60 piazze più vivibili d'Europa. 0781.info, 14-9-2007. URL consultato in data 17-10-2008.
  33. ^ Primo maggio 2005 - Carbonia - Inaugurazione di “Frammento di Vuoto I”, ultima opera del grande maestro Giò Pomodoro, e della restaurata Piazza Roma. Comune di Carbonia. URL consultato in data 17-10-2008.
  34. ^ Andrea Scano. Una città con l'accento straniero in L'Unione Sarda. 9 dicembre 2010. URL consultato in data 21 marzo 2011.
  35. ^ Decreto Prefettizio di nomina n. 248 del 13/01/1938
  36. ^ Decreto Prefettizio di nomina n. 3591 del 17/08/1938
  37. ^ Decreto Prefettizio di nomina n. 5701 del 15/12/1938
  38. ^ Verbale di Giuramento del 16/10/1939
  39. ^ Decreto Prefettizio di nomina n. 2170 del 21/06/1944
  40. ^ a b c d e Dimissionario
  41. ^ Su nomina del Prefetto
  42. ^ Decreto Prefettizio di nomina n. 4256 del 28/12/1944
  43. ^ Decaduto dalla carica per incompatibilità con quella di Presidente della Provincia di Carbonia-Iglesias, a cui Cherchi è stato eletto nella votazioni del 30 e del 31 maggio 2010.
  44. ^ Subentrata al Sindaco Salvatore Cherchi in seguito alla decadenza dalla carica di quest'ultimo conseguente alla sua elezione a Presidente della Provincia di Carbonia-Iglesias
  45. ^ Gianfranco Nurra. Tredici alla guida del municipio in sessantadue anni. La Nuova Sardegna, 9-6-2006. URL consultato in data 17-10-2008.
  46. ^ La Carbonia rossa. URL consultato in data 17-10-2008.
  47. ^ a b Gianfranco Nurra. Arsia, sorella del carbone in La Nuova Sardegna. 23-2-2010. URL consultato in data 27-2-2010.
  48. ^ Mappa turistica di Carbonia (pdf). Mauro Innocenti Editore. URL consultato in data 26 ottobre 2011.
  49. ^ Giuseppe Casti. Intitolazione Stadio Comunale "Carlo Zoboli". Comune di Carbonia. URL consultato in data 9 settembre 2011.
  50. ^ a b Antonello Pirotto. Il mitico Comunale riapre i battenti in La Nuova Sardegna. 31 ottobre 2004. URL consultato in data 16 settembre 2011.
  51. ^ a b c «In pista anche Coppi e Bartali». L'Unione Sarda, 16 novembre 2004.
  52. ^ Il Comunale non è da azzurrini in La Nuova Sardegna. 23 gennaio 2005. URL consultato in data 15 settembre 2011.
  53. ^ Marco Salis. Rondelli è il campione dei mediomassimi in L'Unione Sarda. 6-6-2009. URL consultato in data 21-10-2009.
  54. ^ http://www.cronacaonline.it/portale/homepage_06_aprile_02.htm

Bibliografia

  • Vitale Piga, Confederazione Fascista dei Lavoratori dell'Industria (a cura di), Il giacimento carbonifero del Sulcis - Carbonia,1938, Roma, 1938.
  • Vittorio Maltese, Carbonia,1938 in L'Economia Nazionale, Roma, 1938.
  • Stanis Ruinas, Viaggio per le città di Mussolini, Milano, Edizioni Bompiani, 1939.
  • F. Cori, Le Miniere di Carbònia in Resoconti dell'Associazione Mineraria Sarda, Iglesias, 1948.
  • Alberto Mori, Carbònia e le modificazioni del paesaggio geografico nel Sulcis settentrionale in Pubblicazioni della Facoltà di Ingegneria di Cagliari, Cagliari, 1950, Vol. 1.
  • AA. VV., C.E.C.A. Studio sulla zona di Carbònia, Milano, Giuffrè, 1965.
  • Mario Carta, Note sulle miniere carbonifere del Sulcis – Realizzazioni in atto e tecniche in prospettiva per la coltivazione e la valorizzazione dei giacimenti di carbone in La programmazione in Sardegna 60, Sassari, Editrice G. Gallizzi, 1976.
  • Massimo Carta, Carbonia e il suo carbone (1851 - 1977), Cagliari, Società Poligrafica Sarda, 1977.
  • Lucia Nuti; Roberta Martinelli, Città nuove in Sardegna durante il periodo fascista in Storia urbana II, 1978.
  • Massimo Carta, Perché Carbonia, Cagliari, Gasperini Editore, 1981.
  • Maria Stella Rollandi, Miniere e minatori in Sardegna. Dalla crisi del dopoguerra alla nascita di Carbonia (1919 - 1939), Cagliari, Edizioni Della Torre, 1981.
  • Aldo Cesaraccio; Antonello Mattone; Giuseppe Melis Bassu, Mussolini in Sardegna, ristampa anastatica del volume Il Duce in Sardegna, Cagliari, GIA Editrice [1942], 1983.
  • Virginio Bettini, Borotalco nero carbone tra sfida autarchica e questione ambientale, Milano, Franco Angeli Editore, 1984.
  • Alberto Vacca, Carbonia e i problemi dell'industria carbonifera sarda (1936 – 1976), Cagliari, Edizioni Della Torre, 1985.
  • Massimo Carta, Carbonia: realtà da 50 anni, Nuoro, Cooperativa Grafica Nuorese, 1986.
  • Provincia di Cagliari - Assessorato Tutela Ambiente ed Ecologia (a cura di), Gassificazione del carbone Sulcis: l'alternativa ecologica, Cagliari, Emme 4 s.r.l., 1987.
  • Giuseppe Are; Marco Costa, Carbosarda. Attese e delusioni di una fonte energetica nazionale, Milano, Franco Angeli Editore, 1989.
  • Piero Bartoloni; Sandro Filippo Bondì;Luisa Anna Marras, Monte Sirai, Roma, Libreria dello Stato - Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 1992.
  • Franco Reina, Carbonia, Carbosarda. Passione per la squadra biancoblù. La storia dal 1939 al 2000, Giampaolo Cirronis Editore.
  • Mauro Pistis (luglio - dicembre 2007). Lettera al Sindaco di Arsia.. Il Gazzettino della "Dante" Albonese XII (34): 16.
  • Museo Archeologico Villa Sulcis Carbonia - Guida alle esposizioni, Envisual Carbonia, 2008.
  • Monumenti Aperti - Guida ai monumenti, Comune di Carbonia, edizioni annuali dal 2004 al 2010.
  • Giorgio Peghin; Antonella Sanna, Carbonia. Città del Novecento, Milano, Skira Editore, 2009.
  • Ruggero Soru, Il Paese delle Sirene (racconto a fumetti), Carbonia, Ediguida Srl, 2010.
  • Massimo Carta, Carbonia - 70 anni: 1938 - 2008, Carbonia, Iglesias, Edizioni Sulcis, 2010.
  • Sardis...l'Isola del Dio Sole (Archeologia del territorio) di Sebastian Solinas - Editore S.S.- (Carbonia 2004)

Romanzi ambientati a Carbonia

  • Valerio Tonini, Terra del carbone, Modena, Guanda Editore, 1943.
  • Bruno Rombi, Una donna di carbone, Cagliari, Condaghes editore, 2004.
  • Fabrizio Fenu, La bambina e la miniera, Cagliari, Arkadia editore, 2009.
  • Fabrizio Fenu, Flavia e il minatore, Cagliari, Arkadia editore, 2010.
  • Giulio Angioni, Doppio cielo, Nuoro, Il Maestrale, 2010.

Filmografia

  • Viaggio di S.E. il Capo del Governo in Sardegna (9 maggio 1935: Benito Mussolini a Bacu Abis), b/n - sonoro, Istituto Nazionale Luce - Roma, 1935.
  • Italia. Carbonia. Mussolini arriva in Sardegna per inaugurare la città mineraria di Carbonia, b/n - sonoro, Istituto Nazionale Luce - Roma (Giornale Luce B1431 del 21/12/1938), 1938.
  • Carbonia 1941 (Documentario detto anche "La Storia di Carbonia", Realizzazione: Cerchio Fernando, Fotografia: Iannarelli Angelo, Musica: Fusco Giovanni), b/n - sonoro, Istituto Nazionale Luce - Roma, 1941.
  • Il Duce in Sardegna. "Momenti ed episodi della visita del Duce in Sardegna" (Carbonia e Cortoghiana), b/n - sonoro, Istituto Nazionale Luce - Roma (Giornale Luce C0250 del 28/05/1942), 1942.
  • Oro nero (1942), b/n - sonoro (regia: Camillo Mastrocinque e co-regia di Enrico Guazzoni, interpreti: Juan de Landa, Carla Candiani, Mara Landi, Lora Silvani, Federico Benfer, Giuseppe Rinaldi, Elena Altieri, Carletto Romano, Aldo Fiorelli, Pietro Pastore, Gianni Giotti, Maria Guerra, Gianni Glori, Lino Pavesi e altri), Fono Roma E.I.A. - Roma, 1943.
  • Voce d'Italia n. 4: luglio 1943 (Documentario sulle opere del regime come Carbonia), b/n - sonoro, Istituto Nazionale Luce - Roma, 1943.

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Un giovane su tre disoccupato: la disoccupazione sale al 35,3%. Mai così male dal lontano 1993...il dramma del minatore della Sulcis che si ferisce a un polso con un coltello in diretta TV!

Il tasso di disoccupazione a luglio resta stabile al 10,7%, lo stesso livello di giugno, il più alto da gennaio 2004 (inizio serie storiche mensili). Su base annua il tasso è in rialzo di 2,5 punti. Lo rileva l'Istat (dati destagionalizzati, stime provvisorie).
Il tasso di disoccupazione nel secondo trimestre 2012 risulta pari al 10,5%, in crescita di 2,7 punti percentuali su base annua. Lo rileva l'Istat in base a dati grezzi. Si tratta del tasso più alto, in base a confronti tendenziali, dal secondo trimestre del 1999.
GIOVANI - Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) a luglio è al 35,3%, in aumento di 1,3 punti percentuali su giugno e di 7,4 punti su base annua. Lo rileva l'Istat (dati destagionalizzati e provvisorie). Il ritmo di crescita annuo della disoccupazione giovanile è triplo rispetto a quello complessivo. Tra i 15-24enni le persone in cerca di lavoro sono 618 mila.
Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni nel secondo trimestre del 2012 sale al 33,9%, dal 27,4% del secondo trimestre 2011. Lo rileva l'Istat (dati grezzi). E' il tasso più alto, in base a confronti tendenziali, dal secondo trimestre del 1993, inizio delle serie storiche.
Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24enni) nel secondo trimestre 2012 tocca un picco del 48% per le ragazze del Mezzogiorno. Lo rileva l'Istat (dati grezzi).


Sopra, il minatore si ferisce in diretta TV

Video operaio Sulcis si ferisce in minierSi è ferito tagliandosi le vene di un polso con un coltellino durante un incontro con i giornalisti nella miniera di Nuraxi Figus. Protagonista dell'episodio un operaio della Carbosulcis che è stato accompagnato in superficie e trasferito immediatamente all'ospedale di Carbonia. Le sue condizioni sono buone, ha riportato solo ferite superficiali. Stefano Meletti, questo il nome dell'operaio ferito, durante l'incontro con la stampa ha gridato "è questo che dobbiamo fare, ci dobbiamo tagliare?". Il suo è stato un gesto velocissimo. Meletti, sindacalista delle Rsu, è stato bloccato dai colleghi. L'episodio è una testimonianza del clima di tensione che accompagna la protesta e l'intera vertenza Carbosulcis. "Siamo pronti a tutto - ha detto un altro rappresentante sindacale, indicando la stanza blindata dove sono custoditi oltre 690 chili di esplosivo e 1.221 detonatori - È il momento dell'esplosivo!"

 

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L'avvocato difensore di Paolo Gabriele abbandona l'incarico; per quale motivo? Chi si cela dietro la sua improvvisa rinuncia? Quali segreti ancora nasconde l'ex-maggiordomo del Papa? Io sto con Paolo Gabriele, è lui il vero eroe che voleva salvare la Santa Madre Chiesa dalla corruzione e dal peccato di vanità e di ingordigia dei vertici dello Stato del Vaticano!

L'avvocato Carlo Fusco ha lasciato la difesa di Paolo Gabriele, il maggiordomo papale arrestato e poi rinviato a giudizio per il furto di documento riservati di Benedetto XVI. "Lascio l'incarico per divergenze sulla linea difensiva - ha detto il legale all'ANSA - rimane però il rapporto di amicizia".
L'avvocato Fusco difendeva Paolo Gabriele - arrestato il 23 maggio scorso e tuttora agli arresti domiciliari in attesa del processo - dall'inizio dell'istruttoria formale sulla vicenda della fuga di documenti.
L'altro difensore del maggiordomo, avvocato Cristiana Arru, al momento mantiene ancora l'incarico, ma secondo quanto apprende l'ANSA, "sta valutando" il da farsi.
L'inchiesta: La notizia che "vi siano venti, o una ventina, di indagati o indiziati nel processo che riguarda la fuga di documenti riservati dal Vaticano non ha fondamento". E' quanto ha dichiarato ieri come riportato dalla Radio Vaticana, il vicedirettore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Ciro Benedettini, in relazione "ad alcuni articoli e servizi pubblicati in questi giorni su diversi organi d'informazione" e relativi all'inchiesta sui documenti trafugati e finiti sulle pagine di libri e giornali.
Tre giorni fa era stata l'ANSA - sottolineando peraltro che non si parlava in alcun modo di soggetti "indagati" - a informare sul fatto che dopo la chiusura del primo filone dell'inchiesta 'Vatileaks', che ha portato al rinvio a giudizio del maggiordomo papale Paolo Gabriele per furto aggravato e del tecnico informatico Claudio Sciarpelletti per favoreggiamento, l'attenzione degli investigatori vaticani si era concentrata su una rosa di persone, in tutto circa una ventina, tenute sotto osservazione per gli ulteriori accertamenti e per quelli che potranno essere i futuri sviluppi delle indagini, nel caso siano raccolte prove a carico.
 Il Vaticano ora nega che ci siano venti indagati. Tuttavia fonti attendibili e ben informate confermano all'ANSA che le posizioni al vaglio dei detective d'Oltretevere, oggetto delle verifiche in corso anche in questa fase di pausa estiva nell'attività dei magistrati, riguardano appunto una ventina di persone, per valutare se e a quale titolo possano aver avuto parte nella vicenda della fuga delle carte riservate.
Va sempre ribadito che non si tratta certo di "indagati" e che, allo stato attuale, è del tutto prematuro dire se e per quanti di questi verra' effettivamente aperta un'istruttoria. Tra l'altro, solo in una minima parte le persone interessate coincidono con quelle sentite nella prima fase dell'istruttoria.
E' quindi quanto meno arbitrario lasciar intendere che il numero sia dedotto da quello dei testimoni citati nelle carte dell'inchiesta con le lettere dell'alfabeto o dai circa venti "corvi" di cui parlò lo stesso Paolo Gabriele nella sua intervista, sotto mascheratura, a "Gli intoccabili". Nè, tanto meno, si può parlare di confusione tra testimoni e indagati o indiziati.
Al di là di quello che viene confermato o smentito ufficialmente (per due mesi e mezzo le autorità vaticane hanno negato che ci fossero altri indagati oltre Gabriele, mentre invece c'era un'altra persona, un cittadino italiano, che, almeno temporaneamente, era stato addirittura arrestato), il fatto che il controllo delle conversazioni telefoniche, lo screening delle e-mail, i riscontri anche in forma discreta e 'soft', vadano avanti anche in questo periodo estivo e riguardino un gruppo di persone ben delimitato e identificato, è prova ulteriore che gli investigatori intendono fare sul serio, che si voglia effettivamente fare chiarezza sullo scandalo 'Vatileaks', come sollecitato dallo stesso Benedetto XVI nell'incontro del 27 luglio con gli inquirenti vaticani, da lui invitati "a proseguire il lavoro con solerzia".

Intervista shock: “Spesso è il bambino che seduce il prete!” Intanto gli ultimi dati dicono che ci sono state "quattrocento denunce di abusi su minori a carico di preti!"

Ennesima affermazione al limite dell’incredibile da parte di un prelato sulla questione degli abusi nel clero, ennesima bufera, ennesima rapida smentita: e, come al solito, rimane il sospetto che le affermazioni fossero tutt’altro che erronee. Questa volta a finire nella bufera è una delle più significative figure del cattolicesimo americano, ovvero padre Benedict Groeschel, dei frati francescani del Rinnovamento, ordine monastico da lui fondato.
ADESCAMENTO - Da molti anni il religioso è a contatto con persone che si sono rese colpevoli di violenza sessuale. Intervistato dal National Catholic Register, a un certo punto, dice l’Huffington Post, il colloquio ha preso una piega “inaspettata”. “La gente”, ha detto frate Groeschel, “ha in mente quest’immagine di una persona che aveva cattive intenzioni – uno psicopatico. Ma non è così. Prendiamo il caso di un uomo con un serio esaurimento nervoso, e un giovane gli si avvicina. In un sacco di casi è il giovane – 14, 16, 18 anni – a sedurre il sacerdote”. Il religioso ha dunque sostenuto che i sacerdoti, uomini deboli e con la mente straziata, siano facili prede di adolescenti in cerca di sesso. Curiosa tesi.
“NON SONO RESPONSABILI” - Non è finita: “Groeschel ha sostenuto di credere che la maggior parte di queste relazioni sono di natura eterosessuale, e che storicamente le relazioni fra uomo e ragazzo non sono state qualificate come crimini. Se andiamo indietro di 10-15 anni, davvero raramente eventi del genere sono stati qualificati come crimini. Nessuno la pensava così, e sono portato a credere che, la prima volta, questi preti non dovrebbero andare in galera perché non avevano intenzione di commettere crimini”. Quest’intervista è stata pubblicata dal National Catholic Register senza alcun commento a margine, il che ha portato a credere che la redazione dell’importante magazine cattolico – già di proprietà dei Legionari di Cristo, organizzazione cattolica finita vittima dello scandalo pedofilia nel clero, addirittura ai suoi massimi vertici (il fondatore, Marcial Maciel Degollado, rimane a tutt’oggi il più alto prelato ad essere stato coinvolto nello scandalo pedofilia – non avesse nulla da dire al riguardo. Non è così, l’NCR ha chiesto scusa sul suo sito ufficiale, ha rimosso l’intervista, e sia l’ordine che il frate hanno precisato di non aver avuto intenzione di sostenere che “un sacerdote che abusa della sua vittima non sia responsabile”.

Il numero del Sant'Uffizio: Tutti i casi segnalati nel 2011

La linea della trasparenza avviata da Benedetto XVI sul tema della pedofilia ha portato a un ‘considerevole’ aumento delle denunce dei casi di abusi su minori da parte di chierici alla Congregazione per la dottrina della Fede. I casi segnalati sono stai 404 nel 2011, meno che nel 2010, ma ‘considerevolmente’ di piu’ che nel quinquennio 2005-2009. E’ quanto si evince da ‘L’attivita’ della Santa Sede 2011′, volume pubblicato di recente dalla Lev, la Libreria editrice vaticana.
DURANTE L’ANNO – Durante l’anno 2011, spiega il volume che ogni anno da’ conto di tutta l’attivita’ dei dicasteri vaticani svoltasi nell’anno precedente, l’ufficio disciplinare dell’ex Sant’Uffizio ‘ha lavorato intensamente’, aprendo 599 nuove pratiche, la maggior parte delle quali (440 casi) riguarda i ‘graviora delicta’; tra questi, i piu’ numerosi (404) sono casi di abusi su minori. Rispetto all’anno 2010, spiega ancora il volume, sono pervenute all’ufficio disciplinare meno segnalazioni riguardanti abusi perpetrati da chierici.
GLI ANNI PRECEDENTI – Tuttavia, rispetto agli anni precedenti (ad esempio il quinquennio 2005-2009), il numero dei casi e’ aumentato ‘considerevolmente’. La congregazione ha deciso di avviare 37 processi giudiziali e 189 processi amministrativi. Si e’ inoltre deciso di sottoporre al Papa la richiesta di ‘dimissione ex officio’ (cioe’ automatica) in 125 casi e in 135 casi e’ stata richiesta la dispensa dagli obblighi sacerdotali, compreso il celibato.

L’omicidio massonico: tutti lo vedono, tranne gli inquirenti...gli omicidi di Melania Rea e di Yara Gambirasio nascondono inquietanti analogie e somiglianze con i macabri rituali dei delitti esoterico-massonici!

Gli omicidi commessi dalla massoneria seguono tutti un preciso rituale e sono – per così dire - firmati.
 
Dal momento che le associazioni massoniche sono anche associazioni esoteriche, in ogni omicidio si ritrovano le simbologie esoteriche proprie dell’associazione che l’ha commesso; simbologie che possono consistere in simboli sparsi sulla scena del delitto, o nella modalità dell’omicidio, o nella data di esso.
Questo articolo è però necessariamente incompleto, nel senso che sono riuscito a capire la motivazione e la tecnica sottesa ad alcuni delitti solo per caso, con l’aiuto di alcuni amici, giornalisti, magistrati o semplici appassionati di esoterismo. Ma devo ancora capire molte cose. La mia intenzione è di fornire però uno spunto di approfondimento a chi vorrà farlo.

Evitiamo di ripercorrere i principali omicidi, perché ne abbiamo accennato nei nostri precedenti articoli (specialmente ne“Il testimone è servito” e in quello sul mostro di Firenze).
Facciamo invece delle considerazioni di ordine generale.

I miei dubbi sul fatto che ogni omicidio nasconda una firma e una ritualità nacquero quando mi accorsi di una caratteristica che immediatamente balza agli occhi di qualsiasi osservatore: tutte le persone che vengono trovate impiccate si impiccano “in ginocchio”, ovverosia con una modalità compatibile con un suicidio solo in linea teorica; in pratica infatti, è la statistica che mi porta ad escludere che tutti si possano essere suicidati con le ginocchia per terra, in quanto si tratta di una modalità molto difficile da realizzare effettivamente.
Così come è la statistica a dirci che gli incidenti in cui sono capitati i testimoni di Ustica non sono casuali; ben 4 testimoni moriranno in un incidente aereo, ad esempio, il che è numericamente impossibile se raffrontiamo questo numero morti con quello medio delle statistiche di questo settore.

L’altra cosa che mi apparve subito evidente fu la spettacolarità di alcune morti che suscitavano in me alcune domande.
Perché far precipitare un aereo, anziché provocare un semplice malore (cosa che con le sostanze che esistono oggi, nonché con i mezzi e le conoscenze dei nostri moderni servizi segreti, è un gioco da ragazzi)?
Perché “suicidare” le persone mettendole in ginocchio, rendendo così evidente a chiunque che si tratta di un omicidio? (a chiunque tranne agli inquirenti, sempre pronti ad archiviare come suicidi anche i casi più eclatanti)
Perché nei delitti del Mostro di Firenze una testimone muore con una coltellata sul pube? (anche questo caso archiviato come “suicidio”). Perché una modalità così afferrata, ma anche così plateale, tanto da far capire a chiunque il collegamento con la vicenda del mostro?
Perché firmare i delitti con una rosa rossa, come nel caso dell’omicidio Pantani, in modo da rendere palese a tutti che quell’omicidio porta la firma di questa associazione? Ricordiamo infatti che Pantani morì all’hotel Le Rose e che accanto al suo letto venne trovata una poesia apparentemente senza senso che diceva: “Colori, uno su tutti rosa arancio come contenta, le rose sono rosa e la rosa rossa è la più contata”. Ricordiamo anche che Pantani ebbe un incidente (per il quale fece causa alla città di Torino) proprio nella salita di Superga, ovverosia la salita dove sorge la famosa cattedrale che fu eretta nel 1717, data in cui la massoneria moderna ebbe il suo inizio ufficiale. Se questi particolari non dicono nulla ad un osservatore qualsiasi, per un esperto di esoterismo dicono tutto. Tra l’altro la collina di Superga è quella ove si schiantò l’aereo del Torino Calcio, ove morì un’intera squadra di calcio con tutto il personale al seguito. Altra coincidenza inquietante, a cui pare che gli investigatori non abbiano mai fatto caso.
Perché far morire due testimoni di Ustica in un incidente come quello delle frecce tricolori a Ramstein, in Germania, destando l’attenzione di tutto il mondo?

La domanda mi venne ancora più forte il giorno in cui con la mia collega Solange abbiamo avuto un incidente di moto. Con due moto diverse, a me è partito lo sterzo e sono finito fuori strada; mi sono salvato per un miracolo, in quanto l’incidente è capitato nel momento in cui stavo rallentando per fermarmi e rispondere al telefono; Solange, che fortunatamente è stata avvertita in tempo da me, ha potuto fermarsi prima che perdesse la ruota posteriore.
Ora, è ovvio che un simile incidente – se fossimo morti - avrebbe provocato più di qualche dubbio. Magari a qualcuno sarebbe tornato in mente il caso dei due fidanzati morti in un incidente analogo qualche anno fa: Simona Acciai e Mauro Manucci. I due fidanzati morirono infatti in due incidenti (lui in moto, lei in auto) contemporanei a Forlì. Nel caso nostro, due amici e colleghi di lavoro morti nello stesso modo avrebbero insospettito più di una persona e sarebbero stati un bel segnale per chi è in grado di capire: sono stati puniti.

Per un po’ di tempo pensai che queste modalità servivano per dare un messaggio agli inquirenti: firmando il delitto tutti quelli che indagano, se appartenenti all’organizzazione, si accorgono subito che non devono procedere oltre.
Inoltre ho pensato ci fosse anche un altro motivo. Lanciare un messaggio forte e chiaro di questo tipo: inutile che facciate denunce, tanto possiamo fare quello che vogliamo, e nessuno indagherà mai realmente.
Senz’altro queste due motivazioni ci sono.
Ma ero convinto che ci fosse anche dell’altro, specie nei casi in cui la firma è meno evidente.
La risposta mi è arrivata un po’ più chiara quando ho scoperto che Dante era un Rosacroce (dico “scoperto” perché non sono e non sono mai stato un appassionato di esoterismo).
Ora la massoneria più potente non è quella del GOI, ma è costituita dai Templari, dai Rosacroce e dai Cavalieri di Malta.
E allora ecco qui la spiegazione dell’enigma: la regola del contrappasso.

Nell’ottica dei Rosacroce, chi arriva al massimo grado di questa organizzazione, ha raggiunto la purezza della Rosa.
Nella loro ottica denunciare uno di loro, o perseguirlo, è un peccato.
E il peccato deve essere punito applicando la regola del contrappasso.
Quindi: volevi testimoniare in una vicenda riguardante un aereo caduto? Morirai in un incidente aereo.
Volevi testimoniare in un processo contro il Mostro di Firenze? Morirai con l’asportazione del pube, cioè la stessa tecnica usata dal Mostro sulle vittime.
La regola del contrappasso è evidente anche ad un profano nel caso di Luciano Petrini, il consulente informatico che stava facendo una consulenza sull’omicidio di Ferraro, il testimone di Ustica trovato “impiccato” al portasciugamani del bagno. Petrini morirà infatti colpito ripetutamente da un portasciugamani.
Nel mio caso e quello della mia collega il “peccato” consiste invece nell’aver denunciato determinate persone appartenenti alla massoneria (in particolare quella dei Rosacroce). Per colmo di sventura poi andai a fare l’esposto proprio da un magistrato appartenente all’organizzazione (cosa che ovviamente ho scoperto solo dopo gli incidenti, decriptando la lettera che costui mi inviò successivamente). Che è come andare a casa di Provenzano per denunciare Riina.
Nel caso di Fabio Piselli, invece, il perito del Moby Prince che doveva testimoniare riguardo alla vicenda dell’incendio capitato al traghetto, costui è stato stordito e messo in un’auto a cui hanno dato fuoco, forse perché il rogo dell’auto simboleggiava il rogo della nave.

Talvolta invece il simbolismo è più difficile da decodificare e si trova nelle date, o in collegamenti ancora più arditi, siano essi in casi eclatanti, o in banali fatti di cronaca.
Nel caso del giudice Carlo Palermo che il 02 aprile del 1985 tentarono di uccidere con un’autobomba a Pizzolungo (Trapani)[1]. Il giudice Palermo era stato titolare di un’ampia indagine sul traffico di armi ed aveva indagato sulla fornitura di armi italiane all’Argentina durante la guerra per le isole Falkland, guerra scoppiata proprio il 02 aprile 1982 con l’invasione inglese delle isole. L’autobomba scoppiò quindi nella stessa data, e tre anni dopo (tre è un numero particolarmente simbolico).
Ed ancora per quanto riguarda l’omicidio di Roberto Calvi. Come ricorda il giudice Carlo Palermo: “Nella inchiesta della magistratura di Trento un teste (Arrigo Molinari, iscritto alla P2), dichiarò che Calvi – attraverso le consociate latino-americane del Banco Ambrosiano – aveva finanziato l’acquisto, da parte dell’Argentina, dei missili Exocet e in definitiva l’intera operazione delle isole Falkland”[2]. I primi missili Exocet affondarono due navi inglesi (la Hms Sheffield e Atlantic Conveyor). Il 18 giugno 1982 Roberto Calvi fu trovato morto impiccato a Londra sotto il ponte dei frati neri (nome di una loggia massonica inglese). Inoltre il ponte era dipinto di bianco ed azzurro che sono i colori della bandiera argentina.

Nel caso del delitto Moro la scena del delitto è intrisa di simbologie, dal fatto che sia stato trovato a via Caetani (e Papa Caetani era Papa Bonifacio VIII, che simpatizzava per i Templari e a cui mossero le stesse accuse rivolte a quest’ordine) alla data del ritrovamento, al fatto che sia stato trovato proprio in una Renault 4 Rossa. Se Renault Rossa sta per Rosa Rossa, la cifra 4 farebbe riferimento al quatre de chiffre (ma forse anche al numero di lettere della parola “rosa”).

Il mio articolo termina qui.
Non voglio approfondire per vari motivi.
In primo luogo perché non sono un appassionato di esoterismo e scendere ancora più a fondo richiederebbe uno studio approfondito e molto tempo a disposizione, che io non ho.
Il mio articolo è dettato invece dalla voglia di indurre il lettore ad approfondire.
E dalla voglia di dire a chiunque che molti misteri d’Italia, non sono in realtà dei misteri, se si sa leggere a fondo nelle pieghe del delitto.
La conoscenza approfondita dell’esoterismo e del modo di procedere delle associazioni massoniche garantirebbe agli inquirenti, il giorno che prenderanno coscienza del fenomeno, un notevole miglioramento dal punto di vista dei risultati investigavi.
Questo consentirebbe anche di capire alcuni meccanismi della politica italiana, che spesso nelle loro simbologie si rifanno a queste organizzazioni. La croce della democrazia Cristiana, ad esempio, probabilmente non è altro che la Croce templare; mentre la rosa presente nel simbolo di molti partiti è probabilmente nient’altro che la rosa dei RosaCroce.
Quando dico queste cose mi viene risposto spesso che la rosa della “Rosa nel pugno” è in realtà il simbolo dei radicali francesi. E io rispondo: appunto, il simbolo dei RosaCroce, che non è un’organizzazione italiana, ma internazionale. E che non ricorre solo per i radicali ma anche per i socialisti e per altri partiti di destra.
Questo consentirebbe di capire, ad esempio, il significato del cacofonico nome “Cosa Rossa” che si voleva dare alla Sinistra Arcobaleno; un nome così brutto probabilmente non è un caso. Secondo un mio amico inquirente potrebbe derivare da Cristian Rosenkreuz, il mitico fondatore dei RosaCroce.
Mentre la Rosa Bianca potrebbe fare riferimento alla guerra delle due rose, in Inghilterra; guerra che terminò con un matrimonio tra Rosa bianca e Rosa Rossa.

Al lettore appassionato di esoterismo il compito di capire il significato delle varie morti che qui abbiamo solo accennato. Non ho ancora capito, ad esempio, il perché dei cosiddetti “suicidi in ginocchio”. Secondo un mio amico le gambe piegate trovano un parallelismo con l’impiccato del mazzo dei tarocchi, che è sempre raffigurato con una gamba piegata. Era la punizione riservata un tempo al debitore, che veniva appeso in quel modo affinchè tutti potessero vedere la sua punizione e potessero deriderlo.
E infatti, tutti quelli che vedono un suicidio in ginocchio capiscono che si trattava di un testimone scomodo e che si tratta di un omicidio. Tutti, tranne gli inquirenti.


                                                                                                                     (Io speriamo che non mi suicido)
 23 Marzo 2008

Fonte: Prof. Paolo Franceschetti - http://paolofranceschetti.blogspot.com/


 Omicidio Melania Rea e la pista della Massoneria 

Parla il Magistrato Ferraro: «Droga, sesso, ipnosi nell’Esercito!»

Omicidio Melania Rea e la pista della massoneria
«Dietro l’omicidio di Melania Rea,
 si nasconde la pista della massoneria!»
ASCOLI PICENO - Ad ipotizzarlo è il magistrato Paolo Ferraro che ha denunciato una fitta rete di relazioni di sesso e massoneria che gravitano attorno alle caserme militari.
Ma non solo… Questi appuntamenti rientrano, secondo Ferraro, in un programma militare ben preciso l’Mk Ultra oggi Programma Monarch utilizzato negli anni 50 dalla Cia con lo scopo di influenzare e controllare il comportamento di determinate persone ipnotizzandole, drogandole o torturandole per indurle a compiti ingrati (consegna di droga o altro). Anche Melania Rea potrebbe essere caduta in questa rete e ne sarebbe uscita, da morta. Un’ipotesi da molti ritenuta fantasiosa ma che ha trovato sostegno nel gip Giovanni Cirillo.
Il magistrato Ferraro non è mai stato creduto, anzi silurato e rimasto vittima di ritorsioni. Oggi in un’intervista rilasciata alla web tv di Antonio Del Furbo, Zone d’Ombra, l’uomo parla della sua esperienza come di una saggia, lucida follia.
Sembra di trovarsi sul set di Eyes Wide Shut. Il film di Stanley Kubrick in cui l’alta borghesia americana si dà appuntamento in una villa sontuosa per orge a base di sesso, droga e mistero.
E invece il contesto è la cittadella militare dove Ferraro ha risieduto per qualche tempo a partire dal maggio del 2008. Dopo essersi accorto di strani movimenti ha deciso di registrare tutto piazzando microcamere e cimici. La stanza degli incontri è semibuia, le immagini sfuocate, l’atmosfera sovrastata da voci indistinte e confuse. Un leggero fruscio separa gli attori che non vengono mai inquadrati e i loro movimenti. Si intonano canti medievali, dice Ferraro, tipici di questo tipo di pratiche militari.
«Ah, lascia stare, shh, Sado bello rimani, capo», si sente nelle intercettazioni, poi sussurri, gemiti, comandi incomprensibili e cifrati, porte che cigolano, panche che sbattono.
Quando Ferraro ha fornito le prove di tutto ciò non è stato creduto. Sguardo basso, fronte grondante sudore l’uomo ha spiegato a Zone d’Ombra il calvario personale affrontato. Lo hanno dato per pazzo, è stato sospeso dal Csm per quattro mesi per gravi problemi di salute. Poi la proposta di Tso (Trattamento sanitario obbligatorio). L’incendio appiccato sul terrazzo di casa. Chiare intimidazioni, le definisce l’ufficiale. In quelle farneticazioni c’era qualcosa di fascinosamente inquietante.
E Melania Rea che c’entra? Il gip Giovanni Cirillo pensa che la donna abbia scoperto questi esperimenti nella caserma dove lavorava il marito e ne sia stata vittima prima della gravidanza e dopo la nascita della figlia ne stesse elaborando il ricordo.
A suffragare l’ipotesi sono le dichiarazioni della migliore amica di Melania, Imma Rosa, che ha confessato che la donna dopo aver scoperto i tradimenti di Parolisi ha manifestato intenzioni suicide. E ancora un magistrato di Teramo ed un ufficiale dell’Arma di Teramo sono stati vittime di episodi incendiari ai danni delle loro automobili.
Nel meccanismo perverso rientrano anche i politici. Per Ferraro la casta è stata irretita così si spiegano certi ricatti estremi: «i politici non hanno capacità decisionale, appartengono ad un mondo congiunto, non decidono più, le caste sono accordi tra apparati segreti e massonerie. Anche Falcone nelle sue indagini pensava ad un quadro interpretativo di questo genere e per questo gliel’hanno fatta pagare».
E in Abruzzo? C’è la massoneria ed a che livelli?
Ferraro risponde: «quello che so è che c’è ad Ascoli Piceno, quello che so è che ci sono infiltrazione di poteri massonici, quello che so è che i magistrati di Teramo si sono comportati bene ed ho visto piazzare tre bombe ad un magistrato, ad un ufficiale dell’Arma e al titolare di un giornale multimediale. Penso che l’Abruzzo abbia grandi risorse democratiche. Penso che ci siano poteri deviati ma non escono in modo così eclatante».

Yara, chiesta la proroga delle indagini.
E' l'ultima possibilità per far luce sul giallo!

Ancora sei mesi a disposizione degli investigatori: 

senza una svolta il caso sarà archiviato.

YARA GAMBIRASIO
BREMBATE - Per gli investigatori al lavoro da oltre un anno nella Bergamasca è l'ultima possibilità: ancora sei mesi per fare luce sul delitto di Yara Gambirasio o il caso sarà archiviato. Il pm titolare dell'inchiesta, Letizia Ruggeri, ha chiesto la terza e ultima proroga delle indagini. L'istanza è arrivata sul tavolo del gip Ezia Maccora che nelle prossime ore dovrebbe dare il via libera. Continuano, intanto, le analisi su oltre 10mila campioni di dna.
La domanda è stata presentata a pochi giorni dalla scadenza dei termini, prevista il 9 luglio. Nei giorni scorsi il pm Ruggeri aveva incontrato i genitori della ragazzina, Fulvio e Maura Gambirasio. Al centro del colloquio, a quanto si è appreso, vi sarebbero state le abitudini della figlia.
Prima che i coniugi venissero convocati al comando provinciale dei carabinieri, i consulenti dei Gambirasio avevano espresso perplessità sull'operato degli inquirenti, chiedendo in particolare l'analisi approfondita di alcune tracce biologiche trovate sul cadavere e che, secondo i periti di parte, non erano state prese inizialmente in considerazione. E proprio sui campioni di dna continua a concentrarsi il lavoro degli investigatori. L'obiettivo primario sarebbe completare la comparazione tra le tracce trovate sul corpo di Yara e gli oltre 10mila campioni prelevati ai residenti della zona.

Omicidio di Yara : tutti i buchi dell'inchiesta!

Il consulente tecnico Portera: tracce trascurate, si rischia di perderle...


Yara Gambirasio
Da un lato reperti trascurati, non sottoposti ad accertamenti; dall'altro analisi del Dna non complete. Buchi nelle indagini sull'omicidio di Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa da Brembate Sopra il 26 novembre del 2010 e ritrovata senza vita il 26 febbraio successivo, in un campo di Chignolo d'Isola. Critiche dure che arrivano dal consulente di mamma Maura e papà Fulvio Gambirasio, Giorgio Portera (nella foto) , genetista forense al Dipartimento di Biotecnologie Mediche e Medicina Traslazionale. 

  Yara, un delitto ancora irrisolto    Yara, un delitto ancora irrisolto    Yara, un delitto ancora irrisolto    Yara, un delitto ancora irrisolto    Yara, un delitto ancora irrisolto
Conclusioni a cui è arrivato dopo aver letto centinaia di atti, a partire dalla relazione dell'anatomopatologa Cristina Cattaneo che ha eseguito l'autopsia agli esami del Dna, e dopo aver fatto visita ai laboratori del Reparto investigazioni scientifiche di Parma, il Ris dove lui stesso ha lavorato come tenente fino al marzo del 2009.
Conclusioni inserite in una relazione depositata due giorni fa nell'ufficio del pubblico ministero Letizia Ruggeri che coordina le indagini e in cui il consulente chiede altre analisi sui profili genetici prelevati ad abitanti di Gorno e ritenuti interessanti che chi indaga.
Ha analizzato gli atti scientifici, è andato al Ris, ora ha depositato la sua relazione. 
Quali sono le sue conclusioni sul lavoro svolto fino ad ora da chi indaga?
«Alcuni elementi indicati nella consulenza medico legale dell'anatomopatologa Cristina Cattaneo non erano stati approfonditi dagli organi istituzionali di polizia scientifica».
Si riferisce alle fibre rosse e alle polveri di cemento trovati sui vestiti di Yara di cui si era già parlato?
«Sì, ma ci sono anche altre tracce biologiche sulle quali, su sollecitazione mia e dell'avvocato Pelillo, il pm ha disposto l'analisi immediata».
Qual è l'esito?
«Gli accertamenti sono in corso adesso».
Perché non erano state analizzate anche quelle tracce biologiche?
«Sono state considerate di secondo piano. Perché un'indagine del genere porta ad analizzare i reperti più importanti. In questo caso il Dna isolato sugli slip e sui leggings della vittima. Poi, però, bisogna analizzare anche il resto».
Che importanza hanno?
«Molta in un'indagine ancora tutta evanescente. Potrebbero infatti contenere o la conferma del Dna ignoto già isolato o Dna di altre persone».
Se voi non aveste sollecitato questi esami, che cosa sarebbe successo?
«Visto che sono stati disposti dopo una mia visita, se non li avessimo sollecitati non sarebbero mai stati fatti, oppure sarebbero stati fatti tra sei mesi o un anno».
Ora è troppo tardi?
«A mio avviso dovevano essere fatti sei mesi fa e non ora. È vero che l'indagine è lunga e che le analisi si sono focalizzate sulla raccolta di campioni di confronto, perché il profilo ignoto è stato isolato dopo poche settimane dal ritrovamento della vittima. E giusto che dal punto di vista logistico ci si impegni molto per la ricerca di un nome e un cognome di questa persona, ma non in maniera esclusiva. Altri reperti avrebbero potuto contenere, ai tempi, altre informazioni importanti».
Sì, ma l'indagine è complessa e i soldi pubblici scarseggiano.
«Ma non lo giustifico, perché è un'indagine fatta da decine di persone. Se sono stati analizzati oltre 8.000 campioni e non hanno portato a nulla, che cosa costava fare altri 10 campionamenti su altri reperti?»
Colpa di chi o di che cosa?
«Della enorme mole di lavoro scaturita a seguito di queste indagini. Speriamo che questo ritardo non ne abbia compromesso l'esito, anche se non potremo mai saperlo».
Cioè?
«Le tracce biologiche non sono eterne. Il rischio che nel frattempo si sia perso qualcosa c'è».
I giornali hanno scritto di profili genetici interessanti, in particolare di due fratelli. I prelievi si sono molto concentrati nel comune di Gorno.
«La ricerca di campioni di confronto, che è scaturita a seguito di una parentela riscontrata su pochi campioni, non si basa su parametri certi. Con la consulenza di parte sono state chieste nuove analisi, per convalidare o bocciare la raccolta di profili genetici in particolari aree geografiche bergamasche effettuata nelle ultime settimane».
Che cosa ne pensa la famiglia Gambirasio?
«È una volontà della famiglia, che crede in quello che ho spiegato. Gliel'ho dimostrato».
Ha sollecitato altri esami?
«Su mia richiesta sono stati fatti nuovi prelievi sulle parti più degradate dei legging e degli slip per cercare meglio di isolare o caratterizzare la traccia genetica isolata».
Esito?
«Negativo. Comunque i reperti sono in abbondanza».
Negativo nel senso?
«Niente di nuovo oltre al Dna isolato».
Ed è sufficiente per isolare un profilo?
«Sì, quello c'è».

Giuliana Ubbiali
 



martedì 21 agosto 2012

La TV di Stato Cinese il 4 Gennaio 2011 aveva affermato pubblicamente che presto l'umanità intera conoscerà gli ALIENI! Intanto un video ripreso da una TV di Stato Sud-Americana ha svelato, una strana ed enorme sfera oscura vicinissima al SOLE che sembrerebbe stia assorbendo l'energia sprigionata dalle tempeste solari! Enorme Objeto Esférico Sugando Energía do Sol (legendas ENG, PTBR, audio...


Acessem http://www.helioviewer.org/ e vejam Em 11 de março de 2012, em observatory SDO, o Hubble Solar Dynamics Observatory captou um enorme objeto perto do sol. Este objeto está se aproximando do sol lentamente e, então, começa a ter filamentos de energia, como se estivesse alimentando-se do sol.


La televisione nazionale cinese ha parlato di un imminente annuncio da parte dell'amministrazione di Obama. L 'annuncio è stato trasmesso dal canale ufficiale Xinhua il 4 Gennaio2011, alla vigilia della visita del capo di stato americano in Cina al presidente Hu Jintao.

Hu Jin Tao

Con questo gesto, la cina è stata la prima nazione ad annunciare autorevolmente l'esistenza di civilità extraterrestri  ad oltre 6.980 milioni di persone che popolano il pianeta, la cosa è tale da pensare ad una specie di guerra fredda riguardante alieni e ufo tra le 2 superpotenze,
nessuno tra i due paesi probabilmente vuole esporsi direttamente con dichiarazioni riguardanti le prove di esistenza aliene, ma è anche vero che nessuno  dei due vuole rinunciare al  proprio momento di gloria.
La decisione di diffondere questa notizia, è stata infatti presa  da Pechino per il timore che gli Stati Uniti potessero ammettere prima di loro , appunto una presenza aliena sulla terra.




venerdì 17 agosto 2012

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Aleppo massacres perpetrated by mercenaries hired by radical Islamic terrorists who are with the rebels against the Assad government! Ad Aleppo massacri compiuti da mercenari, assoldati da terroristi islamici radicali!

For the people of Aleppo, their only hope is Syria's security forces restoring order. In the pockets of Syria's largest city the so-called "Free Syrian Army" (FSA) has dug into, a campaign of systematic detention, torture, and mass murder has been carried out against "enemies of the revolution." Demonized as either "Shabiha" or "government supporters," men have been rounded up, lined up against walls, and gunned down en mass. Others await barbaric "drumhead trials" where FSA warlords deal out arbitrary justice under the guise of "Sharia law."
Syrian rebels arrest a man who is claimed to be traitor at an old military base near Aleppo

Image: The Western media is covering - or more accurately, "spinning" - an unfolding sectarian genocide in Syria's largest city Aleppo. In the alleys of seized streets, FSA terrorists are detaining, torturing, and killing anyone suspected of supporting the government. Such suspicions coincidentally run along sectarian divisions. By using the label "Shabiha" for all of FSA's victims, the Western press has given a carte blanche to genocidal sectarian extremists and by doing so, has become complicit in war crimes themselves.
...

Worst of all, all of this is being reported by the Western media, but carefully downplayed, excused, spun, and otherwise sneaked through news cycles and headlines.

Reuters presented just such a report titled, "Rebels fill Aleppo power vacuum, some disapprove." Judging from the title, one might assume residents in the "liberated" alleys of select Aleppo neighborhoods are simply dissatisfied with late garbage collection and perhaps broken street lights. The title is far from the blood curdling hysteria accompanying Western accounts (and fabrications) of Syrian security operations over the last year and a half.

However, what Reuters actually reports is indeed growing basement-dungeons full of "suspected Shabiha," clear evidence of torture and abuse, as well as a growing number of summary executions and mass murder carried out before cameras and Western media in the streets.

The London Guardian likewise spins and downplays what are overt, ghoulish atrocities committed right on camera for the entire world to see. Russia Today covered one such massacre providing a graphic video depicting several bloodied men lined up against a wall and machine gunned to death, their bodies left in a tattered pile by FSA terrorists. RT leaves no doubt in the reader's mind that what they just witnessed was a war crime.

The Guardian however, begins downplaying the brutal massacre with the headline, "Syria crisis: rebels 'execute shabiha' in Aleppo." Already Guardian plays a role in shaping the potential reader's perception, convicting the massacred victims as "Shabiha." Scrolling down through a list of unverified accusations leveled against the Syrian government, one finds not an objective journalistic report of the massacre, but the justification provided by the FSA themselves, in a quote by Guardian's FSA "contact" that includes the somber warning:
"Regarding the video of the shabiha killed by the FSA, as far as I know these shabiha are from the "Berri" clan in Aleppo. They have a long history of being pro-regime shabiha and they have been involved in a lot of killing in Aleppo.

The regime used to provide them with light weapons and knives and gather them in schools to go and launch their attacks against civilians. Just before they left one of the schools they were caught by the FSA and killed.
In this war in which we left alone to fight such a vicious regime, everything is possible and legitimate and as long as the international community keeps looking at Syria in such carelessness, you will see more of that and even worse."
The Guardian not only excuses what was a massacre of civilians, but sows the ground for excusing war crimes that eclipse even this episode of barbarism. Unfortunately, the Guardian is not alone - this is a pattern that repeats itself throughout the Western media and signifies that as the military campaign winds down, the terror campaign is just beginning. US special interests' promise to "bleed" Syria is manifesting itself before our eyes.

The FSA's claims of everyone they round up, torture, and execute being "Shabiha" carry with them the familiar and horrifying ring of the term "African mercenaries" used to label black Libyans who were targeted by NATO-armed racist sectarian extremists also posing as "revolutionaries." In the end, entire cities were emptied out of blacks (and here) who had for generations called Libya home. Refugee camps were then systematically targeted until Libya's blacks were either dead, imprisoned or exiled beyond their homeland's borders as part of a brutal genocidal campaign covered up by the Western media and downplayed by the West's self-appointed global arbiters of human rights, namely Amnesty International and Human Rights Watch.

While the West still to this day claims Libya's blacks were "pro-Qaddafi," Libya's blacks had no choice but to fight NATO's terrorists of Benghazi, as their complexions and creeds, not political affiliations, had marked them as intolerable and undesirable by NATO's "liberators."

Likewise, a similar campaign of sectarian driven genocide, predicted for years should the US, Israel, Saudi Arabia and others unleash Al Qaeda aligned death squads across the Levant to destabilize their geopolitical enemies, is unfolding, due in part to the complicity of the Western media.
Image: Christians in Syria have been particularly hit hard by what is being described as "ethnic cleansing," not by Syrian security forces, but by NATO-backed death squads under the banner of the "Free Syrian Army." The LA Times has been quietly reporting on the tragedy of Syria's minorities at the hands of the Syrian rebels for months - and indicates that wider genocide will take place, just as it is now in Libya, should Syria's government collapse under foreign pressure.
 
....

In 2007, in Hersh's "The Redirection," the following foreshadowing to the NATO and FSA's unfolding genocidal rampage was given:
"Robert Baer, a former longtime C.I.A. agent in Lebanon, has been a severe critic of Hezbollah and has warned of its links to Iranian-sponsored terrorism. But now, he told me, “we’ve got Sunni Arabs preparing for cataclysmic conflict, and we will need somebody to protect the Christians in Lebanon. It used to be the French and the United States who would do it, and now it’s going to be Nasrallah and the Shiites" -The Redirection, Seymour Hersh (2007)
Now, demonstratively, we see exactly this feared onslaught manifesting itself in Syria, in particular against Christians as indicated in LA Times' "Church fears 'ethnic cleansing' of Christians in Homs, Syria," and more recently in USA Today's distorted, but still telling, "Christians in Syria live in uneasy alliance with Assad, Alawites." Even the massacre in Houla, seems to echo of this 2007 warning, bearing all the hallmarks of sectarian extremists like Al Qaeda.

With the Western press freely admitting that their "freedom fighting" FSA is lining up "suspected government supporters" and machine gunning them en mass, it seems the massacre the West feared would unfold in Aleppo has come to pass - only it wasn't perpetrated by the Syrian government or its security forces, but rather by NATO and the Gulf State's very own armed and coddled FSA terrorists.

As the West's machinations implode upon themselves and shareholders begin hedging their bets and distancing themselves from possible culpability for egregious crimes against humanity, we must hope that global opposition reaches a critical mass, forcing the West to stand down and allowing the Syrian government to restore order across their nation-state. Until then, we as individuals must identify, boycott, and replace the corporate-financier interests driving this insidious conspiracy against humanity. While swatting mosquitoes seems to be the most immediate remedy at hand, draining the swamp from within which they flourish is the only way to solve this problem permanently.


Tony Cartalucci is a frequent contributor to Global Research. Global Research Articles by Tony Cartalucci


“Amnesty fa bene a denunciare a gran voce i massacri ad Aleppo e in tutta la Siria, ma dovrebbe anche chiamare i soggetti autori con il loro nome e cognome. Sul sito almaghrebiya.it circolano le immagini relative alla mattanza di civili ad Aleppo, fatti a pezzi dai mitra e dai kalashnikov dei mercenari assoldati dal terrorismo estremista e radicalista che impazza in Siria.
Ancora bugie senza pudore, sulla pelle del popolo siriano: l’Onu perché non vede e non denuncia anche questo massacro? Questa è disinformazione pura”. Così l’On. Souad Sbai commenta “le immagini di un video sul web che mostra civili siriani ammassati dopo un pestaggio in un angolo di strada e crivellati di colpi dai mercenari in Siria”.
“Se nessuno ha il coraggio di dire che cosa ha infettato la Siria da mesi lo facciamo noi. Bande di assassini che trucidano la popolazione e si macchiano di tanti crimini quanti i miliziani, solo che vengono omessi nella loro responsabilità, perché qualcuno ha interesse a mistificare un massacro che ha autori ben noti.
Gli opinionisti della geopolitica corrotta dal denaro di qualche sceicco anch’esso ben noto – dice Sbai – dovrebbero vergognarsi delle bugie con le quali hanno falsificato la vicenda siriana e prima quella libica. Sulla Siria va fatta informazione, sui diritti umani: e non rispolverare ad ogni ora filmati triti e ritriti, che altro non fanno se non continuare una certa propaganda.
Vedendo queste immagini qualcuno dovrebbe farsi un grosso esame di coscienza e poi spiegare all’opinione pubblica mondiale perché vuole consegnare la Siria e con essa tutto il quadrante mediorientale e caucasico all’integralismo, infiltratosi nelle fila della protesta da alcuni paesi arabi. Siamo di fronte al più grande inganno internazionale di sempre – conclude – in cui hanno parte attiva l’Occidente intero e gli Stati Uniti, corresponsabili del massacro del popolo siriano innocente e ormai allo stremo delle forze”.

ITALIA-CINA

ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!