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sabato 1 settembre 2012

Tutto quello che avreste potuto sapere sul delitto di Sarah Scazzi...a 9 anni di distanza dall'omicidio di Avetrana, (26 Agosto 2010 - 26 Agosto 2019), nessun rito per ricordarla e soprattutto ancora oggi la verità stenta a venire a galla, ancora troppi dubbi sia sul movente del delitto, sia sulle modalità con cui è stato eseguito; troppi sono stati gli errori iniziali degli inquirenti, (voluti o casuali?), troppo il tempo che si è perso nei primissimi giorni subito dopo l'orrendo delitto; si poteva fare di piu' e si potevano utilizzare da subito le intercettazioni telefoniche ed ambientali! Una preghiera e un ricordo per la giovane vita spezzata di Sarah Scazzi che quest'anno avrebbe dovuto compiere 23 anni! A nove anni dalla morte di Sarah Scazzi, Avetrana sembra aver dimenticato uno dei delitti piu' torbidi dell'ultimo decennio!

SARAH SCAZZI E LO ZIO MICHELE MISSERI
I FUNERALI DI SARAH SCAZZI
 
AVETRANA - (PUGLIA) - “Perché i pm Pietro Argentino e Mariano Buccoliero tra i molti testimoni non hanno chiamato anche Valentino Castriota a testimoniare tutto quanto era da lui conosciuto sul caso Sarah Scazzi, essendo il Castriota il primo ad essere intervenuto da estraneo nell’ambiente familiare in qualità di portavoce della famiglia Scazzi nei rapporti con i media?
Le 21 udienze del dibattimento e un centinaio di testimoni sfilati, direttamente o tramite verbale, dinanzi alla corte d’assise, hanno dimostrato che gli autori del delitto vanno cercati tra le ultime persone ad aver visto Sarah il pomeriggio del 26 agosto 2010, ovvero Michele Misseri, sua figlia Sabrina e sua moglie Cosima. Sul movente, quel mix di gelosia e rancore tratteggiata dai pubblici ministeri Mariano Buccoliero e Pietro Argentino, non c’è ancora sufficiente chiarezza e condivisione. Hanno sposato un tesi e non la vogliono abbandonare. Ma è quella giusta? Porta ad una verità giudiziaria, ma è anche quella storica? C’è una prima domanda di Mimmo Mazza del “La Gazzetta del Mezzogiorno”, tra molte, che attende ancora una esauriente risposta: quanti sapevano già il 26 agosto del 2010 che a Sarah Scazzi era successo qualcosa di terribile? Poche ore dopo la scomparsa di Sarah, quando la notizia comincia a circolare in paese, sul profilo Facebook chiamato «Regen» (pioggia in tedesco), gestito da alcune persone tra le quali ci sarebbero Antonella Spinelli, la cuginetta di Sarah di San Pancrazio Salentino, ma anche Sabrina Misseri (la cugina in carcere perché accusata di omicidio), Alessio Pisello, amico sia di Sarah che di Sabrina, e dalla stessa Sarah compaiono delle foto inquietanti (poi rimosse ma entrate in possesso della Gazzetta del Mezzogiorno): un manichino legato da corde, una ragazza bionda che galleggia nell’acqua e un pozzo. Coincidenze? Il cadavere di Sarah – stando a quanto raccontato da Michele Misseri – è stato imbragato con una corda (praticamente come il manichino postato su Fb) per poi essere calato nella cisterna di contrada Mosca, cisterna piena di acqua. Un manichino con la corda, la ragazza in acqua, la botola di un pozzo. Possibile che a suo tempo ci fu qualcuno che cercò d’indirizzare gli inquirenti verso la verità ma non fu ascoltato? Il mistero resta. E forse si intreccia con quello riguardante la collana con un teschio che Sarah comprò assieme alla cugina Antonella a San Pancrazio prima di far ritorno a casa, il 25 agosto e due anni fa. Concetta ricorda di aver visto quella collana ma quel teschio non è mai stato ritrovato. Attenti a parlare di omertà di un intero paese e della sua comunità. Si potrebbe parlare di reticenza di qualcuno o, quantomeno, di indagini svolte in modo approssimativo da gente forse non preparata a questo tipo di situazioni delittuose. Ma parlare di inadeguatezza degli inquirenti è un tabù per i giornalisti che si sono occupati del caso. Troppo amici dei magistrati, fonte delle loro notizie, per poter sputare nel piatto in cui mangiano. Da qui la domanda più importante.
«Vorrei farvi una domanda alla fine dell’audizione dei testi dell’accusa nel processo sul delitto di Sarah Scazzi: Perche non è mai stato ascoltato l’ex portavoce Valentino Castriota? Perché i pm Pietro Argentino e Mariano Buccoliero tra i molti testimoni non hanno chiamato anche Valentino Castriota a testimoniare tutto quanto era da lui conosciuto sul caso Sarah Scazzi, essendo il Castriota il primo ad essere intervenuto da estraneo nell’ambiente familiare in qualità di portavoce della famiglia Scazzi nei rapporti con i media? “Il Corriere della Sera” e le altre testate, così come la rete, danno la notizia. Valentino Castriota nativo di Trepuzzi (Lecce) e residente a Roma è stato arrestato il 5 gennaio 2011 con l’accusa di truffa e millantato credito nell’ambito di un’inchiesta della Procura della capitale su finte assunzioni presso la Marina militare, di cui danno notizia alcuni quotidiani pugliesi. A Castriota è stata notificata dai carabinieri un’ordinanza di custodia cautelare del gip del Tribunale di Roma Giovanni Ariolli su richiesta del pm Ilaria Calò. L’uomo, a quanto riportato dai giornali, è accusato di aver millantato conoscenze nelle forze armate per garantire, in cambio di soldi, la ferma prolungata a otto militari in congedo illimitato. Per millantato credito e truffa: per questo è stato arrestato l’ ex portavoce della famiglia Scazzi, Valentino Castriota. Avrebbe intascato soldi da ex ufficiali della Marina dietro la promessa di farli tornare in servizio. Valentino Castriota, 37 anni, di Trepuzzi, è stato arrestato dai carabinieri della stazione su delega dei colleghi del Nucleo in servizio presso il Ministero della Difesa: l’ordinanza di custodia cautelare del giudice per le indagini preliminari di Roma, Giovanni Ariolli, gli ha contestato di aver intascato diverse migliaia di euro da sette ufficiali della Marina in ferma prolungata, dietro la promessa di farli tornare in servizio. Uno di questi ha scoperto il raggiro contestato dal pubblico ministero Ilaria Calò, presentandosi negli uffici di Genova della Marina con lettera che avrebbe ricevuto per intercessione di Castriota: e fu allora che scoprì di essere stato raggirato. Castriota, tra l’altro, si rileva dalla stampa, non è nuovo a queste vicende nonostante si sia esposto come portavoce della famiglia Scazzi, ma anche come uno dei promotori dell’associazione “Famiglie fratelli ristretti di Brindisi” e recentemente ha fondato un sodalizio a difesa delle donne. Il pubblico ministero della Procura di Lecce, Giovanni De Palma, ha chiesto la proroga delle indagini su nove ragazzi che gli avrebbero consegnato del denaro per garantirsi un posto di lavoro. Chi per fare l’autista di Gianfranco Fini, chi per lavorare alla Stp e chi alle Poste. Quest’ultimo ha subito la stessa onta dell’ufficiale della Marina presentatosi a Genova: con una lettera si è rivolto alla direzione delle Poste centrali di Lecce credendo di essere stato assunto. Ma anche questa lettera non sarebbe stato altro che un tassello dell’ennesima truffa. Tra l’altro negli anni scorsi Castriota finì sotto processo al Tribunale di Mesagne per aver spillato 70 milioni di lire ad una biologa di Torchiarolo dopo averle promesso un posto in un ospedale del Nord Italia grazie all’intercessione di un fantomatico deputato di An chiamato Fittipaldi. Il processo si chiuse perché l’altro imputato risarcì la vittima convincendola così a rimettere la querela. Insomma, se le accuse che gli sono costate il carcere si riveleranno fondate, sembra azzeccata la descrizione della personalità di Castriota fatta dal Gip del Tribunale di Roma Giovanni Ariolli: “Una spiccata capacità mimetica, doti dialettiche ed organizzative non comuni”. Ma l’indagato si professa innocente e vittima di raggiri anche lui: «Attendiamo l’esito delle indagini e spero quanto prima che il mio assistito dimostri la sua estraneità», sostiene l’avvocato difensore Giovanni Battista Cervo. «Se quelle promesse non hanno trovato seguito, lo si deve a terze persone. Quelle che poi hanno preso i soldi». Valentino Castriota per qualche settimana si disse “portavoce” di casa Scazzi e alla famiglia propose la gestione dei media. Perché non è stato mai ascoltato? Si dirà: nel processo Sarah Scazzi è inattendibile od è ininfluente. Certo che un dubbio viene: non è forse perché si vuol tacitare l’errore commesso dagli organi investigativi che in quel frangente di tempo dicevano di cercare Sarah e comunicavano che le indagini approfondite erano in corso a 360° e che invece sfuggisse loro il fatto che proprio all’interno della famiglia nell’imminenza del fatto si era permesso di inserirsi un corpo estraneo, già noto anche come il presenzialista di “Striscia la Notizia”? Anomalia sconosciuta dai carabinieri e dalla procura di Taranto e resa nota proprio su mia segnalazione fatta settimane dopo la scomparsa di Sarah, per non essere accusato di protagonismo. Segnalazione che solo allora ha portato all’allontanamento del Castriota. O forse perché si vuol tacitare la pessima figura fatta proprio dai media, nazionali e in particolar modo locali, che si arrogavano una presunta emancipazione che non esiste (i cittadini tarantini vengono definiti dai provinciali: cozzari). Giornalisti così affamati di verità ed a tal fine impegnati a riportare chiacchiere, pettegolezzi e maldicenze sul paese e sulla ragazza scomparsa, tanto da non scoprire quanto era palese sotto i loro occhi? Gli stessi organi di informazione che prima cercavano Sabrina e che oggi sposano in pieno la tesi accusatoria della sua colpevolezza? Il Settimanale “Oggi” con Giuseppe Fumagalli su Focus nel mese di novembre 2011 pubblicò una bella intervista del CASTRIOTA il quale parlava dei depistaggi e non solo di quelli. Perché non è stato mai ascoltato?»
“Sabrina Misseri parla. Dal 26 agosto 2010 non ha fatto altro. Fondamentalmente ha espresso due concetti. Oggi che è in carcere, accusata dell’omicidio di Sarah, proclama la propria innocenza. Prima di essere arrestata proclamava la colpevolezza degli altri. La ragazza, dicono i suoi avvocati, è sempre stata sincera. Lo è oggi e lo era anche allora, quando non poteva immaginare un padre mostro e forniva elementi, spunti e suggerimenti che potevano rivelarsi utili alle indagini. «Storie», ribattono i magistrati. Per loro Sabrina è una gran bugiarda. Sapeva benissimo che fine aveva fatto la cugina e tutto quello che raccontava aveva come unico scopo il depistaggio, per tenere carabinieri e magistrati il più possibile lontani da casa sua e dalla scena del delitto. Colpevolisti o innocentisti, ognuno può vederla come vuole. O se ancora non si è fatto un’idea, può rivederla come un film in dvd. Avetrana ha riempito Internet, giornali, trasmissioni televisive e oggi quel materiale permette di tornare indietro, premere play e ripartire da zero. Può essere un esercizio interessante. Utile per raccoglierle i frammenti dispersi dalla cronaca e allinearli in un’unica storia. Per scoprire così che nei primi dieci giorni di ricerche Sabrina ha indicato almeno dieci piste. Una al giorno. In questo viaggio a ritroso la guida è Valentino Castriota, trentasettenne leccese, accorso ad Avetrana due giorni dopo la scomparsa di Sarah. «Un amico mio, parente della famiglia, mi presentò a Concetta, mamma della ragazza. Donna fredda? No, io ho visto una donna frastornata. Era assediata dai media, c’erano giornalisti che si infilavano in camera di Sarah e li abbiamo persino trovati a frugare nei cassetti, alla ricerca di chissà quale scoop. È allora che ho deciso di fare la mia parte e ho fatto da portavoce alla famiglia Scazzi. Gratis, naturalmente». In quei giorni Sabrina va e viene dalla casa di Sarah e Valentino entra subito in contatto con lei. «Quella ragazza era un fiume in piena», ricorda lui. «Appena arrivava voleva sapere tutto, le televisioni o i giornali che volevano intervistarla, gli orari delle trasmissioni e poi il suo look, se era meglio col codino o coi capelli sciolti, con gli occhiali o senza, col trucco o nature». Con gli inquirenti che non sanno da che parte girarsi, Valentino viene travolto dal tornado Sabrina. Lei produce ipotesi investigative a raffica, lui le organizza interviste, conferenze stampa, appelli. «Erano tutti lì a pendere dalle sue labbra», spiega, «e questo invece che intimidirla le dava una carica pazzesca. Qualsiasi cosa andava bene. Bastava una voce, la notizia apparsa su un giornale o anche una supposizione campata per aria e lei partiva in quarta. Che fosse in casa coi famigliari o in pubblico davanti alle telecamere non si fermava più». L’ex portavoce di casa Scazzi però prende nota e quando riordina gli appunti si spaventa. «All’inizio mi sono lasciato travolgere. Poi, col passare dei giorni, c’era qualcosa che non mi tornava e lei lo ha capito». I primi contrasti cominciano con la fiaccolata per Sarah. «Lei non la voleva», prosegue Castriota, «diceva che non serviva a niente, che sarebbero venute cento persone. Credo che Sabrina volesse avere tutto sotto il suo controllo e un evento pubblico come la fiaccolata la preoccupava. Temeva che la situazione le sarebbe scappata di mano. Il 9 settembre, dopo la fiaccolata, piangeva sulle mie spalle e ho pensato che avesse cambiato idea. La sera dopo quando mi sono avvicinato a casa sua lei non si è fatta vedere. È uscita solo Cosima, che mi ha preso a male parole, come uno che si stesse immischiando nelle loro faccende». In quel momento si consuma la rottura. Sabrina scarica Valentino e insiste perché Concetta faccia lo stesso. «Ormai c’era qualcosa che non mi convinceva», insiste lui, «non potevo far finta di niente e così mi sono tolto dai piedi. Le dieci storie che ho sentito raccontare a Sabrina però non le ho dimenticate. E nei giorni successivi le ho viste uscire tutte. E tutte si sono rivelate campate in aria». Valentino le elenca, dividendole in due capitoli. Il primo, più scarno riguarda due ipotesi di sequestro. Uno, ordito dalla rumena Maria Pantir, badante del nonno di Sarah, il secondo portato a termine dagli zingari. Segue il capitolo più corposo delle fughe. Tre per amore. La cugina poteva essere scappata con un ragazzo conosciuto qualche giorno prima a San Pancrazio, poi con un trentenne col quale chattava e infine per farsi notare da un compagno di scuola che le piaceva e da cui si sentiva ignorata. «Me lo ricordo ancora quel ragazzino», commenta Valentino, «mentre lancia un appello la sera della fiaccolata: “Torna Sarah, diventeremo amici, te lo prometto”». Ma l’amore non è tutto. E Sabrina si sbizzarrisce. Sarah? Forse è in Germania, a casa di un cugino che la chiamava. Anzi, se n’è andata perché insofferente alla fede religiosa della madre, testimone di Geova. E non andava trascurato un episodio di inizio estate, quando Sarah si era scattata delle foto buttando lì una frase strana: «Le useranno quelli di Chi l’ha visto?» (la trasmissione che si occupa di persone scomparse e che il 6 ottobre avrebbe annunciato il ritrovamento del cadavere). Siamo a otto. «Nove e dieci mi danno i brividi», continua Valentino. «Me la ricordo come fosse oggi, mentre si rivolge a Concetta e le confida il lato segreto della figlia, ragazza spinta e disinibita, desiderosa di vivere la sua libertà lontana dalla famiglia. E se davvero sapeva della fine di Sarah, mi chiedo con che coraggio il 1° settembre abbia mostrato a sua zia quel messaggio arrivato sul suo telefonino da un numero sconosciuto: “Mamma sto bene non ti preoccupare”». Siamo a dieci. Ma sono ancora di più se si considera la testimonianza di Mariangela, che delle ricerche iniziate il 26 agosto fotografa un particolare: «Sabrina ripeteva “l’hanno presa, l’hanno presa”». Dodici se si considera l’interrogatorio dell’8 settembre, quando mette a verbale i suoi «sospetti sul padre di Sarah, descritto come uno che allungava le mani alle donne». Il 21 ottobre 2011, quando il gip Martino Rosati decide di tenere Sabrina in galera ed elenca tutti gli indizi raccolti contro di lei, in testa ci sono i depistaggi. Che alla fine non depistano. E per i giudici, riportano sempre a casa Misseri.”
Nessun pellegrinaggio nei luoghi dell'orrore, nessun rito religioso per ricordarla, rarissime visite al cimitero di Avetrana (Ta) dove e' sepolta: a due anni dalla tragica morte della quindicenne Sarah Scazzi, ad Avetrana non c'e' assolutamente nulla che riporti in qualche modo al clamore mediatico di quel fine estate-inizio autunno del 2010.
Allora la tragedia di Avetrana era su tutti i giornali e le tv, mentre decine di persone si spostavano anche da fuori regione per vedere i posti dove Sarah era stata: la sua casa e quella degli zii Misseri. Di Sarah non si parla piu'. Il 26 agosto 2010 Sarah Scazzi, 15 anni, zainetto sulle spalle e cuffie per la musica alle orecchie, esce di casa diretta in via Deledda per incontrare la cugina Sabrina Misseri e l'amica Mariangela Spagnoletti con le quali aveva in programma di andare al mare.
Indossa una t-shirt rosa, pantaloncini corti neri, ai piedi un paio di infradito. Secondo gli inquirenti, nella villetta dei Misseri, Sarah e' stata uccisa da Sabrina e dalla zia Cosima Serrano, con la complicita' di Michele Misseri (padre e marito delle due presunte assassine), a sua volta accusato di soppressione di cadavere, in concorso con le due donne, con il fratello Carmelo e il nipote Mimino Cosma. Per il procuratore di Taranto, Franco Sebastio, il suo aggiunto Pietro Argentino e il pm Mariano Buccoliero non ci sono dubbi: hanno ucciso Cosima e Sabrina. Il movente e' la gelosia che Sabrina nutriva nei confronti della cugina, che aveva atteggiamenti affettuosi per l'amico comune Ivano Russo, del quale entrambe si erano invaghite. A fine agosto 2010, dopo alcuni giorni di incertezze perche' si pensava a una fuga volontaria, Sarah Scazzi comincia a essere cercata ovunque, anche per le insistenze della mamma Concetta, che pensa a un rapimento. Si parla anche di romeni ma cosi' non sara'. Poi iniziano le battute nelle campagne, fra casolari diroccati e pozzi incustoditi. Arrivano numerosi rinforzi per i carabinieri impegnati nelle indagini e alla madre di Sarah l'allora prefetto di Taranto, Carmela Pagano, consegna anche una lettera di risposta del presidente Napolitano. Michele Misseri, sua moglie Cosima e le figlie Sabrina e Valentina vengono ascoltati piu' volte dagli investigatori. Il 29 settembre 2010 Michele Misseri consegna ai carabinieri il cellulare di Sarah raccontando di averlo trovato in campagna tra le stoppie che aveva bruciato la sera prima. Ma si tratta, palesemente, di una messinscena. Il 6 ottobre lui, la moglie Cosima e la figlia Valentina vengono convocati nella sede dei carabinieri di Taranto. Dopo un interrogatorio-fiume, Michele confessa e in seguito portera' lui stesso gli investigatori in contrada Mosca nelle campagne di Avetrana.
Concetta Serrano apprende la notizia in diretta tv, mentre partecipa alla trasmissione "Chi l'ha visto?" seduta in casa Misseri accanto alla sorella Cosima. Il cadavere di Sarah e' nascosto in una cisterna di acqua, galleggia e ha i segni di quella lunga permanenza: 40 giorni. Michele afferma di aver ucciso Sarah strangolandola perche' la giovane aveva rifiutato i suoi approcci sessuali. E aggiunge di aver abusato del cadavere sotto un albero di fico. Ma il 15 ottobre Michele chiama in causa la figlia Sabrina e poco dopo scarica tutte le responsabilita' sulla stessa Sabrina e conferma le sue dichiarazioni nel corso di un incidente probatorio. Il 26 maggio 2011 viene arrestata anche sua moglie, Cosima Serrano, accusata in concorso con la figlia Sabrina. Il processo, cominciato il 10 gennaio scorso, riprendera' il 18 settembre.
Cosima e Sabrina sono detenute nel carcere di Taranto.


ALCUNE IMMAGINI DI SARAH SCAZZI

Nessun pellegrinaggio nei luoghi dell'orrore, niente celebrazioni religiose e sporadiche visite alla tomba della quindicenne trovata morta in un pozzo. Per il delitto a processo la zia Cosima e la cugina Sabrina...

Taranto - Nessun pellegrinaggio nei luoghi dell'orrore, nessun rito religioso per ricordarla, rarissime visite al cimitero di Avetrana dove è sepolta: a due anni dalla morte della quindicenne Sarah Scazzi, ad Avetrana non c'è assolutamente nulla che riporti in qualche modo al clamore mediatico di quel fine estate-inizio autunno del 2010. Allora la tragedia di Avetrana era su tutti i giornali e le tv, mentre decine di persone si spostavano anche da fuori regione per vedere i posti dove Sarah era stata: la sua casa e quella degli zii Misseri. Di Sarah non si parla più.
Il 26 agosto 2010 Sarah Scazzi, 15 anni, zainetto sulle spalle e cuffie per la musica alle orecchie, esce di casa diretta in via Deledda per incontrare la cugina Sabrina Misseri e l'amica Mariangela Spagnoletti con le quali aveva in programma di andare al mare. Indossa una t-shirt rosa, pantaloncini corti neri, ai piedi un paio di infradito.
Secondo gli inquirenti, nella villetta dei Misseri, Sarah è stata uccisa da Sabrina e dalla zia Cosima Serrano, con la complicità di Michele Misseri (padre e marito delle due presunte assassine), a sua volta accusato di soppressione di cadavere, in concorso con le due donne, con il fratello Carmelo e il nipote Mimino Cosma. Per il procuratore di Taranto, Franco Sebastio, il suo aggiunto Pietro Argentino e il pm Mariano Buccoliero non ci sono dubbi: hanno ucciso Cosima e Sabrina. Il movente è la gelosia che Sabrina nutriva nei confronti della cugina, che aveva atteggiamenti affettuosi per l'amico comune Ivano Russo, del quale entrambe si erano invaghite. A fine agosto 2010, dopo alcuni giorni di incertezze perché si pensava a una fuga volontaria, Sarah Scazzi comincia a essere cercata ovunque, anche per le insistenze della mamma Concetta, che pensa a un rapimento. Si parla anche di romeni ma così non sarà.
Poi iniziano le battute nelle campagne, fra casolari diroccati e pozzi incustoditi. Arrivano numerosi rinforzi per i carabinieri impegnati nelle indagini e alla madre di Sarah l'allora prefetto di Taranto, Carmela Pagano, consegna anche una lettera di risposta del presidente Napolitano. Michele Misseri, sua moglie Cosima e le figlie Sabrina e Valentina vengono ascoltati più volte dagli investigatori. Il 29 settembre 2010 Michele Misseri consegna ai carabinieri il cellulare di Sarah raccontando di averlo trovato in campagna tra le stoppie che aveva bruciato la sera prima. Ma si tratta, palesemente, di una messinscena. Il 6 ottobre lui, la moglie Cosima e la figlia Valentina vengono convocati nella sede dei carabinieri di Taranto. Dopo un interrogatorio-fiume, Michele confessa e in seguito porterà lui stesso gli investigatori in contrada Mosca nelle campagne di Avetrana.
Concetta Serrano apprende la notizia in diretta tv, mentre partecipa alla trasmissione "Chi l'ha visto?" seduta in casa Misseri accanto alla sorella Cosima. Il cadavere di Sarah è nascosto in una cisterna di acqua, galleggia e ha i segni di quella lunga permanenza: 40 giorni. Michele afferma di aver ucciso Sarah strangolandola perché la giovane aveva rifiutato i suoi approcci sessuali. E aggiunge di aver abusato del cadavere sotto un albero di fico. Ma il 15 ottobre Michele chiama in causa la figlia Sabrina e poco dopo scarica tutte le responsabilità sulla stessa Sabrina e conferma le sue dichiarazioni nel corso di un incidente probatorio. Il 26 maggio 2011 viene arrestata anche sua moglie, Cosima Serrano, accusata in concorso con la figlia Sabrina. Il processo, cominciato il 10 gennaio scorso, riprenderà il 18 settembre. Cosima e Sabrina sono detenute nel carcere di Taranto.
 
(27 agosto 2012)© Riproduzione riservata

La triste storia Sarah Scazzi: un omicidio di paese!

Sarah Scazzi e il dolore per una ragazzina uccisa nella fase più delicata e difficile della vita, l'adolescenza, la ragazzina infatti credeva nelle persone e non aveva paura di ciò che faceva, né dei pericoli in cui andava incontro.
Poi i parenti non sono pericolosi, nella mente dei ragazzi, in un borgo di provincia tutti si conoscono e si sa di chi aver paura e di chi invece stare distante, ma lei non aveva capito nulla.
Era una ragazzina e il pericolo non lo si conosce a 15 anni, la paura, se esiste, è solo irrazionale, senza un vero senso, invece c'è la certezza di essere immortali, a te non potrà mai capitare nulla.
Così Sarah andò dagli zii, dalla cugina, sua amica: la frequentazione degli zii per lei rappresento una scelta sbagliata, fatale, mortale.
Quel giorno caldo d'estate voleva andare al mare, mentre finì a casa Misseri, forse fu trascinata a forza.
L'ingenuità per lei fu fatale.

 
 


Delitto di Avetrana

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Il delitto di Avetrana è un caso di omicidio avvenuto il 26 agosto 2010 ad Avetrana (TA) a danno della quindicenne Sarah Scazzi.
Per il delitto sono attualmente sotto processo davanti alla Corte d'assise di Taranto, la cugina Sabrina Misseri di 24 anni e la zia Cosima Serrano di 55 anni, con l'accusa di omicidio doloso aggravato[1] e lo zio Michele Misseri con l'accusa di occultamento di cadavere[2].
La vicenda ha avuto un grande rilievo mediatico in Italia, culminato nell'annuncio del ritrovamento del cadavere della vittima e dell'arresto dello zio in diretta sul programma Chi l'ha visto? dove era ospite la madre di Sarah[3].

Indice

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La scomparsa di Sarah [modifica]

Il 26 agosto 2010 venne denunciata dalla madre la scomparsa della quindicenne Sarah Scazzi, studentessa al secondo anno dell'istituto alberghiero, conosciuta in paese come una ragazzina timida e schiva. La ragazza era uscita di casa alle 14.30[4] per raggiungere casa della cugina Sabrina, distante poche centinaia di metri, e andare con lei e un'altra amica al mare; da quel momento vennero perse le tracce di Sarah, che non rispose più al telefono e scomparve nel nulla[4].
La scomparsa della giovane Sarah ha avuto un immediato ed enorme risalto mediatico[5]. Da principio l'attenzione dei media si concentrò sulla vita privata di Sarah, analizzando le sue abitudini e addirittura il suo diario segreto e il suo profilo di Facebook per capire quali fossero i motivi che l'avevano spinta alla fuga da casa[6]. La ragazza fu dipinta dai media come un'adolescente inquieta, che frequentava sul web ragazzi molto più grandi di lei[6] e capace di progettare la propria scomparsa per diventare famosa e poter finalmente fuggire da un paesino dove si annoiava e si sentiva oppressa e da una madre con cui frequentemente litigava[6].
Questa immagine fu sostenuta in particolare dalla cugina Sabrina nelle sue numerose apparizioni a Domenica Cinque, Uno Mattina, La vita in diretta[7], mentre la madre continuava a sostenere la tesi del rapimento.
Inizialmente le indagini della polizia furono orientate verso una fuga della ragazza[6] o su un sequestro[8] ad opera di un uomo che l'avrebbe adescata su Facebook[6]. Le ricerche della ragazza andarono avanti per tutto il mese di settembre[9], in un crescendo di interesse mediatico che vide la madre e i suoi familiari ospitati dalle principali trasmissioni televisive per lanciare appelli per il ritorno di Sarah a casa[10].
Dopo oltre un mese di ricerche, il 29 settembre venne ritrovato il cellulare di Sarah semibruciato in un campo poco distante dalla sua abitazione[9]. A ritrovarlo fu lo zio Michele Misseri, agricoltore, il quale con dolore e preoccupazione per tale scoperta, asserì di essere in grado di trovare la nipote, il che contribuì ad alimentare i sospetti che subito s'iniziò a nutrire su di lui. Peraltro, lo zio Michele Misseri e sua moglie Cosima Serrano, entrambi agricoltori, avevano praticamente cresciuto in casa loro la ragazza scomparsa, della quale parlavano come di una terza figlia. Entrambi erano apparsi ripetutamente in televisione esprimendo dolore e preoccupazione per la sparizione della nipote.

Le indagini e il processo [modifica]

Dopo un'altra settimana di ricerche, il 6 ottobre Misseri, dopo un interrogatorio di circa nove ore, confessò l'omicidio della nipote, indicando alle forze dell'ordine il luogo dove aveva nascosto il cadavere[9]. La notizia del ritrovamento del cadavere venne comunicata alla madre e ai familiari in diretta televisiva dalla trasmissione Chi l'ha visto?[3].
Nei giorni successivi Michele ritrattò la confessione iniziale diverse volte[11], finché il 15 ottobre confermò i sospetti degli inquirenti sul coinvolgimento della figlia Sabrina[11]. Il giorno seguente, dopo un interrogatorio di sei ore, Sabrina venne arrestata con l'accusa di sequestro di persona e concorso in omicidio[12]. Il 21 ottobre il GIP di Taranto decise la convalida del fermo, basandosi anche sulla testimonianza dell'amica Mariangela Spagnoletti - la quale riferì che, vedendo la cugina in ritardo all'appuntamento, Sabrina Misseri pareva del tutto sconvolta ed in preda all'ansia, ripetendo che la ragazzina era stata certamente rapita e che occorreva avvertire immediatamente i Carabinieri - e sui rilievi del medico legale[13].
Dalle indagini emerse come il movente di Sabrina fosse la gelosia per le attenzioni che la cugina riceveva da Ivano Russo, un cuoco di Avetrana del quale Sabrina era innamorata. Secondo gli inquirenti, Sabrina si confidava con la cugina Sarah riguardo alla sua infatuazione per Ivano Russo ed al rifiuto di questi di allacciare una relazione sentimentale con lei. Proprio le continue insistenze di Sabrina, insieme ai pettegolezzi in paese, avrebbero portato alla definitiva rottura da parte di Ivano e acuito, così, l'astio di Sabrina verso Sarah, costituendo il movente dell'omicidio, maturato probabilmente a seguito di un acceso diverbio tra le ragazze, nella sera del 25 agosto alla vigilia della scomparsa di Sarah, in un pub del paese, davanti a numerosi testimoni[14].
Intanto Michele Misseri, avendo l'esame autoptico sul corpo di Sarah smentito il vilipendio di cadavere, ritrattò ancora la confessione iniziale dichiarando di non aver abusato del cadavere della nipote[15]. Il 6 novembre infine Misseri cambiò ulteriormente la versione attribuendo l'omicidio alla figlia e dichiarando di essere stato chiamato da Sabrina dopo la morte di Sarah per aiutarla ad occultarne il cadavere[16]. A seguito di queste ulteriori indagini l'accusa nei confronti di Sabrina è diventata di omicidio, mentre è caduta quella di sequestro di persona[14].
A seguire, il 26 maggio 2011 è stata arrestata Cosima Serrano, madre di Sabrina, con l'accusa di concorso in omicidio. Dall'analisi dei tabulati risulta, infatti, che il suo telefono cellulare avrebbe effettuato una chiamata dal garage, mentre la donna aveva dichiarato che quel pomeriggio non si era mai recata nel garage[17]. Circostanza poi suffragata dai Carabinieri del Ros in sede di deposizione all'udienza del 27 marzo 2012[18]. Cinque giorni dopo l'arresto è stato scarcerato Michele Misseri, poiché erano trascorsi i termini della custodia cautelare per il reato di soppressione di cadavere che gli viene contestato[2].
Le indagini preliminari si sono concluse il 1º luglio con l'incriminazione di 15 persone per reati che vanno dal concorso in omicidio, alla soppressione di cadavere, sequestro di persona, false dichiarazioni al Pm, alla soppressione di documenti, all’infedele patrocinio e all’intralcio alla giustizia[19].
Particolarmente controverse, infatti, sono state pure le vicende occorse ai rispettivi uffici legali: la difesa legale di Sabrina Misseri è affidata al noto avvocato penalista Franco Coppi[20], che entrava nel collegio difensivo[21] con gli avvocati Emilia Velletri e Vito Russo, successivamente costretti a rinunciare al mandato, ai sensi dell'art. 5 del Codice Deontologico Forense[22] , in quanto indagati nello stesso giudizio per soppressione di documenti, intralcio alla giustizia e favoreggiamento personale. Stessa sorte toccava all'avvocato difensore di Michele Misseri, costretto anch'egli a rimettere il mandato dopo essere stato indagato nel medesimo procedimento dell'assistito[23].
Nel novembre del 2011 l'avvocata Velletri, a seguito di giudizio abbreviato, veniva assolta dalle accuse per insussistenza del fatto, e l'avvocato Russo, che invece aveva optato per il rito ordinario, prosciolto in udienza preliminare da due capi di imputazione sempre per insussistenza del fatto-reato. Contemporaneamente, venivano assolti a seguito di abbreviato gli altri due avvocati imputati nello stesso processo, sempre con la formula dell'insussistenza del fatto[24][25].
Il processo si è aperto davanti alla Corte d'assise di Taranto il giorno 10 gennaio 2012, e vede come principali imputati Sabrina Misseri con l'accusa di omicidio doloso premeditato, la madre Cosima con l'accusa di concorso in omicidio e il padre Michele con l'accusa di soppressione di cadavere. A deporre sono state chiamate anche alcune amiche di Sabrina, che hanno riferito di com'era ossessionata dal ragazzo[26], tempestandolo di sms dal contenuto sessuale esplicito e di gelosia verso la cugina che - a suo dire - cercava di "rubarle" l'uomo[27]. Di rilievo è stata poi la testimonianza di Ivano Russo, che ha svelato di avere avuto una fugace relazione con l'imputata, prima di chiudere ogni rapporto poco prima della scomparsa di Sarah. Durante la deposizione il giovane, ripercorrendo la giornata della scomparsa di Sarah, ha inoltre spiegato che nella notte, mentre girava in auto con Sabrina per cercare la cugina, si diressero alla contrada Mosca - dove effettivamente fu rinvenuto il cadavere di Sarah - su indicazione di Sabrina, dopo che questa aveva parlato al telefono con la madre. Il ragazzo ha anche riferito che Sabrina utilizzava il cellulare della madre Cosima per chiamarlo perché «aveva il timore di essere intercettata»[28].
Il comune di Avetrana si è costituito parte civile[29].

Trasmissioni tv dedicate al delitto di Avetrana [modifica]

Note [modifica]

  1. ^ Sarah Scazzi, arrestata zia Cosima Per Sabrina omicidio premeditato Il gip: «Sabrina strangolò Sarah E Cosima non fece nulla per fermarla» Corriere del Mezzogiorno 26 maggio 2011
  2. ^ a b Colpo di scena, scarcerato zio Michele Corriere del mezzogiorno 30 maggio 2011
  3. ^ a b Gesto di delicatezza nella tv verità Corriere della sera 8 ottobre 2010
  4. ^ a b L'identità segreta di Sarah e il mistero dei 700 metri Corriere della sera 3 settembre 2010
  5. ^ Sarah Scazzi, si teme il rapimento Liberonews.it
  6. ^ a b c d e Sarah preparava la fuga: pensò alla foto per le ricerche Corriere della sera 6 settembre 2010
  7. ^ La mala television Fusiorari.org] 14 novembre 2011
  8. ^ Gli amici e un diario, il mistero di Sara La pista del sequestro Corriere della sera 1 settembre 2010
  9. ^ a b c Dalla scomparsa alla verità, la tragedia di Sarah Scazzi virgilionews.it
  10. ^ La mamma comunica la lista dei sospetti Italianwes
  11. ^ a b Le cinque versioni di zio Michele Corriere della Sera 6 novembre 2010
  12. ^ Sarah, arrestata la cugina. "Aiutò il padre ad uccidere" TG24sky.com
  13. ^ Convalidato il fermo di Sabrina. La moglie del mostro in Procura Corriere del Mezzogiorno 18 ottobre 2010
  14. ^ a b Riesame: «Sabrina agì per gelosia Può fuggire e commettere altri delitti» Il Messaggero 22 novembre 2010
  15. ^ Misseri ritratta: nessuno stupro. Fermo convalidato, Sabrina nega Adkronos 18 ottobre 2010
  16. ^ Verbale interrogatorio Misseri Corriere della sera 10 novembre 2010
  17. ^ Omicidio Scazzi, l’intercettazione che incastra Cosima Misseri
  18. ^ Omicidio Sarah Scazzi. I Ros inchiodano Cosima "Pure lei era in garage" Gazzetta del Mezzogiorno 28 marzo 2012
  19. ^ Avetrana, conclusione delle indagini La procura: indagate quindici persone Corriere del Mezzogiorno 1º luglio 2011
  20. ^ Sarah Scazzi, il penalista Franco Coppi avvocato di Sabrina Misseri: difese Andreotti e Cossiga Blitz quotidiano
  21. ^ La nuova carta di Sabrina Misseri: Franco Coppi nel collegio difensivo
  22. ^ http://www.altalex.com/index.php?idnot=1497
  23. ^ Sarah, la maledizione degli avvocati. Lascia De Cristofaro La gazzetta del mezzogiorno
  24. ^ Agenzie su assoluzione avvocati imputati ad Avetrana. 21 novembre 2011
  25. ^ Sarah/Cosima e Sabrina a processo Assolti da ogni accusa tre avvocati Quotidiano di puglia, 21 novembre 2011
  26. ^ Sarah, slitta la testimonianza di Ivano L'amica di Sabrina: "Era ossessionata da lui" Bari Repubblica.it 17 gennaio 2012
  27. ^ Mariangela Spagnoletti spiega perché Sabrina Misseri era gelosa di Sarah Scazzi NewsPuglia 21 febbraio 2012
  28. ^ Ivano Russo:«Sesso con Sabrina, ma incompleto». Processo Scazzi: il ragazzo conteso dalle cugine parla in aula Lettera43 31 gennaio 2012
  29. ^ Omicidio Scazzi: Comune Avetrana si costituisce parte civile AdnKronos 10 gennaio 2012

Bibliografia [modifica]

  • Antonio Giangrande, Sarah Scazzi, il delitto di Avetrana. Il resoconto di un avetranese. 2012
  • Boeri Mariella, La bambina di Avetrana, Edizioni Anordest, 2010, pp. 274.
  • Fumarola Domenico, Sarah Scazzi. La morte segreta, Calcangeli, 2011, pp. 66.


Il discorso di Julian Assange dal balcone dell'ambasciata Equadorenia...

IL DISCORSO DI JULIAN ASSANGE
Nessun giornale ha pubblicato il discorso integrale fatto da Julian Assange domenica dall'ambasciata ecuadoregna, eccolo qui.
Sono qua (N.d.T.: inteso come fisicamente sul balcone dell’ambasciata) con voi oggi perché non posso essere con voi laggiù. Ma grazie per essere venuti.
Grazie del vostro impegno, della vostra generosità e del vostro spirito.

Mercoledì notte, dopo la minaccia portata a questa ambasciata, dopo l’arrivo della polizia, siete giunti nel cuore della notte per controllare, e avete portato con voi l’attenzione dei media mondiali. Da dentro l’ambasciata ho sentito la polizia entrare nell’edificio attraverso le scale antincendio interne. Ma sapevo che ci sarebbero stati testimoni, e questo grazie a voi. Se, la scorsa notte, il Regno Unito non ha gettato alle ortiche la Convenzione di Vienna è solo perché il mondo lo stava osservando. E se il mondo lo stava osservando è solo perché voi stavate osservando.

La prossima volta che qualcuno vi dirà che non ha senso difendere i diritti a cui tenete tanto rammentategli la vostra veglia nell’oscurità davanti all’ambasciata dell’Ecuador. Ricordate loro come il sole sia sorto in un mondo diverso e come una coraggiosa nazione della Latinoamerica si sia posta a difesa della giustizia.

E allora, davanti a queste persone coraggiose, ringrazio il presidente Correa per la forza dimostrata nel valutare e nel concedermi asilo politico. Ringrazio anche il governo, e in particolare il Ministro degli Esteri, Ricardo Patiño, che ha difeso la Costituzione Ecuadoregna ed il suo concetto di cittadinanza universale nella valutazione della mia richiesta.

Analogamente ringrazio il popolo ecuadoregno per il sostegno e la difesa di questa Costituzione. Ho anche un debito di gratitudine nei confronti del personale di questa ambasciata, le cui famiglie vivono a Londra, e che mi ha offerto ospitalità e gentilezza nonostante le minacce che noi tutti abbiamo ricevuto.

Questo venerdì ci sarà una riunione di emergenza dei Ministri degli Esteri della Latinoamerica a Washington. Sono quindi grato ai popoli ed ai governi di Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, El Salvador, Honduras, Mexico, Nicaragua, Peru, Venezuela e tutti gli altri paesi Latinoamericani che si sono esposti per difendere il diritto d’asilo.

Ringrazio anche coloro che negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Svezia ed in Australia mi hanno sostenuto anche quando i governi erano contrari. E coloro che, dentro a quegli stessi governi, hanno lottato per la giustizia. Arriverà il vostro momento.

Allo staff, ai sostenitori ed alle fonti di Wikileaks, va in egual misura il mio ringraziamento. Il loro coraggio, la loro dedizione e la loro fedeltà non hanno eguali. Un grazie alla mia famiglia, ai miei figli a cui è stato negato il diritto di avere un padre. Perdonatemi. Tornerò presto.

Wikileaks è sotto attacco tanto quanto lo è la libertà di espressione e la salute civile delle nostre società. Dobbiamo cogliere l’occasione che questo momento ci offre per valutare la scelta fatta dal governo degli Stati Uniti d’America.

Faranno un passo indietro tornando ai valori rivoluzionari sui cui sono stati fondati? O si lanceranno dal precipizio, facendoci precipitare tutti in un mondo pericoloso ed oppressivo nel quale i giornalisti restano silenziosi per la paura di essere di essere perseguitati ed i cittadini sono costretti a sussurrare nell’oscurità invece di parlare liberamente?

Dico che devono fare un passo indietro. Chiedo al presidente Obama di fare la cosa giusta. Gli Stati Uniti devono interrompere questa caccia alla streghe. Gli Stati Uniti devono far cadere le indagini dell’FBI. Gli Stati Uniti devono dichiarare che non continueranno a perseguitare i membri del nostro gruppo o coloro che ci sostengono. Gli Stati Uniti devono impegnarsi davanti al mondo nell’affermare che non perseguiteranno i giornalisti che fanno luce sui crimini segreti dei potenti.
Non ci devono più essere assurde discussioni sulla possibilità di perseguitare qualunque organizzazione che diffonda informazioni, sia essa Wikileaks od il New York Times. La guerra dell’amministrazione USA contro i Whistleblowers deve cessare. Thomas Drake, William Binney e John Kiriakou ed altri eroici Whistleblowers devono essere liberati (ricevendo la grazia) e devono essere compensati per le avversità che hanno subito come servitori dello stato.

E il soldato semplice che rimane in una prigione militare di Fort Leavenworth, Kansas, e che, secondo le Nazioni Unite ha sopportato mesi di prigionia tremenda a Quantico, Virginia, e che dopo due anni ancora non è stato processato, quest’uomo deve essere rilasciato. Se Bradley Manning ha fatto ciò di cui è accusato allora è un eroe ed un esempio per tutti oltre che uno dei più importanti prigionieri politici al mondo. Bradley Manning deve essere rilasciato. Mercoledì Bradley Manning ha trascorso il 815esimo giorno di prigione senza processo. Il massimo legale è di 120 giorni.

Giovedì un mio amico, Nabeel Rajab presidente del Centro per i Diritti Umani del Bahrain, è stato condannato a 3 anni per un tweet. Venerdì un gruppo musicale russo (le Pussy Riot) è stato condannato a 2 anni di prigione per una rappresentazione di stampo politico. Esiste coerenza nell’oppressione. Deve esserci forte coerenza e determinazione nella risposta.

Grazie

Julian Assange

Note di traduzione: “Whistleblower” è stato mantenuto nella sua forma anche in italiano. E’ possibile, con le dovute accortezze, tradurlo anche come”gola profonda” od “informatore”. Abbiamo preferito evitare. Thomas Drake, William Binney, John Kiriaku (citati nel testo) sono dei Whistleblowers famosi per quanto hanno fatto. Dove è stato il caso abbiamo ritenuto opportuno abbandonare una traduzione letterale a favore di una più immediata fruizione (mantendo inalterato il senso).

Traduzione di Fabio Sallustro per www.znetitaly.org licenza Creative commons by-sa-nc



Finalmente una parte del PCC a Pechino si ribella all'esagerata apertura della società Cinese verso il Capitalismo Occidentale: "In Cina esiste il pericolo di una gravissima deriva Capitalista!" Insorge l'ala dura del Partito: lunga lettera firmata da 1600 Alti Dirigenti del Partito Comunista Cinese: scrivono che "il Premier Hu Jin Tao deve andarsene!"

PECHINO - (CINA) - Circa milleseicento (1600) alti dirigenti conservatori del Partito comunista Cinese e alcuni intellettuali hanno inviato una lettera al comitato centrale del partito in cui invitano il premier cinese, Wen Jiabao, a dimettersi. Lo si apprende da fonti di stampa locali. Secondo i più conservatori dell'ideologia comunista le riforme economiche intraprese da Wen, che poi sono la continuazione di quelle iniziate da Deng Xiaoping dopo la morte di Mao Zedong, hanno scosso le fondamenta dell'economia socialista cinese. Occorre quindi, secondo questa parte dell'establishment politico, fare qualcosa per impedire alla Cina di diventare una nazione con un sistema multi-partitico capitalista, che va in contrasto con i valori fondamentali della Repubblica popolare cinese.
NELLA LETTERA: Il gruppo ha criticato la politica di Wen Jiabao di incoraggiare le imprese private a scapito di quelle statali. L'unico contributo che Wen ha dato alla Cina, si sostiene del documento, è quello di aver creato una maggiore disparità tra ricchi e poveri.
Dimissioni o meno, il mandato di Wen è giunto al termine. L'attuale premier cederà in autunno lo scettro al suo sostituto, che sarà (pare ormai assodato) l'attuale vicepremier Li Keqiang, la cui amministrazione tuttavia prosegurà, con ogni probabilità, sulla strada già intrapresa da Wen e dal presidente uscente cinese Hu Jintao.
Con buona pace dei comunisti ortodossi, poi, le due correnti principali che si giocano la supremazia nella cerchia ristretta del Comitato Permanente in Cina sono entrambe liberiste. I ‘tuanpai', che contano tra i loro membri Hu Jintao e Wen Jiabao, si sono formati nella Lega Giovanile del partito; a loro si oppone la ‘cricca di Shanghai' di cui è stato leader indiscusso l'ex presidente cinese Jiang Zemin, e che è più liberista in economia di Jiabao. Proprio Zemin nei giorni scorsi si è reso protagonista di alcune apparizioni pubbliche che avevano dato l'impressione che il grande vecchio della politica cinese fosse sceso di nuovo nell'arena.

좌담회 주체조선의 100년사를 빛내인 불멸의 업적 - Coree, Seul apre a Pyongyang: "Una nuova era è possibile!"


TV DI STATO NORD-COREANA

La Corea del Sud "risponderà con fermezza" a tutte le provocazioni nordcoreane, ma è anche disposta a migliorare le relazioni con Pyongyang. Lo ha dichiarato il presidente sudcoreano Lee Myung-Bak, in un messaggio per il nuovo anno.
"Risponderemo con fermezza se provocati", ha detto Lee, aggiungendo: "Il nostro obiettivo principale è la pace e la stabilità nella penisola coreana. Rimaniamo aperti ad ogni opzione".
"Potremmo aprire la porta di una nuova era per la penisola coreana, se la Corea del Nord facesse prova di sincerità", ha aggiunto il presidente sudcoreano.
Pyongyang ultimamente ha duramente criticato l'attuale governo di Seul per i suoi "peccati" commessi durante il periodo di lutto per la morte del suo leader Kim Jong-il, il 17 dicembre scorso, promettendo ritorsioni non meglio specificate.
Il Sud "manterrà una rigorosa sicurezza nazionale finché esisterà la possibilità di provocazioni da parte del Nord - ha dichiarato Lee -. Risponderemo con la forza se saremo provocati". Il presidente sudcoreano ha detto anche di aspettarsi "grandi cambiamenti" nella penisola dopo la morte di Jong-il, a cui è succeduto il terzogenito Kim Jong-un.

[방문기] - 여기서 우리의 미래가 자란다 - 경상탁아소 - 조선인민군 최고사령관 김정은동지께서 전선동부에 위치한 조선인민군 제318군부대를 시찰하시였다 - [록화보도] - 조선인민군 최고사령관 김정은동지께서 전선동부에 - Ban Ki-moon (O.N.U.) e la Siria sono tra i protagonisti del Vertice dei Paesi Non Allineati!


TV DI STATO NORD-COREANA

 Dopo pizza e hamburger, in Corea del Nord arrivano le borse Dior

Una fotografia della “compagna” Ri Sol-ju, la moglie del dittatore Kim Jong-un, la ritrae insieme al marito in visita a un’unità dell’esercito con una borsa che vale circa 1500 dollari. Seoul infuriata: “Chiedono soldi al mondo e poi ostentano generi di lusso”. E due disertori di alto livello aggiungono: “In casa i vertici del potere hanno contanti per milioni di dollari”.
Dopo un parco divertimenti, un fast-food e una pizzeria, la campagna modernizzatrice del nuovo dittatore della Corea del Nord ha raggiunto persino l'alta moda. La moglie di Kim Jong-un, la "compagna" Ri Sol-ju, si è fatta fotografare con una borsa Dior durante un'ispezione compiuta insieme al marito presso un'unità dell'esercito in servizio attivo al confine con il Sud. La fotografia ha fatto infuriare Seoul: "Chiedono soldi per gli aiuti umanitari e con quella borsa potrebbero sfamare 100 persone per un mese".
A questa immagine si è aggiunta nei giorni scorsi la testimonianza di due ex dirigenti del Partito dei lavoratori, scappati oltre confine, secondo i quali Jong-un e lo zio-reggente Jang Song-taek tengono nelle proprie case valuta estera in contanti per un valore di diversi milioni di dollari "in modo da controllare il mercato dei tassi di cambio in Corea del Nord".
In ogni caso, l'immagine della "coppia reale" e la sua storia dimostrano che un cambiamento è davvero in corso nell'ultimo grande regime stalinista al mondo. La "compagna" Ri, oltre alla Dior, è vestita in maniera elegante e sembra contrastare con lo stile trasandato dei militari; il marito, in una sobria veste "alla Mao", si dimostra felice di quanto avviene, ma è seduto in maniera scomposta.
Nel regime tutto è controllato, e il fatto che la fotografia sia stata scattata e poi pubblicata sui media ufficiali potrebbe dimostrare che l'esercito è ancora il primo baluardo della Corea del Nord, ma le cose stanno cambiando rispetto alla serissima compostezza del precedente dittatore Kim Jong-il.
Questa analisi, riportata dal Chosun Ilbo, è confermata da Goh Young-hwan: l'esule, fuggito insieme a un altro (anonimo per motivi di sicurezza), ha infatti confermato la presenza di molto denaro straniero nelle case del potere al Nord ma sottolinea: "Dalla morte di Jong-il le fughe verso il Sud sono diminuite. Questo perché il nuovo leader ha promesso dei cambiamenti e la gente spera davvero in un futuro migliore".
Va aggiunto però che le nuove politiche varate proprio dal giovane dittatore riguardo la fuga dei disertori aiutano a farne diminuire il numero: "Prima - racconta Goh - si davano soldi alle guardie di confine e queste chiudevano un occhio perché, se venivano scoperte, venivano fucilate come complici. Adesso il regime ha detto ai soldati che possono tenersi i soldi e, se riportano i disertori, ne guadagnano altri".
 
di Joseph Yun Li-sun

 

Si sta svolgendo in questi giorni a Teheran il Summit dei Paesi non allineati, Organizzazione nata e particolarmente attiva durante gli anni della guerra fredda, ma che anche in questi anni non perde occasione per far parlare di sé.
In una organizzazione con ben 120 paesi membri che vanno dal Sudamerica all’Asia sudorientale passando per l’Africa, le congetture di funzionamento interno hanno voluto che proprio in questi anni a occupare la presidenza di turno rotatoria sia l’Iran, un paese non proprio attore di secondo piano nella scena internazionale. Le preoccupazioni che da più parti del globo hanno preceduto l’apertura dei lavori si sono dimostrate più che fondate dato che solo nel primo della due giorni di summit l’atmosfera è diventata incandescente.
L’ospite più atteso della giornata inaugurale è stato il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. La scelta di partecipare a una riunione che mette insieme la maggior parte dei capi di Stato e di Governo di quella fetta del mondo che un tempo veniva chiamata terzo mondo, che per di più si svolge in uno Stato fortemente osteggiato dall’Occidente e vicino al paese che attualmente concentra l’attenzione internazionale, la Siria, non è stata approvata da tanti paesi occidentali tra cui Stati Uniti e Israele.
Senza neppure aspettare l’inizio dei lavori il Segretario Generale ha preferito cominciare a bacchettare i vari Paesi già durante la visita ufficiale ai leader del paese ospitante, momento durante il quale ha avuto inoltre modo di colloquiare con lo ayatollah Khamenei su vari temi in agenda, come la situazione siriana e il rompicapo atomico iraniano. Senza entrare nei contenuti del contenzioso Ban ha ripreso l’Iran in quanto alle forme, affermando che una costante propaganda contro gli ebrei, o l’eliminazione di Israele, risulta particolarmente controproducente per il paese che deve invece concentrarsi maggiormente sul rispetto delle risoluzioni ONU riguardanti la questione nucleare del paese. Poco importa quindi se Teheran ha ricominciato a collaborare con l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA) portando nei siti della discordia i suoi osservatori; fino a quando alcuni leader politici iraniani continueranno a propagandare la fine dello Stato di Israele, l’Iran godrà di poca credibilità, almeno agli occhi dell’Occidente.
Ban Ki-moon non si è però limitato a criticare l’Iran bensì ha deciso di riprendere anche il Paese rivale, Israele. Anche in questo caso si è soffermato sui metodi con cui Israele sta contribuendo a appesantire il clima sempre più teso dell’area minacciando costantemente una guerra preventiva contro Teheran e non aiutando quindi la diplomazia internazionale incentrata più sulla negoziazione e risoluzione pacifica. Evitare la guerra, almeno per il momento è l’obbiettivo di tanti Paesi occidentali tra i quali gli Stati uniti, occupati nella campagna presidenziale e per i quali parla il segreterio generale.
Le esternazioni abbastanza inattese di Ban Ki-moon, soprattutto contro Israele, sono state però oscurate da un altro evento poche ore dopo, a lavori cominciati.
Presa la parola, il nuovo presidente dell’Egitto Mohammed Mursi ha inaspettatamente cominciato ad attaccare Al Assad, Presidente della Siria. Richiamando a una obbligazione etica nell’appoggiare i ribelli contro un regime oppressivo, il Presidente egiziano ha così chiarito la sua posizione seduto di fianco al Presidente iraniano, Ahmadinejad principale alleato nella zona di Al Assad. La tensione è salita così tanto che i rappresentanti della Siria hanno abbandonato l’aula in segno di protesta tra l’inbarazzo dei delegati e soprattutto dell’Iran.
L’Egitto di Mursi tenta quindi di riconquistarsi un ruolo di primo piano nella zona, proponendo inoltre un piano di pace, dove a incontrarsi e decidere le sorti dovranno essere i quattro paesi forti della zona, Turchia, Arabia Saudita, Iran e appunto Egitto, senza intromissioni esterne, almeno sulla carta.
La presa di posizione da parte di Mursi rimescola quindi le carte in tavola. In primo luogo l’Egitto si allinea ufficialmente a uno dei due bandi, quello ribelle, nella speranza di ottenere un ruolo di primo piano e in secondo luogo la sua proposta di risoluzione del conflitto diverge sostanzialmente rispetto a quella proposta dall’Onu. Il problema, che è regionale, va risolto regionalmente senza intromissioni esterne delle grandi potenze, dando il peso corrispondente a coloro che importanza nella regione ne hanno, come l’Iran, escluso dalle trattative dell’Onu.
La Siria, come sta dimostrando anche questo summit, si sta rivelando un altro terreno di scontro tra le due fazioni religiose dell’area, la sunnita e la sciita. La prima rappresentata dalla potente Arabia Saudita e ora anche dall’Egitto dei fondamentalisti Fratelli Mussulmani e la seconda dal sempre più solo Iran.
L’agenda del Movimento dei Paesi non allineati risulta quindi monopolizzata dalla situazione mediorientale ma difficilmente i 120 paesi riusciranno a trovare delle intese sul da farsi come al contrario succedeva cinquanta anni fa. L’organizzazione nata dagli sforzi internazionali di grandi personaggi della storia come Nehru, Tito e Nasser ha perso oggi la sua raison d’être a causa degli sviluppi della storia, come la caduta del muro di Berlino, ma soprattutto dalla mancanza di una sostanziale condivisione di valori e obbiettivi tra i suoi membri. Paesi come il Sudafrica, l’Indonesia o l’India poco hanno oramai in comune con Nicaragua, Mali, Myanmar o Corea del Nord. La mancanza di efficacia di una Organizzazione basata ancora su statuti fermi all’epoca della guerra fredda e che non tenta neppure di ricrearsi, come al contrario hanno fatto altre sue coetanee come la Nato, rischia di portare una delle più prestigiose e coraggiose Organizzazioni Internazionali nell’oblio dell’anacronismo storico.
 
di Gianluigi Pala

[록화보도] - 경애하는 김정은원수님께서 청년절경축 - 경애하는 김정은원수님께서 청년절경축행사대표들과 함께 은하수음악회를 관람하시였다 - Corea del Nord: il reattore nucleare di Yongbyon visto dal satellite, verità o menzogna orchestrata dai servizi segreti Americani? La C.I.A. per appoggiare la candidatura del Repubblicano Mitt Romney alla Presidenza degli Stati Uniti, probabilmente molto più guerrafondaio di Barack Obama, sicuramente sarebbe pronta a fabbricare a tavolino "prove false" così come successe nel 2003, scatenando la sanguinosa guerra Anglo-Americana in Iraq...


TV DI STATO NORD-COREANA

 
Le immagini scattate dal satellite GeoEye-1 svelano il completamento della costruzione del reattore ad acqua leggera presso il complesso nucleare di Yongbyon, in Corea del Nord, e ora si teme ci possa essere il rischio nucleare. La prima foto a sinistra è stata scattata nel novembre del 2010, la centrale nel mese di aprile di quest'anno e l'ultima a destra in un giorno tra il 21 giugno e il 6 agosto. La nuvolosità e l'incessante pioggia, con conseguenti inondazioni nella regione durante la fine di giugno e luglio, hanno precluso l'analisi delle immagini su tutto il territorio di Yongbyon in quel periodo, quindi non è stato possibile stabilire con esattezza la data dell'immagine incriminata.
Il dettaglio ben visibile - e che non è sfuggito agli occhi degli studiosi - è la grande cupola di cemento armato che ora sovrasta il reattore. Lo stesso reattore che, secondo le autorità coreane, doveva essere ad uso civile, secondo gli esperti del Jane's Defence Weekly potrebbe trasformarsi in un reattore a plutonio o a uranio arricchito ad uso militare. A spiegare i motivi di questo allarme è Allison Puccioni, analista di immagine: "La Corea del Nord ha compiuto un passo importante nella sua missione di costruire un moderno reattore nucleare, ponendo una cupola del diametro di 21 metri sopra l'edificio del reattore. Tuttavia, potrebbero essere necessari diversi anni prima che venga completato e sia del tutto operativo".
Sembra quindi che il regime di Kim Jong-un voglia proseguire la linea pro-nucleare fortemente voluta  dal padre Kim Jong-il, che ha provocato l'interruzione dei rapporti con Stati Uniti e Corea del Sud e numerose crisi internazionali. Tuttavia, alcune fonti parlano di una possibile presenza del giovane leader al summit del Movimento dei Paesi non-allineati del 26 agosto, ma dal versante coreano non ci sono ancora conferme. Quella di  Kim Jong-un potrebbe essere una presenza determinante per la sua popolazione, oramai prostrata dalle alluvioni e dalle carestie. Senza contare che sarebbe un messaggio molto esplicito all'unica grande potenza a sostenere la Corea del Nord, la Cina.

Corea, passi avanti nella costruzione del reattore nucleare di Yongbyon

Alcune immagini satellitari mostrano che sopra l’impianto è stata posta la cupola, un passo che ha atteso un anno per essere perfezionato. Intanto Kim Jong-un potrebbe andare in Iran per partecipare al summit dei Paesi non-allineati.
La costruzione di un nuovo reattore nucleare in Corea del Nord sembra aver superato una soglia critica: secondo alcune nuove immagini satellitari, analizzate dagli esperti del Jane's Defence Weekly, i tecnici del regime sono riusciti dopo un anno di attesa a porre la cupola sopra il reattore in costruzione di Yongbyon. Tuttavia, sottolinea Allison Puccioni, ci vorranno "alcuni anni" prima che esso sia del tutto operativo.
La comunità internazionale ha criticato la costruzione di questo reattore e i test nucleari svolti dal regime di Pyongyang sin dal 2008. A causa di questo programma, voluto con forza dal defunto Kim Jong-il, Stati Uniti e Corea del Sud hanno interrotto l'invio di aiuti umanitari alla popolazione, prostrata da carestie, alluvioni e una politica economica autarchica inadatta alle necessità del Paese.
Secondo la leadership stalinista, questo nuovo reattore nucleare ha scopi civili, mentre l'intelligence di Seoul lo ritiene necessario per fornire combustibile alle future armi nucleari del regime. Al momento, infatti, l'impianto sembra essere in grado di produrre plutonio: ma con alcuni piccoli cambiamenti, secondo la Puccioni, "potrebbe essere in grado di fornire uranio arricchito, necessario per la bomba atomica".
Con questi sviluppi si conferma la volontà del nuovo leader Kim Jong-un di mantenere l'opzione militarista scelta dal padre. Secondo alcune fonti, inoltre, il giovane dittatore potrebbe recarsi il 26 agosto in Iran per partecipare al summit del Movimento dei Paesi non-allineati. La visita non è ancora confermata, ma se dovesse avvenire sarebbe un segnale forte per la Cina, che al momento è l'unica grande potenza a sostenere la Corea del Nord.




록화보도 20시 보도 - Giappone – Corea del Nord: si prepara il primo vertice dal 2008...



 TV DI STATO NORD-COREANA

Giappone – Corea del Nord: si prepara il primo vertice dal 2008


Kim Jong-un 


GIAPPONE – COREA DEL NORD – In questi giorni si svolgeranno degli incontri diplomatici tra ambasciatori nordcoreani e giapponesi, i primi dopo quattro anni di silenzio tra le due potenze asiatiche. I rapporti tra il paese comunista e quello nipponico non è mai stato dei migliori e si spera che con questi incontri le divergenze e il conflitto latente si raffreddino, anche grazie alla nuova amministrazione coreana di Kim Jong-un, giovane figlio di Kim Jong-il salito al governo dopo la morte del padre.
Il vertice avrà luogo nella vicina Cina, il più vicino tra i paesi che sostengono la Corea del Nord, ma anche la nazione che più ha spinto perché il regime comunista introducesse misure riformistiche e implementasse la propria economia.
Le frizioni tra i due paesi risalgono a parecchi anni addietro, almeno a quando, prima e durante la Seconda Guerra Mondiale, la Corea del Nord era territorio coloniale amministrato dal Giappone. Anche negli anni successivi le politiche dei due stati non si sono mai realmente incontrate e vari sono stati gli episodi di scontro. Non poca parte ha giocato in questo senso il programma nucleare portato avanti dalla Corea, sempre osteggiato dal Giappone per via degli esperimenti che i nordcoreani hanno eseguito in territori marittimi limitrofi all’arcipelago nipponico. A questo si aggiungono le vicende di pestaggio e maltrattamento subite da alcuni cittadini giapponesi nel corso del decennio 1970-1980, vicende svoltesi proprio in Corea del Nord.
Per il momento sembra che i toni dell’incontro tra  Tokyo e Pyongyang siano distesi e ben si spera in relazione al diverso approccio che potrà presentare il nuovo capo di stato nordcoreano. Pare addirittura che il Giappone sia propenso a fare un’eccezione rispetto al proprio regolamento, quello che impedisce che cittadini nordcoreani si introducano nel suo territorio, in vista del campionato del mondo under 20 di calcio femminile.

Redazione online

Mentre il Governo della «Nuova Birmania» abolisce la censura per la stampa e la tv, in Cina Gu Kailai è stata condannata a morte per omicidio! (Ma la pena è stata sospesa!)

Gu Kailai condannata a morte (ma la pena è stata sospesa) 
Gu Kailai condannata a morte 
PECHINO - (CINA) - La moglie dell'ex segretario del partito di Chongqing Bo Xilai, Gu Kailai, è stata condannata alla pena di morte con sospensione di due anni per l'uccisione di un cittadino britannico. La sentenza sarà con ogni probabilità commutata nel carcere a vita, ha annunciato oggi un avvocato dell'accusa. "Rispettiamo questa decisione", ha aggiunto He Zhengsheng. Secondo quanto si è appreso, Gu Kailai ha annunciato che non farà ricorso contro la sentenza. Con Gu Kailai sono stati condannati anche quattro dirigenti della polizia cinese, accusati di avere garantito protezione alla donna. La moglie di Bo Xilai è stata riconosciuta colpevole dell'omicidio dell'uomo d'affari britannico Neil Heywood: alla donna sono state riconosciute alcune attenuanti, tra cui quella di avere agito per difendere il figlio Bo Guagua, minacciato dalla vittima.
(Ap)
BIRMANIA - Mezzo secolo di censura preventiva sui media si è concluso oggi con un annuncio ufficiale. «La censura su tutte le pubblicazioni locali è revocata a partire dal 20 agosto 2012», si legge in un comunicato pubblicato sul sito del ministero dell'informazione. Nella "nuova Birmania" post-dittatura militare, è l'ennesima riforma, e potenzialmente tra quelle più significative, introdotta dal governo civile dell'ex generale Thein Sein nell'ultimo anno. Ma nonostante il passo avanti, le autorità dispongono di potenti mezzi - da leggi speciali fino a un'autocensura frutto dell'abitudine - per tenere in riga la stampa nazionale.
«Qualsiasi pubblicazione nel Paese non dovrà più ottenere da noi un'autorizzazione precedente la pubblicazione, con effetto immediato», ha detto Tint Swe, responsabile della commissione per la censura presso il ministero dell'Informazione, dopo aver illustrato le nuove norme a editori e direttori nell'ex capitale Rangoon. La decisione era attesa da mesi, ma per motivi non precisati era stata più volte rimandata.
La difficile libertà di stampa: La legislazione sulla censura era stata progressivamente allentata dall'estate scorsa: se una volta un'autorizzazione era necessaria anche per libri e canzoni, nell'ultimo anno l'obbligo rimaneva in vigore solo per le riviste di tema politico e religioso, alle quali veniva comunque garantita maggiore libertà di azione rispetto al passato.
Le fotografie o le menzioni della neo-deputata Aung San Suu Kyi, tabù quando il premio Nobel per la Pace era ancora agli arresti domiciliari, non costituivano più un problema. E anche le restrizioni a internet sono state rimosse.
Tali aperture hanno contribuito al fiorire di decine di giornali che hanno testato con maggiore vigore i limiti della libertà di stampa. Limiti non scritti, ma ben presenti nelle redazioni: la corruzione nel governo, la repressione della "rivoluzione di zafferano" del 2007 o gli abusi dell'esercito nella guerra alle milizie etniche costituiscono tuttora esempi di temi "non pubblicabili", pena conseguenze.
La politica del governo resta un tabù: Solo tre settimane fa, due riviste sono state sospese per 15 giorni - una misura revocata in seguito a proteste di piazza dei reporter - per i loro retroscena su un rimpasto di governo.
È probabile che tali argomenti continueranno a rimanere estremamente sensibili, anche perché la commissione per la censura continuerà ad esistere, mantenendo il potere di comminare sospensioni o revocare licenze in caso di contenuti non graditi. Rimangono ancora in vigore (dal golpe del 1962) norme a tutela della sicurezza nazionale, ampiamente interpretabili in senso restrittivo alla divulgazione di informazioni. Così come non è stata ancora toccata una legge che impedisce l'esistenza di quotidiani non statali, costringendo gli organi di stampa privati a una pubblicazione almeno settimanale.
Verso una legge quadro: Il settore della stampa dovrebbe comunque essere riformato con una nuova legge quadro, attesa nei prossimi mesi. La strada da fare verso una completa libertà di espressione è comunque lunga: nell'apposita graduatoria compilata da "Reporters sans Friontières", la Birmania rimane al 169esimo posto. Dopo decenni di stagnazione e un isolamento auto-imposto, almeno, nell'ultimo anno ha bruciato le tappe. Un'apertura di cui sta iniziando a beneficiare anche l'economia, di cui gli esperti si attendono una crescita annuale di almeno il 6 per cento per i prossimi anni.
L'ambasciatore Usa: progressi fragili: I progressi registrati nell'ultimo anno in Birmania rimangono fragili, a fronte delle ripetute violazioni dei diritti umani e dei possibili legami militari con la Corea del nord. È quanto ha sottolineato il nuovo ambasciatore americano in Birmania, Derek Mitchell, in un'intervista al wall Street Journal.
«Crediamo ancora che ci sia una maggioranza di persone nel Paese e nel governo impegnata a far progredire il Paese, ma non credo che nessuno si faccia illusioni sul fatto che ci saranno molte difficoltà, molte battute di arresto e non un chiaro cammino verso il progresso», ha detto il diplomatico.

Dalla Cina una conferma importante: compreremo i vostri bond per sostenere l'Europa...

Il cancelliere tedesco, Angela Merkel, alla sua sesta visita in Cina, la seconda nel 2012, e nella veste di ambasciatrice dell'eurozona, ha ottenuto la rassicurazione dal premier cinese Wen Jabao sul fatto che Pechino continuerà a comprare bond europei e a investire in Europa a condizione però che sia certo che la Grecia non lascerà la moneta unica e che Spagna e Italia proseguano nell'opera di approvazione delle riforme strutturali.
La Merkel ha rassicurato la dirigenza cinese che l'Europa ha «l'assoluta volontà» e «impegno» per stabilizzare la moneta unica. Quindi la Merkel ha ottenuto un supporto agli sforzi europei di superare la crisi, ha abbassato i toni sullo scontro sui prezzi troppo bassi dei pannelli solari che tante polemiche stanno creando proprio in Germania, e ha portato a casa un contratto miliardario (3,5 miliardidi dollari) per la vendita di 50 aerei Airbus.
«La Cina - ha detto il presidente cinese Hu Jintao - sostiene fermamente gli sforzi europei per superare la crisi del debito e sostiene anche il ruolo che il Fondo Monetario Internazionale e le altre istituzioni stanno giocando nel risolvere la questione del debito europeo. Il veloce recupero finanziario è utile alla stabilità e al recupero dell'economica mondiale oltre che della crescita della Cina».
Pace sul solare. A sorpresa Berlino abbassa i toni sulla disputa del dumping cinese sui pannelli solari. «Suggerisco a Commissione europea e Cina di cercare di risolvere il problema attraverso il colloquio piuttosto che ricorrendo a procedure di antidumping». Lo ha affermato la cancelliera tedesca Angela Merkel, commentando la controversia aperta dalle contestazioni rivolte ai produttori cinesi di pannelli solari.
Contratti. Importanti contratti sono stati siglati dalle aziende tedesche in Cina in occasione della visita della cancelliera Angela Merkel nell'ex Celeste Impero. È la sesta volta che Merkel si reca in Cina come cancelliera e la seconda solo quest'anno. Alla presenza di Merkel e del suo omologo cinese Wen Jiabao il gruppo Volkswagen ha concluso un accordo da 290 milioni di dollari per costruire un centro produttivo e di formazione a Tianjin, nel nord del Paese, e la cinese Zte (tlc) ha siglato con la tedesca Iet Holding un contratto da 1,3 miliardi nelle fibre ottiche.
Airbus, filiale di Eads, ha firmato un accordo per 1,6 miliardi di dollari per costruire una linea produttiva a Tianjin e ha ricevuto una commessa per 50 apparecchi A320 (prezzo di listino 3,5 miliardi di dollari) da parte della divisione leasing della banca pubblica cinese Icbc. Un altro accordo quadro per 12,5 milioni di dollari é stato infine siglato con Eurocopter, la società leader al mondo negli elicotteri civili controllata da Eads. Tra il 2005 e il 2011 le esportazioni tedesche verso la Cina sono salite del 206% rispetto al +26%, nello stesso periodo, di altri Stati Ue e al +6,3% degli Usa secondo dati resi noti dall'Ufficio federale di statistica tedesco. 
Berlino ha importato prodotti cinesi per 76 miliardi di dollari nel 2011 mentre ne ha esportati in Cina per 93 miliardi. Il resto della Ue ne importa per 280 e riesce ad esportarne solo per 118 miliardi. Con queste cifre molto positive alle spalle, che indicano come i tedeschi siano tra i pochi a tenere testa ai cinesi in fatto di esportazioni, il cancelliere tedesco, Angela Merkel, alla sua sesta visita in Cina, la seconda solo quest'anno, nella veste di "ambasciatrice" dell'eurozona, ha ottenuto la rassicurazione dal premier cinese, Wen Jabao, sul fatto che Pechino continuerà a comprare bond europei (nonostante il brutto precedente delle perdite sui bond greci) e a investire in Europa, a condizione però che la Grecia non lasci la moneta unica e che Spagna e Italia proseguano nell'opera di approvazione delle riforme strutturali.
Pechino ha bisogno di una moneta di riserva alternativa al dollaro e la Merkel ha rassicurato la preoccupata dirigenza cinese che l'Europa ha «l'assoluta volontà» di stabilizzare la moneta unica. La Cina, tra l'altro, dovrà dire la sua ai primi di ottobre anche sul decisivo rapporto finale riguardo al salvataggio greco, missione a cui Pechino partecipa tramite il Fmi, che appunto fa parte della troika.
La Merkel ha dunque ottenuto a Pechino un importante sostegno agli sforzi europei di superare la crisi dei debiti sovrani, ha abbassato a sorpresa i toni sullo scontro sui prezzi troppo bassi dei pannelli solari cinesi che tante polemiche stanno creando proprio in Germania (si veda l'articolo a fianco) e ha portato a casa un contratto miliardario (3,5 miliardi di dollari) per la vendita di 50 aerei Airbus, in un momento difficile per il mercato.
Un viaggio che indica come la locomotiva europea, la Germania, che ha il 5% di quota dell'import cinese, poco sotto al livello degli Stati Uniti, punti proprio sul gigante asiatico per riequilibrare sbocchi commerciali tradizionali che appaiono meno dinamici di un tempo.
«La Cina - ha detto il presidente cinese Hu Jintao - sostiene fermamente gli sforzi europei per superare la crisi del debito e sostiene anche il ruolo che il Fmi e le altre istituzioni stanno giocando nel risolvere la questione del debito europeo. Il veloce recupero finanziario è utile alla stabilità e alla ripresa dell'economia mondiale oltre che della crescita della Cina».
Il cancelliere ha poi raccolto i frutti di relazioni stabili nel tempo: importanti contratti, oltre a quello di Airbus, sono stati siglati dalle aziende tedesche in Cina.
Alla presenza di Merkel e del suo omologo cinese Wen Jiabao la Volkswagen ha concluso un accordo da 290 milioni di dollari per costruire un centro produttivo e di formazione a Tianjin, nel nord del Paese, e la cinese Zte (tlc) ha siglato con la tedesca Iet Holding un contratto da 1,3 miliardi nelle fibre ottiche. Airbus, filiale di Eads, ha siglato un accordo per 1,6 miliardi di dollari per costruire una linea produttiva a Tianjin e ha ricevuto una commessa per 50 apparecchi A320 (prezzo di listino 3,5 miliardi di dollari) da parte della divisione leasing della banca pubblica cinese Icbc.
Un'altra intesa per 12,5 milioni di dollari è stato infine siglato con Eurocopter, la società leader al mondo negli elicotteri civili controllata da Eads. Tra il 2005 e il 2011 le esportazioni tedesche verso la Cina sono salite del 206% rispetto al +26%, nello stesso periodo, di altri Stati Ue e al +6,3% degli Usa secondo dati resi noti dall'Ufficio federale di statistica tedesco. Berlino guarda con sempre maggior interesse ad Est per cercare sbocchi alternativi ad aree che potrebbero diventare meno dinamiche di un tempo a causa della frenata dell'economia globale.

ITALIA-CINA

ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!