"La Politica è una cosa difficile, talvolta terribile, ma tuttavia umana! Anche nella Politica ci deve essere il disgusto, la pulizia! Non ci si può sporcare di fango, nemmeno per un'idea alta!" (Boris Eltsin - "Il diario del Presidente")
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giovedì 31 marzo 2011
martedì 29 marzo 2011
lunedì 28 marzo 2011
giovedì 24 marzo 2011
명령관철로 끓어번지는 발전소건설장 조선인민군 신윤철소속부대 소개편집물 결사관철의 정신 나래치는 살림집건설장 조선인민군 리병두소속부대 평양시 10만세대살림집건설장
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mercoledì 23 marzo 2011
martedì 22 marzo 2011
Jamahiriya - "IL LIBRO VERDE" - Moammar El Gheddafi (Alcuni stralci del libro scritto nel 1975 da Gheddafi) "La repubblica delle masse!" Idee per una società più giusta ed equa, per un Mondo migliore!
SULLA DEMOCRAZIA: “IN QUESTI SISTEMI DI GOVERNO, IL POPOLO E' LA PREDA PER LA QUALE CI SI BATTE. IL POPOLO E' LA VITTIMA INGANNATA E SFRUTTATA DAGLI ORGANISMI POLITICI CHE COMBATTONO PER GIUNGERE AL POTERE, PER STRAPPARE DEI VOTI AL POPOLO MENTRE QUEST'ULTIMO SI ALLINEA SILENZIOSO IN LUNGHE FILE, CHE SI MUOVONO COME UN ROSARIO, AL FINE DI DEPORRE IL SUO VOTO NELLE URNE ELETTORALI, NELLO STESSO MODO IN CUI SI GETTANO LE CARTACCE NEL CESTINO DEI RIFIUTI. DIVENTA COSI' EVIDENTE, CHE LA RAPPRESENTANZA E' UN IMPOSTURA. INOLTRE, SICCOME IL SISTEMA DI ELEZIONE DEI PARLAMENTARI SI FONDA SULLA PROPAGANDA PER OTTENERE PIU' VOTI DAI PROPRI ELETTORI, LA DEMOCRAZIA E' DI CONSEGUENZA, UN SISTEMA DEMAGOGICO NEL VERO SENSO DELLA PAROLA. I VOTI INFATTI POSSONO ESSERE COMPRATI O FALSIFICATI, PER QUESTO MOTIVO IL POVERO NON PUO' AFFRONTARE LE CAMPAGNE ELETTORALI, IN CUI VINCE SEMPRE E SOLTANTO IL RICCO. INOLTRE, QUALUNQUE SIA IL NUMERO DEI PARTITI POLITICI PRESENTI NELLA COMPETIZIONE ELETTORALE, L'ESISTENZA STESSA DI PIU' PARTITI INASPRISCE LA LOTTA PER IL POTERE, CHE SI RISOLVE NELLA DISTRUZIONE DI OGNI CONQUISTA DEL POPOLO E NEL SABOTAGGIO DI OGNI PROGRAMMA DI SVILUPPO DELLA SOCIETA' STESSA. QUESTA DISTRUZIONE SERVE DA PRETESTO (AL PARTITO DI OPPOSIZIONE) PER GIUSTIFICARE IL TENTATIVO DI INDEBOLIRE LA POSIZIONE DEL PARTITO SALITO AL POTERE (IL PARTITO DI GOVERNO) AL SOLO SCOPO DI PRENDERNE IL POSTO.
LA LOTTA TRA I PARTITI INFATTI SI SVOLGE ESSENZIALMENTE PER MEZZO DELLA CRITICA E DELLA DENIGRAZIONE RECIPROCA, QUESTA E' UNA LOTTA CHE PURTROPPO SI COMBATTE A DANNO DEGLI INTERESSI VITALI E SUPREMI DELLA SOCIETA' IN QUANTO IL PARTITO DI OPPOSIZIONE PER GIUNGERE AL POTERE DEVE ABBATTERE LO STRUMENTO DI GOVERNO DEL PARTITO CHE E' AL POTERE, CIO' COMPORTA LA DISTRUZIONE DELLE SUE REALIZZAZIONI E LA DENIGRAZIONE DEL SUO OPERATO E DEI SUOI PROGRAMMI ANCHE SE QUESTI SONO MOLTO UTILI AL PROGRESSO ED ALLO SVILUPPO DELLA SOCIETA' STESSA. L'OPPOSIZIONE NON RAPPRESENTA DUNQUE IL CONTROLLO POPOLARE SUL PARTITO DI GOVERNO MA PIUTTOSTO, L'OPPOSIZIONE RAPPRESENTA UNA MINORANZA POLITICA CHE CERCA SEMPRE UNA POSSIBILITA' DI SOSTIUIRSI ALLA MAGGIORANZA CHE E' AL POTERE. DUNQUE E' CHIARO CHE PER LA SOCIETA', LA LOTTA DEI PARTITI HA LO STESSO EFFETTO NEGATIVO E DISTRUTTIVO DELLA LOTTA TRIBALE O SETTARIA!”
SULL'INDIVIDUO E SULL'ECONOMIA: “ LA LIBERTA' DI UN UOMO E' INCOMPLETA SE DA UN ALTRO UOMO DIPENDONO I SUOI BISOGNI. LO STATO DI NECESSITA' PUO' FAR DIVENTARE UN UOMO SCHIAVO DI UN ALTRO UOMO. LO SFRUTTAMENTO E' MOTIVATO DA UN BISOGNO, CHE E' UN PROBLEMA REALE. IL CONFLITTO SOCIALE HA INIZIO QUANDO QUALCHE ALTRA PARTE E' ARBITRARIA DEI BISOGNI DELL'UOMO. AD ESEMPIO LA CASA E' UNA NECESSITA' PER UN INDIVIDUO E PER LA SUA FAMIGLIA, PER TANTO DEVE ESSERE DI PROPRIETA' DI CHI LA ABITA PERCHE' NON VI E' LIBERTA' ALCUNA PER L'UOMO CHE VIVE IN UNA CASA APPARTENENTE AD UN ALTRO UOMO, SIA CHE ESSO PAGHI O NO IL CANONE DI AFFITTO.
PER QUESTO MOTIVO IN UNA SOCIETA' VERAMENTE GIUSTA, A NESSUN INDIVIDUO DOVREBBE ESSERE PERMESSO DI COSTRUIRE UNA CASA IN PIU' DELLA PROPRIA E DI QUELLA DEI SUOI EREDI, PER CEDERLA IN AFFITTO AD UN ALTRO UOMO, AL SOLO SCOPO DI INCREMENTARE IL SUO GUADAGNO PERSONALE, PERCHE' QUELLA CASA NON SAREBBE ALTRO CHE UN BISOGNO DI UN ALTRO UOMO, E COSTRUIRLA PER CEDERLA IN AFFITTO E' UN INIZIO DI SOPRAFFAZIONE DEL BISOGNO ALTRUI: SIGNIFICA CONCULCARE UN BISOGNO DI QUELL'UOMO STESSO. NEL BISOGNO SCOMPARE LA LIBERTA' INDIVIDUALE DI OGNI SINGOLO ESSERE UMANO.
COSI' SUCCEDE ANCHE NEL LAVORO DIPENDENTE CHE OLTRE AD ESSERE UNA VERA E PROPRIA SCHIAVITU' DELL'UOMO MODERNO, E' ANCHE UN LAVORO PRIVO DI INCENTIVO AL SUO LAVORO STESSO, PERCHE' IL LAVORATORE (PRODUTTORE) E' UN SALARIATO E NON UN SOCIO DELL'IMPRESA IN CUI PRESTA IL SUO OPERATO.
IL LAVORO SALARIATO METTE IN CRISI L'INCREMENTO E LO SVILUPPO DELLA PRODUZIONE, CIO' ACCADE SIA QUANDO E' SVOLTO IN UN'ATTIVITA' DI SERVIZI SIA QUANDO ESSO E' SVOLTO IN UN'ATTIVITA' PRODUTTIVA: L'INCREMENTO PRODUTTIVO E' SOGGETTO AD UN CONTINUO DETERIORAMENTO IN QUANTO SI FONDA SUL SACRIFICIO DEI SALARIATI!”
ESEMPI SPICCIOLI:
- UN LAVORATORE DIPENDENTE PRODUCE 10 MELE PER CONTO DI UN'AZIENDA PRIVATA O PUBBLICA E DA QUESTA PERCEPISCE COME GUADAGNO UNA MELA, CHE SODDISFA ESATTAMENTE IL SUO BISOGNO! IN QUESTO CASO IL LAVORATORE SALARIATO NON AUMENTERA' LA SUA PRODUZIONE PERCHE' ANCHE SE LO FACESSE, IN CAMBIO OTTERREBBE LA STESA SINGOLA MELA, SUFFICIENTE A SODDISFARE IL SUO BISOGNO.
- UN LAVORATORE DIPENDENTE PRODUCE 10 MELE PER CONTO DI UN'AZIENDA PRIVATA O PUBBLICA E DA QUESTA PERCEPISCE COME GUADAGNO UNA MELA, MA CIO' NON BASTA A SODDISFARE IL SUO BISOGNO! IN QUESTO CASO L'INCENTIVO A PRODURRE E' ANCORA PIU' BASSO ED IL LAVORATORE NON HA INTERESSE AD INCREMENTARE LA PRODUZIONE, LAVORA SENZA STIMOLO PERCHE' SA CHE IN CAMBIO RICEVERA' LA SOLITA MELA CHE NON GLI BASTA A SODDISFARE I SUOI BISOGNI, TUTTAVIA E' COSTRETTO A SOTTOSTARE ALLE PESSIME CONDIZIONI DI LAVORO PER SOPPRAVVIVERE.
- UN LAVORATORE DIPENDENTE PRODUCE 10 MELE PER CONTO DI UN ALTRO LAVORATORE AUTONOMO O IMPRESARIO E DA QUESTO PERCEPISCE COME GUADAGNO UNA CIFRA INFERIORE AL PREZZO DI UNA SOLA MELA CHE SODDISFA SCARSAMENTE IL SUO BISOGNO! IN QUESTO CASO IL SALARIATO NON SOLO NON AUMENTERA' LA PRODUZIONE MA CERCHERA' UN ALTRO “PADRONE” PER OFFRIRGLI LA SUA MANSIONE A MAGGIOR PREZZO DEL PRIMO E ALLA PRIMA OCCASIONE CAMBIERA' IL SUO POSTO DI LAVORO ORIGINARIO.
- UN LAVORATORE PRODUCE 10 MELE PER SE STESSO, CHE SODDISFA OLTRE OGNI MODO IL SUO BISOGNO! IN QUESTO CASO IL LAVORATORE PRODUCE SENZA COSTRIZIONE ALCUNA E SENZA RECESSIONE, LA PRODUZIONE INCREMENTA E IL LAVORATORE E' STIMOLATO A FARE SEMPRE IL MEGLIO.
SULLA FAMIGLIA: “LA FAMIGLIA, RISPETTO AD OGNI SINGOLO INDIVIDUO, E' PIU' IMPORTANTE DELLO STATO. L'UMANITA' CONOSCE L'INDIVIDUO E L'INDIVIDUO NORMALE CONOSCE LA FAMIGLIA, LA FAMIGLIA E' LA SUA CULLA, LA SUA ORIGINE ED IL SUO RIPARO SOCIALE. LA SOCIETA' FIORENTE E' QUELLA OVE L'INDIVIDUO CRESCE NELLA FAMIGLIA IN MODO NATURALE ED OVE FIORISCE LA FAMIGLIA.
L'INDIVIDUO SI RADICA NELLA FAMIGLIA UMANA COME LA FOGLIA SUL RAMO, COME IL RAMO SULL'ALBERO, CHE NON HANNO SIGNIFICATO NE VITA MATERIALE QUAL'ORA SE NE STACCHINO. COSI' E' L'INDIVIDUO, SE L'INDIVIDUO SI STACCA DALLA FAMIGLIA ESSO STESSO DIVENTA PRIVO DI SIGNIFICATO E DI VITA SOCIALE.
SE LA SOCIETA' DOVESSE GIUNGERE A FAR ESISTERE L'ESSERE UMANO AL DI FUORI DELLA FAMIGLIA, DIVERREBBE ALLORA UNA SOCIETA' DI EMARGINATI, PARAGONABILI ALLE PIANTE ARTIFICIALI!”
SULLA DONNA: “LA DONNA E' UN ESSERE UMANO E L'UOMO E' UN ESSERE UMANO, SU CIO' NON ESISTE DISACCORDO NE DUBBIO ALCUNO. LA DONNA E L'UOMO, DAL PUNTO DI VISTA UMANO, OVVIAMENTE SONO UGUALI. FARE UNA DISCRIMINAZIONE TRA UOMO E DONNA SUL PIANO UMANO E' UN INGIUSTIZIA CLAMOROSA E SENZA GIUSTIFICAZIONE. LA DONNA MANGIA E BEVE COME MANGIA E BEVE L'UOMO. LA DONNA ODIA E AMA COME ODIA E AMA L'UOMO. LA DONNA PENSA, APPRENDE E CAPISCE COME PENSA, APPRENDE E CAPISCE L'UOMO.
LA DONNA HA BISOGNO DI ALLOGGIO, DI VESTIARIO E DI MEZZO DI TRASPORTO COME NE HA BISOGNO L'UOMO. LA DONNA HA FAME E HA SETE COME HA FAME E HA SETE L'UOMO. LA DONNA VIVE E MUORE COME VIVE E MUORE L'UOMO.
MA PERCHE' IL CREATO HA RICHIESTO LA CREAZIONE DELL'UOMO E DELLA DONNA? DEVE SENZ'ALTRO ESSERVI UNA NECESSITA' NATURALE A FAVORE DELL'ESISTENZA DI ENTRAMBI, E NON SOLTANTO DELL'UNO O DELL'ALTRA.
DUNQUE CIASCUNO DEI DUE NON E' L'ALTRO E FRA I DUE SOGGETTI VI E' UNA DIFFERENZA NATURALE, LA CUI PROVA E' L'ESISTENZA DELL'UOMO E DELLA DONNA ASSIEME NEL CREATO. CIO' DI FATTO SIGNIFICA CHE ESISTE PER CIASCUNO UN RUOLO NATURALE CHE SI DIFFERENZIA CONFORMEMENTE ALLA DIVERSITA' DELL'UNO RISPETTO ALL'ALTRA. DUNQUE E' ASSOLUTAMENTE NECESSARIO CHE VI SIA UNA CONDIZIONE CHE CIASCUNO DEI DUE VIVE, E IN CUI SVOLGE IL SUO RUOLO DIVERSO DALL'ALTRO. IN BREVE, NON VI E' ALCUNA DIFFERENZA NEI DIRITTI UMANI FRA L'UOMO E LA DONNA E FRA L'ADULTO E IL BAMBINO, MA NON VI E' EGUAGLIANZA COMPLETA FRA LORO PER I DOVERI CUI DEVONO ASSOLVERE!”
SULLE MINORANZE: “LA MINORANZA ESISTE SOLO DI DUE TIPI E NON VE NE UN TERZO TIPO. UNO E' QUELLO CHE FA PARTE DI UNA NAZIONE CHE LA INQUADRA SOCIALMENTE; L'ALTRO E' QUELLO SENZA NAZIONE, E SENZA QUADRO SOCIALE SE NON IL PROPRIO. QUESTO SECONDO TIPO E' QUELLO CHE FORMA UNA DELLE ACCUMULAZIONI STORICHE CHE FINISCONO PER FORMARE UNA NAZIONE IN FORZA DELL'APPARTENENZA E DEL DESTINO COMUNE, TALE MINORANZA, COME E' EVIDENTE, HA DIRITTI SOCIALI PROPRI ED E' SOPPRUSO CHE QUALUNQUE MAGGIORANZA ABBIA A USURPARLI, INFATTI LA CONNOTAZIONE SOCIALE E' INTRINSECA E NON RISULTA PASSIBILE DI VENIRE ASSEGNATA NE TOLTA.
E' DISPOTISMO E INGIUSTIZIA SOCIALE CONSIDERARE LA MINORANZA SOLO IN BASE AL FATTO CHE ESSA E' TALE SOTTO L'ASPETTO POLITICO ED ECONOMICO!”
SULLE RAZZE: “LA RAZZA GIALLA HA GIA' DOMINATO NEL MONDO, QUANDO E' AVANZATA DALL'ASIA VERSO GLI ALTRI CONTINENTI. POI E' VENUTO IL TURNO DELLA RAZZA BIANCA, QUANDO HA INTRAPRESO UN VASTO MOVIMENTO COLONIALE CHE HA COINVOLTO TUTTI I CONTINENTI DEL MONDO! ORA E' GIUNTO IL TURNO CHE SIA LA RAZZA NERA A DOMINARE! L'ULTIMO PERIODO DELLA SCHIAVITU' E' STATO L'ASSERVIMENTO DELLA RAZZA NERA DA PARTE DELLA RAZZA BIANCA; TALE EPOCA RIMARRA' IMPRESSA NELLA MEMORIA DEL NERO FINCHE' EGLI NON ABBIA AVVERTITO CHE GLI E' STATA RESTITUITA LA PROPRIA DIGNITA' SOCIALE!”
Stralci di testi tratti da
“IL LIBRO VERDE”
di Moammar El Gheddafi
(Tripoli – Libia 1975)
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lunedì 21 marzo 2011
LA RISOLUZIONE ONU 1973 SULLA NO-FLY-ZONE IN LIBIA E' GIA' STATA DISATTESA E TRADITA: IL VERO INTERESSE DELLA FRANCIA, (IN PRIMA LINEA), E' IL BUSINESS DEL PETROLIO! PERCHE' TANTA FRETTA DI ATTACCARE LA LIBIA DA PARTE DELLA FRANCIA? QUALI INTERESSI NASCONDE? QUALI DIPLOMAZIE SEGRETE HANNO AGITO IN NORD-AFRICA IN TUTTE LE RIVOLTE ARABE CHE HANNO DESTABILIZZATO L'INTERA AREA?
TRIPOLI – BENGASI (LIBIA) – Alla fine, ciò che molti in Europa e nel Mondo temevano, si è avverato. L'avventatezza del comportamento politico del Presidente Francese Sarkozy che sin dall'inizio della “Giornata della Collera” del 17 Febbraio 2011 e successivamente dopo da solo, aveva riconosciuto ufficialmente il “Governo Ribelle” asserragliato nella Capitale della Cirenaica Bengasi che si oppone al Governo Ufficiale del Colonnello Gheddafi, ha portato ad un'accelerazione dell'escalation che ha sancito la Risoluzione O.N.U. 1973 e che istituisce la “No-Fly-Zone” sui cieli della Libia ed il conseguente primo attacco militare da parte dei Jet Francesi, durante la sera del 19 Marzo e l'alba del 20 Marzo 2011.
Da sempre ho sostenuto che i “ribelli” anti-Gheddafi, fin dai primi giorni dell'inizio delle manifestazioni della “Giornata della Collera” bene armati fino ai denti, erano guidati da “forze oscure” forse legate ai fondamentalisti Islamici di Osama BinLaden e di Al Qaeda, sicuramente spinti da un piano politico preciso di destabilizzazione sociale e politica dell'intero Paese atto a rovesciare il Regime di Gheddafi con l'uso della forza e della violenza.
Ed ancora, da subito, questo sedicente “Governo provvisorio Ribelle” da Bengasi fece circolare in tutta la Libia ed in tutto il Mondo le false notizie dei bombardamenti criminali dei Jet Libici sulle folle dei civili inermi che manifestavano contro Gheddafi, così come fecero circolare le notizie e le foto fasulle delle fosse comuni scavate per nascondere i fantomatici genocidi perpetrati dalle milizie fedeli a Gheddafi per le strade delle città Libiche; la propaganda di parte fomentata sulle false notizie atte ad indignare l'opinione pubblica Mondiale per essere preparata meglio ad affrontare un'ennesima guerra per la conquista del petrolio ha purtroppo funzionato.
Sicuramente la Francia con i suoi apparati di Intelligence e con le sue azioni di spionaggio ha alla luce degli ultimi improvvisi avvicendamenti, fomentato l'escalation delle violenze in Libia per difendere non solo i propri interessi economici da sempre molto ingenti in Libia, ma soprattutto per aumentare la propria influenza politica sull'area Nord-Africana che si affaccia sul Mar Mediterraneo; Muammar Gheddafi stesso, dopo lo smacco del Presidente Francese Sarkozy che di fatto con il riconoscimento ufficiale del “Governo Ribelle” di Bengasi lo ha delegittimato e disconosciuto, ha ricordato allo stesso Presidente Francese Sarkozy che la sua ultima campagna elettorale del 2007 che lo ha eletto Presidente della Repubblica Francese, è stata in parte finanziata anche con i soldi di Tripoli.
Questa fretta della Francia di scendere in guerra contro Gheddafi, “puzza” come un avventato tentativo di “nascondere” qualche scomodo “scheletro nell'armadio” e di rimediare a qualche “goffo” tentativo di sostegno politico ai vecchi “regimi” che sono crollati in Egitto, Tunisia, Algeria e proprio nel Dicembre 2010 poco prima di Natale, lo stesso Ex-Ministro degli Esteri Francese Michèle Alliot-Marie fu costretta a dimettersi per lo scandalo delle “vacanze” regalate e spesate da un uomo d'affari e amico intimo del “Presidente-Dittatore” Ben Alì in Tunisia ed Egitto, poco prima che lo stesso Ben Alì fu poi costretto alle dimissioni ed alla fuga per le violente rivolte di piazza scoppiate in quei giorni e conosciute come le “Rivolte per il pane”!
Appunto, che cosa ci faceva l'Ex-Ministro degli Esteri Francese in Tunisia proprio a Natale? Che cosa o quali interessi o quali segreti piani politici avevano spinto l'Ex-Ministro degli Esteri Francese ad accettare l'invito di Ben Alì in Tunisia? Non si può dunque escludere che il tumulto delle rivolte Nord-Africane abbiano avuto una regia ben precisa? Un piano politico segretissimo guidato in primis dai Servizi Segreti Francesi di Sarkozy in contatto con i vari leader delle opposizioni politiche dei Paesi Nord-Africani? Tutto è possibile!
L'attacco repentino dei Jet Francesi sui cieli della Libia nella sera del 19 Marzo 2011 è un segnale che può far riflettere su questa inquietante ipotesi, tanto più che il Presidente Sarkozy in patria ha sofferto negli ultimi mesi di un forte calo di popolarità tra i suoi elettori ed oltre tutto il suo partito politico in questi giorni dovrà affrontare una pesante campagna elettorale in diverse elezioni comunali in tutta la Francia, la guerra in difesa “apparente” dei diritti umani in Libia e per la difesa dei propri interessi economici Nazionali può di certo aiutarlo nella risalita e nella scalata del potere e del prestigio popolare e Internazionale dell'Eliseo e della Francia stessa.
Interessi economici, petrolio e potere politico: questo è il vero interesse che ha spinto la Francia e Sarkozy alla grande e pericolosa impresa militare contro il Regime di Gheddafi.
Determinato come non mai, Sarkozy è riuscito in pochi giorni a far votare alle Nazioni Unite la oramai famosa risoluzione 1973 che sancisce la “No-Fly-Zone” sui cieli della Libia, il tutto con la partecipazione attiva di Inghilterra, Stati Uniti d'America, Danimarca, Canada e Italia, quest'ultima più che altro utilizzata come “porta-aerei” naturale sul Mediterraneo affacciata verso le coste Libiche, come sempre trattata da “comprimaria” e già bollata, giustamente da Gheddafi, come una Nazione traditrice! Già, proprio il nostro Governo guidato dal Premier Berlusconi, si è comportato come un vero e proprio “traditore” verso il Governo Ufficiale guidato dal Colonnello Muammar Gheddafi! Dal 2008 il nostro Paese si era pian piano riavvicinato alla Libia di Gheddafi, sottoscrivendo diversi e importantissimi trattati politico-economici tra cui il più famoso e conosciuto come il “Trattato di Amicizia” rafforzato dalla doppia firma Berlusconi-Gheddafi nello scorso Agosto 2010 durante la visita a Roma dello stesso Gheddafi, tra cui ricordiamo la sua discutibile lezione sul Corano fatta in due giorni dinanzi a oltre cento modelle, hostess e ragazze immagine scelte e pagate appositamente per il Colonnello da diverse Agenzie di Moda!
In quel trattato di amicizia Italo-Libica, oltre a diversi ed importantissimi accordi economici, fu siglato e sottoscritto anche un “patto” di non belligeranza tra i due Paesi che insieme condividono il Mar Mediterraneo, ovvero l'Italia si impegnava a non offrire le proprie basi militari a Paesi e forze armate straniere ostili alla Libia e si impegnava ad impedire attacchi militari che potessero partire dalle coste e dagli aeroporti militari Italiani; la contro parte come già tutti sappiamo, si impegnava soprattutto a collaborare per contrastare l'immigrazione clandestina via mare, sfruttata dalle mafie internazionali che imbarcano i clandestini su piccoli battelli di fortuna per condurli verso le coste Italiane dell'isola di Lampedusa, della Calabria e della Sicilia.
Appunto come si diceva poc'anzi, il Governo Italiano guidato dal Premier Berlusconi ha di fatto tradito da subito il suo “Trattato di Amicizia” appena sottoscritto 7 mesi prima di questo scellerato attacco militare contro la Libia, in sostegno dei terroristi ribelli guidati dal “Governo Provvisorio” degli oppositori di Gheddafi asserragliatisi a Bengasi; l'Italia a nostro avviso avrebbe dovuto seguire l'esempio della Russia, della Germania, della Turchia e della Cina, ovvero durante l'assemblea delle Nazioni Unite il nostro Governo avrebbe dovuto astenersi sulla Risoluzione 1973 della “No-Fly-Zone” e non avrebbe dovuto concedere le basi militari, gli aeroporti militari ed i porti militari ai Paesi N.A.T.O che sono impegnati militarmente a garantire la “No-Fly-Zone” e ad attaccare in queste ore il territorio Libico e le Forze Armate guidate dal Colonnello Muammar Gheddafi, unico Capo indiscusso dell'unico Governo Ufficiale della Libia che conosciamo oggi.
In questo caso dobbiamo dare ragione al Senatore Umberto Bossi, il quale sostiene che il nostro Governo avrebbe dovuto seguire l'esempio del Governo Tedesco guidato dal Premier Angela Merkel, mantenendo una posizione di forte cautela, cautela che come ha detto lo stesso Senatore Bossi può “essere un atto di coraggio” più di quanto invece di chi sostiene l'intervento armato in Libia come un'azione necessaria e virtuosa, ispirata da idee e valori alti e moralmente giusti.
La difesa dei diritti umani, della libertà, della pace sociale non regge molto se solo ricordiamo i cento conflitti armati Africani e Medio-Orientali dove quotidianamente, da decenni, i diritti più elementari della vita umana vengono calpestati ma anche dove purtroppo non esistono forti interessi economici e dunque, nessun Paese in seno all'O.N.U si interessa di far votare una Risoluzione o una “No-Fly-Zone” a protezione dei civili inermi o per fare cessare il conflitto armato tribale.
Guerre per i Diamanti, Guerre per il Petrolio, Guerre per le Armi e la Droga, quante Guerre ingiuste e quanta ipocrisia in Occidente; la Francia con o senza Gheddafi, chiederà il suo prezzo e sarà molto caro, molto salato, poi verranno gli Stati Uniti di Barack Obama ed anche loro chiederanno il saldo dei loro conti, così come l'Inghilterra di Cameron che oggi è fiero alleato del Francese Sarkozy in guerra, il Canada e la Danimarca che hanno dato il loro appoggio alle azioni militari, ma l'Italia che oggi è per lo più considerata e trattata da comprimaria solo per la sua posizione strategica naturale, di sicuro perderà in poco tempo in Libia ciò che fino ad ora era riuscita a conquistare con la sola forza e la sola azione della sua Diplomazia e della sua Politica.
Governo Italiano inetto dunque, incapace di prendere una sola ed unica posizione legittima e possibile, una posizione politica sensata che era quella contraria all'intervento armato in Libia.
Adesso il “dado è tratto” e la “frittata è fatta”! Siamo stati chiamati e trascinati a forza in ballo, ci tocca quindi ballare sperando che questa macabra danza per il petrolio finisca il prima possibile.
Ma ho paura che il “Maestro dell'Orchestra” Sarkozy non farà terminare la “musica” ai suoi “suonatori” fino a quando non avrà raggiunto i suoi scopi risaputi e quelli segreti, cioè fino a quando non si sentirà veramente “vincitore” morale e trionfatore politico in Libia come in Francia, fino a quando il nuovo “Napoleone” in chiave moderna non avrà riconquistato il suo nuovo ruolo di “Capo” influente in Nord-Africa, in Francia, in Europa, all'O.N.U come nella U.E e nella N.A.T.O.
Alla “Tromba” Obama, alla “Chitarra” Cameron, alla “Direzione” Sarkozy e “Cenerentola” Berlusconi che balla insieme ai Canadesi e ai Danesi in questa triste “Ballata” delle bombe, ma non finirà come nella favola di “Cenerentola”, Berlusconi non sposerà il “Principe” ricco, l'Italia rimarrà agli ultimi posti nel mosaico dei nuovi affari petroliferi che si apriranno nel dopo guerra in Libia; ecco perchè Berlusconi avrebbe dovuto mantenere una posizione di cautela.
L'ingerenza in uno Stato straniero dove opera un Governo Ufficiale da parte della Comunità Internazionale è un atto illegittimo, illegale, in questo caso inopportuno.
L'O.N.U dovrebbe intervenire militarmente per mettere pace e sanare i conflitti la dove veramente i diritti civili vengono calpestati brutalmente, la dove il sangue degli innocenti bagna la terra, nell'Africa centrale e nell'Africa più profonda, nel Medio-Oriente, in Asia o in qualsiasi parte del Mondo dove la guerra fratricida miete vittime innocenti, uccide vecchi e bambini, dove in questi Paesi poveri e disperati non esiste petrolio, oro e diamanti ma esiste solo fame, sete, miseria.
Le Nazioni Unite guidate da Ban Ki-Moon tornino veramente a ricoprire quel ruolo politico e sociale nel Mondo per cui sono nate: sanare le differenze tra le economie degli Stati, risolvere i conflitti tribali, mediare tra le Nazioni di tutto il Mondo e operare per la Pace, lottare contro la fame, la sete e la miseria, impedire le siccità, le carestie e le catastrofi naturali causate dalle cattive azioni dell'uomo, rafforzare l'influenza della diplomazia e del dialogo tra i Governi nel Mondo, promuovere la lotta al traffico di armi, al traffico di droga, al traffico di esseri umani, al traffico della prostituzione minorile e non, allo sfruttamento della mano d'opera minorile, al traffico degli organi umani; promuovere la messa al bando della produzione di armi chimiche, nucleari e di distruzione di massa in generale.
Oggi invece l'O.N.U sembra attuare la dinamica dei “due pesi e due misure” in quanto interviene militarmente nei Paesi che hanno in ballo forti, vitali e importanti interessi economici mentre non interviene mai nei Paesi che hanno scarsa rilevanza economica, sociale e politica.
L'Organizzazione delle Nazioni Unite oggi andrebbe più che mai riformata e rifondata sulla base di principi più giusti, equi ed onesti; l'influenza delle Nazioni più ricche a discapito delle più povere dovrebbe essere riequilibrata e ponderata sulle basi di una vera solidarietà politica e sociale.
Per queste ed altrettante motivazioni, noi del Blog “Socialpopolare” Mitrokhin non appoggiamo ma condanniamo l'attacco militare Franco-Anglo-Statunitense alla Libia, deploriamo l'iniziativa diplomatico-politica del Presidente Francese Sarkozy e ci allineiamo sulla posizione della Federazione Russa e della Repubblica Popolare Cinese nonché della Repubblica Federale Tedesca, invocando un immediato “Cessate il fuoco” da parte del Governo di Gheddafi e sia da parte della Coalizione guidata dalla Francia, Gran Bretagna e U.S.A per tornare sul piano del dialogo, della diplomazia e della politica; auspichiamo la riapertura di una trattativa politica per risolvere il “conflitto” in maniera pacifica e dunque non appoggiamo la posizione attuale del Governo Italiano che a nostro avviso ha tradito, disatteso e non ha mantenuto i suoi accordi sottoscritti con il Governo di Gheddafi nel “Trattato di Amicizia” Italo-Libica del 2008-2009-2010.
Del resto noi del Blog Mitrokhin, da subito, abbiamo difeso e sostenuto l'unico Governo Ufficiale che dal 1979 guida la politica e la società Libica, Governo guidato dal Colonnello Muammar Gheddafi oggi impegnato a ristabilire l'ordine e la pace sociale in un Paese destabilizzato dai “terroristi” finanziati da Al Qaeda prima e sostenuti dall'Occidente oggi.
Alexander Mitrokhin
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venerdì 18 marzo 2011
Cina: Il Governo della Repubblica Popolare Cinese sospende i progetti nucleari e aiuta il Giappone colpito dalla catastrofe naturale la settimana scorsa!
PECHINO (CINA) - Dopo l’incidente nell’impianto giapponese di Fukushima la Cina ha deciso di sospendere i piani per la costruzione di nuove centrali nucleari. A comunicarlo è stata l’agenzia Xinhua, che riportando una nota ufficiale del governo di Pechino, ha annunciato: “La Cina ha sospeso i procedimenti di approvazione per la costruzione di nuove centrali nucleari, in modo da rivedere le norme di sicurezza in seguito all’esplosione in una centrale giapponese”. È stata attivata anche una verifica dei livelli di sicurezza in quelle già attive: “Il Consiglio degli affari di Stato ha chiesto ai dipartimenti interessati di effettuare controlli della sicurezza nelle centrali nucleari esistenti”. Decisioni che sono state prese durante la riunione governativa presieduta dal primo ministro Wen Jiabao.
La nota diffusa al termine della riunione del Consiglio di Stato sottolinea che tutti i reattori attivi in Cina sono sicuri e che il Paese non è coinvolto dalle fughe radioattive denunciate dopo le esplosioni all’impianto giapponese. “Le fughe radioattive non incideranno sulla salute della popolazione cinese perché sono diluite dall’aria e dal mare” continua la nota citando esperti nucleari. “La sicurezza è la nostra massima priorità nello sviluppo di nuove centrali nucleari”.
Anche Pechino quindi si aggiunge alla lista di nazioni che, come la Germania, in seguito al disastro giapponese hanno deciso di rivalutare la questione nucleare.
Nei giorni scorsi il governo cinese ha chiesto al Giappone di ricevere informazioni dettagliate su ogni eventuale sviluppo nella fuoriuscita di radiazioni dalla centrale nucleare di Fukushima Daiichi, danneggiata dal terremoto e dallo tsunami di venerdì scorso.
“Il mondo segue con grande attenzione la crisi nucleare in Giappone, e il Giappone sta adottando misure di emergenza per farvi fronte“, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Jiang Yu. “La Cina e il Giappone hanno entrambi sofferto a causa di disastri naturali. La consolazione e il sostegno fra i due governi e i due popoli mostrano lo spirito di aiuto reciproco che due Paesi confinanti dovrebbero avere” ha aggiunto.
La Cina ha infatti messo da parte per un attimo le vecchie rivalità con “l’antico nemico” mettendo a disposizione il proprio aiuto ai Giapponesi messi in ginocchio dal disastro: ha inviato 10mila tonnellate di acqua potabile, benzina e gasolio, 4,5 milioni di dollari. Ma anche coperte, tende e lampade d’emergenza, e una squadra di 15 soccorritori che sono andati a scavare sotto le macerie di Iwate, una delle zone più danneggiate.
Oggi in Cina sono presenti 13 centrali, costruite lungo le zone costiere orientali e meridionali. In cantiere ci sono altri 27 impianti, più o meno il 40 per cento delle centrali in costruzione nel mondo, progetti che sono stati approvati nel corso degli ultimi due anni.
Pechino ha dunque ordinato di verificare le misure di sicurezza di questi impianti che utilizzano per la maggior parte una tecnologia analoga a quella degli impianti giapponesi. L’operazione sarà gestita da CNNC (China National Nuclear Corporation) che sarà affiancata da un team governativo.
Di Elisa Cassinelli
Fonte: http://www.italnews.info
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giovedì 17 marzo 2011
La memoria tradita del Risorgimento - 150° anniversario dell'Unità d’Italia!
“L’Italia è solo un’espressione geografica!” sosteneva il conte Klemens Wenzel Nepomuk Lothar von Metternich-Winneburg-Beilstein (dal 1813 anche Principe). “L’Italia è fatta, bisogna ora fare gli italiani!”, dichiarò il patriota e scrittore Massimo Taparelli marchese d’Azeglio, quando decenni di sovversione rivoluzionaria mazziniana e garibaldina, e di abilità diplomatica cavouriana, umiliarono il cinismo del cancelliere dell’impero austro-ungarico. Che viene riportato agli onori della riabilitazione, paradossalmente e vergognosamente, proprio durante le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia: non da qualche grande storico in vena di rivisitazioni geopolitiche ma dall’ignorante berciare del padre di un “trota” e di schiamazzanti patrioti dell’evasione fiscale.
Spettacolo avvilente, reso possibile però anche da uno sfondo storico-antropologico: la “Nazione”, la “Patria”, gli italiani l’hanno sempre sentita assai poco. Perché non è mai divenuta identità comune, e anzi è stata spesso immiserita nella retorica propagandistica di governi e regimi, infangata per spedire milioni di giovani come carne da cannone in due “inutili stragi”.
L’identità di un Paese nasce dalla memoria condivisa. E una memoria condivisa è sempre e soltanto una memoria scelta. Non può essere mai costituita da “tutto il passato”, che è ovviamente contraddittorio, impregnato di lacerazioni e conflitti, frutto di valori antagonistici fino alla guerra civile. “Notre héritage n’est précédé d’aucun testament”, ha scritto uno dei più grandi poeti del novecento, René Char, esprimendo la verità dell’identità storica nella sua forma più essenziale e irrecusabile. Di che cosa essere eredi lo si sceglie, discriminando nel contraddittorio e incompatibile intreccio di eventi che ci hanno preceduti quelli che hanno per noi valore simbolico perché fondativo.
L’Italia democratica può diventare “Nazione” o “Patria” solo se sceglie di essere davvero erede di entrambi i due unici eventi fondativi del suo passato. Il Risorgimento, e quel secondo Risorgimento (come tale vissuto da tanti che vi sacrificarono la vita) che fu la Resistenza antifascista. Fino a quando queste due rotture storiche, e i valori che ne sono all’origine, non saranno interiorizzati come la propria comune eredità dai cittadini della penisola, fino a quando ogni nuova generazione, in famiglia, nella scuola, attraverso il tubo catodico, non crescerà sentendosi figlia del Risorgimento e della Resistenza, non ci saranno italiani e non ci sarà Italia, e il conte Klemens von Metternich avrà ogni agio di ghignare nella tomba.
Ma la memoria, per essere condivisa, non deve escludere nessuno. Deve accomunare tutto il passato, affratellare vincitori e vinti, replicano gli storici più o meno di regime, più o meno accademicamente titolati o improvvisati, i Mieli, i Romano, i Galli della Loggia, i Pansa. I garibaldini, dunque, ma anche i lazzaroni del cardinal Ruffo, i partigiani ma anche i giovani repubblichini di Salò, arriva a farnetica re qualcuno. Al contrario. Nessuna identità nazionale, dunque nessuna “Patria”, potrà mai nascere su valori che reciprocamente si escludono. Il confronto con la vicina Francia può essere illuminante.
Ogni edificio pubblico porta la scritta, spesso in lettere dorate, “Republique française: liberté, egalité, fraternitè”. Esclude cioè dalla memoria condivisa le masse che si rivoltarono contro la rivoluzione, i contadini che per la Vandea morirono, coraggiosamente e anche eroicamente, come è ovvio. L’identità della Nazione, della Patria, quella del “vive la France!” con cui il generale De Gaulle concludeva ogni suo discorso, viene riconosciuta esclusivamente nel testamento della rivoluzione, tanto che se ne adotta la bandiera e di un canto di insurrezione si fa l’inno nazionale. La rivoluzione è l’unica memoria comune, l’altra sarebbe solo memoria del tradimento della Nazione, benché della rivoluzione faccia parte il Terrore, la cui condanna è resa topograficamente esplicita: non una via o una piazza sono intitolate a Robespierre.
Identico discorso per la Resistenza. Il governo collaborazionista di Vichy è il tradimento per antonomasia, benché il maresciallo Petain venga insediato legalmente dal voto maggioritario di un parlamento liberamente eletto. De Gaulle, uomo di destra se ve ne fu uno, ha imposto l’equazione Resistenza eguale Patria e rifiuto della Resistenza eguale tradimento, e questa memoria condivisa ha avuto una tale efficacia che a tre generazioni di distanza la destra francese anche più becera preferisce (durerà?) perdere le elezioni pur di non accettare il sostegno dei Le Pen.
In Italia invece il Risorgimento è stato immediatamente edulcorato nella retorica. Il carattere eversivo, rivoluzionario, talvolta terroristico dei garibaldini e dei mazziniani è stato cancellato, benché Mazzini e Garibaldi fossero accomunati a Marx e Bakunin dalle polizie di tutto il mondo, e le divergenze reciproche non avessero mai a che fare con una introvabile “moderazione” dei primi. La memoria del Risorgimento come autentica epopea fondativa è stata infine distrutta dalla sua fascistizzazione in irredentismo, ignominia con cui si può accomunare un D’Annunzio a Pisacane. Ancora peggio con il secondo Risorgimento, la Resistenza antifascista. Evirata democristianamente nella retorica, viene ormai irrisa nel quotidiano codardo oltraggio dei media di regime.
Come stupirsi, allora, che nella penisola sia assente la Nazione e la Patria? L’Italia sarà Nazione solo se e quando una autentica rivolta morale, politicamente vittoriosa, riuscirà a rendere senso comune i valori che dal Risorgimento alla Resistenza hanno dato vita alla nostra Costituzione.
Spettacolo avvilente, reso possibile però anche da uno sfondo storico-antropologico: la “Nazione”, la “Patria”, gli italiani l’hanno sempre sentita assai poco. Perché non è mai divenuta identità comune, e anzi è stata spesso immiserita nella retorica propagandistica di governi e regimi, infangata per spedire milioni di giovani come carne da cannone in due “inutili stragi”.
L’identità di un Paese nasce dalla memoria condivisa. E una memoria condivisa è sempre e soltanto una memoria scelta. Non può essere mai costituita da “tutto il passato”, che è ovviamente contraddittorio, impregnato di lacerazioni e conflitti, frutto di valori antagonistici fino alla guerra civile. “Notre héritage n’est précédé d’aucun testament”, ha scritto uno dei più grandi poeti del novecento, René Char, esprimendo la verità dell’identità storica nella sua forma più essenziale e irrecusabile. Di che cosa essere eredi lo si sceglie, discriminando nel contraddittorio e incompatibile intreccio di eventi che ci hanno preceduti quelli che hanno per noi valore simbolico perché fondativo.
L’Italia democratica può diventare “Nazione” o “Patria” solo se sceglie di essere davvero erede di entrambi i due unici eventi fondativi del suo passato. Il Risorgimento, e quel secondo Risorgimento (come tale vissuto da tanti che vi sacrificarono la vita) che fu la Resistenza antifascista. Fino a quando queste due rotture storiche, e i valori che ne sono all’origine, non saranno interiorizzati come la propria comune eredità dai cittadini della penisola, fino a quando ogni nuova generazione, in famiglia, nella scuola, attraverso il tubo catodico, non crescerà sentendosi figlia del Risorgimento e della Resistenza, non ci saranno italiani e non ci sarà Italia, e il conte Klemens von Metternich avrà ogni agio di ghignare nella tomba.
Ma la memoria, per essere condivisa, non deve escludere nessuno. Deve accomunare tutto il passato, affratellare vincitori e vinti, replicano gli storici più o meno di regime, più o meno accademicamente titolati o improvvisati, i Mieli, i Romano, i Galli della Loggia, i Pansa. I garibaldini, dunque, ma anche i lazzaroni del cardinal Ruffo, i partigiani ma anche i giovani repubblichini di Salò, arriva a farnetica re qualcuno. Al contrario. Nessuna identità nazionale, dunque nessuna “Patria”, potrà mai nascere su valori che reciprocamente si escludono. Il confronto con la vicina Francia può essere illuminante.
Ogni edificio pubblico porta la scritta, spesso in lettere dorate, “Republique française: liberté, egalité, fraternitè”. Esclude cioè dalla memoria condivisa le masse che si rivoltarono contro la rivoluzione, i contadini che per la Vandea morirono, coraggiosamente e anche eroicamente, come è ovvio. L’identità della Nazione, della Patria, quella del “vive la France!” con cui il generale De Gaulle concludeva ogni suo discorso, viene riconosciuta esclusivamente nel testamento della rivoluzione, tanto che se ne adotta la bandiera e di un canto di insurrezione si fa l’inno nazionale. La rivoluzione è l’unica memoria comune, l’altra sarebbe solo memoria del tradimento della Nazione, benché della rivoluzione faccia parte il Terrore, la cui condanna è resa topograficamente esplicita: non una via o una piazza sono intitolate a Robespierre.
Identico discorso per la Resistenza. Il governo collaborazionista di Vichy è il tradimento per antonomasia, benché il maresciallo Petain venga insediato legalmente dal voto maggioritario di un parlamento liberamente eletto. De Gaulle, uomo di destra se ve ne fu uno, ha imposto l’equazione Resistenza eguale Patria e rifiuto della Resistenza eguale tradimento, e questa memoria condivisa ha avuto una tale efficacia che a tre generazioni di distanza la destra francese anche più becera preferisce (durerà?) perdere le elezioni pur di non accettare il sostegno dei Le Pen.
In Italia invece il Risorgimento è stato immediatamente edulcorato nella retorica. Il carattere eversivo, rivoluzionario, talvolta terroristico dei garibaldini e dei mazziniani è stato cancellato, benché Mazzini e Garibaldi fossero accomunati a Marx e Bakunin dalle polizie di tutto il mondo, e le divergenze reciproche non avessero mai a che fare con una introvabile “moderazione” dei primi. La memoria del Risorgimento come autentica epopea fondativa è stata infine distrutta dalla sua fascistizzazione in irredentismo, ignominia con cui si può accomunare un D’Annunzio a Pisacane. Ancora peggio con il secondo Risorgimento, la Resistenza antifascista. Evirata democristianamente nella retorica, viene ormai irrisa nel quotidiano codardo oltraggio dei media di regime.
Come stupirsi, allora, che nella penisola sia assente la Nazione e la Patria? L’Italia sarà Nazione solo se e quando una autentica rivolta morale, politicamente vittoriosa, riuscirà a rendere senso comune i valori che dal Risorgimento alla Resistenza hanno dato vita alla nostra Costituzione.
(16 marzo 2011)
Fonte: http://temi.repubblica.it/
mercoledì 16 marzo 2011
Siamo davvero sicuri che Gheddafi è un mostro? Le prime notizie giunte a noi dopo l'inizio delle rivolte del 17 Febbraio 2011 si sono rivelate fasulle! Le fosse comuni, le stragi, i cadaveri sparsi per le strade di Tripoli e di Bengasi, i bombardamenti dei Jet Libici sulla popolazione civile inerme...tutto falso!!! Lo scopo era di spingere e convincere l'opionione pubblica Mondiale e soprattutto Occidentale ad accettare una nuova guerra, una nuova impresa militare simile a quella attuata in Iraq e in Afghanistan! Lo scopo delle notizie false era quello di indignare da subito l'opinione pubblica Mondiale, fortunatamente questo scellerato piano propagandistico è fallito! il Governo legittimo e ufficiale guidato da Gheddafi sta riprendendo il controllo del Paese!
GHEDDAFI |
TRIPOLI - (LIBIA) - Come abbiamo già potuto verificare, la realtà viene riscritta in versioni molto differenti a seconda dei media. E non è un caso che, con grande disappunto di Hilary Clinton, la Russia abbia allestito un network con speaker che parlano un perfetto inglese americano. Perché ora il pubblico può confrontarsi con l’altra faccia della medaglia.
E proprio da Russia Today ci arriva un servizio che è un vero schiaffo alla versione finora diffusa sulle rivolte in Libia. Secondo i vertici militari russi, infatti, che stanno monitorando la regione via satellite fin dall’inizio delle rivolte, non ci sarebbe nessuna traccia dei bombardamenti su Bengasi e su Tripoli annunciati dai media occidentali e da Al Jazeera il 22 febbraio scorso. La verità, come sempre, starà nel mezzo?
A sentire i media, è proprio guerra. Anzi, la guerra sono i media in primo luogo. Per la stampa dell’Occidente, che fino a ieri accoglieva con un caloroso abbraccio i suoi capitali e oggi li congela, Gheddafi si è trasmutato improvvisamente in un mostro sanguinario, che non ha esitato a bombardare la sua stessa popolazione per reprimere le rivolta, scatenando la guerra civile nell’intero paese. E intanto, quanto scommettiamo che, grazie a tutto questo, le proprietà estere del Colonnello torneranno agli antichi proprietari? A leggere la stampa russa, però, la verità sarebbe un’altra: in un appassionato apologo apparso pochi giorni fa sulla Pravda (che, bisogna ricordare, significa “verità”), emerge un immagine molto diversa del leader libico.
Come possiamo, scrive la Pravda, “chiamare dittatore un leader che ha spodestato un monarca corrotto, che ha modernizzato il paese, che ha lo ha portato a uno dei più alti indici di sviluppo umano, applicando un sistema di governo basato sulla democrazia diretta?” Parole che sarebbero potute essere – e forse sono state – sulle labbra di qualche governo occidentale, fino a solo un mese fa.
Ma non è tutto: “Gheddafi ha sempre supportato i movimenti rivoluzionari nel mondo.” continua la Pravda “Mentre i media asserviti agli USA elogiavano il regime di apartheid nel Sud Africa, il giovane Gheddafi addestrava in Libia [i dissidenti] e li rimandava indietro con le migliori armi per guadagnare la libertà in Sud Africa.”
Le fosse comuni? I bombardamenti di Tripoli? Manipolazioni. Ma allora perché la stampa avrebbe cominciato a demolire Gheddafi ? Secondo la Pravda, perché gli Stati Uniti vorrebbero riguadagnare influenza nel mondo arabo, dopo aver perso un leader servizievole come Mubarak.
Naturalmente, la verità sta, se non nel mezzo, perlomeno non da una parte o dall’altra. Quel che è certo è che la guerra si sta combattendo in primo luogo nelle teste delle persone. Si sa, una delle caratteristiche umane è la capacità di adattarsi e di abituarsi a tutto. Così, come ci si è abituati all’incubo nucleare durante la guerra fredda e alla minaccia islamica dopo l’11 settembre 2001, ci abitueremo anche all’idea di tiranni mostruosi da combattere nel Nord Africa. Un modo come un altro per farci entrare in un mood e per prepararci a sacrificare un altro pezzetto della nostra libertà. E magari, ad abituarci a sentire i fischi delle esplosioni sempre più da vicino.
In tutto ciò, il fronte libico è e sarà un’altro teatro immaginario di un conflitto che per noi rimarrà altrettanto sconosciuto quanto quello iracheno o afgano. Possiamo veramente mettere la mano sulle foto di massacri, oggi che la manipolabilità delle immagini e delle informazioni è pressoché infinita? A questo non possiamo rispondere, e sollevata dalla Pravda, testata di regime, certo, ma anche quest’ultima affermazione è terribilmente faziosa. E il precedente delle “armi di distruzione di massa” che costò l’impiccagione a Saddam Hussein non gioca a favore delle certezze.
“Siamo in una guerra di informazione e stiamo perdendo questa guerra.” ha dichiarato Hilary Clinton in un intervento che non è passato inosservato a Russia Today “Al Jazeera è vincente, i cinesi hanno aperto una rete globale televisivo multi-lingua, i russi hanno aperto su di una rete in lingua inglese. L’ho visto in alcuni paesi, ed è abbastanza istruttivo ”. Ecco il vero fronte, ed ecco perché la Clinton difende con le unghie e i denti gli investimenti americani nell’informazione. È guerra e il campo di battaglia siamo noi.
Amante della lettura e cultore del genere fantasy di Roger Zelazny, suo autore preferito, ha una predilezione per le spade e l’I-Pad, magari uno a cella solare, utile anche su un’isola deserta.
Wikileaks? “Assange è chiaramente guidato.” Le banche? “Sono loro i veri proprietari della nostra ricchezza.” La Cyber War? “Chi ci governa non ha la minima consapevolezza di quello che succede.” Il caso Telecom? “Uno scontro tra titani, in cui ha prevalso il più potente.”
Ghioni non si risparmia, offre consigli su come evitare pericoli tecnologici e attacca: “Ti assicuro che non c’è nulla che possa finire sulle prime pagine dei giornali se il Sistema non vuole. E questo, i giornalisti dell’Espresso, del Fatto Quotidiano, di Repubblica lo sanno molto bene…”
Sarebbe riduttivo dire che sei un hacker?
La riduttività dipende dal significato che tu dai alla parola. Per quanto riguarda il significato che gli do io, potrei ritenerlo un onore essere considerato tale.
Telecom, di cui parleremo, è storia vecchia: cosa fai oggi?
Mi sto impegnando nello sviluppo e nella diffusione di nuove tecnologie relative alla protezione dell’informazione e di dati. Cerco di divulgare una cultura di consapevolezza affinché la tecnologia non sia più un modo per ipnotizzare le persone ma diventi uno strumento nelle mani delle persone.
Io da bambino usavo a malapena il Commodore 64…
Usavo anch’io il Commodore 64, esattamente l’Executive 64. Era un trasportabile, perché allora non c’era il portatile, pesa 25 chili, ce l’ho ancora. È un cimelio. Diciamo che quello che ti porta a diventare un esperto di questo settore è la curiosità e il desiderio di ricercare il più possibile, perché negli ultimi 20 anni non sono esistiti corsi o scuole che potessero formare persone in questo ambito.
C’è stato un momento particolare della tua vita in cui ti sei reso conto di avere talento in questo campo?
Io non lo considero un talento. Mi sono laureato in psicologia quando stava nascendo internet e l’era dell’informatica era ancora in uno stato embrionale. Ho avuto semplicemente l’intuizione che la tecnologia sarebbe stata il governatore del futuro e, in quanto tale, riuscire a dominarla era ed è la cosa giusta da fare.
Quando hai messo a segno il primo successo da hacker? Ricordo il caso di uno studente delle superiori che ha bucato la rete della sua scuola per modificare i voti delle sue pagelle…
Nonostante il caso Telecom, considero che tutte le azioni che ho fatto sono state guidate da uno scopo che fosse perlomeno etico. Per esempio, nel caso Telecom dovevamo proteggere l’azienda secondo quanto diceva la presidenza. Non ho mai nemmeno spiato la mail della fidanzata. Ritengo queste cose basse o poco onorevoli.
Cyber war: pensi sia un concetto campato in aria?
No, assolutamente, è una faccenda molto realistica, anche se le persone che ci governano non ne hanno la giusta consapevolezza e non riescono a comprenderne la portata e a capire i fenomeni che stanno accadendo. Quindi non hanno la possibilità di mettere a punto sistemi che ci proteggano da questa minaccia, che ovviamente colpisce le nazioni che più dipendono dalla tecnologia: l’Occidente e quelli che stanno imitando l’Occidente.
Quali sono questi “fenomeni che stanno accadendo”?
Nazioni come l’Iran, le due Coree, gli Stati Uniti, l’Inghilterra, la Germania, la Russia, l’Estonia hanno messo in piedi settori militarizzati, e comunque governati dalla struttura militare, per la cyber war. Loro dicono che serve per la difesa, ma ovviamente la difesa può essere fatta anche in maniera attiva.
Scendiamo su un piano pratico: come si combatte la cyber war? In cosa consiste?
Se al tempo del Far West una banca aveva un mucchietto di soldi con scritto sopra il tuo nome e cognome, e questi soldi erano tuoi, adesso esiste solo un numero in un database. Questo discorso vale per tutto, compresi i dati che compongono la nostra identità e che ci definiscono come cittadini: sono semplicemente delle strisciate in banche dati. Queste strisciate possono essere flaggate, cancellate, modificate, duplicate, copiate, trasferite e quant’altro con la facilità con cui si manda una mail.
E quale sarebbe il pericolo?
Se vengono cancellati tutti i database del sistema bancario italiano, non abbiamo più soldi. Quando succederà, ti accorgerai che il pacchetto di soldi che pensavi fosse lì non c’è più.
Quasi quasi conviene rimetterli sotto il materasso…
Da esperto di tecnologia ho passato le varie fasi che hanno passato tutti, però magari le ho vissute dieci anni prima, munendomi di tutti gli amminicoli possibili. Quando mi sono accorto di quello che la tecnologia stava producendo in me e nella società, ho iniziato a ridurre fortemente la dipendenza dalla tecnologia.
Per capirci: dove li tieni tu i soldi? Come ti proteggi?
Per esempio non uso l’e-banking e comunque cerco di non avere tutte le mie risorse a disposizione di una banca, perché in questo caso il vero proprietario della mia ricchezza non sono più io, ma la banca.
Qualcuno dice che Wikileaks sia una bufala, o quantomeno una manovra d’intelligence per destabilizzare alcuni paesi, leggasi quanto sta succedendo in Medio Oriente.
Sono stato molto deluso da Wikileaks, perché ero uno di quelli che credeva ci fosse la possibilità di rendere note certe falle del sistema in modo tale che il cittadino e il sistema stesso potessero auto correggersi. E invece dalla mia esperienza e da quanto successo nell’ultimo periodo capisco che Assange è chiaramente guidato. Ti assicuro che non c’è nulla che possa finire sulle prime pagine dei giornali se il sistema non vuole. E questo, i giornalisti dell’Espresso, del Fatto Quotidiano, di Repubblica lo sanno molto bene. E poi basta guardare la natura delle informazioni che sono uscite, tante notizie che non servono a niente, magari su Berlusconi maniaco sessuale o su Gheddafi feticista: cosa dai in più alle persone? Nulla.
Mi dici una notizia, di cui tu sei a conoscenza, che il sistema vuole occultare?
Te la dico a metà: chi era l’Amministratore Delegato dell’azienda che faceva uscire i tabulati della telefonia mobile di Telecom Italia? Ecco, quel nome non è mai uscito. Prova a indovinare chi è…
Me lo dici o devo andarmelo a cercare?
L’azienda si chiamava TIM. Te lo vai a cercare e capirai perché non se n’è parlato…
Hai scritto che “la principessa Kaoru Nakamaru racconta di come, ai tempi della presidenza Clinton, la famiglia di Al Gore l’avesse informata di un piano per eliminare gran parte della popolazione mondiale diffondendo pandemie attraverso i vaccini.” Un po’ quello che si pensa sia successo con il virus suino. Non pensi siano teorie cospirazioniste?
Se certe parole vengono pronunciate da una persona riconosciuta da Newsweek, nel 1973, come la migliore intervistatrice del mondo, da una persona imparentata con la famiglia reale, che effettivamente ha intervistato i soggetti di cui parla, sai com’è, un pelino di credibilità gliela do anche. Perlomeno ci rende nota la sua opinione o quello che lei dice di aver sentito.
Commissione Trilaterale, Gruppo Bilderberg e CFA: che idea ti sei fatto? Secondo il giornalista investigativo, ex KGB, Daniel Estulin sono loro che governano il mondo.
Ma mica solo secondo lui sono loro che governano il mondo! Guarda, nella mia esperienza ho avuto delle richieste che mi confermano questa tesi, però non ti posso specificare nulla.
Parliamo di quello che ti è successo qualche tempo fa in Italia: chi era divineshadow?
Grassa risata
Era il nome d’arte che usavo nel mondo degli hacker. All’estero, non in Italia. L’ho fatto diventare il personaggio di un fumetto quando mi è stato chiesto, durante una conferenza che ho tenuto a Las Vegas, un contributo per un’asta benefica. E allora abbiamo avuto questa idea di trasformare persone vere in personaggi del fumetto. Abbiamo fumettizzato ogni grande hacker che andavamo ad incontrare, inserendoli come special guest star all’interno dei quattro numeri che sono usciti. Poi è successo il casino di Telecom e abbiamo dovuto smettere la produzione.
Peter Gomez, sull’Espresso del Febbraio 2007, ha scritto che “in uno degli ultimi numeri si vede Divineshadow (alias Ghioni) che carica un uomo a forza su un furgone. Sembra il sequestro di Abu Omar..”
Ma per favore! Ma per favore! Gli piace molto andare di fantasia.
Il 18 gennaio 2007 finisci in carcere.
C’era una guerra tra Tronchetti Provera e De Benedetti e chi c’è andato di mezzo sono le persone che lavoravano per Tronchetti, visto che De Benedetti apparentemente è molto più forte. Tutto lì quello che è successo. Tronchetti aveva appena licenziato Marco De Benedetti da amministratore delegato di TIM e poco tempo dopo è uscito l’articolo sull’Espresso su “super amanda”. Ancora mi chiedo cosa è questa cazzo di “super amanda”! E credo che se lo chiedano in tanti.
È vero che in Telecom difendevi i server dagli attacchi dei pirati del Web e attaccavi i computer di quelli che consideravi nemici della multinazionale?
Le azioni fatte, che sono state poi oggetto di azione penale da parte della magistratura, sono state tutte richieste e finanziate da Telecom Italia.
In base a cosa Telecom Italia sceglieva questi nemici?
Ma tu pensi che Telecom fosse l’unica a farlo? Lo fa anche Vodafone, lo fa Telefonica, lo fa Telemex. Lo fanno tutte le grosse multinazionali.
In base a…
In base al fatto che – per il caso Telecom – c’era una guerra con la Kroll in Brasile; in base al fatto che si poteva sentire una minaccia da parte di uno o altro ente. Questi sono i criteri suppongo. In alcuni casi potevo anche essere d’accordo, perché vedevo effettivamente quello che accadeva, in altri casi invece non sono stato d’accordo. Ma quando sei un dipendente, e io ero un dirigente di Telecom Italia, i casi sono due: o ti adegui oppure vieni cacciato. Probabilmente dovevo farmi cacciare.
Secondo gli inquirenti, il Tiger Team era un gruppo di hacker che combatteva una cyber war a colpi d’intercettazioni telematiche e invio di virus.
Queste sono palle.
E allora come la combattevate ‘sta guerra?
Come si dice…non bisogna mai svelare i segreti del mestiere, no?
Tavaroli, il gran capo della sicurezza Telecom, ha sempre detto che non era al corrente delle vostre attività illegali.
È una cazzata, si tratta di strategie difensive che nell’ambito di un processo penale ognuno ha. Così come Tronchetti Provera: sa benissimo quando gli venivano mostrate certe cose.
Che idea ti sei fatto dell’attuale situazione politica italiana?
Ah ah ah ah ah ah ah… ti basta come risposta?
Qual è, secondo te, il futuro della rete?
La rete diventerà come una divinità induista: gli verrà dato un nome e verrà venerata.
Un sogno da realizzare.
Che la definizione di hacker diventi quella che ho fatto nel video. E che tutti l’accettino in quel modo.
Un aforisma che ti rappresenta.
“Alea iacta est”. Il dado è tratto.
Tratto da L’infiltrato
Fonte: http://www.fabioghioni.net
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Libia
martedì 15 marzo 2011
LE FORZE ARMATE GOVERNATIVE HANNO QUASI RICONQUISTATO IL 99% DEL TERRITORIO LIBICO, MANCA ALL'APPELLO SOLO BENGASI, CAPITALE DELLA CIRENAICA, E POCHE ALTRE PICCOLE ZONE ANCORA IN MANO AI TERRORISTI RIBELLI ARMATI DA AL QAEDA! IL GOVERNO UFFICIALE GUIDATO DA GHEDDAFI HA IMPEDITO AI SEGUACI DI OSAMA BIN LADEN E AI FONDAMENTALISTI ISLAMICI PIU' ESTREMI DI PRENDERE IL POTERE IN LIBIA! LA LIBIA IN MANO AI RIBELLI SI TRASFORMEREBBE IN UN PAESE CAOTICO, FOMENTATO DALL'ODIO E DALL'INTOLLERANZA RELIGIOSA, IN PREDA ALLE VIOLENZE E ALL'ANARCHIA! COME IN IRAQ ED IN AFGHANISTAN! MA FORTUNATAMENTE IL GOVERNO UFFICIALE PIAN PIANO STA RISTABILENDO L'ORDINE E LA NORMALITA'!
AJDABIYAH, Libia (Reuters) - Gli aerei da guerra di Muammar Gheddafi hanno bombardato oggi una delle città in mano ai ribelli, mentre la Francia ha ammesso di non aver ancora convinto le potenze mondiali a imporre una no-fly zone sulla Libia. E il comunicato finale del G8, secondo un delegato, non contiene alcun riferimento sul divieto di sorvolo.
I ribelli stanno lottando per contenere l'avanzata delle truppe governative libiche che stanno lentamente fermando la rivolta contro il governo 40ennale di Gheddafi. Nel frattempo Tripoli dice che tutti i terminali petroliferi ad eccezione di quello di Tobruk nell'est sono tornati sotto il controllo del governo centrale.
I jet hanno lanciato raid su Ajdabiyah, l'ultima città prima di Bengasi, roccaforte dei ribelli, mentre un elicottero ha mitragliato a volo radente.
Continuano per il terzo giorno anche gli scontri a Brega, lungo la costa a sudovest di Ajdabiyah, riferiscono i ribelli.
"A Brega, è ancora tutto un'avanzata e ritirata, noi non abbiamo preso il controllo e loro neanche", ha spiegato il combattente ribelle Hussein al-Wami.
"DISTURBI MENTALI" - Un delegato ha detto che il comunicato finale del G8 non parla della "no-fly zone in Libia. "Finora non li abbiamo convinti", ha detto il ministro degli Esteri francese Alain Juppe alla radio francese Europe 1, facendo riferimento al tentativo di trovare un accordo per chiedere al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di sostenere una "no-fly zone" per proteggere le città libiche dagli attacchi aerei.
Juppe ha dichiarato che mentre la comunità internazione sta traccheggiando, le forze di Gheddafi stanno avanzando.
"Se avessimo usato la forza militare la settimana scorsa... forse la rappresaglia in corso contro le forze di opposizione non ci sarebbe stata", ha dichiarato.
La Francia, insieme all'Inghilterra, si è posta alla guida delle richieste di imporre un divieto di sorvolo.
Gheddafi ha respinto le richieste di istituire la no-fly zone.
"Combatteremo e vinceremo", ha detto al quotidiano Il Giornale. Sarkozy, ha dichiarato, "ha disturbi mentali".
Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha detto che la Russia ha obiettato che una no-fly zone non sarebbe risolutiva e potrebbe essere controproducente. Il titolare della Farnesina ha dichiarato che piuttosto che insistere sul divieto di sorvolo, il G8 chiederà al Consiglio di Sicurezza di discutere nuove misure che possano porre fine alle violenze in Libia. Il vertice del G8 si concluderà con una conferenza stampa oggi pomeriggio.
Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha discusso la richiesta della Lega Araba di imporre una no-fly zone Onu, ma non è emerso un consenso fra i 15 membri e la Russia ha sollevato perplessità sulla proposta.
Mentre i diplomatici discutono, c'è ora una possibilità molto concreta che quando troveranno un accordo sulla risposta al conflitto, le forze di Gheddafi avranno già vinto.
Fonte: http://it.reuters.com/
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