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sabato 9 febbraio 2019

Nicola Zingaretti: “Basta con il partito degli ‘anti’, l’Italia aspetta il Pd” - Maurizio Martina: “I miei nemici sono fuori da questa stanza” - Roberto Giachetti: “L’unità ci deve essere dopo il Congresso, una volta discusso e scelto” - Il Partito Democratico verso le primarie del 3 Marzo 2019


CONVENZIONE NAZIONALE DEL PD - 2019
ROMA (ITALIA) - Il primo a parlare dei tre candidati alle primarie è Roberto Giachetti. L’inizio è dedicare ai ringraziamenti: “Voglio ringraziare tutti, innanzitutto il Partito democratico, i suoi dipendenti che nelle condizioni difficili date hanno garantito lo svolgimento corretto di questo Congresso e grazie a coloro che hanno sostenuto la mia candidatura, che si sono impegnati e hanno permesso questo risultato. Voglio ringraziare i candidati, Nicola e Maurizio, ma sopratutto Maria, Dario e Francesco”.
Poi continua con una stoccatina a Zingaretti che giorni fa aveva parlato di ‘un partito di macerie’:  “Centonovantamila votanti tra i nostri iscritti. E’ una cosa meravigliosa, e alle primarie saranno ancora di più. Guardate le primarie farsa della Lega con diecimila persone, o i trentasettemila click per indicare il leader del M5s. Il nostro percorso partecipato non ha paragoni. E dico Basta anche al nostro interno, non ci sono macerie all’interno del nostro partito. Ci sono persone che si confrontano e combattono anche per noi e che dobbiamo aiutare. Basta dire di noi cose che nemmeno i nostri avversari hanno il coraggio di dire”.
E poi un invito agli sfidanti: “Io a Maurizio e Nicola faccio l’invito di fare dibattiti insieme per consentire che cresca l’attenzione per queste primarie. Spieghiamo alla nostra gente le nostre ragioni. Chiediamo alle televisioni di fare confronti tra noi, accendiamo il faro sulle primarie affinché appassioni le persone”.
I RISULTATI DEI CONGRESSI DEI CIRCOLI
Sul congresso e sull’unità Giachetti ha una visione diversa rispetto a quanto detto in mattinata: “Io vorrei che tra noi ci dicessimo una cosa chiara, il momento del Congresso non è il momento dell’unità, ma quello in cui devono emergere le nostre diversità. Se non ci fossero posizioni diverse ci sarebbe un solo candidato. L’unità ci deve essere dopo il Congresso, una volta discusso e scelto. L’unità che non c’è stata nei cinque anni scorsi e che è l’unica che io riconosco all’interno del partito”. Posizione che ha tuttavia suscitato la standing ovation della sala.
Poi ancora una stoccata a Nicola Zingaretti e alle tante contraddizioni, che secondo Giachetti, sono presenti all’interno dei sostenitori della sua mozione: “Io non ho appoggi parlamentari. Nelle altre mozioni ci sono schiere di parlamentari. Io mi chiedo, senza voler essere divisivo, come si può avere delle mozioni dove c’è tutto e il contrario di tutto. Come possono stare insieme chi ha realizzato il Jobs act e chi vuole cancellare, dove c’è chi come Marco Minniti ha fatto una straordinaria politica sull’immigrazione e chi lo considera uno schiavista. Come può stare insieme il mio presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e chi ritiene che l’operato di quel governo è senza appello. E’ un problema che non riguarda me, ma che deve emergere. Dobbiamo dirci come stanno le cose”.
E conclude con un duro attacco ai ministri e i parlamentari che sostengono Maurizio Martina e Nicola Zingaretti: “Noi pensiamo che la risposta ai problemi del Paese sia stata già tracciata e dev’essere implementata. Voglio fare un appello a tutti i parlamentari che appoggiano le altre mozioni, il lavoro che serve a questo Paese è il vostro lavoro. La nostra mozione dice che noi rivendichiamo il lavoro fatto al governo. Noi difendiamo le riforme che hanno fatto la storia di questo Paese, noi a differenza delle altre mozioni che sostenete difendiamo il lavoro che parlamentari e ministri hanno fatto nella passata legislatura”.
CALENDA SI O NO?
“E poi sulle alleanze, vogliamo dire agli elettori quali sono le alleanze che vogliamo fare. Il campo è lo stesso, gli unici nel nostro campo che non sono stati nostri alleati erano quelli di Leu. Se mi dite che l’allargamento delle alleanze significa allearsi con loro, io dico senza di noi”.
In conclusione, Giachetti ha annunciato che conAnna Ascani aprità la campagna per le primarie a Danzica, la città dove circa un mese fa è stato ucciso il sindaco oppositore del governo polacco.
L’intervento di Maurizio Martina inizia con un lungo elenco, quello degli avversari: “I miei avversari non sono Giachetti e Zingaretti, ma questo governo bugiardo che sta portando il Paese dentro una crisi profonda. I miei avversari sono Lega e M5s senza ambiguità, perché sono la nuova destra illiberale.I miei avversari sono quelli che evocano i protocolli dei savi di Sion e non vengono cacciati dal loro movimento. I miei avversari sono quelli che sono contro i vaccini. I miei avversari sono quelli che umiliano le donne, che prendono in giro i disabili. I miei avversari sono quelli che lisciano il pelo al razzismo, che chiudono il centro di Castelnuovo di Porto e lasciano aperta la sede di Casapound”. E propone ai parlamentari del Pd di presentare una mozione di sfiducia al ministro Salvini perché “ha violato la legge”.
E poi il momento delle proposte e indirettamente una risposta a Giachetti con l’orgoglio per ciò che è stato fatto nei governi  Renzi e Gentiloni: “Il Pd che propongo, che proponiamo con la nostra mozione, è il Pd che costruisce l’alternativa a tutto questo. Io so quello che ho fatto al governo e non è materia congressuale tra noi. So di quando ho fatto la legge sul caporalato. So di quando ho difeso i diritti civili anche al nostro interno. So quello che ho fatto, insieme a tutti voi, quando abbiamo sfidato la corrente di terrore dopo il Bataclan con la proposta un euro in sicurezza, un euro in cultura, quello è il mio riferimento. Io rivendico con orgoglio tutto quello fatto quando eravamo al governo del Paese”.
NICOLA ZINGARETTI - MAURIZIO MARTINA

I valori sono un passo molto importante nel discorso di Maurizio Martina: “Chiedo di poter lavorare ad una nuova stagione del Pd, ed avanzare una nuova proposta di riformismo radicale intransigente su valori non negoziabili. I valori di umanità, di rispetto della vita e delle persone. E per questo sono orgoglioso di essere salito sulla Sea Watch 3, e mesi prima davanti alla Diciotti. Io non ci sto ad un governo che lascia quelle persone in mare affinché il ministro della propaganda esibisca lo scalpo”.
E infine la conclusione, con il richiamo all’unità: “Il mio Pd non avrà cedimenti alla deriva in cui viene messa in discussione la democrazia rappresentativa, diciamo no alla proposta Fraccaro. Le ragioni che ci sono fuori di qui devono costituire i presupposti perché il Congresso sia un mezzo per l’unità del partito. Perché se diciamo che fuori del Pd c’è un pericolo democratico allora dobbiamo comportarci di conseguenza, prima di tutto tra noi. Questo non è un Congresso normale, ci giochiamo il futuro del Paese e il nostro futuro. Solo noi possiamo costruire un’alternativa nel Paese”.
L’ultimo candidato ammesso alle primarie intervenuto dal palco della Convenzione nazionale del Pd è stato Nicola Zingaretti, arrivato primo nei congressi di circolo con il 47,38% dei voti.
Dopo aver ringraziato gli iscritti che hanno votato al congresso, Zingaretti ha espresso, attraverso la sua candidatura, la volontà di “indicare al nostro Paese una via possible per tornare a vincere e salvare l’Italia e l’Europa. L’obiettivo del congresso è innanzitutto questo”.
Per Zingaretti “la sconfitta del 4 marzo è stata drammatica, nostra ma anche di un intero campo culturale e sociale. Grazie dunque a chi si è appassionato a questo congresso, perché non era affatto scontato”.
“Dopo la sconfitta – è l’analisi del candidato arrivato primo nel voto tra gli iscritti – siamo stati aggrediti dalla spinta di chi ha tentato di annientare il nostro ruolo. Invece no, eccoci qua, aggrappati per salvare l’Italia”.
In un intervento più volte interrotto da applausi e standing ovation, Zingaretti ha ricordato come “Per tutti noi viene oggi la prova più difficile e importante, e cioè capire come aprire una fase nuova nei confronti del nostro Paese. Dobbiamo ributtarci con passione e umiltà nella società, sapendo che anche quando la pensiamo in modo diverso abbiamo il dovere di dimostrare di vivere in un’unica comunità politica”.
E passando a parlare del governo: “Quando ti rifiuti di porgere la mano a 40 essere umani che ti chiedono aiuto non c’entra niente la politica. Stia zitto il ministro Salvini, non è in questione l’immigrazione, l’integrazione o la sicurezza, si tratta di altro, di una regressione antropologica e umana nel fare politica e di esercitare la forza del potere”.
Ed è qui, nel ragionamento di Zingaretti, che sta principalmente il ruolo del Pd, perché “si apre l’abisso allarmante di una società fondata sulla violenza. Hanna Arendt ci ricorda come nel secolo scorso come tutto sia partito da piccoli soprusi che non hanno suscitato reazioni. Ecco a cosa serve il Pd: a suscitare questa reazione”
E tornando a parlare della maggioranza attualmente alla guida del Paese: “Il nostro ruolo non è solo testimonianza di valori. Noi diciamo che è giusta la lotta alla povertà, ma diciamo anche che cancellare le politiche per il lavoro trasformerà il reddito di cittadinanza in un reddito di sudditanza”.
“Loro -ha rimarcato -che hanno vinto in nome della speranza, stanno togliendo la fiducia all’Italia. L’Italia è in una tenaglia e quando crescerà questa consapevolezza, se non sarà pronta un’alternativa vivremo un’ulteriore fase drammatica, che potrebbe portare a un colpo alle istituzioni repubblicane. Ecco l’urgenza del Partito democratico. Ecco perché la grande questione è il recupero della nostra credibilità”.
E toccando dunque il delicato tasto delle possibili future alleanze, Zingaretti ha chiarito come per lui il Pd debba passare “dalla propaganda alla politica, e politica significa pensare a come aprire contraddizioni nell’avversario, come aprire spazi, come indovinare le parole in grado di dare agli elettori un riferimento democratico”.
“Io mi sono perfino stancato di dire – ha detto dunque Zingaretti in un passaggio particolarmente applaudito – che non intendo favorire nessuna alleanza con i M5S, li ho sconfitti due volte e non governo con loro. Chi mi accusa del contrario imparasse a sconfiggerli. Ma se l’elettorato della Lega è un monolite, c’è un elettorato dei cinque stelle che è un  coacervo di contraddizioni e che erano nostri elettori, e noi non possiamo non porci il problema di guardare a loro e di riconquistarli. Altro che accordi, non facciamo le caricature perché la fine del gioco non ha nessun vincitore”.
E a proposito delle polemiche degli ultimi giorni: “Voltare pagine significa aprire una stagione nuova. Se dietro a una mozione ci sono pluralismo e diversità questo non deve essere un problema. Nel mio partito non ci saranno mai avversari ma concorrenti” e “noi diremo sempre che di fronte a regimi come quello di Maduro saremo sempre da un’altra parte, saremo sempre un’altra cosa, di fronte al Medioevo riproposto dalla legge Pillon e noi solleveremo l’Italia per impedire che venga approvata”.
“E voltare pagina – ha aggiunto – significa mettersi al servizio di una missione unitaria di tutto il Paese. Perquesto propongo che nei nuovi organismi dirigenti vengano invitati in forma permanente esponenti delle associazioni del volontariato, del mondo studentesco. Voltare pagina non è cercare abiure, ma mettere insieme ai successi anche i nostri limiti e la rottura del nostri rapporti con milioni di italiani, per la nostra difficoltà a leggere il dramma profondo che stavano vivendo milioni di persone”.
Ecco perché per ricominciare abbiamo scritto “prima le persone”. Non serve uno spostamento del Pd più a sinistra, ma una rigenerazione programmatica e ideale che guardi al futuro.
“Non è antico ma modernissimo dire che dobbiamo ripartire dallo sforzo di accorciare le differenze tra chi ha troppo e chi non ha nulla. Per questo dobbiamo offrire all’Italia un’altra identità, un buon futuro contro l’empatia dell’odio. Non dobbiamo limitarci ad aiutare chi è rimasto indietro, ma rompere lo schema per cui una grossa fetta rimane indietro”.
E passando a parlare di Europa “L’Europa è il nostro destino, senza Europa nessun Paese europeo ha un futuro. “L’Europa è fiaccata da una condizione che ha imposto l’austerità” e dunque “per difendere l’Europa dobbiamo cambiarla, come è scritto nel manifesto di Calenda che è uno straordinario contributo. Il Pd dovrà svolgere un ruolo positivo, ho detto che il simbolo non è un dogma perché non servono schemini ma la sostanza, e noi ci batteremo per un’unione politica, per un’Europa che rilanci la sua identità sociale. Il nuovo gruppo dirigente del Pd avrà una missione decisiva e tutti collaboreremo”.
E tornando a parlare della necessità della coesione all’interno del Pd,un tasto su cui Zingaretti ha più volte spinto nel suo intervento: “Se vogliamo l’unità prepariamo l’unità, ascoltiamo le differenze, altrimenti saremo sempre gli stessi con vestiti differenti”.
Ma, ha sottolineato in chiusura: “Per fare questo serve un nuovo Pd. In tanti attendono un colpo che segni  l’apertura di una fase nuova. Apriremo una fase costituente ma la vera riforma non sarà mai organizzativa, quello che dobbiamo cambiare è la nostra cultura politica, troppo fondata sul sospetto e troppo poco sul rispetto. E allora riforma del partito e per ciascuno di noi deve significare fuggire alle tentazione di costruire identità contro qualcuno: basta con un partito fondato sugli anti renziani, anti gentilioniani o anti boschiani, con quello che sta succedendo nel Paese. L’Italia si aspetta che tornino in campo i democratici italiani e lo sforzo lo dovremo fare tutti, perché alle persone non interessa nulla delle nostre piccolezze. Mi candido per questo, proiettarci nel futuro e ritrovare l’entusiasmo per il quale siamo nati”.

Il 3 marzo 2019 si tengono le primarie del Partito democratico: la Direzione nazionale del Pd ha approvato il regolamento del congresso con 4 astenuti e nessun voto contrario.
Tra le regole stabilite, rimane il contributo di due euro a carico dei “simpatizzanti” del Pd che voteranno alle primarie del 3 marzo 2019. Nicola Zingaretti, uno dei candidati, aveva proposto di eliminare il contributo. Oltre ai due euro, ai gazebo occorrerà firmare una dichiarazione “di riconoscersi nella proposta politica del Pd, di sostenerlo alle elezioni, accettando di essere registrati nell’Albo pubblico delle elettrici e degli elettori del Pd”.
La prima fase dell’iter che porta al Congresso è la costituzione delle Commissioni congressuali provinciali e Regionali, entro il 4 dicembre 2018. Entro il 12 dicembre poi occorre presentare le candidature corredate dalle firme di almeno 1.500 iscritti di cinque regioni appartenenti ad almeno tre circoscrizioni elettorali per il Parlamento europeo.
Le riunioni dei circoli per il voto dei soli iscritti al partito si svolgono dal 7 al 23 gennaio 2019. 
Il 2 febbraio 2019 poi verrà ufficializzato il risultato del voto degli iscritti e i 3 candidati più votati parteciperanno alle primarie del 3 marzo 2019.
Dopo questa data, nelle settimane successive ciascuno dei tre candidati dovrà presentare una o più liste a suo sostegno in ciascuna provincia, dalle quali usciranno i 1.000 eletti all’Assemblea nazionale, il massimo organo del partito.
Per votare il 3 marzo occorrerà presentarsi al proprio seggio con un documento di identità e con la tessera elettorale. Le elezioni si svolgono il 3 marzo dalle 8:00 alle 20:00.
Il 17 marzo si svolgerà l’Assemblea nazionale. Qui verrà proclamato segretario il candidato che ha ottenuto almeno il 50 per cento + 1 dei voti. Se nessun candidato raggiunge la maggioranza assoluta, in sede di Assemblea si tiene un ballottaggio tra i due candidati più votati. Per iscriversi al Pd e avere la tessera del partito è possibile farlo on line da lunedì 3 dicembre alle 12:00 del 21 dicembre 2018.
 





giovedì 7 febbraio 2019

FORSE NON TUTTI SANNO CHE: IL PD FONDATO IL 14 OTTOBRE 2007 HA UN LONTANO ANTENATO, LE SUE RADICI RISALGONO ADDIRITTURA AL MESE DI NOVEMBRE DEL 1918 QUANDO NELLA GERMANIA DEL PRIMO DOPO-GUERRA FU FONDATO IL "PARTITO DEMOCRATICO TEDESCO"! DISCIOLTO NEL 1930 HA CERCATO FINO ALL'ULTIMO DI IMPEDIRE L'ASCESA DI ADOLF HITLER AL POTERE!

PARTITO DEMOCRATICO
TEDESCO - DDP
Il Partito Democratico Tedesco (in tedesco Deutsche Demokratische Partei, DDP) è stato un partito politico tedesco, fondato nel Novembre del 1918 dai capi del defunto Partito Popolare Progressivo (Fortschrittliche Volkspartei), da membri della sinistra del Partito Nazional Liberale (Nationalliberale Partei) e da un nuovo gruppo che si faceva chiamare I Democratici.
Nel 1930 il partito cambiò nome in Partito dello Stato Tedesco (Deutsche Staatspartei, DStP).
 
Stato
Fondazione
Dissoluzione
Ideologia
Collocazione
Coalizione
Seggi massimi Reichstag
75 / 423
(1919)
Colori
     Nero
     Rosso
     Oro

mercoledì 30 gennaio 2019

IL PD DEVE INTERVENIRE NON SULLA SEA-WATCH3 MA DIRETTAMENTE IN AFRICA! INSIEME ALL'UE: IL FUTURO SEGRETARIO NAZIONALE DEL PARTITO DEMOCRATICO CHE VERRA' DESIGNATO UFFICIALMENTE DALL'ESITO DELLE PRIMARIE DEL 3 MARZO 2019, DOVRA' IMPEGNARSI IN SEDE EUROPEA PRIMA ED IN SEDE DELL'ONU POI, AFFINCHE' IN LIBIA VENGANO FINALMENTE SMANTELLATI NON SOLO I CAMPI DELL'ORRORE (DI CUI COMPLICI SONO I DUE GOVERNI DI HAFTAR E SARRAJ) MA CHE VENGANO ANCHE ARRESTATI GLI SCAFISTI, NUOVI SCHIAVISTI CHE MACINANO MILIARDI DI EURO ALL'ANNO CON LA VILE TRATTA DEGLI ESSERI UMANI...BISOGNA DIRE STOP A QUESTA INFAMIA!!! IL PD SARA' L'UNICA GRANDE SPERANZA PER I POVERI RIFUGIATI IN NORD-AFRICA...L'EUROPA DEVE TORNARE PROTAGONISTA ED INVESTIRE NEI PAESI POVERI DEL TERZO MONDO!!!

DORO, TORTURATO DAGLI SCAFISTI IN LIBIA
Doro parla 7 lingue, tra cui inglese, francese e arabo. È uno dei 47 migranti a bordo della nave ONG Sea Watch 3. A raccontare la sua storia è Brendan, uno dei membri del “rescue-team”.
In Libia veniva chiamato Mo. In lingua Soninke significa “aiutante”. Un “gigante gentile” che “mi motiva quotidianamente” racconta Brendan. “Un uomo che ha sofferto tanto senza aver fatto nulla di male”.
In quel “porto sicuro” che è la Libia (qui il rapporto Onu sugli orrori) Doro è stato torturato senza pietà. Lo hanno appeso per le mani e gli hanno tagliato la faccia mentre video-chiamavano sua mamma chiedendole soldi per liberarlo.
Gli hanno spaccato la faccia colpendolo con un kalashnikov e procurandogli la perdita della vista da un occhio. È stato pugnalato allo stomaco e picchiato ancora e ancora. Le sue cicatrici sono lì a testimoniarlo.
“All’inizio ci ha raccontato che era forte. Gli spegnevano le sigarette sul petto ma lui resisteva al dolore senza gridare”. Allora “hanno aumentato la loro cattiveria e lo hanno picchiato senza pietà. Gli hanno fatto patire la fame, gli hanno preso tutti i suoi soldi, hanno estorto denaro ai suoi genitori che sono stati costretti a vendere la loro casa per permettergli di sopravvivere. Poi lo hanno venduto”.
Lo hanno usato come schiavo. Lo hanno venduto più e più volte “eppure brilla ancora. È un faro”.
In prigione il suo migliore amico è morto proprio al suo fianco. Lui è riuscito a scappare e a cercare di raggiungere l’Europa. “È stato catturato dalla cosiddetta Guardia Costiera Libica, respinto e nuovamente venduto come schiavo. Ci ha riprovato ma è stato riportato indietro ancora una volta”.
L’ultima volta che ci ha riprovato era convinto di avercela quasi fatta quando ha sentito un’imbarcazione avvicinarsi velocemente. Era convinto che fosse la Guardia Costiera Libica ed era pronto a gettarsi in mare. Poi ha sentito una voce. “Ora siete al sicuro”. A quel punto ha capito che non erano i libici.
“Ora è a bordo della Sea-Watch 3” e aspetta. “È assurdo pensare che nessuno voglia aiutare quest’anima gentile. Sperava che l’Europa fosse meglio di così”.
 

lunedì 28 gennaio 2019

Mentre in Sardegna il Partito Democratico si riprende il suo 40% nonostante la grande astensione degli elettori, in Provincia di Massa-Carrara (Toscana) il Partito Democratico sembra tornare pian piano in forma: al Congresso PD oltre il 50% degli iscritti (1200 tesserati nel 2018 in una Provincia che conta circa 200MILA abitanti) hanno votato per le diverse mozioni congressuali dove, con il 57,6% dei votanti vince provvisoriamente l'ex-Segretario Maurizio Martina seguito dal Governatore del Lazio Nicola Zingaretti con il 24,6% circa! Curiosamente Nicola Zingaretti stravince con il 64% dei voti tra i soli circoli PD del Comune di Carrara! Il Partito Democratico vola nei sondaggi nazionali al 30% dei consensi lasciandosi alle spalle il 18% del 4 Marzo 2018!

CONGRESSO PD - CIRCOLI DI MASSA-CARRARA - Fonte: www.iltirreno.it
CONGRESSO PD - CIRCOLI DI CARRARA
Fonte: www.iltirreno.it
CAGLIARI - (SARDEGNA) - Le elezioni suppletive che si sono svolte domenica 20 gennaio 2019 in Sardegna, in provincia di Cagliari, consegnano due dati importanti: da una parte un’astensione record, con solamente il 15% degli aventi diritti che ha votato; dall’altra una vittoria del centrosinistra che ribalta completamente il risultato del 4 marzo 2018. I cittadini della provincia cagliaritana sono stati chiamati a votare per eleggere il sostituto di Andrea Mura, il velista candidato con il Movimento 5 Stelle che, una volta eletto, ha deciso di dimettersi dopo la polemica sulle sue assenze alla Camera dei deputati. A prevalere è stato Andrea Frailis, candidato del centrosinistra sostenuto dal Pd e da altre liste, con il 40,4% dei voti. L’elezione suppletiva riguardava la Camera e in particolare il collegio uninominale 01-Cagliari, della XXVI circoscrizione Sardegna. Al voto erano chiamati 251mila elettori. Il risultato ribalta completamente quello delle elezioni politiche, quando il M5s aveva preso quasi il 40% dei voti. Eletto alla Camera è Andrea Frailis, 62enne, giornalista e anchorman della tv Videolina. Era il candidato dei Progressisti di Sardegna. Rispetto alle elezioni politiche il passo in avanti per il centrosinistra è evidente: il 4 marzo il Pd, senza Leu, aveva preso il 19%. Ieri ha invece raccolto 15.581 voti. Dietro il 40% del candidato di centrosinistra c’è Luca Caschili del Movimento 5 Stelle, che si ferma al 28,9%. Poi Daniela Noli, del centrodestra, al 27,8%. Anche il centrodestra è in calo rispetto al 4 marzo, quando prese il 32%. Il quarto candidato era Enrico Balletto di Casapound, rimasto sotto il 3%. Per i Cinque Stelle e per il centrodestra non è quindi bastata la discesa in campo dei leader nazionali: Di Maio, Toninelli, Salvini e Berlusconi sono andati in Sardegna durante la campagna elettorale. L’astensione record: si passa dal 67% dei votanti del 4 marzo 2018 al 15% del 20 gennaio 2019. Si sono recate alle urne solamente 39.101 persone. Il 15,54% degli aventi diritto. Al voto erano chiamate 251mila persone per un totale di 305 sezioni. Hanno votato gli abitanti di Cagliari, Quartu, Quartucciu, Monserrato, Maracalagonis, Sinnai, Burcei e Villasimius. Affluenza più alta, pur rimanendo a livelli bassissimi, si è registrata a Cagliari, dove ha votato il 17,17% degli aventi diritto. In tutti gli altri comuni il dato è inferiore al 16%. Frailis ha vinto soprattutto grazie ai voti raccolti a Cagliari, dove ha ottenuto più del 45% dei consensi. In altri comuni la sfida è stata più equilibrata. Il candidato del Movimento 5 Stelle, Caschili, ha prevalso a Quartucciu e Sinnai. La candidata del centrodestra, Noli, ha invece ottenuto più voti a Burcei, Villasimius e Maracalagonis.
 


sabato 19 gennaio 2019

ESATTAMENTE OGGI DI 79 ANNI FA NASCEVA A PALERMO IL GIUDICE PAOLO BORSELLINO, ASSASSINATO DALLA MAFIA DI TOTO' RIINA 2 MESI DOPO L'OMICIDIO DEL SUO AMICO E COLLEGA GIOVANNI FALCONE...

PAOLO BORSELLINO
Paolo Borsellino, all'anagrafe Paolo Emanuele Borsellino (Palermo, 19 gennaio 1940Palermo, 19 luglio 1992), è stato un magistrato italiano, assassinato da Cosa nostra assieme ai cinque agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e anche prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio[2]), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.  Assieme al collega e amico Giovanni Falcone, Paolo Borsellino è considerato una delle personalità più importanti e prestigiose nella lotta alla mafia in Italia e a livello internazionale. Il 19 Luglio 1992, dopo aver pranzato a Villagrazia di Carini con la moglie Agnese e i figli Manfredi e Lucia, Paolo Borsellino si recò insieme alla sua scorta in via D'Amelio, dove vivevano sua madre e sua sorella Rita. Alle 16:58 una Fiat 126 imbottita di tritolo, che era parcheggiata sotto l'abitazione della madre, detonò al passaggio del giudice, uccidendo oltre a Borsellino anche i cinque agenti di scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
L'unico sopravvissuto fu l'agente Antonino Vullo, scampato perché al momento della deflagrazione stava parcheggiando uno dei veicoli della scorta.
Il 24 Luglio circa 10.000 persone parteciparono ai funerali privati di Borsellino (i familiari rifiutarono il rito di Stato: la moglie Agnese infatti accusava il governo di non aver saputo proteggere il marito, e volle una cerimonia privata senza la presenza dei politici), celebrati nella chiesa di Santa Maria Luisa di Marillac, disadorna e periferica, dove il giudice era solito sentir messa, quando poteva, nelle domeniche di festa. L'orazione funebre fu pronunciata da Antonino Caponnetto, il vecchio giudice che aveva diretto l'ufficio di Falcone e Borsellino: «Caro Paolo, la lotta che hai sostenuto dovrà diventare e diventerà la lotta di ciascuno di noi». Pochi i politici: il presidente Oscar Luigi Scalfaro, Francesco Cossiga, Gianfranco Fini, Claudio Martelli. Il funerale è commosso e composto, interrotto solo da qualche battimani. Qualche giorno prima, i funerali dei 5 agenti di scorta si erano svolti nella Cattedrale di Palermo, ma all'arrivo dei rappresentanti dello Stato (compreso il neo Presidente della Repubblica Italiana, Oscar Luigi Scalfaro), una folla inferocita sfondò la barriera creata dai 4000 agenti chiamati per mantenere l'ordine, mentre la gente, strattonando e spingendo, gridava: "Fuori la mafia dallo Stato". Il Presidente della Repubblica venne tirato fuori a stento dalla calca, venne spintonato anche il capo della polizia. La salma è stata tumulata nel Cimitero di Santa Maria di Gesù a Palermo.
 

sabato 12 gennaio 2019

NADIA TOFFA E' MORTA!!!??? - Nadia Toffa, il silenzio lungo cinque giorni che spaventa i fan...

NADIA TOFFA DI NUOVO IN OSPEDALE
MILANO - (MI) - ITALIA - L’ultima immagine che appare sul profilo Instagram di Nadia Toffa risale a QUATTRO giorni fa e non è molto rassicurante nonostante il suo sorriso e ciò che ha scritto. La conduttrice de Le Iene appare sul letto dell’ospedale San Raffaele di Milano mentre viene sottoposta all’ennesima seduta di chemioterapia per combattere il cancro che l’ha colpita alcuni mesi fa. In quell’occasione Nadia Toffa scriveva: “Buongiorno ragazzi cari . La mattinata inizia con un’altra chemioterapia. A chi sostiene che spettacolarizzo la malattia rispondo “magari fosse finzione; è invece solo una cruda e terribile realtà. A chi dice che faccio pubblicità alla chemioterapia rispondo “sì, e la faccio anche col sorriso dato che grazie alla scienza è l’unica cura che abbiamo insieme alla radioterapia per sconfiggere il cancro”.
Da quel giorno Nadia Toffa non ha più scritto sui suoi social. Detto che ovviamente ha tutto il diritto di prendersi delle pause dai social dopo quattro giorni alcuni follower e fan iniziano a preoccuparsi chiedendosi se questa assenza di comunicazioni non sia da imputare ad un peggioramento del suo stato di salute.
PROFILO TWITTER: https://twitter.com/nadiatoffa (@NadiaToffa)
PROFILO INSTAGRAM: https://www.instagram.com/nadiatoffa/?hl=it (@nadiatoffa)
 


venerdì 11 gennaio 2019

중국에서의 35 번째 생일에 김정일의 공식 방문 - LA SECONDA VISITA UFFÎCIALE DI KIM JONG UN IN CINA DA XI JINPING: Kim Jong-Un in Cina per il suo 35° compleanno, così il leader resta vicino a Pechino mentre tratta con Trump e Seul...

Kim Jong Un:
Dopo la visita in Cina presto nuovo summit con Trump.
E promette buoni risultati...
 
베이징 - (중국) - 김정은의 약속은 미국 대통령이 도널드 트럼프와 두 번째 정상 회담에서 잘 칠 : 새로운 중국 기관 중국 대통령 시진핑과 베이징에서 북한의 지도자 참조, 보도했다. 이는 한반도 문제 해결을위한 정치적 합의에 대한 건설적인 역할을 보장함으로써 새로운 김 트럼프 회담을 전적으로지지했다. . 올해 회의의 시작 부분에 : 김, 비핵화에 대한 의지를 재확인했다 "김정은의 방문을 중국 신호에"미국 대통령이 도널드 트럼프와 북한 지도자의 곧 두 번째 정상 회담을 "국가 텔레비전 CCTV를 추가 한국의 대통령은 문재인는 얼굴을 맞대고은 "평화를 통합."희망 달이 공동 경제 프로젝트를 시작하는 환영 수락 김의 제안을 제재로 미국과에 "잔류 문제", 작동합니다 . 북한에 의해 정의 된대로 "완전한 비핵화"의 채택 요구, 국제 표준과 일치한다 "대담한 조치를."중국어 대통령 문재인은 북한 지도자 김정은의 초대를 수락했습니다 평양 여행 :. 더지지를 표명 두 화요일 또는 수요일 사이 중 하나를 사이에 자신의 모임에 대해 공식 통신사 조선 중앙 통신을보고 있기 때문에의 "정당한 우려에 대한 응답의 관계와 미국과의 협상, 북한 ".

Pyongyang, January 8, 2019 (KCNA) --- Kim Jong Un, chairman of the Workers' Party of Korea and chairman of the State Affairs Commission of the Democratic People's Republic of Korea, is to visit China on Jan. 7-10, Juche 108 (2019) at the invitation of Xi Jinping, general secretary of the Central Committee of the Communist Party of China and president of the People's Republic of China.
Supreme Leader of the Party, state and army Kim Jong Un left Pyongyang with his wife Ri Sol Ju on Monday afternoon to visit the PRC.
He was accompanied by Kim Yong Chol, Ri Su Yong, Pak Thae Song, Ri Yong Ho, No Kwang Chol and other leading officials of the Party, government and armed forces organs.
He was warmly seen off by leading officials of the Party, government and armed forces organs at the railway station.
He said good-bye to the officials before boarding the private train.
The officials warmly saw Kim Jong Un off, wholeheartedly wishing him good successes in his visit to China and a safe trip. - 0 - (2019.01.08)

평양, 2019 년 1 월 8 일 (KCNA) --- 김정은 한국 노동당 위원장과 조선 민주주의 인민 공화국 국무위원회 위원장이 1 월 7 일부터 10 일까지 중국을 방문한다. 주체 108 (2019)는 중국 공산당 중앙위원회 사무 총장이자 중화 인민 공화국 화해 총서기 인 중진 (中 Republic 中國) 총통의 서진평 청장의 초청으로 열렸다. 김정은 당 최고위 당원은 김 위원장이 월요일 오후 아내 리 솔 주 (Richard Sol Ju)와 함께 평양을 떠나 중화 인민 공화국을 방문했다. 그는 김용철, 리수용, 박 박상, 리용호, 노광철 등 당, 정부, 군대의 주요 관리들과 동행했다. 그는 철도역의 당, 정부 및 군대 기관의 관리들을 이끌고 따뜻하게 보았다. 그는 개인 열차에 탑승하기 전에 공무원에게 작별 인사를했다. 당국자들은 김정일 국방 장관을 따뜻하게 보았고, 중국 방문과 안전한 여행에 대한 좋은 성공을 기원했다. - 0 - (2019.01.08)
 
PECHINO - (CINA) - Kim Jong-un promette di centrare buoni risultati al secondo summit con il presidente Usa Donald Trump: lo riporta l'agenzia Nuova Cina, riferendo i colloquia vuti dal leader nordcoreano a Pechino con il presidente cinese Xi Jinping. Che, da parte sua, ha espresso pieno supporto al nuovo incontro Kim-Trump assicurando un ruolo "costruttivo per un accordo sul processo politico di soluzione delle questioni della penisola coreana". Kim, ha aggiunto la tv statale Cctv, ha riaffermato l'impegno per la denuclearizzazione". La visita di Kim Jong-un in Cina segnala "l'imminente secondo summit" del leader nordcoreano col presidente Usa Donald Trump: nella conferenza di inizio anno, il presidente sudcoreano Moon Jae-in auspica che il faccia a faccia "consolidi la pace". Moon lavorerà ai "residui problemi" con gli Usa, come le sanzioni, accettando con favore l'offerta di Kim di far partire i comuni progetti economici. La "denuclearizzazione completa", come definita dal Nord, è in linea con gli standard internazionali, richiedendo l'adozione di misure "coraggiose". Il presidente cinese Moon Jae-in ha accettato l'invito del leader nordcoreano Kim Jong-un di recarsi a Pyongyang: lo riporta l'agenzia ufficiale Kcna, in merito agli incontri avuti tra i due sia martedì sia mercoledì. Xi ha espresso in più sostegno, quanto ai rapporti e ai negoziati con gli Usa, a una risposta alle "legittime preoccupazioni del Nord".
 

La Rivoluzione cubana compie 60 anni e non li dimostra!!! (1959 - 2019) Da Fidel Castro a Miguel Díaz-Canel

Ernesto Che Guevara, La Rivoluzione Cubana: 1959
LA RIVOLUZIONE CUBANA - GENNAIO 1959
 
Il primo gennaio del 1959 segna la vittoria, con la fuga a Santo Domingo del dittatore “fantoccio” degli Usa Fulgenzio Batista, di una rivoluzione che ha cambiato più di quanto si possa pensare la storia del mondo.
Una rivoluzione pensata, organizzata e portata a termine da un gruppo di rivoluzionari di grande spessore politico, culturale ed ideale, con il sostegno del popolo cubano, che prosegue il suo processo anche nel secolo che si è appena aperto.
Fidel e Raul Castro, Ernesto Guevara, Camilo Cienfuegos sono i punti di riferimento fondamentali di questa rivoluzione. Una rivoluzione che ha parlato anche italiano grazie alla presenza nella spedizione del Granma del nostro carissimo e fraterno compagno Gino Donè, che purtroppo ci ha da poco lasciato.
Ma se parlassimo della rivoluzione cubana sono da un punto di vista storico o per pura commemorazione commetteremmo un errore politico e di analisi.
Infatti, Cuba parla a noi uomini e donne contemporanei; ci parla della lotta contro quello sfruttamento capitalistico che oggi più di ieri è presente. Ci parla della lotta di classe che, purtroppo, in occidente la fanno solo i padroni e non più le classi lavoratrici.
Fidel Castro aveva predetto da tempo, con lucidità, che il sistema finanziario speculativo sarebbe imploso causando una crisi di proporzioni gigantesche.
Cuba ci dimostra, e questa è la sua colpa più grande agli occhi degli USA e dei suoi accoliti, che si può costruire il socialismo e che senza un giusto equilibrio fra uguaglianza e libertà non può pienamente sostanziarsi la democrazia.
Cuba con il suo esempio e la sua azione è riuscita a dare anche un fondamentale contributo alla nuova stagione rivoluzionaria e progressista dell’America Latina di questi anni.
Senza Cuba il Foro di San Paolo, che nacque nel 1990 quando nel mondo, specie in Europa, terminavano gran parte delle esperienze dei partiti comunisti ed operai dopo la caduta del Muro di Berlino, difficilmente si sarebbe consolidato. In quel Foro si riunivano, e si riuniscono tuttora, i partiti e movimenti della sinistra latinoamericana (dai cattolici della Teologia della Liberazione ai settori rivoluzionari) che con grande umiltà e capacità politica cominciavano a riprendere il cammino della rivincita e della speranza di costruire un mondo dove il socialismo potesse essere di nuovo una delle stelle polari per i popoli della terra.
In quell’anno la sola Cuba aveva un governo rivoluzionario mentre il resto del continente era sotto il tallone di ferro degli Stati Uniti attraverso governi militari, reazionari e dittature feroci. Oggi a distanza di 18 anni si parla di rinascimento latinoamericano.
La capacità unitaria di Cuba, unitamente al PT di Lula, al PCdoB, ai Venezuelani, ai Nicaraguensi ecc. ha permesso che oggi il latino-America sia il continente dove la realizzazione del socialismo, senza gli errori tragici del passato, è ben più che una speranza.
Lo si sta costruendo, al di là di differenze e contraddizioni, in una realtà plurale e articolata, ma sempre più concreta. Ogni paese applica le sue regole politiche, ma tutti sanno che il nemico da battere è l’imperialismo statunitense.
Sotto questo aspetto tutti sono uniti e tutti lottano, secondo le proprie necessità, i rapporti di forza politici, per rendere i loro paesi e il continente latinoamericano autonomo e indipendente dagli interessi Usa.
Perfettamente il contrario di ciò che avviene in Europa!
Parlare dell’esperienza rivoluzionaria cubana vuol dire parlare del suo percorso, ma anche dei suoi errori, delle sue rettifiche ma sempre avendo ben presente l’idea che tutto è stato fatto per migliorare le condizioni di vita del popolo cubano e per la solidarietà con i popoli del mondo.
Quella cubana è stata una Rivoluzione vera, realizzata dal popolo cubano e che vive attraverso il suo consenso, perché senza di questo sarebbe stato impossibile per la Rivoluzione resistere al disfacimento, senza nessun onore, dell’URSS e dei suoi stati satelliti.
L’Unione Sovietica, è utile ricordarlo, è svanita nel nulla dopo che un ubriacone come Eltsin guidò un golpe farsa e con i milioni di iscritti del PCUS che si erano da tempo volatilizzati e la Romania di Ceausescu scomparve in meno di una notte malgrado un apparato, quello sì, repressivo molto forte.
Con quel cataclisma e gli Usa a poche miglia, che si facevano sempre più arroganti, come poteva resistere una repubblica socialista di una piccola isola senza petrolio, senza risorse e che improvvisamente perdeva l’86% dei suoi
traffici commerciali che aveva con gli stati socialisti e con un blocco che dopo il 1991 fu violentemente inasprito con la legge Torricelli prima e poi la Helms Burton?
Cuba ha resistito perché i cubani sanno che se crolla la rivoluzione le multinazionali torneranno a fare ciò che vogliono del loro paese e delle loro vite; sanno che le conquiste della rivoluzione in settori fondamentali come
la sanità, l’istruzione, la scienza li pongono al di sopra degli abitanti dei paesi del terzo mondo di cui Cuba fa parte, ma che le loro condizioni di vita non sono minimamente paragonabili a questi paesi, anzi in alcuni settori, come la sanità, hanno standard da paesi europei.
I cubani conoscono perfettamente la triste condizione dei popoli latinoamericani che nel corso dei decenni hanno abbracciato le teorie
del FMI e della Banca Mondiale, e che oggi vivono nella miseria, nella disperazione senza un futuro degno di questo nome per i propri figli.
I cubani sanno questo e sanno che ogni popolo ha il diritto inalienabile di scegliere la propria strada alla democrazia e al soddisfacimento dei propri bisogni. Essi non dimenticano la loro storia ma anzi facendone tesoro, hanno deciso, ad esempio, che il loro sistema elettorale e la loro idea di democrazia non deve essere quella borghese applicata in Europa e negli Usa.
Ma non per questo la partecipazione democratica e popolare ai processi decisionali è inferiore alla nostra, anzi è ben superiore alla nostra tanto per essere chiari e per capirlo basterebbe guardare a Cuba senza pregiudizi o lenti ideologiche avverse a quel sistema politico.
I cubani caparbiamente difendono questo principio sancito dalle Nazioni Unite e la loro indipendenza dagli Usa, dei quali conoscono bene metodi e sistemi colonialistici e imperialistici di sfruttamento.
A Cuba, piaccia o no agli Usa e ai nostri politicanti, i diritti umani sono garantiti, non esistono desaparecidos e tutti debbono osservare le leggi della Repubblica. I bambini cubani non sniffano colla e non sono costretti a vivere per strada prostituendosi e diventando delinquenti. E non sono assassinati dagli squadroni della morte. Essi possono godersi la propria infanzia, quel diritto umano inalienabile e fra i più violati nel mondo, mentre a Cuba è garantito e protetto.
Ovviamente come in tutti i paesi del mondo ci sono cose che non vanno anche a Cuba. Il governo di Raul Castro ci sta lavorando e molto altro dovrà essere fatto. Ma la odiosa e falsa propaganda che i media italiani diffondono, alcuni probabilmente perché hanno ricevuto una parte di quei 36 milioni di dollari che il governo Usa ha stanziato per diffondere le “verità di Washington” in Europa, e dunque anche in Italia, è davvero oltre ogni limite.
Fonte: http://www.granma.cu/

ITALIA-CINA

ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!