Il giorno del ricordo, voluto dal Parlamento, corrisponde "all'esigenza di un riconoscimento umano e istituzionale già per troppo mancato e giustamente sollecitato", dice il presidente della Repubblica durante la cerimonia al Quirinale alla presenza dei presidenti delle Camere. "Non ha a nulla a che vedere col revisionismo storico, col revanscismo e col nazionalismo" ma l'Italia, ieri come oggi, "non può dimenticare le sofferenze, sino a una orribile morte inflitta a italiani assolutamente immuni da ogni colpa", dice il presidente.
"La memoria che coltiviamo innanzitutto è quella della dura esperienza del fascismo e delle responsabilità storiche del regime fascista, delle sue avventure di aggressione e di guerra", puntualizza Napolitano. E aggiunge: "non dimentichiamo e cancelliamo nulla, dunque: tanto meno le sofferenze inflitte alla minoranza slovena negli anni del fascismo e della guerra".
Diverse le iniziative in tutta Italia, con manifestazioni, dibattiti, convegni, proiezioni di documentari. A Roma il sindaco Gianni Alemanno, il presidente del comitato romano dell'associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Marino Micich e il presidente del Consiglio comunale Marco Pomarici hanno deposto una corona di alloro all'Altare della Patria. "Questa giornata - ha detto il sindaco - serve, da un lato per ricordare e lavorare sulla memoria condivisa, e dall'altro, per infrangere le barriere di negazionismo che ancora esistono sulla vicenda delle foibe. Ci sono ancora molti testi scolastici che non parlano di questa tragedia, c'è una ricostruzione storica che ancora salta a piè pari il dramma di tutti gli esuli. Invece noi dobbiamo ricordare questo dramma perché fa parte della nostra storia nazionale e della storia dell'Europa". Secondo Alemanno, "serve grande attenzione e grande rispetto per fare in modo che gli esuli delle foibe vengano aiutati a superare questo dramma anche dal punto di vista degli effetti economici e sociali".
A questo proposito il presidente della Camera Gianfranco Fini si è fatto promotore di un'iniziativa legislativa che mira a restituire nei documenti l'identità "italiana" agli esuli istriani, giuliani e dalmati. Fini ne parla in una risposta ad una lettera di un'esule dalmata, la signora Federica Haglich, pubblicate entrambe oggi da "Il Gazzettino". Fini rende noto di aver scritto personalmente al presidente del Consiglio e al ministro dell'Interno "affinchè possano individuare quanto prima una soluzione legislativa per poter annotare nei documenti di identità degli esuli e dei loro familiari la dizione 'italiana' anzichè 'yugoslava'".
"La memoria che coltiviamo innanzitutto è quella della dura esperienza del fascismo e delle responsabilità storiche del regime fascista, delle sue avventure di aggressione e di guerra", puntualizza Napolitano. E aggiunge: "non dimentichiamo e cancelliamo nulla, dunque: tanto meno le sofferenze inflitte alla minoranza slovena negli anni del fascismo e della guerra".
Diverse le iniziative in tutta Italia, con manifestazioni, dibattiti, convegni, proiezioni di documentari. A Roma il sindaco Gianni Alemanno, il presidente del comitato romano dell'associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Marino Micich e il presidente del Consiglio comunale Marco Pomarici hanno deposto una corona di alloro all'Altare della Patria. "Questa giornata - ha detto il sindaco - serve, da un lato per ricordare e lavorare sulla memoria condivisa, e dall'altro, per infrangere le barriere di negazionismo che ancora esistono sulla vicenda delle foibe. Ci sono ancora molti testi scolastici che non parlano di questa tragedia, c'è una ricostruzione storica che ancora salta a piè pari il dramma di tutti gli esuli. Invece noi dobbiamo ricordare questo dramma perché fa parte della nostra storia nazionale e della storia dell'Europa". Secondo Alemanno, "serve grande attenzione e grande rispetto per fare in modo che gli esuli delle foibe vengano aiutati a superare questo dramma anche dal punto di vista degli effetti economici e sociali".
A questo proposito il presidente della Camera Gianfranco Fini si è fatto promotore di un'iniziativa legislativa che mira a restituire nei documenti l'identità "italiana" agli esuli istriani, giuliani e dalmati. Fini ne parla in una risposta ad una lettera di un'esule dalmata, la signora Federica Haglich, pubblicate entrambe oggi da "Il Gazzettino". Fini rende noto di aver scritto personalmente al presidente del Consiglio e al ministro dell'Interno "affinchè possano individuare quanto prima una soluzione legislativa per poter annotare nei documenti di identità degli esuli e dei loro familiari la dizione 'italiana' anzichè 'yugoslava'".
Fonte: http://www.repubblica.it/
(10 febbraio 2009)
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