Si sono aperti in nove Stati i seggi per le elezioni del presidente
degli Stati Uniti. Lunghe code in Florida e Virginia, i Paesi determinanti
nella conta finale, mentre il Big Tuesday è arrivato: i seggi per l'appuntamento con le elezioni
del presidente degli Stati Uniti si sono aperti. Gli ultimi sondaggi
della vigilia davano un testa a testa tra il democratico Barack Obama,
che tenta la sua seconda scalata alla Casa Bianca, e il suo sfidante, il
repubblicano Mitt Romney. Intanto, secondo un sondaggio Post-ABC, Barack Obama avrebbe 3 punti di vantaggio su Mitt Romney..."La Politica è una cosa difficile, talvolta terribile, ma tuttavia umana! Anche nella Politica ci deve essere il disgusto, la pulizia! Non ci si può sporcare di fango, nemmeno per un'idea alta!" (Boris Eltsin - "Il diario del Presidente")
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martedì 6 novembre 2012
Elezioni Usa, in Florida è già caos mentre Obama dichiara: "Credo che ho voti per vincere!" Barack Obama comunque sembrerebbe in vantaggio! Tutti noi ci auguriamo che il Repubblicano "guerrafondaio" Mitt Romney perda le elezioni...
Si sono aperti in nove Stati i seggi per le elezioni del presidente
degli Stati Uniti. Lunghe code in Florida e Virginia, i Paesi determinanti
nella conta finale, mentre il Big Tuesday è arrivato: i seggi per l'appuntamento con le elezioni
del presidente degli Stati Uniti si sono aperti. Gli ultimi sondaggi
della vigilia davano un testa a testa tra il democratico Barack Obama,
che tenta la sua seconda scalata alla Casa Bianca, e il suo sfidante, il
repubblicano Mitt Romney. Intanto, secondo un sondaggio Post-ABC, Barack Obama avrebbe 3 punti di vantaggio su Mitt Romney...Des Moines, Iowa (USA) - Come tradizione la giornata più importante della politica americana parte dalla piccola capitale dell'Iowa, dove il Presidente Obama ha deciso di chiudere la sua campagna con un comizio finale davanti a 20mila persone. I primi seggi si sono aperti alle 18 (12 in Italia), un ultimo sondaggio del Washiongton Post- ABCNews segnala un vantaggio di tre punti in percentuale per il Presidente uscente, al 50%, sul rivale Repubblicano (47%) tra l'elettorato, questo naturalmenete ricordando che il voto popolare è poco influente nell'esito finale dell'elezione infatti, come accadde per la travagliata elezione del 2001, decisivo è il numero di delegati, 270, che i due sfidanti devono raggiungere per assicurarsi l'ala ovest della Casa Bianca. Il sondaggio del Washington Post sottolinea il recupero di Obama sul finire della campagna dopo la rimonta di Romney a seguito del primo dibattito tra i due, Obama resta favorito anche nelle possibilità di vittoria data al 55% contro il 35% dell'avversario. Nel frattempo in due piccole località del New Hampshire le votazioni e i conteggi si sono già svolti, a Dixville Notch l'esito elettorale è stato di perfetta parità tra i due candidati, mentre nella contea di Carrol a Hart's Location, Obama ha vinto con 23 voti contro i 9 di Romney, una vittoria che fà ben sperare il candidato democratico che già nel 2008 si era aggiudicato questo seggio, dando il via alla cavalcata che lo ha visto trionfare su John Mc Cain. Poco prima delle nove del mattino oggi ha votato anche Mitt Romney, accompagnato dalla moglie Ann al seggio di Belmont nelle vicinanze di Boston, il candidato repubblicano ha votato per poi avviarsi verso gli ultimi incontri elettorali, sempre oggi a Wilmington in Delaware ha votato anche il Vice Presidente Joe Biden insieme alla moglie Jill.
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sabato 27 ottobre 2012
L'omicidio di Melania Rea: Parolisi ebbe un complice, ma chi è?
IL MISTERO DELL'OMICIDIO DI MELANIA REA
Inizialmente si pensava che avesse agito da solo, il caporalmaggiore della Caserma Clementi sia nella fase dell'assassinio che in quella del vilipendio di cadavere. La Procura di Teramo, secondo quando si evince dall'ordinanza, di cui una parte è trapelata ai mass-media, ipotizza che Parolisi abbia potuto avere un complice, qualcuno da inviare a Ripe a "fare il lavoro sporco al posto suo". Secondo l'anatomopatologo, un individuo tornò il giorno dopo, per depistare le indagini ed infierire sul corpo della povera Melania. Parolisi ha inviato qualcuno la mattina del 20 aprile scorso, qualcuno di cui si fidava, un collega forse? Oppure ha realmente agito da solo, come testimonierebbe l'amico Raffaele Paciolla che lo vide uscire all'alba proprio il 20 aprile? Il nuovo giallo che potrebbe dirimere questi dubbi riguarda il telefonista anonimo che ha rinvenuto il corpo senza vita della Rea. Perché non si fa vivo? Perché non rivelare la sua identità senza timori, se estraneo totalmente ai fatti? Ciò potrebbe alimentare il sospetto che l'uomo c'entri qualcosa, se non con l'omicidio, almeno col vilipendio di cadavere. Che si tratti del misterioso complice che furbamente resta in incognito? Sia come sia la caccia all'uomo è partita, anche da parte dei difensori del Parolisi che vorrebbero ottenere informazioni a favore dell'indagato proprio da chi ha rinvenuto il cadavere nel bosco di Ripe.
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Accadeva 90 anni fa, la Marcia su Roma dei Fascisti di Benito Mussolini con le Camicie Nere: 28 Ottobre 1922 - 28 Ottobre 2012
28 OTTOBRE 1922 - LA MARCIA SU ROMA
A 90 anni dalla Marcia su Roma, alcune domande sono rimaste ancora senza una risposta. La narrazione è sotto forma di inchiesta, tornando su alcuni dei luoghi che sono stati testimoni della storia e incontrando persone che conservano ricordi, cimeli, testimonianze. Cercando documenti negli archivi di stato, mostrando immagini inedite provenienti da cineteche italiane e straniere. Non solo Marcia su Roma, l'inchiesta va oltre e affronta la lunga lista di attentati che Mussolini subisce negli anni successivi alla Marcia: pochi portati a segno, molti tentati, moltissimi prevenuti, altri ancora rimasti del tutto ignoti alla polizia. Zaniboni, Gibson, Lucetti, Schirru, Sbardellotto, Bovone...e molti altri: chi ha armato la mano degli attentatori? A impugnare pistola e ordigni sono tutti antifascisti o sono implicate frange estreme del fascismo intransigente? Si proverà a capire anche attraverso i nuovi documenti emersi dagli archivi. Eppure Mussolini non è morto per mano di attentatori: la sua morte avverrà oltre un ventennio dopo la marcia su Roma e dopo una guerra persa. Con un salto nel tempo, La Grande Storia prosegue l'inchiesta tentando di far luce anche sulle ultime ore del duce: sui documenti segreti che ha con sé fino agli ultimi momenti, forse l'introvabile carteggio con Churchill sull'oro giunto a Dongo. Una testimonianza inedita di un partigiano fa pensare che l'oro giunto a Dongo non sia solo i 100 kg di cui sempre si è raccontato, ma molto di più: oltre mezza tonnellata.
Tutti i diritti appartengono alla RAI e ai rispettivi detentori.
Fonte: da "La Grande Storia" Rai Tv
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La storia di Amanda Todd: La sedicenne vittima del cyber-bullying. Con i sottotitoli in Italiano. Chi è Amanda Todd, la vittima di cyber-bullismo che Anonymous vorrebbe vendicare!
AMANDA TODD
La storia di Amanda Todd: La sedicenne vittima del cyber-bullying. Con i sottotitoli in Italiano.
Video Originale: http://www.youtube.com/watch?v=vOHXGNx-E7E&feature=channel&list=UL
Video Originale: http://www.youtube.com/watch?v=vOHXGNx-E7E&feature=channel&list=UL
Canzoni:
The A Team: E. Shereen
Icarus: Hopes Die Last
Einaudi: Ritornare
Amanda Todd era una ragazza adolescente Canadese: è morta a causa di una foto a seno nudo. Dopo anni di minacce sul web da parte di uno stalker, ha scelto il suicidio. E gli hacker di Anonymous, per vendicarla, hanno combinato un pasticcio!
Amanda Todd era una adolescente di 15 anni. Si è tolta la vita il 10 ottobre: il motivo delsuicidio è stato attribuito al "cyber bullismo", ovvero a ripetute vessazioni che la ragazza ha subito via internet.
Il 7 settembre di quest'anno, Amanda pubblicava su YouTube My Story: Struggling, bullying, suicide and self harm, il suo ultimo grido d'allarme: nel video raccontava la storia del sopruso subiva da anni. La storiaccia risaliva a qualche anno prima, quando frequentava le videochat in cerca di nuove amicizie; all'epoca aveva dodici anni; in un'occasione, raccontava Amanda, cedette alle moine di uno sconosciuto, che la convinse a mostrare un seno in cam. Un gioco da ragazzi, probabilmente privo di quella malizia che tante coetanee di Amanda mettono nei loro autoscatti pubblici o nelle sessioni in webcam con fidanzati e fidanzatini virtuali. Comunque, da quel momento in poi cominciò a ricattarla. O meglio: a tormentarla. Divenne, come si dice nel gergo della rete, un "roll", ovvero una presenza fastidiosa, che si muove unicamente per dare fastidio alla pax digitale. Qualche giorno dopo, la foto del topless di Amanda fu pubblicata in rete e - un anno più tardi - ritornò come icona di un profilo Facebook. Intanto l'equilibrio psicologico di Amanda precipitava: la quindicenne entrò in depressione e cambiò più volte scuola; tentò il suicidio una prima volta, ma fu salvata in tempo. Infine, il 10 ottobre scorso, è riuscita a togliersi la vita.
Negli anni la teenager ha chiesto aiuto, interpellato la polizia, si è affidata alla famiglia e agli amici, è ricorsa al supporto di specialisti. Ma alla fine, è caduta. Vittima di un roll che per anni si è divertito alle sue spalle rimanendo sconosciuto. Questo, fino a lunedì.
Perché a questo punto nella storia entra Anonymous.
Il gruppo hacker più famoso del mondo ha in qualche modo "adottato" il caso di Amanda Todd: una vittima della Rete che la Rete ha voluto vendicare a modo suo, ovvero rendendo pubblica l'identità del troll: come è d'uopo nell'epoca dell'iperconnessione, nella cache che è stata diffusa da Anonymous erano elencati i suoi profili social, gli account ad alcuni siti "perv" come Jailbait, più una serie di foto, trascrizioni di chat. Soprattutto, è stato pubblicato l'indirizzo del colpevole.
Sul web è partita la fatwa. Anonymous ha lanciato la guerra santa contro il roll che aveva fatto suicidare la ragazzina e un piccolo esercito di vendicatori da browser si è candidato al linciaggio del colpevole.
Unico problema: l'indirizzo era quello sbagliato. "This is not the correct person", ha postato Anonymous New Jersey sulla sua popolare pagina Facebook. Da lì in poi sono sorti i dubbi: forse la persona era quella giusta, ma l'indirizzo sbagliato; inoltre pare che il roll sia un ragazzo di 19 anni e non un uomo di 32, come inizialmente si era detto. In più, la polizia ha smentito l'identità del colpevole.
Insomma, i dubbi sono tanti. E in molti si chiedono - anche in seno ad Anonymous - perché il bullo non dovrebbe avere diritto a un regolare processo. D'altro lato, la campagna di doxing, la pubblicazione di dossier da parte di Anonymous, potrebbe forse dissuadere da casi del genere altri troll- o forse sarebbe il caso di chiamarli orchi. Ma lo scenario più inquietante è quello di un Terrore digitale, che stia alla rivoluzione digitale come gli anni della ghigliottina facile furono il postulato di sangue che seguì alle utopie della Rivoluzione Francese.
Fonte: http://www.gqitalia.it
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mercoledì 24 ottobre 2012
Signor Prefetto di Napoli, Andrea De Martino, aspettiamo subito le sue dimissioni: perchè lei non è un Signore qualunque, ma è il SERVO DI TUTTI GLI ITALIANI, TUTTI VOI COLLUSI TRADITORI CON LA CAMORRA E LA MAFIA, NON DOVETE FREGGIARVI DI TITOLI BLASONATI, VOI SIETE AL SERVIZIO DEL POPOLO ITALIANO, VOI SIETE SERVITORI DEL POPOLO ITALIANO E DELLO STATO...CHIEDETE SCUSA AL PRETE ANTI-CAMORRA...INFAMI! SIGNORA PREFETTA...LEI NON E' E NON DEVE ESSERE SEDUTA SU UNO SCRANNO PER ERERGERSI AL DI SOPRA DI TUTTI, LEI CARA SIGNORA DEVE LAVORARE AL SERVIZIO DEGLI ITALIANI E SE NON GLI PIACE IL SUO RUOLO SE NE VADA A CASA! SUBITO!!!
Don Maurizio Patriciello, aggredito verbalmente dal Prefetto di Napoli Andrea De Martino, dopo aver chiamato 'Signora' la sua collega Prefetto. E' successo a Caserta qualche giorno fa!
Questo è lo Stato Italiano, i Boss Mafiosi in libertà, i "poveri cristi" in galera; dopo anni di battaglie per difendere la salute e chiedere il rispetto
dei suoi fedeli, don Maurizio Patriciello, prete anticamorra di Caivano,
noto come il sacerdote anti-roghi tossici, mai avrebbe pensato di
venire redarguito dalle istituzioni proprio per una mancanza di
rispetto.
Eppure è quello che è accaduto il 18 ottobre scorso, quando il prete ospite in Prefettura a Napoli ha iniziato a parlare con i due prefetti, quello partenopeo, Andrea De Martino, e quello di Caserta, Carmela Pagano.
L'IRA DEL PREFETTO. Al sacerdote è bastato chiamare 'signora' la dottoressa Pagano e non 'prefetto' per scatenare l'ira di De Martino: «Lei chiamerebbe mai 'signore' un sindaco? Dov'è il rispetto per le istituzioni?», ha detto il funzionario redarguendo il reverendo.
«Ma non era mia intenzione offendere, se vuole posso anche andarmene», ha risposto don Patriciello, che aveva solo esordito dicendo: «Una mattina sono andato dalla signora, la signora è stata così gentile da ricevermi ...»
Quel 'signora' è stata una definizione inaccettabile per De Martino, che ha alzato la voce: «Può anche andarsene, ma prima cerchi di capire cosa sto dicendo. Chiamandola signora l'ha offesa e ha offeso anche me».
Eppure è quello che è accaduto il 18 ottobre scorso, quando il prete ospite in Prefettura a Napoli ha iniziato a parlare con i due prefetti, quello partenopeo, Andrea De Martino, e quello di Caserta, Carmela Pagano.
L'IRA DEL PREFETTO. Al sacerdote è bastato chiamare 'signora' la dottoressa Pagano e non 'prefetto' per scatenare l'ira di De Martino: «Lei chiamerebbe mai 'signore' un sindaco? Dov'è il rispetto per le istituzioni?», ha detto il funzionario redarguendo il reverendo.
«Ma non era mia intenzione offendere, se vuole posso anche andarmene», ha risposto don Patriciello, che aveva solo esordito dicendo: «Una mattina sono andato dalla signora, la signora è stata così gentile da ricevermi ...»
Quel 'signora' è stata una definizione inaccettabile per De Martino, che ha alzato la voce: «Può anche andarsene, ma prima cerchi di capire cosa sto dicendo. Chiamandola signora l'ha offesa e ha offeso anche me».
Il prete, che voleva solo parlare della difficile situazione dei roghi, è
rimasto sempre più attonito mentre De Martino continuava la sua
filippica sul galateo, non senza qualche scivolone di sintassi: «Se io
la chiamerei 'signore' invece di reverendo, lei che direbbe?».
Il prete cercava di spiegare che la sua non voleva essere certo una mancanza di rispetto, ma De Martino è tornato a incalzarlo: «Ma quale signora, è un prefetto della Repubblica Italiana. Abbia più rispetto per le istituzioni».
SIGNORI SI NASCE. Un intervento che ha lasciato sbalordito lo stesso pubblico presente all'incontro. «Signori si nasce», ha esclamato una donna, che rivolgendosi direttamente a De Martino. «Lei è prima di tutto un cittadino», ha continuato, «abbiate voi piuttosto rispetto per i cittadini». Una richiesta che ha risuonato nella stanza della prefettura e grazie alla registrazione di un telefonino è girata subito in Rete.
A sostegno del prete si è costituito un gruppo su Facebook che chiede al prefetto De Martino di scusarsi pubblicamente. Un gruppo che conta già oltre 350 iscritti. Intanto gli aderenti al «Coordinamento Comitato Fuochi» annunciano iniziative clamorose per i prossimi giorni e si scagliano contro il ministro della Salute Renato Balduzzi che avrebbe sottovalutato la vicenda.
Il prete cercava di spiegare che la sua non voleva essere certo una mancanza di rispetto, ma De Martino è tornato a incalzarlo: «Ma quale signora, è un prefetto della Repubblica Italiana. Abbia più rispetto per le istituzioni».
SIGNORI SI NASCE. Un intervento che ha lasciato sbalordito lo stesso pubblico presente all'incontro. «Signori si nasce», ha esclamato una donna, che rivolgendosi direttamente a De Martino. «Lei è prima di tutto un cittadino», ha continuato, «abbiate voi piuttosto rispetto per i cittadini». Una richiesta che ha risuonato nella stanza della prefettura e grazie alla registrazione di un telefonino è girata subito in Rete.
A sostegno del prete si è costituito un gruppo su Facebook che chiede al prefetto De Martino di scusarsi pubblicamente. Un gruppo che conta già oltre 350 iscritti. Intanto gli aderenti al «Coordinamento Comitato Fuochi» annunciano iniziative clamorose per i prossimi giorni e si scagliano contro il ministro della Salute Renato Balduzzi che avrebbe sottovalutato la vicenda.
Saviano: «De Martino chieda scusa a don Patriciello o si dimetta!»
A difendere il sacerdote è anche Roberto Saviano: «Il prefetto di
Napoli Andrea De Martino si scusi con don Maurizio Patriciello o
bisognerà chiedere le sue dimissioni immediate», ha detto lo scrittore
in una dichiarazione all'Ansa. «Da anni don Maurizio è presidio
di legalità e umanità in terre difficilissime. Don Maurizio», conclude
Saviano, «è lo Stato in quel territorio».
«Se questo 'incidente' è servito a far accendere ancora di più i riflettori sull'emergenza ambientale in provincia di Napoli per me non c'e alcun problema», ha commentato don Maurizio Patriciello. «Per prima cosa voglio chiarire una cosa: non era mia intenzione di mancare di rispetto al prefetto di Caserta chiamandola solo signora e non 'signor prefetto'. Non mi sarei mai permesso. Il mio intendimento non è certo quello di fare polemica ma solo di sollecitare la soluzione, continuandoci a confrontare, al problema dei rifiuti in fiamme e a quelli lasciati lungo le strade»
LA REPLICA DEL PREFETTO. De Martino continua però a difendere la sua reazione: «Don Patriciello conosceva il prefetto Carmela Pagano ed il suo ruolo perché era stato ricevuto in più occasioni presso la prefettura di Caserta. Pertanto, dopo averla chiamata per ben tre volte signora», spiega il prefetto in una nota, «ho ritenuto doveroso invitare don Patriciello a rivolgersi al responsabile della prefettura di Caserta utilizzando il titolo di prefetto, perché riconoscesse nel suo interlocutore, agli occhi tutti, il ruolo e le responsabilità che sono affidate al rappresentante di governo».
«Se questo 'incidente' è servito a far accendere ancora di più i riflettori sull'emergenza ambientale in provincia di Napoli per me non c'e alcun problema», ha commentato don Maurizio Patriciello. «Per prima cosa voglio chiarire una cosa: non era mia intenzione di mancare di rispetto al prefetto di Caserta chiamandola solo signora e non 'signor prefetto'. Non mi sarei mai permesso. Il mio intendimento non è certo quello di fare polemica ma solo di sollecitare la soluzione, continuandoci a confrontare, al problema dei rifiuti in fiamme e a quelli lasciati lungo le strade»
LA REPLICA DEL PREFETTO. De Martino continua però a difendere la sua reazione: «Don Patriciello conosceva il prefetto Carmela Pagano ed il suo ruolo perché era stato ricevuto in più occasioni presso la prefettura di Caserta. Pertanto, dopo averla chiamata per ben tre volte signora», spiega il prefetto in una nota, «ho ritenuto doveroso invitare don Patriciello a rivolgersi al responsabile della prefettura di Caserta utilizzando il titolo di prefetto, perché riconoscesse nel suo interlocutore, agli occhi tutti, il ruolo e le responsabilità che sono affidate al rappresentante di governo».
Fonte: http://www.lettera43.it
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sabato 20 ottobre 2012
Il video completo della ricostruzione dell'ultima ora di vita del Colonello Gheddafi, il filmato dalla cattura fino alla sua morte, linciato dalla folla e finito con un colpo di grazia sparato da un Agente Segreto dei Servizi Francesi sotto l'ordine diretto dell'allora Presidente Francese Nicolas Sarkozy! La ricostruzione video completa di quel 20 Ottobre 2011...di un anno fa! #Gheddafi - #Libia
La ricostruzione dell'ultima ora di vita del Colonello Gheddafi, il video dalla cattura fino alla sua morte, linciato dalla folla e finito con un colpo di grazia sparato da un Agente Segreto dei Servizi Francesi sotto l'ordine diretto dell'allora Presidente Francese Nicolas Sarkozy! La ricostruzione video completa di quel 20 Ottobre 2011...di un anno fa!
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Un anno fa, il 20 Ottobre 2011, la morte del Leader Libico Gheddafi; HRW denuncia l'esecuzione sommaria eseguita senza processo ed ordinata dai Servizi Segreti Francesi che volevano sbarazzarsi di un ingombrante e scomodo testimone di oltre 40 anni di intrighi, durante la "Guerra Fredda" tra l'Est e l'Ovest del Mondo!
TRIPOLI (LIBIA) - Dubbi e incertezze sulla morte di Gheddafi. Quasi un anno dopo l’uccisione dell’ex rais, permangono indecisioni circa le esatte circostanze che circondano la morte di Muammar Gheddafi avvenuta a Sirte il 20 ottobre 2011.
Secondo il rapporto di 58 pagine di Human Rights Watch (UNHCR) intitolato Death of a Dictator, oltre all’ex rais le milizie di Misurata avrebbero preso d'assalto il convoglio di Gheddafi in fuga presso l'Hotel Mahari a Sirte, catturando e uccidendo almeno 66 parenti del dittatore.
Inoltre la relazione sostiene l'idea, già avanzata da varie ONG internazionali, che Gheddafi potrebbe essere stato freddamente ucciso dai thuwwars (rivoluzionari), e non colpito accidentalmente in uno scontro a fuoco, come sostengono le autorità libiche che hanno sempre rifiutato di indagare sulle circostanze della morte dell'ex leader libico.
La mattina del 20 ottobre 2011, Mutassim Gheddafi suggerì a suo padre e al suo entourage di fuggire dalla loro roccaforte di Sirte, assediata dai ribelli sostenuti dalla NATO. Muammar Gheddafi e i suoi uomini fuggirono in un convoglio armato di cinquanta veicoli. Ma nelle vicinanze dell’ hotel Mahari il convoglio venne attaccato dalle milizie di Misurata. Muammar Gheddafi e i superstiti si rifugiarono in nelle vicinanze, prima di tentare di scappare ma vennero intercettati e fermati.
"Quando Gheddafi fu catturato, le milizie lo colpirono con la pistola e con calci e quando venne messo in ambulanza per essere trasportato a Misurata, era già morto", è scritto nel rapporto delle testimonianze dei sopravvissuti presenti quel giorno.
Sono passati diversi mesi da quando HRW e altre ONG hanno denunciato gli abusi dei thuwwars. Tra le nuove prove, c’è un video di sette minuti, girato da un combattente ribelle in cui si vedono 29 uomini di Gheddafi, seduti contro un muro mentre vengono insultati, umiliati, e colpiti. Secondo il rapporto, le forze anti-Gheddafi hanno catturato circa 150 persone quel giorno, 70 furono trasferite nella prigione a Misurata, invece altri 66 sono stati trovati morti il giorno dopo nei pressi del Mahari Hotel.
Nonostante le accuse di esecuzioni sommarie delle organizzazioni internazionali, nessuna indagine è stata condotta fino ad oggi dalle autorità libiche. La famiglia Gheddafi aveva presentato una denuncia per crimini di guerra dinanzi alla Corte penale internazionale. L'Alto Commissario ONU per i diritti dell'uomo e numerose ONG (Amnesty International, il Comitato Internazionale della Croce Rossa e Human Rights Watch) avevano anche richiesto un'indagine. Ma tali richieste sono rimaste inascoltate.
"Le autorità libiche non hanno mantenuto la promessa di indagare sulla morte di Gheddafi,
né su quella di suo figlio", si legge nel rapporto di HRW.
Fonte: http://www.ilmediterraneo.it
Libia, avvocato di Aisha Gheddafi: Processare responsabili di morte raìs! I responsabili dell'uccisione di Muammar Gheddafi dovrebbero essere portati davanti alla giustizia. Lo ha detto Nick Kaufman, l'avvocato israeliano della figlia dell'ex raìs, Aisha. Il legale, che nel passato ha rappresentato alcune figure controverse, è stato ingaggiato dalla donna l'anno scorso. Kaufman ha inoltre accusato le autorità libiche di non essere in grado di garantire un processo giusto al figlio di Gheddafi, Saif al-Islam, arrestato un mese dopo la morte del padre il 20 ottobre del 2011. La Corte penale internazionale, che ha formulato nei confronti di Saif al-Islam accuse di crimini contro l'umanità, non ha ancora deciso dove l'uomo sarà processato.
Fonte: http://it.notizie.yahoo.com
Morto il giovane che scovò Gheddafi, rapito e torturato, è spirato a Parigi...
Era diventato celebre per aver riconosciuto il dittatore, nascosto in una conduttura nei pressi di Sirte. Inizialmente si credette che fosse stato proprio lui a sparargli a bruciapelo. Sequestrato lo scorso luglio, è rimasto nelle mani dei lealisti per 50 giorni. E adesso in Libia è caccia all'uomo!
MISURATA (LIBIA) - Omran Ben Shaban, il giovane che divenne famoso come colui che smascherò Muammar Gheddafi nel suo ultimo nascondiglio, il 20 ottobre del 2011, consegnandolo al suo tragico destino, ha pagato con la vita l'essere assurto a figura eroica e icona della vittoria della resistenza libica sulla dittatura del Colonnello. Shaban, 22 anni, è spirato lunedi a Parigi, dove si trovava per curare le gravi ferite infertegli dai fedelissimi del Colonnello, che nel luglio scorso lo avevano rapito e torturato.
FOTO Folla ai funerali di Shaban 1
VIDEO Il ragazzo che scoprì il Colonnello 2
FOTO La pistola d'oro di Gheddafi 3
Shaban era stato liberato la scorsa settimana, dopo 50 giorni di prigionia nella città di Bani Walid, grazie alla mediazione di Mohammed Magarief, presidente dell'Assemblea nazionale libica. Shaban era in condizioni critiche: durante il sequestro aveva provato a fuggire e i suoi rapitori gli avevano sparato allo stomaco e al collo. Secondo quanto riportato dalla stampa, aveva le gambe paralizzate per una ferita da proiettile vicino alla spina dorsale.
Ieri un aereo privato ha riportato il cadavere di Omran a Misurata, sua città natale e tra i luoghi simbolo della resistenza anti-Gheddafi. Nelle prime ore di questa mattina la sepoltura. Ai funerali, celebrati nello stadio cittadino, erano presenti oltre 10mila persone. Dopo il dolore, ora in Libia è caccia all'uomo per scovare i responsabili della sua morte.
L'Assemblea nazionale di Tripoli, riferisce l'agenzia di stampa ufficiale Lana, ha concesso ai ministeri della Difesa e dell'Interno dieci giorni di tempo per "arrestare i responsabili del sequestro e delle torture" subite dal 22enne. "Questo è un crimine che va punito. I responsabili vanno individuati e processati", si legge in una nota del presidente Mohammed al Magarief. L'Assemblea nazionale ha riconosciuto a Shaban il titolo di "martire".
Il mondo aveva conosciuto Omran Shaban il 20 ottobre dell'anno scorso, grazie alle immagini e ai filmati che lo ritraevano accanto a Gheddafi mentre il dittatore veniva tirato fuori da una grande conduttura definita 'la fogna del ratto', nei pressi di Sirte, città d'origine del dittatore. Ormai braccato nel suo disperato tentativo di fuga, Gheddafi si era infilato in quel buco sperando di sfuggire alla cattura. Ma era stato riconosciuto da Omran Shaban, che ne aveva segnalato la presenza ai miliziani. La grande caccia si era poi conclusa con l'uccisione sul posto di Gheddafi. Omran, portato in trionfo, era apparso in quelle foto e in quei video che ritraevano lo storico momento. Si era diffusa anche la notizia che fosse stato proprio lui, Shaban, a sparare 4 a bruciapelo puntando alla testa del dittatore.
Secondo il racconto dei familiari, Omran era stato rapito da uomini armati nei pressi di Bani Walid, dove era stato inviato dal governo per sedare degli scontri in corso nella Libia occidentale. Bani Walid, una delle roccaforti di Gheddafi, è stata l'ultima città a cedere ai ribelli. Dopo l'uccisione dell'ambasciatore americano 5 a Bengasi, lo scorso 11 settembre, la morte di Shaban è l'ulteriore prova dell'esistenza di sacche di resistenza e tensioni tra i nuovi leader libici, alimentata da bande armate e una forte rivalità con Misurata, distante circa 140 chilometri da Bani Walid. Sempre lo scorso luglio, combattenti da Misurata minacciarono di attaccare Bani Walid dopo il rapimento di due giornalisti, liberati con la mediazione delle autorità.
L'Assemblea nazionale di Tripoli, riferisce l'agenzia di stampa ufficiale Lana, ha concesso ai ministeri della Difesa e dell'Interno dieci giorni di tempo per "arrestare i responsabili del sequestro e delle torture" subite dal 22enne. "Questo è un crimine che va punito. I responsabili vanno individuati e processati", si legge in una nota del presidente Mohammed al Magarief. L'Assemblea nazionale ha riconosciuto a Shaban il titolo di "martire".
Il mondo aveva conosciuto Omran Shaban il 20 ottobre dell'anno scorso, grazie alle immagini e ai filmati che lo ritraevano accanto a Gheddafi mentre il dittatore veniva tirato fuori da una grande conduttura definita 'la fogna del ratto', nei pressi di Sirte, città d'origine del dittatore. Ormai braccato nel suo disperato tentativo di fuga, Gheddafi si era infilato in quel buco sperando di sfuggire alla cattura. Ma era stato riconosciuto da Omran Shaban, che ne aveva segnalato la presenza ai miliziani. La grande caccia si era poi conclusa con l'uccisione sul posto di Gheddafi. Omran, portato in trionfo, era apparso in quelle foto e in quei video che ritraevano lo storico momento. Si era diffusa anche la notizia che fosse stato proprio lui, Shaban, a sparare 4 a bruciapelo puntando alla testa del dittatore.
Secondo il racconto dei familiari, Omran era stato rapito da uomini armati nei pressi di Bani Walid, dove era stato inviato dal governo per sedare degli scontri in corso nella Libia occidentale. Bani Walid, una delle roccaforti di Gheddafi, è stata l'ultima città a cedere ai ribelli. Dopo l'uccisione dell'ambasciatore americano 5 a Bengasi, lo scorso 11 settembre, la morte di Shaban è l'ulteriore prova dell'esistenza di sacche di resistenza e tensioni tra i nuovi leader libici, alimentata da bande armate e una forte rivalità con Misurata, distante circa 140 chilometri da Bani Walid. Sempre lo scorso luglio, combattenti da Misurata minacciarono di attaccare Bani Walid dopo il rapimento di due giornalisti, liberati con la mediazione delle autorità.
Fonte: http://www.repubblica.it
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20 OTTOBRE 2011 - 20 OTTOBRE 2012: Esattamente un anno fa, ricorrono i 365 giorni dalla fine orribile di Gheddafi, ucciso a Sirte da quello che poi si saprà essere un Agente Segreto Francese che ha eseguito gli ordini precisi dell'allora Presidente Francese Nicolas Sarkozy. L'urlo ai ribelli: «Non sparate!»
La «Bbc»: «Scovato da un combattente di vent'anni!» - Il cadavere a Misurata, sarà sepolto in un luogo segreto!
LIBIA (20 OTTOBRE 2011 - 20 OTTOBRE 2012) - Muammar Gheddafi, dittatore della Libia per 42 anni, è stato ucciso giovedì mattina nei dintorni di Sirte dai guerriglieri della rivoluzione. La notizia viene confermata dal primo ministro del Consiglio nazionale di transizione libico (Cnt), Mahmoud Jibril. Che commenta: «Aspettavamo da tempo questo momento». E proclama: «È tempo di dare vita a una nuova Libia unita, un popolo e un futuro». Il cadavere di Gheddafi è stato portato a Misurata, dove sarà sepolto in un luogo segreto.
GLI ULTIMI ISTANTI DEL COLONNELLO - I dettagli sulla cattura e la morte di Gheddafi non sono chiarissimi. I video girati con i cellulari dagli stessi guerriglieri mostrano che il raìs è stato preso vivo e ucciso dopo pochi minuti. Il primo ministro Jibril riferisce che Gheddafi è stato colpito alla testa, durante una sparatoria avvenuta, dopo la cattura, tra i sostenitori del Colonnello e le forze del Cnt. Non c'è stata quindi, secondo la versione di Jibril, una esecuzione. Prima di cadere in mano ai ribelli, all'alba di giovedì, Gheddafi avrebbe tentato la fuga ma il suo convoglio sarebbe stato fermato dai bombardamenti dei caccia Nato. In serata sia gli Stati Uniti che la Francia, hanno rivendicato la paternità di quell'azione. Il ministro della Difesa di Parigi, Gerard Longuet, dice che i caccia che hanno «bloccato» il convoglio in fuga erano francesi. Mentre da Washington arriva una precisazione: c'era anche un drone americano.
LA PISTOLA D'ORO - Altri dettagli sugli istanti della cattura arrivano dal racconto di Mohammed al-Bibi, guerrigliero libico 20enne che alla Bbc dice di essere stato lui a scovare Gheddafi e di essersi impossessato della pistola d'oro che il Colonnello aveva con sé. Il giovane sostiene che Gheddafi era nascosto in una buca nel centro di Sirte e che lo ha supplicato: «Non sparare! Non sparare!».
LE IMMAGINI - A poche ore dalla notizia della morte di Gheddafi, una foto del volto insanguinato del leader è stata diffusa dall'agenzia France Presse, firmata da Philippe Desmazes. In seguito il canale inglese di Al Jazeera ha mandato in onda vari video della cattura e poi del cadavere di Gheddafi. Nella prima serie di immagini, Gheddafi appare malmenato da un gruppo di combattenti e sembra a un certo punto che provi a reagire; il volto è insanguinato, mentre viene spinto contro una macchina e colpito alla testa con una pistola. In una seconda serie di video, Gheddafi è già cadavere e viene trascinato dai ribelli lungo una strada. Si vede il corpo mezzo nudo, cui viene strappata la maglia. Il volto è coperto di sangue e ha un foro di proiettile su un lato della testa.
I FIGLI - Anche Mutassim, uno dei figli di Gheddafi, è stato ucciso a Sirte, mentre cercava di resistere agli uomini che lo avevano catturato. Sarà sepolto nello stesso luogo segreto di Gheddafi. Nella serata di giovedì, si rincorrono voci che anche Saif al-Islam, l'altro figlio del Colonnello, sia stato ucciso. Altre fonti dicono invece che è rimasto ferito mentre tentava di fuggire da Sirte ed è ricoverato in ospedale. Insieme con i familiari, capitolano anche i vertici del regime del raìs: viene ucciso il ministro della Difesa di Gheddafi Abubakr Yunes Jaber, arrestati il potente capo dei servizi segreti Abdallah Senoussi e il portavoce del Colonnello Moussa Ibraim.
LA FESTA - A Sirte i ribelli ballano in strada. Le scene di giubilo e di caroselli si ripetono anche a Tripoli e in altre città della Libia. Talmente grande è l'entusiasmo che, in serata, su tutto il Paese viene sospeso il traffico aereo: si temono i colpi di artiglieria sparati in aria in segno di festa.
IL CONFLITTO - La morte di Gheddafi arriva nelle stesse ore in cui crolla Sirte, l'ultimo fortino e la città natale del raìs. «Non ci sono più forze di Gheddafi in città» annuncia il colonnello Yunus Al Abdali su Al Jazeera. Un altro comandante delle forze del Cnt ha spiegato che l'attacco finale per conquistare la città, iniziato verso le otto del mattino, è durato una novantina di minuti. Nei giorni scorsi, i guerriglieri della Rivoluzione avevano espugnato anche l'altra roccaforte di Gheddafi, Bani Walid. Tanto che i vertici della nuova Libia, ma anche i leader internazionali - Obama in testa -, iniziano già a programmare la fase post-guerra.
Redazione Online
20 ottobre 2011 23:05
20 ottobre 2011 23:05
Fonte: http://www.corriere.it
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domenica 30 settembre 2012
Finalmente è uscita una scomoda verità che comunque già sapevamo tutti: Gheddafi è stato ucciso da uno 007 Francese e non dai ribelli Libici così come il Governo Francese di Nicolas Sarkozy voleva far credere a tutto il Mondo...il Leader Libico celava molti segreti politici della "Guerra Fredda" e con i suoi 41 anni passati al Governo di Tripoli sapeva abbastanza per far si che l'Occidente desse l'ordine di eliminarlo fisicamente; inoltre nel 2007 contribuì a finanziare la campagna elettorale proprio del Presidente Francese Nicolas Sarkozy! La "Guerra Sporca" contro Gheddafi è stata fomentata e ampiamente voluta dalla Francia in primis, dagli USA e dall'Europa poi, non solo per il petrolio, ma anche per "spazzare via" definitivamente uno degli ultimi personaggi politici piu' longevi dal post-Guerra Fredda in po, un personaggio "scomodo" per tutte le decadenti e corrotte Democrazie Occidentali!
Ma quali ribelli! Gheddafi fu ucciso da un agente segreto francese. Il mito della primavera araba, il ruolo di Assad e il fantasma di Musa Sadr...
La rivolta libica non è mai esistita. Parigi sognava un'operazione stile Suez 1956, ma i "ribelli" hanno messo nel sacco gli stessi francesi. Il risultato è la morte di Chris Stevens e la trasformazione della Libia in una Somalia Mediterranea. Lo squallido patto mafioso tra Nicolas Sarkozy e Assad. Trentatre anni dopo la vendetta è stata fatta!
MISURATA - (LIBIA) - Una mano straniera dietro la morte di Gheddafi. A sparare il colpo di
pistola alla testa che avrebbe ucciso il Colonnello lo scorso 20 ottobre
dell’anno scorso alla periferia di Sirte sarebbero stati i servizi
inviati da Parigi e non le brigate rivoluzionarie libiche. Lo rende noto
il giornalista del Corriere della Sera Lorenzo Cremonesi che riporta
l’intervista a Mahmoud Jibril, ex premier del governo transitorio. Il
leader libico intervistato due giorni fa dall’emittente egiziana “Sogno
Tv” al Cairo ha così rilanciato la versione del complotto ordito da un
servizio segreto estero. Sul perchè la pista più battuta sia quella
francesce è facile dirlo. Gheddafi aveva minacciato di rivelare
particolari sulle relazioni tra la Libia e l’allora presidente francese
Sarkozy, il principale sostenitore dell’intervento Nato in Libia.
Sarebbero stati rivelati i finanziamenti utili per la candidatura a
presidente nel 2007. Un motivo che avrebbe spinto gli 007 francesi a
intervenire per eliminarlo. I servizi di Parigi ottennero informazioni
utili dal governo siriano. Stando a quello che riferisce Cremonesi
sarebbe stato lo stesso rais Assad a rivelare il numero del satellitare
di Gheddafi. Una mossa del dittatore di Damasco per strappare alla
Francia la promessa di alleggerire la pressione sulla Siria.
Fonte: http://www.online-news.it
DAMASCO - (SIRIA) - Assassinare Muhammar Gheddafi, per evitare che – una volta catturato – potesse svelare dettagli imbarazzanti sul sostegno libico nell’elezione di Nicolas Sarkozy. A sparare il colpo di pistola che ha ucciso Gheddafi il 20 ottobre 2011 alle porte della sua roccaforte, Sirte, sarebbe stato un agente straniero francese, aiutato dai siriani in cambio dell’alleggerimento delle pressioni internazionali su Damasco. Il dubbio che la morte del colonnello non sia avvenuta per mano di un guerrigliero locale, ma per l’intervento diretto di un commando-killer della Nato circola da tempo, in Libia. La conferma viene ora da uno dei politici-chiave del cambio di regime in Libia, Mahmoud Jibril, già a capo del Cnt, il Consiglio Nazionale di Transizione. Riprendendo l’intervista di Jibril, rilasciata il 29 settembre 2012 al Cairo, il “Corriere della Sera” riporta nuovi particolari che confermano in parte quanto rivelato appena pochi giorni dopo la morte di Gheddafi da un altro quotidiano italiano, “Il Giornale”.
Sempre sul “Giornale”, già il 23 ottobre 2011 Fausto Biloslavo rivelava una pista siriana: «La fine di Gheddafi forse è arrivata con una telefonata a Damasco, dal suo apparecchio satellitare, intercettato dalla Nato a Sirte». Un anno dopo, torna l’ombra di un intervento francese: ne parla anche il “Corriere”, citando ambienti diplomatici internazionali. Nella ricostruzione degli ultimi minuti di vita del Colonnello, compaiono «due caccia francesi» che avrebbero colpito per primi il convoglio su cui viaggiava Gheddafi, obbligando il raìs e i suoi compagni a trovare rifugio nei tubi di cemento in cui saranno poi stanati da un primo gruppo di insorti. Soltanto dopo sarebbe intervenuto un secondo gruppo, un commando di professionisti. L’impressione, racconta una fonte libica, è che il commando incaricato di assassinare Gheddafi «sapesse esattamente cosa fare e avesse ordini precisi di eliminare i prigionieri».
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La rivelazione: fu Assad a permettere all’Occidente di individuarlo?
M. Jibril, ex premier libico: "Gheddafi custodiva molti segreti e documenti e aveva buoni rapporti con strutture di intelligence estere!"
PARIGI - (FRANCIA) - E' stato un agente segreto Francese che avrebbe premuto il grilletto: un colpo alla tempia sinistra di Muammar Gheddafi, che pensava di essersi messo al sicuro su un’ambulanza diretta all’ospedale di Misurata. Era il 20 ottobre dell’anno scorso.
La ricostruzione è di Rami al-Obeidi, ex responsabile dei rapporti con le intelligence straniere per il Consiglio nazionale transitorio, il parlamentino della rivoluzione libica. L’ex premier libico Mahmoud Jibril aveva anticipato la notizia alla tv egiziana Dream, chiamando in causa «un’ intelligence straniera».
OBEIDI ha rivelato che da Sirte il Rais, con un telefono satellitare ‘Iridium’, si mise in contatto con alcuni fedelissimi fuggiti in Siria. Secondo Obeidi, fu il presidente siriano Bashar al-Assad a passare il numero dell’Iridium agli 007 francesi, permettendo loro di localizzare il raìs: Assad voleva convincere Parigi ad allentare la pressione sul proprio regime, contestato dal 15 marzo con grandi manifestazioni di piazza. Il secondogenito di Gheddafi, Seif, ha più volte minacciato rivelazioni scottanti sui milioni di dollari versati dal padre per contribuire all’ elezione di Nicolas Sarkozy nel 2007.
In Libia ieri sono state raccolte armi a Tripoli e a Bengasi. Un uomo ha offerto addirittura un tank. A Bengasi i cittadini hanno consegnato duecento pezzi, fra fucili e mitra. Circa 200 persone sono scese in piazza per manifestare il loro sostegno ai salafiti della Brigata Ansar al-Sharia, sciolta la scorsa settimana dopo che migliaia di cittadini hanno preso d’assalto il suo quartier generale.
Fonte: http://qn.quotidiano.net
L’ex premier del governo transitorio libico Mahmoud Jibril sostiene che Gheddafi venne ucciso dai francesi con la complicità del siriano Assad...
Non furono i ribelli libici, ma una “intelligence straniera” a decidere l’uccisione lo scorso anno di Muammar Gheddafi. E’ quanto sostiene l’ex premier del governo transitorio libico, Mahmoud Jibril. Partecipando a un programma della tv egiziana Dream, Jibril ha detto che l’uccisione potrebbe aver fatto seguito a una «richiesta di alcune parti internazionali che non volevano che Gheddafi parlasse di certe questioni compromettenti». L’ex leader, ha ricordato Jibril, «aveva infatti rapporti con alcuni leader internazionali, che potevano avere interesse ad azzittirlo per sempre».
Il riferimento all’ex presidente francese Nicolas Sarkozy è abbastanza evidente, e noto in tutte le cancellerie occidentali. Gheddafi avrebbe versato milioni di dollari per la campagna elettorale dell’ex capo dello Stato.
La notizia rimbalza in questi giorni su tutti i siti arabi, che riportano con enfasi le dichiarazioni di Jibril. L’ex premier ha ricordato che Ghaddafi «custodiva molti segreti e documenti e manteneva buoni rapporti con alcuni apparati internazionali di intelligence». Fu proprio Jibril, a ottobre dello scorso anno, ad annunciare la morte del colonnello.
Ora l’ex premier ad interim si chiede: «Se fossero stati i ribelli a decidere di uccidere Gheddafi, perché non ucciderlo al momento della cattura?».
Interrogato sulla nazionalità dei mandanti dell’uccisione, Jibril è stato cauto, affermando: «Non sono certo di chi ha ucciso Gheddafi, né del modo in cui è stato ucciso». Secondo la versione ufficiale dei fatti, il 20 ottobre 2011 aerei militari francesi attaccarono il convoglio in cui Gheddafi tentava la fuga da Sirte, dove si era asserragliato. Raggiunto dai ribelli, fu catturato vivo, ferito alle gambe e linciato. Secondo il rapporto del medico legale, l’ex rais fu poi ucciso da un colpo di pistola alla testa.
Secondo il Corriere della Sera, sarebbe stato il presidente siriano Bashar al Assad a rivelare ai francesi dove si nascondeva il raìs. In cambio del numero del satellitare di Gheddafi, Assad avrebbe fatto promettere a Parigi di limitare le pressioni internazionali sulla Siria.
Fonte: http://www.lavika.it
LIBIA - Cominciano a spuntare gli altarini. Negli ultimi due anni siamo stati bombardati dalla propaganda sulla “primavera araba”, locuzione che è servita a palliare le ambizioni neo-coloniali di ex potenze ormai fuori dal giro della storia e di monarchie medievali che in quel giro vogliono entrare costi quel che costi. Oggi diventa sempre più chiaro che la narrazione ufficiale delle rivolte arabe ha descritto una realtà che esisteva solo nell’immaginario di Parigi, Doha e delle altre capitali governate da apprendisti stregoni assai più pericolosi dei tanti vituperati tiranni.
La rivolta libica non è mai esistita. Si è trattato, semmai, di un complotto contro Gheddafi ordito dai servizi segreti francesi su ordine del leader peggiore che abbia calcato i palcoscenici europei nel dopoguerra. La stessa stampa francese non ha mai nascosto che il decollo dei Rafale alla volta dei cieli di Tripoli, Bengasi e Sirte incarnasse un’operazione post-coloniale modellata su quella di Suez 1956 (inutile ricordare come andò a finire allora e quanto poco gli europei, e soprattutto i francesi, abbiano imparato dalle disfatte del passato).
I retroscena sulla morte di Gheddafi emersi nelle ultime ore confermano quanto già si sapeva da mesi. Il complotto contro l’anziano leader libico fallì perché i “ribelli”, cioè gli ex fedelissimi del rais passati armi e bagagli sotto l’ala protettrice delle potenze neo-coloniali, sfruttarono l’onda delle rivolte tunisina ed egiziana per trasformare un’operazione segreta che avrebbe dovuto estromettere Gheddafi in modo il più possibile indolore in una guerra civile che ha costretto europei ed arabi ad armare gli jihadisti della peggior specie. Il risultato è stato l’assassinio dell’ambasciatore Chris Stevens e la trasformazione della Libia in una Somalia mediterranea a rischio implosione.
I retroscena sulla morte di Gheddafi emersi nelle ultime ore confermano quanto già si sapeva da mesi. Il complotto contro l’anziano leader libico fallì perché i “ribelli”, cioè gli ex fedelissimi del rais passati armi e bagagli sotto l’ala protettrice delle potenze neo-coloniali, sfruttarono l’onda delle rivolte tunisina ed egiziana per trasformare un’operazione segreta che avrebbe dovuto estromettere Gheddafi in modo il più possibile indolore in una guerra civile che ha costretto europei ed arabi ad armare gli jihadisti della peggior specie. Il risultato è stato l’assassinio dell’ambasciatore Chris Stevens e la trasformazione della Libia in una Somalia mediterranea a rischio implosione.
Il modo in cui si è arrivati a uccidere Gheddafi è poi sintomatico dello squallido moralismo dell’Occidente. Chi consentì ai servizi segreti francesi di individuare il rais e poi ammazzarlo – negli ambienti diplomatici del Vecchio Continente non c’è dubbio sul fatto che l’agente di cui ha parlato il libico Jalili sia un francese – fu infatti il presidente siriano Bashar al-Assad, uno che come si è scritto più volte su questo sito ha fatto sempre piuttosto comodo a europei e americani.
Insomma, mentre da un lato si accusa il presidente siriano delle peggiori nefandezze e si minaccia chissachè contro il suo impresentabile regime, dall’altro pare che nel salotto buono europeo non ci si faccia poi troppi problemi a scendere a patti dal sapore mafioso con il Diavolo: tu mi dici dov’è Gheddafi e io ti lascio libero di compiere le tue stragi. Chapeau!
P.S. Chi la fa l’aspetti! Il 31 agosto 1978 Muhammar Gheddafi fece sparire l’imam Musa Sadr, autore di una fatwa che legittimò il regime di Hafez al-Assad, padre di Bashar, stabilendo che gli alauiti erano da considerare a tutti gli effetti sciiti duodecimani. Quando si dice le vendette della storia…
Fonte: http://www.corriereweb.net
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